Importante intervista al Cardinale Caffarra apparsa su Il Foglio di oggi.
Una prova in più, qualora ce ne fosse bisogno, dell'unione dei 4 Cardinali firmatari dei Dubia, recentemente confermata anche dal Cardinal Burke. Ringraziamo il Signore e continuiamo ad appoggiarli con la nostra preghiera ed ogni possibile sostegno.
“La divisione tra pastori è la causa della lettera che abbiamo spedito a Francesco. Non il suo effetto. Insulti e minacce di sanzioni canoniche sono cose indegne”. “Una Chiesa con poca attenzione alla dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante”.
Bologna –
«Credo che vadano chiarite diverse cose. La lettera – e i dubia allegati – è stata lungamente riflettuta, per mesi, e lungamente discussa tra di noi. Per quanto mi riguarda, è stata anche lungamente pregata davanti al Santissimo Sacramento».
Il cardinale Carlo Caffarra premette questo, prima di iniziare la lunga conversazione con Il Foglio sull’ormai celebre lettera “dei quattro cardinali” inviata al Papa per chiedergli chiarimenti in relazione all’Amoris laetitia, l’esortazione che ha tirato le somme del doppio Sinodo sulla famiglia e che tanto dibattito – non sempre con garbo ed eleganza – ha scatenato dentro e fuori le mura vaticane.
«Eravamo consapevoli che il gesto che stavamo compiendo era molto serio. Le nostre preoccupazioni erano due. La prima era di non scandalizzare i piccoli nella fede. Per noi pastori questo è un dovere fondamentale. La seconda preoccupazione era che nessuna persona, credente o non credente, potesse trovare nella lettera espressioni che anche lontanamente suonassero come una benché minima mancanza di rispetto verso il Papa. Il testo finale quindi è il frutto di parecchie revisioni: testi rivisti, rigettati, corretti».
Fatte queste premesse, Caffarra entra in materia.
«Che cosa ci ha spinto a questo gesto? Una considerazione di carattere generale-strutturale e una di carattere contingente-congiunturale. Iniziamo dalla prima. Esiste per noi cardinali il dovere grave di consigliare il Papa nel governo della Chiesa. È un dovere, e i doveri obbligano. Di carattere più contingente, invece, vi è il fatto – che solo un cieco può negare – che nella Chiesa esiste una grande confusione, incertezza, insicurezza causate da alcuni paragrafi di Amoris laetitia. In questi mesi sta accadendo che sulle stesse questioni fondamentali riguardanti l’economia sacramentale (matrimonio, confessione ed eucaristia) e la vita cristiana, alcuni vescovi hanno detto A, altri hanno detto il contrario di A. Con l’intenzione di interpretare bene gli stessi testi». E «questo è un fatto, innegabile, perché i fatti sono testardi, come diceva David Hume. La via di uscita da questo “conflitto di interpretazioni” era il ricorso ai criteri interpretativi teologici fondamentali, usando i quali penso che si possa ragionevolmente mostrare che Amoris laetitia non contraddice Familiaris consortio. Personalmente, in incontri pubblici con laici e sacerdoti ho sempre seguito questa via».Non è bastato, osserva l’arcivescovo emerito di Bologna.
«Ci siamo resi conto che questo modello epistemologico non era sufficiente. Il contrasto tra queste due interpretazioni continuava. C’era un solo modo per venirne a capo: chiedere all’autore del testo interpretato in due maniere contraddittorie qual è l’interpretazione giusta. Non c’è altra via. Si poneva, di seguito, il problema del modo con cui rivolgersi al Pontefice. Abbiamo scelto una via molto tradizionale nella Chiesa, i cosiddetti dubia».Perché?
«Perché si trattava di uno strumento che, nel caso in cui secondo il suo sovrano giudizio il Santo Padre avesse voluto rispondere, non lo impegnava in risposte elaborate e lunghe. Doveva solo rispondere “Sì” o “No”. E rimandare, come spesso i Papi hanno fatto, ai provati autori (in gergo: probati auctores) o chiedere alla Dottrina della fede di emanare una dichiarazione congiunta con cui spiegare il Sì o il No. Ci sembrava la via più semplice. L’altra questione che si poneva era se farlo in privato o in pubblico. Abbiamo ragionato e convenuto che sarebbe stata una mancanza di rispetto rendere tutto pubblico fin da subito. Così si è fatto in modo privato, e solo quando abbiamo avuto la certezza che il Santo Padre non avrebbe risposto, abbiamo deciso di pubblicare».
È questo uno dei punti su cui maggiormente s’è discusso, con relative polemiche assortite. Da ultimo, è stato il cardinale Gerhard Ludwig Muller, prefetto dell’ex Sant’Uffizio, a giudicare sbagliata la pubblicazione della lettera. Caffarra spiega:
«Abbiamo interpretato il silenzio come autorizzazione a proseguire il confronto teologico. E, inoltre, il problema coinvolge così profondamente sia il magistero dei vescovi (che, non dimentichiamolo, lo esercitano non per delega del Papa ma in forza del sacramento che hanno ricevuto) sia la vita dei fedeli. Gli uni e gli altri hanno diritto di sapere. Molti fedeli e sacerdoti dicevano “ma voi cardinali in una situazione come questa avete l’obbligo di intervenire presso il Santo Padre. Altrimenti per che cosa esistete se non aiutate il Papa in questioni così gravi?”. Cominciava a farsi strada lo scandalo di molti fedeli, quasi che noi ci comportassimo come i cani che non abbaiano di cui parla il Profeta. Questo è quanto sta dietro a quelle due pagine».
Eppure le critiche sono piovute, anche da confratelli vescovi o monsignori di curia:
«Alcune persone continuano a dire che noi non siamo docili al magistero del Papa. È falso e calunnioso. Proprio perché non vogliamo essere indocili abbiamo scritto al Papa. Io posso essere docile al magistero del Papa se so cosa il Papa insegna in materia di fede e di vita cristiana. Ma il problema è esattamente questo: che su dei punti fondamentali non si capisce bene che cosa il Papa insegna, come dimostra il conflitto di interpretazioni fra vescovi. Noi vogliamo essere docili al magistero del Papa, però il magistero del Papa deve essere chiaro. Nessuno di noi – dice l’arcivescovo emerito di Bologna – ha voluto “obbligare” il Santo Padre a rispondere: nella lettera abbiamo parlato di sovrano giudizio. Semplicemente e rispettosamente abbiamo fatto domande. Non meritano infine attenzione le accuse di voler dividere la Chiesa. La divisione, già esistente nella Chiesa, è la causa della lettera, non il suo effetto. Cose invece indegne dentro la Chiesa sono, in un contesto come questo soprattutto, gli insulti e le minacce di sanzioni canoniche».
Nella premessa alla lettera si constata
«un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa».In che cosa consistono, nello specifico, la confusione e lo smarrimento? Risponde Caffarra:
«Ho ricevuto la lettera di un parroco che è una fotografia perfetta di ciò che sta accadendo. Mi scriveva: “Nella direzione spirituale e nella confessione non so più che cosa dire. Al penitente che mi dice: vivo a tutti gli effetti come marito con una donna che è divorziata e ora mi accosto all’Eucarestia, propongo un percorso, in ordine a correggere questa situazione. Ma il penitente mi ferma e risponde subito: guardi, padre, il Papa ha detto che posso ricevere l’eucaristia, senza il proposito di vivere in continenza. Io non ne posso più di questa situazione. La Chiesa mi può chiedere tutto, ma non di tradire la mia coscienza. E la mia coscienza fa obiezione a un supposto insegnamento pontificio di ammettere all’eucaristia, date certe circostanze, chi vive more uxorio senza essere sposato”. Così scriveva il parroco. La situazione di molti pastori d’anime, intendo soprattutto i parroci – osserva il cardinale – è questa: si ritrovano sulle spalle un peso che non sono in grado di portare. È a questo che penso quando parlo di grande smarrimento. E parlo dei parroci, ma molti fedeli restano ancor più smarriti. Stiamo parlando di questioni che non sono secondarie. Non si sta discutendo se il pesce rompe o non rompe l’astinenza. Si tratta di questioni gravissime per la vita della Chiesa e per la salvezza eterna dei fedeli. Non dimentichiamolo mai: questa è la legge suprema nella Chiesa, la salvezza eterna dei fedeli. Non altre preoccupazioni. Gesù ha fondato la sua Chiesa perché i fedeli abbiano la vita eterna, e l’abbiano in abbondanza».
La divisione cui si riferisce il cardinale Carlo Caffarra è originata innanzitutto dall’interpretazione dei paragrafi di Amoris laetitia che vanno dal numero 300 al 305. Per molti, compresi diversi vescovi, qui si trova la conferma di una svolta non solo pastorale bensì anche dottrinale. Altri, invece, che il tutto sia perfettamente inserito e in continuità con il magistero precedente. Come si esce da tale equivoco?
«Farei due premesse molto importanti. Pensare una prassi pastorale non fondata e radicata nella dottrina significa fondare e radicare la prassi pastorale sull’arbitrio. Una Chiesa con poca attenzione alla dottrina non è una Chiesa più pastorale, ma è una Chiesa più ignorante. La Verità di cui noi parliamo non è una verità formale, ma una Verità che dona salvezza eterna: Veritas salutaris, in termini teologici. Mi spiego. Esiste una verità formale. Per esempio, voglio sapere se il fiume più lungo del mondo è il Rio delle Amazzoni o il Nilo. Risulta che è il Rio delle Amazzoni. Questa è una verità formale. Formale significa che questa conoscenza non ha nessuna relazione con il mio modo di essere libero. Anche se la risposta fosse stata il contrario, non sarebbe cambiato nulla sul mio modo di essere libero. Ma ci sono verità che io chiamo esistenziali. Se è vero – come Socrate aveva già insegnato – che è meglio subire un’ingiustizia piuttosto che compierla, enuncio una verità che provoca la mia libertà ad agire in modo molto diverso che se fosse vero il contrario. Quando la Chiesa parla di verità – aggiunge – parla di verità del secondo tipo, la quale, se obbedita dalla libertà, genera la vera vita. Quando sento dire che è solo un cambiamento pastorale e non dottrinale, o si pensa che il comandamento che proibisce l’adulterio sia una legge puramente positiva che può essere cambiata (e penso che nessuna persona retta possa ritenere questo), oppure significa ammettere sì che il triangolo ha generalmente tre lati, ma che c’è la possibilità di costruirne uno con quattro lati. Cioè, dico una cosa assurda. Già i medievali, dopotutto, dicevano: theoria sine praxis, currus sine axis; praxis sine theoria, caecus in via».
La seconda premessa che l’arcivescovo di Bologna fa riguarda
«il grande tema dell’evoluzione della dottrina, che ha sempre accompagnato il pensiero cristiano. E che sappiamo è stato ripreso in maniera splendida dal beato John Henry Newman. Se c’è un punto chiaro, è che non c’è evoluzione laddove c’è contraddizione. Se io dico che s è p e poi dico che s non è p, la seconda proposizione non sviluppa la prima ma la contraddice. Già Aristotele aveva giustamente insegnato che enunciare una proposizione universale affermativa (e. g. ogni adulterio è ingiusto) e allo stesso tempo una proposizione particolare negativa avente lo stesso soggetto e predicato (e. g. qualche adulterio non è ingiusto), non si fa un’eccezione alla prima. La si contraddice. Alla fine, se volessi definire la logica della vita cristiana, userei l’espressione di Kierkegaard: “Muoversi sempre, rimanendo sempre fermi nello stesso punto”». Il problema, aggiunge il porporato, «è di vedere se i famosi paragrafi nn. 300-305 di Amoris laetitia e la famosa nota n. 351 sono o non sono in contraddizione con il magistero precedente dei Pontefici che hanno affrontato la stessa questione. Secondo molti vescovi, è in contraddizione. Secondo molti altri vescovi, non si tratta di contraddizione ma di uno sviluppo. Ed è per questo che abbiamo chiesto una risposta al Papa».
Si arriva così al punto più conteso e che tanto ha animato le discussioni sinodali: la possibilità di concedere ai divorziati e risposati civilmente il riaccostamento all’eucaristia. Cosa che non trova esplicitamente spazio in Amoris laetitia, ma che a giudizio di molti è un fatto implicito che rappresenta nulla di più se non un’evoluzione rispetto al n. 84 dell’esortazione Familiaris consortio di Giovanni Paolo II.
«Il problema nel suo nodo è il seguente», argomenta Caffarra: «Il ministro dell’eucaristia (di solito il sacerdote) può dare l’eucaristia a una persona che vive more uxorio con una donna o con uomo che non è sua moglie o suo marito, e non intende vivere nella continenza? Le risposte sono solo due: Sì oppure No. Nessuno per altro mette in questione che Familiaris consortio, Sacramentum Caritatis, il Codice di diritto canonico, e il Catechismo della Chiesa cattolica alla domanda suddetta rispondano No. Un No valido finché il fedele non propone di abbandonare lo stato di convivenza more uxorio. Amoris laetitia ha insegnato che, date certe circostanze precise e fatto un certo percorso, il fedele potrebbe accostarsi all’eucaristia senza impegnarsi alla continenza? Ci sono vescovi che hanno insegnato che si può. Per una semplice questione di logica, si deve allora anche insegnare che l’adulterio non è in sé e per sé male. Non è pertinente appellarsi all’ignoranza o all’errore a riguardo dell’indissolubilità del matrimonio: un fatto purtroppo molto diffuso. Questo appello ha un valore interpretativo, non orientativo. Deve essere usato come metodo per discernere l’imputabilità delle azioni già compiute, ma non può essere principio per le azioni da compiere. Il sacerdote – dice il cardinale – ha il dovere di illuminare l’ignorante e correggere l’errante».
«Ciò che invece Amoris laetitia ha portato di nuovo su tale questione, è il richiamo ai pastori d’anime di non accontentarsi di rispondere No (non accontentarsi però non significa rispondere Sì), ma di prendere per mano la persona e aiutarla a crescere fino al punto che essa capisca che si trova in una condizione tale da non poter ricevere l’eucaristia, se non cessa dalle intimità proprie degli sposi. Ma non è che il sacerdote possa dire “aiuto il suo cammino dandogli anche i sacramenti”. Ed è su questo che nella nota n. 351 il testo è ambiguo. Se io dico alla persona che non può avere rapporti sessuali con colui che non è suo marito o sua moglie, però per intanto, visto che fa tanto fatica, può averne… solo uno anziché tre alla settimana, non ha senso; e non uso misericordia verso questa persona. Perché per porre fine a un comportamento abituale – un habitus, direbbero i teologi – occorre che ci sia il deciso proposito di non compiere più nessun atto proprio di quel comportamento. Nel bene c’è un progresso, ma fra il lasciare il male e iniziare a compiere il bene, c’è una scelta istantanea, anche se lungamente preparata. Per un certo periodo Agostino pregava: “Signore, dammi la castità, ma non subito”».
A scorrere i dubia, pare di comprendere che in gioco, forse più di Familiaris consortio, ci sia Veritatis splendor. È così?
«Sì», risponde Carlo Caffarra. «Qui è in questione ciò che insegna Veritatis splendor. Questa enciclica (6 agosto 1993) è un documento altamente dottrinale, nelle intenzioni del Papa san Giovanni Paolo II, al punto che – cosa eccezionale ormai nelle encicliche – è indirizzata solo ai vescovi in quanto responsabili della fede che si deve credere e vivere (cfr. n° 5). A essi, alla fine, il Papa raccomanda di essere vigilanti circa le dottrine condannate o insegnate dall’enciclica stessa. Le une perché non si diffondano nelle comunità cristiane, le altre perché siano insegnate (cfr. n° 116). Uno degli insegnamenti fondamentali del documento è che esistono atti i quali possono per se stessi ed in se stessi, a prescindere dalle circostanze in cui sono compiuti e dallo scopo che l’agente si propone, essere qualificati disonesti. E aggiunge che negare questo fatto può comportare di negare senso al martirio (cfr. nn. 90-94). Ogni martire infatti – sottolinea l’arcivescovo emerito di Bologna – avrebbe potuto dire: “Ma io mi trovo in una circostanza… in tali situazioni per cui il dovere grave di professare la mia fede, o di affermare l’intangibilità di un bene morale, non mi obbliga più”. Si pensi alle difficoltà che la moglie di Tommaso Moro faceva a suo marito già condannato in prigione: “Hai doveri verso la famiglia, verso i figli”. Non è, quindi, solo un discorso di fede. Anche se uso la sola retta ragione, vedo che negando resistenza di atti intrinsecamente disonesti, nego che esista un confine oltre il quale i potenti di questo mondo non possono e non devono andare. Socrate è stato il primo in occidente a comprendere questo. La questione dunque è grave, e su questo non si possono lasciare incertezze. Per questo ci siamo permessi di chiedere al Papa di fare chiarezza, poiché ci sono vescovi che sembrano negare tale fatto, richiamandosi ad Amoris laetitia. L’adulterio infatti è sempre rientrato negli atti intrinsecamente cattivi. Basta leggere quanto dice Gesù al riguardo, san Paolo e i comandamenti dati a Mosè dal Signore».
Ma c’è ancora spazio, oggi, per gli atti cosiddetti “intrinsecamente cattivi”. O, forse, è tempo di guardare più all’altro lato della bilancia, al fatto che tutto, dinanzi a Dio, può essere perdonato?
Attenzione, dice Caffarra: «Qui si fa una grande confusione. Tutti i peccati e le scelte intrinsecamente disoneste possono essere perdonate. Dunque “intrinsecamente disonesti” non significa “imperdonabili”. Gesù tuttavia non si accontenta di dire all’adultera: “Neanch’io ti condanno”. Le dice anche: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv. 8,10). San Tommaso, ispirandosi a sant’Agostino, fa un commento bellissimo, quando scrive che “Avrebbe potuto dire: va’ e vivi come vuoi e sii certa del mio perdono. Nonostante tutti i tuoi peccati, io ti libererò dai tormenti dell’inferno. Ma il Signore che non ama la colpa e non favorisce il peccato, condanna la colpa… dicendo: e d’ora in poi non peccare più. Appare così quanto sia tenero il Signore nella sua misericordia e giusto nella sua Verità” (cfr. Comm. a Gv. 1139). Noi siamo veramente, non per modo di dire, liberi davanti al Signore. E quindi il Signore non ci butta dietro il suo perdono. Ci deve essere un mirabile e misterioso matrimonio tra l’infinita misericordia di Dio e la libertà dell’uomo, il quale deve convertirsi se vuole essere perdonato».
Chiediamo al cardinale Caffarra se una certa confusione non derivi anche dalla convinzione, radicata pure tra tanti pastori, che la coscienza sia una facoltà per decidere autonomamente riguardo ciò che è bene e ciò che è male, e che in ultima istanza la parola decisiva spetti alla coscienza del singolo.
«Ritengo che questo sia il punto più importante di tutti», risponde. «È il luogo dove ci incontriamo e scontriamo con la colonna portante della modernità. Cominciamo col chiarire il linguaggio. La coscienza non decide, perché essa è un atto della ragione; la decisione è un atto della libertà, della volontà. La coscienza è un giudizio in cui il soggetto della proposizione che lo esprime è la scelta che sto per compiere o che ho già compiuto, e il predicato è la qualificazione morale della scelta. È dunque un giudizio, non una decisione. Naturalmente, ogni giudizio ragionevole si esercita alla luce di criteri, altrimenti non è un giudizio, ma qualcosa d’altro. Criterio è ciò in base a cui io affermo ciò che affermo e nego ciò che nego. A questo punto risulta particolarmente illuminante un passaggio del Trattato sulla coscienza morale del beato Rosmini: “C’è una luce che è nell’uomo e c’è una luce che è l’uomo. La luce che è nell’uomo è la legge di Verità e la grazia. La luce che è l’uomo è la retta coscienza, poiché l’uomo diventa luce quando partecipa alla luce della legge di Verità mediante la coscienza a quella luce confermata”. Ora, di fronte a questa concezione della coscienza morale si oppone la concezione che erige come tribunale inappellabile della bontà o malizia delle proprie scelte la propria soggettività. Qui, per me – dice il porporato – c’è lo scontro decisivo tra la visione della vita che è propria della Chiesa (perché è propria della Rivelazione divina) e la concezione della coscienza propria della modernità».
«Chi ha visto questo in maniera lucidissima – aggiunge – è stato il beato Newman. Nella famosa Lettera al duca di Norfolk, dice: “La coscienza è un vicario aborigeno del Cristo. Un profeta nelle sue informazioni, un monarca nei suoi ordini, un sacerdote nelle sue benedizioni e nei suoi anatemi. Per il gran mondo della filosofia di oggi, queste parole non sono che verbosità vane e sterili, prive di un significato concreto. Al tempo nostro ferve una guerra accanita, direi quasi una specie di cospirazione contro i diritti della coscienza”. Più avanti aggiunge che “nel nome della coscienza si distrugge la vera coscienza”. Ecco perché fra i cinque dubia il dubbio numero cinque è il più importante. C’è un passaggio di Amoris laetitia, al n° 303, che non è chiaro; sembra – ripeto: sembra – ammettere la possibilità che ci sia un giudizio vero della coscienza (non invincibilmente erroneo; questo è sempre stato ammesso dalla Chiesa) in contraddizione con ciò che la Chiesa insegna come attinente al deposito della divina Rivelazione. Sembra. E perciò abbiamo posto il dubbio al Papa».
«Newman – ricorda Caffarra – dice che “se il Papa parlasse contro la coscienza presa nel vero significato della parola, commetterebbe un vero suicidio, si scaverebbe la fossa sotto i piedi”. Sono cose di una gravità sconvolgente. Si eleverebbe il giudizio privato a criterio ultimo della verità morale. Non dire mai a una persona: “Segui sempre la tua coscienza”, senza aggiungere sempre e subito: “Ama e cerca la verità circa il bene”. Gli metteresti nelle mani l’arma più distruttiva della sua umanità».
Matteo Matzuzzi - [Fonte: il Foglio, 14 gennaio 2017]
Meno male che c'è qualcuno oltre al cardinale Burke che, coraggiosamente, dice queste ovvietà.
RispondiEliminaCome risposta ai dubia non c'è male: L’Osservatore Romano pubblica criteri applicativi di Amoris Laetitia a Malta: sì a comunione a divorziati risposati.
RispondiEliminaQui Magister:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/01/14/amoris-laetitia-la-navicella-di-malta-si-unisce-alla-flotta-del-papa/
«Qualora come esito del processo di discernimento, compiuto con "umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa" (Amoris laetitia, 300), una persona separata o divorziata che vive una nuova unione arriva – con una coscienza formata e illuminata – a riconoscere e credere di essere in pace con Dio, non le potrà essere impedito di accostarsi ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia (cfr. Amoris laetitia, nota 336 e 351)».
In breve: sì alla comunione ai divorziati risposati che vivono more uxorio.
È questo il punto chiave delle istruzioni che i vescovi di Malta e di Gozo, Charles Jude Scicluna e Mario Grech, hanno dato il 13 gennaio ai loro sacerdoti, per l'applicazione del controverso capitolo VIII di "Amoris laetitia":
Intervista da soppesare con attenzione.
RispondiEliminaRimarchevole la conclusione:
«Newman – ricorda Caffarra – dice che “se il Papa parlasse contro la coscienza presa nel vero significato della parola, commetterebbe un vero suicidio, si scaverebbe la fossa sotto i piedi”. Sono cose di una gravità sconvolgente. Si eleverebbe il giudizio privato a criterio ultimo della verità morale. Non dire mai a una persona: “Segui sempre la tua coscienza”, senza aggiungere sempre e subito: “Ama e cerca la verità circa il bene”. Gli metteresti nelle mani l’arma più distruttiva della sua umanità».
Arriva...con coscienza formata...alla pace con Dio...
RispondiEliminaPerché i divorziati risposati e conviventi more uxorio si, ed gli omicidi, i ladri, i fornicatori di ogni specie, i mafiosi, i truffatori, i corrotti, ecc.ecc. NO ?
O ci somo comandamenti che si possono violare ed altri no?O esistono peccati mortali di I grado, di II grado, di III grado, veniali, venialissimi, praticamente zero ?
http://www.marcotosatti.com/2017/01/14/malta-comunione-ai-divorziati-risposati-contro-il-catechismo-nuove-voci-chiedono-al-papa-una-riposta-di-chiarezza-ai-dubia/
RispondiEliminaTra le righe di queste lucide spiegazioni rallegra il sorriso mite della Verità.
RispondiEliminaCard. Caffarra: “La divisione tra pastori è la causa della lettera che abbiamo spedito a Francesco. Non il
RispondiEliminasuo effetto. Insulti e minacce di sanzioni canoniche sono cose indegne”. “Una Chiesa con
poca attenzione alla dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante”.
Anche se fosse un solo Cardinale il Papa e' tenuto a rispondere altrimenti che Vicario e'? Il vicario di se' stesso ? Non " considerare " " passare oltre ", a casa mia si chiama "albagìa".
RispondiEliminaAttenzione:
RispondiEliminaE, inoltre, il problema coinvolge così profondamente sia il magistero dei vescovi (che, non dimentichiamolo, lo esercitano non per delega del Papa ma in forza del sacramento che hanno ricevuto)
Ricordiamo il dilemma sulla collegialità...
"La via di uscita da questo “conflitto di interpretazioni” era il ricorso ai criteri interpretativi teologici fondamentali, usando i quali penso che si possa ragionevolmente mostrare che Amoris laetitia non contraddice Famìliaris consortio. Personalmente, in incontri pubblici con laici e sacerdoti ho sempre seguito questa via». Non è bastato, osserva l’arcivescovo emerito di Bologna".
RispondiEliminaC'è qualcosa che mi sfugge. I criteri interpretativi teologici fondamentali mostrano che AL non contraddice FC ma, non bastano.
"Ci siamo resi conto che questo modello epistemologico non era sufficiente. Il contrasto tra queste due interpretazioni continuava. C’era un solo modo per venirne a capo: chiedere all’autore del testo interpretato in due maniere contraddittorie qual è l’interpretazione giusta".
Non ho strumenti per commentare i Dubia teologicamente, ma i miei dubbi ce li ho, mi piacerebbe che un prete coraggioso, dai mica rischia la vita, tutt'al più verrà misericordiosamente spedito in un lagobai, dicesse seriamente, prima di distribuire la Comunione, "Venga all'altare per fare la comunione solo chi si è confessato da poco ed ha ottenuto l'assoluzione dal confessore"......forse sono sballato e sbagliato, ma non ho mai visto tanta gente fare la comunione come al giorno d'oggi e non credo proprio che siano tutti in regola, non vorrei essere malizioso, ma......chapeau bas a Caffarra che ci mette la faccia, e a tutti gli altri, spero aumentino e non lo dico solo perché non amo particolarmente il vdr, ma perché vedo che tutto mi frana intorno, etica, morale, religione, princìpi che un tempo erano non negoziabili, ed il tempo corre via inesorabile. Anonymous.
RispondiEliminaBisogna fare presto. E' urgente porre rimedio alla tragica deriva sudamericana, altrimenti le diocesi dove si fa scempio dei sacramenti diverranno moltissime e sarà veramente disastro e scisma.
RispondiEliminaCara Maria, il bubbone era come quello della peste dei promessi sposi di Manzoni che distrusse Milano ed il milanese - ora è esploso e solo i preti come Frà Cristoforo possono rielevare gli animi a Dio - i Danni del concilio vat.II sembrano senza fine - ma ringraziamo il Signore che le file dei Sig.ri Cardinali e Vescovi Cattolici aumentano sempre più - forse la Grazia di Dio si avvicina sempre di più ed allontana sempre di più i malefici. La Chiesa Cattolica tornerà a splendere perchè è in mano a Gesù Cristo, protetta dalla Vergine e dallo Spirito Santo.
RispondiEliminaSoprattutto la Vergine tiene sotto il tallone la testa di quel velenoso serpente, e vincerà.
Portae inferi non prevalebunt - comunque dobbiamo raddoppiare le preghiere ed i Rosari - digiuni e speranza in Dio Trinitario.
"Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione”.
RispondiElimina...e se ne accorge solo adesso? Ci voleva AL perché lui se ne rendesse conto? E tutti gli altri abomini pensati e commessi da tutti i precedenti cosiddetti papi, da GXXIII in poi?
Altro che cecità, questa è pochezza di materia grigia.
Comunque la deriva non è solo sudamericana.
RispondiEliminaSono anni che c'è caos, la novità è che "i caotici" sono ora quasi plenipotenziari (in terra).
Ci sono cose vere e altre no, anche se è indigesto a una mentalità liquida dal pensiero debole.
Tanto per mettere qualche punto fermo:
Non è vero che i vari credenti credono “lo stesso Dio”.
Un cristiano crede la Santissima Trinità, Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Questo non è creduto da altre religioni monoteiste, le quali non credono soprattutto che il Figlio sia il Verbo incarnato, cioè Cristo Gesù, Nostro Signore.
La redenzione di Cristo, Unico Salvatore, ci ha salvati dai guasti fisici, psichici e spirituali di una natura umana decaduta (peccato originale), adottandoci -in quella fede- a figli di Dio.
Non è dunque vero che gli uomini siano naturalmente tutti figli di Dio, ma possono esserlo soprannaturalmente per la grazia che la misericordia divina ci ha donato nell’Incarnazione.
E non è vero che i cristiani siano ugualmente legati a Cristo Gesù: ci sono quelli che stanno nella successione apostolica che il Signore inaugurò e amministrano i sacramenti credendo la Presenza Reale del Signore; e ci sono quelli la successione l’hanno interrotta e credono i sacramenti dei meri simboli, in cui l’uomo “significa” quel che crede, senza sostanzialità.
Un sacramento è segno efficace della grazia di Dio nell’investire ogni uomo di quella poderosa misericordia che ci ama prima che noi amiamo Lui, ma come il fuoco acceso non può continuare a bruciare se non viene alimentato di nuova legna, così all’uomo capace di Dio e raggiunto dalla notizia del kerigma non è tolta la responsabilità del proprio sì. Muovendo dal suo amore Dio dispose l’incarnazione, la morte e la resurrezione del Figlio per rigenerare l’umanità e ricapitolare ogni cosa in Cristo. L’obbedienza del Verbo fu totale: solo Lui avrebbe potuto compiere pienamente la missione. Per poterlo realizzare furono necessari l’esistenza della Vergine Maria e la volontà del perdono del peccato dell’uomo, sublimazione della Potenza, della Bellezza, della Sapienza e della Carità di Dio.
continua...
... e poi c'è la Madonna, la Beata Vergine Maria, la "postina"...
RispondiEliminaIl dono all’umanità dell’Immacolata e del Suo Cuore Immacolato, capace di un fiat fedele a Dio, è l’incipit dell’Incarnazione e della Redenzione.
In Lei sono stati deposti tutti i tesori, così che la Vergine Madre si facesse mediatrice delle grazie e versasse le lacrime che costa il rifiuto dell’Amore. La sua pietà di creatura pura si fa accoglienza terrena per la pietà divina per intenerire i cuori induriti dal peccato.
In questo affidamento e consacrazione c’è tutto ciò che conta per chi per fede segue il Cristo, nel segno della croce, entrando nel Regno di cui Gesù è il re, il Regno di Dio, che ha la Madre per Regina nella gloria degli angeli e dei santi.
Così non ogni cristiano può essere in comunione con Cristo, se non vive l’umiltà di Maria, nel conservare ogni cosa meditandola in un cuore che cerca quella purezza.
Non ogni cristiano può essere pieno di grazia, tanto più se ritiene “di troppo” tale Regina!
L’eresia costruisce troppi ostacoli ai fiumi di misericordia riversati da Dio, facendo argine e diga non solo con i peccati, ma con ogni teologia che anteponga la volontà dell’uomo e le sue ragioni alla Volontà di Dio. E’ solo il sì a quella Volontà a rendere feconda la creatura, generando in noi la natura redenta dal Verbo incarnato, la presenza dello Spirito, in obbedienza al Padre, con l’umiltà e l’obbedienza che si conviene, fino a “cristificarci”.
La Madre di Dio (!), la creatura divenuta grembo di Colui che è Creatore è l’umilissima e quasi “inutile” serva della Parola.
Al punto che c’è chi blatera che nel Vangelo non sia quasi nominata e perciò chi la venera ne parla troppo! Lei è nostra avvocata, la dolce tenerezza con la quale Dio ha addolcito le necessità della giustizia per riconciliarsi con il creato.
Il mistero del perdono che Dio ha praticato versando il sangue di Gesù (mezzo e prezzo della nostra salvezza) e che ci propone nei sacramenti per restaurare in noi la somiglianza all’originale deturpato dal peccato, chiamandoci ad essere santi, è passato per un fiat e passa per il nostro sì… Nulla è scontato. Non è vero che ci siano automatismi. Maria, assunta in cielo ci educa da madre alla penitenza e alla preghiera che convertono. Lei è anche corredentrice, sapendo quante lacrime le sono costate il rifiuto dell'Amore.
Dio vuole andare oltre la giustizia, per misericordia: non significa eliminare la giustizia, tutt’altro. Il peccato provoca dolore, se ne sconta la pena che però non è il fine ma l’inizio della conversione. Il dolore innocente, di Maria che è innocente, come Gesù, sta tutto qui. Enorme nella sua "ingiustizia" ed enorme nella sua misericordia. E noi? Pecchiamo fortiter?
Non è vero che tutti i cattolici confessano la stessa fede, se c’è confusione su queste cose.
Chiedo scusa per la lunghezza...
Non posso astenermi dal dichiarare al cardinale Caffarra il mio filiale affetto che continuo a provare fin da quando entrò in Ferrara come vescovo e lo ascoltai per la prima volta sul sagrato della chiesa di san Giorgio. Esprimo la mia sincera riconoscenza per il pastore e maestro che ci conforta nelle tribolazioni e ci rafforza nella fede, dandone le ragioni con chiarezza ed umiltà.
RispondiEliminaDell'intervista, questo passo mi ha incantato: "Esistono atti i quali possono per sé stessi ed in se stessi, a prescindere dalle circostanze in cui sono compiuti e dallo scopo che l’agente si propone, essere qualificati disonesti." "Negare questo fatto può comportare di negare senso al martirio. Ogni martire infatti – sottolinea l’arcivescovo emerito di Bologna – avrebbe potuto dire: “Ma io mi trovo in una circostanza… in tali situazioni per cui il dovere grave di professare la mia fede, o di affermare l’intangibilità di un bene morale, non mi obbliga più”. Si pensi alle difficoltà che la moglie di Tommaso Moro faceva a suo marito già condannato in prigione: “Hai doveri verso la famiglia, verso i figli”. Non è, quindi, solo un discorso di fede. Anche se uso la sola retta ragione, vedo che negando resistenza di atti intrinsecamente disonesti, nego che esista un confine oltre il quale i potenti di questo mondo non possono e non devono andare. Socrate è stato il primo in occidente a comprendere questo."
Questa è la mia riflessione: ho letto diverse volte giudizi dispregiativi sui martiri di questo tenore: "i martiri: chi quei fondamentalisti psicopatici che impediscono il dialogo e l'incontro ecumenico? E subire il martirio per cosa? Ma avessero pensato a tutelare i propri interessi mondani, ci avrebbero risparmiato tante guerre di religione!"
A questo modo di pensare, la risposta giusta la leggiamo già nel Critone di Platone:
CRITONE : "Inoltre, Socrate, non mi sembra neanche giusta questa tua scelta di arrenderti quando hai la possibilità di salvarti ... Oltretutto mi pare che tu tradisca anche i tuoi figli, che avresti la possibilità di crescere ed educare, mentre andandotene (morendo) li abbandonerai, indifferente a quanto possa capitar loro: e gli capiterà, è prevedibile, quel che è la norma per gli orfani lasciati soli. I figli, o non bisogna farli, o bisogna faticarci, a tirarli su ed educarli."
SOCRATE : "Diciamo che non bisogna commettere volontariamente ingiustizia in nessun caso, o per certi versi sì, e per certi altri no? O diciamo che il commettere ingiustizia non è affatto cosa buona, né bella? In ogni caso commettere ingiustizia è, per chi lo fa, cosa brutta e turpe? Sí o no?"
CRITONE : Sì.
SOCRATE : Dunque in nessun caso va commessa ingiustizia.
CRITONE Assolutamente no.
Socrate per non commettere ingiustizia contro le Leggi della sua città, dandosi alla fuga, accetta di morire ingiustamente: "Ma da’ ascolto, Socrate, a noi che ti abbiamo allevato: non dare ai figli, alla vita, a null’altro più valore che a ciò che è giusto, affinché al tuo arrivo nell’Ade tu possa richiamare tutto ciò in tua difesa, presso coloro che lì comandano. Il comportamento che non sembra qui a te (né ad alcuno dei tuoi amici) preferibile, né più giusto né più pio, certo non ti apparirà preferibile quando tu sia giunto lí. E' vero che andandovi - se poi lo fai - patisci un’ingiustizia,ma non da parte di noi leggi bensì degli uomini. Se invece evadi così ignominiosamente,ricambiando offesa con offesa e male con male, trasgredendo i patti e gli accordi stretti con noi e facendo del male a chi meno dovresti (a te stesso, agli amici, alla patria, a noi), non solo ti attirerai finché vivi la nostra ostilità, ma anche le nostre sorelle laggiù, le leggi dell’Ade, non ti accoglieranno con benevolenza, sapendo che hai cercato, per quanto sta in te, di distruggerci. Insomma, non lasciarti persuadere dai consigli di Critone più che dai nostri".
Al mio 18:38
RispondiEliminaevidentemente questi criteri interpretativi sono a maglia larga e, nonostante ciò, AL ci passa per il rotto della cuffia; tutti però hanno visto che la cuffia è rotta.
Dal documento "maltese": <<... D’altra parte, ci sono situazioni complesse dove vivere ‘come fratello e sorella’ diventa umanamente impossibile e crea un danno maggiore.>>
RispondiEliminaMa dire questo, non vuol negare lo stesso valore della castità?
E se è vero questo, che dire del celibato dei consacrati?
A.L.: Amore Libero!
@Rr 14 gennaio 2017 15:58: perchè mai porre dei limiti? Per esempio per omicidi, furti ecc. se è "peccato" o meno dipende da "chi" li compie secondo il manuale del politicamente corretto & pensiero unico in vigore anche e soprattutto presso la nuova Chiesa Cattolica. Se il "chi" è quello giusto furti, rapine e truffe sono cose lievi lieve, possibilmente da minimizzare mentre contemporaneamente se il "chi" è quello sbagliato non emettere uno scontrino da un euro è cosa gravissima. Così come massacrare degli anziani a scopo rapina, anche in serie, è cosa minima mentre il "femminicidio" è cosa gravissima. Poi essere contro l'immigrazionismo selvaggio è notoriamente peccato da pena capitale. Mentre parteggiare per i "nostri tagliagole moderati" che hanno fatto scempio della Siria per conto terzi è addirittura encomiabile. Per questo regimetto orwelliano che ci hanno rifilato la Chiesa Cattolica attuale è perfetta...
RispondiEliminaMiles
Interessante l'abbinamento delle letture, oggi. Nella lettera agli Ebrei la parola di Dio viene detta essere più tagliente di una spada a doppio taglio; nel Vangelo di Marco, il Signore ricorda che non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati ed è per loro che Egli è venuto. Naturalmente mi è tornato alla mente l'ospedale da campo. NSGC guarisce con la Sua parola più tagliente di una spada a doppio taglio. Un bisturi. C'era un proverbio anche che andava nella stessa direzione, il medico pietoso fa la piaga verminosa.
RispondiEliminaUlteriori riflessioni :
RispondiEliminahttp://www.vittoriomessori.it/blog/2017/01/14/vivaio-febbraio-2017/
"Bisogna fare presto. E' urgente porre rimedio alla tragica deriva sudamericana".
RispondiEliminaLa deriva è 'renana', prima ancora che sudamericana.
Oggi, poi, ricorre la memoria liturgica del grande Sant'Ilario di Poitiers, uno dei pochi Vescovi che si oppose apertamente all'eresia ariana, subendo per questo persecuzioni ed esilio.
E a questo proposito, non posso fare a meno di ricordare quanto detto recentemente da Mons. Schneider, e già riportato in un articolo su questo Blog, perché in sostanza la situazione di oggi è simile a quella di allora:
"Quando papa Liberio nel 357 firmò una delle cosiddette formule di Sirmio, in cui evitò deliberatamente l’espressione dogmaticamente definita “homo-ousios” e scomunicò sant’Atanasio in modo da avere pace ed armonia con i vescovi ariani e semi-ariani di Oriente, i fedeli cattolici e alcuni pochi vescovi, in particolare sant’Ilario di Poitiers, rimasero profondamente scioccati. Sant’Ilario ha trasmesso la lettera che papa Liberio scrisse ai vescovi orientali, annunciando l’accettazione della formula di Sirmio e la scomunica di san Atanasio.
Nel suo profondo dolore e sgomento, sant’Ilario aggiunse alla lettera, in una sorta di disperazione, la frase:
“Anathema tibi a me dictum, praevaricator Liberi” (io ti dico anatema, o prevaricatore Liberio), (cfr. Denzinger-Schönmetzer, n. 141).
Papa Liberio volle avere pace ed armonia ad ogni costo, anche a scapito della verità divina. Nella sua lettera ai vescovi latini eterodossi Ursace, Valence e Germinio annunciando loro le decisioni di cui sopra, scrisse che preferiva la pace e l’armonia al martirio (cfr. Denzinger-Schönmetzer, n. 142).
In che contrasto drammatico fu il comportamento di Papa Liberio con la seguente convinzione di sant’Ilario di Poitiers: “Noi non facciamo la pace a spese della verità, facendo concessioni per acquisire la reputazione di tolleranza. Facciamo la pace combattendo legittimamente secondo le regole dello Spirito Santo. C’è il pericolo di allearsi surrettiziamente con l’infedeltà, ammantando ciò con il bel nome della pace” (Hil. Ad Cost., 2, 6, 2)."
http://www.corrispondenzaromana.it/speciale-una-nuova-voce-si-leva-il-vescovo-athanasius-schneider-in-difesa-dei-quattro-cardinali/?refresh_cens
La lettera di sostegno di mons. Schneider l'avevamo tradotta noi da OnePterFive
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2016/11/dichiarazione-pubblica-del-vescovo.html
Messori:
RispondiEliminaMi capita in mano la rivista dove la Bolaffi ( la più antica e la maggiore azienda filatelica ) dà notizia dei francobolli che saranno emessi quest’anno. Vedo la pagina dedicata alle poste della Città del Vaticano, dove si annuncia una emissione << che stupisce >> , come scrive l’estensore del pezzo : nientemeno che un francobollo della Santa Sede che celebra i cinquecento anni dall’inizio della Riforma . Ovviamente , l’immagine a colori che sta sopra il quadratino di carta vaticano è quella di Martin Lutero.
Se i laici della Bolaffi si “ stupiscono “ non succede altrettanto ai cattolici che sanno come papa Bergoglio abbia voluto volare in Svezia ( dove, tra l’altro, l’introduzione forzata del luteranesimo, per mere ragioni economiche , per metter cioè le mani sulle proprietà della Chiesa , fu brutalmente antipopolare e fece molti martiri ) , volare in Svezia, dunque , per onorare il “ coraggio “ di quel frate che osò sfidare la Chiesa indegna del XVI secolo. Noi, dunque , non ci stupiamo più .
...
L'interpretazione del vescovo maltese è provvidenziale. Tempismo perfetto. Non va criticato, ma va ringraziato (c'è del sarcasmo in quello che scrivo...)
RispondiEliminaAdesso o risponde il Papa, o chi ha posto i dubia deve correggere immediatamente l'interpretazione maltese. A quel punto di fronte a 2 interpretazioni così differenti e palesati, il Papa sarà costretto a dire la sua. Che voglia oppure no. Coraggio, siamo vicinissimi alla soluzione della vicenda in senso positivo e conforme alla Verità
il Papa sarà costretto a dire la sua.
RispondiEliminaIn fondo l'ha già detta sia attraverso i suoi coriferi (Spadaro, Kasper, Schoeborn... E poi anche ai vescovi argentini. Con una lettera privata, ma sempre sua personale... siamo nell'era dell'"informe".
Cardinal Scola delira.
RispondiEliminahttp://www.riscattonazionale.it/2016/05/16/cardinal-scola-delira-grazie-ai-migranti-al-mescolamento-nascera-grande-italia/
Il cardinale Caffarra presenta lungo riflessioni. Perché è inteso che il Papa non può dare "argomentazione teologica"? Il cardinale Caffarra non dice nulla circa la "correzione fraterna" al Papa, il cardinale Burke ha detto che l'avrebbe fatto. Perché in silenzio? Sei hai accettato di fare la "correzione fraterna"? Sì o no? Quali sono i motivi?
RispondiEliminaIl 23 gennaio scegliere nuovi Prelato "Opus Dei". C'è grande tensione. Che fa da sfondo alla dubia. In Spagna è chiaro che chi detiene il dubia è la "Opus Dei". E che ciò che conta non è la comunione dei divorziati in nuova unione, ma la correzione al Papa, con un preavviso di scisma.
Giovanni Paolo II ha detto: "Opus Dei è potente."
Oggi la confusione regna sovrana ovunque, in ogni istituzione umana. C'è un solo modo per rimettere ordine: il Papa sia conforme al mandato di Gesù Cristo.
RispondiEliminaNe va della salvezza di molti sulla terra. ORA.
P.S.L'essere umano non è caduto nel desiderio della donna e/o marito altrui, nella post-modernità. Anche al tempo di Gesù Cristo il problema si era posto. Nonostante molti esseri umani fossero feriti nel gender, NSGC è stato chiaro nella terapia.
RispondiEliminaRiferendomi a Sacerdos quidam 22.32, aggiungerei :
In che contrasto drammatico fu il comportamento di papa Montini nel promulgare Nostra Aetate, con la seguente convinzione di S.Ilario di Poitiers : " Noi non facciamo la pace a spese della verità, facendo concessioni per acquisire la reputazione di tolleranza. Facciamo la pace combattendo legittimamente secondo le regole dello Spirito Santo. C'è il pericolo di allearsi surrettiziamente con l'infedeltà, ammantando ciò con il buon nome della pace."
@Mic
RispondiEliminaIn questo momento il Papa non risponde certamente.
Intendevo dopo l'inevitabile, a questo punto, correzione dei Cardinali eroici. Questi Cardinali dovrenno necessariamente rispondere a questi vescovi, quindi scoppierà il putiferio, e il Papa non vorrà lasciarsi pubblicamente correggere dovrà rispondere... non tutto il male vien per nuocere...
@Mic
RispondiElimina.... non solo. Il caso maltese, se così possiamo chiamarlo, è uno dei primi casi di vescovi che nei fatti decidono "pastoralmente" per le loro diocesi in materia dottrinale! Inaudito proprio, certamente indotti dal Papa a farlo. AL è l'apripista di un qualcosa di ancora più devastante, ed è prodotto dall'altra esortazione francescona, non so in che punto, ma lho letto proprio in questo blog. Parlava di pastoraldottrina da gestire sulla base della cultura locale.... addio chiesa universale. Addio chiesa cattolica. Se i Cardinali non correggessero adesso il Papa, ci troveremmo al disastro.
Ci rimane solo di invocare la correzione. Sostenere i Cardinali Sì, ma a questo punto convincerli a portare a termine quanto iniziato. Fermarsi adesso sarebbe da irresponsabili. Ci rimangono solo loro
Il cardinal Scola il delirio del meticciato lo va ripetendo da anni, già da prima di Francesco.
RispondiElimina--
Fabrizio Giudici
“[C]i sono situazioni complesse dove vivere ‘come fratello e sorella’ diventa umanamente impossibile e crea un danno maggiore”; e quindi, non solo non è obbligatorio, ma non si deve fare: non solo l’adulterio è lecito, ma è addirittura obbligatorio.
RispondiEliminaE, più o meno, lo dice anche il papa, a quanto sembra: in una nota a piè di pagina!
Perché non piove sangue? Non si può andare avanti così.
L’anonimo delle 20.21 di ieri ha ragione.
Mi chiedo seriamente se qui non siamo in presenza d’una vera e propria eresia almeno materiale: non è tale negare che l’adulterio sia “intrinsece malum”?
E anche umanamente, che tristezza! Che effetto posson fare questi discorsi squallidi su tante persone che lottano per liberarsi dalla lussuria o da altri peccati? Non posson dire anche loro, anche senza bisogno di codesto ipocrita e nauseante gergo: “Non ce la faccio, è impossibile”? Oppure: “Se cambio vita, rischio di compromettere beni maggiori”?
“Se, come risultato del processo di discernimento, intrapreso con ‘umiltà, discrezione e amore per la Chiesa e il suo insegnamento, in una sincera ricerca della volontà di Dio e un desiderio di dare una risposta perfetta ad essa’, la persona [qui mettere un qualunque peccato anche mortalissimo] riesce, con una coscienza informata e illuminata [‘informata’?!, ‘illuminata’?! Ma le parole hanno ancóra un significato?], a riconoscere e a credere che lui o lei è in pace con Dio, a lui o lei non può essere impedito di partecipare ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucarestia.”
Basta “riconoscere” e “credere” d’ “essere in pace con Dio”: bisogna “riuscirci”, a “crederlo”; ma tutto sommato, ovvìa, non è difficile! Le Loro Eccellenze maltesi invitano ogni fedel cristiano a “credere” d’ “essere in pace con Dio”, per grave che possa essere il suo peccato. È tutto un sentire, ovviamente, e questa è una merce a buon mercato quant’altre mai. Non si richiede mica di “essere” in pace con Dio, o di ragionare! Basta “credere” d’essere, sentirsi. Si va in paradiso in carrozza.
Maso
Le direttive dei vescovi di Malta non contraddicono il testo di AL. Non fanno altro che svilupparlo in maniera più esplicita.
RispondiEliminacoscienza"illuminata" (DA COSA ?) nel senso degli "Illuminati".
RispondiElimina"lui o lei": per carità, non siamo il pronome generico "lui" chè se no le donne si offendono ! Femminismo "oblige".
Si vede che Malta è da 150 anni sotto dominio inglese.
Dipende anche dagli interessi altri che uno ha; esistono mariti e mogli che non si dedicano a questi esercizi pur essendo felicemente sposati, vuoi perchè è passata l'età della fertilità, vuoi perchè sono molto coinvolti sul piano dello studio, vuoi perchè sono sinceramente religiosi. La Grazia funziona.
RispondiEliminaInoltre si perde di vista il problema a monte: come educhiamo i figli? Tutti questi divorzi sono frutto di un determinato periodo storico e di una educazione impartita alla gioventù.Questa larghezza di manica oggi, significa che ieri non abbiamo educato a dovere. Oggi i pericoli, per i giovani, sono decuplicati. Il mio oggi risale a diversi decenni addietro. E' successo su larga scala, quello che è successo a molti filosofi, che ricevuta una rigorosa educazione cristiana, si son poi fatti alfieri dell'ateismo e di tutte le sue variazioni possibili. Questo è veramente da stupidi perchè intanto tu il tuo corredino l'hai avuto come si deve, poi siccome vi hai trovato delle imperfezioni, ai tuoi figli ai tuoi discepoli, per non dare loro un corredo così così, non gliene dai nessuno. Così tutti loro son rimasti nudi, alle intemperie. Questo naturalmente riguarda anche la Chiesa. Oltre le infiltrazioni gnostico- massonico- esoteriche non si è più educato come si sarebbe dovuto. O meglio l'educazione impartita la si è buttata via come accadde a quello che col cesto buttò anche il bambino. Così è stato un dovere nei conventi, nelle Università, nei seminari ingozzarsi di tutto il ciarpame del mondo e di tutta la decadenza morale del mondo, che entrava da gran signora aggiornata tra le mura un tempo silenziose per preghiera, studio e lavoro cattolicamente intesi. Quello che il mondo ora squaderna come le sue gloriose conquiste è il lavoro, lo studio che nacque e crebbe in ambito cattolico e che ora si ripresenta lustrato come genio laico spesso de sinistra. E quando vedo i cattolici sbavare davanti a qualche must mondano, senza riconoscere che quello, proprio quello è stato un gioiello di famiglia gettato sbadatamente alle ortiche, per correre dietro al tempo, oscillo tra l'ira e il pianto. Pigliamo la tanto ora ricercata cura dell'ambiente, della terra: è stata tutta opera nostra, interi ordini religiosi individuarono in questo il loro lavoro, non solo ma ne fecero fonte costante di studio senza trascurare la preghiera. Per non parlare delle congregazioni che si dedicarono alla educazione dei nobili e dei poveri. Sant'Agostino, Sant'Ignazio scandagliarono l'interiorità umana sotto la guida del loro Maestro in modo tale che, al loro confronto, tutte le psicologie al passo dei tempi sono abbozzi incompiuti. Santa Ildegarda, monaca,coltivatrice, medico, ambasciatrice, visionaria. Santa Caterina da Siena che oggi tanto ci manca, San Tommaso il cui lungo, puntuale studio lo portò a quella illuminazione di cui oggi si parla a vanvera. Sant'Alfonso e le sue scuole di dottrina per il popolo. Una storia questa infinita e noi cattolici, avendo questi esempi, ci lasciamo imbambolare da quattro cialtroni al passo con i tempi. Quando mi vengono questi pensieri mi vien da pensare che tutti siamo sotto incantesimo, non vediamo, non udiamo, non capiamo.
RispondiEliminaInteressante ed attualissima intervista a Mons.Maggiolini , naturalmente registrata , trasmessa da Radio Maria .
RispondiEliminaA seguire , il testo e il libro relativo all'argomento trattato : la Fede
http://medjugorje.altervista.org/doc/plivio/12-maggiolini.php
http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788845233296/ma-il-figlio-delluomo-quando-verra-trovera-la-fede-sulla-terra.html
@ RR
RispondiEliminaCoscienza "illuminata" da Lucifero.
Anonimo irina ha detto...
RispondiEliminaDipende anche dagli interessi altri che uno ha; esistono mariti e mogli che non si dedicano a questi esercizi pur essendo felicemente sposati, vuoi perchè è passata l'età della fertilità, vuoi perchè sono molto coinvolti sul piano dello studio, vuoi perchè sono sinceramente religiosi. La Grazia funziona.
Fermo restando che la Chiesa non è sessuofobica. Se una coppia regolarmente sposata sente la necessità di far l'amore anche a 90 anni, non solo non fa nulla di male, ma anzi è bene anche ciò. le loro preghiere non saranno meno buone di quelle di altre coppie. Qui vale il discorso delle attitudini personali.
@Anonimo 08:50
RispondiEliminaSì, forse meglio la libertà dei figli di Dio.
CAFFARRA MONUMENTALE! LO VOGLIAMO PAPA SUBITO!
RispondiEliminaE' sempre stato in prima fila nel rendere la vita complicata ai tradizionalisti delle sue diocesi.
RispondiEliminaTra i quattro cardinali che hanno chiesto a papa Francesco di fare chiarezza su cinque "dubia" generati da "Amoris laetitia", Carlo Caffarra è quello a cui lo stesso Jorge Mario Bergoglio ha manifestato più volte la sua stima, tra l'atro chiamandolo a partecipare ai due sinodi sulla famiglia.
RispondiEliminaA maggior ragione fa quindi impressione la schiettezza, la "parresìa", con cui Caffarra si esprime nei confronti del papa – pur nel pieno rispetto verso di lui – nella prima grande intervista da lui data dopo la pubblicazione dei "dubia".
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/01/16/i-dubbi-del-papa-e-le-certezze-del-cardinale-caffarra/
Per Bergoglio è più comodo non rispondere.
RispondiEliminaFa scoprire i cardinali per farli accusare dai suoi fedelissimi, dietro ai quali si copre, davanti alla massa modernista e social/cattolica, aizzando i media contro di loro,qualsiasi cosa facciano.
Non si scopre, gioca di rimessa, di nascosto, nell'ombra.
Ma fa e passa per una vittima.
Ma loro lo hanno messo in conto, sanno che andranno a combattere e a soffrire per amore di Dio e delle pecore che Lui gli ha affidato.
Apprezzo la loro ponderazione, meditazione e preghiera prima di formulare i dubia, il tono rispettoso e la preoccupazione di piacere a Dio e ai piccoli, noi di questo blog per primi, scandalizzati per il loro silenzio.
Ma io sono sempre stato ottimista sulla reazione dei cardinali buoni, che poi e arrivata nel modo migliore.
Se leggete questo blog sappiate, Eminenze, che avete tutta la mia stima e affetto wraro del papa attuale VdR, vi considero un esempio di gita cristiana.
http://itresentieri.it/la-sosta-un-fantomatico-simone-de-cyrene-accusa-di-ignoranza-teologica-il-cardinale-caffarra-ma-lignorante-e-proprio-lui/
RispondiEliminaIl giornale dei vescovi, in versione liberal
RispondiEliminaChiesa e famiglia. Amoris laetitia, onda di bene
Mentre in tutte le diocesi l’Esortazione postsinodale è al centro dei programmi pastorali, il cardinale Caffarra torna a chiedere al Papa di spiegare meglio. Ma Müller stoppa: bene così
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/amoris-laetitia-onda-di-bene
Il professor Andrea Grillo, sulla rivista Munera, continua il suo attacco contro il cardinal Caffarra, che egli giudica come l'alfiere di un "disastro massimalistico", fautore di una teologia "intollerante". Nel farlo cita il teologo Bernhard Haering. Ma quel che Grillo attacca, sulla scia di Haering, altro non è che il magistero di San Giovanni Paolo II. E in particolar modo la sua enciclica Veritatis splendor con cui condannava il relativismo morale.
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-guerra-a-caffarrail-massimalistadella-famiglia-18772.htm