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venerdì 9 febbraio 2018

Il convento di san Marco: una battaglia per tutti i cattolici - Tommaso Monfeli

Di seguito, sulla chiusura di San Marco a Firenze di cui ci occupiamo da tempo [qui - qui - qui], il contributo di un nostro lettore e carissimo amico romano, Tommaso Monfeli. Cogliamo l'occasione per ricordare che qui si può firmare la petizione; ma speriamo anche negli effetti della preghiera e in un sussulto di civiltà e di responsabilità in chi è direttamente responsabile sia politicamente che pastoralmente.

L'antica farmacia
Oggi ci occupiamo di una vicenda che è balzata agli onori delle cronache fiorentine da diverse settimane, con echi sulla stampa nazionale; una vicenda che, purtroppo, viene raccontata talvolta con molta approssimazione, talvolta con aggiunte non rispondenti alla realtà (ciò a prescindere dalla buona fede dei giornalisti). Parliamo dello storico Convento domenicano di San Marco, che è situato nel centro di Firenze, nell’omonima piazza ed unanimamente riconosciuto come uno degli splendori artistici della città (ospita la più grande collezione al mondo di opere del Beato Angelico), ricco di storia e di spiritualità (fu la culla del Rinascimento e vi abitarono o lo frequentarono, a partire dal XV secolo, solo per fare alcuni nomi, Cosimo il Vecchio, Sant’Antonino, lo stesso Beato Angelico, Savonarola, Pico della Mirandola, Fra Bartolomeo e, da ultimo, il sindaco Giorgio La Pira). Il complesso del convento, interamente di proprietà dello Stato italiano, è diviso in due parti: una è adibita a Museo (dal 1869), l’altra è concessa ai frati; ebbene, quest’ultima parte rischia seriamente sia la chiusura, a causa di conflitti interni all’Ordine domenicano, sia di rimanere incustodita e, probabilmente, di essere trasformata, in una seconda fase, in qualcosa di molto diverso rispetto alle sue finalità originarie: una comunità di frati domenicani che, dal 1436, prega, studia e predica.

Ricapitoliamo anzitutto i contorni della vicenda. Il Convento nel 1866 è stato requisito dallo Stato italiano e diviso in due parti: una trasformata in Museo, l’altra concessa alla diocesi perché San Marco a quel tempo, oltre che sede di una comunità religiosa, era anche parrocchia (lo Stato non riconosceva l’utilità della vita contemplativa, ma riconosceva l’utilità sociale delle attività parrocchiali). L’arcidiocesi fiorentina, a sua volta, ha concesso i locali ai frati domenicani (i proprietari originali), i quali hanno usato gli spazi in parte per ospitare la comunità religiosa, in parte per le finalità parrocchiali. Tuttavia, già nel 2013 il Capitolo Provinciale della “Provincia Romana di Santa Caterina da Siena”, da cui San Marco dipende, presieduto dal Padre Aldo Tarquini, aveva deciso di chiedere al Maestro Generale dell’Ordine Domenicano, Bruno Cadoré, la chiusura del Convento (in base alle costituzioni domenicane solo il Generale ha l’autorità per fondare o chiudere un convento), sostenendo che non fosse più possibile mantenere aperti due conventi nella città di Firenze (l’altro è il Convento di Santa Maria Novella) e che, data la vicinanza tra le due sedi, la continuazione delle attività del Convento di San Marco (la liturgia nella chiesa, la gestione della biblioteca aperta al pubblico “Arrigo Levasti”, le conferenze nella sala “Chiostrini”) avrebbe potuto essere garantita anche dalla sola comunità di frati presenti in Santa Maria Novella.

Tale iniziativa, tuttavia, aveva suscitato immediate e diffuse reazioni di tanti – fiorentini e non, cattolici e non, compresi politici ed intellettuali – reazioni sfociate in numerosi articoli di giornale, tutti favorevoli alla salvezza di San Marco, ed in una petizione che in pochi mesi aveva ottenuto migliaia di firme, consegnate al Generale dei domenicani nel marzo 2014 (in occasione della sua visita al convento). Lo stesso Arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, dopo una prima fase in cui era prevalsa la tendenza a non interferire nelle decisioni dei frati, si era mosso in prima persona per scongiurare la chiusura del Convento, riuscendo nel 2015 a negoziare un accordo col Generale dei domenicani, che prevedeva la sospensione dell’atto di soppressione del Convento almeno sino alla fine del processo di beatificazione di Giorgio La Pira. Sembrava che tutto si fosse risolto per il meglio, ma nel luglio 2017 è arrivata la doccia fredda. Il Capitolo Provinciale della Provincia Romana, infatti, oltre a rieleggere Tarquini come Padre Provinciale, reiterava la richiesta al Generale di sopprimere San Marco, ignorando l’accordo che lo stesso Generale aveva siglato con la Diocesi fiorentina. La risoluzione adottata dal Capitolo prevede: la chiusura del convento entro un anno (con la motivazione ufficiale che la Provincia non dispone di frati sufficienti per mantenere aperto il convento, aggiungendo che la soppressione di un convento non è un male, anzi, è un bene, perché conferisce ai frati una “maggiore libertà nella predicazione”…); il trasferimento ad altre sedi dei tre domenicani rimasti in San Marco; il declassamento della Biblioteca di Spiritualità “Arrigo Levasti”, contenente circa 40.000 volumi, a Fondo di Spiritualità e la sua annessione alla Biblioteca “Jacopo Passavanti” di Santa Maria Novella; il cambio di nome della famosa Rivista di Ascetica e Mistica in Vita Cristiana e la sua trasformazione in pubblicazione on line; vaghi progetti per la storica Farmacia di San Marco – uno scrigno che racchiude capolavori di vario genere – chiusa dal 1995, che dovrebbe essere riaperta sotto la supervisione della Provincia, e non più del Convento.

Dette risoluzioni appaiono, oggettivamente, punitive nei confronti di San Marco (dei suoi frati e delle sue attività), come anche poco fondate ne risultano le motivazioni. Per esempio, osserviamo che è fin troppo facile affrontare la carenza delle vocazioni tagliando i conventi, ma questo non è un vero modo di risolvere il problema. Se le vocazioni sono una benedizione di Dio, l’assenza di vocazioni è un’assenza di benedizione e ci si dovrebbe interrogare sul perché Dio non si degni di benedire una determinata realtà. Occorrerebbe un serio ed approfondito esame di coscienza, di cui purtroppo non si trova traccia negli atti del Capitolo Provinciale. Poi non si capisce come la comunità di S. Maria Novella possa gestire, a distanza, tutte le attività di San Marco senza la minima diminuzione; tanto più che S. Maria Novella è un convento nel quale molti frati non vogliono risiedere o trasferirsi, è un convento che negli ultimi anni è stato molto chiacchierato e per motivi che sarebbe imbarazzante riportare. La trasformazione della Rivista di Ascetica e Mistica in pubblicazione on line suona come una condanna a morte, infatti gli argomenti da essa trattati richiedono riflessione e riletture, attività più consone all’edizione cartacea. La Biblioteca “Levasti” ha una storia ed una fisionomia autonoma, totalmente diversa da quella di S. Maria Novella: declassarla a fondo di quest’ultima biblioteca è un’evidente forzatura, contraria all’interesse della Biblioteca “Levasti” ed anche ai desiderata dei numerosi studiosi che la frequentano.

Lo sconcerto destato da questa inaspettata decisione suggeriva al card. Betori, nell’agosto scorso, di riattivarsi senza indugio per la salvezza del Convento, scrivendo una lettera al Generale per chiedergli ufficialmente di non dare corso alle richieste del Capitolo Provinciale. Tale lettera rimaneva però a lungo priva di risposta (fatto assai inusuale per una missiva cardinalizia ufficiale). Solo in successivi contatti informali tra le parti ci si accordava sul fatto che il Convento di San Marco, anziché chiudere i battenti, poteva rimanere aperto e ancora affidato ai domenicani, ma in una forma concreta che il Generale avrebbe dovuto trovare e definire.

Tra le ipotesi avanzate dal cardinale Betori c’è l’affidamento ad un‘altra Provincia domenicana che avesse un maggior numero di frati (ad esempio, la Provincia statunitense di Saint Joseph, che aveva manifestato interesse) oppure la costituzione di un convento inter-provinciale, aperto cioè a tutte le Province domenicane del mondo. Ma la Provincia Romana, per bocca del Provinciale, volendo allontanare da S. Marco i frati che vi risiedono, insiste per la chiusura del convento, dichiarandosi, negli Atti del Capitolo Provinciale, disposta a consegnarlo ad un’altra Provincia solamente dopo averlo chiuso. La disponibilità a passare S. Marco ad altri incontra però delle limitazioni, perché la Provincia vuol mantenere sotto il proprio controllo la Farmacia storica di San Marco, la Biblioteca “Levasti” e la sala conferenze “Chiostrini”. E qui si fa notare che tale modo di agire non è compatibile con il fatto che i frati sono ospiti della diocesi, non sono proprietari dei locali del convento e quindi non hanno l’autorità per decidere il destino del convento dopo la loro partenza. Ma proseguiremo il discorso in un’ulteriore puntata. (Tommaso Monfeli - Fonte)

19 commenti:

  1. Da Wikipedia:

    Arrigo Levasti (Modena, 22 aprile 1886 – Firenze, 19 aprile 1973) è stato un intellettuale, insegnante di filosofia italiano, autore di opere di mistica, fondatore con Giorgio La Pira e Angiolo Orvieto dell'Amicizia Ebraico-Cristiana di Firenze.

    Biografia
    Compiuti studi irregolari a Modena e Ferrara, lascia giovanissimo la famiglia per peregrinare per l'Italia e l'Europa. Ai primi del Novecento si stabilisce a Firenze dove insegna filosofia al collegio degli Scolopi e collabora saltuariamente alle riviste La Voce e Lacerba. Nel 1914 sposa l'artista Fillide Giorgi. Nel primo dopoguerra pubblica le sue prime opere e antologie sulla mistica, dirige per alcuni anni dal 1917 al 1920 la rivista La Tempra, e diviene il principale animatore della Biblioteca Filosofia, la quale offre uno spazio di inusuale libertà e discussione intellettuale e interreligiosa a Firenze fino alla sua chiusura da parte delle autorità fasciste nel 1939.

    Nel 1950, assieme a Giorgio La Pira e al poeta Angiolo Orvieto fonda l'Amicizia Ebraico-Cristiana di Firenze, della quale rimase presidente fino alla morte. L'Associazione, fin dall'inizio aperta a laici, ebrei e cristiani di ogni denominazione, fu ispirata all'appello dello storico ebreo francese Jules Isaac e alle esperienze di aiuto agli ebrei fiorentini nel periodo dell'Olocausto da parte di sacerdoti e giusti tra le nazioni come don Leto Casini e padre Cipriano Ricotti. Fu la prima associazione del suo genere in Italia ed in assoluto una delle prime nel mondo.

    Il Fondo Levasti della Biblioteca di Spiritualità "Arrigo Levasti" presso il Convento di San Marco a Firenze include oltre 7.500 edizioni di volumi di carattere religioso-teologico dal XVI al XX secolo, raccolti dallo studioso per unire in un'unica collezione saggi di spiritualità cristiana, ebraica, islamica, indiana, poesia latina e studi psicologici sul misticismo.

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  2. In molti si chiedono perché Soros, lo speculatore senza scrupoli che a suo stesso dire non ha nessuna compassione per i cittadini dei paesi vittime dei suoi raid, spenda miliardi per ONG e iniziative “filantropiche” e politiche, gender o pro-islam.

    L’articolo del Washington Times cerca di spiegarlo. Il nostro commento: si scontrano due visioni opposte del capitalismo: l’immobiliarista che cerca stabilità e domanda interna e lo speculatore globale che trae profitto dalla destabilizzazione di intere nazioni. Semplice, no?

    https://www.washingtontimes.com/news/2018/feb/4/george-soros-funds-movements-disrupt-communities/

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  3. Il fatto che il Convento in questione abbia ospitato "nientepopodimenochè" Giorgio La Pira, non depone molto a suo favore...

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  4. L'elemento più frustrante in vicende come questa ed altre analoghe è che gli argomenti di ragione - o perfino di diritto - non hanno alcuna presa. E che l'unica efficacia, oggi, non appartiene neppure all'autorità ma all'autoritarismo...
    Comunque continuiamo a martellare e a pregare.

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  5. Non tutte le situazioni sono uguali, nè simili. In alcuni casi si tratta di un lento suicidio iniziato decenni e decenni prima. E' bene essere affabili e cortesi con tutti, ma ognuno al suo posto, senza spalancamenti di porte e portoni. In ogni campo, in ogni ambito, si è passato troppo tempo a guardar fuori, per vedere il mondo in frettolosa e pretesa evoluzione, così facendo nessuno si è più preoccupato della propria formazione e di quella di coloro di cui si era responsabili. La decadenza della chiesa è decadenza del mondo. Difficile trovare i grandi e soli colpevoli, tutto è nei cuori mischiato e veramente molti non sospettano neanche di essere eretici. Ogni apertura compiacente al mondo, ovunque sia avvenuta in qualsiasi tempo sia avvenuta, ha contribuito al crollo che abbiamo davanti. Sarebbe dovuto accadere esattamente il contrario: la vita al nostro intero sarebbe dovuta essere di tale splendente santità da afferrare l'essere dei mondani e far desiderare loro di mettersi sulla Via che è Verità e Vita. Ma così non è stato, così ancora una volta vengono a raccontarci le meravigliose conquiste mondane e noi frastornati dalla loro luce elettrica annuiamo inebetiti.Rimasti sul campo, come valori non negoziabili, solo quelli mondani, stiamo precipitando, mentendo e morendo perfino a noi stessi.

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  6. Conventi che chiudono, ordini che dimagriscono, cardinali che intervengono per "salvare" qualcosa qua e là, commissariamenti a destra e manca...
    Spero anzitutto che non ci sia più nessuno che non vede la crisi della Chiesa, perchè allora é meglio interrompere subito la discussione. Come diceva san Tommaso, se qualcuno dice che questa non è una mela, allora è forse meglio che esca subito dall'aula...
    Ebbene, spesso ci si indigna per questi fatti di cronaca che ci portano a conoscenza situazione come quella di questo articolo. Un convento con una lunga storia alle spalle, con aspetti culturali che ci dicono essere di assoluto valore, chiude.
    Ma pochi ricercano le cause.
    Molti, anche cardinali, pare si affannano per scongiurare ciò che appare oramai deciso. Ma dico io, quei cardinali dove sono quando dei gruppi religiosi con molte vocazioni vengono commissariati? Dove sono quando le missioni vengono semplicemente considerate agenzie volte al proselitismo? Dove sono quando oggi sì e domani anche si diffondono eresie a mezzo stampa da parte di porporati vaticani e di tutto l'orbe cattolico? Dove sono quando la liturgia viene vilipesa e la devozione popolare derisa? Dove sono quando si riabilitano tutti gli eretici e coloro che fino a poco tempo fa erano all'indice? Dove sono quando le famiglie manifestano per poter ancora vivere coi loro figli in una società giusta e moralmente sana?
    E dove siamo noi che siamo sempre troppo tiepidi? Che ci accontentiamo della prima Messa che si celebra vicino a casa? Che ci consideriamo già santi perché in fin dei conti non uccidiamo nessuno, non rubiamo e non facciamo del male a nessuno?

    Se questi ordini non hanno più vocazioni, se non sono capaci di fare un'analisi non ideologica della loro situazione, se sono ancorati solo alle leggi del bilancio e non sanno che l'unica voce a bilancio importante deve essere la Santissima Trinità, allora scusatemi, ma è meglio che chiudano.

    E nonostante tutto capisco coloro che in buona fede cercano di reagire, coloro che si mobilitano e credo che forse meritano qualcosa di più!
    Ma sono ancor più convinto che, nonostante tutto, la volontà di Dio sta comunque facendo o permettendo ciò che di meglio necessitiamo per la nostra salvezza. Anche se forse non è ciò a cui ora noi stiamo pensando.
    Sia fatta la Sua volontà!

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  7. @ Lister
    Siamo d'accordo che G. La Pira è una figura per certi aspetti discutibile, ma una persona di media cultura dovrebbe sapere che il Convento di San Marco, prima di essere il "convento di La Pira", è molte, molte altre cose...
    Segnalo un servizio del TG3 Toscana, trasmesso ieri sera; chi non conosce la parte del convento abitata dai frati, può farsi un'idea degli ambienti che rischiano la chiusura (e la trasformazione in qualcosa di "economicamente redditizio"):
    http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/media/tos-san-marco-domenicani-firenze-convento-2e8d476d-29ed-444a-9909-aa3894c4570d.html

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  8. C'entra di sguiscio, ma fotografa bene la situazione, un sacerdote portoghese che l'anno scorso aveva confessato di essere padre di una bambina, è stato lasciato al suo posto dal vescovo, la cosa ha suscitato proteste, ma......riporto la risposta che diede l'allora card.Bergoglio al rabbino Skorka in un famoso libro'Si un sacerdote viene a verme y me dice que ha dejado embarazada a una mujer le hago comprender, poco a poco,que el derecho natural està antes que su derecho como sacerdote'non esige traduzione e introduce ai viri probati e ai sacerdoti sposati dell'Amazzonia di cui è prossimo il sinodo. Passo il link in spagnolo, molto comprensibile: https://secretummeummihi.blogspot.it. Un sacerdote portugues padre de una nina autorizado a conservar su ministerio. A questo punto bisogna solo stare a vedere dove finisce la corsa pazza dell'attuale chiesa e poi si salvi chi può. Lupus et Agnus.

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  9. Il convento di San Marco va salvato per i suoi grandi trascorsi spirituali e storici, e soprattutto per le opere del Beato Angelico.
    Non certo per La Pira, ed ancor meno per le Amicizie ebraico-cristiane che tanto danno han causato e causano ad un vero apostolato cattolico per la conversione degli ebrei.
    Di recente sono state stigmatizzate anche e proprio da un rabbino ebreo (radicale,chassidico e Lubavitch!) convertito al Cattolicesimo, Jean-Marie Elie Setbon, come gli ostacoli principali per la conversione degli ebrei.

    Il professore ebreo Jules Isaac poi e' meglio lasciarlo perdere, uno spirito più' virulento ed anticattolico del suo sarebbe stato difficile trovarlo: e purtroppo ebbe un grande influsso su Papa Giovanni XXIII e sulla genesi della 'Nostra aetate'.

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  10. L'intreccio di realtà diverse nell'ambito del Convento di san Marco fa parte della storia, comprese le contaminazioni sottolineate.
    Ciò non toglie che, come dice bene Sacerdos quidam, va salvato per i suoi grandi trascorsi spirituali e storici, e soprattutto per le opere del Beato Angelico.

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  11. Questa accoglienza indiscriminata, questo fare i graziosi con tizio, caio e sempronio, che appare essere semplice saper vivere nel mondo, è stata in realtà una iattura, che ha abbassato il nostro livello di guardia,uso il plurale perchè parte del gruppo io stessa; un abbassamento della guardia che è stato progressivo, sempre verso il più basso, finchè la Chiesa ed il mondo si sono trovati ribaltati.
    Le contaminazioni sono caratteristica dei tempi in cui lo Spirito langue.
    In suprema sintesi: non siamo stati cattolici autentici, veri. Solo di facciata. I consacrati anche. E se vogliamo dirla tutta gli ultimi papi, con i dovuti distinguo, non sono stati che lo specchio del tiepidume cattolico.L'ultimo,che nel pensier si finge foco, pretende di essere chi non è, restando con tante pretese e senza sostanza.

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  12. va salvato per i suoi grandi trascorsi spirituali e storici, e soprattutto per le opere del Beato Angelico

    Non nego il valore storico e culturale dell'oggetto in questione, ma un convento dovrebbe avere specialmente altri scopi. Ci sono ancora? Se sì sono d'accordo che sia importante salvarlo (nel senso di salvare la presenza dei religiosi), altrimenti a che scopo? Solo turistico o culturale?

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  13. Praticamente, adesso salviamo il convento in quanto monumento.
    Poi provvediamo a salvarlo dai domenicani neomodernisti (cosa molto piu' difficile...).
    Alcuni domenicani piu'o meno tradizionalisti ci sarebbero - all'estero - ma ovviamente vengono visti come il fumo negli occhi.

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  14. Il fattaccio purtroppo non sorprende, la causa profonda è sempre la progressiva e inesorabile apostasia, effetto dell'eresia modernista proprio tra coloro che hanno la responsabilità e il potere di evitare questi danni devastanti.
    Difficilmente potranno essere riparati, il pontificato di Bergoglio li sta aumentando come un violento scirocco alimenta un incendio.
    A meno che non si arrivi a un robusto "raddrizzamento", come spiegato nel bellissimo articolo di don Nitoglia sulla vita cristiana qui pubblicato.

    Ma dice bene Irina, "....In suprema sintesi: non siamo stati cattolici autentici, veri. Solo di facciata.I consacrati anche. E se vogliamo dirla tutta gli ultimi papi, con i dovuti distinguo, non sono stati che lo specchio del tiepidume cattolico"

    Infatti, proprio cosi', un circolo vizioso negativo di eresia modernista tra consacrati e fedeli che si autoalimenta.
    I risultati li commentiamo ogni giorno.
    Il lato positivo è che questa situazione e questi fatti ce ne fanno prendere coscienza

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  15. Questa e' l'impressione .10 febbraio, 2018 10:15

    http://www.lanuovabq.it/it/chiese-dormitorio-tentazione-business-per-santegidio
    Concordo con quanto gia' avete espresso , gli uni avrebbero dovuto aiutare gli altri compensandosi , puntellandosi ,invece e' andata che abbiamo permesso che i lupi ( prima da lupetti , poi sono cresciuti... ) entrassero nell'ovile santo e man mano rafforzassero la loro voce in sostituzione della voce del pastore divenuta sempre piu' flebile . Sempre mi sorprendo della forza , della potenza che ha acquistato questo movimento denominato S.Egidio . Si puo' dire che detengano le leve del comando delle Parrocchie , ad es. nella mia vengo a sapere che ci sono 4 movimenti che se la cantano e se la suonano : S.Egidio , neocatecumenali,focolarini,carismatici .
    Per quel che ne capisco e' da quel dì che ci siamo divisi.... ....
    Da ignorante rifuggo da qualsiasi movimento e in piu' ho l'impressione , non da adesso , che specialmente , soprattutto , il suindicato si ammanti del vello di pecora per nascondere il suo vero volto :

    Alla fine dell'incontro, Padre Pio abbracciò Don Villa e gli disse: «Coraggio, coraggio, coraggio! Perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria » aggiungendo: «La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa ». (Paolo VI!)

    Se con P6 la massoneria era arrivata a lambire le sue pantofole , beh ha avuto tutto il tempo di diventare adulta e di rafforzare i propri denti !

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  16. http://www.iltimone.org/news-timone/silenzio-dei-certosini-imparare-pregare/
    E' di questo che abbiamo bisogno : del silenzio ! Solo nel silenzio si riuscira' a percepire fra tante voci la Vera Voce !
    Ecco come potrebbe essere utilizzato il Convento di S.Marco ! Per la sua semplice silenziosa immutabile bellezza potrebbe essere utilizzato come "oasi" , come centro di ristoro per i Sacerdoti , specialmente se Parroci , per dare loro modo di riallacciare quella comunicazione con il Creatore che ai nostri giorni e' tanto disturbata . Fuori telefonini , tablet , televisione e quant'altro .
    Solo vita in preghiera, lavoro, ricreazione e camminata settimanale.
    E per i Vescovi ? Per i Vescovi ferie obbligate alla Certosa di S.Bruno !

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  17. @ anonimo del 9, ore 14

    Una persona di alto livello di cultura come il suo, avrebbe certamente capito il significato del mio intervento, cosa che non trova riscontro nel suo, in cui, per di più, riporta un virgolettato trovato chissà dove.
    Ma che strano...

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  18. Il Convento va salvato come edificio, come luogo, innanzitutto.
    C'è il rischio che sparisca "fisicamente". Come, su un altro piano, sembra stia per accadere per il famoso Caffè Greco di Roma, antico di 250 anni, frequentato da Goethe, Gogol, Andersen, etc. (vedi Il Giornali di oggi, domenica 11 febbr.).
    Salvato come luogo, per il futuro, sperando che vi ritornino domenicani degni di
    questo nome. E per le memorie che contiene oltre ai
    capolavori artistici dell'Angelico. E anche per il ricordo del Savonarola,
    se non erro, che mai come in questi tempi si dimostra attuale.
    Anche va salvata l'ampia biblioteca raccolta dal filosofo ebreo sincretista.
    Sicuramente ricca di testi eterodossi ma proprio per questo importante culturalmente,
    perché testi sui quali studiare le altre religioni al fine di conoscerle per combatterne
    meglio gli errori.
    Z.

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  19. http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/media/tos-san-marco-domenicani-firenze-convento-2e8d476d-29ed-444a-9909-aa3894c4570d.html

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