(LifeSiteNews. 5 gennaio 2018) - Il cardinale Janis Pujats, arcivescovo metropolita di Riga, in Lettonia, si è unito a tre vescovi del Kazakistan [qui] e ai due arcivescovi italiani [qui] firmando la "Professione delle verità immutabili sul matrimonio sacramentale". Ha così portato il numero dei firmatari a sei.
All'inizio di questa settimana, il vescovo Athanasius Schneider, ausiliare di Astana, Kazakhstan, l'arcivescovo Tomash Peta, metropolita di Astana, e l'arcivescovo Jan Pawel Lenga di Karaganda, Kazakistan, hanno emesso una "professione pubblica e inequivocabile della verità", come "servizio di carità nella verità" per la Chiesa di oggi e per il Papa, in ordine all'insegnamento della Chiesa sull'indissolubilità di matrimonio.
La dichiarazione degli Ordinari kazaki giunge in risposta all'interpretazione dell'Amoris Laetitia, da parte di papa Francesco e di alcuni vescovi, che consente ad alcuni divorziati "risposati" (senza che sia intervenuto un annullamento o continuando a vivere more uxorio) di accedere ai Sacramenti della Penitenza e della Santa Comunione.
I vescovi affermano che tale lettura sta causando "una confusione dilagante", diffonderà "la piaga del divorzio" nella Chiesa, ed è "estranea" alla fede integra e alla Tradizione della Chiesa.
L'adesione del Cardinale lettone alla Professione viene dopo quella dell'ex nunzio degli Stati Uniti, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, e dell'arcivescovo emerito Luigi Negri di Ferrara-Comacchio nel nord Italia.
Pujats ha frequentato il Seminario teologico a Riga, in Lettonia, fino alla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1951. Due mesi dopo è stato ordinato dall'Arcivescovo Antonijs Springovičs in una cerimonia segreta. Nominato arcivescovo di Riga nel 1991 e creato cardinale da Papa Giovanni Paolo II il 21 febbraio 1998. Il suo cardinalato è stato reso pubblico nel concistoro il 21 febbraio 2001. Il cardinale Pujats è stato uno dei cardinali elettori che hanno partecipato al conclave del 2005 che ha eletto Papa Benedetto XVI. Parla russo, polacco, lituano, tedesco e latino oltre al natio lettone.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Ben venga! Ma è un altro 'emerito'...
RispondiEliminaE' vero, ma per me gli 'emeriti' non esistono. Soprattutto perché non sono mai esistiti nella Chiesa, in 19 secoli.
RispondiEliminaPuò esistere un padre emerito? Chi è padre lo è per tutta la vita.
C'è voluto il solito filomodernista Paolo VI per ridurre Vescovi e sacerdoti a impiegati aziendali, che vanno in pensione una volta raggiunta l'età stabilita.
Laicizzate, laicizzate (la Chiesa): qualcosa resterà.
Tanto che oggi, proseguendo su questa linea folle, abbiamo pure un Papa emerito...
Un grande grazie anche al Cardinale Pujats.
Emerito è il titolo che si dà quando si va in pensione per superamento dell'età, ai vescovi...
EliminaSono d'accordo Sacerdos quidam,
RispondiElimina'emerito' è solo un termine convenzionale coniato per indicare i "raggiunti limiti di età", connotato giuridico ai fini amministrativi e non ontologico.
Si dà comunque il caso che proprio in virtù di quel marchingegno giuridico-amministrativo l'emerito non ha più alcuna 'nomina' da perdere.
Esatto, non hanno niente da perdere. Gli altri, invece, hanno troppo da fare.
RispondiEliminaC'è da auspicare che Burke e Brandmuller si uniscano, no?
RispondiEliminadi fatto questa è una correzione formale, sia pure con tutti i distinguo canonici del caso. Pujiats scavalca Burke...
RispondiEliminaPujats è' un altro come Meisner che aveva vissuto sulla Germania orientale. Sono stati due preti con la schiena ben diritta. Non si sono piegati davanti al comunismo. Figuriamoci se si sarebbero piegati davanti alle stupidaggini che possiamo leggere nell'ottavo capitolo di AL?
RispondiEliminaCertamente, Mic, il Cardinale Pujats non ha più nulla da perdere in quanto a nomine e carriera: però in questo clima dittatoriale potrebbe perdere in qualsiasi momento non solo il cardinalato, ma anche e soprattutto il sostentamento economico: cosa che, in particolare alla sua età, costituisce un rischio serio.
RispondiEliminaIdem per gli altri Vescovi firmatari, 'pensionati' o no.
Ed idem per i sacerdoti, 'in pensione' o no, firmatari della Correctio filialis.
Che ciò per il momento non sia ancora avvenuto, non è molto significativo: la vendetta, si sa, è un piatto che si consuma freddo...
Ha firmato anche l'emerito di Salisburgo.
RispondiEliminaDa Tosatti:
RispondiEliminaOggi Sua Eccellenza Mons. Andreas Laun, già Vescovo Ausiliare di Salzburg, ha dato il suo nome come firmatario della Professione delle verità. Lei può diffondere questa notizia-
http://www.marcotosatti.com/2018/01/06/unaltro-vescovo-firma-la-professione-di-fedelta-alle-verita-della-chiesa-su-matrimonio-ed-eucarestia-mons-andreas-laun-di-salisburgo/
Tutto ciò dimostra che,vale soprattutto per i Pastori,non bisogna tacere.
RispondiEliminaSe qualcuno di essi ha il coraggio di parlare chiaro, annunciando la verità, altri,seppure poco a poco, gli seguiranno.
La verità, malgrado tutte le opposizioni, sa essere contagiosa.
Preghiamo affinché tanti altri Pastori facciano lo stesso.
Antonio