Il 2017 passerà agli annali della Chiesa cattolica come l’anno dei centenari di Fatima e soprattutto di Lutero. Credo che meriti di essere segnalato sul blog che nessuno ha ricordato che San Pietro e san Paolo morirono a Roma in una data tra il 64 e il 67, e che è stata convenzionalmente fissata, a fini celebrativi, al 67, 1950 anni or sono.
- Il Pontificio comitato di scienze storiche non prevede niente: [vedi]
- Il calendario delle udienze della Casa pontificia non prevede niente.
Qualche precedente:
- PAOLO VI, UDIENZA GENERALE, Mercoledì, 22 febbraio 1967 [qui]
Nella festa della cattedra di San Pietro - PETRUM ET PAULUM APOSTOLOS ESORTAZIONE APOSTOLICA DI SUA SANTITÀNel XIX centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo (datata 22 febb. ‘67) [qui]Il papa ricorda “l'esempio del Nostro venerato Predecessore Pio IX, il quale volle solennemente ricordare nel 1867 il martirio di san Pietro”. (Non ho trovato nulla nei documenti in rete del sito W2.vatican.va)Cito dal testo: “L'anno centenario commemorativo dei santi Pietro e Paolo sarà in tale modo l'anno della fede. Affinché la sua celebrazione abbia una certa simultaneità, Noi vi daremo inizio con la festa degli Apostoli medesimi, il 29 giugno prossimo venturo, e procureremo, fino allo scadere della medesima data dell'anno successivo, di renderlo fecondo di particolari commemorazioni e celebrazioni, tutte improntate al perfezionamento interiore, allo studio approfondito, alla professione religiosa, all'operosa testimonianza di quella santa fede senza la quale è impossibile piacere a Dio (Eb 1,6), e mediante la quale speriamo di raggiungere la promessa salvezza (Cf Mc 16,16; Ef 2,8; ecc.)”.
- SOLENNE CONCELEBRAZIONE A CONCLUSIONE DELL'«ANNO DELLA FEDE» NEL CENTENARIO DEL MARTIRIO DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLOOMELIA DI SUA SANTITÀ PAOLO VI [comprende la celebre Professione di fede]
Piazza San Pietro - Domenica, 30 giugno 1968 [qui] - Quest’anno il 22 febbraio, festa della Cattedra di s. Pietro, papa Francesco, alla fine dei saluti (!) nell’udienza in piazza s. Pietro ha detto: “Oggi celebriamo la festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, giorno di speciale comunione dei credenti con il Successore di San Pietro e con la Santa Sede. Cari giovani, vi incoraggio ad intensificare la vostra preghiera a favore del mio ministero petrino; cari ammalati, vi ringrazio per la testimonianza di vita data nella sofferenza per l’edificazione della comunità ecclesiale; e voi, cari sposi novelli, costruite la vostra famiglia sullo stesso amore che lega il Signore Gesù alla sua Chiesa”. [qui]Più minimizzatori di così si muore, diceva Totò.
- Nell’udenza del 28 giugno 2017, alla fine dei saluti in italiano: Domani celebreremo la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma (Tutto qui?? È solo un culto locale, sconosciuto al resto della Chiesa??). Cari giovani, dal coraggio dei martiri, sul cui sangue si fonda la Chiesa, imparate a testimoniare il Vangelo e i valori in cui credete. [qui]
- I soliti trombettieri diranno che la Chiesa, nel suo cammino millenario, celebra i centenari e non i cinquantenari. Nel 1917, nel pieno della guerra, non ci fu celebrazione, ma in quelle circostanze...Ma, vedi un po’ il 2 febb. 1904 con l’enciclica Ad diem illum laetissimum il papa Pio X celebrò il cinquantenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione... [qui]
Nel 2008 uscì il piccolo libro "Paolo l'apostolo delle genti" di BXVI. A Paolo fu dedicato dal 2008 al 2009 un anno giubilare. Tre sono i capitoli, ognuno con diversi paragrafi. Qui copio solo i titoli dei capitoli:
RispondiElimina1)Paolo di Tarso
2)Paolo e l'unità dei Cristiani
3)Ebrei e Cristiani un'unica Alleanza
NB nel secondo capitolo, il secondo paragrafo porta il titolo: 'Pietro, Paolo e la cattolicità della Chiesa'
I 50 anni del cv2 li abbiamo (reiectus: hanno) celebrati
RispondiEliminaR.it
RispondiEliminaMessaggio di Papa Francesco: "Sì allo ius soli e allo ius culturae"
BRANDMÜLLER: FORSE SAREBBE OPPORTUNA UNA NUOVA PROFESSIONE DI FEDE DA PARTE DEL PONTEFICE…
RispondiEliminaMaurizio Blondet 21 agosto 2017 2
MARCO TOSATTI
%Marco Tosatti,
RispondiEliminaÈ necessario che il Papa faccia una professione di fede, come si usava nei tempi antichi? Il card. Brandmüller fa capire che sarebbe opportuno.
Il cardinale Walter Brandmūller, già presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, uno dei quattro porporati che hanno firmato i “Dubia” rivolti al Pontefice, in un lungo articolo di carattere storico pubblicato nel numero di agosto del giornale Die Neue Ordnung (qui trovate l’articolo di 1P5) ricorda l’abitudine, mantenuta per molti secoli, da parte dei papi di riaffermare la propria aderenza ai dogmi di fede. E fa capire in maniera trasparente che sarebbe utile e opportuno che il Pontefice regnante seguisse questo esempio.
Il titolo dell’articolo è “Il Papa: credente; Maestro dei fedeli”. Il porporato tedesco ricorda che Gesù Cristo diede a San Pietro la missione di essere la roccia sulla quale doveva essere fondata la Chiesa, dopo che Pietro aveva espresso la sua fede: “Tu sei il Messia, il figlio del Dio vivente”.
% Marco Tosatti
RispondiEliminaIl cardinale spiega che il papa stesso, anche se a capo della Chiesa, ne è un membro, e di conseguenza è importante e vitale che la Chiesa possa essere certa che il papa ne preservi la fede autentica.
Il porporato ricorda che c’è una tradizione in questo senso che risale al V secolo, e che vedeva il papa neo-eletto comunicare la sua Professione di fede. Una tradizione che nel corso della storia ha assunto forme diverse, ma si è mantenuta. Documenti dell’alto medioevo dimostrano che i papi dovevano, prima e dopo l’elezione, fare una professione di fede, che era la base dell’unità fra il papa e i fedeli della Chiesa. In uno di questi testi, del VII secolo, forse, chiamato Indiculum Pontificis, “Il nuovo papa dichiara la vera Fede come è stata fondata da Cristo, passata da Pietro,e poi trasmessa dal suo successore fino all’ultimo, il papa neo-eletto, così come l’ha trovata nella Chiesa e che desidera ora proteggere con il suo sangue”.
Il nuovo papa si impegnava a confermare e difendere i decreti dei suoi predecessori. Brandmüller commenta così: “E’ notevole come esplicitamente, specialmente nell’ultimo paragrafo del testo, è sottolineata la stretta conservazione di ciò che è stato dato e trasmesso; il papa promette di conservare i canoni e i decreti dei nostri papi come comandi divini”.
% Marco Tosatti
RispondiEliminaCi sono state interruzioni, in questo uso, che è rimasto in vigore però almeno fino al XV secolo. La professione di fede doveva essere letta ogni anno nell’anniversario dell’elezione, per ricordare le promesse fatte. Il porporato conclude che quelle professioni di fede sono sempre state “reazioni a crisi serie e minacciose della Fede”; e cioè “risposte di papi a minacce alla genuina fede cattolica nel suo mutevole contesto storico”.
Si può intuire, anche se non è detto apertamente, che forse stiamo vivendo uno dei quei particolari momenti storici e che una professione di fede potrebbe essere uno strumento utile per preservare l’unità all’interno della Chiesa cattolica.
% Marco Tosatti
RispondiEliminaLa sua conclusione è piena di significato: “In una situazione analoga, cioè nella confusione che riguardava la corretta interpretazione del Concilio vaticano II, quando il papa Paolo VI ha dovuto lamentare persino, il 30 giugno 1972, che il fumo di Satana era entrato all’interno della Chiesa, ha proclamato con grande preoccupazione per la verità e la chiarezza della fede, alla fine dell’’Anno della Fede”, il 30 giugno 1968 il suo ‘Credo del Popolo di Dio’. Lui per primo ha così fatto la sua professione di fede personale di fronte a decine di migliaia di fedeli”.
“Chiunque considera questi fatti storici alla luce del nostro tempo presente si può ben chiedere quali conclusioni bisogna trarre per la Chiesa dei nostri giorni”.
Ius soli Papa, Meluzzi: "Ingerenza politica. Ne renderà conto di fronte a storia e Dio"
RispondiElimina21 agosto 2017 ore 13:38, intelligo
Una posizione destinata inevitabilmente a far discutere. E tanto. Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il 14 gennaio si è schierato esplicitamente a favore dello ius soli: "Al momento della nascita va riconosciuta e certificata la nazionalità e a tutti i bambini va assicurato l'accesso regolare all'istruzione primaria e secondaria". Bergoglio ha manifestato l'appoggio anche allo ius culturae in quanto chiede sia riconosciuto il diritto a completare il percorso formativo nel Paese d'accoglienza. Di posizione totalmente contraria lo pischiatra Alessandro Meluzzi che, intervistato da Intelligonews, critica duramente quanto affermato dal Papa.
% Meluzzi
RispondiEliminaCome giudica l'appello del Papa a favore dello ius soli?
"Penso che il Papa si dovrebbe pronunciare sullo ius soli nella città del Vaticano. Lì potrebbe distribuire passaporti a tutti quelli che vuole, visto che è uno Stato sovrano. Per quanto riguarda la cittadinanza nella repubblica italiana, invece, trovo che si un'indebita e gravissima interferenza, dalla legge delle Guarentigie a oggi".
Perché?
"Non si capisce perché il Capo di Stato di un Paese ospitato nel territorio italiano debba esprimersi sullo ius soli in Italia. Potrebbe farlo anche sullo ius soli in Francia, in Spagna o in qualunque Paese dove la Chiesa cattolica è rappresentata. Lo ius soli poi è una mostruosità in un momento di indiscriminata, violenta e pericolosa invasione afro-islamica. Al di là del contenuto specifico, che porterebbe a infinite faccende, rappresenterebbe un impulso ulteriore a trasferirsi senza controllo in Italia per milioni di persone. Quindi è una cosa sbagliata, pericolosa, illegittima e con esiti esiziali su una spinta demografica già incontrollata".
% Meluzzi
RispondiEliminaSu altre questioni, come le unioni civili, il Papa aveva detto: "Non m'immischio". Come si spiega questo cambiamento?
"A Bergoglio i cosiddetti valori non negoziabili di Ratzinger non interessano, mi riferisco al gender, la famiglia, l'aborto, sono questioni che considera negoziabilissime, invece i miti globalisti della sinistra alla Soros sono al centro del suo pontificato. L'unico esito sarà l'islamizzazione dell'Europa e dell'Italia. Questa non mi sembra una grande idea per un Pontefice, ne renderà conto di fronte alla storia e probabilmente di fronte a Dio" .
Bellissimo errore: reiectus (!) invece di rectius
RispondiEliminaA.V.
Fino a pocchi tempi se parlava di continuità tra Concilio e tradizione. Il Concilio (e il post Concilio) hanno distrutto tutte le diffese della Chiesa (hanno abattuto i bastioni). Adesso ciò che se vede è che l'errore è in piena libertà nella Chiesa. Quindi, dove sta la continuazione com la tradizione che se parlava a pocco tempo?
RispondiEliminaIn questo anno se compie 49 anni dell'annuziò della scoperta delle reliquie di S. Pietro compie 49 anni. L'annunziò è stato fatto da Paolo VI e può essere letto nell'indirizzo:
RispondiEliminahttp://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/audiences/1968/documents/hf_p-vi_aud_19680626.html
Un altro testo in che se può leggere sulla questione:
Roma o Gerusalemme?
http://doncurzionitoglia.net/2015/12/21/roma-o-gerusalemme/
Io segnalo nel mio piccolo che: Domenica scorsa, il mio parroco durante la Consacrazione ha usato l' espressione 'questa Santa Cena, ERESIA Luterana assoluta perché nega la Transustantazione; nel corso di un' altra omelia, ha detto che la frase di Gesù Chi mi ama prenda,la propria croce e mi segua non significa, come da sempre ci spiegano, rassegnarsi cristianamente al proprio dolore in nome dell' amore e dei patimenti di Cristo per noi, ma accogliere, fidarsi, invitare nelle proprie case, e via truffaldinamente parlando. Questo e' lo stato dell' arte...il cuore di ogni Cristiano in questo anni non può non essere in lutto per la nostra amata Chiesa.
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