Il regime laico di Kemal Ataturk, che cercava di rendere la Turchia più europea e meno asiatica, 80 anni fa decise che Santa Sofia sarebbe stata un luogo neutrale da un punto di vista religiosa. La splendida basilica bizantina, trasformata in moschea dopo la conquista di Costantinopoli divenne un museo.
Nei giorni scorsi il governo turco dell’islamista Recep Tayip Erdogan ha stabilito che Santa Sofia avrà un imam permanente. Già all’inizio dell’anno il governo aveva annunciato che il richiamo alla preghiera sarebbe stato intonato due volte al giorno dal minareto che i turchi si affrettarono a costruire dopo la conquista, per fissare in maniera tangibile e visibile che l’islam è superiore al cristianesimo.
Adesso, con questa nuova misura, l’appello alla preghiera verrà lanciato cinque volte al giorno; e la presenza di un imam farà sì che Santa Sofia possa funzionare come qualsiasi altra moschea del Paese.
Non è un bel segnale, per la Turchia laica e democratica, e per le minoranze religiose. Mentre è un segnale agghiacciante la decapitazione della guida politica legale curda nel Paese. E’ un’operazione che ha fatto passare un brivido lungo la schiena di chi ricorda che cosa è successo dal 1915 in poi in Turchia: il genocidio armeno, il primo del secolo dei genocidi. Che ebbe inizio, il 24 aprile 1915, proprio con l’arresto degli esponenti politici e parlamentari armeni. E si chiuse con lo sterminio di un milione e mezzo di persone.
Non a caso il Consiglio per la comunità armena di Roma “Apprende con sgomento la notizia della retata notturna che ha azzerato la classe dirigente del partito curdo Hdp e portato all’arresto di deputati e dirigenti. Esprime preoccupazione per l’ennesima azione autoritaria del governo turco che sta portando la Turchia sull’orlo della dittatura”.
Ricorda il Consiglio che “La repressione nottetempo della leadership curda ricorda molto da vicino quella a danno della comunità armena di Costantinopoli che …il 24 aprile 1915 diede inizio alla campagna genocidaria del governo ottomano. Il Consiglio esprime solidarietà alla comunità curda in Italia e rinnova la sua vicinanza a quella componente democratica della società turca che non condivide quanto sta accadendo nel proprio Paese”. Per un’atroce ironia della storia, bisogna ricordare che nel 1915 i curdi furono usati dal governo turco per sterminare gli armeni, fatto di cui la comunità curda ha fatto ammenda in passato, riconoscendo quelle responsabilità storiche.
La Turchia NON è sull'ORLO di una dittatura, la Turchia E' una dittatura.
RispondiEliminaSe Putin avesse fatto solo il 10% di quello che Erdogan sta facedno da sei mesi in qua, si sarebbe già scatenata la III Guerra mondiale "giusta" contro di,ui. Ma Erdogan è nella NATO, e mussulmano, fa affari con gli amici, aiuta l'invasione europea. quindi...
"Non è un bel segnale, per la Turchia laica e democratica,"
RispondiEliminaLaica e democratica!?!
La Turchia è una dittatura, quando alla sua sedicente laicità, se ufficialmente lo è i fatti mostrano quanto il governo sia in realtà un regime autoritario pro-islamista, del resto c`è un dibattito interno sulla revisione della Costituzione per darle una base religiosa.
Come si può dar credito ad un uomo, Erdogan, che prima di diventare presidente aveva affermato che non si può essere musulmano e laico?
Nella Reggia di Topkapi, antica dimora dei Sultani ora adibita a museo, sono conservate le "reliquie" di Maometto. Esse sono esposte al pubblico ed ai turisti, per il loro interesse storico ed artistico: alcune sono conservate in cofanetti preziosi, altre in teche tempestate di pietre.
RispondiEliminaOrbene, all'interno della sala principale della zona delle reliquie siede ininterrottamente un imam, che recita ad alta voce preghiere e passi del corano con cui riparare al passaggio dei turisti infedeli, che viene considerato una sorta di "profanazione".
Immaginiamo se, nei Musei Vaticani, o in uno dei tanti musei in cui sono conservati reliquiari e suppellettili cattoliche, avvenisse lo stesso: un sacerdote in abito corale che recita l'Ufficio Divino per riparare alla profanazione dei non cristiani, per il semplice passaggio davanti ad una vetrina o ad una teca... I benpensanti griderebbero allo scandalo, alla violazione dei diritti umani, al fanatismo. Anche se si trattasse della Reliquia della Croce, e non della barba del profeta o di un'impronta del suo piede.
Eppure in Turchia - paese considerato "laico" - per entrare in una moschea ci si deve togliere le scarpe, e lo si può fare solo negli orari in cui non viene recitata la preghiera. Le pochissime chiese cattoliche (la maggior parte è stata demolita o convertita in moschea) sono dissimulate dietro mura che ne nascondono la facciata, né è permesso erigere campanili ed ancor meno croci o simboli cristiani. I sacerdoti non possono vestire l'abito talare. Le campane non possono suonare per chiamare i fedeli alla Messa.
Ma all'ora della preghiera islamica, un coro impressionante di voci, amplificato da altoparlanti e moltiplicato per tutti i minareti della città, intona con solennità le prime sure del corano. Un effetto impressionante, un frastuono che porta nelle vie e nelle piazze un senso di sacralità che, pur essendo alieno all'orecchio degli infedeli, lascia effettivamente affascinati. Pensate cosa accadrebbe se, dall'alba al tramonto, nelle città cristiane le campane ed i canti coprissero il frastuono del traffico, le voci dei passanti, le grida dei mercati...
Eppure la Turchia è uno stato laico e apertamente massonico, come massone era Ataturk, del quale si vede l'effigie non solo nei monumenti, ma anche nei negozi e nelle botteghe, come da noi un tempo si vedeva l'immagine della Madonna o di Sant'Antonio Abate.
L'intolleranza islamica è norma, in quel paese. E lo è ancor di più in paesi mussulmani, anche in quelli considerati "moderni" come gli Emirati Arabi. Qui da noi, dove teoricamente siamo a casa nostra e dove lo straniero dovrebbe comportarsi con rispetto e considerarsi un ospite, i podestà dei paesi vietano per ragioni di quiete pubblica il suono delle campane, ed iniziano a udirsi le voci dei muezzin che intonano il loro canto. Nuove moschee sorgono nelle città e nelle periferie, mentre le chiese sono deserte anche la domenica. E la cosiddetta "skyline" di nazioni un tempo cristiane, riconoscibile per campanili e cupole, cede silenziosamente ai minareti.
Bergoglio, dinanzi a questa invasione, tace. Anzi, ne è fautore egli stesso, in nome del dialogo conciliare ed ecumenico.
Aridatece San Pio V.
Un vecchio proverbio dice: "Cose turche"! per indicare qualcosa di veramente incredibile, inammissibile o empio.
RispondiEliminaEbbene ormai anche in San Pietro (non è la prima profanazione, ma non è da sottovalutare)...
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/11/07/news/intervista_musulmano_chierichetto_papa-151546408/
Letto adesso su Avvenire.
RispondiEliminaDurante l'audizione di oggi alla Camera (a fianco della Boldrini)
Galantino:
""Chi dice che «non bisogna dare i soldi ai rifugiati perché servono agli italiani o, che bisogna togliere gli stranieri dagli alberghi perché ci sono i terremotati» fa aumentare il clima di razzismo.""
http://www.news.va/it/news/francesco-riceve-bonino-al-centro-il-tema-dei-migr
RispondiEliminaMa lui, Galantino, personalmente, che fa cogli immigrati clandestini ? ne ospita a casa sua? ne ospita nel suo uffiico di rappresentanza? ne ospita a casa di parenti prossimi e di amici stretti ? a quanti ha trovato un lavoro ed una casa? quanti ne fa studiare ?
RispondiEliminaCHE. I mostri fatti e non continui a sproloquiare.
Siamo razzisti ?Ebbene si, siamo razzisti. Non vogliamo sparire dalla faccia della nostra terra. Sarebbe un suicidio, peccato condannato, almeno un tempo, dalla Chiesa.
Inutile dire che sono furente...
RispondiEliminahttp://traditioliturgica.blogspot.it/2016/11/iconoclastia-liturgica.html
Dal link di Traditio Liturgica:
RispondiElimina... è stato permesso che un adulto di fede mussulmana potesse servire come accolito alla Messa celebrata dal papa. Ovviamente quest'ultimo è stato ben felice di tale "novità".
Faccio presente che papa Francesco ha già voluto nella liturgia cristiana persone non cristiane, particolarmente lungo la lavanda dei piedi del Giovedì della Settimana Santa.
Già allora notavo in questo gesto qualcosa di scandaloso poiché cozzava contro i significati simbolici di cui la liturgia dovrebbe offrire coerente mostra.
Il recente fatto oltre a rinforzare questa mia impressione, la conferma: ci poniamo dinnanzi a fatti che un tempo sarebbero parsi inauditi e ciò è possibile solo perché un certo indifferentismo è oramai penetrato nelle file del clero.
Se un non cristiano calpesta il santuario e accede all'altare (che simboleggia Cristo) significa che tra lui e i cristiani non esiste più alcuna reale differenza. Poco importa che il fatto sia isolato, non abbia grande eco, sia raro. Basta determinarlo una volta sola e imprime con forza il suo significato iconoclasta. Sì, si tratta effettivamente di iconoclasmo, ma di un iconoclasmo relativo al simbolo, ai significati più profondi del Cristianesimo. Il modo in cui è voluto ed è praticato ci mostra che siamo circondati da gente il cui stato spirituale è peggiore di quello degli antichi eretici. Almeno loro in qualcosa credevano e, nel loro modo di agire, erano selettivi. Qui è rotto tutto, siamo in piena empietà, e speriamo che ne tengano conto tutti quelli che hanno conservato almeno qualche riferimento tradizionale se non altro per non nutrire inutili illusioni in chi fede non ha ...