NEWSLETTER 2016 - 28Perché a volte le nostre preghiere non sono esaudite?
Beato Claudio de la Colombière |
Con la preghiera noi comunichiamo con Dio, stiamo di fronte a lui in un colloquio intimo. Lui parla al nostro cuore e noi ci rivolgiamo a lui in atteggiamento di adorazione ringraziandolo, lodandolo, ma anche sottoponendo a lui tutte le nostre sofferenze e preoccupazioni, fisiche e morali.
Gesù stesso ci raccomandò di rivolgerci al Padre, in suo nome, dicendoci: “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera lo otterrete “ (Mt. 21, 22).
Da che cosa deriva dunque che tante preghiere non vengono accolte? Una ragione per cui otteniamo così poco da Dio è che noi domandiamo troppo poco e con poca insistenza.
Egli ci ha però anche detto: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato per giunta” (Mt. 6.33)
Senza questo ordine e priorità, senza chiedere prima il regno di Dio e la sua giustizia, tutto il resto potrebbe essere nocivo, e normalmente lo è, e per questo Dio ce lo rifiuta!
La nostra santificazione è infatti il fine che Dio si propone in tutta la condotta che tiene a nostro riguardo.
Per questo chiedere di essere liberati da certi mali, anche fisici, prima di chiedere di essere liberati da mali spirituali ben più gravi può non essere opportuno. Difatti anche le prove e i castighi sono benefici di Dio, segni della sua misericordia, coi quali desidera correggerci, umiliarci o spogliarci dei nostri beni, per liberarci dal vizio e portarci alla virtù.
Liberarci da queste croci, prima di concederci le virtù che ancora non abbiamo, significa non amarci adeguatamente o peggio ancora non volere la nostra conversione.
Il catechismo molto succintamente afferma: “Non siamo sempre esauditi nelle nostre preghiere, o perché preghiamo male, o perché domandiamo cose non utili al nostro vero bene, cioè al bene spirituale”.
Il beato Claude de la Colombière, direttore spirituale di Margherita Maria Alacoque e propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù suggerisce però un ottimo metodo per domandare a Dio anche la felicità temporale, metodo capace di forzare il Signore ad esaudirci, dicendogli con tutto il cuore: “Mio Dio, dammi tanta ricchezza o altro bene che il mio cuore ne sia soddisfatto, oppure ispirami un disprezzo così grande da non desiderarla più, liberami dalla povertà o rendimela così amabile che io la preferisca a tutti i tesori della terra; fai cessare questi dolori o, e questo ridonderebbe ancora a maggior gloria per te, fai che essi si trasformino per me in delizie e che, lungi dall’affliggermi e dal turbare la pace della mia anima, divengano la fonte della gioia più dolce. Tu puoi liberarmi dalla croce; puoi anche lasciarmela senza che ne senta il peso. Io ti domando o l’uno o l’altro”.
Quale sarà l’effetto? Prima di tutto saremo contenti comunque e, in secondo luogo, non solo otterremo infallibilmente una delle due cose che avremo chiesto, ma d’ordinario, le otterremo entrambe.
In una parola, egli ci renderà felici fin da questa vita, e per timore che la nostra felicità ci corrompa, ce ne farà conoscere e sentire la vanità.
Ma poiché una grazia così preziosa è degna di essere chiesta, ricordiamoci che essa merita di essere domandata con insistenza e costantemente!
FdS (lafededisempre@bluewin.ch)
(pensieri parzialmente tratti da L’Abbandono fiducioso del beato Padre Claudio de la Colombière)
Molto bello questo articolo, da meditare un questo tempo di Quaresima, tempo di grazia particolare! Ci faccia desiderare ancora di più di trovare tempo per il silenzio e la preghiera. Grazie.
RispondiEliminaBellissima riflessione. In particolare quando ci ricorda che la preghiera è intimità nientepopodimenoche con Dio.
RispondiEliminaQuando una creatura sta al cospetto con il Creatore -che è Padre ed è amore- e Lo si prega per “qualcosa”, chi dovrebbe “adeguarsi”?
Ovvero, chi -dei due- non sta già facendo “il massimo”?
Se un credente in Dio (in Dio che è amore) pensa che Dio non stia già facendo “il massimo”, praticamente o non Lo ritiene amore, o non Lo ritiene Dio. Lo declassa.
Gesù sapeva della tentazione, del bisogno, del male e del dolore che ci attanaglia? Eccome!
Ha smascherato il demonio (che Lo ha tentato) nel suo delirio di poter primeggiare in questo mondo.
Ha edificato chi Lo ascoltava (discorso della montagna) nel suo bisogno di consolazione e direzione.
Ha sfamato le folle (moltiplicazioni di pani e pesci) dal loro bisogno di cibo.
Ha aiutato i lavoratori (pesca miracolosa e tempesta sedata) dai loro problemi professionali.
Ha tolto gli accusati (l’adultera) dai loro guai con la legge.
Ha liberato gli indemoniati dalla possessione.
Ha guarito i malati (storpi, paralitici, ciechi, lebbrosi) dalle patologie.
Ha resuscitato (il figlio della vedova di Nain, Lazzaro…) dalla morte.
E per tutti i peccati che ci stanno dietro, per il oro fomentatore e la nostra schiavitù, è finito in croce.
Si è consegnato, liberamente, e non è sceso, pur tentato a farlo, facendosi obbediente al Padre.
E ha incaricato la Chiesa di annunciarLo, insegnandoci a chiedere al Padre con fede, nel Suo nome!
Come la confessione dei peccati serve più all’uomo (che così si accusa del proprio peccato, proponendosi di cambiare strada) che non a Dio (che sa già tutto dell’accaduto, ma attende il pentimento del peccatore), allo stesso modo la nostra preghiera, UMILE, serve sempre più a noi –per cambiare, a motivo dell’intimità con il Signore- che a Dio che non cambia perché è già buono! Le grazie che la preghiera “strappa” a Dio vengono da un’insistenza che non può non avere l’effetto di cambiare chi prega, rendendolo più aperto alla grazia che incessantemente eroga su chi ama, ma che i nostri cuori induriti lasciano fuori!
La preghiera dell’umile non ha pretese e non è egoista: se così fosse, con questo spirito, non sarebbe accolta perché mancherebbe della grazia: infatti il Signore Gesù ha detto che ha chi ha (un cuore puro, che vede Dio) sarà dato, mentre a chi non ha sarà tolto… E se, in grazia, ci capita una croce, l’anima aperta coglierà questo passaggio nella sua verità di fede, sapendosi peccatore, immersi in un mondo che pecca, oggi più che mai.
Un male fisico può essere un’occasione per un bene spirituale. Un male spirituale vanifica persino il benessere fisico. L’uomo spirituale per il mondo è assorbito nell’uomo psichico, che spesso vaneggia, quando non delira di onnipotenza, inseguendo le proprie voglie e un soggettivismo molto narciso.
E non sottovalutiamo che in genere chiediamo poco perché ci fidiamo pochissimo di Dio! Meglio il mondo.
Senza un ordine e una priorità, che –ragionevolmente- sanno chiedere prima il regno di Dio e la sua giustizia, tutto il resto potrebbe essere nocivo, e normalmente lo è, e anche per questo Dio ce lo rifiuta!
Il catechismo molto succintamente afferma: “Non siamo sempre esauditi nelle nostre preghiere, o perché preghiamo male, o perché domandiamo cose non utili al nostro vero bene, cioè al bene spirituale”.
Ma non solo -persino ai vertici della gerarchia- non lo crediamo più: siamo così terra-terra che non pensiamo al nostro destino eterno, perché vogliosi di stare bene qui e adesso… Alle condizioni del principe di questo mondo. La croce è stoltezza e debolezza. Mica roba per chi è “adulto”. E non sa più parlare ai bambini. Li vede soffrire poverini, mentre sono malati. Ma se ne ammazza 50 milioni l’anno di aborto, pensa al “diritto”.
Specialmente in un contesto come questo e nel clima spirituale che favorisce ho cancellato un commento e non ammetterò quei ommenti che si attaccano alle controvirgole invece di contribuire alla riflessione o alla preghiera.
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RispondiElimina--Perche' spesso non otteniamo quello che chiediamo?
Nostro Signore ha detto, cito a memoria: "chiedete secondo le vostre necessita' e vi sara' dato". Pero' la valutazione delle nostre necessita' la fa sempre il Signore, ci dara' o non ci dara' a seconda di come Lui valuta la situazione nostra. Ed inoltre tenendo sempre presente una prospettiva di carattere generale che non coincide con la nostra, limitata, individuale, egoistica ("Le mie vie non sono le vostre vie", Isaia, a memoria). E magari a volte chiediamo male, senza la necessaria fede, o senza la necessaria purezza dell'intenzione.
Poi ha detto, all'inizio della Passione: "Pregate, per non cadere in tentazione". Ma nonostante le preghiere alle volte si cade in tentazione. Perche' la preghiera non ci fa respingere s e m p r e la tentazione? Di nuovo: perche' non chiediamo con sufficiente fede o con la sufficiente purezza dell'intenzione, restando quest'ultima attaccata in qualche modo alle gioie ingannevoli del peccato. Il fatto e' che dobbiamo accettare di esser tentati (e tutti i giorni) ed esser mentalmente preparati a questa lotta quotidiana, da affrontare contro noi stessi senza vittimismi, contando sull'aiuto della Grazia (mediante le preghiere) ma anche sull'opera ad essa connessa del nostro libero arbitrio. Se venissimo esauditi subito e in tutto non vi sarebbe piu' lotta, non potremmo acquisire alcun merito di fronte a Dio. Non solo, probabilmente monteremmo in superbia, credendoci dei privilegiati da Dio mentre restiamo sempre dei "servi inutili". A. R.
Anche questo, ci voleva. Grazie anche ad A.R.
RispondiEliminaRiporto due ardenti preghiere, tratte da Le ore della Passione di N.S.G.C. di Luisa Piccarreta, che oltre ad essere certamente esaudite, disarmano la Giustizia Divina.
RispondiEliminaPreghiera di Gesù:" Padre mio, guardami dalla testa ai piedi: non c'è parte sana in me, non ho dove farmi aprire altre piaghe e procurarmi altri dolori. Se non ti plachi a questo spettacolo di amore e di dolore, chi mai potrà placarti? O creature, se non vi arrendete a tanto amore, che speranza vi resta di convertirvi? Queste mie piaghe e questo sangue saranno sempre voci che chiameranno dal cielo alla terra grazie di pentimento, perdono, compassione per la povera umanità."
Preghiera di Luisa Piccarreta e nostra:" O Gesù, mi unisco con te, e mi stringo alla tua croce, prendo tutte le gocce di questo sangue e le depongo nel mio cuore, e quando vedrò la tua Giustizia irritata contro i peccatori, ti mostrerò questo sangue per placarti. Quando vedrò anime ostinate nella colpa, ti mostrerò questo sangue, e in virtù di esso non rigetterai la mia preghiera, perché ne ho il pegno nelle mani. Perciò o Gesù, a nome di tutte le generazioni, passate, presenti e future, insieme con la tua Mamma e con tutti gli Angeli, mi prostro innanzi a te, Crocifisso mio Bene, e ti dico:" Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo, perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo".
Anche questo, ci voleva. Grazie anche ad A.R.
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