Non c’è nessuna continuità tra le idee di Giovanni Paolo II e la confusione attuale. In tanti pastori, oggi regna la diplomazia politicante anziché la pastorale evangelica. Chi vive secondo la logica della verità, del Padre e delle differenze, è criticato, ridicolizzato, minacciato. Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner, scrivendo a Francesco, hanno fatto ciò che era necessario La fede è minacciata dalle suggestioni moderne. Serve la parola di Pietro
Ciò che sta accadendo negli ultimi tempi sia nella Chiesa sia nella società mi fa sempre di più pensare a Gedeone. Come lui e il popolo d’Israele furono assaliti dai Madianiti e ridotti “in grande miseria” (Gdc 6,6), anche noi siamo a nostra volta astutamente assaliti dai Madianiti postmoderni, la cui inesorabile praxis ci getta nel caos d’una “selva oscura”, nella quale non è solo difficile ma anche pericoloso cercare “la diritta via” che è stata “smarrita” (Dante). Spesso mi rivolgo ai miei amici con le parole di Gedeone: “Signor mio, se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato?” (Gdc 6,13). Per salvarci dall’angoscia, assieme a loro lancio questa domanda al cielo e aspetto la risposta. Spero che possa giungerci. Quando? Nel tempo prescelto, che è il migliore per noi tutti. Aspettare il tempo prescelto da Dio esige però una grande fede e una grande speranza che ci danno la certezza d’una grazia sovrabbondante nei tempi difficili e pericolosi in cui è la paura a servire agli uomini da punto di riferimento. Ho seguito con grande preoccupazione ciò che si è svolto in rapporto alla Lettera indirizzata a Papa Francesco dai quattro cardinali, Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner.
Condivido questa preoccupazione con tanti miei amici che adesso cercano di amare ancor più Cristo e la Sua Chiesa e che sono pronti a sacrificare tutto, solo che Dio salvi la Chiesa dallo scompiglio intellettuale e morale suscitato da una mentalità postmoderna che subdola s’insinua nelle menti di tanti nostri pastori. Vedo la Lettera dei quattro cardinali come una normale, a volte necessaria, filiale domanda rivolta al Papa perché la sua parola petrina – spiegando ciò che non è chiaro per i fedeli – dilegui i loro dubbi evitando che dissolvano la fede e l’amore senza i quali nessuna famiglia può reggere. Non regge soprattutto quella famiglia che si chiama Chiesa. In altri termini, i quattro Cardinali hanno chiesto al Papa di rafforzare i fratelli nella fede sempre più minacciata dalle suggestioni moderne, cui a parere di molti fedeli l’esortazione post-sinodale Amoris laetitia non si è opposta in modo chiaro e fermo. Una famiglia in cui non fosse possibile tale comportamento dei figli verso il padre, sarebbe non famiglia ma piuttosto una collettività costruita sulla base della dialettica hegeliano-marxista servo-padrone, dove il padrone ha paura del servo che a sua volta ha paura del padrone. Di conseguenza, principio della coesistenza sociale non sarebbe l’amore e la libertà, ma il conflitto e la schiavitù. Ho vissuto più di quarant’anni in un paese dialetticamente amministrato e non c’è da meravigliarsi se ne sono allergico. Ciò mi permette di vedere meglio i pericoli micidiali ai quali il mondo occidentale è esposto o, meglio, si espone sponte sua.
La sollecitudine dei quattro cardinali riguarda qualsiasi dubbio possa intaccare il sacramento del matrimonio e la famiglia che in esso prende vita. I potenti della postmodernità, ben sapendo che senza togliere di mezzo quest’ostacolo, cioè la vita sacramentale della Chiesa, non riusciranno mai a impadronirsi del mondo, colpiscono i sacramenti nei quali la Chiesa di Cristo nasce e si sviluppa. Colpiscono perciò il sacramento del matrimonio e la famiglia che in esso nasce, colpiscono gli altri sacramenti a esso organicamente legati, i sacramenti cioè della penitenza e dell’eucaristia. Di conseguenza anche il sacramento del sacerdozio, poiché una volta distrutti quelli il sacerdozio non serve a niente. La cura dei quattro cardinali è lungimirante. Essi difendono l’uomo. Le loro domande, i “dubbi”, sono giustificate e perfettamente articolate. Ne irradia l’amore della Verità che è la Vita e la Via della Chiesa e dell’uomo. Ne irradia l’amore per Cristo. La loro Lettera è atto della testimonianza che la Chiesa deve continuamente dare alla Verità che è Cristo senza deformarla con mezze verità e con riserve troppo umane (“ma”, “però”, “solo che in questo caso” e così via). Tanti uomini sperano che sia dato anche a loro di ricevere la risposta di Pietro. Ci sono tanti che desiderano uscire dall’incertezza della situazione in cui vivono, aiutati però dalla fiamma della verità e non dalla fioca luce della compassione offerta dai pastori. Non li potrà aiutare la parola di alcun altro, soprattutto la parola di un qualche laico (nemmeno se fosse un “esperto” del pensiero del Papa), a liberarsi dai turbamenti morali. Il laico che si provasse a farlo commetterebbe peccato d’arroganza e di vana presuntuosità. Dobbiamo aspettare la parola di Pietro. Solo lui ha ricevuto da Cristo il comando di confermare i fratelli nella fede. Un giorno udremo da lui la parola attesa. La presenza di Pietro nella Chiesa non cesserà mai di essere attuazione delle parole rivolte da Cristo a Pietro prima che Lo tradisse: “E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).
Non c’è nessuna continuità tra le idee di Giovanni Paolo II e la confusione attuale. In tanti pastori, oggi regna la diplomazia politicante anziché la pastorale evangelica. Chi vive secondo la logica della verità, del Padre e delle differenze, è criticato, ridicolizzato, minacciato.
Detto questo, non posso nascondere di essere stato gravemente ferito come cristiano dalle parole totalmente anticristiane gettate da un vescovo (per pietà ne passo il nome sotto silenzio) sul capo dei quattro Cardinali che, secondo lui, hanno commesso “gravissimo peccato”, “peccato di eresia”, “peccato dello scandalo”. E applica a loro la stessa condanna di Gesù: “E’ meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare”. Questi quattro cardinali, sempre secondo questo vescovo, non dovrebbero “fare uso del titolo di ‘cardinale’”. Il mio sconcerto m’impedisce qualsiasi commento. Soltanto ricorderò a questo vescovo un adagio cinese: “Prima di dire qualcosa, bisogna contare fino a dieci, talvolta fino a cento”. Tutto è grazia di Dio. Perciò la speranza, la fede e l’amore sempre scaturiscono dal cuore dell’uomo. Ma anche ciò che accade nel suo cuore è grazia. In virtù di questa grazia l’uomo può conoscere meglio se stesso e gli altri ai quali si unisce. Così, dentro l’inquietudine provocata dall’incertezza che turba i fedeli, la preoccupazione per il futuro temporale della società e della Chiesa cede pian piano il posto all’affidamento alla Persona di Cristo, la cui conoscenza unisce l’uomo alla vittoria da Lui riportata sulla croce e promessa a tutti.
Vedo che molti, cercando di uscire dalla confusione, entrano più profondamente nel “centro dell’universo e della storia” (Redemptor hominis, 1), entrano cioè in comunione con Cristo. Alla luce che promana da Lui e illumina la loro coscienza morale, cercano di aderire più fortemente ai sacramenti della penitenza, dell’eucaristia, del matrimonio e del sacerdozio che sono messi in questione dalla modernità in modo assai subdolo ed efficace. Il colpo inferto a un sacramento danneggia tutti gli altri. Lo stesso accade con i comandamenti del Decalogo. E’ probabile che in questa confusione alcuni si allontanino dalla Chiesa, a quanti tuttavia rimarranno sarà data la vittoria ad-veniente dall’eternità e non dal tempo. Non è l’uomo, ma è Cristo, presente nel Vangelo, nell’eucaristia, nel confessionale, nella fede della Chiesa, a sapere chi sia l’uomo stesso. Cristo non deve chiedere a nessuno chi sia l’uomo. Cristo lo conosce perfettamente, poiché è in Lui, nel Figlio, che il Padre lo sta creando fino a oggi. Per questo nessuno può sentirsi autorizzato a precedere Cristo sulla via verso il Golgota, dove si compie la nostra salvezza.
La compassione che muove Pietro a tentare di convincere Cristo a uscirne e prendere un’altra via, fa cadere sulla sua testa una veemente condanna: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16, 23). Coprire con la nostra compassionevole ignoranza la verità sull’uomo rivelata in Cristo significa laicizzarla – questo sì che è “peccato grave”, “peccato di eresia”, “peccato dello scandalo”! Pensare nella verità significa cercarla, ponendo domande a chi spetta dare la risposta. Stiano ben lungi da questo dialogo tutti coloro ai quali bastano le opinioni e la compassione che esse inducono e ai quali dà fastidio la chiarezza. Ben lungi stiano dagli uomini che desiderano vivere nella chiarezza della Verità coloro che, avendo laicizzato la giustizia e la misericordia che sono un tutt’uno in questa Verità, non sono d’accordo con Cristo, quando Egli dice: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5, 37).
Se una persona uscisse dal confessionale con “il di più”, rimarrebbe con “il maligno”. Chi sarebbe allora responsabile di questa tragedia? Proprio per evitarla, i quattro cardinali hanno fatto ciò che era necessario. Non dimentichiamo che quando uno entra in chiesa, come dice Chesterton, si toglie il cappello e non la testa. Il maligno che governa il mondo postmoderno vuole che facciamo proprio il contrario. Ci offre a buon prezzo grandi cappelli per coprire la mancanza vergognosa di ciò che permette all’uomo di guardare in su, verso ciò che lo eleva alle altezze divine.
* Docente ordinario di Antropologia filosofica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia di Roma, è stato allievo di Karol Wojtyla all’Università di Lublino, diventandone poi consigliere.
La fede é minacciata dalle suggestioni moderne, dice l articolista...serve Pietro. No. No. La fede é minacciata dalle parole al vento che da tre anni colui che siede sul trono di Pietro e che la maggioranza dei cattolici riconoscono come loro Papa, sparge senza mostrare segni di ravvedimento. No la minaccia piú grande alla nostra fede non viene da fuori la chiesa, ma da dentro la chiesa e dai posti piú alti.
RispondiEliminaChe bello questo articolo!
RispondiEliminaMentre il credente esprime la propria meraviglia davanti alla gloria di Dio manifestata in modo totalmente altro rispetto alle nostre misure (la meraviglia si presenta, ma non si spiega;si mostra ma, non si dimostra), non può esimersi dallo stupirsi di fronte a ciò che la contraddice. Lo stupore differisce dalla meraviglia, perché origina da ciò che possiamo misurare, stupendo però con un prodotto inatteso.
Il sacramento (o il comandamento), rivelazioni di Dio e meraviglia per l'uomo, vengono ricondotti alle misure di un uomo che finisce per stupire se stesso per la capacità di contraddirne l'essenza nel momento in cui presume di sé una natura (divina) non sua.
E' così che chi dovrebbe confermare nella fede, tace sulla fede per parlare soltanto di ciò che è sociologia, psicologia, antropologia... mondo. E per non farsi mancare nulla degli schemi del mondo ricorre con determinazione agli schemi delle dialettiche materialiste, che non appartengono alla famiglia, ma alla collettività.
Usando parole prese a prestito dal linguaggio della meraviglia, ma fermandosi all'emozione dello stupore, all'illusionismo che stupisce, all'alienazione dello stupefacente e persino alla stupidità necessaria per accontentarsi di questo...
Si vuole affondare la sacramentalità, bombardando i comandamenti come nemici della libertà. Si vuole imprigionare la verità, condannata per aver sfidato le mode.
Si vuole negare l'indispensabilità della via crucis della redenzione, tacciata d'essere inadatta alla fratellanza, vestendo tutto questo con gli abiti magisteriali propri di Pietro. Accadde già ai tempi di Gesù, che si espresse così: "Vade retro, tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Laicizzare la verità è uno scandalo.
I dubia prevedono una risposta semplice: SI o NO.
E' l'unità di misura della chiarezza.
Infatti il di più viene dal maligno... Di lì il Vade retro... per i troppo contorti.
Il mio commento all'articolo di FIlippi su il Giornale:
RispondiEliminahttp://opportuneimportune.blogspot.it/2016/12/tra-guerra-santa-e-caccia-alle-streghe.html
"Non c’è nessuna continuità tra le idee di Giovanni Paolo II e la confusione attuale", afferma il prof. Grygiel.
RispondiEliminaIn campo morale, ciò è indubbio.
Ma la contraddizione tra il 'bergoglianesimo', di cui è espressione anche l'Amoris laetitia, ed il magistero in campo morale di Giovanni Paolo II è solo una conseguenza - l'ultima, per ora - della contraddizione in cui Paolo VI fece precipitare l'autorità della Chiesa promulgando le pessime 'nuove dottrine' del Vaticano II, dottrine in antitesi con il precedente e costante Magistero ecclesiale in campo dogmatico.
Come ricordava infatti Mons. Marcel Lefebvre, da allora l'autorità della Chiesa venne posta “in una situazione di incoerenza e di contraddizione permanente”, cosicché, continuava il Presule francese, “fino a quando questo equivoco non sarà chiarito, i disastri si moltiplicheranno in seno alla Chiesa”.
Più che profetico, direi logico. Ed oggi lo vediamo meglio.
Ecco le parole di Mons. Lefebvre nel suo libro (una raccolta di conferenze) 'Il colpo da maestro di Satana':
“Satana ha inventato delle parole chiave che hanno permesso la penetrazione nel Concilio degli errori moderni e modernisti: la libertà si è introdotta per mezzo della libertà religiosa o delle religioni; l'uguaglianza per mezzo della collegialità, che introduce i principi dell'egualitarismo democratico nella Chiesa e, infine, la fraternità per mezzo dell’ecumenismo, che abbraccia tutte le eresie, tutti gli errori e tende la mano a tutti i nemici della Chiesa. Il colpo da maestro di Satana sarà dunque la diffusione dei principi rivoluzionari, introdotti nella Chiesa dall’autorità della Chiesa stessa, ponendo questa autorità in una situazione di incoerenza e di contraddizione permanente.
Fino a quando questo equivoco non sarà chiarito, i disastri si moltiplicheranno in seno alla Chiesa.
Diventata equivoca la liturgia, altrettanto avviene per il sacerdozio e per il catechismo: la Fede, che non può reggere che sulla Verità, si sgretola.”
E la morale segue a ruota.
http://www.scuolaecclesiamater.org/2016/12/i-cardinali-nella-chiesa-hanno-diritti.html
RispondiEliminaClamoroso! Le risposte di Bergoglio sono state intercettate!
RispondiEliminahttp://www.radiospada.org/2016/12/dubia-intercettata-la-risposta-di-bergoglio/
Discepolo
Mi si consenta un fuori argomento: si avvicina Natale, è tempo di regali, è tempo di libri. Vediamo che siano libri "nostri". Ecco tre consigli:
RispondiEliminaMaria Caterina Camici, Franco Cardini, Attilio Mordini, Il maestro dei segni, Il Cerchio Iniziative editoriali.
Attilio Mordini è stato uno dei più straordinari autori cattolici tradizionalisti del secondo '900 italiano. Volontario nella R.S.I., terziario francescano, collaboratore della rivista L'Ultima (che profeticamente fu l'ultima grande rivista della tradizione intellettuale fiorentina), fu autore di numerosi testi destinati a illuminare la Tradizione alla luce della Verità cristiana. Due suoi allievi, Maria Camici e il bravo Franco Cardini, ne illuminano la storia, le opere, la virtù. Grazie anche all'amico editore Franco Morganti, che oltre a pubblicare l'opera, ne ha scritto una bella prefazione;
Emilio del Bel Belluz, Don Emilio e la Falange Libanese, Novantico editrice.
Un bel racconto/saggio dedicato, nella sua prima parte, alla lotta dell'eroica Falange Libanese cattolica contro i musulmani per la difesa del Libano cristiano e nella seconda e nella terza a un intrigante raccolta di commenti dell'autore a intellettuali o a figure esemplari, vere o romanzate. Un libro assai gradevole, che però fa riflettere;
Alfio Caruso, Con l'Italia mai - La storia mai raccontata dei Mille del Papa, Longanesi.
La narrazione di coloro che, mossi soltanto dell'Ideale e dalla Fede, tra il 1860 e il 1870, impugnarono le armi per difendere Pio IX. Lasciamo opportunamente la parola al risvolto di copertina: "Erano principi, conti, marchesi, duchi, baroni. Provenivano dalla Francia e dall'Austria, dalla Germania e dalla Spagna (...) C'erano gli irlandesi giunti a Roma in odio all'Inghilterra protestante. (...) A loro si unirono tanti emiliani, toscani, marchigiani, laziali cementati da un odio profondo per l'unità d'Italia...". Un bel libro di revisionismo storico, intelligente, documentato e appassionato.
Leggiamo, leggiamo, leggiamo, cari amici cattolici della Tradizione. Acquistiamo libri della Destra Cattolica, abboniamoci a riviste cattolico-tradizionaliste (ci sono, ci sono).
Diceva qualcuno: una casa senza biblioteca è come una fortezza senz'armi.
E' un atto di contro-rivoluzione, come non acquistare prodotti di aziende che fanno propaganda omosessualista o filo-immigrazionista. La resistenza è possibile. La vittoria della Rivoluzione non è ineluttabile.
OT. Secondo voi i preti e i vescovi che permettono ai divorziati risposati e conviventi more uxorio di profanare due sacramenti, confessione ed Eucaristia, a loro volta fanno a se stessi sconti e saldi in materia morale? Cioè non vivono castamente ne' sobriamente ne' in obbedienza? Il lassista credo che sia il primo ad essere lasso con se stesso. Posso sbagliarmi. Voi cosa ne pensate?
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RispondiElimina# Letture antiitaliane e odio per l'Italia (unita o non)
Gli irlandesi vennero a Roma ad aiutare Pio IX non per odio contro l'Inghilterra (che nella fattispecie non c'entrava) ma soprattutto per gratitudine, dato che Pio IX li aveva aiutati, anche con cospicue offerte in denaro, alcuni anni prima, quando subirono una gravissima carestia (The Great Famine) che li falcidio', costringendoli ad emigrare in massa in America.
Non so se i volontari che andarono a combattere per Pio IX (ma perche' il Papa non era piu' capace, da secoli, di avere un esercito suo degno di questo nome?) fossero animati dall'odio per "l'unita' d'Italia". Piu' che di odio si trattava, credo, del desiderio di soccorrere il Papa. Se c'era l'odio, era per l'unita' d'Italia o per l'Italia, per l'idea stessa d'Italia come realta' spirituale, storica, politica, unita o meno che fosse in un solo Stato? Per gli stranieri che andarono a combattere con Pio IX l'avversione per l'Italia in quanto tale c'era sicuramente. Essi (in gran parte monarchici francesi e franco-belgi) consideravano il potere temporale del Papa una dipendenza della monarchia francese, che spettava alla Francia difendere, mantenendo ovviamente, a giustificazione di questa difesa, l'Italia sempre divisa e disunita (altrimenti, come avrebbe potuto esser l'Italia terreno di caccia, da secoli, per loro, per gli austriaci etc.?)
Quelli che oggi continuano nella polemica, sempre piu' virulenta, contro l'Italia unita, detestano evidentemente gli altri italiani e non vorrebbero viverci assieme. E quindi sono loro di sicuro a odiare l'Italia, gia' come idea. Historicus
La mia risposta è sì. I preti e i vescovi che per un qualsiasi grave peccato, compreso quello dei divorziati risposati e conviventi more uxorio, permettono la profanazione dell'Eucaristia sono solamente degli avventurieri.
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