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giovedì 18 maggio 2017

È lo Spirito Santo che elegge il Papa? Vedi: risposta dell’allora cardinale Ratzinger e alcune note di mons. Gherardini sull'infallibilità

Per chi si ostina a ritenere il Papa non criticabile in assoluto in quanto sarebbe 'eletto' dallo Spirito Santo e conseguentemente infallibile senza condizioni, riproduciamo un'affermazione dell'allora cardinale Ratzinger seguita da uno scritto di mons. Brunero Gherardini.

Risposta che Joseph Ratzinger diede nel 1997 alla domanda sull’azione dello Spirito Santo in Conclave. Gli fu domandato: È lo Spirito Santo il responsabile dell’elezione del Papa? Ratzinger, non rinunciando nel finale a una certa ironia, rispose così: «Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto». [Fonte]

Infallibilità. Obiezioni e riserve

[...] Non tutte le dichiarazioni papali son infallibili, non tutte essendo ad un medesimo livello dogmatico. La maggior parte dei discorsi e dei documenti papali, infatti, anche quando tocca l’ambito dottrinale, contiene insegnamenti comuni, orientamenti pastorali, esortazioni e consigli, che formalmente e contenutisticamente son ben lungi dalla definizione dogmatica. Né questa c’è se non in presenza delle condizioni stabilite dal Vaticano I. Occorre dunque che il Papa parli:
  • «Ex cathedra»(1): l’espressione trae il suo significato dalla funzione esemplare e moderatrice che, fin dall’inizio, fece del Vescovo di Roma il maestro della Chiesa universale e di Roma stessa il “locus magisterii”. In uso già dal II sec. come simbolo della funzione magisteriale del vescovo, la cattedra divenne in seguito il simbolo della funzione magisteriale del Papa(2). Il parlare “ex cathedra”significa, quindi, parlare con l’autorevolezza e la responsabilità di colui che gode di giurisdizione suprema, ordinaria, immediata e piena su tutta la Chiesa e su ognuno dei suoi fedeli, pastori compresi, in materia di fede e di costumi, ma non senza riflessi ed effetti anche disciplinari.
  • «Omnium Christianorum pastoris et doctoris munere fungens»: la frase rende esplicito il contenuto di “ex cathedra”. Fonti bibliche neo-testamentarie e documenti della Tradizione confluiscono nella definizione del Vaticano I per affermare che l’infallibilità del magistero papale insorge soltanto quando il Papa insegna a tutti la Rivelazione divina e rende a tutti obbligatorio il suo insegnamento.
  • «Pro suprema sua Apostolica auctoritate»: è la ragione formale del suo insegnamento infallibile ed universale. Tale ragione è dovuta alla successione apostolica del Papa a Pietro, che fu quindi il primo, ma non l’unico, vescovo di Roma e Papa in quanto vescovo di Roma. Ad ogni suo successore sulla “cattedra romana” compete, dunque, tutto quanto Cristo aveva dato a Pietro, “ratione officii, non personae”. È pertanto meno corretto dire “infallibilità personale del Papa”invece che“infallibilità papale”. Ma, anche nel caso che si voglia insistere, come fa qualcuno, su “infallibilità personale”, si dovrebbe sempre distinguere nel Papa la “persona publica”da quella “privata”, ricordando che la “persona publica” vien determinata dal suo ufficio.
  • «Doctrinam de fide vel moribus»: deve trattarsi, cioè, di verità da credere e qualificanti l’esistenza cristiana, direttamente o no contenute nella divina Rivelazione. Un diverso oggetto dell’insegnamento papale non può pretendere d’esser coperto dal carisma dell’infallibilità, la quale tanto s’estende quanto la Rivelazione stessa.
  • «Per assistentiam, divinam»: non qualunque intervento del Papa, non un suo semplice monito, non un suo qualunque insegnamento, son garantiti dall’assistenza dello “Spirito di verità” (Gv. 14, 17; 15, 26), ma quello soltanto che, in armonia alle verità rivelate, manifesta ciò che il cristiano deve, in quanto tale, credere ed attuare (Dublanchy E., “Infailibilité”, cit. C. 1699-1705).
Solo nel pieno ed assoluto rispetto delle dette condizioni, il Papa è garantito dall’infallibilità; può dunque ad essa appellarsi quando intende obbligare il cristiano nell’ambito della fede e della morale. È anche da aggiungere che, da tutto l’insieme dell’intervento papale e dalle parole che l’esprimono, deve risultare, unitamente al rispetto delle indicate condizioni, la volontà del Papa di definire una verità come direttamente o indirettamente rivelata, oppure di dirimere una questione «de fide vel moribus”, con cui tutta la Chiesa dovrà poi uniformare il proprio insegnamento e coordinare la propria prassi.

È qui evidente che si ha a che fare non con generiche e plurisignificanti nozioni d’infallibilità, bensì con la nozione rigorosamente teologica di essa. E perfino all’interno di tale delimitazione, l’infallibilità si capisce solo se si rifugge dall’ambiguità lessicale, p. es. d’un Karl Barth (3) che confonde l’infallibilità con l’indefettibilità. D’altra parte, il concetto non si chiarisce, dal punto di vista teologico, ignorandolo(4), e neanche relegandolo trasversalmente in altri contesti o considerandolo sotto aspetti formali incompleti; si pensi al negativo “Irrtumlosigkeit” certamente non sbagliato, ma impari a testimoniare, dell’infallibilità, il significato positivo, il valore di fondo, la grazia, il carisma che, per volontà di Cristo, arricchisce la Chiesa ed il Papa.

Effettivamente il significato positivo è primario e come tale va sottolineato; esso per un verso dà la garanzia massima («fide divina vel divino-ecclesiastica”) della verità, per un altro salvaguarda la verità stessa da ogni contraffazione o erronea o ereticale. L’infallibilità vien così ad esser infinitamente più che assenza d’errore ed impossibilità di esso; è presenza di verità, è certezza superiore di essa, intimamente ed inscindibilmente congiunta con l’esserci della Chiesa. Un suo errore, in ordine alle verità da credere o alla morale da vivere, si risolverebbe contro la Chiesa stessa, distruggendola (5). In breve e per tali motivi, l’infallibilità teologica ha un quadro concettuale fortemente condizionato dalla Rivelazione ed ha pertanto ben poco in comune con l’infallibilità filosofica, con quella scientifica e con quella giuridica. [...]
Brunero Gherardini
__________________
1. Cfr. La formula proviene da Melchior Cano (+1560), ma il riferimento alla “cathedra” è frequente nei Padri ed ovviamente anche in Autori successivi a Cano: “Auctoritas infallibilis et summa cathedrae S. Petri” (D’Aguirre, +1699); “Cathedrae Apostolicae oecumenicae auctoritas” (ignoto, +1689), cfr. Dublanchy E., “Infaillibilité du Pape”, DThC VII Parigi 1972, c. 1689; cfr. Pure Maccarrone M., “La ‘cathedra sancti Petri’ nel Medioevo da simbolo a reliquia”, in “Rivista di storia della Chiesa in Italia” XXXIX (1985) 349-447.
2. Cfr. Maccarrone M., “Cathedra Petri” und die Entwicklung der Idee des päpstlichen Primats vom 2. Bis 4. Jahrhund., in “Saeculum” 13 (1962) 278-292.
3. Fries H. (a c. Di), “Handbuch theologischer Grundbegrijffe”, Monaco 1963
4. “Kirchliche Dogmatik” IV/1, p. 770- 72
5. Rahner I. - Vorgrimler H., “Kleines theolog. Wörterbuch”, Friburgo Br. 1961, cit. Da Löhrer M., “Portatori della Rivelazione”, in MS 2 Brescia 1973, p. 87

5 commenti:

  1. Occorre dunque che il Papa parli:

    «Ex cathedra»: significa parlare con l’autorevolezza e la responsabilità di colui che gode di giurisdizione suprema, ordinaria, immediata e piena su tutta la Chiesa.

    «Omnium Christianorum pastoris et doctoris munere fungens»: l’infallibilità del magistero papale insorge soltanto quando il Papa insegna a tutti la Rivelazione divina e rende a tutti obbligatorio il suo insegnamento.

    «Pro suprema sua Apostolica auctoritate»: tale ragione è dovuta alla successione apostolica del Papa a Pietro, che fu quindi il primo, ma non l’unico, vescovo di Roma e Papa in quanto vescovo di Roma. È pertanto meno corretto dire “infallibilità personale del Papa” invece che “infallibilità papale”. Ma, anche nel caso che si voglia insistere, come fa qualcuno, su “infallibilità personale”, si dovrebbe sempre distinguere nel Papa la “persona publica” da quella “privata”, ricordando che la “persona publica” vien determinata dal suo ufficio.

    «Doctrinam de fide vel moribus»: deve trattarsi, cioè, di verità da credere e qualificanti l’esistenza cristiana, direttamente o no contenute nella divina Rivelazione.

    «Per assistentiam, divinam»: non qualunque intervento del Papa, non un suo semplice monito, non un suo qualunque insegnamento, son garantiti dall’assistenza dello “Spirito di verità” (Gv. 14, 17; 15, 26), ma quello soltanto che, in armonia alle verità rivelate, manifesta ciò che il cristiano deve, in quanto tale, credere ed attuare.

    Nel caso del "nostro":

    Amoris laetitia disattende almeno 3 punti su 5.

    I discorsi fatti a Fatima ne disattendono, a essere franchi, 4 o 5.

    Come si atteggia verso i "vicini" (nell'ovile) e dei "lontani" (fuori) non migliora i precedenti punteggi.

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  2. Se fosse così, come spiegare le Lettere dei Papi dei primi secoli? E non lo dico io. Son parole di Padre Bernardino Llorca S.I. Professore della Pontificia Università di Salamanca. Historia de la Iglesia Católica. I. B.A.C. Madrid 1950

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  3. Il Papa gode sempre di una especiale assistenza dello Spirito Santo. Anche nell'esercizio del Suo Magistero autentico e ordinario. Per esempio al insegnare la Morale Cattolica. Se non fosse così, quale Autorità ha istituito Cristo? Come interpretare la Humanae Vitae ecc.? Come sappiamo quando il Papa insegna con autorità? Come spiegare il Denzinger, tutto il Magistero della Chiesa?
    Ha ragione Anna M. Silvas quando afferma che oggi il Papato non funziona.

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  4. Sacerdos quidam18 maggio, 2017 22:20

    Nelle Litanie dei Santi la Chiesa così prega il suo Signore:
    "Ut Domnum apostolicum et omnes ecclesiasticos ordines in sancta religione conservare digneris, Te rogamus audi nos".
    E cioè: "Perchè Ti degni di conservare il Sommo Pontefice e tutti gli ordini della gerarchia ecclesiastica nella santa religione, Ti preghiamo, ascoltaci".

    Il che vuol dire che anche un Papa può cadere in errore (al di fuori dell'insegnamento infallibile), oltre che nel peccato personale: altrimenti la Chiesa non pregherebbe Dio affinché ciò non avvenga.

    Non bisogna dunque confondere l'assistenza infallibile dello Spirito Santo nei confronti del Papa - che si verifica solo alle condizioni già esposte - con l'assistenza generale dello Spirito Santo, che riguardo al Papa è certamente speciale, visti i suoi gravissimi doveri di stato, ma in nessun modo infallibile.
    Nel primo caso infatti (assistenza infallibile) lo Spirito Santo impedisce qualunque errore da parte papale, nel secondo invece no.
    Ossia, al di fuori dei pronunciamenti infallibili il Papa potrebbe anche resistere all'assistenza 'speciale' (ma non infallibile) dello Spirito Santo e fare di testa propria.
    Normalmente i Papi nel loro insegnamento si comportano in modo prudente senza distaccarsi dalla dottrina cattolica, ma si sono verificati e potrebbero sempre verificarsi casi di deviazioni dottrinali (si pensi al classico caso di Giovanni XXII).
    Come regolarsi allora?
    Il termine di paragone è sempre la dottrina costante ed universale della Chiesa, che è già chiarissima ed evidente, ed alla quale il Papa non è autorizzato a contrapporsi né direttamente né indirettamente.

    Nel caso di Papa Giovanni XXIII fu appunto seguita questa regola cattolica: e quel Papa fu rimproverato perché si opponeva chiaramente alla dottrina cattolica (su un punto particolare, quello del momento della ricompensa della visione beatifica dopo la morte), che era appunto dottrina costante ed universale.
    Il discorso non cambia, ovviamente, anche nel caso degli insegnamenti dei Papi dell'antichità (tranne l'Apostolo San Pietro nelle sue due Lettere, e nei passi riguardanti il suo insegnamento negli Atti degli Apostoli, che ovviamente sono divinamente ispirati).

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  5. La necessita' di parlar chiaro e limpido ......
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-peccato-e-peccato-sempre-non-cambia-col-tempo-19884.htm
    ...forse e'arrivata l'ora di ri-studiare il latino , una buona volta !

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