Su Vita Nuova di Trieste troviamo sempre riflessioni interessanti da condividere e da integrare con precedenti riflessioni. Potete trovare qui una mio testo sulla Chiesa dialogante non più docente.
Il dialogo moderno è senza verità. Se la teologia cattolica lo assume, direttamente o indirettamente, produce un dialogo non cattolico. Il problema, prima che teologico, è filosofico. Di fato oggi ci sono molti segni di questa assimilazione cattolica del significato moderno del dialogo.
Silvio Brachetta, nel suo precedente intervento in questo dibattito sul dialogo, ha parlato dell’enciclica di Paolo VI Ecclesiam suam, del Vaticano II, di Romano Amerio, Ratzinger e de Lubac. Monsignor Malnati, nel suo, ha riproposto la tesi, diciamo così, “ufficiale” del dialogo. A questo punto sono del parere che il problema sia di chiarire fino a che punto la teologia cattolica abbia accolto il concetto moderno di dialogo. Questa visione moderna in realtà rende il dialogo o impossibile o inconsistente: o lo annulla nella sua stessa possibilità o lo considera un vuoto vociare, una affabulazione autoreferenziale. Il motivo è che il dialogo, per essere possibile, deve avere la verità dietro di sé e non in sé o davanti a sé, come avviene invece per il dialogo secondo il pensiero moderno.
Se uno legge i Dialoghi di Platone si tende subito conto che nessuno degli interlocutori, e men che meno Socrate, pensa di stabilire la verità dialogando, tutti sanno piuttosto che dialogando possono trovare la verità. Segno di questo avvenimento sarà, come dice Platone, l’omologia, ossia il convergere delle due intelligenze dialoganti su una verità solo perché costrette dalla forza cogente del logos. Logos che é misura del dialogo in quanto é espressione della realtà delle cose, dell’ordine del cosmo o, dopo l’avvento del cristianesimo, della Sapienza di Dio.
Se prendiamo un articolo qualsiasi della Summa theolgiae di San Tommaso, troviamo anche qui il dialogo, o meglio l’argomentazione condotta in modo dialettico. Prima San Tommaso dà ragione a chi la pensa al contrario di lui, poi elenca i motivi a sostegno di questa tesi, poi introduce un argomento che la confuta, quindi enuncia la tesi vera che ne emerge e confuta uno ad uno tutti gli argomenti precedentemente elencati. Da questo dialogo risulta provata una verità che prima del dialogo ancora non si conosceva ma che già esisteva nella realtà delle cose.
Il dialogo presuppone la verità, ossia presuppone una misura per il dialogo stesso, una misura che stabilisca chi, nel dialogo, ha ragione e chi ha torto. Ѐ questo a dare senso al dialogo: la fede razionale in una misura del dialogo stesso che preesiste e fonda il dialogo. Ma proprio questo viene a mancare nel pensiero moderno, il quale strutturalmente rifiuta una verità oggettiva che si imponga alla nostra intelligenza solo in virtù della sua forza cogente. Da quel momento si può dire che il dialogo sia diventato s-misurato, sia nel senso che tutto è diventato discutibile dialogicamente, compresi i presupposti del dialogo stesso, sia nel senso di non avere una misura che gli dica quando è corretto e veritiero e quando no.
Si tenga presente che, senza una misura, il dialogo non solo diventa vuoto e autoreferenziale ma diventa anche violento e dipendente dalla ragione del più forte, che non è mai una ragione. Ѐ significativo che la dialettica, ossia la forma classica di dialogo teorizzata dai Greci ed applicata nel Medio Evo, sia intesa da Callicle o Trasimaco come il fondamento della società nel senso del diritto del più forte, e nella modernità venga concepita da Hegel e da Marx come l’origine conflittuale del riconoscimento reciproco, ossia come origine della socialità. Alla base della vita sociale non ci sarebbe l’amicizia ma la conflittualità che diventa così anche la molla della vita sociale. In altre parole il dialogo senza verità é violenza, l’opposto di quanto dice il pensiero moderno per il quale invece ad essere violento è il dialogo che presume una misura di verità.
A dire il vero, insigni pensatori moderni hanno capito l’insostenibilità di un dialogo inteso in questa forma. Jurgen Habermas è senz’altro il filosofo contemporaneo che maggiormente si è¨ dedicato al tema del dialogo, facendolo diventare l’anima stessa della democrazia, vista come il luogo di un immenso dialogo tra uguali. Però anche lui ha dovuto alla fine cedere e proporre che, almeno come presupposti procedurali, fossero assunti di comune accordo alcuni criteri di misura del dialogo. Ma se per assumere di comune accordo questi criteri procedurali si deve dialogare senza una misura, anche quei criteri procedurali condivisi saranno senza misura. Il pensiero moderno ha distrutto i criteri non convenzionali per giungere poi a sostituirli con altri convenzionali. Ma una misura solo convenzionale del dialogo, si sa, ha breve durata in quanto a disposizione del più forte.
Il problema, si diceva, è di vedere fino a che punto la teologia cattolica contemporanea abbia assunto questa visione moderna del dialogo, un dialogo il cui contenuto è la sua stessa forma. Ho già detto, in una puntata precedente di questo confronto estivo, che a cominciare da Karl Rahner questa concezione è fortemente penetrata nella Chiesa cattolica a legittimare il dialogo per il dialogo, il dialogo come evento, come con-venire indipendentemente dai contenuti, il dialogo fusione di orizzonti interpretativi (Habermas). Il dialogo così inteso non è certamente cattolico. Vorrei fare qui solo un esempio tra i tanti. Si parla molto oggi di parrhesia, ossia della libertà di dire quello che si pensa nella Chiesa in funzione appunto del dialogo ecclesiale. Durante il Sinodo sulla famiglia degli anni 2014-2015 abbiamo così assistito a vescovi che, nel dibattito sinodale, dicevano cose errate dal punto di vista della dottrina cattolica, confondendo i fedeli e dimostrando di intendere la parrhesia come un dialogo privo di misura. In questo modo essi dimostravano di aver assunto il concetto moderno di dialogo, con conseguenze molto negative.
Così come una buona azione (che resta tale anche se non è agita in nome Cristo), anche il dialogo ha in sé delle positività. Tuttavia se il dialogo teologico cattolico non si propone di condurre alla Verità di Cristo (che non è una materia da disvelare ragionando, ma da comprendere e contemplare alla luce della fede e della ragione nella sua rivelazione già data e sperimentabile), allora esso produrrà inevitabilmente una corruzione della verità.
RispondiEliminaLa Verità è "dietro", sta "prima", non la inventiamo noi. Chi cerca la Verità, cerca la perla nel campo, non "l'idea meravigliosa"... E se è vero che satana si nasconde nei dettagli, a maggior ragione sono necessari un approccio umile e la disponibilità alla fatica di non essere superficiali, crescendo nella purezza indispensabile per vedere Dio. Non è questione di lauree e intelligenza sopraffina, dato che Gesù indica i "piccoli" come i migliori nell'esserne capaci. Sta tutto qui il disastro degli "adulti" odierni.
In questi giorni anche Aldo Maria Valli ha pubblicato un bell'articolo sulla disputa.
Nella mia parrocchia ieri, durante l'omelia il celebrante ironizzava su quelli che si pongono troppe domande e sollevano problemi sull'attuale indirizzo ecclesiale... Evidentemente il dialogo prende una cattiva piega se a chiedere spiegazioni e a dire la sua è uno che non la pensa come te. Invece uscire, accogliere e ascoltare qualunque eresia, senza facoltà di replica, quello è dialogo tra "ricercatori" e conduce al progresso.
Mi scuso per l`OT ma desidero seganalare a Maria, a chi ci legge e ha un blog o sito cattolico, ai blogger, questo "sfogo" di Steve Skojec, responsabile del sito One Peter Five , letto da diverse centinaia di migliaia di persone ogni mese, la riflessione di un uomo che è sfinito dal dover riportare e commentare quel che succede a Roma , nella Chiesa, e sembra aver deciso di continuare ma altrimenti, non vuole arrendersi ma essere più selettivo nel decidere che cosa riportare.
RispondiEliminaInteressanti anche le reazioni dei suoi lettori molti dei quali sono convinti della necessità di continuare nell`azione di informazione.
https://onepeterfive.com/quo-vadis/
Qui la traduzione francese:
http://dieuetmoilenul.blogspot.ch/2017/08/quo-vadis.html
Efficace Intervento a braccio del Card. Giacomo Biffi a Bassano del Grappa, l'8 ottobre 1993 in occasione del Premio Cultura Cattolica sul dialogo .
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=9bfbxEDbjik
sembra che agli uomini al vertice della Chiesa non interessi più la Verità. il dialogo indifferente alla verità non è altro che chiacchiera. Perché qualcuno oggi dovrebbe convertirsi al Cattolicesimo? Non stupiamoci delle conversioni all'Islam o alla Chiesa Ortodossa.
RispondiEliminaIo temo che una parte del clero non sia nemmeno più in grado di capire la necessità per tutti della conversione per la salvezza. il cedimento dei vertici della Chiesa al mondo è completo. non so davvero come si possa invertire questa tremenda rotta autodistruttiva.
in questo sfacelo il Cardinal Sarah ha pronunciato parole per me bellissime. Se diventasse Papa dopo la catastrofe bergogliana forse qualcosa potrebbe davvero cambiare.
Ogni cristiano è spiritualmente un Vandeano!
Siamo lieti di pubblicare la nostra traduzione di alcuni stralci dell'omelia pronunziata ieri, 12 agosto, dal Card. Robert Sarah a Saint Laurent sur Sèvres - in Vandea - in apertura delle celebrazioni per i 700 anni della Diocesi di Luçon
Cari fratelli, noi cristiani abbiano bisogno dello spirito dei Vandeani! Abbiamo bisogno di un tale esempio! Come loro, abbiamo bisogno di abbandonare le nostre semine, le nostre messi, i solchi tracciati dai nostri aratri, per combattere, e non a difesa di interessi umani, ma per Dio!
Chi, dunque, si leverà in piedi, oggi, per Dio? Chi oserà affrontare i moderni persecutori della Chiesa? Chi avrà il coraggio di alzarsi senza altre armi se non il rosario e il Sacro Cuore, per affrontare le colonne della morte dei nostri tempi, che sono il relativismo, l’indifferentismo e il disprezzo di Dio? Chi dirà a questo mondo che la sola libertà per cui valga la pena di morire è la libertà di credere?
http://blog.messainlatino.it/2017/08/ogni-cristiano-e-spiritualmente-un.html
Quando la Chiesa snatura la sua vocazione primaria, che è la salvezza delle anime, anzi si trasforma in una presenza “mondana” auto-convincendosi che tutti si salvano, cade inevitabilmente nel clericalismo. Se la Chiesa non deve più salvare le anime, cosa deve fare? Deve fare altro. Deve scimmiottare le ong (anzi, essa stessa si riduce ad un ente morale), deve fare sociologia, assistenza sociale, politica, ecc…
RispondiEliminaInsomma, si riduce a fare troppo, a fare tutto, perché deve sostituire ciò che non vuol fare più, ovvero ciò per cui è stata voluta e fondata: salvare le anime amministrando la Grazia.
http://itresentieri.it/chi-e-piu-clericale-il-cattolico-della-tradizione-o-il-cattolico-progressista/
"Sta tutto qui il disastro degli "adulti" odierni."
RispondiElimina..che poi, diciamola tutta, questa intelligenza sopraffina millantata dai sedicenti cristiani adulti, molto spesso è solo presunta ed autoreferenziale. In giro ci sono teste molto più eccelse, quanto più umili!
Nella mia parrocchia ieri, durante l'omelia il celebrante ironizzava su quelli che si pongono troppe domande e sollevano problemi sull'attuale indirizzo ecclesiale...
RispondiEliminaUltimamente ho l'impressione che qualche segnale in questo senso arrivi anche da interlocutori che finora si sono dimostrati sensibili a chi si fa dei problemi... come se fosse arrivata una "direttiva" dall'alto.
Comunque è curioso che si getti la Chiesa nel caos, dando addosso a quelli che hanno "troppe certezze" (i rigidi, i farisei, eccetera), elogiando dunque quelli che si "pongono dubbi" in campo teologico; e poi si dà addosso a quelli che i dubbi se li pongono sul governo della Chiesa. Come al solito, ci sono dubbi più eguali degli altri.
RispondiElimina@ Per la Chiesa, il dialogo può essere solo al fine di convertire
Esattamente come faceva san Paolo, nelle sue discussioni con le autorità romane, ebraiche, congli ateniesi all'Areopago, con chiunque. O dobbiamo pensare che la Chiesa attuale possa adottare una pastorale il cui principio ispiratore non sia quello che ha guidato gli Apostoli?
Il dialogo filosofico, a prescindere dal tipo di dialettica che in esso si voglia impiegare, mira alla ricerca della verità. Vi mira in apparenza, in quanto Platone p.e. sapeva già che cosa voleva dimostrare con la sua forma espositiva dialogica: il dialogo era per lui il modo migliore per la dimostrazione. In questo senso, il dialogo è un artifizio logico, uno strumento di alta didattica.
Ora, la verità che la Chiesa deve render nota viene dalla Rivelazione, è di origine divina. Tale verità, che riguarda soprattutto la natura di Dio e la morale, con gli annessi e connessi, non deve esser dimostrata e trovata in una ricerca in comune con tutti gli altri uomini (come sembra con ogni evidenza proporre il Concilio!). Tale verità la Chiesa già la possiede, essa deve trovare il modo migliore per insegnarla agli uomini, per la salvezza delle loro anime. Dialogherà allora con i singoli ma dal punto di vista di chi già possiede la verità non di chi deve ancora trovarla, in questo stesso dialogare.
Lo schema concettuale colto della conversione risulta per me dal Discorso dell'Areopago. Qui san Paolo prende lo spunto dalla religione pagana (l'altare al Dio ignoto), lo inserisce nella cultura pagana (la citazione di Arato, "siamo tutti progenia divina") per passare poi di colpo ad annunciare la novità assoluta della Rivelazione cristiana: il Dio ignoto è ora noto, è stato rivelato da Gesù Cristo, risorto dai morti, bisogna pentirsi, cambiar vita e creder in Lui, per acquisire la vita eterna. Proprio perché siamo tutti "progenie divina" dobbiamo tutti convertirci al vero Dio!
Il dialogo inventato e imposto dal Concilio in poi è la negazione più completa della vera pastorale della Chiesa cattolica. La contraddice ex imis. La sua idea viene da Martin Buber, pensatore esoterico; dalla filosofia tedesca esistenzialistica, rimasticata da Karl Rahner e sodali.
PP
In un mondo paganeggiante e materiale, nel quale lo "spirito" e lo "spirituale" attengono sostanzialmente alle idee dei corpi che li esprimono, l'ultraterreno e il trascendente non possono che essere delle proiezioni mentali, riconducibili ai misteri della psiche.
RispondiEliminaQuesto mondo, soggetto al suo principe designato (da Dio in persona!), rende omaggio a chi, essendo omicida dal principio, ha fatto della morte il proprio scettro di comando.
Nel paganesimo dilagante, poco importa della morte spirituale (poiché non interessa essere spiritualmente vivi), abbarbicati come siamo alla vita corporale, paradossalmente capaci di salvataggi impensabili (pensiamo alla medicina d'urgenza) come di disporre di ogni vita che non sia rispondente ai propri schemi. Sappiamo programmare nascite, rendendo le coppie feconde o infeconde in vari modi, pilotando inseminazioni artificiali e selezionando embrioni; e sappiamo disporre la morte, tramite pillole del giorno dopo, aborti, un testamento biologico ed efficienti servizi clinici deputati alla bisogna.
In tale contesto la morte può essere scelta o fuggita, restando legata a questa vita.
Comunque si pone tra il tutto, dell'al di qua, e il nulla di un al di là insignificante.
L'assunzione di Maria ci dice altro, pur discutendo se sia morta o si è solo addormentata.
E' morta come il Figlio, vero uomo e vero Dio, o le è stato risparmiato questo momento?
Non è certo il quando, anche se più fonti riducono l'intervallo al 45-50 dopo Cristo.
Non è nemmeno certo il dove, con due candidature: Gerusalemme ed Efeso.
Resta il fatto che, morta o addormentata, il suo corpo non si è corrotto nella tomba.
Come il corpo glorioso di Cristo, risorto conservando i fori dei chiodi e della lancia.
Resta il fatto che non c'è una tomba di Maria, assunta in cielo anche con il corpo.
Dove ancora appare, nel mondo, da 20 secoli, la vedono sempre giovane e bella.
Il suo corpo mostra la grazia dello spirito che non ha conosciuto peccato, mai morto.
Maria è "solo" un essere umano, come noi, ma è colei che ci mostra la via.
In cielo gli angeli e i santi (i più vicini a Dio tra le creature) la onorano come Regina.
Lei è la Madre di Dio e della Chiesa: è stata concepita senza peccato ed ha schiacciato il capo al serpente nel suo veleno più potente, la morte, il pungiglione del peccato.
Onoriamola come gli angeli e i santi, dialogando con chi sa solo di dover morire.
Chi è devoto alla Vergine Santa e adora come lei la Santissima Trinità, non morirà.
Per questo ama e difende questa vita, ma sa che non è l'unica, questa vita.
Con la morte non si finisce nel niente, ma nell'eternità. Perciò non si vive per niente.
A dirlo è chi è venuto dal Padre ed è tornato là, preparandoci un posto.
E un posto tutto speciale lo ha preso la sua mamma, che da là ogni tanto fa capolino.
Il trascendente e l'ultraterreno sfuggono alla materia perché sono realtà spirituali.
Senza buttare via nulla: anche la carne risorgerà, anche la carne conoscerà la gloria!
L'assunzione anche corporale di Maria, addormentatasi nella morte corporale, ce lo mostra.
Chissà se domani ne dialogheremo, oppure ci inchineremo devoti, mendicando grazie.
«Gay si nasce». Eminenza reverendissima cardinal Kasper, permetta una domanda
RispondiEliminahttp://www.tempi.it/gay-si-nasce-eminenza-reverendissima-cardinal-kasper-permetta-una-domanda#.WZG261GGMpu
RispondiEliminaPARROCCHIA SS. ANNUNZIATA - VIA PO, 45 - 10124 TORINO - TEL. 011 817 14 23
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Tesi di Dottorato n. 407
EZIO STERMIERI
IL DIALOGO DELL'ECCLESIAM SUAM
NEL MAGISTERO E NELL'AZIONE
DI PAPA PAOLO VI
DURANTE I SUOI VIAGGI INTERNAZIONALI (1964 - 1970)
http://www.annunziata.to.it/parrocchia/parroco/esuam_97.htm
S.Massimiliano Maria Kolbe ci aiuti a salire sulla Scala Bianca.
RispondiEliminaLa via della devozione mariana è quella "scala bianca" vista da fra' Leone nella celebre visione.
Apparve al santo frate un campo sconfinato e in esso tanti confratelli che dovevano raggiungere il Cielo. C'erano due scale, una rossa e una bianca. Sulla rossa accanto a Gesù c'era S. Francesco che invitava a salire. E i frati intraprendevano fiduciosi la salita, ma poi cascavano, chi dal primo, chi dal secondo, chi dal terzo scalino. Ed anche quei pochi che sembrava avessero raggiunto faticosamente la cima, eccoli anch'essi cadere giù. Allora il serafico Padre incoraggiava i suoi figli: "Fiducia, fiducia, correte alla scala bianca". Lì, bellissima, la Vergine Immacolata invitava i sui protetti e questi, oh! meraviglia, salivano tutti agevolmente fino alla cima.
Soprattutto, però, la vera devozione alla Madonna è la strada più perfetta, ossia la più nobile e la più bella per Gesù.
Quale creatura, infatti, è mai stata, come la Madonna, così direttamente unita a Gesù, così tutta di Gesù, con Gesù, per Gesù? Nessuna creatura, né celeste, né terrestre.
Essere Maria per Gesù significa, quindi, donarsi a Gesù nella forma più cara, più soave e più delicata. Comportarsi umilmente verso Gesù, trattarlo con amore, circondarlo di trepido affetto e di tanta tenerezza come faceva la Madonna: quale sogno per noi poveretti! Eppure la perfetta devozione alla Madonna ci porta alla trasformazione in Maria, ci fa diventare "sua immagine e somiglianza" (Gn 1,26), per la gioia di Gesù.
Forse adesso possiamo capire meglio perché S. Giovanni Berchmans diceva: "Non mi darò pace finché non avrò la vera devozione alla Madonna"; possiamo capire meglio perché tutti i santi hanno coltivato con passione la devozione alla Madonna, chiedendola insistentemente soprattutto con la preghiera, come raccomandava S. Massimiliano Kolbe.
"Non ho mai letto di alcun santo – dice S. Bonaventura – che non avesse una speciale devozione alla Vergine gloriosa". È vero. E anzi, incanta nei Santi quella ansia celeste di battere ogni primato nell'amore alla Madonna, come l'ebbe S. Giovanni Eudes, che non poteva rassegnarsi all'idea che qualcuno riuscisse ad amare la Madonna più di lui, o come l'ebbe S. Teresa di Gesù quando scrisse questo ardente proposito: "Voglio essere, dopo Gesù, la persona che più ha amato la Madonna".
"Chi glorifica sua madre
è come chi accumula tesori"
(Sir 3,4)
Tratto da www.figlidellaluce .it
RispondiEliminaMaria Santissima quale costante esempio
Maria Santissma è in primo luogo un fulgido esempio di umiltà e di obbedienza alla volontà divina, oltre che di purezza e di castità. E' in perfetta coscienza "la serva del Signore".
L'umiltà di cuore e l'obbedienza sono due virtù delle quali oggi si è perso il ricordo. Per non parlare della purezza e della castità, apertamente irrise, anche dalle donne di questa "generazione perversa"(At 2, 40).
Si parla solo di desideri e di "diritti", coltivando la superbia e lo spirito di ribellione in tutti.
Il fatto che sia stata assunta in Cielo con il suo corpo illibato, quel corpo che aveva formato dentro di sé il Verbo, ci ricorda il premio sovrannaturale che attende chi avrà praticato la purezza e chi, grazie a Dio, si sarà comunque pentito e redento in questa vita dai peccati e dai desideri della carne. Ci ricorda, anche, cosa succederà a tutti quelli che avranno vissuto in modo contrario alla purezza dei costumi, ostinandosi sino alla fine:
"Non vi fate illusioni: Dio non si lascia irridere, ognuno infatti mieterà quello che avrà seminato: e quindi chi semina nella sua carne, dalla carne mieterà la corruzione; chi invece semina nello spirito, dallo spirito mieterà la vita eterna"(Gal 6, 7-8).
PP
Segnalo sul dialogo la riflessione di Aldo Maria Valli:
RispondiEliminahttp://www.aldomariavalli.it/2017/08/11/dialogo-no-grazie-meglio-la-disputa/
E quella del professor Stefano Fontana che fa seguito a quella di Silvio Brachetta:
http://www.vitanuovatrieste.it/15819-2/
RispondiEliminahttp://www.maurizioblondet.it/parole-senza-verbo-questa-la-chiesa-futura-francesco/
"Il problema, si diceva, è di vedere fino a che punto la teologia cattolica contemporanea abbia assunto questa visione moderna del dialogo, un dialogo il cui contenuto è la sua stessa forma".
RispondiEliminaIl primo problema a sapere è quale sarebbe la teologia cattolica contemporanea ufficiale, perchè dopo il Concilio ci sono tantissime che vanno della "teologia" del Cammino Neocatecumenale alla "teologia" della liberazione (che sembrano più delle teologie sperimentale). Quindi, il dialogo con le culture se è diventato un punto di partenza per la creazione di nuove teologie che anche se chiamano cattoliche. Questo ha le sue radice nella teologia che ha trionfato con il Concilio Vaticano II: la Nouvelle Théologie. Questa è nata dal contatto tra cattolici tedeschi e protestanti liberali (è nata da uno dialogo). Non se tratta come prima del Concilio quando la teologia romana era l'ufficiale e aveva le scuole teologiche. Dopo il Concilio, grazie al cardinale Kasper, la propria teologia romana se è diventata una scuola.
Indimenticabile è il caso dei luterani, che tramite il dialogo teologico è arrivato al documento "Dal conflito alla comunione". Una comunione che se sta trovando senza verità, come è senza verità una comunione tra Cammino Neocatecumenale, Comunione e liberazione, Rinovamento carismatico, ecc. Forse, il dialogo se è penetrato nella teologia al punto di diventare criterio per comunione.
Un caro saluto dal Brasile
Di disobbedienza in disobbedienza fino ai giorni nostri
RispondiEliminahttp://blog.messainlatino.it/2017/08/le-accattivanti-invenzioni-degli.html#more
Quello che piu' mi meraviglia sono quei " fedeli" che rimangono lì ammaliati dallo spettacolo e non scappano in blocco lasciando i *performers al loro dileggio ! * Si possono mai chiamare ministri di Dio ?! ... tutt'al piu' circensi .
Il buon grano dei Ministri di Dio con un po' di spirito di iniziativa ( anno 2009 )
RispondiEliminahttp://www.bresciaoggi.it/home/mega-manifesti-per-parlare-di-dio-1.3878311
Lo stesso buon grano nell'anno di grazia 2017 mentre ri-evangelizza su La realta' della S.Messa
( un crescendo di Catechesi dall'1 all'8 ) . Mi per metto di segnalare le ultime due .
Santa preghiera a tutti !
https://www.youtube.com/watch?v=QLn_f3Tyl1c
https://www.youtube.com/watch?v=2_sLY1fn5-w
Sostenere e spingere i Sacerdoti a stare il piu' possibile con Gesu' in preghiera . Il punto focale dev'essere Gesu' .
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