Val la pena riprendere dal blog di Magister la traduzione dell'intervista sulla “Amoris lætitia” che il professor Robert Spaemann, coetaneo e amico di Joseph Ratzinger, professore emerito di filosofia presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera. ha concesso in esclusiva all'edizione tedesca di Catholic News Agency del 28 aprile.
D. – Professor Spaemann, lei ha accompagnato con la sua filosofia i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Molti fedeli oggi si chiedono se l’esortazione postsinodale “Amoris lætitia” di papa Francesco possa essere letta in continuità con l’insegnamento della Chiesa e di questi papi.
R. – Per la maggior parte del testo ciò è possibile, anche se la sua linea lascia spazio a delle conclusioni che non possono essere rese compatibili con l’insegnamento della Chiesa. In ogni caso l’articolo 305, insieme con la nota 351, in cui si afferma che i fedeli "entro una situazione oggettiva di peccato" possono essere ammessi ai sacramenti "a causa dei fattori attenuanti", contraddice direttamente l’articolo 84 della "Familiaris consortio" di Giovanni Paolo II.
D. – Che cosa stava a cuore a Giovanni Paolo II?
R. – Giovanni Paolo II dichiara la sessualità umana "simbolo reale della donazione di tutta la persona" e, più precisamente, "un’unione non temporanea o ad esperimento". Nell’articolo 84 afferma, dunque, in tutta chiarezza che i divorziati risposati, se desiderano accedere alla comunione, devono rinunciare agli atti sessuali. Un cambiamento nella prassi dell’amministrazione dei sacramenti non sarebbe quindi "uno sviluppo" della "Familiaris consortio", come ritiene il cardinal Kasper, ma una rottura con il suo insegnamento essenziale, sul piano antropologico e teologico, riguardo al matrimonio e alla sessualità umana.
La Chiesa non ha il potere, senza che vi sia una conversione antecedente, di valutare positivamente delle relazioni sessuali, mediante l’amministrazione dei sacramenti, disponendo in anticipo della misericordia di Dio. E questo rimane vero a prescindere da quale sia il giudizio su queste situazioni sia sul piano morale che su quello umano. In questo caso, come per il sacerdozio femminile, la porta qui è chiusa.
D. – Non si potrebbe obiettare che le considerazioni antropologiche e teologiche da lei citate siano magari anche vere, ma che la misericordia di Dio non è legata a tali limiti, ma si collega alla situazione concreta di ogni singola persona?
R. – La misericordia di Dio riguarda il cuore della fede cristiana nell’incarnazione e nella redenzione. Certamente lo sguardo di Dio investe ogni singola persona nella sua situazione concreta. Egli conosce ogni singola persona meglio di quanto essa conosca se stessa. La vita cristiana, però, non è un allestimento pedagogico in cui ci si muove verso il matrimonio come verso un ideale, così come pare presentata in molti passi della "Amoris lætitia". L’intero ambito delle relazioni, particolarmente quelle di carattere sessuale, ha a che fare con la dignità della persona umana, con la sua personalità e libertà. Ha a che fare con il corpo come "tempio di Dio" (1 Cor 6, 19). Ogni violazione di questo ambito, per quanto possa essere divenuto frequente, è quindi una violazione della relazione con Dio, a cui i cristiani si sanno chiamati; è un peccato contro la sua santità, e ha sempre e continuamente bisogno di purificazione e conversione.
La misericordia di Dio consiste proprio nel fatto che questa conversione è resa continuamente e di nuovo possibile. Essa, certamente, non è legata a determinati limiti, ma la Chiesa, per parte sua, è obbligata a predicare la conversione e non ha il potere di superare i limiti esistenti mediante l’amministrazione dei sacramenti, facendo, in tal modo, violenza alla misericordia di Dio. Questa sarebbe orgogliosa protervia.
Pertanto, i chierici che si attengono all’ordine esistente non condannano nessuno, ma tengono in considerazione e annunciano questo limite verso la santità di Dio. È un annuncio salutare. Accusarli ingiustamente, per questo, di "nascondersi dietro gli insegnamenti della Chiesa" e di "sedere sulla cattedra di Mosè… per gettare pietre contro la vita delle persone" (art. 305), è qualcosa che nemmeno voglio commentare. Si noti, solo per inciso, che qui ci si serve, giocando su un fraintendimento intenzionale, del passo evangelico citato. Gesù dice, infatti, sì, che i farisei e gli scribi siedono sulla cattedra di Mosè, ma sottolinea espressamente che i discepoli devono praticare e osservare tutto quello che essi dicono, ma non devono vivere come loro (Mt 23, 2).
D. – Il papa vuole che non ci si concentri su delle singole frasi della sua esortazione, ma che si tenga conto di tutta l’opera nel suo insieme.
R. – Dal mio punto di vista, concentrarsi sui passi citati è del tutto giustificato. Davanti a un testo del magistero papale non ci si può attendere che la gente si rallegri per un bel testo e faccia finta di niente davanti a frasi decisive, che cambiano in maniera sostanziale l’insegnamento della Chiesa. In questo caso c’è solo una chiara decisione tra il sì e il no. Dare o non dare la comunione: non c’è una via media.
D. – Papa Francesco nel suo scritto ripete che nessuno può essere condannato per sempre.
R. – Mi risulta difficile capire che cosa intenda. Che alla Chiesa non sia lecito condannare personalmente nessuno, men che meno eternamente – cosa che, grazie a Dio, nemmeno può fare – è qualcosa di chiaro. Ma, se si tratta di relazioni sessuali che contraddicono oggettivamente l’ordinamento di vita cristiano, allora vorrei davvero sapere dal papa dopo quanto tempo e in quali circostanze una condotta oggettivamente peccaminosa si muta in una condotta gradita a Dio.
D. – Qui, dunque, si tratta davvero di una rottura con la tradizione dell’insegnamento della Chiesa?
R. – Che si tratti di una rottura è qualcosa che risulta evidente a qualunque persona capace di pensare che legga i testi in questione.
D. – Come si è potuti giungere a questa rottura?
R. – Che Francesco si ponga in una distanza critica rispetto al suo predecessore Giovanni Paolo II lo si era già visto quando lo ha canonizzato insieme con Giovanni XXIII, nel momento in cui ha ritenuto superfluo per quest’ultimo il secondo miracolo che, invece, è canonicamente richiesto. Molti a ragione hanno percepito questa scelta come manipolativa. Sembrava che il papa volesse relativizzare l’importanza di Giovanni Paolo II.
Il vero problema, però, è un influente corrente di teologia morale, già presente tra i gesuiti nel secolo XVII, che sostiene una mera etica situazionale. Le citazioni di Tommaso d’Aquino prodotte dal papa nella "Amoris lætitia" sembrano sostenere questo indirizzo di pensiero. Qui, però, si trascura il fatto che Tommaso d’Aquino conosce atti oggettivamente peccaminosi, per i quali non ammette alcuna eccezione legata alle situazioni. Tra queste rientrano anche le condotte sessuali disordinate. Come già aveva fatto negli anni Cinquanta con il gesuita Karl Rahner, in un suo intervento che contiene tutti gli argomenti essenziali, ancor oggi validi, Giovanni Paolo II ha ricusato l’etica della situazione e l’ha condannata nella sua enciclica "Veritatis splendor".
"Amoris Laetitia" rompe anche con questo documento magisteriale. A questo proposito, poi, non si dimentichi che fu Giovanni Paolo II a mettere a tema del proprio pontificato la misericordia divina, a dedicarle la sua seconda enciclica, a scoprire a Cracovia il diario di suor Faustina e, in seguito, a canonizzare quest’ultima. È lui il suo interprete autentico.
D. – Che conseguenze vede per la Chiesa?
R. – Le conseguenze si possono vedere già adesso. Crescono incertezza, insicurezza e confusione: dalle conferenze episcopali fino all’ultimo parroco nella giungla. Proprio pochi giorni fa un sacerdote dal Congo mi ha espresso tutto il suo sconforto davanti a questo testo e alla mancanza di indicazioni chiare. Stando ai passaggi corrispondenti di "Amoris lætitia", in presenza di non meglio definite "circostanze attenuanti", possono essere ammessi alla assoluzione dei peccati e alla comunione non solo i divorziati risposati, ma tutti coloro che vivono in qualsivoglia "situazione irregolare", senza che debbano sforzarsi di abbandonare la loro condotta sessuale, e, dunque, senza piena confessione e senza conversione.
Ogni sacerdote che si attenga all’ordinamento sacramentale sinora in vigore potrebbe subire forme di mobbing dai propri fedeli ed essere messo sotto pressione dal proprio vescovo. Roma può ora imporre la direttiva per cui saranno nominati solo vescovi “misericordiosi”, che sono disposti ad ammorbidire l’ordine esistente. Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna. Il papa avrebbe dovuto sapere che con un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa. Che Dio ce ne scampi.
Una cosa, però, mi sembra sicura: quel che sembrava essere l’aspirazione di questo pontificato – che la Chiesa superi la propria autoreferenzialità, per andare incontro con cuore libero alle persone – con questo documento papale è stato annichilito per un tempo imprevedibile. Ci si deve aspettare una spinta secolarizzatrice e un ulteriore regresso del numero dei sacerdoti in ampie parti del mondo. Si può facilmente verificare, da parecchio tempo, che i vescovi e le diocesi con un atteggiamento non equivoco in materia di fede e di morale hanno il numero maggiore di vocazioni sacerdotali. Si deve qui rammentare quel che scrive san Paolo nella lettera ai Corinti: "Se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà alla battaglia?" (1 Cor 14, 8).
D. – Che cosa succederà ora?
R. – Ogni singolo cardinale, ma anche ogni vescovo e sacerdote è chiamato a difendere nel proprio ambito di competenza l’ordinamento sacramentale cattolico e a professarlo pubblicamente. Se il papa non è disposto a introdurre delle correzioni, toccherà al pontificato successivo rimettere le cose a posto ufficialmente.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE
RispondiEliminaMAGNIFICO
"Toccherà al pontificato successivo rimettere le cose a posto ufficialmente"
RispondiEliminaCome se fosse facile avere di nuovo un papa che insegni la sana Dottrina dopo mezzo secolo di "pastori supremi" che hanno introdotto così tante ambiguità e derive. E di altri a gradi inferiori che non sono star da meno. Va bene che e' giusto sperare, ma non facciamo però finta che il problema sia rappresentato solo da quest'ultimo pontefice, perché se non gli era stata spalancata la porta e spianato il sentiero dagli altri immediati predecessori (e uno gli ha proprio lasciato letteralmente il posto) non avrebbe certo potuto introdurre di suo e all'improvviso novità o ambiguità di alcun tipo. Non è un incidente di percorso!
A volte mi pare che qualcuno si alzi e dimentichi (o finga di dimenticare) cosa sia e come la pensi per la larghissima parte questa gerarchia ormai da decenni e come le coscienze della stragrande maggioranza dei fedeli siano state ormai infiltrate, adulterate piano piano ma inesorabilmente...
Considerazioni sull’Esortazione post sinodale Amoris laetitia di Padre Angelo Bellon
RispondiEliminahttp://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4675
Sulla terra quanti sacerdoti sono ancora cattolici?
RispondiEliminahttp://www.occhidellaguerra.it/lislam-ha-un-problema-con-il-mondo/
RispondiEliminaQuesto lo e', i semi continuano a germogliare , grazie a Dio
e come le coscienze della stragrande maggioranza dei fedeli siano state ormai infiltrate, adulterate piano piano ma inesorabilmente...
RispondiEliminaQuanto è vera questa affermazione!
Lo constatiamo tutti i giorni nella nostra parrocchia e dintorni.
Sperimentiamo che gli altri hanno una forma mentis completamente opposta.
In pratica si parlano due lingue diverse, c'è una incomunicabilità totale sui temi dove si tocca l'essenziale.
Secondo Spaeman AL è magistero, dice infatti:
RispondiElimina“Dal mio punto di vista, concentrarsi sui passi citati è del tutto giustificato. Davanti a un testo del magistero papale non ci si può attendere che la gente si rallegri per un bel testo e faccia finta di niente davanti a frasi decisive, che cambiano in maniera sostanziale l’insegnamento della Chiesa.”
A questo punto, però diventa problematica la sua considerazione successiva:
“Che si tratti di una rottura è qualcosa che risulta evidente a qualunque persona capace di pensare che legga i testi in questione.”
Ed anche questa:
“…Giovanni Paolo II ha ricusato l’etica della situazione e l’ha condannata nella sua enciclica "Veritatis splendor".
"Amoris Laetitia" rompe anche con questo documento magisteriale. “
Quindi un testo di magistero che contraddice magistero precedente.
Le conseguenze di questo però sono ritenute tuttavia non in atto, infatti si parla al condizionale:
“Il papa avrebbe dovuto sapere che con un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa. Che Dio ce ne scampi.
Perciò: tale passo (la contraddizione tra testi magisteriali) porta allo scisma e tale scisma è generato da forza centrifuga (parte dal centro verso l’esterno) . Però si chiede al Signore che non lo permetta. Se non lo deve permettere allora è qualche cosa di non ancora attuato, quindi l’effetto (lo scisma) che è immediatamente consequente alla causa (la contraddizione dei testi) non è in atto. Perciò neanche la causa è in atto. Quindi si ritorna a da capo: AL è magistero o no ? Se si c’è contraddizione, quindi c’è causa e c’è effetto. Se no non ci sono né l’una né l’altra.
Il problema però è ancora più ampio: il Signore non si contraddice in quanto è immutabile (Gc 1, 17) quindi neppure il suo Vicario può contraddirsi quando insegna su fede e morale. Lo stesso: nessun suo Vicario può contraddirne un altro in questi ambiti. Se lo fa non può essere suo Vicario.
Il punto sollevato dal card. Burke allora va proprio a mettere una toppa in questa direzione, mi pare. Occorre vedere se questa toppa tiene.
Per quel che mi riguarda, pur cercando di tenermi informata, preferisco approfondire la retta dottrina, la santa liturgia,la storia della Chiesa,la Sacra Scrittura, le vite dei Santi.
RispondiEliminaSpero che NSGC, ad un certo punto quando ne sarò degna, mi faccia incontrare un sacerdote cattolico.
Bergoglio lo lascio ai bergoglioni.
Di questa decisione informerò tutti i sacerdoti dai quali mi confesserò.
"Ogni singolo cardinale, ma anche ogni vescovo e sacerdote è chiamato a difendere nel proprio ambito di competenza l’ordinamento sacramentale cattolico e a professarlo pubblicamente. Se il papa non è disposto a introdurre delle correzioni, toccherà al pontificato successivo rimettere le cose a posto ufficialmente."
RispondiEliminaChe cosa significa?
Che bisogna aspettare che Bergoglio muore o si dimette e nel frattempo i cardinali e i vescovi fanno quello che preferiscono ognuno per conto suo oppure che costoro debbono deporre Bergoglio e dare alla Chiesa un papa che invece di perorare eresie difenda il vangelo e la sua sana dottrina?
L'ordinamento sacramentale cattolico come va difeso? Continuando a lasciar agire
Bergoglio indisturbato mentre a colpi di eresie e di violazioni distrugge la Chiesa e i Sacramenti?
Acuta osservazione, Marco P.
RispondiEliminaAcuta osservazione, Marco P.
RispondiEliminaE ci voleva un filosofo tedesco per dirlo chiaro e tondo !
RispondiEliminaUn documento che non sta né in cielo, né in terra, da un pdv linguistico (sbaglio, o si conosce solo la versione in Italiano, niente Latino ?), logico, dottrinale, etico, filosofico... come tutto quello che esce ormai dall S. Sede, dall' Evangelici gaudium, alla Laudato sii, ai Motu proprio...
L'IGNORANZA di tutto sulla Cattedra di Pietro !!! IL COLMO !!!
Avevo già letto altrove questa intervista che non convince. "Una cosa mi sembra sicura:quel che sembrava l'ASPIRAZIONE di questo PONTIFICATO-che la Chiesa SUPERI la propria AUTOREFERENZIALITA'...con cuore libero verso le persone- è stato ANNICHILITO per un tempo IMPREVEDIBILE. Ci si deve aspettare UNA SPINTA SECOLARIZZATRICE e un ULTERIORE REGRESSO dei sacerdoti...in tutto il mondo". Parole superchiare che chi parla vuole una chiesa rinunciataria dei dogmi,del magistero bimillenario, della dottrina... ma fatto con garbo perchè i preti che celebrano in rito antico ora cresceranno!!!!!!e quanto si dovrà attendere pr andare avanti di nuovo a passi avanti e passi indietro per procedere con i traguardi raggiunti dall'ultima chiesa conciliare????
RispondiEliminaE' un grande filosofo che conferma (indirettamente) che Mons Scheneider non può dire che AL è una "grande ricchezza spirituale". AL è una sciagura e questo deve essere detto senza tanti giri di parole denunciando il "suo autore".
RispondiEliminaPer chi scrive che "l'intervista non convince"...
RispondiEliminaLode al pensiero oggettivo di Spaemann!
RISPOSTA 1 (su AL): la sua linea lascia spazio a delle conclusioni che non possono essere rese compatibili con l’insegnamento della Chiesa.
RISPOSTA 2 (in riferimento al magistero di Giovanni Paolo II): un cambiamento nella prassi dell’amministrazione dei sacramenti non sarebbe quindi "uno sviluppo" della "Familiaris consortio”, ma una rottura con il suo insegnamento essenziale, sul piano antropologico e teologico...
RISPOSTA 2: La Chiesa non ha il potere, senza che vi sia una conversione antecedente, di valutare positivamente delle relazioni sessuali, mediante l’amministrazione dei sacramenti, disponendo in anticipo della misericordia di Dio.
RISPOSTA 3 (sulla misericordia di Dio) : La vita cristiana, però, non è un allestimento pedagogico in cui ci si muove verso il matrimonio come verso un ideale, così come pare presentata in molti passi della "Amoris lætitia"... Ha a che fare con il corpo come "tempio di Dio". Ogni violazione è quindi una violazione della relazione con Dio, a cui i cristiani si sanno chiamati; è un peccato contro la sua santità, e ha sempre e continuamente bisogno di purificazione e conversione.
RISPOSTA 3: La misericordia di Dio consiste proprio nel fatto che questa conversione è resa continuamente e di nuovo possibile. Essa non è legata a determinati limiti, ma la Chiesa è obbligata a predicare la conversione e non ha il potere di superare i limiti esistenti mediante l’amministrazione dei sacramenti, facendo, in tal modo, violenza alla misericordia di Dio.
RISPOSTA 4 (visione di insieme o attenzione ai dettagli di AL) Davanti a un testo del magistero papale non ci si può attendere che la gente si rallegri per un bel testo e faccia finta di niente davanti a frasi decisive, che cambiano in maniera sostanziale l’insegnamento della Chiesa…
RISPOSTA 5 (nessuno può essere condannato per sempre) … Mi risulta difficile capire che cosa intenda. Che alla Chiesa non sia lecito condannare personalmente nessuno, men che meno eternamente è qualcosa di chiaro. Ma, se si tratta di relazioni sessuali che contraddicono oggettivamente l’ordinamento di vita cristiano, allora vorrei davvero sapere dal papa dopo quanto tempo e in quali circostanze una condotta oggettivamente peccaminosa si muta in una condotta gradita a Dio.
RISPOSTA 6 (rottura o no?): Che si tratti di una rottura è qualcosa che risulta evidente a qualunque persona capace di pensare che legga i testi in questione.
RISPOSTA 7 (come è possibile): il vero problema, però, è un'influente corrente di teologia morale che sostiene una mera etica situazionale. Le citazioni di Tommaso d’Aquino prodotte dal papa nella "Amoris lætitia" sembrano sostenere questo indirizzo di pensiero. Si trascura il fatto che Tommaso d’Aquino conosce atti oggettivamente peccaminosi, per i quali non ammette alcuna eccezione legata alle situazioni. Tra queste rientrano anche le condotte sessuali disordinate. Come già aveva fatto negli anni Cinquanta con il gesuita Karl Rahner, Giovanni Paolo II ha ricusato l’etica della situazione e l’ha condannata nella sua enciclica "Veritatis splendor". "Amoris Laetitia" rompe anche con questo documento magisteriale.
RISPOSTA 8 (conseguenze): Crescono incertezza, insicurezza e confusione: dalle conferenze episcopali fino all’ultimo parroco nella giungla… sconforto.
RISPOSTA 8 Ogni sacerdote che si attenga all’ordinamento sacramentale sinora in vigore potrebbe subire forme di mobbing dai propri fedeli ed essere messo sotto pressione dal proprio vescovo. Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna.
RISPOSTA 9 ( e adesso?) Ogni singolo cardinale, ma anche ogni vescovo e sacerdote è chiamato a difendere nel proprio ambito di competenza l’ordinamento sacramentale cattolico e a professarlo pubblicamente.
RispondiEliminaUno sgarbo senza precedenti è stato compiuto dall’arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro Sierra, nei confronti del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Müller. L'arcivescovo di Madrid è accusato - mentendo - di aver inviato un curriculum in Vaticano in cui si attribuiva quattro lauree
http://www.lastampa.it/2016/04/29/blogs/san-pietro-e-dintorni/mller-lo-schiaffo-di-madrid-2ngxm9W60jBqK9YFohqnzK/pagina.html
Forte su L'Osservatore Romano
RispondiEliminaNell’esortazione «Amoris laetitia». Dalla fede alla cura (e ritorno)
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/04/vaticano-nellesortazione-amoris-laetitia.html
http://www.maurizioblondet.it/nella-chiesa-tedesca-kasper-impone-terrore-altro-misericordia/
RispondiEliminaForte l'Osservatore Romano rilanciato dall'Anonimo delle 17.36 che rimanda al Sismografo.
RispondiEliminaDalla fede alla cura e ritorno...
Il problema è: quale fede? La domanda è d'obbligo e la risposta non è banale.
E per "cura" si intende ciò che fa il medico con un malato o per cura si intende un irenico "occuparsi-di"?
La cura delle anime muove dal peccato (riconosciuto, di cui pentirsi, accusarsi ed allontanarsi detestandolo, attraverso un'assoluzione dalla colpa e una penitenza che soddisfi la pena) o invece la nuova cura, la misericordina-panacea senza effetti collaterali, consiste nell'aver derubricato il peccato dalle cose detestabili di cui accusarsi, convertendosi?
E se dalla fede (in Cristo) vengo curato (liberandomi dal peccato) il ritorno dalla cura sarà la volontà di Dio; altrimenti ritorno al peccato... avendo fede in un idolo, cioè in una dimensione psichica che non mi guarisce, ne' mi trasforma, ma mi conferma nell'errore.
Il figliol prodigo che torna al Padre attraversa la porta stretta della misericordia di Cristo, la porta (stretta) delle pecore e il buon pastore, unica via per rientrare, mentre in Cielo si fa festa per il peccatore pentito.
Qui invece pare che non si pente più nessuno...
Tutti "giusti" (e facti giusti)... Da chi? Da un'idea che fa la volontà dell'uomo, che piace al mondo, signoreggiato dal suo principe. Sembrerebbe che il Figliol prodigo sia sulla via del non ritorno: il Padre gli ha mandato un vaglia postale.
La porta (stretta) delle pecore è piena di ponteggi ed è dichiarata inagibile dalla ASL.
al posto dell'ospedale da campo è stato aperto un resort a cinque stelle.
Niente ghiande, nemmeno ai maiali. Miele per tutti, diabetici inclusi.
Il biancovestito continua quindi a fare i cavoli suoi e intanto OGNI SINGOLO VESCOVO DEVe difendere....http://www.papaboys.org/una-pasqua-senza-i-sacerdoti-laici-e-donne-celebrano-la-messa-con-autorizzazione-del-vescovo/
RispondiEliminaEcco qua come difendono.... la foto del vescovo palermo in bicicletta in chiesa l'avete vista?
Tornerei al commento di Padre Bellon: credo che abbia ragione.
RispondiEliminaE se ha ragione è perchè l'effetto di ogni parola ed azione del Potefice Bergoglio è ambigua, si presta od ogni tipo di interpretazione non ponendosi formalmente mai al di là del confine dell'ortodossia.
Ma solo se fossimo ingenui potremmo attribuire questo allo stile dei Sudamericani, la realtà è che la confusione è programmata, voluta.
Questa, secondo me, è la colpa principale, la confusione ossia lo scandalo.
Un caos elevato ad arma scagliata contro il Corpo Mistico di NSGC.
Potremmo discutere sul grado di consapevolezza del Ponteficie su tutto ciò, ma non credo si possa ormai più avere dubbi che l'obiettivo sia proprio il caos utilizzato come arma da guerra.
http://it.aleteia.org/2016/04/29/kung-lettera-papa-francesco-confronto-dogma-infallibilita/
RispondiEliminaGia' che abbiamo le mani in pasta ....togliamo anche l'ultima pietra ...
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-mondo-di-dio-nel-mondo-degli-uomini-16015.htm
RispondiEliminaMi pare superfluo senza stare a badare ai documenti (siano vaticani o no) ribadire che il problema di fondo è l'interpretazione: due persone leggono la stessa cosa e capiscono due cose diverse. Sarà mai possibile? Per me no! C'è il decalogo, la cui autorità viene ben prima di quella di ogni Pontefice, che da oltre 20 secoli dice "non commettere atti impuri" e "non desiderare la donna d'altri". Ora, la mia storia è una continua lotta per osservare (specie) questi (due) comandamenti e non intendo retrocedere (anche se mi piacerebbe) perché Dio è Verità e non c'è Pontefice che tenga.Negli ultimi tempi mi pare che avendo perso il senso del trascendente si punta tutto su discipline umane (filosofia pedagogia psicologia sociologia) che per quanto rispettabili restano umane. Solo una cosa di Bergoglio mi piace:essendo argentino ha a cuore la devozione popolare.
RispondiEliminaMD