Leggo sulla rivista First thing un recente articolo dello scrittore cattolico statunitense George Weigel, noto anche come amico a biografo di Giovanni Paolo II, che avevamo già avuto occasione di incontrare qui sulla situazione della Chiesa in Cina. Il titolo dell'articolo: The Catholic Church doesn’t do “paradigm shifts” (La Chiesa cattolica non opera “cambiamenti di paradigma”).
L'espressione “cambiamenti di paradigma” è stata coniata da Thomas Kuhn nella sua opera: La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962). Essa sta ad indicare una rottura drammatica, improvvisa e inaspettata nella comprensione umana e quindi qualcosa come un nuovo inizio (ad esempio il passaggio dalla cosmologia di Isaac Newton ad Einstein).
Possono darsi “cambiamenti di paradigma” nella Chiesa?
Weigel risponde negativamente:
Possono darsi “cambiamenti di paradigma” nella Chiesa?
Weigel risponde negativamente:
« […] l’evoluzione della comprensione del Vangelo nel corso dei secoli da parte della Chiesa non è una questione di “cambiamenti di paradigma”, o di rotture, o d’interruzioni radicali e nuovi inizi; è ciò che i teologi chiamano lo “sviluppo della dottrina”. E, come ci ha insegnato il Beato John Henry Newman, l’autentico sviluppo dottrinale è organico e in continuità con “la fede che è stata trasmessa ai credenti una volta per tutte” (Giuda 1,3). La Chiesa cattolica non provoca rotture: quella sperimentata 500 anni fa, ha prodotto risultati catastrofici per l'unità dei cristiani e per la causa di Cristo ».
L'esatta nozione di continuità, del resto, ricorre nella massima lapidaria di San Vincenzo di Lerino (Commonitorium, 2) : «Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est»; quello a cui un vero cattolico deve attenersi comunque e soprattutto nelle situazioni difficili. Massima richiamata nei testi di teologia e in innumerevoli documenti ufficiali.
Parolin e il cambiamento di paradigma dell'Amoris Laetitia
Poste queste premesse, che pensare dell'uso dell'espressione da parte del Segretario di Stato card. Pietro Parolin, in riferimento all’Esortazione post-sinodale Amoris Laetitia? Weigel sottolinea in maniera netta:
Poste queste premesse, che pensare dell'uso dell'espressione da parte del Segretario di Stato card. Pietro Parolin, in riferimento all’Esortazione post-sinodale Amoris Laetitia? Weigel sottolinea in maniera netta:
« il cardinale non può aver voluto dire che Amoris Laetitia è un “cambio di paradigma” nel senso di una rottura radicale con la precedente interpretazione cattolica. Perché la Chiesa cattolica non fa “cambiamenti di paradigma” in questo senso ».
Tuttavia esiste una situazione innegabile di confusione, visto che nelle varie chiese locali si è determinata e si va diffondendo una diversa interpretazione dei contenuti che rappresenta una radicale rottura con il Depositum fidei. Sotto il pretesto che la dottrina non cambia ma progredisce per rispondere alla sfide del mutamento dei tempi... Ne troviamo conferma in un recente documento nel quale apertis verbis il papa afferma che l’evoluzione dottrinale, determinata anche dalla «mutata consapevolezza del popolo cristiano», è proiettata ad un progresso senza il quale si umilierebbe l'azione dello Spirito Santo. E lo fa attraverso una citazione monca alla quale seguono conclusioni inedite, seppur incastonate di ulteriori citazioni strumentali:
Tornando a George Weigel, queste le sue conclusioni:
«La Tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale può pensare al “deposito della fede” come qualcosa di statico. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina come se si trattasse di una vecchia coperta da proteggere contro i parassiti! No. La Parola di Dio è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare. Questa legge del progresso secondo la felice formula di san Vincenzo da Lérins: «annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate» (Commonitorium, 23.9: PL 50), appartiene alla peculiare condizione della verità rivelata nel suo essere trasmessa dalla Chiesa, e non significa affatto un cambiamento di dottrina.
Non si può conservare la dottrina senza farla progredire né la si può legare a una lettura rigida e immutabile, senza umiliare l’azione dello Spirito Santo. «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri» (Eb 1,1), «non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio» (Dei Verbum, 8). Questa voce siamo chiamati a fare nostra con un atteggiamento di «religioso ascolto» (ibid., 1), per permettere alla nostra esistenza ecclesiale di progredire con lo stesso entusiasmo degli inizi, verso i nuovi orizzonti che il Signore intende farci raggiungere». (Discorso di Bergoglio al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione per il venticinquesimo anniversario di promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, 11 ottobre 2017)
E' ormai consuetudine da parte di Bergoglio - e di chi per lui - servirsi di citazioni addomesticate, prendendone una parte e tagliandone le affermazioni divergenti dalle sue. Lo ha già fatto, nell'Amoris Laetitia, con citazioni monche di San Tommaso, di Giovanni Paolo II (Familiaris Consortio, 84). Lo stesso Parolin, suo indubbio portavoce, ha fatto un'operazione analoga col pensiero di Benedetto XVI nell'ambito della questione Vaticano/Cina [qui nella risposta del card. Zen].
Nel discorso (supra) Bergoglio cita San Vincenzo da Lerino per affermare che la trasmissione della verità non implica cambiamenti di dottrina. Ma tralascia quanto precisa il lerinense dopo aver descritto le leggi dello sviluppo nel mondo della natura e cioè :
Ita etiam christianae religionis dogma sequatur has decet profectuum leges, ut annis scilicet consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate, incorruptum tamen inlibatumque permaneat et universis partium suarum mensuris cunctisque quasi membris ac sensibus propriis plenum atque perfectum sit, quod nihil praeterea permutationis admittat, nulla proprietatis dispendia, nullam definitionis sustineat varietatem.
Anche il dogma della religione cristiana bisogna che segua queste leggi di sviluppo: che cioè si consolidi con gli anni, si dilati col tempo, cresca con l’età, ma rimanga in ogni caso integro e intatto, e sia compiuto e perfetto nella proporzione di tutte le sue parti e, per cosí dire, in tutte le sue membra e i suoi sensi; e che inoltre non ammetta alcun tipo di mutamento e non subisca alcuna perdita di significato né alcuna variazione nei contorni (traduzione di padre Scalese qui ).
« Questa frammentazione non è cattolica. Cattolicesimo significa un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, e l’unità è uno dei quattro segni distintivi della Chiesa. Questa unità significa che la Chiesa incarna il principio di non contraddizione, in modo che ciò che è peccato grave sulla riva polacca del fiume Oder non può essere fonte di grazia sulla riva tedesca. Qualcosa si è rotto nel cattolicesimo, oggi, e non sarà sanato dagli appelli ai “cambiamenti di paradigma”. Nel cristianesimo dei primi secoli i vescovi si confrontavano con franchezza e, quando necessario, si correggevano fraternamente a vicenda. Questa prassi è essenziale oggi come lo era ai tempi di Cipriano e Agostino, per non parlare di Pietro e Paolo ».
Conclusioni ulteriori
Assodato che la frammentazione non è cattolica, dobbiamo andare alle cause, rendendoci anche conto che non abbiamo a che fare con qualcosa di autonomo, con un processo innescato dall'esterno come potrebbero far pensare altre espressioni papali come, ad es: “Si tratta di generare processi più che dominare spazi” che già delinea il divenire processuale della dottrina imposto dalle esigenze dei tempi più volte riconosciuto e stigmatizzato. Siamo alle prese con la risultante di spinte intrinseche operanti da molto tempo, all'inizio subdolamente oggi senza più maschere, che hanno portato alla sostituzione del paradigma definitorio e oggettivante, che attraversa i secoli, col paradigma ermeneutico storicista, legato alle mode del tempo. E questo nuovo paradigma, come osserva con grande efficacia Padre Giovanni Scalese [qui], è andato già consolidandosi e costituirebbe una nuova svolta del pontificato, frutto di ulteriori strategie adattative. E infinite volte ho evidenziato distorsioni ed effetti della tradizione 'vivente' in senso storicista con annessi e connessi [un esempio qui].
Assodato che la frammentazione non è cattolica, dobbiamo andare alle cause, rendendoci anche conto che non abbiamo a che fare con qualcosa di autonomo, con un processo innescato dall'esterno come potrebbero far pensare altre espressioni papali come, ad es: “Si tratta di generare processi più che dominare spazi” che già delinea il divenire processuale della dottrina imposto dalle esigenze dei tempi più volte riconosciuto e stigmatizzato. Siamo alle prese con la risultante di spinte intrinseche operanti da molto tempo, all'inizio subdolamente oggi senza più maschere, che hanno portato alla sostituzione del paradigma definitorio e oggettivante, che attraversa i secoli, col paradigma ermeneutico storicista, legato alle mode del tempo. E questo nuovo paradigma, come osserva con grande efficacia Padre Giovanni Scalese [qui], è andato già consolidandosi e costituirebbe una nuova svolta del pontificato, frutto di ulteriori strategie adattative. E infinite volte ho evidenziato distorsioni ed effetti della tradizione 'vivente' in senso storicista con annessi e connessi [un esempio qui].
L'unica risposta adeguata dovrebbe essere modificare tutte le variabili che alla resa dei conti hanno prodotto il nuovo paradigma. Per farlo efficacemente, è indispensabile non fermarsi al post hoc trascurando il propter hoc, cioè all'analizzare l'effetto (rivoluzione) senza curarsi delle cause prossime e remote e di come hanno agito attraverso le ambiguità, le innovazioni e i circiterismi conciliari. E non si può continuare a farlo solo denunciando e parlandone tra noi. Il nostro impegno serve a custodire i semi e a depositarli qua e là, come e dove le diverse situazioni lo permettono. Ma spetta ai Pastori passare alle vie di fatto. (Maria Guarini)
Francesco non vi legge...
RispondiEliminahttp://dlvr.it/QGQlRk
Quali resistenze ha incontrato e come le ha vissute?
RispondiElimina«Davanti alla difficoltà non dico mai che è una “resistenza”, perché significherebbe rinunciare a discernere, cosa che invece voglio fare. È facile dire che c’è resistenza e non rendersi conto che in quel contrasto può esserci anche un briciolo di verità. Questo mi aiuta anche a relativizzare molte cose che, a prima vista, sembrano resistenze, ma in realtà è una reazione che nasce da un fraintendimento... Quando invece mi rendo conto che c’è vera resistenza, certo, mi dispiace. Alcuni mi dicono che è normale che ci sia resistenza quando qualcuno vuol fare dei cambiamenti. Il famoso “si è sempre fatto così” regna dappertutto, è una grande tentazione che tutti abbiamo vissuto. Le resistenze dopo il Vaticano II, tuttora presenti, hanno questo significato: relativizzare, annacquare il Concilio. Mi dispiace ancora di più quando qualcuno si arruola in una campagna di resistenza. E purtroppo vedo anche questo. Non posso negare che ce ne siano, di resistenze. Le vedo e le conosco. Ci sono le resistenze dottrinali. Per salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta “resistenza”. So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo, semplicemente per mia salute mentale. Se c’è qualcosa di molto serio, me ne informano perché lo sappia. È un dispiacere, ma bisogna andare avanti. Quando percepisco resistenze, cerco di dialogare, quando il dialogo è possibile; ma alcune resistenze vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico. Quando in queste persone, per quel che dicono o scrivono, non trovo bontà spirituale, io semplicemente prego per loro. Provo dispiacere, ma non mi soffermo su questo sentimento per igiene mentale».
Il problema non è solo il "cambiamento di paradigma" ma il ritmo vertiginoso von cui Bergoglio lo attua. E la "resistenza" sempre più all'angolo e frammentata. Anche se cominciano ad alzarsi voci inconsuete.
RispondiEliminaDa quanto dice al Corriere si deve ritenere che non ha mai letto nemmeno i "dubia" dei quattro cardinali, semplicemente qualcuno lo ha informato che c'erano dei cardinali che non erano d'accordo? Chi resiste secondo lui è solo uno che non capisce? E' tutta lì la sua considerazione per le opinioni dgli altri, per le loro perplessità, per le difficoltà che incontrano nel seguirlo? In pratica ammette che le opinioni degli altri se non coincidono con le sue non gli interessano.
RispondiEliminaHo conosciuto nel mio lavoro persone così: cultura poca, intelligenza mediocre, ma assolutamente determinati a perseguire i loro obiettivi personali anche se non avevano nulla a che fare con il bene del gruppo di lavoro o il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Se dovessimo seguire il suo consiglio anche noi non lo dovremmo stare a sentire o leggere quello che dice, ma non lo faremo, ci sarà sempre qualcuno che lo scolterà, lo leggererà e lo contrasterà ogni volta che sarà necessario.
LECTIO DIVINA: LUCA 9,22-25
RispondiEliminaLectio: Giovedì, 15 Febbraio, 2018
Tempo di Quaresima
1) PREGHIERA
Ispira le nostre azioni, Signore,
e accompagnale con il tuo aiuto,
perché ogni nostra attività
abbia sempre da te il suo inizio
e in te il suo compimento.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) LETTURA DEL VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca 9,22-25
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”.
E, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.
Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?”
https://drive.google.com/file/d/1clyX7_OHGbQl9p5xWJRXveSckeiKSTe6/view
RispondiEliminaLettera dei fedeli ai vescovi italiani
Francesco non vi legge...
RispondiElimina... ma Dio sì... :-)
Secondo un tweeter anglofono, pare che PF abbia pubblicato un motu proprio con istruzioni sul 'Come imparare a dimettersi' How to learn to resign......appena avrò news più circostanziate passerò i links. no comment.
RispondiEliminaSe i cambiamenti di paradigma non sono cattolici, tiriamone la conclusione più ovvia: chi li propugna non è cattolico.
RispondiEliminaNotiamo pure uno degli stratagemmi più usati non solo dai modernisti ma dagli eretici di tutti i tempi: prendere solo un aspetto della dottrina o degli insegnamenti cattolici e dimenticare tutto il resto. Quindi si costruisce e discute solo su una verità parziale.
Quante cose dal concilio in poi si sono costruite sull'ambiguità e su verità parziali!
Infine un ultimo appunto: se il mondo e tutto ciò che ci circonda muta, non è la dottrina che deve adattarsi, ma il nostro atteggiamento pratico, la nostra concreta santificazione. Lo Spirito Santo è creativo! Non trovate due santi uguali, eppure tutti si sono santificati applicando la loro stessa fede in modi molto diversi a seconda dei loro talenti e delle situazioni in cui si trovavano a vivere. In questo senso lo Spirito Santo è sempre giovane!
Caro viandante, attenzione!
RispondiEliminaLeggo sul Treccani, parola "paradigma": [...] 3. Nel linguaggio filos., termine usato da Platone per designare le realtà ideali concepite come eterni modelli delle transeunti realtà sensibili, e da Aristotele per indicare l’argomento, basato su un caso noto, a cui si ricorre per illustrare uno meno noto o del tutto ignoto. Con altro sign., il termine è stato recentemente introdotto nella sociologia e filosofia della scienza per indicare quel complesso di regole metodologiche, modelli esplicativi, criterî di soluzione di problemi che caratterizza una comunità di scienziati in una fase determinata dell’evoluzione storica della loro disciplina: a mutamenti di paradigma sarebbero in tal senso riconducibili le cosiddette «rivoluzioni scientifiche».
La rivoluzione conciliare non è nata con Bergoglio. Il "cambio di paradigma" è stato definito con altri termini da Yves Congar e altri, come "rivoluzione copernicana".
E' questo paradigma che deve essere eliminato, per tornare alla professione della verità cattolica nella sua integrità: e se vogliamo chiamare questo ritorno un "paradigma", cioè un principio ricco di conseguenze logiche, non vedo dove sarebbe il male!
OT Sulla questione del "rosario ai confini". Io oggi e domani ho ancora molte altre cose da fare, ma da sabato dovrei essere in grado di dedicare più tempo.
RispondiEliminaNel frattempo ho creato un sito: http://rosarioaiconfini.wordpress.com - l'idea è di usarlo per condividere documenti e pianificare il tutto. Per ora ci ho solo copiato la bozza di piano operativo che ho postato qui ieri (o l'altro ieri?). Il sito per ora è privato, quindi se vi collegate con un account wordpress dovreste vedere il link per richiedere l'accesso. Perdonate se poi nel sito vedrete campeggiare il mio avatar, ma non ho ancora capito come si fa a togliere (non ho grandissima esperienza con Wordpress, ma mi sembra per ora la soluzione tecnica miglliore).
RispondiEliminaPro memoria, l’excellent article de Cesare Baronio :
https://opportuneimportune.blogspot.pt/2014/01/le-profezie-sul-concilio-del-canonico.html
"... i cambiamenti di paradigma..."
RispondiEliminaGiocolieri da circo, non sanno più cosa inventarsi; ogni giorno tirano fuori due paroline ad effetto da mettere nel giro vorticoso delle paroline e dei paroloni che girano già veloci. Lo spettacolo incanta chi vuol essere incantato, noia e pietà suscita, in verità, per quanti volontariamente si espongono alla pubblica derisione.
Se legati dogma, eviterebbero di dare questo spettacolo autolesionista, fuorviante inoltre per coloro ai quali la verità fa male...come la canzonetta, cioè per coloro che preferiscono essere incantati dalla magiiiaaa delle parole, piuttosto che essere desti, costi quel che costi.
Papa Bergoglio non ci legge per ragioni di "salute mentale".
RispondiEliminaMa come: e allora il 'dialogo', l''accoglienza del diverso',la 'Chiesa in uscita' e tutta la solita paccottiglia conciliare e bergogliana dove sono andati a finire? Scomparsi all'improvviso? Che strano...
@ Anonimo delle 14.47
RispondiEliminaLa ringrazio della segnalazione, ma anche sulla scorta di quanto da lei riportato mi sembra che qui il termine sia comunque usato con l'intento di giustificare cambiamenti inconciliabili con la dottrina cattolica. Non ci si limita a cambiare il metodo, ma si vuole cambiare anche ciò che cattolicamente non si può cambiare. Qui non siamo scienziati che dobbiamo scoprire delle verità. Qui noi dobbiamo conformarci a delle verità rivelate.
Concordo sul fatto che il discorso non va limitato all'ultimo papa e che bisogna ricuperare il buon cammino da dove lo si è abbandonato. Nel limite del possibile ...
Anche oggi la Chiesa pare ripercorrere l’ascesa verso Gerusalemme, per seguire le orme del suo Signore verso il Calvario. E come allora, i suoi discepoli non capiscono, pur avendo sotto gli occhi le profezie delle Scritture, le parole del Vangelo, le rivelazioni dei Santi. Tutto era stato predetto, oggi come ieri, ivi compresa la comparsa di falsi profeti e pseudocristi, precursori dell’Anticristo e dell’apostasia. Oggi come ieri molti non vedono, o non vogliono vedere. Nemmeno dopo i messaggi della Beata Vergine a Quito, a Fatima, a La Salette, alle Quattro Fontane; nemmeno dopo le rivelazioni della beata Caterina Emmerich e la visione di Leone XIII.
RispondiEliminaDobbiamo allora gridare anche noi, assieme al cieco: «Gesù figlio di David, abbi pietà di me» ed implorare da Lui di riacquistare quella vista che ci permetta di comprendere, in una luce soprannaturale, ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi. Perché la cecità dell’anima ci priva della capacità di prepararci spiritualmente a quel duello tra vita e morte che il Salvatore ha combattuto sul legno della Croce una volta per tutte, ma che il Suo Corpo mistico si appresta oggi a ripetere nelle sue membra.
Quel che ci è chiesto, anzitutto, è di aver fede in Nostro Signore, e di riconoscerLo come Messia e divino Redentore. Ma ci è chiesto anche di esser consapevoli che quell’ascesa verso Gerusalemme deve ripetersi anche per la Santa Chiesa, e con essa la sua consegna ai gentili, l’oltraggio, la flagellazione, gli sputi e la crocifissione: unica via - via regia - per giungere alla resurrezione.
Preghiamo quindi di veder cadere dai nostri occhi quel velo che ci impedisce di vedere e comprendere. Preghiamo con insistenza, gridiamo «più forte che mai», anche se c’è chi vorrebbe da noi che tacessimo.
«Signore, che io veda».
Tratto da opportune importune di cesare Baronio
http://www.aldomariavalli.it/2018/02/15/la-chiesa-e-il-magico-mondo-dei-giochi-linguistici/
RispondiEliminaPer quanto cerchi di fare il gradasso io non credo che i sonni di Bergoglio siano poi tanto tranquilli. Dopo aver letto, per necessità, i Dubia dei quattro cardinali e soprattutto la “Correctio Filialis” con il suo argomentare chiaro e stringente, adesso, stizzito dice basta a tutti gli “ipocriti farisei” che, con i loro articoli, vogliono bloccare i lavori messi in cantiere per la demolizione della secolare dottrina cattolica. A questo proposito, mi tornano in mente le parole della Scrittura: “..il Signore rese ostinato il cuore del Faraone”(Es.14,8)
RispondiEliminaGrandioso:
RispondiEliminahttps://www.lifesitenews.com/news/scholar-stumps-cardinal-cupich-asks-if-popes-paradigm-shift-means-radical-d
Si stanno alzando in piedi in molti.Bene. Forse questa lunga crisi sta portando alla luce tanti mendaci conformismi e tanta presunzione che percorrono la Chiesa Cattolica da decenni e decenni. Il vero marcio: la presunzione, la superbia declinata in tutti i casi possibili. La malattia : luciferite.
RispondiElimina"pontefice" dovrebbe significare "fare da ponte". un ponte serve per andare da una parte all'altra sennò è inutile: che ci sta a fa'? Ora se il "pontefice non ci porta dall'altra sponda, ma ci lascia tutti nella dimensione terrena, che ci sta a fa? Quindi ammesso che sia stato eletto pontefice , di fatto non lo fa
RispondiElimina"Luciferite", questa non l'avevo ancora sentita: grazie, Irina, grazie davvero. Io mi ero spinto sino a a "banda di malfattori della fede" (altro che le gangs alla Al Capone!), "assassini delle anime", "associazione a delinquere spiritualmente", e via dicendo. Ma questa definizione di Irina è da medico condotto (colui che si prende cura amorevolmente del suo paziente, come fosse un suo familiare), veramente professionale. Quanto poi a discuterne con loro, gli adoratori del "papa della misericordia", tempo e fatica sprecati, come ci insegna un polemista cattolico, vero difensore della fede : http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/4726-discutere-coi-sordi-fatica-vana
RispondiEliminaDio chiederà conto al papa di questa pertinace ostinazione nell'errore... allo stesso tempo chiederà conto a tanti dei silenzi e delle omissioni. Cardinali "dubbiosi" compresi
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