Riprendiamo di seguito un'intervista importante al vaticanista Edward Pentin perché conferma quanto serpeggia anche nel cattolicesimo statunitense e accenna al Convegno di Roma del 7 aprile [qui - qui]
Edward Pentin è il corrispondente da Roma del National Catholic Register. Un quotidiano che genericamente viene definito “liberal” e che, in ogni caso, rappresenta una voce importante del cattolicesimo americano. In questa intervista esclusiva, Pentin analizza, dal suo punto di vista e da quello degli americani, il rapporto tra i cattolici statunitensi e Papa Bergoglio.
Il suo giornale è stato particolarmente attento sul “caso Barros”. Come ritiene sia stata la “gestione” di questa vicenda?
Caotico. Il problema è l’incoerenza del Papa nel trattare i casi di abuso: da un lato si è mostrato impegnato a implementare nuove strutture per combattere il crimine, ma dall’altro ha favorito amici o amici di amici – cardinali, vescovi e sacerdoti – che hanno coperto in funzione di abusi o commesso abusi stessi. Il caso del vescovo Barros è solo un altro esempio di una tendenza provata”.
Donald Trump e i cattolici. Il tycoon è un esponente pro life. Come valuta, ad oggi, le azioni messe in campo dal presidente degli Stati Uniti?
“È stato descritto come il presidente più pro-life nella storia degli Stati Uniti, sulla base di quanto fatto fino ad ora. Includendo la sua reintegrazione della politica di Città del Messico, la sua scelta della Corte suprema di giustizia Gorsuch e i suoi frequenti discorsi che sostengono la dignità della vita e il non nato. Il suo intervento prima della Marcia per la vita di quest’anno a Washington è stato senza precedenti per un presidente degli Stati Uniti al netto del chiaro rispetto e sostegno per i non nati”.
Qual è l’opinione dei cattolici americani su Bergoglio?
“Come ovunque, varia, ma si può tranquillamente affermare che coloro che cercano di praticare la loro fede e ricevono regolarmente i sacramenti hanno serie riserve su Francesco, anche se solo alcuni lo dicono pubblicamente – principalmente perché sono cattolici tradizionali e criticano pubblicamente: il Papa non è considerato giusto o prudente. I non cattolici e quei cattolici che difficilmente seguono le notizie papali, o che non prendono sul serio la fede e la tradizione, sono generalmente molto più favorevoli a questo pontificato”.
La Conferenza episcopale americana pare critica su Francesco. Perché?
“Non sono consapevole che siano stati critici, almeno non apertamente”.
Com’è stata recepita negli Stati Uniti la posizione del cardinale Sean O’Malley sul “caso Barros”?
“I commenti del cardinale O’Malley hanno avuto piena visibilità; molti sentivano che la sua reazione era comprensibile per le ragioni che spiegava”.
L’America guarda positivamente alle svolte dottrinali operate dal Papa?
“Si può tranquillamente affermare che tra i progressisti sociali la risposta sia sì; tra conservatori e tradizionalisti, certamente no. Questi ultimi sono particolarmente stanchi dell’inganno e della menzogna derivanti da questo pontificato; si sentono ingannati, arrabbiati e frustrati per ciò che sta accadendo, e vedono questi cambiamenti dottrinali che alla fine indeboliscono l’insegnamento morale della Chiesa, nonostante le rassicurazioni del Papa e degli altri per cui la dottrina resterebbe la stessa. Vedono anche il Papa farsi portavoce di un insegnamento di poca sostanza spirituale, e disorientare i fedeli, apparentemente contraddire l’insegnamento del passato, per esempio sull’ammissione di alcuni divorziati risposati alla Santa Comunione. Ciò contrasta con i progressisti che sono contenti di veder trascinare la Chiesa nel XXI secolo e adattarla a qualunque norma morale sia vista come generalmente accettabile per il mondo di oggi”.
Cosa al riguardo dell’approccio di questo pontificato all’islam?
“Molti, anche se ovviamente non tutti, sentono che è troppo morbido e irrealistico. Vorrebbero un approccio più veritiero che non si trattenga dal criticare le sue radici e caratteristiche violente e chiarire che si tratta di una falsa religione”.
A breve, all’interno di una conferenza del prossimo 7 aprile, verrà ricordata la figura del cardinal Caffarra. Dicono che lei sarà presente…
Non è ancora chiaro chi sarà presente, anche se la speranza è che il cardinale Joseph Zen sia presente. Certamente la speranza tra gli organizzatori è che lo spirito del Cardinale Caffarra sia lì, aiutando a guidare il procedere. La conferenza è stata una delle sue ultime volontà volta a sanare le divisioni che sono state esacerbate durante questo pontificato”. [Fonte]
Mic
RispondiEliminaTi segnalo un errore.
Come hai scritto giustamente Pentin scrive sul National Catholic Register , ma questo è un giornale conservatore, il giornale liberale è il National Catholic REPORTER ( e non Register). Il fatto che i due giornali abbiano nomi simili è fonte di frequente confusione.
Nonna
Che peccato che l'unico intervento su questo articolo riguardi la segnalazione di una imprecisione...
RispondiEliminaNessuno si chiede perché si auspichi la presenza del card. Zen (che ce ne fossero!) e nessuno parli né auspichi quella del card. Burke o di mons. Schneider?
RispondiEliminaL'ultimo anonimo sono io che non scrivo dalla mia postazione
RispondiEliminaIo domande me ne sto ponendo molte sul convegno di aprile :-) ma mi chiedo se ha senso porsele ora. Suppongo che in Santa Sede stiano già pronti con gli obici puntati, e per questo è meglio rimandare il più possibile la pubblicazione della lista dei partecipanti...
RispondiEliminaL'ennesima conferenza con ottime premesse e risultati nulli.
RispondiEliminaO si prende il toro (argentino) per le corna o almeno la si smetta di menare il can per l'aia.
La favolesca correzione formale non c'è stata e non ci sarà mai.
Passa oggi e viene domani, avremo preti uxorati, diaconesse e messe blasfeme
coi protestanti... tutte scandalizzate le anime pie e i loro cardinali sotto naftalina, continueranno a sfornare libri interviste e conferenze....
Il motivo per cui non ci sarà correzione formale è stato detto, tra le righe dal card. Burke nella seguente intervista:
RispondiEliminahttps://www.radiospada.org/2016/12/ecco-lintervista-integrale-a-burke-eresia-del-papa-scisma-sacramenti-ai-divorziati-altro-ancora/
In breve aveva affermato che:
1. un papa che professasse formalmente l’eresia, cesserebbe per ciò solo di essere Papa. Sarebbe automatico.
2. Di chi è la competenza della declaratoria di eresia del Papa? Dei membri del Collegio cardinalizio.
Ora, la maggior parte di tali membri lo dichiarerebbe eretico? Per me no. Per cui lo scismatico ufficiale sarebbe lo stesso Burke perché ubi Petrus ibi Ecclesia.
La situazione è questa ed è bloccata purtroppo, senza apparente via di uscita umana.
http://m.ilgiornale.it/news/2018/02/13/vescovi-americani-sbagliato-benedire-le-coppie-omosessuali/1494169/
RispondiEliminaNon saranno le conferenze e le interviste a risolvere le cose....
RispondiEliminaInvece conferenze e interviste, così come pubbliche prese di posizione di singoli cardinali e vescovi, come Shneider, sono fatti molto positivi perché incoraggiano , fanno sentire il dissenso.
RispondiEliminaA un passo segue l'altro, cambiare tutto dall'oggi al domani, nella Chiesa, è semplicemente impossibile
Le lettere vengono lette?
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2018/02/15/vaticaninsider/ita/vaticano/francesco-non-leggo-i-siti-internet-che-mi-accusano-di-eresia-Efs5ojZlYvOci5wddo2V6J/pagina.htm
Francesco: non leggo i siti internet che mi accusano di eresia
Nel colloquio con i gesuiti in Cile il Papa parla anche di pedofilia: «È la desolazione più grande. Bisogna ascoltare che cosa prova un abusato o un’abusata! Di venerdì mi incontro abitualmente con alcuni di loro»
Bergoglio però le cose le sta cambiando a ritmo vertiginoso...
RispondiElimina"L’America guarda positivamente alle svolte dottrinali operate dal Papa?
RispondiElimina“Si può tranquillamente affermare che tra i progressisti sociali la risposta sia sì; tra conservatori e tradizionalisti, certamente no"
Chi adotta questo linguaggio e queste categorie ha già perso... come se potesse esistere un cattolicesimo progressista e come se essere semplicemente cattolici, significhi doversi dichiarare "conservatori o tradizionalisti"
@anonmi delle 13:00
RispondiEliminaÈ vero, ma colloquialmente può essere necessario usare quelle categorie per farsi comprendere. Comunque, né nella domanda né nella risposta si menzionano i "cattolici", ci si chiede come reagisce "l'America".
"La conferenza è stata una delle sue ultime volontà volta a sanare le divisioni che sono state esacerbate durante questo pontificato"
RispondiEliminale divisioni non si sanano, se non si ristabilisce la verità, tradita non certo a partire da questo pontificato ma da decenni. Non esiste possibilità di mediazione hegeliana tra verità ed errore. E chi si aspetta qualcosa da questo ennesimo convegno, resterà ancora una volta deluso