[...] Siamo a Carpi in provincia di Modena, dove il 2017 fatimita ha portato in dono ai fedeli e al loro vescovo Francesco Cavina il dono della riapertura della Cattedrale dell’Assunta, danneggiata dal tremendo terremoto del maggio-giugno 2012. Doppia festa per la diocesi di Carpi, che in questi cinque lunghi anni ha compiuto con speranza e non senza dolore la lunga traversata nel deserto di chi non ha avuto dove posare il capo né per dormire né per pregare, costantemente alla ricerca di mezzi di fortuna, che nella maggior parte dei casi sono stati i container. Prima l’inaugurazione della Cattedrale con il segretario di Stato Pietro Parolin, poi la visita di Papa Francesco che proprio nella infreddolita e affollata piazza Martiri ha lanciato il suo appello di vicinanza a tutte le popolazioni colpite da terremoti.
Ma dentro la grande storia della riapertura della Cattedrale e di come il vescovo che la notte della prima scossa era arrivato a Carpi da appena tre mesi sia riuscito a far risorgere dalle macerie il tempio più importante della diocesi, ci sono anche le storie piccole e anonime che non conquistano le prime pagine delle cronache locali, ma che sono invece il segno di una potenza che il braccio di Dio ha spiegato nel nascondimento del lavoro quotidiano.
Quando le troupe televisive sono entrate a filmare i marmi e le scagliole della piccola San Pietro, nessuno immaginava che quel luogo avesse già parlato ad un cuore in particolare che era ferito come lo sono tutti quelli che sono lontani da Dio, ma che è stato sanato da quelle pietre a loro volta ferite e da lui sanate. Un mistero della misericordia di Dio, se ci pensiamo, che concede il dono più grande della fede a chi con pazienza e laboriosità si è trovato a riparare le ferite del tempio di Dio e ha ricevuto in cambio molto più dello stipendio mensile che gli spettava per quel lavoro.
Lui è un muratore della cooperativa Cmb di Carpi. Un nome che rimanda ai primi del ‘900 quando le coop non avevano tonalità cromatiche né rosse né bianche e il loro nome, “muratori e braccianti”, rimandava soltanto alla solidarietà del lavoro che si faceva comunità, ma che presto avrebbe assunto una connotazione ideologica molto vicina al partito comunista.
Ebbene: lui, muratore della cooperativa da una vita, perché la cooperativa da queste parti è come la mamma, ti accompagna ovunque, inizia a prestare la sua professionalità al servizio di quel gigante di pietra dolorante. Un lavoro come un altro, un appalto importante. Inizialmente, appare come una delle tante opere da tirare su. Ma non è così. C’è un fuoco dentro quel tempio che la caduta dei calcinacci non ha spento. Una chiesa non è un supermercato perché dentro vi riaccade sempre un fatto, quello della redenzione dell’uomo.
Questo il muratore non lo sapeva, ma qualcuno lo stava ad aspettare per prenderlo per mano. Una Madonna in mandorla con i cherubini festanti, che qui è il simbolo della fede popolare e della devozione mariana di un popolo che non ha smesso di pregare nei momenti più bui del post sisma. Ѐ la statua della Madonna che campeggia sull’altare maggiore del Duomo cittadino che durante i lavori ha fatto compagnia a questo uomo indifferente a Dio, ma già fisicamente così vicino. Quella vicinanza costante con le cose di Dio, con il suo mistero invisibile, ma presente della redenzione che si protrae nei secoli grazie alla messa, ha lavorato, cementando i mattoncini di una domanda di senso che il suo cuore gli poneva.
Di mattone in mattone, quella fede alla fine si è appalesata ed è diventata un fatto, un’evidenza di cemento armato fin troppo chiara anche gli occhi di questo uomo che, proprio come Ratisbonne, si inginocchiò indifferente col martello pneumatico sul freddo e duro pavimento della chiesa e si rialzò cristiano.
Quella storia fa ancora commuovere il vescovo Cavina che nel giorno dell’inaugurazione e dedicazione l’ha ricordata ai fedeli e alle autorità, proprio per mostrare che nulla è impossibile a Dio, ricostruire il l tempio di mattoni e soprattutto il tempio dell’anima lontana. «Caro Monsignor vescovo - ha letto Cavina al termine nel corso del saluto al segretario di Stato - in questi ultimi giorni sto cercando di immaginare come sarà per la prima volta che entrerò nella cattedrale come un semplice fedele. Lo so già, essendo un sentimentale, una lacrima di nostalgia bagnerà il mio viso. Mi verranno in mente tutte le emozioni vissute in un’esperienza durata cinque anni e che ha cambiato la mia vita. Auguro a tutti coloro che ne sentono il bisogno una volta entrati in questo luogo sacro di abbandonare aspettative e recriminazioni e di godere unicamente dell’abbraccio della Madonna, l’amore della nostra santa Madre illuminerà il nostro cammino». Andrea Zambrano - Fonte
Dopo aver letto alcuni commenti non proprio natalizi nei gg scorsi, finalmente una storia di VERA conversione a cui dare giustamente risalto, una storia per cui non dobbiamo ringraziare nessuno tranne Dio, il più perfetto degli uomini..
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RispondiEliminaOT. Fico feliz por ver que o meu "alerta" de há dois dias, neste blog, acerca do famigerado Peter Sutherland, acaba de ser ouvido por Maurizio Blondet no seu Blog de hoje :
https://www.maurizioblondet.it/suggeritore-bergoglio-sui-migranti-un-bilderberg-goldman-sachs/
De ler absolutamente !
In Dio solo vi è vera pace.
RispondiEliminaOT: Un'altra chiesa blasfema!
RispondiEliminaDa Il Foglio (Matteo Matzuzzi):
"La vacca sacra" di Tom Herck
Roma. Per capire lo stato del cattolicesimo a certe latitudini europee basterebbe il commento di una signora che ha visitato la mostra “La vacca sacra” dell’artista Tom Herck allestita nella chiesa – ancora consacrata – di Kuttekoven a Looz, in Belgio: “I cattolici non devono sentirsi offesi. Come Gesù morì sulla croce anche questa mucca è morta sulla croce per i peccati rappresentati dai nostri rifiuti e dall’inquinamento ambientale”. Una lettura un po’ troppo stiracchiata e personale dell’enciclica Laudato si’, verrebbe da dire. Herck, rispondendo alle critiche della dozzina di fedeli che domenica scorsa, cartelli e rosari in mano, hanno occupato il luogo sacro chiedendo la rimozione dell’allestimento, ha spiegato che il bovino crocifisso intende essere una denuncia contro “l’odierna industria agroalimentare” e che non c’è alcun intento anticattolico nell’opera artistica. Che la mucca sia appesa alla croce proprio davanti all’altare è un dettaglio che nulla avrebbe quindi di sacrilego.
Più che con Herck, però, nel mirino del gruppo di fedeli che chiede di porre fine alla “satanica blasfemia”, è finito il vescovo di Hasselt, mons. Patrick Hoogmartens, che prima ha lasciato fare e poi – avuta notizia della protesta montante con occupazione dell’edificio di culto – ha fatto pubblicare dalla diocesi un comunicato con cui prende le distanze dalla mostra: “Abbiamo sempre voglia di collaborare a progetti artistici, e siamo in grado di apprezzare l’umorismo. Ma una mucca in croce è un passo troppo lungo. Il significato di un simbolo qual è la croce non può essere deviato, altrimenti potrebbe essere offensivo o ridicolo”.
Riscossa Cristiana,Il Natale visto da Santa Teresa Benedetta della Croce – di Don Marcello Stanzione
RispondiEliminahttps://www.riscossacristiana.it/il-natale-visto-da-santa-teresa-benedetta-della-croce-di-don-marcello-stanzione/
IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE ED IL SIGNIFICATO DELLA CADUTA DELL’ANGELO prima parte – di Luigi Copertino
RispondiEliminahttps://www.maurizioblondet.it/mistero-dellincarnazione-ed-significato-della-caduta-dellangelo-parte-luigi-copertino/
Segnalo su blog di magister tre autogol del papa
RispondiEliminaIl terzo: Presepe LGBT in piazza San Pietro
Non ci sono né bue né asinello, né pecore né pastori. Gesù, Giuseppe e Maria si distinguono a malapena, sullo sfondo di una cupola di San Pietro in rovina. È un presepe senza grazia e senza poesia, il cui intento è piuttosto di raffigurare ad una ad una le sette opere di misericordia corporale.
A offrire al papa un presepe siffatto è stata l'abbazia santuario di Montevergine, che sorge su un monte sopra Avellino, non lontano da Napoli. Nel governatorato della Città del Vaticano informano che il progetto, poi realizzato dall'artigiano napoletano Antonio Cantone, è stato previamente sottoposto al giudizio della segreteria di Stato e di papa Francesco, ottenendone l'approvazione.
Ma ancor più entusiasta è stata l'approvazione dell'Arcigay di Napoli e del suo presidente Antonello Sannino, che alla giornalista americana Diane Montagna di LifeSite News ha dichiarato: "La presenza di questo presepe in Vaticano è per noi motivo di essere più felici che mai. Perché per la comunità omosessuale e transessuale di Napoli è un importante simbolo di inclusione e di integrazione".
Il santuario di Montevergine, infatti, ospita un'immagine della Madonna – riprodotta nel presepe di piazza San Pietro – che è stata adottata da tempo come patrona da una vasta comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali), che una volta all'anno, il 2 febbraio, festa della presentazione di Gesù al tempio, detta popolarmente la "Candelora", compie una festosa salita a piedi al santuario, chiamata la "juta dei femminielli", la salita degli effeminati.
È un "misto di sacro e profano", una specie di "ancestrale gay pride", dice Sannino. Nel 2002 l'allora abate di Montevergine, Tarcisio Nazzaro, protestò contro la piega politica che stava prendendo la processione, alla quale partecipò quell'anno la parlamentare transessuale Vladimir Luxuria.
Ma nella "Candelora" del 2014 Luxuria si ripresentò nel santuario a dar lettura di una lettera che aveva scritto a papa Francesco a nome della comunità LGBT.
Nel 2017 una rappresentanza LGBT, anche questa volta con Luxuria, ha incontrato il nuovo abate Riccardo Luca Guariglia, il quale – hanno poi riferito – ha dato loro la benedizione in un "clima di dialogo".
Il paese di Ospedaletto d'Alpinolo, dal quale parte la salita al santuario, ha dato quest'anno la cittadinanza onoraria a una coppia "sposata" di omosessuali, ha inaugurato per i "femminielli" una toilette "no gender" ed ha affisso all'ingresso del paese un cartello con la scritta: "Ospedaletto d'Alpinolo è contro l'omotransfobia e la violenza di genere".
Non sorprende, quindi, che Sannino si dica convinto che una maggiore apertura della Chiesa in materia di omosessualità dipenda anche da "quanto consapevoli" siano i dirigenti vaticani del nesso tra il presepe di piazza San Pietro e la comunità LGBT. "La Chiesa è estremamente lenta nelle sue trasformazioni", ha aggiunto. "Ma spero che finalmente svilupperà una reale apertura sulla scia delle parole del papa: 'Chi sono io per giudicare?'".
Intanto, in questi giorni natalizi, pellegrini e turisti giunti a Roma da tutto il mondo osservano con visibile sconcerto il presepe allestito al centro del colonnato del Bernini, e specialmente quel suo "ignudo" ben palestrato che sembra anelare ad altro che ad essere misericordiosamente vestito.
Come ogni anno, la sera del 31 dicembre, dopo il "Te Deum", papa Francesco si recherà anche lui davanti al presepe di piazza San Pietro, non si sa "quanto consapevole" del pasticcio in cui si è infilato. E sicuramente la comunità LGBT sarà attentissima a scrutare e interpretare ogni suo gesto e sguardo.
Per continuare a meditare insieme, sui tempi e sui segni:
RispondiEliminaUn profeta e Santo Ortodosso, Paisios, disse: «Oggi la situazione delle Chiese è molto grave», cominciò il monaco ortodosso. «Non lo capiscono, ma è così. Ci aspettano molte prove. Fra pochi anni ci sarà una grande prova: i pii saranno duramente provati… L’Europa diventerà una grande potenza, avrà un capo ebreo. non solo, ma cercheranno anche un capo spirituale per avere più forza, e sarà il papa, il quale metterà assieme tutti, cattolici, protestanti, mussulmani… li metterà insieme lasciando a ciascuno libertà… Viviamo in tempi di Apocalisse, siamo come al tempo di Noè; lo prendevano in giro… Oggi nessuno ci crede, ma siamo al colmo. I pii avranno grandi prove, ma il tempo sarà breve. Queste cose sono chiaramente annunciate da Ezechiele e Zaccaria…».
Al sentire quelle parole sul papa, il sacerdote cattolico non poté trattenersi: «Padre, lei crede che il papa possa giungere a questo punto?». «Certo che avverrà questo», rispose con sicurezza padre Paisios. «Ci sarà una grande catastrofe… Fra poco succederà questo».
Sta forse succedendo oggi? A giudicare dalle esternazioni aeree e dai video mensili sembrerebbe di sì. Bergoglio si pone come un vero e proprio leader spirituale intento a far sì che la terra diventi una “casa comune” per tutti, indipendentemente dal credo religioso.
Anche Bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane riportò nel suo diario, in data 21 settembre 1988, ciò che vide in un sogno: «Ciò che ho sognato non si avveri mai, è troppo doloroso e spero che il Signore non permetta che il Papa neghi ogni verità di fede e si metta al posto di Dio». Anche la SS. Vergine di Civitavecchia, in un messaggio del 1995, ci avvisò che «a Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla Roccia che mio Figlio Gesù vi ha lasciato…»
paisios, il monaco del Monte Athos, guardando dritto negli occhi il suo amico cattolico, gli domandò: «Voi (cattolici) come vi comporterete quando il papa farà così?». Già, come ci comporteremo? «Se il papa non segue il Vangelo non lo si può seguire…», rispose prontamente e giustamente il sacerdote cattolico.
Padre Paisios soggiunse: «Non vi dico di fare insurrezioni, ma la Verità non si può camuffare… Se mio padre è ubriaco o adultero, non posso passarlo sotto silenzio. Bisogna cercare le vie dello Spirito per aiutarlo a capire, ma con pietà: come, se e quando Dio lo vuole… Non ci si può nascondere che c’è molta massoneria e sionismo a Roma, c’è grande corruzione, c’è la mentalità del mondo… (…) Non dobbiamo insorgere, ma servire la Verità e non piegarci al mondo… La Chiesa non è la barca personale di qualcuno, né del papa, né del patriarca, né del vescovo. Nessuno può far tacere lo Spirito nella Chiesa, nei fedeli. Dovremo patire molto, ma sarà breve la prova… questa è una grande consolazione».
Un profeta ortodosso, non secoli fa, ma “poco tempo fa”, vedi qui, ci chiedeva a noi cattolici come avremo fatto fronte a questo dramma che stiamo vivendo oggi.
RispondiEliminaAltri profeti ci hanno annunciato i tempi che stiamo vivendo.
Non agiamo come lo stolto ricco della parabola che, quando all’inferno si rende conto che è finita davvero e che non può ricevere nemmeno un bicchiere d’acqua, supplica di mandare Lazzaro ad avvisare i suoi fratelli. La risposta di Abramo è tremenda, non sarà inviato nessuno dai fratelli del ricco: “hanno già i profeti… CHE LI ASCOLTINO” (Lc.16,19-31).
LA SOCIETA’ MULTI-ETNICA NON PORTA SVILUPPO, MA DEGRADO. C’E’ LA PROVA SCIENTIFICA.
RispondiEliminaMaurizio Blondet 29 dicembre 2017 0
https://www.maurizioblondet.it/la-societa-multi-etnica-non-porta-sviluppo-degrado-ce-la-prova-scientifica