Riceviamo e diffondiamo un Appello a tutti i cattolici pubblicato di seguito. Perché preghino affinché papa Francesco confermi la prassi immutabile della Chiesa riguardo alla verità dell’indissolubilità del matrimonio e revochi in modo inequivoco gli orientamenti pastorali già introdotti in alcune chiese particolari – ultima quella di Malta – che permettono a persone che vivono un secondo matrimonio di ricevere l’eucarestia, mentre il primo è ancora valido per la Chiesa.
L’appello - pubblicato e diffuso in sette lingue: francese, inglese, italiano, polacco, portoghese, spagnolo e tedesco - è firmato da tre vescovi : Tomash Peta, Arcivescovo Metropolita dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana; Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda e Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana.
Esso rappresenta anche - a sostegno ed edificazione dei fedeli - una chiara e articolata riaffermazione dell'insegnamento costante della Chiesa riguardo ai punti divenuti controversi per effetto dell'Esortazione post-sinodale chiamata in causa.
Da sottolineare che, oggi, anche il vescovo titolare del ramo americano dell'Ordinariato degli ex Anglicani, Steven Lopes, conferma la dottrina cattolica [qui].
L’appello - pubblicato e diffuso in sette lingue: francese, inglese, italiano, polacco, portoghese, spagnolo e tedesco - è firmato da tre vescovi : Tomash Peta, Arcivescovo Metropolita dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana; Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda e Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana.
Esso rappresenta anche - a sostegno ed edificazione dei fedeli - una chiara e articolata riaffermazione dell'insegnamento costante della Chiesa riguardo ai punti divenuti controversi per effetto dell'Esortazione post-sinodale chiamata in causa.
Da sottolineare che, oggi, anche il vescovo titolare del ramo americano dell'Ordinariato degli ex Anglicani, Steven Lopes, conferma la dottrina cattolica [qui].
Appello alla preghiera: perché Papa Francesco
confermi la prassi immutabile della Chiesa
riguardo alla verità dell’indissolubilità del matrimonio
confermi la prassi immutabile della Chiesa
riguardo alla verità dell’indissolubilità del matrimonio
Dopo la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia in alcune chiese particolari sono state pubblicate norme applicative e interpretazioni, secondo le quali i divorziati che hanno contratto un matrimonio civilmente con un nuovo partner, nonostante il vincolo sacramentale che continua a legarli ai loro legittimi coniugi, possono essere ammessi ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia senza adempiere il dovere Divinamente stabilito di interrompere la violazione del loro vincolo matrimoniale sacramentale.
La convivenza more uxorio con una persona che non è il legittimo coniuge, rappresenta allo stesso tempo un’offesa all’Alleanza della salvezza, di cui il Matrimonio sacramentale è segno (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2384), e un’offesa al carattere nuziale del mistero eucaristico stesso. Papa Benedetto XVI ha rilevato una tale correlazione: “L’Eucaristia corrobora in modo inesauribile l’unità e l’amore indissolubili di ogni Matrimonio cristiano. In esso, in forza del sacramento, il vincolo coniugale è intrinsecamente connesso all’unità eucaristica tra Cristo sposo e la Chiesa sposa (cfr. Ef 5,31-32)” (Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, 27).
Pastori della Chiesa che tollerano o persino autorizzano – sia pure in casi singoli o eccezionali – i divorziati cosiddetti “risposati” a ricevere il sacramento dell’Eucaristia, senza che essi abbiano la “veste nuziale”, prescritta da Dio stesso nella Sacra Scrittura (cfr. Mt 22, 11 e 1 Cor 11, 28-29) in vista di una degna partecipazione alla cena nuziale eucaristica, collaborano in tal modo ad una continua offesa al vincolo del sacramento del matrimonio, al vincolo nuziale tra Cristo e la Chiesa e al vincolo nuziale tra Cristo e l’anima che riceve il Suo Corpo eucaristico.
Diverse chiese particolari hanno emanato o raccomandato orientamenti pastorali con tale o simile formulazione: “Se la scelta di vivere in continenza è difficile da praticare per la stabilità della coppia, non si esclude la possibilità di accedere alla Penitenza e all’Eucarestia. Ciò significa una qualche apertura, come nel caso in cui vi è la certezza morale che il primo matrimonio era nullo, ma non ci sono le prove per dimostrarlo in sede giudiziaria. Non può essere altri che il confessore, ad un certo punto, nella sua coscienza, dopo tanta riflessione e preghiera, a doversi assumere la responsabilità davanti a Dio e al penitente e a chiedere che l’accesso ai sacramenti avvenga in maniera riservata”.
I menzionati orientamenti pastorali contraddicono l’universale tradizione della Chiesa cattolica, la quale per mezzo dell’ininterrotto ministero Petrino dei Sommi Pontefici è stata sempre custodita fedelmente e senza ombra di dubbio o di ambiguità sia nella dottrina sia nella prassi per ciò che riguarda la verità dell’indissolubilità del matrimonio.
Le summenzionate norme ed orientamenti pastorali contraddicono inoltre nella prassi le seguenti verità e dottrine che la Chiesa cattolica ha insegnato ininterrottamente ed in modo sicuro.
L’osservanza dei Dieci Comandamenti di Dio, ed in particolare del Sesto Comandamento, obbligano ogni persona umana senza eccezione sempre e in qualsiasi situazione. In questa materia non si possono ammettere casi o situazioni eccezionali né parlare di un “ideale più pieno”. San Tommaso d’Aquino dice: “I precetti del decalogo racchiudono l’intenzione stessa del legislatore, cioè di Dio. Quindi i precetti del decalogo non ammettono alcuna dispensa” (Summa theol., 1-2, q. 100, a. 8c).
Le esigenze morali e pratiche, derivanti dall’osservanza dei Dieci Comandamenti di Dio e in particolare dell’indissolubilità del matrimonio, non sono semplici norme o leggi positive della Chiesa, ma l’espressione della santa volontà di Dio. Conseguentemente non si può parlare a questo proposito del primato della persona sulla norma o sulla legge, ma si deve invece parlare del primato della volontà di Dio sulla volontà della persona umana peccatrice affinché questa sia salvata, compiendo con l’aiuto della grazia la volontà di Dio.
- Credere nell’indissolubilità del matrimonio e contraddirla con i propri atti, considerandosi addirittura allo stesso tempo esente dal peccato grave e tranquillizzando la propria coscienza con la sola fede nella misericordia Divina, rappresenta un auto-inganno, contro il quale ammoniva già Tertulliano, un testimone della fede e della prassi della Chiesa dei primi secoli: “Alcuni dicono che per Dio è sufficiente che si accetti la Sua volontà col cuore e coll’anima, anche se i fatti non siano corrispondenti: così pensano, di peccare, potendo mantenere per altro integro il principio di fede e di timor di Dio: ciò è perfettamente lo stesso che se uno pretendesse di mantenere un principio di castità, violando e corrompendo la santità e l’integrità del vincolo matrimoniale” (Tertulliano, De paenitentia 5, 10).
- L’osservanza dei Comandamenti di Dio, ed in particolare dell’indissolubilità del matrimonio, non può essere presentata come un ideale più pieno da raggiungere secondo il criterio del bene possibile o fattibile. Si tratta qui invece di un obbligo da Dio stesso inequivocabilmente comandato, la cui inosservanza comporta secondo la Sua parola la condanna eterna. Dire ai fedeli il contrario significherebbe ingannarli e spingerli a disobbedire alla volontà di Dio, mettendo in tale modo in pericolo la loro salvezza eterna.
- Ad ogni uomo Dio dà l’aiuto per osservare i Suoi Comandamenti, qualora egli Lo chieda rettamente, come la Chiesa lo ha infallibilmente insegnato: “Dio non comanda ciò che è impossibile, ma nel comandare ti esorta a fare quello che puoi, e a chiedere ciò che non puoi, e ti aiuta perché tu possa” (Concilio di Trento, sess. 6, cap. 11) e “Se qualcuno dice che anche per l’uomo giustificato e costituito in grazia i comandamenti di Dio sono impossibili da osservare: sia anatema” (Concilio di Trento, sess. 6, can. 18). Seguendo questa dottrina infallibile san Giovanni Paolo II insegnava: “L’osservanza della legge di Dio, in determinate situazioni, può essere difficile, difficilissima: non è mai, però, impossibile. È questo un insegnamento costante della tradizione della Chiesa” (Enciclica Veritatis splendor, 102) e “Tutti i coniugi, secondo il disegno divino, sono chiamati alla santità nel matrimonio e questa alta vocazione si realizza in quanto la persona umana è in grado di rispondere al comando divino con animo sereno, confidando nella grazia divina e nella propria volontà” (Esortazione Apostolica Familiaris consortio, 34).
- L’atto sessuale al di fuori di un valido matrimonio, ed in particolare l’adulterio, è oggettivamente sempre un peccato grave; nessuna circostanza e nessun fine possono renderlo ammissibile e gradito agli occhi di Dio. San Tommaso d’Aquino afferma che il Sesto Comandamento è obbligante anche nel caso che con un atto d’adulterio si potesse salvare un paese dalla tirannia (De Malo, q. 15, a. 1, ad 5). San Giovanni Paolo II insegnava questa verità perenne della Chiesa: “I precetti morali negativi, cioè quelli che proibiscono alcuni atti o comportamenti concreti come intrinsecamente cattivi, non ammettono alcuna legittima eccezione; essi non lasciano alcuno spazio moralmente accettabile per la «creatività» di una qualche determinazione contraria. Una volta riconosciuta in concreto la specie morale di un’azione proibita da una regola universale, il solo atto moralmente buono è quello di obbedire alla legge morale e di astenersi dall’azione che essa proibisce” (Enciclica Veritatis splendor, 67).
- Un’unione adultera di divorziati civilmente “risposati”, “consolidata” come si dice nel tempo e caratterizzata da una cosiddetta “provata fedeltà” nel peccato di adulterio, non può cambiare la qualità morale del loro atto di violazione del vincolo sacramentale matrimoniale, cioè del loro adulterio, il quale rimane sempre un atto intrinsecamente cattivo. Una persona che ha la vera fede e il timore filiale di Dio non può mai avere “comprensione” verso questi atti intrinsecamente cattivi, quali sono gli atti sessuali al di fuori di un matrimonio valido, poiché questi atti offendono Dio.
- L’ammissione dei divorziati “risposati” alla Santa Comunione costituisce nella prassi una dispensa implicita dall’osservanza del Sesto Comandamento. Nessuna autorità ecclesiastica ha il potere di concedere una tale dispensa implicita nemmeno in un unico caso o in una situazione eccezionale e complessa o allo scopo di raggiungere un fine buono (come ad esempio l’educazione della prole comune nata in un’unione adultera), invocando per la concessione di una tale dispensa il principio della misericordia, della “via caritatis”, della cura materna della Chiesa, affermando in questo caso di non voler porre tante condizioni alla misericordia. San Tommaso d’Aquino diceva: “Per nessuna utilità qualcuno dovrebbe commettere adulterio (pro nulla enim utilitate debet aliquis adulterium committere)” (De Malo, q. 15, a. 1, ad 5).
- Una normativa che permette la violazione del Sesto Comandamento di Dio e del vincolo matrimoniale sacramentale anche solo in un unico caso o in casi eccezionali, presumibilmente al fine di evitare un cambiamento generale della normativa canonica, comporta sempre, nonostante tutto, una contraddizione con la verità e la volontà di Dio. Di conseguenza è psicologicamente fuorviante e teologicamente erroneo parlare in questo caso di una normativa restrittiva o di un male minore in contrasto con una normativa di carattere generale.
- Essendo il matrimonio valido dei battezzati un sacramento della Chiesa e, per sua natura, una realtà di carattere pubblico, un giudizio soggettivo della coscienza sulla invalidità del proprio matrimonio che contrasti con la sentenza definitiva del tribunale ecclesiastico, non può comportare conseguenze per la disciplina sacramentale, poiché essa ha sempre un carattere pubblico.
- La Chiesa, ed in concreto il ministro del sacramento della penitenza, non ha la facoltà di giudicare sullo stato della coscienza del fedele o sulla rettitudine dell’intenzione della coscienza, poiché “ecclesia de occultis non iudicat” (Concilio di Trento, sess. 24, cap. 1). Il ministro del sacramento della Penitenza non è conseguentemente il vicario o il rappresentante dello Spirito Santo che può entrare con la Sua luce nelle pieghe delle coscienze, giacché Dio ha riservato a sé solo l’accesso alla coscienza: “sacrarium in quo homo solus est cum Deo” (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 16). Il confessore non può arrogarsi la responsabilità davanti a Dio e al penitente di dispensarlo implicitamente dall’osservanza del Sesto Comandamento e dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale per mezzo dell’ammissione alla Santa Comunione. La Chiesa non ha la facoltà di far derivare conseguenze riguardanti la disciplina sacramentale in foro esterno, a partire e sulla base di una presunta convinzione, in coscienza, della invalidità del proprio matrimonio nel foro interno.
- Una prassi che permette alle persone civilmente divorziate, cosiddette “risposate”, di ricevere i sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, nonostante la loro intenzione di continuare a violare in futuro il Sesto Comandamento e il loro vincolo matrimoniale sacramentale, sarebbe contraria alla verità Divina ed estranea al perenne senso della Chiesa cattolica e alla provata consuetudine ricevuta, fedelmente custodita dai tempi degli Apostoli e ultimamente confermata in modo sicuro da san Giovanni Paolo II (cfr. Esortazione Apostolica Familiaris consortio, 84) e da Papa Benedetto XVI (cfr. Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, 29).
- La prassi menzionata sarebbe per ogni uomo ragionevole una rottura evidente con la prassi apostolica e perenne della Chiesa e non ne rappresenterebbe uno sviluppo nella continuità. Contro una tale evidenza non c’è argomento valido: contra factum non valet argumentum. Una tale prassi pastorale sarebbe una contro-testimonianza dell’indissolubilità del matrimonio e una sorta di collaborazione da parte della Chiesa nella diffusione di quella “piaga del divorzio”, di cui ha parlato il Concilio Vaticano II (cf. Gaudium et spes, 47).
- La Chiesa insegna per mezzo di quello che fa, e deve fare quello che insegna. Sull’azione pastorale riguardo alle persone che vivono in unioni irregolari san Giovanni Paolo II diceva: “L’azione pastorale tenderà a far comprendere la necessità della coerenza tra la scelta di vita e la fede che si professa, e cercherà di far quanto è possibile per indurre tali persone a regolare la propria situazione alla luce dei principi cristiani. Pur trattandole con grande carità, e interessandole alla vita delle rispettive comunità, i pastori della Chiesa non potranno purtroppo ammetterle ai sacramenti” (Esortazione Apostolica Familiaris consortio, 82).
- Un autentico accompagnamento delle persone che si trovano in uno stato oggettivo di peccato grave e un corrispondente cammino di discernimento pastorale non possono fare a meno di annunciare con carità a tali persone tutta la verità della volontà di Dio, perché esse si pentano con tutto il cuore dell’atto peccaminoso di convivere more uxorio con una persona che non è il proprio legittimo coniuge. Allo stesso tempo, un autentico accompagnamento e discernimento pastorale deve incoraggiare queste persone affinché, con l’aiuto della grazia di Dio, cessino di commettere tali atti in futuro. Gli Apostoli e tutta la Chiesa, durante duemila anni, hanno sempre annunciato agli uomini tutta la verità di Dio in ciò che riguarda il Sesto Comandamento e l’indissolubilità del matrimonio, seguendo l’ammonizione di san Paolo Apostolo: “Non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio”(At 20, 27).
- La prassi pastorale della Chiesa concernente il matrimonio e il sacramento dell’Eucaristia ha tale importanza e tali conseguenze decisive per la fede e per la vita dei fedeli, che la Chiesa, per restare fedele alla Parola rivelata di Dio, deve evitare in questa materia ogni ombra di dubbio e confusione. San Giovanni Paolo II ha formulato questa perenne verità della Chiesa: “Intendo inculcare in tutti il vivo senso di responsabilità, che deve guidarci nel trattare le cose sacre, le quali non sono di nostra proprietà, come i sacramenti, o hanno diritto a non essere lasciate nell’incertezza e nella confusione, come le coscienze. Cose sacre – ripeto – sono le une e le altre – i sacramenti e le coscienze -, ed esigono da parte nostra di essere servite nella verità. Questa è la ragione della legge della Chiesa” (Esortazione Apostolica Reconciliatio et Paenitentia, 33).
Nonostante le ripetute dichiarazioni sull’immutabilità della dottrina della Chiesa riguardo al divorzio, numerose chiese particolari ormai lo accettano tramite la prassi sacramentale, e tale fenomeno sta crescendo. Solo la voce del Supremo Pastore della Chiesa può definitivamente impedire che in futuro la situazione della Chiesa dei nostri giorni possa essere caratterizzata dalla seguente espressione:
“Tutto il mondo gemette e si accorse con stupore di aver accettato il divorzio nella prassi” (ingemuit totus orbis, et divortium in praxi se accepisse miratus est), rievocando un analogo detto con quale san Girolamo aveva caratterizzato la crisi ariana.
Visto un tale pericolo reale e l’ampia diffusione all’interno della vita della Chiesa della piaga del divorzio, che è implicitamente legittimato dalle menzionate norme ed orientamenti applicativi dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia; visto che le suddette norme ed orientamenti in alcune chiese particolari sono divenuti nel nostro mondo globalizzato di dominio pubblico; vista inoltre l’inefficacia di numerose suppliche fatte a Papa Francesco da parte sia dei fedeli che dei Pastori della Chiesa, siamo costretti a fare questo urgente appello alla preghiera. Come successori degli Apostoli ci spinge l’obbligo di alzare la voce quando sono in pericolo le cose più sacre della Chiesa e la salvezza eterna delle anime.
Le seguenti parole con le quali san Giovanni Paolo II ha descritto le critiche ingiuste contro la fedeltà del Magistero della Chiesa, siano per tutti i Pastori della Chiesa, in questi tempi difficili, una luce e una spinta ad una azione sempre più unita: “Non di rado, infatti, il Magistero della Chiesa viene rimproverato di essere ormai superato e chiuso alle istanze dello spirito dei tempi moderni; di svolgere un’azione nociva per l’umanità, anzi per la Chiesa stessa. Mantenendosi ostinatamente sulle proprie posizioni – si dice -, la Chiesa finirà per perdere in popolarità e i credenti si allontaneranno sempre più da essa” (Lettera alle famiglie, Gratissimam sane, 12).
Tenendo conto che l’ammissione dei divorziati cosiddetti “risposati” ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, senza che sia loro richiesto il compimento dell’obbligo di vivere in continenza, costituisce un pericolo per la fede e per la salvezza delle anime e un’offesa alla santa volontà di Dio; tenendo inoltre conto che tale pratica pastorale non può essere mai l’espressione della misericordia, della “via caritatis” o del senso materno della Chiesa verso le anime peccatrici, facciamo con profonda sollecitudine pastorale questo urgente appello alla preghiera perché Papa Francesco revochi in modo inequivoco i citati orientamenti pastorali già introdotti in alcune chiese particolari. Un tale atto del Capo visibile della Chiesa conforterebbe i Pastori e i fedeli secondo il mandato che Cristo, il Supremo Pastore delle anime, ha dato all’apostolo Pietro e, tramite lui, a tutti suoi successori: “Conferma i tuoi fratelli!” (Lc 22, 32).
Le seguenti parole di un santo Papa e di santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, siano per tutti nella Chiesa dei nostri giorni luce e conforto:
“L’errore cui non si resiste, viene approvato. La verità che non viene difesa, viene oppressa” (Papa san Felice III, + 492). “Santo Padre, Dio vi ha eletto per colonna della Chiesa, acciocché siate strumento per estirpare l’eresia, confondere le bugie, esaltare la Verità, dissolvere le tenebre e manifestare la luce” (Santa Caterina da Siena, + 1380).
Quando Papa Onorio I (625 – 638) adottò una posizione ambigua di fronte alla diffusione della nuova eresia del monotelismo, San Sofronio, Patriarca di Gerusalemme, inviò un vescovo della Palestina a Roma dicendo queste parole:
„Va alla Sede Apostolica, dove sono le fondamenta della santa dottrina, e non cessare di pregare finché la Sede Apostolica non condanni la nuova eresia “.La condanna è stata poi attuata nel 649 ad opera del santo papa e martire Martino I.
Formuliamo questo appello alla preghiera nella consapevolezza che se non lo facessimo, compiremmo un atto di omissione. È Cristo, Verità e Pastore Supremo, che ci giudicherà quando apparirà. A Lui chiediamo con umiltà e fiducia di remunerare tutti i pastori e tutte le pecore con la corona immarcescibile della gloria (cfr. 1 Pt. 5, 4).
In spirito di fede e con affetto filiale e devoto eleviamo la nostra preghiera per Papa Francesco:
“Oremus pro Pontifice nostro Francisco: Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam Meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam”.
Come mezzo concreto raccomandiamo di pregare ogni giorno questa antica preghiera della Chiesa o una parte del santo rosario con l’intenzione che Papa Francesco revochi in modo inequivoco quelli orientamenti pastorali che permettono ai cosiddetti divorziati “risposati” di ricevere i sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, senza che essi compiano l’obbligo di vivere in continenza.
18 gennaio 2017, antica festa della Cattedra di san Pietro a Roma+ Tomash Peta, Arcivescovo Metropolita dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana
+ Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda
+ Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana
Invece di continuare a fare appelli filiali, conferenze, interviste ed altre vane iniziative rivolte al sudamericano modernista e protestante si cominci a prendere atto dei fatti e ci si comporti di conseguenza, secondo i doveri di stato di chi riveste la carica episcopale e ne deve onorare le responsabilità.
RispondiEliminaContinuare a temporeggiare significa solo favorire eresie e danni ulteriori alle anime e alla chiesa.
Io prego perchè non si confirmi. Se si confirma, soltanto si ritarda la soluzione, perchè ci sono altre 500 eresie da stirpare.
RispondiEliminaIn ogni modo, al Signore non piace il farisaismo di queste "suppliche filiali".
Questo è uno dei più basici insegnamenti di Cristo.
Ma costui, per il quale preghiamo, è un Papa o un antipapa?
RispondiEliminaNormanno Malaguti, Bologna
Riprovevole che ci sia chi tuona con affermazioni come queste da cattedre Anonime!
RispondiEliminaCome non riconoscere che questi Pastori si sono esposti con tutta la loro responsabilità, ma con i contenuti, i toni, lo stile e il rispetto adeguati?
Ovvio che si è innescato un 'processo' che non può finire qui.
Quel che colpisce è che a questi pastori è andato bene tutto: novus ordo, libertà religiosa, collegialità, ecumenismo, Assisi 1-2-3, etc. Per essere cattolico bisogna professare la fede integra. O no?
RispondiEliminaVi prego , finitela con questo livore che avvizisce l'anima , preghiera e penitenza per la Santa Chiesa Cattolica !
RispondiEliminaOggi a Roma ore 11,15 e ore 11,24 avvertite due scosse di terremoto .
Strano come fiocchino interventi estremisti di segno opposto: da "allineati" senza appello o da "duri e puri" ad oltranza... Ne ho pubblicati alcuni a campione e rispondo:
RispondiEliminaper Normanno Malaguti
visto che non ci è dato saperlo e non spetta a noi dirlo, preghiamo. Il Signore accoglierà questa nostra preghiera, come qualunque altra gli rivolgiamo, secondo quella che è la Sua volontà.
per Mario 11:36
Non è vero che "a questi pastori è andato bene tutto". Lei parla ignorando che sia mons. Schneider (che ha richiesto un nuovo "Sillabo" per affermare un'autentica continuità dopo il concilio), ma anche il card. Burke e gli altri si sono espressi criticamente su diversi punti controversi. Noi non abbiamo mancato di parlarne. E, se li conosciamo noi, ogni fedeli più attento potrebbe vedere anche questo e non solo ciò che "vuole" vedere per continuare a lanciare anatemi.
Sono (siamo) consapevoli che il problema non si riduce all'AL. Ha mai letto questo (ed altro ancora) su questo blog?
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/01/collegialita-episcopale-o-episcopato.html
al commento 11.40, di segno opposto:
Mi chiedo dove veda il "livore". E' stato redatto un nuovo dizionario della lingua italiana dove il motivato dissenso, per quanto garbato e rispettoso sia, diventa "livore"?
che ha richiesto un nuovo "Sillabo" per affermare un'autentica continuità dopo il concilio
RispondiEliminaMa perché, l'esimio pastore crede che la contiunità ci sia? Ma a chi volete rendere per i fondelli?
La terra trema tra L'Aquila e Rieti, neve, isolamenti, mancanza di luce.
RispondiEliminaL'esortazione era per i due primi Anonimi , il messaggio era rivolto a loro .
RispondiEliminaLa padrona di casa e' sempre inappuntabile e nelle espressioni non e' mai sgradevole .
Se le sembra che io abbia offeso qualcuno dei suoi ospiti , chiedo immediatamente scusa .
Grazie .
http://www.radiospada.org/2017/01/gia-3-vescovi-di-cui-2-residenziali-in-carica-ammoniscono-per-iscritto-si-sta-contraddicendo-la-tradizione/
RispondiEliminaUn Sindaco ha detto: "Ma che abbiamo fatto di male?"
RispondiEliminaTroppe risposte ci sono. E i piccoli pagano e i grandi chissene...
Preghiamo che il Signore aiuti la popolazone a trovare la pietà per i peccatori alla la salvezza dei quali,nella sua imperscrutabile giustizia e misericordia, Lui sceglie i forti piccoli per riparare le follie delle amebe grandi.
Il fracking, non è. Dicono.
RispondiEliminaI peccati, non sono. Dicono.
Forse un capriccio terroristico degli dei? Om.
Per fortuna che possiamo far affidamento su tanti/e esimi/e governanti. Sinceri/e.
Mic, io ho pensato che l'intervento delle 11.40 parlando di livore si riferisse ai precedenti
RispondiEliminaDecadenza della società, decadenza della Chiesa. Un nesso oggi inevitabile.
RispondiEliminahttp://traditioliturgica.blogspot.it/2017/01/la-mutazione-antropologica-e-la.html
Grazie per la lettura.
Per Ave Maria:
RispondiEliminaho equivocato. Il fatto è che arrivano diversi commenti che livore e odio lo attribuiscono, del tutto arbitrariamente, a noi...
Gentile Signora Mic,
RispondiEliminaAllora, questa continuità che sarebbe attestata dal "Sllabo" richiesto dal sant'uomo kazako, c'è? E dove sta? Ma voi non eravate quelli che, giustamente, negavate ciò? Non è che ora vi conviene, in vista degli accordi, far finta di niente ed appoggiare i conservatori? A pensar male...
Vediamo se sa rispondere, oppure se , come fa spesso, non pubblica e risolve la questione così.
Faccio anch'io un'appello: pregare perchè Benedetto XVI rinsavisca dal fatto che ha consegnato le Chiavi al nemico, e se le riprenda
RispondiEliminaPersino Radio Spada - che peraltro cita frammenti da LifeSiteNews ma non questo blog né Tosatti che riportano il testo integrale - mette in risalto la serietà e la portata dell'intervento dei tre vescovi sottolineandone alcune espressioni:
RispondiElimina""In una lettera di 3000 parole diffusa da LifeSiteNews chiedono preghiere affinché siano revocate le linee guida che permettono di accostarsi alla Comunione in stato di peccato. Chiariscono inoltre, in modo inequivocabile, che tutto questo contraddice in modo esplicito la Dottrina e la Tradizione.
Definiscono il loro invito una “crociata spirituale”, dicono di essere “obbligati ad alzare la loro voce su questioni che riguardano l’eterna salvezza”, parlano per questo di “contraddizioni” tra Amoris Lateitia e la Tradizione della Chiesa, di”disobbedienza alla volontà divina”, “alterità rispetto al sentimento della Chiesa”. ""
Anche il vescovo titolare dell'Ordinariato degli ex Anglicani conferma la dottrina cattolica
RispondiEliminahttp://www.catholicherald.co.uk/news/2017/01/18/conscience-cannot-justify-communion-for-the-remarried-says-ordinariate-bishop/
(Guido Villa su Fb)
Dal Corriere della Sera:
RispondiEliminaNon si è mai vista una serie di terremoti succedersi con queste modalità: la successione di quattro sismi di magnitudo superiore a 5 nell’arco di poche ore il 18 gennaio 2017 «è un fenomeno nuovo nella storia recente per le modalità con le quali si è manifestato»
Allora, questa continuità che sarebbe attestata dal "Sllabo" richiesto dal sant'uomo kazako, c'è? E dove sta? Ma voi non eravate quelli che, giustamente, negavate ciò? Non è che ora vi conviene, in vista degli accordi, far finta di niente ed appoggiare i conservatori? A pensar male...
RispondiEliminaVediamo se sa rispondere, oppure se , come fa spesso, non pubblica e risolve la questione così.
Mario non pubblico perché non ho tempo da perdere su questioni che su queste pagine sono state discusse miriadi di volte.
Nessuno qui ha mai sostenuto, perché è insostenibile (io ci ho scritto un libro) che esista la continuità. Si è detto e provato che è stata sempre proclamata (discorso Ratztinger 2005) ma mai dimostrata.
Di fatto (e così è) Mons. Gherardini, il vescovo Schneider, altri studiosi seri hanno sostenuto che è possibile leggere il concilio in continuità, purché sia depurato degli elementi 'spuri', ben individuati, che tuttavia sono proprio quelli veicolati dalla prassi (ora ancor più scissa dalla dottrina) messa in atto da troppi solerti applicatori liberali, i quali hanno silenziato la 'sanior pars' di pastori e fedeli.
Ora finalmente questo silenzio è rotto ed un processo serio si è innescato.
E' quello su cui abbiamo sempre confidato e sperato. Non siamo mai stati tra quelli che vorrebbero abolire il concilio, che non può essere ignorato. Va solo neutralizzata la sua potenzialità rivoluzionaria, che non è uno scherzo; ma una volta smascherata, come in diversi abbiamo fatto, si può sperare in un "ripareggiamento" della verità.
Non a caso anche i vescovi parlano di gravi situazioni storiche precedenti risolte da un papa successivo, ad esempio...
Chi pretenderebbe soluzioni immediate e di capovolgimento totale non è realista. La storia non si scrive con le pretese, ma con la preghiera la fiducia e la speranza l'impegno la fatica senza lanciare anatemi prendendosela sempre con qualcuno. Denunciare, sì, non tacere, riaffermare la verità in tutti i modi, non solo parlando o scrivendo da una tastiera. Ognuno è chiamato a farlo nella sua situazione.
Noi abbiamo sempre appoggiato i nostri pastori di riferimento e creduto e sperato nella loro parresia. Ora ci stanno mostrando che avevamo ben riposto la nostra fiducia.
"in vista degli accordi" non ci riguarda. Speriamo che anche qui la Provvidenza intervenga nella maniera più salutare per tutti. Piantatela con le provocazioni, tanto non le raccoglieremo.
Anche il vescovo titolare dell'Ordinariato degli ex Anglicani conferma la dottrina cattolica
RispondiEliminaPensate un po' la situazione paradossale di questi: se ne sono andati da Londra protestante per ritrovarsi in una Roma protestante...
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Fabrizio Giudici
Terremoto di oggi:
RispondiEliminarimando, di urgenza, al video di Antonio Ferrari del Corriere della Sera, su Radio Spada del 12/XII/2016, L'abbraccio tra Netanyahu e Tsipras, uniti da gas e petrolio.
Petrolio nel Mediterraneo dove si trivella con agio e dove quattro rappresentati di quattro Stati stanno scoprendo saldi legami amicali: Grecia, Israele, Cipro, Turchia.
Naturalmente non c'è alcuna connessione con la nostra terra che trema. Mi si dice.
preghiamo e offriamo sacrifici.. la situazione è tragica nella chiesa.. ieri sera vedevo su telereadio padre pio.. le omelie che si tennero nelle messe del 18 gennaio...una mi lasciò sconvolto. IN QUELLA DELLE ORE 18 .IL SACERDOTE RINGRAZIAVA IL CIELO CHE GRAZIE A BERGOGLIO, LUTERO E LA RIFORMA NON ERANO PIù VISTE IN CATTIVA LUCE.. ''ABBIAMO COLTO IL SENSO PROFONDO DEL RINNOVAMENTO.. A 500 ANNI D DISTANZA...'' ma guarda un pò.. esclamai... come avanza il sisma bergogliano..
RispondiEliminahttp://www.campariedemaistre.com/2017/01/il-sinodo-sui-giovani-ma-parlano-solo-i.html
RispondiEliminaScusate se mi vien da ridere, è perchè non voglio piangere. Mi domando se oggi il problema è solo su come Francesco consideri il matrimonio, se anche il vescovo vestito di bianco facesse contenti mons.Schneider e gli altri riconfermando la dottrina cattolica sul matrimonio, i problemi sarebbero risolti? Ma si sono accorti di chi hanno davanti? Mi pare una farsa. Se fossero coerenti sarebbero già con i cosidetti "Lefebvriani" invece di voler che anche essi entrino nel teatro della commedia e della tragedia. Direi che dopo 3 anni di ridicolaggini sia giunta l'ora di decidersi dove stare e cosa fare di concreto: rifiutare ogni goccia di modernismo, evitare concessioni al demonio, come quella di dire la Messa Nuova per una presunta obbedienza a non si sa chi, visto che con questa si offende Dio. E' ora di ritrovare una fede virile, pronta al martirio, perchè le letterine al Papa, nell'epoca del Web e della super comunicazione non sortiscono nessun effetto, perchè il Papa come gli uomini del nostro secolo sono ormai desensibilizzati dall'abitudine di leggere di tutto e di considerare tutto niente di considerevole. Oggi invece di lettere, servirebbero le azioni concrete, mi piacerebbe vedere sacerdoti, vescovi, cardinali mettere giù la penna ed iniziare a ripristinare seminari cattolici ovunque, incentivare (invece di ostacolare) le messe tridentine ovunque e istruire i fedeli sul danno che fa alle loro anime la messa nuova e le nuove dottrine. Ecco cosa dovrebbero fare dei seri ministri di Dio, oltre certamente pregare e far pregare. Solo così Papa Francesco si sveglerebbe o annunciando una strage al colosseo di tutti i cattolici fedeli, o finalmente convertendosi.
RispondiEliminaAnnarè,
RispondiEliminaconosci da abbastanza tempo questo blog per sapere che nessuno di noi pensa che il problema sia solo nel'AL. Ma è evidente che è stata presa al volo l'occasione di un documento di portata ufficiale per prendere delle posizioni ufficiali. Ed è evidente che il discorso, per chi conosce questi nostri pastori, parte da qui ma non finisce qui, perché sono note anche le loro posizioni sul resto dei punti controversi introdotti dai 'bachi' conciliari.
E ci vuol tanto a capire che questo, oltre ad un Appello alla preghiera, che di certo è necessario, è anche una riaffermazione pubblica e forte delle verità cattoliche?
E ti faccio una domanda: noi che non siamo lefebvriani e siamo in trincea "dentro", ti pare che siamo contaminati? Oppure sei tra quelli "duri e puri" che confondono il rispetto e l'equilibrio con la contaminazione?
Annarè ...fondamentalista ;-)
RispondiEliminaAh! scusa Mic, se abbiamo l'esempio di sacerdoti che vengono considerati fuori, perchè non stanno al gioco dei modernisti, ma che fanno a pieno il loro dovere, perchè non si sognano di dare alle anime la Messa nuova, nè dottrine così così, nemmeno pagati, non credi che tutti, anche quelli che tu dici essere in tricea dentro, possano farlo? Perchè non lo fanno(almeno non tutti i sedicenti tradizionalisti o conservatori)? Forse c'è qualcosa che non sono disposti a perdere? Avevo posto più o meno questa domanda a don Bux durante una conferenza e la risposta fu che Lefebvre aveva sbagliato a fare i 4 vescovi. Alla fine si conclude sempre tutto così, ma non mi si dice come mai dei sacerdoti abbiano deciso assieme ad un vescovo, poi ad altri 4 di dare solo cose cattoliche come la Chiesa ha sempre fatto e poi ci sono tanti altri che invece con i fatti ci dicono che bisogna essere almeno un po' modernisti per essere obbedienti ed essere dentro la Chiesa tutti felicemente in comunione (comunione su cosa e con chi?). Qualcosa non va, o gli uni o gli altri sbagliano, non possono aver ragione tutti.
RispondiEliminaAnnarè,
RispondiEliminadon Bux è noto per le sue battute. Comunque, n quel caso penso si riferisse al fatto, innegabile, che il gesto di mons. Lefebvre è stato un atto di disobbedienza che tuttavia sappiamo, dalla dinamica dei fatti, quanto sofferto e probabilmente provvidenziale.
Io (e molti qui) quei sacerdoti li conosco li apprezzo e non li considero certo 'fuori' spiritualmente. Sappiamo tuttavia quanto sia importante la situazione 'canonica'.
Non mi sono mai permessa di pensare che Mons. Lefebvre "abbia fatto male" a ordinare i vescovi, visto che il suo gesto può apparire provvidenziale avuto riguardo a ciò che ha preservato e che è andato sviluppandosi (che tuttavia non è custodito solo dalla Fraternità, anche se essa ne costituisce la parte più visibile e compatta).
Nessuno dice che si debba diventare "un po' modernisti", se l'accordo è senza condizioni...
C'è chi teme - e il timore quando non blocca è bene ci sia - la contaminazione... Ma, torno a ripetere, io che vedo con favore l'accordo (perdona se mi pongo come esempio, ma non credo di essere la sola a vederla così) non mi sento né contaminata né un po' modernista. Penso di essere realista. Non pretendo di essere nel giusto; ma questo è il mio sentire, almeno fino a prova contraria...
http://www.corrispondenzaromana.it/larcidiocesi-di-pescara-pone-i-protestanti-in-cattedra/
RispondiElimina"...purché sia depurato degli elementi 'spuri', ben individuati, che tuttavia sono proprio quelli veicolati dalla prassi (ora ancor più scissa dalla dottrina) messa in atto da troppi solerti applicatori liberali, i quali hanno silenziato la 'sanior pars' di pastori e fedeli.
RispondiEliminaOra finalmente questo silenzio è rotto ed un processo serio si è innescato.
E' quello su cui abbiamo sempre confidato e sperato. Non siamo mai stati tra quelli che vorrebbero abolire il concilio, che non può essere ignorato. Va solo neutralizzata la sua potenzialità rivoluzionaria, che non è uno scherzo; ma una volta smascherata, come in diversi abbiamo fatto, si può sperare in un "ripareggiamento" della verità."
Mic, io vorrei sempre capire cosa significa accettare il concilio.
Ha portato qualcosa di nuovo da credere o oltre a quello che già c'era?
Sì, ben sappiamo che ha portato novità inaccettabili.
Supponiamo che lo si epuri di queste, cosa rimarrebbe di irrinunciabile? Ripeto, cosa significa accettarlo?
Anche mons. Schneider stesso, dopo le sue visite ai seminari della FSSPX aveva suggerito alla Fraternità di abbandonare le critiche al concilio, in quanto esso è pastorale e quindi da considerare per quello che è, relativizzarlo.
Neutralizzare la sua portata rivoluzionaria?
= togliere il dente velenoso del serpente.
Poi che facciamo? ci teniamo il serpente sdentato?
Annarè ...fondamentalista ;-)
RispondiEliminaMic, io vorrei sempre capire cosa significa accettare il concilio.
RispondiEliminaNon ho mai sostenuto che si debba accettare il concilio. Ho solo detto e ripetuto che non possiamo tornare indietro come se non ci fosse mai stato.
Ho più volte citato e ricitato i suggerimenti di mons. Gherardini e di mons. Schneider, che si equivalgono. Proprio perché è pastorale, il concilio non va considerato un nuovo dogma né accettato in toto, visto che non è un 'unicum' ma l'insieme dei suoi documenti i quali presentano i famosi quattro livelli di validità e conseguente accettabilità.
Ecco, per l'ennesima volta i link.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2011/01/convegno-di-roma-sul-vaticano-ii.html
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2011/01/convegno-sul-vaticano-ii-proposte-per.html
estraggo da http://chiesaepostconcilio.blogspot.ch/2011/01/convegno-di-roma-sul-vaticano-ii.html
RispondiElimina4 – I quattro livelli del Vaticano II – Chi ha dimestichezza non con la sola GS, ma con tutt’i sedici documenti conciliari, si rende ben conto che la varietà tematica e la corrispettiva metodologia collocano il Vaticano II su quattro livelli, qualitativamente distinti:
A) quello generico, del Concilio ecumenico in quanto Concilio ecumenico;
B) quello specifico del taglio pastorale;
C) quello dell’appello ad altri Concili;
D) quello delle innovazioni.
A) Sul piano generico,(...) non depone per la dogmaticità ed infallibilità dei suoi asserti; anzi nemmeno la comporta, avendola in partenza allontanata dal proprio orizzonte.
B) Sul piano specifico (...) non può vantare, per la materia trattata e per il modo non dogmatico di trattarla, una validità di per sé infallibile e irriformabile.
C) L’appello ad alcuni insegnamenti di precedenti Concili costituisce il terzo livello. (...) Sotto questo aspetto, il Vaticano II gode d’un’incontestabile validità dogmatica, senz’esser per questo un Concilio dogmatico, essendo la sua una dogmaticità di riflesso, propria dei testi conciliari citati.
D) Le innovazioni costituiscono il quarto livello. Se si guarda allo spirito che guidò il Concilio, si potrebbe affermare ch’esso fu tutto un quarto livello, animato com’era da uno spirito radicalmente innovatore, anche là dove tentava il suo radicamento nella Tradizione. Alcune innovazioni sono però specifiche: la collegialità dei vescovi, l’assorbimento della Tradizione nella Sacra Scrittura, la limitazione dell’ispirazione ed inerranza biblica, gli strani rapporti con il mondo ebraico ed islamico, le forzature della c.d. libertà religiosa. E’ fin troppo chiaro che se c’è un livello al quale la qualità dogmatica non è assolutamente riconoscibile, è proprio quelle delle novità conciliari.
5 – Conclusione – L’adesione al Vaticano II è, per quanto sopra esposto, qualitativamente articolata. In quanto tutti e quattro i descritti livelli esprimono un magistero conciliare, tutti e quattro pongono al singolo ed alle comunità cristiano-cattoliche il dovere d’un’adesione, che non necessariamente sarà sempre “di Fede”. Questa va soltanto alle verità del terzo livello e solo in quanto provengono da altri Concili, sicuramente dogmatici. Agli altri tre livelli è doveroso riservare una religiosa e rispettosa accoglienza, fino a che qualcuno dei loro asserti non urti contro la perenne attualità della Tradizione per evidente rottura con l’ “eodem sensu eademque sententia” di qualche sua variante formale. Il dissenso in questo caso, specie se sereno e ragionato, non determina né eresia, né errore.
Cara Mic, anch'io penso che non si possa tornare indietro come se non ci fosse mai stato. È logico che sia così, la storia non torna indietro. È però possibile vivere come se non ci fosse mai stato. Perché se è vero che per il terzo livello occorre l'accettazione condizionata in quanto esso è dogmatico di riflesso, piuttosto che al riflesso preferisco appellarmi all'originale.
Il linguaggio del CVII come ben sappiamo è piuttosto prolisso, ondivago e volutamente non definitorio. Se non reca nulla di nuovo per il fedele laico che senso ha perdervi tempo senza avere poi neppure la certezza di ricevere un formazione ineccepibile?
infatti anche se vengono estirpati i plateali errori, rimane comunque nel contesto l'humus contaminato in cui hanno potuto essere sviluppati.
Ciò non toglie che i teologi debbano studiare su come sanare la situazione, e un sillabo potrà tornare utile allo scopo.
Molte volte non sappiamo bene su che livello ci si confronta e poi si generano le incomprensioni.
Ciò non toglie che i teologi debbano studiare su come sanare la situazione, e un sillabo potrà tornare utile allo scopo.
RispondiEliminaMolte volte non sappiamo bene su che livello ci si confronta e poi si generano le incomprensioni.
Mi pare che in ogni nostra denuncia sia sempre ben chiaro dov'è lo sviamento (e da cosa è motivato); il che è la ragione del nostro non "allineamento"... E diamo per scontato che gli ormai numerosi sviamenti obliterazioni e/o distorsioni si collocano sempre nel livello A o in quelli B e D ed è proprio ciò che mettiamo in risalto richiamando i fondamenti perenni traditi.
E' ovvio che solo un nuovo Sillabo potrà "ripareggiare" la verità. E' ciò che sosteniamo anche noi. Ma, nel frattempo, continuiamo a martellare senza poter ignorare il concilio e senza farci venire la puzza sotto il naso se possiamo citare qualche passaggio di documenti post-conciliari (e ce ne sono) che si collocano al livello C (aggiungendovi, oltre agli altri concili, i contenuti del magistero infallibile precedente). Anche perché sono quelli che nutrono quel po' di pastorale sana che è rimasta (che prendiamo cum grano salis), dalla quale non è bene prendere le distanze per non creare 'fratture' che alla fine diventano incolmabili.
Per me tutto questo è stato sempre scontato e credo che sia emerso chiaro in tanti miei scritti anche se non sto sempre a ripeterlo ogni volta. Quindi, non può essere che questo che intendo quando dico che non possiamo fare come se il concilio non ci fosse mai stato.