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giovedì 25 gennaio 2018

"L'immigrazione indiscriminata porta all'islamizzazione" - Antonio Livi

"L'immigrazione indiscriminata comporta il pericolo della islamizzazione", così Monsignor Antonio Livi affronta la questione su il Giornale.it [qui].

L’immigrazione indiscriminata può portare all’islamizzazione. Questa, in sintesi, è la posizione di Monsignor Antonio Livi, con il quale abbiamo dibattuto della maggior parte degli argomenti che stanno interessando la Chiesa di questi tempi. Livi è noto per la sua vasta produzione di saggi e trattati di logica del sapere scientifico, tradotti anche in inglese, francese e spagnolo.
E in questa intervista, oltre a parlare del "pericolo" relativo ad un'immigrazione incontrollata, ha anche chiarito la vicenda riguardante le presunte accuse di "eresia" a Joseph Ratzinger. Immigrazione, identità e teologia al centro della seguente intervista esclusiva.

Mons. Livi, lei è stato in qualche modo accusato di aver dato dell’eretico a Joseph Ratzinger [qui - qui]. Ci spiegherebbe come stanno le cose? 
"Io non ho accusato nessuno di eresia, perché la condanna di una tesi come eretica spetta solo all’autorità ecclesiastica. Ѐ infatti prerogativa esclusiva della Chiesa enunciare formalmente la verità rivelata da Dio (il dogma) e di conseguenza indicare anche ciò che la contraddice (l’eresia). In un trattato che si intitola Vera e falsa teologia [vedi] io critico alcuni autori che non praticano la scienza teologica con il metodo che le compete. Ho documentato come essi abbiano ripreso e sviluppato il modernismo teologico, che è stato oggetto di una esplicita condanna dottrinale da parte di san Pio X e quindi costituisce un’eresia in senso proprio. Il modernismo ha tra i suoi maggiori esponenti Karl Rahner e Hans Küng, ma anche Joseph Ratzinger ne ha portato avanti alcune istanze, e io mi sono sentito in dovere di rilevarlo. Mi sono comunque riferito soltanto a ciò che Ratzinger ha scritto come teologo, ossia come “dottore privato”, e non a ciò che ha insegnato da Papa".

In una delle recenti interviste rilasciate, lei ha parlato di “adulatori di Bergoglio”. Lo scontro dottrinale, in sintesi, sembra essere destinato a non placarsi…
“La descrizione del mondo cattolico come diviso ideologicamente tra amici e nemici di papa Francesco è una fake news. Tutti i fedeli cattolici hanno il dovere di essere amici del papa, chiunque egli sia in un determinato momento della storia. Come vicario di Cristo, il papa non ha bisogno di essere difeso da immaginari “nemici interni”, così come non ha bisogno di essere adulato per il suo modo di esercitare l’autorità pontificia, perché tutti i fedeli cattolici lo venerano e gli obbediscono in quanto vedono in lui «il dolce Cristo in terra», come diceva santa Caterina da Siena. Ma di ogni papa si possono criticare certe azioni di governo che sembrano meno utili all’edificazione della Chiesa nella fede, così come si possono criticare i discorsi che egli fa parlando come “dottore privato”, senza impegnare l’autorità magisteriale e il carisma dell’infallibilità”

Cosa ne pensa del documento predisposto da tre vescovi kazaki, poi sottoscritto anche da Pujats, Negri, Viganò e Laun, su “Amoris Laetitia”? [qui]
“Essendo una “professione di fede” il cui oggetto sono le norme di morale cattolica derivanti dal dogma sui Sacramenti della grazia (Battesimo, Matrimonio, Penitenza, Eucaristia), tale documento è una cosa normale da parte di persone che sono vescovi, e come tali hanno il compito essenziale di essere “maestri della fede”. Da un punto di vista pastorale, quel documento viene incontro alla necessità di dissipare i dubbi che certe interpretazioni dell’esortazione post-sinodale Amoris laetitia hanno provocato”.

Tra i laici, specie tra quelli che vengono definiti “conservatori”, sta aumentando la preoccupazione per l’approccio della Chiesa sul tema dell’immigrazione. Alcuni hanno definito la teologia di Bergoglio una “teologia dell’immigrazionismo”. C’è un pericolo di perdita identitaria a causa dell’immigrazione incontrollata?
“Quello che Lei chiama “immigrazionismo” non è una teologia ma un progetto politico mondialista con evidenti interessi economici legati al neocapitalismo finanziario. Papa Francesco talvolta sembra appoggiare questo progetto perché lo ritiene assimilabile alla dottrina sociale della Chiesa. Ma dai principi della legge morale naturale e del Vangelo non deriva affatto l’obbligo per i singoli e per la comunità di favorire un’immigrazione indiscriminata e senza regole che destabilizza tanto i Paesi dai quali provengono i migranti quanto quelli che ne subiscono l’invasione. Senza parlare del pericolo reale di islamizzazione dei questi ultimi Paesi a detrimento della libertà di culto dei cristiani, già perseguitati lì dove l’Islam è politicamente egemone. So che Lei ha seguito attentamente questa drammatica vicenda e quindi capisce a che cosa mi riferisco”.

Un altro argomento molto dibattuto è quello relativo al cosiddetto “ius soli”, che riguarda ovviamente anche l’immigrazione. Molti, tra cui anche il cardinale Burke, sostengono la necessità di una non ingerenza da parte della Chiesa. Ha una posizione in merito?
“Le parole che ho letto nella sua intervista al cardinale Burke sono assolutamente giuste ed equilibrate. Come ogni uomo di fede e di dottrina, e come ogni Pastore responsabile dell’annuncio del Vangelo, Burke ha opportunamente ricordato che le scelte discrezionali su temi politici opinabili vano lasciate ai partiti politici, ai parlamenti, ai governi, rispettando il pluralismo democratico e l’autonomia die poteri civili”.

Tra le sue pubblicazioni, si può trovare: “Cristo non è Marx”. Ecco, l’impressione è che per alcuni Cristo sia diventato un simbolo politico di eguaglianza assoluta e ideologica. È ancora diffusa la teologia della liberazione?
“Purtroppo sì. La cosiddetta «teologia della liberazione» è nata in Germania, in ambito luterano, e poi è stata introdotta nella teologia cattolica da Johann Baptist Metz. Da lui sono poi derivate le dottrine filomarxiste dell’America Latina, a cominciare da quella del peruviano Gustavo Gutiérrez. Ѐ un’ideologia che interpreta in termini politici e materialistici il «Regno di Dio» annunciato da Cristo come evento di grazia nell’anima dei singoli credenti («il Regno di Dio è dentro di voi»), ed è diventata l’arma propagandistica di tutte le forme di azione politica che mirano alla conquista del potere negli ambienti sociali dover il richiamo al Vangelo suscita un facile consenso. Ma il Vangelo vero non promuove alcuna costruzione di “paradisi in terra”

La Chiesa è divisa. Questo è un argomento difficilmente smentibile. Secondo lei, però, c’è una tendenza giornalistica ad enfatizzare il tutto? Insomma, “la barca” è o non è nella “tempesta”?
“Certo che ci sono tante divisioni nella Chiesa, come sempre ce ne sono state. Ma quelle più appariscenti riguardano l’uso e l’abuso che le lobbies ideologiche fanno delle strutture di potere della Chiesa per sostenere le loro istanze politiche, non importa se di destra (conservatori, tradizionalisti) o di sinistra (progressisti, riformisti). Gli uni e gli altri mirano a una società civile strutturata secondo la loro ideologia, ma la presentano falsamente come l’unica maniera di essere fedeli al Vangelo. Si tratta di un fondamentalismo senza fondamento (teologico), che fa del Vangelo un «instrumentum regni». Io mi rifiuto di scegliere se stare da una parte (per esempio, dalla parte dei fautori americani del “neocapitalismo cattolico”) o dall’altra (per esempio, dalla parte dei “cattocomunisti”). Per questo criticavo prima la teologia della liberazione. Ripeto: ogni strumentalizzazione della Chiesa per fini meramente temporali è sempre contro la volontà di Cristo, che ha istituito la sua Chiesa come «sacramento universale di salvezza», ossia solo ed esclusivamente per garantire a tutti, in ogni tempo, la grazia della liberazione dal peccato e la speranza certa della vita eterna”.

Relativismo, secolarizzazione, perdita dell’identità occidentale: il Santo Padre sembra accennare ai mali del nostro tempo, ma certamente pare non accentuare troppo questi aspetti. Ratzinger, invece, ne parlava con maggiore costanza. Ritiene che questo pontificato sia troppo “materialista”?
“Anche su questo aspetto le dico che la risposta che le diede il cardinale Burke è quella giusta. Non c’è nulla da aggiungere”.

7 commenti:

  1. Ho rispetto per Mons Livi, ma con tutta l'educazione possibile vorrei chiedere:
    Non poteva svegliarsi 15 anni fa??
    E' da parecchio ormai che se ne parla dell'islamizzazione dell'Europa e le voci provengono dal campo laico, religioso, perfino progressista come Ida Magli.

    Ma 15 anni fa c'era la carriera cui pensare, della gente normale si poteva pensare dopo. Una volta in pensione, così magari si scrive uno di quei librettini da 125 pagine, costo: 17,50 euro. Giusto per arrotondare la pensione di un ex Preside.

    Sono quelle cose che fanno perdere la credibilità delle persone.
    Fondassero gli ex professori sacerdoti un piccolo convento dove si ritirano in preghiera, e al massimo scrivere una breve meditazione sul Vangelo domenicale. Ecco un vero servizio alla Chiesa.

    Le solite interviste con cose dette e ridette....per favore!!
    grazie

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  2. Io non so se mons. Livi non si è svegliato prima su questo tema, ma il mio commento è del tutto generale. Il far notare che ci si poteva svegliare prima è giusto e persino doveroso: anche perché deve servire da monito soprattutto per chi non si à ancora svegliato - vedasi la bella lettera di Cesare Baronio che gira da qualche giorno.

    Però non capisco perché dovrebbe inficiare la credibilità delle persone che ora si sono svegliate: anzi, semmai testimonia che, seppur con ritardo, sono abbastanza umili da cambiare idea pubblicamente. Peggio sono quelli che insistono a far finta di niente.

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  3. https://www.loccidentale.it/articoli/146447/i-dreamers-afghani-che-tengono-sotto-scacco-la-svezia

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  4. Le solite interviste con cose dette e ridette.... per favore!!

    È vero che negli ultimi tempi mons. Livi, che indirettamente ha sempre parlato chiaro, ha abbandonato quella che ho sempre chiamato la sua 'renitenza' sul concilio et alia; ma non sarei tanto ingeneroso con lui.
    Anche se sono cose dette e ridette meritano di essere pubblicate per l'autorevolezza di chi le dice e per la necessità di martellare visto che il politically correct non lascia molti spazi...

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  5. Migranti a lezione di flirt. Un corso per imparare ad approcciarsi alle donne nostrane e evitare così di risultare sgradevoli o aggressivi.
    Succede a Carpi, dove la cooperativa Leone Rosso (originaria della Val d'Aosta ma arrivata fino in Emilia a gestire profughi) ha dato il via ad un'iniziativa piuttosto particolare.
    Si tratta di un corso accelerato di "approccio sessuale" per imparare, scrive il Resto del Carlino, "tutti quelli che sono i comportamenti da tenere nel rapporto con l' altro sesso nell' ambito della cultura italiana". A tenere i corsi sono gli esperti dell'Arci insieme ai mediatori culturali della coop.
    Marco Gheller responsabile di Leone Rosso ha spiegato come funziona il progetto della cooperative per trasmettere la cultura italiana ai profughi. Ci sono i moduli sul razzismo, quello sulla Costituzione e, infine, quello sull'approccio sessuale verso le donne. "Le insegnanti - spiega Gheller al Carlino - due donne italiane ma di origine africana, spiegano ai ragazzi che nella cultura occidentale la donna ha gli stessi diritti e doveri dell'uomo, che quando dice 'no' va rispettata, che non va picchiata".
    Duro il commento alla vicenda di Flavio Tosi, l'ex leghista e sindaco di Verona ora in corsa con Noi con l'Italia: "Lo Stato anziché risolvere i problemi urgenti legati all'immigrazione di massa, sta a guardare le cooperative che non sanno più cosa inventarsi per occupare il tempo dei richiedenti asilo - ha scritto su Facebook - Prima i corsi di sci, poi i corsi di cucina, poi quelli di pugilato e di dialetto, e adesso leggiamo di una coop di Modena che insegna ai profughi, veri o presunti, come approcciare le donne e comportarsi nell'intimità. Ormai siamo alle comiche.”
    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/coop-organizza-ai-migranti-corso-approccio-sessuale-1486845.html

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  6. http://medias-catholique.info/immigration-des-paras-italiens-lancent-au-pape-ca-suffit-bergoglio-lennemi-est-dans-la-maison/11812

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  7. http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13296594/vaticano-papa-francesco-francesco-crippa-paracadutisti-nemico-casa-nostra.html

    Papa Francesco non piace a tutti, non soltanto in Vaticano. L'ultimo affondo? È firmato da Francesco Crippa, volto noto a Monza e in Brianza per essere presidente della sezione provinciale dell'Associazione nazionale paracadutisti. L'affondo contro il Pontefice arriva su Facebook, dove ha scritto: "Basta Bergoglio! Abbiamo un nemico in casa e troppi continuano a far finta di niente. Le parole di chi lo ha preceduto dovrebbero risvegliare le nostre coscienze di cristiani e isolarlo". Successivamente, Crippa ha aggiunto che quanto ha scritto "è a livello personale. È un mio personalissimo pensiero di cristiano e di credente che non approva l’atteggiamento di questo pontefice e il suo predicare. Ci avete fatto caso che piazza San Pietro la domenica è ormai sempre mezza vuota e le inquadrature delle televisioni sono prese sempre dal basso?"

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