Abbiamo trasformato il passato in risorsa per turisti,
nel migliore dei casi.
L'abbiamo negato. Di fatto.
Cancellato o perduto.
Oggi blateriamo di integrazione.
E non sappiamo più, noi per primi, a che cosa
Appartenere a nulla, estranei a noi stessi.
Diseredati.
(Franca Negri su Fb)
nel migliore dei casi.
L'abbiamo negato. Di fatto.
Cancellato o perduto.
Oggi blateriamo di integrazione.
E non sappiamo più, noi per primi, a che cosa
Appartenere a nulla, estranei a noi stessi.
Diseredati.
(Franca Negri su Fb)
I giovani e il de profundis dell’identità culturale
Se avete dieci minuti liberi, provate a fare questo gioco. Andate nel centro storico della vostra città, posizionatevi in un punto qualsiasi e chiedete ai passanti più giovani dove si trovi una tal chiesa o una tal via. Scoprirete che quasi nessuno lo sa. Io l’ho fatto a Padova, la mia città, scoprendo inorridito che la grande maggioranza degli under 25 interpellati (poco importa se patavini o studenti fuori sede: se si vive in una città la si deve conoscere) non sa minimamente dove si trovino la chiesa del Carmine né quelle di San Nicolò o di Santa Sofia, solo per citare alcuni luoghi di culto tra i più prestigiosi della città. Peggio: moltissimi fra loro addirittura non sanno dove sia il Duomo, che quando va bene confondono con la Basilica del Santo. Se anche voi farete questo gioco scoprirete invece che tutti i ggiovani o diversamente ggiovani (categoria quest’ultima troppo spesso trascurata nel novero delle disgrazie nazionali) sanno dove si trova il negozio di Tim o quello di Vodafone, anche se non sono capaci di darvi le indicazioni per arrivarci, sia perché ignorano i nomi delle vie e delle piazze, sia perché non riescono a spiegarsi comprensibilmente poiché l’analfabetismo di ritorno è vivo e lotta insieme a noi. Altri farfugliano frasi che grossomodo suonano così: “Cioè… hai presente (dando ovviamente del tu) dov’è Tiger? Ecco, vai lì, poi giri a destra fino al negozio O Bag, poi vai sempre dritto fino a Calzedonia, giri a sinistra e sei da Foot Locker, tu vai a sinistra verso H&M e alla fine te lo trovi davanti. Più o meno tra Intimissimi e Sushiko. Capito?”
Capito eccome. Ho capito che siamo di fronte a una generazione che, tra mille altre cose, ignora anche la toponomastica delle proprie città, avendo scelto di barattare l’eternità con qualche estemporaneo punto vendita di brand commerciali che oggi ci sono e domani chissà.
E forse è proprio questo il punto. Credo infatti che il fenomeno appena descritto non risponda banalmente all’ignoranza di qualche nozione di odonomastica, bensì a un vero e proprio de profundis culturale che in questo caso coincide con una perdita irrevocabile del senso della storia da parte di moltissimi ragazzi. Il fatto che molti fra loro non abbiano la minima idea di dove si trovi una chiesa gotica del centro non è un problema che ha a che fare con la religione o con la storia dell’arte, e il fatto che essi non sappiano dove si trovi un’antica via del ghetto non ha a che fare con la geografia o con la Shoah. In entrambi i casi il problema è il loro rapporto esistenziale con la storia.
Se per dare indicazioni molti ggiovani forniscono (come riescono) riferimenti esclusivamente commerciali, si capisce che sono persone slegate dal proprio passato e da qualsiasi passato, da qualsiasi memoria, da ogni radice. Schiacciati in un eterno presente: si sta come d’estate sul parabrezza i moscerini, per capirci. I riferimenti culturali della nostra civiltà per questi ggiovani non ci sono più. Nemmeno quelli dove essi poggiano le suole delle loro sneakers tutti i santi giorni. Le vie della città, con la loro portata storica, con la moltitudine di persone che li ha preceduti e che nel corso dei decenni e dei secoli le ha attraversate, le ha vissute e rese vive, sono di fatto scomparse dalla dimensione cognitiva dei millennial. E come possiamo pretendere che questi ragazzi parlino correttamente la lingua italiana se non conoscono nemmeno la grammatica dell’orientamento? Tutto svanito, evaporato. Non esiste più il valore intrinseco di una Via Marsilio da Padova o di una Piazza Capitaniato, tanto per dire. Macché.
Oggi siamo crocifissi tra Intimissimi e Sushiko. Marchi registrati con negozi presenti qua e là che domani potrebbero chiudere i battenti con la conseguenza che questi figlioli possano ritrovarsi smarriti, senza loghi come riferimenti, naufraghi nell’oceano di Conrad, ma senza oceano e senza alcun Conrad. E questo schiacciamento su una dimensione di superficiale simultaneità che ben rappresenta la nostra epoca, inquieta soprattutto perché chi non nutre alcun senso del passato non può avere alcuna concezione del futuro. No roots, no fruits, come direbbe il Rebbe di Lubavitch, grande maestro chassidico. Che la toponomastica e l’odonomastica fossero importanti per la civiltà lo sapeva bene anche Napoleone il quale, al suo ingresso in Italia, tra le prime cose dispose che venisse laicizzata tutta l’onomastica urbana, perché i nomi delle piazze e delle vie di una città concorrono da sempre alla genesi di un luogo e dei suoi abitanti, formandone una coscienza culturale collettiva e caratterizzandone una identità durevole. Essi sono le arterie, le vene e le sinapsi di un luogo. Il loro vissuto. Ma se queste piazze e queste vie poco a poco perdono i loro nomi e quindi il loro vivo valore, che identità pensate che potranno avere i loro nuovi cittadini?
"si sta come d’estate sul parabrezza i moscerini"
RispondiEliminaFantastico: descrive la precarietà della vita nella grande guerra del traffico bloccato per le polveri sottili?
Gia' trattati !
RispondiEliminaPronti per il nuovo ordine mondiale .
Quando i primi monaci hanno fondato i loro monasteri nei paesi selvaggi dell’Europa, ciò che più tardi darà vita alla civiltà, essi hanno fatto tre cose: hanno coltivato la terra (un lavoro senza frode); hanno formato delle comunità fraterne, d’ispirazione familiare (in accordo con l’ordine naturale); hanno fatto salire il loro canto di lode a Dio, giorno e notte (ciò che li manteneva in contatto permanente con il loro fine soprannaturale). Il lavoro, la vita di famiglia, il canto liturgico: come si vede, si tratta di cose semplici e concrete, accordate alle aspirazioni naturali dello spirito umano. Allora “ha preso”, come si dice quando il fuoco si accende.
RispondiEliminaVi è un inizio di cristianità ogni volta che qualcosa di santo e di rettificato esce dalla terra».
Dom Gérard Calvet O.S.B., Lettre aux Amis du Monastère, n. 27.
Il Foglio non ha alcun titolo per lamentarsi di quanto esposto nell'articolo visto il suo totale, incondizionato e perentorio sostegno alla ideologia (turbo)liberista, alla imposizione del Pensiero Unico e alla Omologazione Globale senza mai mancare di elogiare e difendere ogni potentato in circolazione dalla UE alla NATO, passando per il PD renziano e soprattutto omaggiando l'Impero obamiamo e clintoniano con potenti amichetti annessi.
RispondiEliminaMiles
E' stato tutto voluto. Ma ancor peggio sono morti o stanno morendo quelli che potevano trasmettere qualcosa con la loro viva voce. Oggi l'adulto medio non è che sappia molto più del ventenne planato per caso. I libri non trasudano più un sapere educativo, condiviso, ma nozioni neutre, accettate dal main stream, che non riscaldano il cuore e non incuriosiscono. Annoiano. Sapranno però tutto sul gender, si orienteranno con quello, sarà il loro navigatore, miscelato con erba.I cambiamenti culturali che stiamo vivendo saranno presto al passo coi tempi, preistorici.
RispondiEliminaOT
RispondiEliminaDDL presentato il 7 Febbraio 2017 in Senato dall’On. Adele Gambaro (ALA):
Art. 265-bis. – “(Diffusione di notizie false che possono destare pubblico allarme o fuorviare settori dell’opinione pubblica). — Chiunque diffonde o comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possono destare pubblico allarme, o svolge comunque un’attività tale da recare nocumento agli interessi pubblici o da fuorviare settori dell’opinione pubblica, anche attraverso campagne con l’utilizzo di piattaforme informatiche destinate alla diffusione online, è punito con la reclusione non inferiore a dodici mesi e con l’ammenda fino a euro 5.000.”
http://www.byoblu.com/post/2017/02/17/per-questo-post-a-breve-potrei-essere-arrestato.aspx
Anna
"Oggi blateriamo di integrazione"
RispondiEliminaEbbene in Francia, è solo un esempio, non si parla più di integrazione e ancor meno di assimilazione, oggi, mentre l`eredità e il patrimonio culturali, le radici storiche( immaginiamo quelle cristiane), l`identità francese, la Nazione, sono espulsi dal linguaggio e dalle formazioni "grazie" alle élites sinistroidi( gauchistes) per non discriminare chi non ha le stesse radici, e malgrado il suo fallimento, si continua a esaltare il multiculturalismo.
I nuovi arrivati, le terze generazioni dell`immigrazione afro-magrebina, l`immigrazione di massa, rivendicano le loro differenze, il loro è un islam aggressivo e rivendicativo che rifiuta il"vivere insieme" (parola totem ), grazie alla pusillanimità dei più, l`ignoranza crassa e il pacifismo idiota di altri, la solidarietà della sinistra "bobo bling bling", sicuri di tutte queste protezioni, riescono pure a posizionarsi in vittime e avanzare indisturbati facendo sempre più di certi quartieri, comuni e anche città dei territori musulmani, quelli che Georges Bensoussan ha definito "i territori persi della Repubblica" .
"Umanesimo e riforme in una società senza Cristo": conferenza di Mons. Antonio Livi e Danilo Quinto, moderata da Andrea Asciuti (Firenze, 26 gennaio 2017). Presentazione del libro "Disorientamento pastorale. La fallacia umanistica al posto della verità rivelata?", autore Danilo Quinto, Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2017.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=-0GT2dnFjfU
http://gwnblog.lanuovabq.it/lunar-finanzia-la-prostituzione-gay/
RispondiEliminaQuesta sera su Italia 1 andrà in onda una puntata della trasmissione televisiva Le Iene in cui ci sarà un servizio dedicato all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) che fa capo al Dipartimento pari opportunità della Presidenza del Consiglio. L’Unar è quell’organismo che ha promosso molte iniziative governative per la diffusione della teoria del gender in Italia ed è autore della famigerata “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”.
E mentre i giovani patavini (e non solo) vivono beati nell'oblio della storia e della religione, la "neochiesa" progetta la "genialata" di rendersi simile a loro credendo di conquistarli:
RispondiEliminahttp://traditioliturgica.blogspot.it/2017/02/rivevo-e-rispondo.html
Grazie per la lettura!
Il nuovo grimaldello per mettere la museruola alla libertà d`espressione, cioè ai malpensanti, ai non allineati al pensiero unico, sono le "fake news", le cosidette "notizie false".
RispondiEliminaMa chi decide che sono false?
Evidentemente chi vuole imporre quel pensiero unico a livello globale non può e non deve tollerare che l`efficacissima pietra d`inciampo che è il web intralci il loro impero.
E così in Francia sono condannati i siti che offrono un`informazione "non conforme" sull`aborto e le sue conseguenze, e un aiuto alle donne, le loro sono considerate "fake news" per di più pericolose!
Con le parole magiche : razzismo, islamofobia, discriminazione o attacchi contro la teoria del "gender" ( =anti lgbtqi....) , incitazione alla violenza, chi più ne ha più ne metta, facebook, considerata come uno spazio di libertà, è ad esempio già oggetto, e lo sarà sempre più, della censura zuckerbergiana.
Apro MiL e trovo questo:
RispondiEliminahttp://blog.messainlatino.it/2017/02/il-grande-fratello-censura-le-fake-e-i.html
Ottimo articolo.
RispondiEliminaMi chiedo solo come mai il Righetto abbia avvertito tanta impellente necessità di infilare del tutto gratuitamente nel discorso il proprio messia (vedi [qui]) - quello che definiva i goym «animali parlanti».
Me l'ero chiesto anch'io...
RispondiElimina