Guai se la Chiesa fosse solo aiuto da dare ai poveri. Le opere di carità sono doverose, ma le promesse di Cristo non sono l’estirpare dalla storia la povertà o l’ingiustizia sociale. Fanno parte del gioco dell’essere cristiano.
Gesù si è rivelato alla storia perché comprendessimo di essere salvati dal figlio di Dio. Il male che esiste su questa terra, finché Egli non ritornerà per distruggerlo, affliggerà nel nostre anime con il peccato e, quindi, le nostre vite, con le malattie, la povertà e la schiavitù. La Chiesa dovrebbe farci incontrare il Risorto, perché solo in Lui vive la speranza.
Quindi, al cristiano non rimane che vivere (assumere il male) proprio come ha fatto Gesù, per – piano, piano – vuotarsi di sé e riempirsi in maniera proporzionale della fede in Dio. Così, la morte è l’abbraccio in un atto supremo di amore.
Purtroppo, invece, la Chiesa si pone come suo fine l’utilità di Dio al mondo (Dottrina Sociale). La Chiesa dimentica che le è stato dato da Dio il potere di predicare, non quello d’intervenire su questo tema. La Chiesa deve annunciare la Verità, che è il Cristo Risorto, ma il potere del mondo è del Maligno, perché è il peccato: l’uomo ubbidisce non alla legge divina, ma piuttosto al peccato che vive in lui. Comprendiamo bene che non vi è salvezza senza fede. Che cos’è la fede se non l’abbandono supremo a Dio? E se Dio è Dio, l’uomo non può raggiungerlo se non con la morte. La Chiesa ha smesso di parlare della morte, piuttosto predica la pace. Nei testi del Nuovo Testamento non si parla mai di pace, specialmente tra i popoli. La pace è un fatto interiore. Quella che possiedo io, non la possiedi tu, che stai insieme con me nella medesima pace.
Certamente, dovere della Chiesa è diffondere la Dottrina Sociale, consapevole però che rimane un’utopia, perché questo mondo è dominato dal Male e ricordarlo è fondamentale. Finchè esiste il peccato, la Chiesa deve continuare il sacrificio redentore del Cristo.
Tutto è secondario in questo mondo, la fame, la pace… Tutto quello che è legato alla condizione presente. Perché finisce con il tempo.
Che farsene di una Chiesa prigioniera del tempo e di questo mondo?
La Chiesa tralascia di parlare dell’essenziale: la Messa. La Messa è Dio. I preti devono essere impegnati nel sociale, si dice. Ma è secondario! Il prete è l’unico che può dire la Messa e assolvere dai peccati. Nel prete, Cristo si fa presente al di là della sua bravura, della sua intelligenza e della sua santità. E s’inserisce nella storia, che così acquista il suo valore, il suo potere, la sua realtà vera. Acquista, cioè, il tempo, il suo valore redentivo e l’umanità ha la possibilità di accedere a Dio.
Il Giubileo indetto dovrebbe far capire all’uomo che la vita ha un senso e una pienezza solo nel rapporto con Cristo. La realtà vera è la presenza del Cristo Risorto. Una presenza, proprio perché invisibile, che molto spesso ci sfugge. Noi siamo attratti e condizionati dall’esperienza sensibile. Ci sembra più vera questa vita umana. Il Giubileo deve ricordarci che questa povera vita è ordinata ad essere segno di una realtà immortale, immensa: la realtà di essere amati da Dio.
Questo è il Mistero del Cristianesimo: il rapporto con un Dio che si è fatto Uomo. Allora, ciò che distingue il cristiano non è l’etica, ma un rapporto. Ecco perché il vero pericolo della Chiesa è fare del Cristianesimo una teologia che poi diventa una gnosi. Invece, la vita è un incontro drammatico con Dio, perché la Chiesa non salva per quello che fa; salva solo in quanto fa presente l’atto di Cristo che salva. Non è saggezza, ma Mistero.
Il Papa parla spesso di lavoro, mentre dovrebbe insegnare il vero lavoro: quello di costruire l’essere. Scriveva Don Divo Barsotti: “Finchè tu non sei Dio, Dio ti consuma e ti distrugge. La Creazione e la Storia posseggono il loro essere e sono nel Cristo. Tutta la vita è menzogna, se non è ricerca di Dio… Se la morte ti facesse ancora spavento, sarebbe segno che tu avresti qualcosa da difendere contro Dio. La vita è affondare nell’intimo, nel più intimo centro, laddove non entra nessuno e l’uomo è solo davanti a Lui”.
Tutto è promesso da Dio alla Chiesa, ma non i un’economia presente. I cristiani, consapevoli che questo mondo è in possesso del Maligno e che nulla possono salvare con la loro opera, devono confidare solo nella Speranza. Questa Speranza potrà essere superata solo dall’intervento diretto di Dio… la Gloria di Dio, che attraverso Cristo, trabocca sul mondo e lo trasforma.
Gridiamo quello che dice l’Apocalisse: “Vieni, Cristo”.
Allora, che rimane da fare al cristiano su questa terra? Umiltà! Riconoscersi peccatori, perché questo apre la porta della Salvezza e, poi, pregare, pregare e, ancora, pregare e, armati dalla Penitenza, combattere la Santa Battaglia quotidiana contro il peccato, per essere segno e sacramento di Cristo nel mondo.
Danilo Quinto - http://daniloquinto.tumblr.com/
OT
RispondiEliminaBlondet: Elisabetta, a cena, ha chiesto agli ospiti:"Datemi tre ragioni perchè dobbiamo restare nella UE".
God save the Queen.
Sempre ad hoc Danilo Quinto :) Complimenti!
RispondiEliminaInfatti, oggi c’è un grave fraintendimento riguardo al concetto evangelico dei “poveri”: che non sono, o non sono principalmente, i poveri in senso puramente economico, ma sono, innanzitutto, i “poveri in spirito”, cioè i semplici, i miti, i fanciulli e coloro che somigliano ai fanciulli per la loro mansuetudine e per la loro disponibilità ad accogliere fiduciosamente la Buona Novella.
http://traditiocatholica.blogspot.it/2016/06/nostro-dovere-cristiano-difendere-il.html
RispondiEliminaRivolgiamoci a san Giuseppe che ha educato e custodito Gesù, affinche' curi la crescista spirituale di ogni Sacerdote .
Per loro e per noi chiediamo la grazia di mantenere la fede , una fede forte radicata sulla roccia .
Il Giudice giusto darà a ciascuno il suo. Nel frattempo prepariamoci al Suo Giudizio avendo come alleata la Sua tenera Madre, sempre pronta a rialzare il peccatore pentito per dargli una nuova possibilità di salvezza.
Ella non mormora davanti ai nostri peccati ma implora ogni giorno la nostra conversione da Dio: Prega per noi, peccatori! È il letto del fiume immenso di misericordia che Dio ha voluto donare a tutti gli uomini in Cristo.
Padre Luca M. Genovese
Stasera alle 21.30, come ogni mercoledì, vi aspetto all'ascolto della rubrica "ANDATE DA GIUSEPPE" su www.radiosangiuseppe.it Vi propongo: Per amore di san Giuseppe, Eugenio Reffo maestro di spiritualità giuseppina.
Padre Angelo
Cosa stiamo facendo scrivendo qui ora?
RispondiEliminaEsprimiamo un parere, che è necessariamente anche un giudizio.
La "neo-chiesa" ha -tra gli altri- introdotto l'automatismo di un giudizio intrinsecamente negativo su chi giudica, con l'eccezione "confermante-regola" quando ad essere giudicato è ciò che giudica lei...
Quindi è lecito giudicare (male) chiunque giudica la neo-chiesa, mentre non è lecito giudicare lei...
Chiaramente scribi e farisei della neo-chiesa, abilissimi nell'interpretare il vangelo, qui sfoderano il rispetto pieno della lettera, attingendo alle parole di Nostro Signore sul "non giudicate". E dunque, di peccatore in peccatore, si stigmatizza la rigidità di chi parlasse ancora di comandamenti. E di pastore in pastore, si apre all'accesso indiscriminato ai sacramenti, tanto più che ciò che la dottrina esprimerebbe solo un ideale, mentre la prassi etc etc...
Ma parlava veramente così Gesù? E' sempre sbagliato "giudicare"? Non dobbiamo avere opinioni?
E allora perchè costoro un'opinione ce l'hanno, anzi hanno la convinzione di essere nel giusto, contrariamente a coloro che non perdono occasione di riprendere e criticare?
La Parola di Dio non è "elastica". E' vera! Quindi il "giudizio" di cui parla Gesù nei brani biblici in cui lo fa è contestualizzato alla necessità che chi giudica non faccia l'opposto di ciò che rimprovera al prossimo in merito all'intangibilità dei comandamenti.
Dunque: comandamento valido (non si tocca), giudizio sugli altri del tutto sciocco se tu per primo non ti attieni al comandamento, non perchè per l'altro sia indifferente quel che fa, o peggio faccia "bene" a trasgredirlo! Quindi il problema in questo caso sta nel fatto che chi giudica lo fa in modo soggettivo-presuntuoso-ipocrita ("giustiziere" a danno del prossimo, "permissivo" con se stesso) e non in modo oggettivo (per amore di Dio e della Verità). Chi facesse così condannerebbe se stesso!
E il problema aggiunto consiste che questi "giustizieri" non vivono la misericordia che Dio ha per i peccatori, non nel senso che ci autorizza a peccare, ma nel senso che è disponibile sempre a riconoscere ed accogliere il nostro pentimento e il nostro ritorno alla Sua Volontà!
In definitiva non essere ipocritamente dei giustizieri non ha nulla a che vedere con il non avere giustamente un'opinione sui fatti e sulle persone, cioè ad avere un giudizio, giudicando in modo oggettivo secondo Verità: è chiaro che lo sforzo di essere oggettivi parte dalla ricerca della Verità e questa ricerca muove dalla certezza che ne esista una, che per la nostra fede è Gesù!
Ben diverso è il caso in cui si dicesse di non giudicare, sospendendo il giudizio su Gesù, cioè dubitando che sia Lui ad essere la Verità! Gesù anzi, invita spesso i suoi interlocutori a cogliere i "segni" e a giudicarne il messaggio! Non per un irenico ottimismo, ma nel dramma di un discernimento nel bel mezzo di una lotta durissima. Perciò il nostro parlare deve essere "sì" o "no", e non "ni", "ma" e "però"...
Perchè verranno i falsi profeti, verranno quelli che dicono male il bene e bene il male e ingannano chi non sa riconoscerli... Eh sì: il giudizio Gesù non lo criminalizza affatto, ma ce lo chiede!
Se non condanno le persone, condanno eccome i loro atti.
Sant'Agostino scrive che quando giudichiamo amiamo la persona e odiamo il suo vizio.
Mai amare il vizio per amare l'uomo e mai odiare l'uomo per il suo vizio: l'uomo è il tuo prossimo e il vizio è un nemico del tuo prossimo. Amerai l'uomo solo se odierai ciò che gli nuoce. La misericordia di Dio splende della Sua giustizia.
Tralcio, grazie, è proprio così, molto chiaro e molto vero quello che dici. Oggi esprimere la propria opinione su quanto afferma Bergoglio, per es., viene considerato, come minimo, supponenza, affermando che è il papa, è stato scelto ecc. ecc. quindi va seguito e basta. Mi sembra assurdo, essendo dotati come siamo di testa pensante e anche di coscienza spero ben formata. Esprimere un giudizio fondato, argomentato, non livoroso e rivolto a far notare un errore senza condannare pregiudizialmente chi ha commesso quell'errore, mi sembra un preciso dovere del cristiano,invece si alzano scudi e si lanciano frecce appena si tenta una critica al "nuovo corso" di una Chiesa molto interessata alla povertà materiale e pochissimo a quella spirituale. Ormai l'unico peccato rimasto è la non accoglienza degli immigrati a prescindere, tutto il resto è saltato, in nome di una coscienza fai da te che penso costituisca la porta per la dannazione.
RispondiEliminaSe ora ci fosse un Santo Papa che iniziasse a proclamare la Verità, cominciando dal terzo segreto di Fatima, con annessi e connessi, quale sarebbe la differenza? Per gran parte del clero, ormai modernista, progressista o apostata, sarebbe l'occasione per iniziare con ancora più vigore a screditarlo, a non ubbidirgli e a complottare contro per trovarne uno adatto ai tempi. Sarebbe invece consolante per tutti i fedeli che lo attendevano, ma per la grande maggioranza, con poca o inconsistente fede, conoscere la verità circa il terzo segreto diventerebbe motivo di scandalo e di maggiore insicurezza verso il clero che, non avendo accolto gli aiuti divini, offerti a tempo debito, ha consegnato di fatto il mondo in mano al nemico. Quindi, prima di avere un Santo Papa che sia accolto e ascoltato dalla cristianità intera, dovrà venire necessariamente una grande purificazione, solo allora chi vivrà sarà degno e pronto per vedere rifiorire la Sposa Immacolata. Ringrazio padre Angelo, che certamente conosce la Verità e ci suggerisce la parte migliore: pregare, offrendo il dolore di non vedere amata e riconosciuta la Verità, poiché gran parte dell'umanità non la riconosce e non la cerca e i pochi che la conoscono e la professano, non vengono ascoltati, non possono cambiare la situazione e anzi sono calpestati, allontanati e perseguitati . Nell'ambiente in cui vivo la confusione anche nei fedeli praticanti è tale che possiamo solo pregare: bevono ogni parola che sentono alla televisione pronunciata da Francesco, che è Papa e quindi può solo dire bene, non comprendono cosa sia il gender, sono persone adulte e anziani (i giovani hanno altro a cui dedicarsi) che credono nella Chiesa Cattolica, conoscono i Comandamenti, si Confessano, ricevono l'Eucarestia, ma capire che un Papa possa pronunciarsi contro la Fede, questo non lo accetterebbero e capirebbero, non hanno gli elementi per comprenderlo, almeno fino ad ora. Intendo dire che la situazione dovrà ulteriormente aggravarsi, forse allora anche i ciechi riusciranno a vedere la Verità.
RispondiEliminaSignore vedi come sono storpio , sono ancora paralitico , non riesco a farmi santo come Tu avevi previsto per me e il tempo corre veloce.. S.Giovanni Battista , aiuto ! Aiutami ad alzarmi da questo lettuccio .
RispondiEliminaVenerdì -preghiera-di-riparazione-digiuno per la Santa Chiesa cattolica , i Sacerdoti , le sante vocazioni .
RispondiEliminaSia fatta la Sua volonta'
Filippo Giacomo Amoruso al Secolo San Felice nasce il 5 novembre 1715 a Nicosia e muore il 31 maggio 1787 in fama di santita' .
RispondiEliminaE’ proprio questa sua fanciullezza del cuore il segreto della sua santità, la sua piena fiducia in Dio in ogni circostanza.. che ben esprimeva con il suo continuo anelito del cuore: “Sia per l’Amor di Dio..” l’unica frase che si ricordi di lui. Fu molto spesso contrastato, oltraggiato, deriso, preso in giro, ogni giorno dentro e fuori le mura del convento., ma questa condizione ha sopportato con gioia ogni persecuzione ed incomprensione obbedendo a Dio e agli uomini.
Era molto paziente anche quando veniva scacciato malamente. Definiva se stesso 'u sceccareddu, l'asino che portava sulla soma tutto quanto aveva raccolto al convento. Il superiore spesso lo trattava duramente, lo scherniva dandogli nomignoli quali "gabbatore della gente" e "santo della Mecca", fra Felice rispondeva umilmente dicendo: «sia per l'amor di Dio». Una volta gli ordinò di esibirsi nel refettorio del convento vestito da pagliaccio e gli fece distribuire ai frati un impasto di cenere e acqua come se fosse ricotta fresca, che miracolosamente diventò ottima ricotta.
Essendo analfabeta, apprendeva a memoria i testi biblici durante le funzioni religiose e assimilava tutte le letture edificanti lette in convento durante la mensa. Aveva una gran devozione per Gesù crocifisso. Tutti i venerdì digiunava a pane ed acqua e contemplava la passione e la morte di Gesù Cristo stando nel coro del convento, con le braccia aperte a forma di croce.
PREGHIERA A MARIA SANTISSIMA PRIMA DEL RIPOSO NOTTURNO
RispondiEliminaO Vergine, si fa tardi,
tutto si addormenta sulla terra,
è l'ora del riposo: non abbandonarmi!.
Metti la tua mano sui miei occhi,
come una buona Madre.
Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù.
L'anima mia è stanca di affanni e di tristezze.
La fatica che mi attende è qui, a me vicina..
Metti la tua mano sulla mia fronte,
arresta il mio pensiero.
Dolce sarà il mio riposo,
se benedetto da Te.
Perchè domani, il tuo povero figlio
si desti più forte
e riprenda allegramente
il peso del nuovo giorno.
Metti la tua mano sul mio cuore.
Lui solo vegli sempre
e ridica al suo Dio
un amore eterno.
Amen.
(P. Claude Wittock)
Oggi pomeriggio alle ore 16:30 su Radio Buon Consiglio commento al titolo di Regina Sacratissimi Rosarii .
RispondiEliminaPer infiammarci sempre piu' di amore verso l'Immacolata .
http://www.radiobuonconsiglio.it/catechesi-mariane/claudio-nalin/
http://blog.messainlatino.it/2016/06/legnano-foto-professione-e-vestizione.html
RispondiEliminaIl Signore veglierà su di te,
quando esci e quando entri, *
da ora e per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.