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sabato 18 giugno 2016

Don Curzio Nitoglia. La psicologia analitica di Jung è più pericolosa dell'analisi di Freud?

Sono grata a don Curzio per questo articolo che, oltre a mettere in guardia da falsi spiritualismi, ci consente alcune escursioni attraverso l'intreccio con riferimenti e agganci a riflessioni precedenti che ho condensato nelle note con relativi link.

Introduzione

Carl Gustav Jung (1875-1961) ha dimostrato un grande interesse per le religioni in genere,  occidentali e specialmente orientali (C. G. Jung, Des rapports de la psycotérapie et de la direction de conscience, in La guérison psychologique, Ginevra, 1953; in  italiano le Opere complete di Jung sono state pubblicate dalla Bollati Boringhieri di Torino). Certamente egli è lontano dall’ateismo di Freud e dalla sua opinione negativa su tutte le religioni. 

Se si esamina, però, attentamente il pensiero junghiano si scorge in esso uno spiritualismo gnostico, alchemico ed esoterico molto più pericoloso del materialismo pansessualista freudiano, poiché più nascosto, e che facilmente può diventare una trappola per i cristiani (per esempio cfr. B. Kaempf, Réconciliation. Psychologie et religion selon Carl Gustav Jung, Berna, 1946; R. Hostie, Du myte à la religion. La psycologie analitique de C. G. Jung, Bruges, 1955).

Occorre tener ben in mente che se Jung, come Hegel, usa concetti cristiani, tuttavia dà ad essi un significato sostanzialmente diverso da quello della teologia cattolica (cfr. G. Goldbrunner, Individuation, Selbstfindung und Selstentfaltung, Friburgo in Breisgau, 1949; R. Hostie, op. cit., 2a ediz. Parigi, 2002; H. L. Philp, Jung and the Problem of evil, Londra, 1958; D. Cox, Jung and Saint Paul, New York, 1959; W. Johnson, The search for Trascendance, New York, 1974).

Simbolismo e relativismo religiosi di Jung

Il fatto oggettivamente constatabile è che Jung pur professandosi cristiano/protestante relativizza tutti i concetti e i dogmi cristiani in un generalissimo concetto del “religioso”, in cui tutte le religioni si equivalgono. 

Inoltre egli studia le religioni nella loro relazione con la psiche umana, che per lui è la coscienza umana più l’inconscio, non come dottrine dogmatico/morali oggettive perché riguardo al  problema della loro oggettività e realtà egli si dichiara agnostico. 

Egli giustifica il suo agnosticismo relativista servendosi della filosofia kantiana, secondo cui l’uomo non può conoscere la cosa in sé, ma solo come gli appare dopo averle applicato le sue categorie soggettive o a priori e specificatamente per Jung la realtà come ci appare dopo averle applicato le nostre strutture psichiche. Quindi supposto e non provato che Dio esista, non possiamo conoscere la sua esistenza oggettiva, ma solo come ce lo rappresentiamo grazie ai simboli che la psiche umana si forma su di lui. 

Il simbolo ha un ruolo essenziale nella dottrina modernista. Infatti  il simbolo è un segno, che rappresenta una verità (per esempio la bandiera rossa simboleggia il pericolo). Ora i modernisti hanno applicato il simbolismo al dogma, che per loro non ha più un significato e valore oggettivo e reale, ma simbolico e pratico. Per esempio Dio è un simbolo, non un Ente reale e oggettivo, che esprime una interpretazione soggettiva e relativa del sentimento umano di un fatto religioso, ossia una entità immaginata dal sentimento religioso umano per aiutare l’uomo a comportarsi meglio. Così il simbolismo modernistico e junghiano svuota tutta la dottrina e i dogmi della Chiesa romana (tale simbolismo è stato condannato dal Decreto Lamentabili del S. Uffizio firmato in forma specifica da San Pio X, DB 2022-2026; cfr. R. Garrigou-Lagrange, Le sens commun. La philosophie de l’etre et les formules dogmatique, Parigi, 1909; A. Gardeil, Le donné révelé et la Théologie, Juvisy, 1932). Perciò la fede secondo Jung non ha nessun fondamento oggettivo e reale ma solo psicologico, sentimentale e simbolico (cfr. Lettera del 10 ottobre 1959 a G. Witwer). Non solo, dunque, Jung abbraccia il nichilismo teologico o la teologia apofatica di Mosè Maimonide, ma scivola nel relativismo metafisico e teologico assoluto.

Inoltre egli è un teorico del pan-ecumenismo. Infatti scrive: “non posso capire perché una religione dovrebbe possedere la verità unica  e perfetta” (in La vie symbolique, Parigi, 1989, p. 189). La fede per lui è “estremamente soggettiva” (Lettera al dr. Paul Maag, 20 giugno 1933).

La religiosità junghiana è incompatibile con la dottrina cattolica ed è molto simile a quella modernista. Quindi non è un caso se Antonio Fogazzaro, “fu tra i primi in Europa ad interessarsi della psiche umana, aprendo la strada a Bergson, a Freud e alla cosiddetta letteratura dell’interiorità [o psicologia analitica junghiana, nda]” (G. Sale, Un cattolico liberale e modernista, in La Civiltà cattolica, 2 aprile, 2011,  p. 9). 

Jung tra le varie filosofie in occidente è vicino al kantismo e in oriente al buddismo.

La teologia di Jung

Il problema del male dalla teologia cattolica è risolto col definire il male come privazione di bene, mentre Jung come i manichei e i catari sostiene che il male ha un valore ontologico, reale e positivo (Essai d’interprétation psycologique du dogme de la Trinité, in Essai sur la symbolique de l’esprit, Parigi, 1991, p. 206).

È per questo motivo che egli sostituisce alla SS. Trinità la “Quaternità” poiché alla Trinità manca l’aspetto positivo e “divino” del male (Psycologie et religion, Parigi, 1958, p. 114).

Da ciò egli passa a proclamare che “siccome il Diavolo è l’avversario di Cristo dovrebbe occupare una posizione equivalente alla sua ed essere pure lui Figlio di Dio. Satana sarebbe il primo Figlio di Dio e Cristo il secondo” (Essai d’interprétation psycologique du dogme de la Trinité, in Essai sur la symbolique de l’esprit, Parigi, 1991, p. 207). Quindi nella “Quaternità” junghiana satana è consustanziale al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo (Psycologie et religion, Parigi, 1958, p. 114-1115).

Il Padre avrebbe in sé il male. Occorre ricorrere alla coincidentia oppositorum spinoziana per risolvere questo problema (cfr.  Essai d’interprétation psycologique du dogme de la Trinité, in Essai sur la symbolique de l’esprit, Parigi, 1991, p. 214). “Dio ha due mani: la destra è Cristo, la sinistra è Satana” (Lettera al pastore W. Lachat, 27 marzo 1954). Insomma Dio non è il bene assoluto, Egli è anche crudele, immorale, malvagio, violento, demoniaco, infernale (in La vie symbolique, Parigi, 1989, p. 136, 166, 83). 

Se Cristo e Satana sono le due mani di Dio significa che Dio agisce nel mondo sia attraverso Cristo che attraverso Satana e perciò le attività demoniache sono da attribuirsi a Dio: “Dio non può mostrare il suo vero volto se non anche attraverso Satana” (Lettera al dr. E. Neumann, 5 gennaio 1952).

Cristo non è più il Figlio Unigenito, ma “il fratello di Satana, anzi Satana è il primo Figlio di Dio e Cristo il secondo” (Aion, Parigi, 1997, p. 71 e 75).

Quindi reprimere il male in sé sarebbe nefasto e significherebbe sminuire la “Quaternità” e la propria personalità. Per giungere alla buona salute psichica occorre integrare il male morale nella propria esistenza. Per male morale Jung intende gli istinti da lui chiamati “impulsi animali” e perciò l’ascetica cristiana è fonte di malessere psichico (Psychologie de l’inconscient, Ginevra, 1993, p. 58 e 46).

L’uomo per Jung deve tendere alla completezza, perciò deve assumere la parte del “male” che è in lui e non solo prenderne coscienza o accettarsi come è, ma lavorare positivamente a integrare il male in sé. La religione per lui è “relazione con il valore più forte e non importa se sia positivo o negativo” (Psycologie et religion, Parigi, 1958, p. 161).

“Freud si limita a rendere cosciente il malato delle sue ombre affinché veda da sé come uscirne” (Des rapports de la psycotérapie et de la direction de conscience, in La guérison psychologique, Ginevra, 1953, p. 293), mentre Jung sostiene che “l’uomo non può limitarsi a prendere atto della parte di male che è in lui, ma deve accettarla e farla propria; questa è l’unica situazione valida” (Psycologie et religion, Parigi, 1958,  p. 154-155).

Un “precursore” di Jung: Léon Bloy[*]

Léon Bloy (1846-1917) è stato uno scrittore cattolico considerato da molti una specie di tradizionalista. In realtà egli ha anticipato Jung nella rivalutazione di Satana e del male. 

Infatti, riprendendo le teorie millenaristiche di Gioacchino da Fiore[**], Bloy ha riprodotto verso la fine del XX secolo una teoria esoterica vecchia di circa duemila anni: l’apocatastasi di Origene († 254), secondo cui il diavolo si sarebbe convertito alla fine del mondo e con lui i dannati, che sarebbero usciti dall’inferno per entrare in paradiso.

Ma non solo, infatti in Bloy vi è addirittura una forte venatura luciferina (cfr. R. Barbeau, Un prophète luciférien: Léon Bloy, Parigi, Aubier, 1957), secondo la quale Satana sarebbe tornato come “liberatore” dell’uomo. 

“Il Paraclito, che fu detto il Principe delle tenebre, è a tal punto coincidente con Lucifero che separarli […] è quasi impossibile (L. Bloy, Dagli Ebrei la salvezza, Milano, Adelphi, 1994, p. 123). Ora questo libro scritto nel 1892 è stato fatto ristampare da Jacques Maritain nel 1905 e il medesimo  Maritain ha scritto un libretto (Le cose del cielo, 1939) in cui ha ripreso la dottrina dell’apocatastasi. 

Nella sua Biographie (vol. I, p. 423) Bloy ha presentato  lo Spirito Santo come un peccatore e Lucifero come il figliuol prodigo che è tornato al Padre ed allora viene riconosciuto come il vero Paraclito in conflitto con Gesù, il quale sarebbe stato  detronizzato dallo Spirito Santo, che avrebbe preso il suo posto (L’invendable, 1909). Solo così, con Lucifero perdonato dal Padre e spodestante Cristo, si completerà la Redenzione.

Inoltre Bloy in pubblico si mostrava fervente cattolico, ma in privato trasgrediva la Legge divina, poiché così facendo pensava di diventare simile a Dio, secondo gli insegnamenti della cabala spuria per la quale il peccato è via di santificazione.

Raissa e Jacques Maritain son stati convertiti al cattolicesimo proprio da Bloy ed è forse anche per questo che il lato oscuro e tenebroso di Bloy non è molto conosciuto, data la “onnipotenza” dei Maritain in Francia e poi in Vaticano con Paolo VI.

Secondo Michel Fourcade, Raïssa Maritain, nata ebrea e «penetrata di chassidismo [la mistica o càbala ebraica luriana, ndr]», ebbe un influsso notevole sul suo sposo Jacques. Attorno ai Maritain si formò un cenacolo d’intellettuali, esteti, misticoidi che ebbero un ruolo fondamentale nella revisione della teologia della sostituzione della Sinagoga da parte della Chiesa. Uno di essi fu Léon Bloy la cui influenza sarà importante sulla coppia Maritain, un altro è proprio Charles Péguy, che dopo Bloy, è stato uno dei grandi ispiratori del filo-semitismo in ambiente cristiano

Conclusione

La psicologia analitica junghiana non solo aiuta l’uomo, come la psicanalisi freudiana, a prendere coscienza del male che ha in se stesso e poi a vedere da sé come uscirne, essa va oltre e insegna all’ammalato a far propria e vissuta la sua parte oscura.

Ma né Freud né Jung son capaci di offrire all’ammalato una terapia delle malattie dell’anima (come invece fa la spiritualità cristiana) che costituisca un superamento reale del male e un vero accesso alla salute interiore. 
d. Curzio Nitoglia
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1. Histoire du Christianisme Magazine, 2003, n°16, p. 50. Cfr. J. L. Barré, Jacques e Raïssa Maritain. Da intellettuali anarchici a testimoni di Dio, Paoline, Milano, 2000; R. Maritain, I grandi amici, Vita & Pensiero, Milano, (1956) 2ª ed. ampliata, 1991. Lo Chassidismo ha un «carattere esoterico... ha tradotto in forme popolari la càbala che si trasformò in movimento popolare» (J. Maier - P. Schaeffer, Piccola enciclopedia dell’ebraismo, Marietti, Casale Monferrato, 1985, pag. 128). Esso ha un fondamento “magico”, crede nell’immanenza di Dio e «la sua influenza si è fatta sentire sino all’età moderna [Lévinas e Buber che molto hanno influito sulla formazione intellettuale di Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger, ndr]» (A. Untermann, Dizionario di usi e leggende ebraiche, Laterza, Bari, 1994, pag. 63). Il padre remoto dello Chassidismo è Isaac Lurìa (XVI sec.), il quale insegnava l’emanazione del mondo da Dio, l’avvento del ‘Messia’ e la «superiorità dell’anima degli ebrei su quella dei gentili» (A. Untermann, cit., pag. 171). I Lubavitch sono un «gruppo interno allo Chassidismo [...] in tempi recenti i Lubavitch sono arrivati a credere che il loro rebbe Menachem Mendel Scheerson († 1994) sia il ‘Messia’» (A. Untermann, cit., pag. 169). 

Note di Chiesa e post concilio. 
* Léon Bloy è stato il primo autore segnalato da Bergoglio nella sua prima omelia, nella Messa dopo l'elezione. Ricordiamo anche che era propugnatore della tendenza, sviluppatasi nel post-concilio,  che contempla le "alleanze parallele", attraverso una errata interpretazione della frase evangelica "La salvezza viene dai giudei", citata anche da Ratzinger in “Molte religioni, un’unica Alleanza”, andando anche più in là [il discorso è sviluppato qui, punto 4.] e notoriamente nelle corde anche del papa attuale. Su Ratzinger che cita il testo del Vangelo di San Giovanni (IV, 22) “La salvezza viene dai giudei”, e lo applica erroneamente ai rapporti tra ebraismo post-biblico e Cristianesimo ha ben chiarito lo stesso don Nitoglia: "Questa frase di Gesù alla samaritana presso il pozzo di Giacobbe riguarda la querelle di quel tempo tra giudei e samaritani. Questi, infatti, nel 722 a. C. avevano fatto scisma dalla Giudea ed avevano accolto le usanze e le superstizioni dei Popoli pagani e politeisti che li avevano invasi, corrompendo la purezza della Fede abramitica o dell’Antico Testamento per dar luogo ad una falsa religione sincretistica. Alla domanda della samaritana se la vera Fede sia quella del Tempio di Gerusalemme o quella dei samaritani che sul monte Garizìm, riguardato come sacro, celebravano i loro riti, Gesù risponde che nell’ Antica Alleanza la vera Fede è quella dei Giudei (salus ex judaeis) che adorano Dio in Gerusalemme come Dio stesso aveva prescritto nel Pentateuco, ma aggiunge anche che si avvicina l’ora [Nuova Alleanza, nda], anzi è già venuta “in cui si adorerà Dio in spirito e verità” (col sacrificio della Messa, in tutto il mondo) e allora né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre” [cessazione dell'Antica Alleanza]".

14 commenti:

  1. http://traditioliturgica.blogspot.it/2016/06/geopolitica-e-concilio-panortodosso.html

    "Geopolitica e concilio panortodosso" è un articolo di fondamentale importanza.
    I lettori non dicano: "Non ci riguarda perché parla dell'Ortodossia" poiché tratta di argomenti nei quali il Cattolicesimo è immerso fino al collo.
    Grazie per l'attenzione.

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  2. grazie a Don Curzio sono qui evidenziate le radici della sovversione modernista intracattolica. spiace constatare che Bloy e Péguy siano stati riscoperti e rilanciati da CL. spiace ancor più prendere atto che lo spericolato teologumeno delle salvezze parallele ha le sue radici nella cabala (e nell'ambiente familiare dei due pontefici GP2 e B16). quanto a Bergoglio, egli non è neppure interessato a rivendicare ipotetiche continuità (con cosa? con la Chiesa che disprezza?): gli basta ricordare a tutti che ora c'è uno "spirito" che guida i suoi adepti.

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  3. C'è bisogno di un lungo periodo in cui, chiusi tutti gli spifferi, si ritorni alla dottrina cattolica ed in particolare alla spiritualità cattolica. Bisogna mostrare a tutti da dove vengono gli errori che, gira gira, sono sempre gli stessi. In particolare bisogna impadronirsi di nuovo del modo di pregare cattolico senza farsi sedurre da tutte le tecniche orientali e non.

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  4. Sono cattolica e "junghiana", ho un immenso rispetto e anche riconoscenza per l`opera di Carl Gustav Jung, uno dei miei maestri, che mi ha accompagnata e "formata" un lungo periodo della mia vita, non ho tempo ora di approfondire, ma dico qui quel che ho già avuto occasione di dire in altre circostanze, estrarre qualche frase dall`opera immensa e "foisonnante" di Jung, uscirla dal suo contesto, tagliata dal discorso, dalla riflessione e esperienza che la sottendono, precedono o seguono, non è corretto, può portare a interpretazioni e conclusioni riduttrici, svianti, false o, semplicemente, incomplete.

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  5. Luisa,
    Anch'io ho letto studiato e apprezzato i testi di Jung nel corso della mia formazione e non nascondo di essere rimasta affascinata da molte sue intuizioni. Per sommi capi e in fretta ne indico solo alcune: gli archetipi, animus e anima, il lato oscuro dell'ombra, le coincidenze significative... nelle quali si possono trovare elementi convincenti e affascinanti. Ma cogliendo altri aspetti e nell'approfondire un percorso spirituale autentico non si può non riconoscere la verità delle considerazioni di don Curzio.
    So di essere troppo approssimativa. Ma questo è l'essenziale e spero di riuscire ad andare più a fondo.

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  6. Desidero, come medico, formulare un breve commento. C.G.Jung è stato uno scienziato sperimentale di altissimo livello, il campo di studi la psiche nella sua totalità.
    Quando parla di Sacro, di Dio ecc. non si riferisce a Dio come Ente, ma a realtà psichiche che chiama archetipi dell'inconscio collettivo. Se poi fosse credente o meno è un problema che può interessare lo storico, un vero scienziato non permette che le proprie opinioni influenzino le sue ricerche.
    Mi rendo conto che da un punto di vista teologico si pone un problema in più : posto che il Sacro non può che manifestarsi o nel piano fisico (ad es. miracoli) o nel piano psichico (ispirazioni ecc.), come distinguere le ispirazioni "sacre" da ciò che emerge dall'inconscio collettivo o dagli inferi? Fine.

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  7. "un vero scienziato non permette che le proprie opinioni influenzino le sue ricerche. "

    A guardarsi intorno si direbbe che oggidì non ci sono più "veri scienziati"... Ma ci sono mai stati?

    --
    Fabrizio Giudici

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  8. ... Mi rendo conto che da un punto di vista teologico si pone un problema in più : posto che il Sacro non può che manifestarsi o nel piano fisico (ad es. miracoli) o nel piano psichico (ispirazioni ecc.), come distinguere le ispirazioni "sacre" da ciò che emerge dall'inconscio collettivo o dagli inferi? Fine.

    Fine?

    Cominciamo a non limitare il raggio d'azione ad angusti confini stabiliti da noi.

    Infatti sarebbe "posto" da chi che il Sacro possa manifestarsi SOLO sul piano fisico e psichico?
    L'ambito escluso (o frainteso) dagli studiosi della psiche è proprio lo spirito, il quale è abitabile dal "Sacro", che poi comunica con la mente e può manifestarsi anche nel piano fisico.

    La Rivelazione di Dio è proposta alla ragione e non disdegna di dare anche prove "concrete".
    Ma dev'essere chiaro che non è un prodotto del pensiero dell'uomo!
    Oggi l'abbaglio, al quale non pare estranea la stessa Chiesa, è proprio quello di uno "spirito" ridotto a qualcosa che sta sospeso tra buoni sentimenti, buone intenzioni e ispirazioni della mente...
    Come se Dio (che a questo punto sarebbe meglio chiamare "dio", con la di minuscola) fosse un'idea.

    Il massimo della spiritualità ecclesiale sarebbe un "io collettivo" che sinodalmente (ri)pensa la Rivelazione (intesa come idee tradizionali), dubitando in primis di segni, apparizioni e miracoli, così che la stessa teologia scemerebbe nella prassi.

    Ma a dire che tutto questo è un abbaglio è proprio la Rivelazione, ovvero una realtà che non sta "dentro il pensiero dell'uomo", bensì lo precede e lo cambia, convertendo il credente (che si fida della Rivelazione ed è disposto per questo a rinnegare se stesso) da quel che pensiamo noi a quel che pensa Dio, croce inclusa.

    Il nostro spirito (nemmeno se ci si riunisce in tanti, consacrati e non) NON è Dio.
    La nostra anima può essere l'abitazione per Dio solo se la nostra mente non pretende di imporre le proprie preferenze e intenzioni alla Volontà di Dio, rivelata in modo straordinario, anche tramite bambini ignari di tutto e ragazzine incolte, e non certo affidata a dei "saggi"...
    Che quando pure lo fossero (es. Abramo, Mosè, Davide, Elia, Eliseo e poi Maria, San Paolo e molti altri santi antichi e moderni) "condivano" l'apparente saggezza di un'umiltà profonda e segni portentosi, evidentemente fuori dalle loro possibilità umane.

    Inconscio collettivo?
    Meglio dire Verbo di Dio!

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  9. @ Anonimo 20:39

    Credo che l'unica risposta sia nella santità della persona che valuta. Per essere sicura la Chiesa ha sempre atteso i fatti cioè i miracoli; vagliando parimenti, con grande attenzione, tutto il materiale che l'anima esprimeva, incoraggiando spesso a mettere per iscritto personalmente le proprie esperienze.Quando la Chiesa era santa distingueva senza ombra di dubbio e nonostante ciò si prendeva tutto il tempo che reputava necessario per evitare giudizi affrettati. Santa Giovanna D'Arco fu proprio contestata, da rappresentati di Chiesa non santi, sulla certezza che lei aveva delle sue visioni come provenienti da Dio, Uno e Trino; visioni che altri rappresentanti della Chiesa santi avevano riconosciute come divine. Ufficialmente la Chiesa iniziò il cammino per la riabilitazione di Santa Giovanna pochi anni dopo la sua morte(1431),la sua beatificazione avvenne nel 1909 da parte di Pio X,la sua canonizzazione nel 1920 da parte di Benedetto XV. A quel punto La Chiesa ebbe la certezza non solo della sua santità ma anche degli effetti ad ampio raggio delle sue azioni che non solo avevano dato alla Francia il suo re ma avevano anche permesso all'Inghilterra di trovare sui mari la sua via ed il suo compito.

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  10. Ancora sul distinguere il sacro dal profano nelle ispirazioni, nelle visioni, nelle locuzioni.Il Santo,che è lottatore con se stesso, con il mondo , con il diavolo, con l'angelo e con Dio, sa e discerne con chi di volta in volta sta combattendo; anzi più è santo più velocemente discerne e comprende. La Santità è paragonabile a qualsiasi altra materia di studio, con la quale devi lottare per apprenderla,e più la conosci più riconosci chi non la conosce e riconosci chi la conosce meglio di te.
    Il grande errore degli uomini di Chiesa è stato quello di studiare l'anima umana con gli occhiali della scienza del mondo, senza capire che quel saper era quello che il mondo poteva comprendere senza Dio, Uno e Trino. La Chiesa ha un patrimonio di scritti dei Santi intorno all'anima, intorno all'uomo, intorno ad ogni ambito del conoscere, che il mondo ha diviso nelle varie scienze, un patrimonio dunque che ha lasciato seppellire dalla polvere del tempo per inseguire il mondo vestito, lui sì, di polvere e di stracci anche se con lustrini.

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  11. Mi perdonino i lettori di cui non pubblico i commenti che difendono Bloy. Non mi pare il caso (con tutti i problemi che pressano) di imbarcarci in confutazioni impegnative.
    Dico semplicemente che già conoscevo di Bloy i suoi lati visionari di "profeta luciferino" ed è per questo che fui molto meravigliata nell'ascoltarne la citazione nella prima omelia di Bergoglio dopo l'elezione....
    Punto.

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  12. Potrei parlare del processo di individuazione, di persona, di anima e animus, degli archetipi, di coscienza e di inconscio personale e collettivo, del Se archetipo di dio, potrei ma è impossibile, senza fare un affronto all`opera di Jung, alla ricerca di una vita, alla vastità delle sue richerche empiriche che non hanno conosciuto frontiere, farne una sintesi che rischierebe solo di imprigionare quelle riflessioni nei limiti dello spazio di un post e del tempo che meriterebbero.
    I metodi con cui Jung ha studiato e vissuto la difficile articolazione fra il psicologico e il religioso sono molto originali, il suo bisogno di sperimentare al di fuori di ogni teoria ricevuta sull`anima umana gli hanno attirato le critiche non solo dei sui colleghi ma dei filosofi e teologi, del resto lui stesso con umorismo ha detto:
    "ho trattato di soggetti religiosi così spesso che mi viene rimproverato alternativamente, il gnosticismo, l`ateismo, il materialismo o il misticismo".

    La religione come Jung la definisce, e cioè un` esperienza religiosa anteriore ad ogni specificazione confessionale, è il terreno d`elezione per la sua psicologia , a partire dal 1939 non c^è un suo libro che non ne parli, nel suo concetto du religione distngue due livelli, quello delle religioni che hanno codificato l^esperienza religiosa primordiale e l`esperienza religiosa primordiale indipendente da quel che le religioni ne hanno fatto.

    L`esperinza religiosa per Jung è assoluta, indiscutibile, irriducibile, il divino è immanente all` anima umana e l`essere umano deve imparare a riconoscere in lui l`esistenza di una funzione religiosa, se per Jung questa funzione religiosa è una disposizione strutturale dell` anima egli non ritiene indispensabile la necessità di ricorrere ad una credenza in un`entità divina trascendente, per Jung l`esperienza religiosa è assoluta perché implica la totalità dell` anima e non per un riferimento ad un dio.

    Vorrei solo dire che non si può ridurre a qualche frase estratta dai suoi libri il suo vasto studio sulla Trinità ( tema che lo ha interpellato fin da giovane quando curioso e impaziente di poterne parlare con suo padre pastore si è sentito rispondere: sulla Trinità pasaiamo perchè non ci capisco niente....) "versus la quaternità", la sua ricerca sulla immagine quaternaria, sull` archetipo della quaternità come fondamento essenziale e strutturante è abbondante, spazia da Sant Agostino a Hildegarde von Binden, passando per San Paolo e la Scrittura , le virtù, l`architettura sacra, i quattro misteri di Cristo, i quattro Vangeli, i Padri e i Dottori della Chiesa, i Concili maggiori, il papa Leone IX e Gregorio il Grande, i quattro animali figure dei quattro Vangeli, ecc..
    Alla "fine"arriva a porsi le domande:
    " perchè l` Essere di Dio si è espresso con il tre mentre tutti i valori fondanti e essenziali del momdo e dell`uomo lo sono con il quattro? ",
    " la rapprsentazione del Dio della Trinità cristiana è completa?"
    A quelle domande Jung risponde con la negativa, ci sono due mencanze nella Trinità, quella del male e quella della femminità...( Risposta a Job).

    Chiaro che queste sue conclusioni-sintesi sono inconciliabili con la fede di cristiano, ma leggerle, studiarle, non mette in pericolo la sua fede, la psicologia analitica di Jung non è pericolosa, il lungo, non sempre facile, cammino di conoscenza di sè attraverso gli strumenti che offre, non si riduce a "pipi-caca- dodo", ( sintesi dell`analisi freudiana) che ti lascia immerso e schiavo nei e dei tuoi istinti, ti apre ad una dimensione di connezione con il divino, con il divino in te, ed io cattolica ho potuto sperimentare quella connezione con e attraverso la mia fede, Jung non mi ha allontanato dalla mia fede, direi che l`ha rinforzaza con l`esperienza, anche se riconosco che sono e resto un elettrone libero.

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  13. " la rapprsentazione del Dio della Trinità cristiana è completa?"
    A quelle domande Jung risponde con la negativa, ci sono due mencanze nella Trinità, quella del male e quella della femminità...


    Queste domanda già ci pongono di fronte a rischi di sviamento, ma nella nostra fede non mancano le risposte.

    Già nell'AT, ancora dal versante ebraico, la Trinità - pienamente rivelata in Cristo Signore - è certamente presente. Basta soffermarsi alla creazione: 1. il Creatore 2. il Verbo-Dabar (parola e fatto insieme) con cui chiama all'esistenza la creazione 3. lo Spirito-Ruah, (il termine ebraico è femminile...)
    Nel corso della storia dalla salvezza Dio si rivela anche Padre (la preghiera del Qiddush e non solo), oltre che Dio-con-noi (Mosè e il Dio che entra nella storia).
    Non solo ma negli attributi di Dio (i suoi Nomi) non manca l'aspetto femminile: ad esempio Rachamim=misericordia indicata dalle viscere-utero, il luogo posto nelle profondità viscerali, deputato all'accoglienza custodia nutrimento del concepito finché non possa vedere al luce... Quale esempio più calzante e più grande e significativo che ci parla anche con la pregnanza del suo simbolismo...

    E come non vedere, nella storia della Salvezza, l'indissolubile e definitiva oltre che significativa presenza di Maria e il suo ruolo indicibile di Mediatrice universale (con la sua Maternità spirituale) a fianco del Figlio per perpetuare l'Opera del Padre in intima unione con lo Spirito Santo? Certo la Santa Vergine non è eterna come la Trinità, ma è la Creatura che ha raggiunto la divinizzazione somma, quella che Dio aveva pensato fin dalle origini e che ora prosegue fino alla fine dei tempi ed oltre...

    Non voglio entrare nelle molte suggestioni sulle forze ctonie dell'inconscio, che solo un'autentica spiritualità riesce a riconoscere, superare, incanalare, trasformare, unicamente con l'azione della Grazia di Cristo Signore in una intima profonda fedele dimestichezza che solo la Chiesa e i Sacramenti e l'Adorazione possono alimentare...

    E' una riflessione approssimativa, ma spero riesca a dire qualcosa di essenziale e a far capire, oltre ai punti di forza, anche quelli di rischio presenti nel complesso universo junghiano, che sono quelli sviluppati da don Curzio in termini divulgativi.

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  14. Anonimo 20:39

    Mi rendo conto che da un punto di vista teologico si pone un problema in più : posto che il Sacro non può che manifestarsi o nel piano fisico (ad es. miracoli) o nel piano psichico (ispirazioni ecc.), come distinguere le ispirazioni "sacre" da ciò che emerge dall'inconscio collettivo o dagli inferi? Fine.

    Nella vita spirituale esiste il dono del discernimento e c'è anche quello del "discernimento degli spiriti". Tutte le vite dei Santi ce ne danno testimonianza.

    Anche a noi è dato riconoscere, alla luce della Grazia, i pensieri e le ispirazioni che vengono da Dio rispetto a quelle elaborate da noi o alle altre, estranee e tentatrici.
    La preghiera, insieme al metterci nella nostra verità alla Presenza del Signore, in genere ce le fa riconoscere, anche con l'aiuto del padre spirituale.
    Inoltre, poiché le ispirazioni tendono a tradursi in azioni, possiamo anche rendercene conto a posteriori, dai frutti che sono la pace e un'intima profonda gioia nel caso positivo, e l'inquietudine e il rimorso in quello negativo...

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