Nella nostra traduzione, un interessante saggio del card. Gerhard Ludwig Müller pubblicato il 13 marzo scorso su The First Things, dal titolo : Esiste una verità salvifica? La rilevanza salvifica della norma di Fede. Va ad aggiungersi agli altrettanto ponderosi precedenti, pure da noi tradotti dalla stessa fonte: Possono esserci "cambiamenti di paradigma" nell'interpretazione del deposito della fede? [qui]; Autorità del Papa e Magistero della Chiesa [qui] (che ha suscitato pertinenti commenti qui - qui).
Esiste una verità salvifica?
La rilevanza salvifica della norma di Fede
Card. Gerhard Ludwig Müller
Qual è il significato della dottrina cristiana per la vita dei fedeli? Alcuni teologi e vescovi presentano un resoconto della dottrina che assomiglia fortemente alle proposte fatte dal filosofo italiano Gianni Vattimo nel suo libro-intervista intitolato “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo”. In quest’opera, il noto pensatore postmoderno esorta la Chiesa cattolica ad abbandonare le affermazioni di verità che essa lega alla sua fede. Secondo Vattimo, le verità assolute sono fonte di conflitto e violenza, mentre la vera forza del cristianesimo sta nella pratica della carità. Quindi la famosa affermazione di Aristotele “Amicus Plato sed magis amica veritas” – “Platone è un amico ma la verità è un amico più grande” – dovrebbe essere invertita. È possibile che la Chiesa segua le raccomandazioni di Vattimo? Ѐ pensabile che la professione di determinate verità di fede non sia più necessaria per la salvezza? Oppure c’è una Regula fidei – una norma di fede – che contiene il fulcro delle verità rivelate e che tutti i cristiani hanno bisogno di confessare per essere in un giusto rapporto con Dio e con il prossimo?
La rilevanza salvifica della norma di Fede
Card. Gerhard Ludwig Müller
Qual è il significato della dottrina cristiana per la vita dei fedeli? Alcuni teologi e vescovi presentano un resoconto della dottrina che assomiglia fortemente alle proposte fatte dal filosofo italiano Gianni Vattimo nel suo libro-intervista intitolato “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo”. In quest’opera, il noto pensatore postmoderno esorta la Chiesa cattolica ad abbandonare le affermazioni di verità che essa lega alla sua fede. Secondo Vattimo, le verità assolute sono fonte di conflitto e violenza, mentre la vera forza del cristianesimo sta nella pratica della carità. Quindi la famosa affermazione di Aristotele “Amicus Plato sed magis amica veritas” – “Platone è un amico ma la verità è un amico più grande” – dovrebbe essere invertita. È possibile che la Chiesa segua le raccomandazioni di Vattimo? Ѐ pensabile che la professione di determinate verità di fede non sia più necessaria per la salvezza? Oppure c’è una Regula fidei – una norma di fede – che contiene il fulcro delle verità rivelate e che tutti i cristiani hanno bisogno di confessare per essere in un giusto rapporto con Dio e con il prossimo?
La tesi di Vattimo non è né originale né ragionevole. Nella sua “Storia Naturale della Religione” (1757), il filosofo scozzese David Hume – in accordo con altri pensatori scettici e agnostici inglesi e francesi – ha affermato che la responsabilità delle devastanti guerre civili che avevano avuto luogo in Gran Bretagna e Francia era attribuibile alla pretesa di verità assoluta del cristianesimo. Per lui, al fine di trovare la base di una convivenza pacifica e tollerante tra persone di diversa provenienza, si doveva ricorrere ad un tipo di cristianesimo ridotto ad opere caritatevoli o ad una religione e morale naturale che non invocasse alcuna rivelazione soprannaturale. Secondo questa visione, Gesù ha esemplificato l’amore. Insegnava e viveva una morale di autentica bontà umana. I dogmi della Chiesa sono visti come costruzioni mentali che permettono al clero di conservare e accrescere il suo potere. Per i fautori di questa opinione, Gesù voleva un cristianesimo libero dal dogma, ed è proprio questo tipo di cristianesimo che corrisponde alle esigenze dell’epoca attuale. Secondo questo punto di vista, oggi abbiamo bisogno di un umanesimo senza metafisica, senza rivelazione e senza una moralità ostile alla vita. All’inizio del movimento ecumenico, prima e dopo la Prima Guerra Mondiale, veniva spesso citato il seguente motto: “La dottrina separa, la vita unisce”.
Più recentemente, l’egittologo Jan Assmann ha avanzato la tesi che la fede biblica nell’unico Dio ha eliminato la tolleranza propria del politeismo (cfr. Il prezzo del monoteismo). Egli sostiene che il monoteismo per sua stessa natura ammette la confessione della fede solo nell’unico Dio di Israele, in modo che il culto degli altri dèi sia soppresso – insieme ai loro adoratori, se necessario. Eppure, ci si può domandare se l’identificazione del monoteismo con la violenza e del politeismo con la tolleranza possa essere oggetto di esame empirico. I fatti storici dicono una cosa completamente diversa. Consideriamo, ad esempio, le persecuzioni subite dagli ebrei a causa della loro fedeltà all’unico Dio e Creatore di tutto. Il martirio dello scriba Eleazar e dei sette fratelli (2 Mac 6:18-7:42) è solo un esempio. Lo stesso vale per le persecuzioni dei cristiani sotto l’Impero Romano durante i primi tre secoli del cristianesimo. Nel nostro tempo, ogni anno migliaia di cristiani in tutto il mondo testimoniano con la loro vita la verità che l’amore di Dio è più forte dell’odio del mondo. Sono martiri della verità, la verità che è Dio stesso e che si fonda in lui. Chiunque, di fronte alla sofferenza e alla morte dei martiri, affermi che il loro monoteismo e la loro confessione di Cristo sono fonte di violenza, dimostra un grado di sconsideratezza che disprezza le persone. La stessa asserzione che credere nella verità dell’unico Dio implica la disponibilità a ricorrere alla violenza è di per sé un’espressione di violenza mentale, che in Occidente porta all’aggressione verbale contro i cristiani impegnati.
Ma l’identificazione del monoteismo con la violenza non è solo deficitaria quando si fa riferimento alla verifica empirica. Essa contraddice anche la logica di base. La violenza è l’unico strumento che la verità non può usare per farsi riconoscere. Dopo tutto, la verità mira alla comprensione, che avviene solo quando la verità è liberamente accolta dalla ragione. Dunque, per aiutare qualcuno a giungere a questa comprensione – per aiutare qualcuno a conoscere la verità – non si può ricorrere alla violenza, ma si deve far uso di argomenti razionali che cercano di persuadere. La verità può essere denunciata come fonte di violenza solo quando si affermi apoditticamente che il relativismo è l’unica posizione corretta che si può prendere di fronte a una verità che alla fine è inconoscibile.
È piuttosto la menzogna, in quanto non può prevalere con la forza dell’argomentazione, che necessariamente dà vita alla violenza o alla minaccia di violenza. Inoltre, anche l’attrazione dei beni mondani può sedurre il credente in modi che lo allontanano dalla vera fede. Parlando all’ultimo dei fratelli Maccabei ,“il re si appellò... non con semplici parole, ma con promesse di giuramento, per renderlo ricco e felice se avesse abbandonato i suoi costumi ancestrali: lo avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato l’alta carica” (2 Mac 7:24). Questa scena è rilevante per le questioni attuali, così come la reazione del tiranno alla fedeltà di un vero israelita: “Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno” (2 Mac 7:39). Come nei giorni successivi Gesù non avrebbe minacciato i suoi carnefici, ma ha pregato per loro mentre era appeso alla croce, anche qui possiamo riconoscere il frutto non violento di ogni martirio: “Così anche lui morì senza macchia, rimettendo tutta la sua fiducia nel Signore” (2 Mac 7,40).
Critici intelligenti di ideologie totalitarie (come George Orwell in La fattoria degli animali, Alexander Solzhenitsyn nell’Arcipelago Gulag, o Eugene Kogon nello Stato delle SS) hanno illustrato il crollo di stati estremamente violenti, come l’Unione Sovietica e la Germania nazista, nelle menzogne su cui sono stati costruiti. In questi sistemi, la solidarietà tra membri della stessa classe o etnia contava più della verità e del rispetto per la comune umanità. Mielke, il ministro della Sicurezza della Repubblica democratica tedesca, responsabile di centinaia di morti presso il muro di Berlino, ha affrontato questioni critiche nel primo parlamento democraticamente eletto dopo la caduta della cortina di ferro. Cercando di discolparsi per i suoi misfatti, balbettò: “Ma io vi amo tutti”.
Sia l’esperienza che la ragione ci dicono che verità e amore si appartengono e che verità e libertà sono concetti gemelli, mentre menzogna e odio, ideologia e violenza, formano un’alleanza inquietante. L’esperienza primordiale della verità del Dio di Israele è legata alla sua liberazione dal potere del faraone. Il popolo è liberato da Dio, che fa un’alleanza con esso. Il Dio del Monte Sinai, che ha rivelato la sua verità dicendo “Io sono colui che sono” (Es 3,14), è anche il Dio dell’Esodo, che libera il suo popolo: “Io sono il SIGNORE tuo Dio, che ti ha portato fuori dalla terra d’Egitto, dalla casa della schiavitù” (Es 20,2).
Colui che ha creato tutti gli esseri umani vuole anche salvare tutti gli esseri umani. “Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti”(1 Tm 2,5-6). Dio non è il celeste dittatore opprimente che pretende cieca obbedienza, ma “il nostro Salvatore, che vuole che tutti siano salvati e conoscano la verità” (1 Tm 2,4). E i suoi apostoli non vengono come propagandisti di una dottrina secolare della salvezza “con sublimità di parole o di saggezza” (1 Cor 2,1), ma come “ministri della Parola” (Lc 1,2), come suoi “testimoni fino agli estremi confini della terra” (At 1,8), come predicatori e maestri dei gentili in “fede e verità” (cfr. Gv 1,8 - 1 Tim 2,7).
La verità di Dio in Cristo e nella sua Chiesa rimane il fondamento e la fonte dell’amore di Dio e del prossimo, un amore che è il compimento di tutta la legge. Platone aveva ragione nel subordinare la sua riverenza per Omero alla verità (Politeia 595bc), e Aristotele ha applicato questo principio a Platone stesso, il suo maestro (Etica Nicomachea 1096a). La frase criticata da Vattimo rimane irreversibilmente in vigore: Amicus Plato, sed magis amica veritas. È esclusa qualsiasi distorsione del rapporto tra simpatia soggettiva e verità morale.
Il suggerimento di Vattimo alla Chiesa cattolica contiene una tentazione diabolica che promette un successo evidente: se volete raggiungere le persone ed essere amati da tutti, fate come Pilato, lasciate da parte la verità ed evitate la Croce! Gesù avrebbe potuto evitare la morte se solo fosse rimasto concentrato sul suo messaggio sull’amore incondizionato del Padre Suo celeste. Perché ha dovuto sfidare il diavolo, vero sovrano di questo mondo, “padre della menzogna” e “assassino fin dall’inizio” (Gv 8,44-44)?. Cristo stesso è responsabile della sua morte, e la Chiesa non avrà futuro in questo mondo a meno che rifiuti di seguire il cammino della saggezza e del potere mondano! Possiamo rispondere a questa tentazione con la Sacra Scrittura, che ci ricorda il vero messaggio evangelico: “Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo: ‘Siamo in comunione con lui’, mentre continuiamo a camminare nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità”(1Gv 1,5-6). Crediamo in Gesù e lo seguiamo perché è la Verità. Come Verità-in-persona egli rimane il fondamento e il criterio di tutte le verità. Coloro che sono di Dio e dimorano in Cristo “conosceranno la verità”, e la verità li farà liberi (cfr Gv 8,32). San Giovanni Paolo II disse una volta che se fosse stato in grado di conservare un solo versetto evangelico, avrebbe scelto questo.
Qual è dunque l’errore di fondo proprio dello scetticismo metafisico e del relativismo morale? Può anche darsi che si commetta l’errore di confondere la verità con la teoria. Naturalmente, una teoria sarà sempre un po’ lontana dalla vita quotidiana. In Cristo, invece, conoscere la verità di Dio e osservare nella propria vita i suoi comandamenti va sempre di pari passo. In lui la “luce è venuta nel mondo” (Gv 3,19). Tutti coloro che giustificano le loro azioni malvagie odiano la luce e amano le tenebre, nascondendo le loro azioni malvagie alla luce della verità. Verità e moralità sono interdipendenti. Questa è la novità radicale del cristianesimo. Non deve esserci contraddizione tra la fede confessata e la vita vissuta secondo i comandamenti di Dio. “Ma chi vive la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,21).
La nostra salvezza eterna dipende forse dall’accettazione concreta delle verità di fede? A questo punto possiamo vedere la risposta alla nostra domanda iniziale. Il relativismo sulla verità limita la salvezza alle gioie terrene, al piacere sensuale e alla soddisfazione emotiva. Ciò che si perde di vista, dunque, è il fatto che Dio è l’origine e lo scopo degli esseri umani. Lui stesso è l’obiettivo della nostra ricerca infinita di verità e di felicità. Dimenticando Dio, ci viene a mancare il nostro vero essere.
La fede in Cristo contiene già tutte le verità. In Gesù Cristo, il Verbo incarnato, la fede in Lui e la conoscenza di Lui si uniscono come un tutt’uno. Egli è l’unico Verbo divino che è diventato carne. Le parole umane che costituiscono l’insegnamento di Gesù sono passate “all’insegnamento degli apostoli” (At 2,42) e alla dottrina di fede della Chiesa. Esse rendono presente l’unica verità di Dio e ci comunicano la vita divina (cfr Gv 6,68). Perciò Gesù può dire ai suoi discepoli allora e oggi: “Le parole che vi ho detto sono spirito e vita” (Gv 6,63). È quindi impossibile separare l’atto di fede dal suo contenuto, cioè dagli articoli del Credo. La fede non può essere una fiducia formale in una persona che ci rimane materialmente sconosciuta nel suo essere ed essenza, nella sua storia e nel suo destino. Amare una persona significa anche voler conoscere la sua verità. Pertanto, il contenuto della fede è significativo per la nostra salvezza. Gli articoli di fede non trasmettono proiezioni teoriche e postulati morali. Piuttosto, sono una confessione di Dio stesso che nelle sue parole e nei suoi atti si comunica a noi come verità e vita (cfr. Dei Verbum 2).
Dio, che è la verità, ci conduce nella verità. Dio ci si rivela. Per questo la nostra beatitudine dipende anche dalla nostra fede nel Credo della Chiesa che riguarda il Dio trinitario. La nostra confessione battesimale non riguarda lo stato delle nostre emozioni né ciò che Gesù soggettivamente significa per noi o chi pensiamo Egli sia: un profeta, un maestro di etica o qualsiasi altra proiezione che gli esseri umani possano inventare nei loro tentativi di giustificarsi. Piuttosto, ciò che ci viene chiesto nel battesimo è se crediamo in Dio Padre che ci ha creati, in Dio Figlio che ci ha redenti, e in Dio Spirito Santo che abita in noi e che è il Signore e datore della vita divina. “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (Eb 11,1). Perché “senza fede è impossibile compiacerlo, perché chiunque si avvicina a Dio deve credere che egli esiste e ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6). La fede è quindi significativa per la salvezza non solo perché implica la fiducia che Dio ci perdonerà per amore Cristo, come la dottrina luterana della giustificazione afferma. C’è anche un altro aspetto essenziale della fede, vale a dire la conoscenza di Dio. Ciò significa che riconosciamo Dio nelle verità che egli ha rivelato per la nostra salvezza (fides quae creditur). “Perché uno crede con il cuore e così è giustificato, uno confessa con la bocca e si salva”(Rm 10,10). Se vogliamo essere salvati, dobbiamo credere “che Gesù è Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti” (cfr Rm 10,9).
Il cardinale John Henry Newman ha introdotto la distinzione tra un principio “liberale” e un principio “dogmatico” per interpretare la rivelazione cristiana. [vedi precedente saggio del Card. Müller]. Il principio liberale accetta le verità della rivelazione di Dio in Cristo solo nella misura in cui esse coincidono con la ragione naturale, corrispondono a sentimenti pii o servono ai bisogni della società civile (cfr Apologia, cap. 2). Il principio dogmatico, invece, è descritto da Newman in questi termini:
C’è una verità; c’è un’unica verità; l’errore religioso è di per sé di natura immorale; i suoi sostenitori, se non involontariamente tali, sono colpevoli nel sostenerlo; …la mente è al di sotto della verità, non al di sopra di essa, ed è tenuta, non a discuterla, ma a venerarla; la verità e la falsità sono poste davanti a noi per mettere alla prova i nostri cuori; la nostra scelta è un tremendo donare molto su cui si scolpisce la salvezza o il rifiuto; “davanti a tutte le cose è necessario tenere la fede cattolica”; “chi voglia essere salvato deve pensare così” e non diversamente;… – questo è il principio dogmatico, che ha vigore. (Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana)
Nel suo cosiddetto discorso del Biglietto in occasione della sua elevazione a Cardinale (1879), Newman spiega ulteriormente il significato del liberalismo: “Il liberismo nella religione è la dottrina che non c’è verità positiva nella religione, ma che un credo sia buono come un altro. ...[Questo liberalismo] è incongruente con qualsiasi riconoscimento di qualsiasi religione, come vero. Insegna che… la religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e un gusto; non un fatto oggettivo, non miracoloso; ed è diritto di ogni individuo dire ciò che colpisce la sua fantasia…. [la religione rivelata)] non è in nessun senso il legame della società”.
Parlare del cristianesimo come dogmatico, al contrario, è dire che è basato sulla rivelazione storica di Dio. Vale a dire che il Verbo fatto carne ci ha dato la pienezza della verità e della vita. È dire che per mezzo della potenza dello Spirito Santo, la Chiesa, nella sua predicazione e nella sua cura pastorale, testimonia la verità di Dio, comunicandoci la vita divina nei sacramenti. Perché “la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all’uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione. Né è dato in terra agli uomini un altro Nome, mediante il quale possono essere salvati “(Gaudium et spes n. 10).
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
OT.
RispondiEliminaAlessandro Veneziani:"La morte di Stephen Hawking mi ha dato lo spunto per una riflessione assai impopolare. Quindi la faccio qui. Nelle celebrazioni, non ho sentito nessuno dire che la malattia gli aveva tolto dignità. Il suo corpo deforme e inerme non gli ha impedito di essere un grandissimo scienziato e anche un grandissimo divulgatore. Lessi "Dal Big Bang ai Buchi Neri" credo 25 anni fa, rubandolo dalla mia mitica Nonna Fulvia. Lei si comprava libri su tutto, per posta, e credo lo facesse per farseli rubare dai nipoti (si, mi autoassolvo). La sua idea di combinare relatività e meccanica quantistica era spiegata in modo naturale, era un grandissimo divulgatore anche. Nel suo geniale ateismo diceva anche qualcosa del tipo "non posso neanche escludere da scienziato che quello che osservo mi induce a pensare che Dio non esiste, proprio perché Dio ha disposto le cose in modo che io pensassi questo". Ma forse, la grandezza della sua persona è l'inno alla vita che è stato la sua vita. Pensate se si fosse fatto convincere che la sua malattia deturpante gli levasse dignità, al punto da decidere di farla finita. Pensate se fosse stato un seguace del mainstream, del pensiero che "meglio morire piuttosto che farsela addosso". Pensate cosa ci saremmo persi. La sua testimonianza di vita va oltre il suo contributo alla scienza. Paradossalmente, la sua lezione chiara a tutti per me è questa: la malattia non toglie dignità, ma, al contrario, dà ancora più valore alle azioni di ogni giorno. La malattia dà dignità, perché non importa se il tuo corpo non risponde ai tuoi comandi, puoi ugualmente lasciare il segno della tua presenza. Per l'umanità e la scienza, o solo per i tuoi cari. Scienza e Speranza, grazie Sir SH, il tuo corpo è ora libero, il tuo spirito, quello in cui secondo me credevi, lo è sempre stato."
Sono certa che se la chiesa parlasse di Verità e di Fede, potrebbe diventare buona divulgatrice della Parola di Dio, Uno e Trino; i professori alla Vattimo uscirebbero dalle loro nebbie mondane ed i cattolici non sarebbero costretti a muoversi nelle sabbie mobili del politichese aggiornato.Ringrazio Anonimo delle 08:37 per il suo commento centratissimo, esemplare. Sir S.Hawking sia d'esempio, oggi, anche alla chiesa a noi contemporanea, devastata dal mal-pensare di cui siamo testimoni, affinchè non lasci morire in sé le nobili facoltà che il suo Signore le mostrò e le insegnò per poter entrare nell'Eternità con Lui, al solo patto di non perderne neanche uno iota.
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/le-parole-ignoranti-di-paglia-offendono-noi-genitori
RispondiEliminaLNBQ, Chiara Paolini,Le parole ignoranti di Paglia offendono noi genitori
EDITORIALI15-03-2018
La mamma di Emanuele (Mele) Campostrini, un bambino affetto da una malattia genetica grave e rarissima, interviene per spiegare cosa significhi essere genitori di questi bambini e perché mons. Paglia deve essere rimosso dopo il suo sciagurato intervento sul caso Alfie.
Bell’intervento. Mi chiedo però come concilia il card. Müller, questa citazione del card. Newman
RispondiElimina“C’è una verità; c’è un’unica verità; l’errore religioso è di per sé di natura immorale; i suoi sostenitori, se non involontariamente tali, sono colpevoli nel sostenerlo; …” con Nostra aetate, che afferma: “
La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini”.
Anna
Ho pensato la stessa cosa di Hawking, avendo anch'io letto in gioventù quel libro ed altri, e avendo allo stesso tempo in mente il povero Isaiah e Alfie. Indubbiamente, la considerazione sulla "qualità della vita" è pertinente. Tuttavia, bisogna anche ricordare che Hawking era favorevole all'eutanasia come libera scelta. Per sé scelse bene (in particolare, la prima moglie fu determinante), ma non condannò l'errore degli altri.
RispondiEliminaTornando a Mueller, direi che la linea giusta, senza più flip-flop, continua... bene.
Qual o interesse de fazer publicidade a um cardeal de duvidosa ortodoxia como o Mueller? Para aumentar a confusão?
RispondiEliminaDialettica della dissoluzione.
RispondiEliminaDall’ “Amicus Socrates sed magis amica veritas” (Fed. 89 d- 91 c . Etic. Nicom., A6, 1096, a, 11-17) all' “Amica veritas, sed magis “amicus homunculus“
E veramente parmi che saria cosa ridicola il credere, che allora comincino ad esser le cose della natura, quando noi cominciamo a scoprirle ed intenderle. Ma quando pure l’intender degl’uomini dovesse esser cagione della esistenza delle cose, bisognerebbe, o che le medesime cose fussero ed insieme non fussero (fussero, per quelli che le intendono; e non fussero, per quelli che non l’intendono), o vero che l’intender di pochi, ed anco di uno solo, bastasse per farle essere “. Galileo Galilei, Opere, XI, 108.
"La verità non si confuta mai" “E’ la verità, caro Agatone, che non puoi contraddire, perché contraddire Socrate non è per niente difficile” “I veri filosofi sono quelli che amano contemplare la Verità” (Plat., Gorgia, 473B; Fed. 89 d- 91 c Fedro, 247C Simposio, 201C; Arist. Met. II,993b 19-31; IV,1005b 11-35. Plat. Rep. V, 475 E.)
Si domanda S.Agostino “A che cosa perviene chi sa ben usare la ragione, se non alla verità? Non è la verità che perviene a se stessa con il ragionamento, ma è essa che cercano quanti usano la ragione... Confessa di non essere tu ciò che è la verità, poiché essa non cerca se stessa; tu invece sei giunto ad essa non già passando da un luogo all’altro, ma cercandola con la disposizione della mente” (De vera religione, 39,72) Come dire: da qualsiasi parte avvenga la ricerca della verità, questa permane come dato che viene offerto e che può essere riconosciuto già presente nella natura. L'intelligibilità della creazione, infatti, non è frutto dello sforzo dello scienziato, ma condizione a lui offerta per consentirgli di scoprire la verità in essa presente. Continua nella sua riflessione sant'Agostino “Il ragionamento non crea queste verità, ma le scopre. Esse perciò sussistono in sé prima ancora che siano scoperte e una volta scoperte ci rinnovano” (Ibid., 39,73) . Insomma “Lo studio della Filosofia non ha il fine di ascoltare quello che hanno ritenuto i filosofi, bensì di cogliere come stanno le cose in se stesse” Tommaso d’Aquino, De Celo et Mundo, I, lect. 22, n. 228). La metafisica del concreto, l’essere delle cose, l’actus essendi che dà alle cose l’esistenza e l’essere: “verum per prius dicitur de composizione vel divisione intellectus; secondo de defininitionibus rerum secundum quod in eis implicatur compositio vera vel falsa” (Id, De Veritate, q. 1 a. 3,c) L’uomo ha una struttura spirituale aperta alla verità, proprietà dell’essere e fine dell’intelligenza, la cui vita quindi si esprime nella ricerca e nel possesso della verità, e si consolida nel superamento dell’ignoranza e dell’errore. Infatti “Veritas liberabit vos” (Gv. 8,32). “Perciò, nell'educazione delle nuove generazioni, la questione della verità non può certo essere evitata: deve anzi occupare uno spazio centrale. Ponendo la domanda intorno alla verità allarghiamo infatti l'orizzonte della nostra razionalità, iniziamo a liberare la ragione da quei limiti troppo angusti entro i quali essa viene confinata quando si considera razionale soltanto ciò che può essere oggetto di esperimento e di calcolo. E proprio qui avviene l'incontro della ragione con la fede: nella fede accogliamo infatti il dono che Dio fa di se stesso rivelandosi a noi, creature fatte a sua immagine; accogliamo e accettiamo quella Verità che la nostra mente non può comprendere fino in fondo e non può possedere, ma che proprio per questo dilata l'orizzonte della nostra conoscenza e ci permette di giungere al Mistero in cui siamo immersi e di ritrovare in Dio il senso definitivo della nostra esistenza.” (Benedetto XVI, Ai Partecipanti al convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma Lunedì, 5 giugno 2006)
Prof. D.Pennino
Vattimo chi? Quello che impedì a Benedetto XVI di parlare all'università ? Ma mi facci il piacere.... ho letto con interesse l'intervento di Mueller, bel teologo,saldi fondamentali nonostante sia stato allievo di Lehmann, penso che non avendo più incarichi in Vaticano possa togliersi molti sassi dalle scarpe e tirare dritto per la giusta strada. Dopo la solenne figuraccia in mondovisione con audio multilingual, i prodi spin doctors massmediatici del Vaticano stanno invadendo you tube con anticipazioni su prossimo film auto celebrativo del jefe a regia Wenders, insomma cercano di recuperare terreno, ma visti gli spazi vuoti ormai non più nascondibili e il flop del precedente film e le cataste di libri invenduti del e sul vdr, omettendo il fiasco di Padre nostro sull'emittente di stato, io penserei a spendere meglio i soldini, hanno chiuso Radio vaticana che era l'unica decente, per motivi finanziari.......Hawking, già, uno scienziato godibile da leggere, un ateo non ottuso ed è già tanta roba, RIP. Lupus et Agnus.
RispondiEliminaQual o interesse de fazer publicidade a um cardeal de duvidosa ortodoxia como o Mueller? Para aumentar a confusão?
RispondiEliminaCaro amico, qui non si fa pubblicità a nessuno. Si registra, però, ciò che circola nella Chiesa ad orizzonti allargati all'intero orbe cattolico, anche attraverso faticose e impegnative traduzioni come questa.
E si tiene d'occhio la situazione, senza rimanere invischiati né in una possibile "normalizzatrice" gestione del dissenso né in contesti variamente orientati. Sarebbe invece necessario che si determinassero sinergie tra chi ama la Verità...
Il fatto è che ci sono in ballo due importanti Convegni internazionali a Roma:
il 7 aprile (https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2018/01/punto-nave-sul-convegno-di-roma-del-7.html) e
il 17-18 maggio (https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2018/02/roma-life-forum-17-18-maggio-2018.html)
Condivido il pensiero di Fabrizio su S.
RispondiEliminaHawking, non esaltiamolo più di tanto. A parte qualche clamorosa cantonata,anche in ambito scientifico, era convinto che entro il 2000 la scienza avrebbe dato tutte le risposte possibili (Teoria del tutto).
Un po meno d'accordo su Mueller, non perché non abbia solide basi e capacità teologica, ma perché se lo interrogassero su AL o sul CVII riandrebbe in corto circuito.
Inoltre,oggi,a mio parere, la sua azione è meno efficace. Sarebbe stato meglio parlar chiaro quando aveva un ruolo di rilievo e,anche, qualcosa da perdere.
Antonio
Apparentemente fuori tema:
RispondiEliminahttps://www.riscossacristiana.it/questo-papa-emerito-non-mi-piace-di-alessandro-gnocchi/
Giusto per animare la serata. Mi dichiaro subito: questo articolo di Gnocchi è splendido, come sempre del resto, e ne condivido appieno il contenuto.
Si scatenino pure le vedove.
(Leggendo capirete)
Antonio
E l'apostasia giganteggia
RispondiEliminahttps://www.lifesitenews.com/news/cardinal-kasper-homosexual-unions-are-analogous-to-christian-marriage
Dice Alessandro Gnocchi:
RispondiEliminaEsiste veramente un complotto, ma è quello a cui Joseph Ratzinger ha partecipato da protagonista in giacca e cravatta come perito e consigliere del cardinale Joseph Frings dal 1962 al 1965, si chiama Concilio Vaticano II ed è stato ordito ai danni della Chiesa cattolica. Ha origine qui la fasulla contrapposizione tra Benedetto XVI e Francesco I, che del resto viene puntualmente smentita dagli interessati, a partire dalle terribili foto in cui si fanno ritrarre insieme.
La contrapposizione è "di stile e temperamento". Di fatto c'è "continuità interiore": ipsissima verba attorno alle quali è inutile arzigogolare.
Che poi lo stile e il temperamento del "grande riformatore" abbiano brutalmente applicato lo spirito del concilio fin quasi alle estreme conseguenze, per lo meno permette di poter veder bene da che parte stare. Nella nostra Chiesa, perché la crisi, che stiamo attraversando subendo resistendo e offrendo, è nella Chiesa non della Chiesa.
"Il papa non lascia spazio a dubbi sul fatto che i matrimoni civili, le unioni di fatto, i nuovi matrimoni in seguito al divorzio ( Amoris Laetitia 291) e le unioni tra omosessuali ( Amoris Laetitia 250s.) Non corrispondono alla concezione cristiana del Matrimonio ... "
RispondiEliminaKasper mette a confronto tali rapporti con il rapporto tra la Chiesa cattolica e i gruppi cristiani non cattolici, che il Concilio Vaticano II dice che contengono “elementi di santificazione e di verità” della Chiesa.
"Proprio come al di fuori della Chiesa cattolica ci sono elementi della vera Chiesa, nelle unioni sopra menzionate ci possono essere elementi presenti del matrimonio cristiano, anche se non soddisfano completamente, o non soddisfano ancora completamente, l'ideale"
E POTRANNO QUESTE RELAZIONI SODDISFARE PIENAMENTE L'IDEALE DATO DA DIO ALL'UOMO?
STOLTO E INSENSATO. PERCHE' NON COMPRENDI COSA DICE IL SIGNORE?
"La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso."
Cit. Mario Proietti
Non potrei dir meglio. E lo riconosco con rammarico pensando ai molti scritti e discorsi splendidi e profondi di cui mi sono nutrita. Cito Gnocchi:
RispondiElimina"...A suo tempo ho sperato che Benedetto XVI potesse davvero rallentare la marcia verso il baratro. Mea culpa. Ho pensato anche che certi suoi atti, per quanto incompleti e persino ambigui, opportunamente confezionati potessero diventare strumento di resistenza alla dissoluzione. Mea maxima culpa. Vedevo che erano armi scariche e ho combattuto lo stesso fingendo di sparare. Ricordo benissimo il sorrisetto ironico, neanche tanto fine, dei sacerdoti che rifiutavano la celebrazione della Messa antica mentre noi opponevamo un generico “la vuole il Papa”. Quale Papa, se non ha mai alzato una mano per difendere la carne da macello tradizionale usata come cavia dell’agone hegeliano in cui vince il più potente? Avevano ragione quelli che, documenti alla mano, spiegavano come quel Papa non volesse mettere in discussione niente di ciò che la rivoluzione aveva veramente acquisito. Giusto una raddrizzatina a certi eccessi estetici e niente di più. Il teologo Joseph Ratzinger aveva troppo a cuore ciò che a suo tempo definì con orgogliosa tenerezza un anti-Sillabo, l’anticristico principio della libertà religiosa, la pietra angolare della nuova religione predicata dalla nuova chiesa, per occuparsi di chi marciava contro il senso della storia. Francesco I è solo la prosecuzione di Benedetto XVI con altri mezzi."
Troppo forte:
RispondiElimina"Adesso, è meglio lasciare le vedove nel loro tinello a tirare a lucido la foto del caro estinto. Da quando si sono date una spruzzata di “Conservatore numero 5”, si trovano così bene fra i loro ninnoli d’antan che è peccato disturbarle. Ciascuna è lì per motivi suoi, ma non fa niente. Chi perché pensa che la Chiesa l’abbia fondata il Gius e BXVI ne sia il suo profeta, chi perché è nato moderatamente incendiario e muore moderatamente pompiere, chi perché gli intrighi e gli accrediti della Sala Stampa sono sempre gli intrighi e gli accrediti della Sala Stampa, chi perché si è convinto che in Vaticano alcuni intrepidi difensori della fede stanno preparando il dopo Bergoglio e non bisogna scoprirli. La sera, come Marilyn Monroe, indossano una sola goccia del profumo tanto amato e vanno a letto estasiate."
La solita grande e graffiante ironia che caratterizzava i libri scritti a 4 mani col compianto Palmaro.
Antonio
La solita grande e graffiante ironia che caratterizzava i libri scritti a 4 mani col compianto Palmaro.
RispondiEliminaSul graffiante sono d'accordo, sul grande meno e non perché si riferisca alle 'vedove'. Tra l'altro non faccio parte di quella schiera. Ma non è l'unica occasione in cui trovo Gnocchi eccessivo. E penso che un conto è l'ironia, che può anche far sorridere, un conto il sarcasmo che esprime disprezzo e trasuda superiorità. Potrei sbagliarmi, ma questa è la mia impressione a certe espressioni.
Oggi su 'One Peter five' anche Steve Skojec, citando Hilary White, dice sostanzialmente le stesse cose di Gnocchi - senza far dell'ironia.
RispondiEliminaForse la lettura dell'articolo potrà servire a qualche incauto 'ratzingeriano' perchè si decida ad aprire gli occhi: https://onepeterfive.com/anatomy-rejection-letter-personal-thoughts-benedict-correspondence/
Si sta parlando di una lettera taroccata ai danni di una persona e ne esce un articolo livoroso color verde bile ..
RispondiEliminae al banchetto di scarnificazione partecipa anche un Apostolo in incognito ..
S.Maria Corredentrice pacificaci , facci santi !
https://www.youtube.com/watch?v=s28IDs3llb0
ECUMENISMO SPINTO.
RispondiEliminaE' di queste ore la notizia che l'Islanda starebbe per prendere una decisione destinata non solo ad essere unica nel proprio Paese, ma anche in Europa, portando forse a conseguenze a catena nell'aver creato questo precedente.
In sostanza: il Parlamento islandese si trova a mettere ai voti se rendere illegale la circoncisione ai bambini.
Questa scelta non riguarderebbe solo l'etnia degli ebrei ma anche dei musulmani, perchè anche loro la praticano quale dikat religioso. La motivazione sarebbe: mutilazione degli organi genitali (già per Legge vietato). In questo modo, una nuova possibile Legge andrebbe a surclassare anche l'escamotage di essere una pratica religiosa, secondo i Diritti e la Libertà di Culto. Preoccupazione e mormorii sono già giunti da diversi rappresentanti sia ebrei che musulmani in Europa, come ad esempio il rabbino di Roma, Riccardo Di Segni.
Ma la cosa che sorge anomala, per noi cristiani, e che MONS. ANGELO BAGNASCO (ricordiamolo: esponente della Chiesa Cattolica Apostolica) e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), abbia preso le difese di ebrei e musulmani precisando che: “la Chiesa cattolica è particolarmente impegnata a difendere i diritti dei bambini, che includono anche il diritto-dovere della famiglia di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose. Questa iniziativa va contro la libertà religiosa e i principi democratici propri di una società civile”. Che riassumendo significa: pericolo di xenofobia e antisemitismo.
A nostro modesto avviso, un esponente della Chiesa Cattolica Apostolica dovrebbe interessarsi delle cose cristiane cattoliche.
LP
Chissà perchè non si interviene anche per l'infibulazione delle bambine!
Chissà perchè non si interviene anche per l'infibulazione delle bambine!
RispondiEliminaAltro che xenofobia, questa pratica è crudele e incivile. Strano anche il silenzio delle femministe!
La lettera non è affatto taroccata. Benedetto XVI ne è certamente l'autore, anche se una parte non era stata pubblicata. Parte,che per altro, non stravolge affatto, che che se ne dica, il senso della medesima.
RispondiEliminaFatevene una ragione. La continuità con Bergoglio c'è, lo dice lo stesso papa "emerito".
Antonio
"Si sta parlando di una lettera taroccata ai danni di una persona".
RispondiEliminaSenta, 'Fuori tema', non c'è stato alcun taroccamento nel senso stretto del termine, la famosa lettera (di per sé dichiarata 'riservata' e non destinata al pubblico) è stata letta integralmente da Viganò davanti ai giornalisti, e soprattutto non c'è stato nessun danno per la "persona" di Ratzinger.
Il vero taroccamento ed il vero danno invece sono stati fatti dalla "persona" in questione nei confronti della Fede cattolica (che è stata -questa sì- sottoposta a "scarnificazione") in combutta con gli altri neomodernisti suoi pari, sia durante il Vaticano II che dopo, ed ha condotto alla perdita della fede e presumibilmente della vita eterna di innumerevoli anime.
Glie ne importa qualcosa a Lei di queste anime? Mi sembra di no, da come reagisce.
Si tolga le fette di prosciutto dagli occhi, esca una buona volta dal suo stato onirico e cerchi di diventare un po' più responsabile, invece di fare della morale fasulla.
Santo Venerdì di Quaresima !
RispondiEliminaTaroccare a casa mia significa imbrogliare e far pubblicare una parte di lettera e nascondere una frazione della stessa lettera equivale ad imbrogliare le carte .Stia in buona salute .
RispondiEliminaLa Vergine Addolorata le sia di compagnia
RispondiEliminae di dolce ispirazione .
Iddio la riempia del Suo balsamo .
Santa notte , Padre !
Secondo le ultime di Magister sarebbero state cancellate altre tre righe in cui si spiegava il perché coinvolgendo 2 teologi tedeschi che proprio proprio ortodossi non sono, apposta era stata taroccata, xe pezo el tacòn del buso.......
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