Continua il dibattito, da diversi fronti, suscitato dall'Esortazione post-sinodale [vedi indice articoli].
Sandro Magister, 4 agosto [qui] - Seconda sfida a "L'Osservatore Romano". Merecki contro Guerra López. Il filosofo polacco replica al sociologo messicano, che sul giornale del papa ha dato della "Amoris laetitia" un'interpretazione evolutiva, "in base al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo"
Sandro Magister, 4 agosto [qui] - Seconda sfida a "L'Osservatore Romano". Merecki contro Guerra López. Il filosofo polacco replica al sociologo messicano, che sul giornale del papa ha dato della "Amoris laetitia" un'interpretazione evolutiva, "in base al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo"
La sfida precedente è stata trasmessa su questo sito due giorni fa. Ed era la replica di Robert A. Gahl dell'università romana dell'Opus Dei al professor Rocco Buttiglione, che su "L'Osservatore Romano" del 20 luglio aveva letto nell'esortazione postsinodale un via libera alla comunione ai divorziati risposati: "L'Osservatore" dice cosa dice "Amoris laetitia" [qui]. Ma poi gli arriva la stroncatura
Una seconda puntuale replica all'articolo di Buttiglione è uscita inoltre su Rorate Caeli ad opera di Veronica A. Arntz, dottoranda in teologia all'Augustine Institute e impegnata nello Human Life International's Truth and Charity Forum: Rejecting False Teachings on Marriage [qui]
Ma ora è la volta di Jaroslaw Merecki, polacco, salvadoriano, professore all'Università Cattolica di Lublino e al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia di Roma, che nel testo riprodotto più sotto replica all'interpretazione evolutiva della "Amoris laetitia" scritta il 23 luglio sul quotidiano della Santa Sede da Rodrigo Guerra López, docente e ricercatore del Centro de Investigación Social Avanzada di Querétaro, in Messico: Fedeltà creativa [qui]
Curiosamente, sia nell'intervento di Buttiglione sia in quello di Guerra López hanno grande spazio il riferimento al pensiero di Giovanni Paolo II, del quale l'uno e l'altro sono stati attenti studiosi.
Ed entrambi sostengono che le innovazioni da loro viste nella "Amoris laetitia" non contraddicono affatto l'insegnamento di papa Karol Wojtyla, anzi, sono con esso in perfetta continuità.
Gahl, Arntz e Merecki non sono d'accordo. E lo spiegano, il professore polacco in maniera molto dettagliata, grazie anche al fatto di essere cresciuto proprio alla scuola di pensiero del papa suo connazionale.
Ecco il suo testo, in esclusiva.
* * *
Fedeltà troppo creativa diventa infedeltà
A proposito del contributo di Rodrigo Guerra López
su "L’Osservatore Romano" del 23 luglio 2016
di Jaroslaw Merecki
Devo dire che il testo del mio amico professor Rodrigo Guerra ha suscitato in me un certo disagio.
Mi spiego. L’autore comincia il suo commento all’esortazione apostolica "Amoris laetitia" ricordando il dibattito che ebbe luogo a Cracovia dopo la pubblicazione del libro di Karol Wojtyla "Persona e atto". Al dibattito – voluto dallo stesso Wojtyla – parteciparono vari professori sia dell'Università Cattolica di Lublino, dove Wojtyla dirigeva la cattedra di etica, sia di altri centri del pensiero cristiano.
Chi ha letto questo dibattito si poteva convincere che il libro di Wojtyla aveva suscitato una seria discussione che verteva soprattutto sugli aspetti metodologici ed epistemologici del tentativo di sintesi tra metafisica e fenomenologia. Il dibattito era molto ricco di sfumature e finezze filosofiche. Sostenere – come fa Guerra – che i professori dell’indirizzo tomistico, che presero parte al dibattito, non erano abituati a ritornare alle cose stesse e che si limitavano a “ripetere un certo canone di ortodossia filosofica” non è soltanto sbagliato ma anche ingiusto.
Alcuni – ricordo soltanto i grandi filosofi e amici di Wojtyla, i professori Mieczyslaw Albert Krapiec e Stanislaw Kaminski – hanno profondamente rinnovato il tomismo, dandogli un taglio metodologicamente ed epistemologicamente maturo e moderno.
Del resto nel suo libro sull’uomo – con un titolo eloquente per quanto riguarda il ritorno alle cose stesse: “Io, l’uomo” – Krapiec ha incorporato diversi concetti sviluppati da Wojtyla e il suo metodo per molti versi potrebbe essere descritto come il passaggio dal fenomeno al fondamento.
Si può dire allora, come dice Guerra, che a loro tutto – il metodo, il linguaggio, la proposta – sembrava insoddisfacente? La tesi secondo cui per Krapiec e per la sua scuola la verità è l’adeguamento dell’intelligenza a san Tommaso ha poco a che fare con la realtà. Ma ha molto a che fare con i preconcetti dell’autore.
D’altro canto bisogna aggiungere che Wojtyla stesso ha profondamente apprezzato la metafisica di san Tommaso. Infatti non si può capire la sua filosofia dell’uomo senza i fondamentali concetti metafisici che vengono dalla tradizione di Aristotele e di san Tommaso, e sarebbe interessante fare l’elenco dei suoi riferimenti a san Tommaso soprattutto nella prima edizione del suo libro, ancora non “corretta” dai fenomenologi.
Anche nella sua cosiddetta “teologia del corpo” Giovanni Paolo II esprime la sua ammirazione per la sintesi filosofica e teologica dell’Aquinate. Ciò naturalmente non toglie che a suo modo la sviluppi e arricchisca, così come a loro modo lo hanno fatto i suoi colleghi tomisti dall’Università di Lublino. Alcuni di loro mi hanno insegnato la filosofia e perciò mi sento obbligato a difenderli contro i giudizi sprezzanti di chi probabilmente non si è presa la briga di leggere i loro testi.
La mia glossa al testo di Guerra non è però soltanto di carattere storico. Anche la sua interpretazione di Karol Wojtyla e Giovanni Paolo II nel contesto della discussione attuale circa il matrimonio mi pare carente.
È vero, come dice Guerra, che Wojtyla ha apprezzato e analizzato “il ricco mondo della soggettività e della coscienza”. Ma – secondo Wojtyla – allo stesso tempo la persona umana possiede la sua dimensione oggettiva.
Esiste la verità soggettiva di ogni persona umana che si sviluppa nella sua storia, ma esiste anche la verità oggettiva sull’uomo. Ed esistono anche delle norme morali che esprimono questa verità oggettiva.
Non si tratta qui di “un’accentuazione unilaterale di certi assoluti morali”, ma proprio dell’espressione della verità oggettiva sull’uomo. Il necessario discernimento dei casi concreti non può andare contro questa verità, ma cercare soluzioni che non la mettono in questione.
Giovanni Paolo II ha dedicato l’enciclica "Veritatis splendor" proprio alla critica delle teorie che rigettano gli assoluti morali, richiamando il carattere concreto di ogni situazione e l’irriducibilità (da lui pure affermata) di ogni persona umana. Invece nella sua grande “teologia del corpo” lui analizza profondamente la verità sul bene del matrimonio indissolubile, anche come immagine ed espressione della relazione fedele fra Cristo e la Chiesa.
Non può essere fedele – creativamente o meno - alcuna interpretazione che va direttamente contro l’intenzione, chiaramente espressa, dell’autore. Invece questo è il caso di Guerra.
Guerra dice: “Affermare in modo tacito o esplicito che ogni situazione ‘irregolare’ è per definizione peccato mortale e priva della grazia santificante coloro che la vivono un grave errore che non è conforme al Vangelo, alla legge naturale e all’autentico insegnamento di san Tommaso d’Aquino”.
Anche se diamo per buona questa affermazione, possiamo chiedere: ma da dove sappiamo che una concreta situazione oggettivamente irregolare non comporta peccato mortale? Il professor Guerra conosce bene la teologia e sa che secondo il Concilio di Trento neppure nel caso della mia persona posso dire con ultima certezza che possiedo la grazia santificante.
Non possiamo sapere che un’altra persona non possieda la grazia santificante e neppure possiamo sapere che la possieda. Qui il giudizio è riservato a Dio. Ciò che possiamo conoscere sono invece i nostri atti esterni. Possiamo giudicare gli atti esterni e le situazioni esterne e possiamo dire che alcuni atti e alcune situazioni sono contrari a questa comunione di Cristo con la sua Chiesa che trova la sua espressione nell’eucaristia. Non dobbiamo ricorrere alla psicanalisi per sapere che la coscienza è manipolabile. Proprio il giudizio oggettivo che riguarda gli atti esterni ci può essere di aiuto nel giudicare anche la nostra situazione soggettiva, di avere la certezza morale che siamo nello stato della grazie santificante, e non cadere nel soggettivismo.
Anch’io, insieme col professor Guerra credo che “non esiste una frattura nel magistero degli ultimi Pontefici”. Chi suggerisce l’ermeneutica della rottura sono invece – e purtroppo – autori come Guerra, anche quando la chiamano “fedeltà creativa” (il linguaggio può essere facilmente abusato - ricordo che quando ero giovane in Polonia la dittatura comunista era chiamata “democrazia popolare”). Se là dove si è detto “A”, adesso si dice “non-A”, non abbiamo a che fare con una continuità ma proprio con una discontinuità e rottura. Una tale discontinuità può essere giustificata o meno, è un’altra questione. Ma proprio non è continuità.
Nella mia lettura del documento pontificio non ho trovato l’affermazione che alle copie cosiddette irregolari – assumo che Guerra ha in mente persone divorziate e risposate – si deve aprire l’accesso all’eucaristia. Il papa dice che hanno bisogno dell’accompagnamento, che non devono sentirsi escluse dalla comunità ecclesiale e si dice, nella nota 351, che non deve mancare loro anche l’aiuto sacramentale. Poi vengono menzionati i sacramenti della penitenza e eucaristia. L’affermazione non è chiara. Di quale sacramento si tratta? E se si tratta dell’eucaristia, sotto quali condizioni? Proprio qui è chiamata in causa l’ermeneutica della continuità.
Leggere il documento di Francesco con l’ermeneutica della continuità con il magistero della Chiesa significa interpretare questa affermazione alla luce del magistero precedente che ha parlato già esplicitamente di questo problema. Pensiamo a "Familiaris consortio" di Giovanni Paolo II e a "Sacramentum caritatis" di Benedetto XVI. La "Familiaris consortio" propone alle persone risposate un cammino penitenziale che può aprire anche l’accesso all’eucaristia senza mettere in questione l’indissolubilità del matrimonio (la via della penitenza che consiste nella rinuncia agli atti sessuali che sono propri del legittimo matrimonio). Niente nel testo di papa Francesco suggerisce che lui voleva cambiare questo insegnamento. Suggerire che questo magistero così chiaramente dichiarato è stato cambiato in una nota che richiede l’interpretazione mi pare veramente troppo creativo.
Certamente la visione del matrimonio e della famiglia lasciataci in eredità da Giovanni Paolo II non prevale nel “mainstream” della cultura occidentale. Nel suo essere controcorrente il papa ha seguito però l’esempio di Cristo stesso. Quando Cristo cominciò il suo annunzio del vangelo del matrimonio e della famiglia andava contro la prassi universalmente accettata nel suo ambiente culturale. Anzi, quando Gesù parla dell’indissolubilità del matrimonio i farisei invocano l’autorità di Mosè che aveva permesso di dare alla donna l’atto di ripudio e di mandarla via (cf. Mt, 19, 3). Evidentemente Cristo non considerava una tale prassi come criterio ultimo e decisivo del suo insegnamento in merito, invitando i suoi discepoli a tornare al principio, cioè al disegno originale di Dio sull’uomo, sul matrimonio e sulla famiglia.
È realistico proporre questa visione ancora oggi, quando tanti matrimoni non resistono alla prova del tempo? Il vero aggiornamento di cui parla il Concilio Vaticano II non consiste nell’imitare o assimilare la mentalità che prevale in questo mondo, ma piuttosto nel proporre con una rinnovata forza il messaggio del Vangelo in tutta la sua radicalità.
Giovanni Paolo II diceva che la situazione di oggi non chiede di andare oltre il Vangelo, ma di tornare al Vangelo. Perciò possiamo assumere che il papa della famiglia ripeterebbe oggi le stesse parole con cui ha cominciato il suo pontificato: “Non abbiate paura”. Non abbiate paura di annunciare il vangelo della famiglia in tutta la sua portata, con tutte le sue esigenze, nella convinzione che ultimamente soltanto esso risponde alle più autentiche esigenze del cuore umano.
__________
Una curiosità. Nel suo articolo su "L'Osservatore Romano" del 23 luglio Rodrigo Guerra López qualifica Joseph Ratzinger non come "papa emerito" ma come "vescovo emerito di Roma".
RispondiElimina@ "Nella mia lettura del documento pontificio non ho trovato l'affermazione che si puo' dare l'Eucaristia alle coppie irregolari - ai divorziati risposati"
Darla loro, cosi' come si trovano, nello stato di peccato mortale. Un'affermazione del genere sarebbe stata accusata immediatamente e giustamente di eresia in senso formale. Il rilievo dell'Autore polacco mi sembra ingenuo. Il linguaggio fumoso nel quale si esprime il testo a proposito dello "accompagnamento" alle "coppie irregolari", accompagnamento che (caso per caso - siamo in realta' all'etica della situazione, condannata da Pio XII) puo' includere anche i Sacramenti (cioe' l'Eucaristia, senno' quali?), sembra costruito apposta per permettere un uso non ortodosso del Sacramento senza doverlo dire apertamente.
Se le condizioni per accedere al Sacramento sono rimaste le stesse di sempre per gli "irregolari" (pentimento e rinuncia ai rapporti sessuali, castita') perche' non dirlo apertamente? Anzi, una dichiarazione netta del Papa avrebbe tagliato la testa al toro, riaffermando la dottrina di sempre.
Quest'interpretazione e' confermata dai fatti. Risulta dalle cronache che i sacerdoti i quali gia' amministravano comunioni sacrileghe agli "irregolari" abbiano continuato a farlo, forti delle dichiarazioni papali. E il Papa e' intervenuto a condannare e proibire quest'abuso? No, in nessun modo. EVidentemente l'interpretazione (in rottura con la Tradizione) che questi sacerdoti danno delle sue parole, giustificando la loro prassi scorretta, a lui va bene.
Quanto alla critiche di Guerra al concetto di verita' aristotelico-tomistico, esse esprimono il soggettivismo tipico del pensiero contemporaneo al riguardo e poco assai valgono. Su quanto Giov. Paolo II sia rimasto fedele al suo (supposto) tomismo originario, ci sarebbe da discutere. Ma e' un argomento che non si puo' sviluppare qui e comunque al momento secondario.
A proposito di " accompagnamento " , di " discernimento " , che e' poi il nuovo vocabolario dei pastori della Chiesa , vorrei sottoporre alla vostra attenzione il documento del Prof.Guido Vignelli " Una rivoluzione pastorale, sei parole talismaniche nel dibattito sulla famiglia " recentemente pubblicato da “Tradizione Famiglia Proprietà” (Roma, 2016, pp. 96), con la prefazione di S. E. Mons. Athanasius Schneider ...il libro non e' in vendita ma e' consultabile qui :
RispondiEliminahttp://querculanus.blogspot.it/2016/07/a-proposito-di-discernimento.html
oppure direttamente qui :
http://www.youblisher.com/p/1471516-Una-Rivoluzione-pastorale/
Il documento del Prof.Vignelli " Una rivoluzione pastorale "e' stato trattato anche da Julio Loredo in una recente Catechesi su Radio Buon Consiglio . Si puo' ascoltare qui :
http://www.radiobuonconsiglio.it/catechesi-e-spiritualita/julio-loredo/
Sono d'accordo con il post precedente: il testo Una rivoluzione pastorale - Sei parole talismaniche ne di battito sinodale sulla famiglia, di Guido Vignelli, con la prefazione di Mons. Schneider, è un ottimo, sintetico libro sull'orribile, eretica rivoluzione in corso nell'ambito della morale matrimoniale e sessuale, e non solo.
RispondiEliminaBen scritto, ben documentato, di veloce lettura, svela il meccanismo attraverso il quale alcune parole (in particolare: pastorale, misericordia, ascolto, discernimento, accompagnamento, integrazione) sono diventate strumenti semantici di sovversione della Dottrina e di giustificazione del peccato.
Ottima iniziativa della TFP italiana.
Il testo è anche richiedibile, nella sua versione cartacea, a:
Tradizione Famiglia Proprietà, Viale Liegi 44, 00198 Roma, oppure scrivendo all'indirizzo email: info@atfp.it.
Il testo è interessante anche perché, in appendice, riporta una sintesi del saggio di Plinio Correa de Oliveira "Trasbordo ideologico inavvertito". In sostanza, come opportune azioni di ingegneria sociale possono cambiare le mentalità collettive. Un'interessante anticipazione, ben più articolata, della "Finestra di Overton"
Breve estratto di un libro di Wojtyla, "Osoba y czyn" ( Persona e azione 1969 )
RispondiEliminaTesi n° 15 - Dio non è un essere storico che collabora
con l’uomo - e l’uomo non collabora con Dio, ma agisce
solamente in collaborazione con altri uomini. La religione
non trae la sua origine dalla rivelazione divina,
ma è semplicemente frutto dell’immaginazione umana.
La religione cattolica non differisce dagli altri culti.
Tesi n° 16 - La Rivelazione divina è impossibile da dimostrare.
Tesi n° 17 - Il solo reale significato del Nuovo Testamento
si trova nelle spiegazioni di carattere filosofico.
Tesi n° 18 - Ciascun mistero divino è da considerarsi
come variazione o sfumatura di un sistema di puro
pensiero. Il cristianesimo dogmatico tradizionale è uno
di tali sistemi erronei.
Tesi n° 21 - Una comunità puramente umana, solidale e
universale; questa è la vera chiesa cristiana secondo il
significato del Vangelo, inteso in una maniera nuova,
del tutto contraria alla chiesa totalitaria esistente.
Tesi n° 22 - Sono i princìpi quali “il dialogo” e “il prossimo”
che conducono alla salvezza del cristianesimo,
non la rivelazione della creazione, la redenzione o il
giudizio universale.
Tesi n° 24 - La salvezza - l’autorealizzazione dell’umanità
- non ha natura eterna. Non porterà all’uomo
mortale nessuna resurrezione della carne. L’ingenua
speranza di una vita eterna - come la credenza nell’assunzione
e il ritorno del Signore nel Suo corpo - non
devono essere concepiti altro che simbolicamente.
Tesi n° 25 - Nell’altro mondo, dopo la morte, non saremo
ricompensati per le nostre buone azioni e nemmeno
puniti per i nostri peccati.
Tesi n° 27 - Moriranno anche coloro che vedranno realizzato
un mondo completamente umanizzato e, in questa
maniera, si compirà la loro salvezza.
Tesi n° 28 - Come può l’uomo crearsi l’anima con tanta
facilità? Perché egli non la crea dal nulla, ma dalla materia
esistente: l’anima animale, evoluta filogeneticamente,
che egli ha ricevuto dai suoi genitori, dai suoi
avi e dalle scimmie e che egli deve solo migliorare.
Tesi n° 32 - Non c’è motivo di preoccuparsi per le anime
dei bambini abortiti. Esse sono salve in quanto il
peccato originale non esiste.
Tesi n° 33 - Non c’è motivo di battezzare o di usare altre
forme tradizionali di incorporazione di non cristiani
o non credenti e nemmeno di convertire i seguaci di
altre religioni.
Tesi n° 35 - L’uomo è il Dio visibile. Vedere l’uomo è
vedere Dio.
Nel 1970, il libro del card. Wojtyla, “Persona e azione”,
venne discussa all’Università di Cracovia, e i professori
tomisti espressero le loro critiche contro quell’irriverente
miscuglio di tomismo e fenomenologia!
Probabilmente non verrà da voi pubblicato, ma la verità non si cancella.
Anonimo,
RispondiEliminaNon conosco il testo. Ma l'enunciazione delle singole 'Tesi' fa pensare ad un discorso che le sviluppi. E spererei che sia una sfilza di affermazioni anticristiane (prima che anticattoliche) poi confutate. O no?
Temo di no, ma non posso affermarlo con assoluta certezza. Posso segnalare l'articolo da cui è tratto, di don Luigi Villa su Chiesa viva n°430 sett.2010
RispondiElimina
RispondiEliminaTesi non tesi
Le "tesi" attribuite a GPII sembrano il riassunto di un argomento da lui piu' ampiamente trattato. Riassunto non letterale, nel senso che sembrano esprimere i concetti che si possono trarre dall'argomento originale. Impossibile che il futuro Papa si esprimesse alla lettera in quel modo, con affermazioni che contengono apertamente un numero impressionante di errori, di vere e proprie eresie. Bisognerebbe vedere il testo originale da cui sono tratte, ma e' in polacco, lingua poco accessibile. Don Luigi Villa conosceva il polacco? O ha tratto a sua volta le "tesi" da qualche articolo?
Il libro e' stato tradotto all'italiano e pubblicato per prima volta dalla Bompiani, edizione testo a fronte. In questo momento non sono a casa per confrontare le tesi. L'ho letto in italiano tanto tempo fa e in verita' le tesi non sono sviluppate nel modo descritto nel post di sopra in modo di estratto. E' infatti molto discutibile l'approccio del futuro Papa allo studio della persona, che il Tomismo tratta partendo della constitizione ontologica per poi passare al discorso degli atti della persona (operari sequitur esse). La tesi principale del libro e' un tentativo di studiare la persona partendo dagli atti o dalle azzioni per arrivare al centro. L'aspetto dinamico della persona. La tesi puo' sembrare ovvia per un tomista, ma la filosofia che la sorregge e' quella fenomenologica, (vedi Husserl, Edith Stein et alii) con cui si descrive l'agire del soggetto senza pronuciarsi ancora sul che cosa e'. Quando Wojtyla arriva a chiedersi che cosa e' dunque la persona, non fa altro che ripetere la risposta della filosofia scolastica, ma si vede che, al meno all'epoca, non era a casa propria, perche' si complica un po' con la spiegazione, si nota qualche confusione con il concetto di suppositum e resta comunque formalista. Nel libro si vede che conosce San Tommaso dai manuali. Mi rimetto al parere di un altro commentatore piu' esperto, ma quanto scritto sopra e' il mio parere sul libro Persona e atto. Le tesi dell'estratto sopra citato sono, mi sembra, conclusioni di cio' che e' descritto nel testo, le quali possono essere vere se restiamo nella fenomenologia in quanto tentativo di uscire dall'immanenza, ma che tuttavia rimane in essa. Comunque, bisognerebbe confrontare le tesi suaccennate con il testo polacco corrispondente, giacche' cosi' sembra arbitrario. Saluti a tutti i commentatori e alla sig.ra Guarini.
RispondiEliminaGrazie per il tuo contributo Epiphanio.
RispondiEliminaUn caro saluto anche a te.
RispondiElimina@ ancora sulle "tesi" di GPII
Resta ancora non chiarito se le "tesi" sono un "commento" di Woytila stesso o di chi ha estratto in una serie di tesi il contenuto del suo libro. Questo non vuol dire che i concetti espressi nelle tesi siano falsi. Per accertarne la veridicita' bisognerebbe fare un confronto con il testo originale. Sembra comunque che le "tesi" non siano del futuro Papa. Di chi, allora? C'e' un curatore del volume, che sia l'autore delle "tesi"? O le "tesi" sono di Epiphanio? O di don Villa? Si vuol solo esser ben certi delle fonti.
Ancora da Avvenire 7.8.2016
RispondiEliminahttps://twitter.com/giatav/status/762740428877795328
http://thewandererpress.com/catholic/news/breaking/professor-josef-seifert-now-presents-detailed-critique-of-amoris-laetitia-and-calls-upon-pope-francis-to-rescind-its-heretical-statements/
RispondiEliminaSu AL c'e' un tale tourbillon che non mi raccapezzo piu'.
RispondiEliminaQuesti due interpreti di AL li abbiamo gia' considerati ?
http://sinodo2015.lanuovabq.it/due-influenti-riviste-italiane-interpretano-amoris-laetitia/
Risponderanno mai ai 45 studiosi e filosofi ? La pubblicazione critica non e' dei primi di Luglio 2016 ?
“È nostra speranza che chiedendo ......"