Di padre Thomas G. Weinandy tutti ricordano la lettera aperta: Un teologo scrive al papa: C'è caos nella Chiesa, e lei ne è una causa inviata al papa la scorsa estate, resa di dominio pubblico il 1 novembre su Settimo Cielo e da noi ripresa qui
Oggi, sabato 24 febbraio, egli torna alla carica con la conferenza che ha tenuto questa mattina a Sydney, promossa dalla Notre Dame University dell'Australia (testo integrale nell'originale inglese qui).
In essa, padre Weinandy descrive e denuncia l'attentato, di gravità senza precedenti, che talune teorie e pratiche "pastorali" incoraggiate da papa Francesco stanno compiendo contro la Chiesa "una, santa, cattolica e apostolica" e in particolare contro l'Eucaristia che è "culmine e fonte" della vita della Chiesa stessa.
Padre Weinandy, 72 anni, è teologo tra i più noti e stimati e vive a Washington nel Collegio dei Cappuccini, l'ordine francescano al quale appartiene. È tuttora membro della commissione teologica internazionale che affianca la congregazione vaticana per la dottrina della fede, ivi nominato nel 2014 da papa Francesco.
Ha insegnato negli Stati Uniti in varie università, a Oxford per dodici anni e a Roma alla Pontificia Università Gregoriana.
È stato per nove anni, dal 2005 al 2013, direttore esecutivo della commissione dottrinale della conferenza episcopale degli Stati Uniti. E ha continuato a farne parte come "advisor" fino al giorno della pubblicazione della sua lettera aperta a papa Francesco, quando fu costretto a dimettersi.
A lui la parola.
* * *
di Thomas G. Weinandy
È vero che la Chiesa del dopo Vaticano II era piena di divisioni, con dispute sulla dottrina, la morale e la liturgia. Queste controversie continuano tuttora. Tuttavia, durante i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, non vi è mai stato alcun dubbio su ciò che la Chiesa insegna riguardo alla sua dottrina, alla sua morale e alla pratica liturgica. [...] Tale non è il caso, in molti modi significativi, dell'attuale pontificato di papa Francesco.
Sfida alla unicità della Chiesa
[...] A volte sembra che papa Francesco identifichi se stesso non come promotore di unità ma come agente di divisione. La sua filosofia pratica, se si tratta di una filosofia intenzionale, sembra consistere nella convinzione che un bene unificante maggiore emergerà dal presente conflitto di opinioni divergenti e dalla turbolenza delle divisioni che ne derivano.
La mia preoccupazione qui è che tale approccio, anche se non intenzionale, colpisce proprio l'essenza del ministero petrino come inteso da Gesù e come perennemente compreso dalla Chiesa. Il successore di san Pietro, per la natura stessa dell'ufficio, deve essere, letteralmente, l'incarnazione personale e quindi il segno compiuto della comunione ecclesiale della Chiesa, e così il principale difensore e promotore della comunione ecclesiale della Chiesa. [...] Quando invece sembra incoraggiare la divisione dottrinale e la discordia morale all'interno della Chiesa, l'attuale pontificato trasgredisce il contrassegno fondante della Chiesa: la sua unicità. E in che modo si manifesta questa offesa contro l'unità della Chiesa? Con la destabilizzazione degli altri tre contrassegni della Chiesa.
Sfida alla apostolicità della Chiesa
In primo luogo, viene minata la natura apostolica della Chiesa. Come è stato spesso notato da teologi e vescovi, e più frequentemente da laici (quelli che possiedono il "sensus fidelium"), l'insegnamento dell'attuale pontefice non si caratterizza per la sua chiarezza. [...] Come si è visto in "Amoris laetitia", riconcepire ed esprimere di nuovo la fede apostolica e la tradizione magisteriale precedentemente chiare in un modo apparentemente ambiguo, così da seminare confusione e incertezza all'interno della comunità ecclesiale, equivale a contraddire i propri doveri come successore di Pietro e a tradire la fiducia dei suoi fratelli vescovi, così come quella dei sacerdoti e di tutti i fedeli.
Ignazio [di Antiochia] si sgomenterebbe per un simile stato di cose. Se per lui era distruttivo dell'unità della Chiesa un insegnamento eretico abbracciato da coloro che sono solo vagamente associati con la Chiesa, quanto più devastante è un 'insegnamento ambiguo quando è autorizzato da un vescovo che è incaricato da Dio di assicurare l'unità ecclesiale. [...]
Inoltre, [...] l'apparente approvazione di un'interpretazione della dottrina o della morale che contravviene a ciò che sono stati l'insegnamento ricevuto dagli apostoli e la tradizione magisteriale della Chiesa – definiti dogmaticamente dai concili e dottrinalmente insegnati dai precedenti papi e dai vescovi in comunione con lui, così come accettati e creduti dai fedeli – non può essere proposta come insegnamento magisteriale. [...] In materia di fede e morale l'insegnamento di nessun papa vivente ha la precedenza apostolica e magisteriale sull'insegnamento magisteriale dei precedenti pontefici o sulla consolidata tradizione magisteriale della dottrina. […] Quindi il fatto che l’insegnamento ambiguo di papa Francesco a volte sembra fuoruscire dall'insegnamento magisteriale della comunità ecclesiale che risale agli apostoli dà motivo di preoccupazione, perché, come detto sopra, favorisce la divisione e la disarmonia piuttosto che l'unità e la pace nell'unica Chiesa apostolica. [...]
Sfida alla cattolicità della Chiesa
In secondo luogo, [...] l'universalità della Chiesa si manifesta visibilmente in quanto tutte le Chiese particolari sono legate assieme, attraverso il collegio dei vescovi in comunione con il papa, nella professione della stessa fede apostolica e nella predicazione dell'unico Vangelo universale all'umanità intera. [...] Anche questo contrassegno dell'unità cattolica è attualmente messo alla prova.
L’adozione della sinodalità da parte di papa Francesco è stata molto ostentata, come concessione di una maggiore libertà autodeterminata alle Chiese geograficamente locali. [...] Nella forma auspicata, tuttavia, da papa Francesco e sostenuta da altri, questa nozione di sinodalità, invece di assicurare l'unità universale della Chiesa cattolica come comunione ecclesiale composta da più Chiese particolari, è ora impiegata per minare tale unità e quindi consentire delle divisioni all'interno della Chiesa. [...]
Stiamo assistendo oggi alla disintegrazione della cattolicità della Chiesa, poiché le Chiese locali, a livello sia diocesano che nazionale, spesso interpretano le norme dottrinali e i precetti morali in vari modi contrastanti e contraddittori. [...] Il contrassegno dell'unità della Chiesa, unità che il papa è divinamente incaricato di proteggere e generare, sta perdendo la sua integrità perché i suoi segni di cattolicità e apostolicità sono caduti in un disordine dottrinale e morale, in un'anarchia teologica che il papa stesso, forse involontariamente, ha avviato, sostenendo una concezione imperfetta della sinodalità. [...]
Sfida alla santità della Chiesa e all'Eucaristia
In terzo luogo, questo ci porta al quarto contrassegno della Chiesa: la sua santità. Questo contrassegno è anch'esso sotto assedio, soprattutto, ma non sorprendentemente, in relazione con l'Eucaristia. [...]
Per partecipare pienamente all'Eucaristia della Chiesa, [...] bisogna infatti incarnare i quattro contrassegni della Chiesa, poiché solo così facendo si è in piena comunione con la Chiesa per ricevere la comunione, cioè il corpo e il sangue di Gesù risorto, fonte e culmine dell’unione con il Padre nello Spirito Santo. [...]
La prima questione [...] riguarda specificamente la santità. Anche se bisogna professare l'unica fede apostolica della Chiesa, la fede in se stessa non è sufficiente per ricevere Cristo nell'Eucaristia. Richiamandosi al Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II afferma che "occorre perseverare nella grazia santificante e nella carità, rimanendo in seno alla Chiesa col ‘corpo’ e col ‘cuore’” (Ecclesia de Eucharistia 36). All'inizio del secondo secolo Ignazio sostenne la stessa cosa: che si può ricevere la comunione solo “in uno stato di grazia” (Ad. Eph. 20). Così, in accordo con il Catechismo della Chiesa cattolica e con il Concilio di Trento, Giovanni Paolo conferma: “Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, ‘si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale’” (ibid.). In conformità con la tradizione dottrinale della Chiesa, Giovanni Paolo quindi ribadisce che il sacramento della Penitenza “diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al sacrificio eucaristico” quando c'è peccato mortale (ibid. 37). Pur riconoscendo che solo la persona può giudicare il suo stato di grazia, afferma che “nei casi però di un comportamento esterno gravemente, manifestamente e stabilmente contrario alla norma morale, la Chiesa, nella sua cura pastorale del buon ordine comunitario e per il rispetto del sacramento, non può non sentirsi chiamata in causa” (ibid.). Giovanni Paolo rafforza il suo monito citando il diritto canonico. Dove c'è una “situazione di manifesta indisposizione morale”, cioè quando, secondo il diritto canonico, delle persone "ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto", per loro è stabilita "la non ammissione alla comunione eucaristica” (ibid.).
Qui percepiamo la presente sfida alla santità della Chiesa e in particolare alla santità dell'Eucaristia. La questione se le coppie cattoliche divorziate e risposate che compiono degli atti coniugali possano ricevere la comunione trascina con sé la questione stessa del “comportamento esterno gravemente, manifestamente e stabilmente contrario alla norma morale”, e quindi se esse posseggano “una manifesta mancanza delle disposizioni morali appropriate” per ricevere la comunione.
Papa Francesco insiste giustamente sul fatto che tali coppie dovrebbero essere accompagnate e così aiutate a formare adeguatamente le loro coscienze. È vero che esistono casi matrimoniali particolari in cui si può giustamente riconoscere che un precedente matrimonio era sacramentalmente invalido, anche se le prove di annullamento non sono ottenibili, consentendo così a una coppia di ricevere la comunione. Nondimeno, il modo ambiguo con cui papa Francesco propone questo accompagnamento pastorale consente a una situazione pastorale di evolvere in modo tale che rapidamente si affermi la pratica comune secondo la quale quasi ogni coppia divorziata e risposata si giudicherà libera di ricevere la santa comunione.
Questa situazione pastorale si svilupperà perché comandi morali negativi, come “non commettere adulterio”, non sono più riconosciuti come norme morali assolute che non possono mai essere valicate, ma come ideali morali, obiettivi che potrebbero essere raggiunti solo dopo un certo periodo di tempo, o nemmeno potrebbero essere mai realizzati nella vita di una persona. In questo "interim" indefinito le persone possono continuare, con la benedizione della Chiesa, ad impegnarsi, nel modo migliore in cui sono capaci, a vivere vite “sante” e così ricevere la comunione. Tale pratica pastorale ha molteplici conseguenze dannose, dottrinali e morali.
In primo luogo, consentire di ricevere la comunione a coloro che oggettivamente sono in grave peccato manifesto è un evidente attacco pubblico alla santità di ciò che Giovanni Paolo definisce “il Santissimo Sacramento”. Il peccato grave, per sua stessa natura, come Ignazio, il Vaticano II e Giovanni Paolo attestano, priva della santità, poiché lo Spirito Santo non dimora più in tale persona, rendendo così la persona inadatta a ricevere la santa comunione. La ricezione della comunione in un tale stato, letteralmente, di "disgrazia" produce una menzogna, poiché col ricevere il sacramento si afferma di essere comunione con Cristo, quando in realtà non lo si è.
Allo stesso modo, tale pratica è anche un'offesa alla santità della Chiesa. Sì, la Chiesa è composta di santi e di peccatori, tuttavia, coloro che peccano, cioè tutti, devono essere peccatori-pentiti, in particolare dei peccati gravi, per partecipare pienamente alla liturgia eucaristica e ricevere così il santissimo corpo e sangue di Gesù risorto. Una persona in grave peccato può ancora essere un membro della Chiesa, ma come peccatore grave questa persona non partecipa più della santità della Chiesa come uno dei santi fedeli. Ricevere la comunione in uno stato così lontano dalla santità vuol dire, insisto, produrre una menzogna, perché nel ricevere il sacramento si attesta pubblicamente di essere in stato di grazia e membro vivo della comunità ecclesiale, quando non lo si è.
In secondo luogo, e forse ancor più gravemente, permettere di ricevere la comunione a coloro che persistono in peccato grave, apparentemente come atto di misericordia, comporta sia la minimizzazione del male di un peccato grave e della sua carica di condanna, sia lo snaturamento della grandezza e della forza dello Spirito Santo. Tale pratica pastorale riconosce implicitamente che il peccato continua a dominare l'umanità nonostante l'opera salvifica di Gesù e la sua unzione dello Spirito Santo su tutti coloro che credono e sono battezzati. In realtà qui Gesù non è più Salvatore e Signore, ma piuttosto Satana continua a regnare.
Inoltre, approvare le persone in peccato grave non è in alcun modo un atto di benevolenza o di amore, poiché si acconsente a un condizione nella quale potrebbero essere condannati per l'eternità, mettendo così a repentaglio la loro salvezza. Allo stesso modo, poi, si reca danno anche a questi peccatori gravi, perché si dice sottilmente a loro che sono talmente peccatori che nemmeno lo Spirito Santo è abbastanza forte da aiutarli a cambiare i loro comportamenti peccaminosi e renderli santi. Sono come intrinsecamente non più salvabili. In realtà, ciò che alla fine viene loro offerto è l'ammissione che la Chiesa di Gesù Cristo non è veramente santa e quindi non è in grado di santificare veramente i suoi membri.
Da ultimo, c'è lo scandalo che dà la pratica pastorale pubblica di permettere alle persone in peccato grave manifesto e impenitenti di ricevere la santa comunione. Non c'è semplicemente il fatto che i membri fedeli della comunità eucaristica saranno sconcertati e probabilmente a disagio, ma, più gravemente, avverrà che saranno tentati di pensare che anche loro possono peccare gravemente e continuare ad essere in ottimi rapporti con la Chiesa. Perché cercare di vivere una vita santa, persino un'eroica vita virtuosa, quando la Chiesa stessa sembra non esigere una tale vita, o nemmeno incoraggiarla? Qui la Chiesa diventa una caricatura di se stessa e una simile sciarada non fa altro che generare disprezzo e sdegno nel mondo, irrisione e cinismo tra i fedeli o, nel migliore dei casi, una speranza contro la speranza tra i piccoli.
Papa, cardinali, vescovi, semplici sacerdoti, sempre più frequentemente e spudoratamente tacciono la Verità (quella con la V maiuscola)) e diffondono menzogne colossali, fabbricate da loro stessi o ripescate dalla rivoluzione modernista del C.V. II e dei papi conciliari (Roncalli e Montini), se non addirittura della rivoluzione luterana, calvinista, anglicana. Credono ormai di poter fare e dire tutto ciò che vogliono (e che per lungo tempo hanno covato nel loro animo carico di odio), pensando di aver vinto su tutta la linea, e di aver così la possibilità di imporre a tutti le loro folli idee. Ai recalcitranti viene imposto il silenzio, con minacce, intimidazioni, ricatti, specialmente se appartenenti al clero, ma ce n’è anche per i laici, gli intellettuali difensori della Tradizione cattolica bimillenaria, della Chiesa preconciliare, dei suoi papi, dei suoi santi, dei suoi martiri: emarginazione, dileggio, diffamazione, eventuale ricorso al “braccio secolare” con querele per diffamazione.
RispondiEliminaAlcuni esempi di menzogne spudorate :
* tutte le religioni conducono alla salvezza (ecumenismo relativista e sincretista, anticamera dell’ateismo, come insegna S. Pio X) ;
* gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori, ci insegnano a leggere la Bibbia (altro che perfidi ebrei, per di più deicidi);
* cristiani, ebrei, musulmani, professano tutti la stessa religione (la religione “del libro”, come se Corano, Torah e Santi Evangeli si equivalessero!) hanno tutti lo stesso Dio (negazione della SS.ma Trinità, dell’Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di NSGC, i due misteri fondamentali del Cristianesimo);
* anche Noi abbiamo il culto dell’uomo, disse più volte Paolo VI (antropocentrismo anziché cristocentrismo, immanentismo anziché trascendenza, silenzio totale sui Novissimi, cioè morte, giudizio, inferno e Paradiso);
* tacita rinunzia all’evangelizzazione di tutte le genti (rifiuto di obbedienza a Cristo che, al momento della Sua Ascensione, lasciò tale compito ai Suoi discepoli ed a tutti i loro successori, fino alla fine dei tempi)....
Alcuni rabbini ebrei si sono giustamente offesi per la definizione di "fratelli maggiori" che nella Bibbia sono i peggiori (Caino, Esau', i fratelli di Giuseppe, il fratello maggiore della parabola del figliol prodigo.. .), "perfidi" nel senso latino del termine : egoisti, senza fede...
Elimina..... Il progressivo declino, o meglio il degrado, della convivenza civile nella seconda metà de secolo scorso ed in questo scorcio di terzo millennio è sicuramente dovuto all’azione dei progressisti in campo politico e dei modernisti (o meglio neomodernisti) in campo religioso, al loro tradimento del mandato ricevuto dai loro elettori (nel primo caso) e della fiducia che le pecorelle del gregge di Cristo hanno riposto in loro (nel secondo caso).
RispondiEliminaIl tradimento dei politici è brutto, dato che carpisce la fiducia e la buona fede di coloro che li hanno votati, che poi passano da destra a sinistra (o viceversa) pur di rimanere in sella ai posti di potere, dando ad intendere di averlo fatto per il bene del Paese;
Se il tradimento dei politici è grave, gravissimo è quello dei chierici, del clero, dei pastori di anime, e questo perché carpiscono la fiducia di chi si affida a oro per giungere alla salvezza eterna, mentre invece viene dirottato verso l’abisso infernale, facendogli credere che continuando a comportarsi come già si comporta (cioè a peccare) il Signore lo perdoni “a prescindere” (direbbe Totò) e l’accolga comunque in Paradiso, facendolo in tal modo giungere all’impenitenza finale. Un clero di tal fatta non solo non lo si può più considerare cattolico, bisogna riconoscere che è passato dal servizio di Cristo al servizio di satana.
In tal modo si consuma quello che potremmo definire “il tradimento peggiore”, in quanto attuato da chi mai si supporrebbe che potesse tradire il proprio mandato, essendogli questo stato affidato da Cristo stesso.
Concludendo, vorrei citare la definizione di modernismo, termine con cui si indica, normalmente, la ribellione (dapprima tacita e nascosta, poi sempre più aperta ed arrogante, superba, orgogliosa) del clero contro Cristo e la Sua legge, proposta da un coraggioso esponente della Resistenza Cattolica antimodernista, il professor Lamendola, :
“il modernismo è questo: con la scusa di “aggiornare” la Chiesa, di mettere al passo la cultura cattolica con il mondo moderno, con la civiltà moderna e le sue “conquiste” vuole far entrare lo spirito del mondo dentro di esse, e, con il cavallo di Troia della compassione, del dialogo, della misericordia, dei muri da abbattere e dei ponti da gettare, sovvertire in maniera radicale il Magistero, stravolgere il Vangelo e in tal modo vanificare o distruggere i frutti della divina Rivelazione. Ora, se non si deve chiamare satanico tutto questo, non sapremmo davvero a che cosa si dovrebbe rivolgere un tale appellativo… “
http://www.oltrelalinea.news/2018/02/19/soros-invoca-la-stretta-sui-social-promuovono-il-populismo/
RispondiEliminaL’attivista miliardario George Soros ha richiesto all’Unione Europea di regolare i social media perché “le opinioni degli elettori stanno venendo controllate e manipolate”.
Soros ha dichiarato che la dimensione delle aziende di social media le rende una “minaccia pubblica”, e sostiene che abbiano indotto le persone a votare contro le cause globaliste, inclusa l’elezione di Donald Trump: così riporta un articolo del Guardian.
Se ci impediranno di parlare, di scrivere, "grideranno le pietre", come dice la Scrittura, e li sommergeranno in un mare di fiamme e di zolfo. La pazienza dell'Onnipontente prima o poi cede il posto alla sua giustizia !
RispondiEliminaIl misericordismo (che, come tutti gli 'ismi', reca nella parola stessa l'esistenza di una deriva) è solo uno degli strumenti contundenti per picconare la Chiesa di Nostro Signore, al pari dell'ecumenismo deviato, del modernismo, immanentismo, secolarismo eccetera.
RispondiEliminaE con l'aggiunta - non bastasse - di mezzi meno ipocriti e molto più diretti: isolamento, critica feroce, rimozione, persecuzione.
Complici e fattivi i reggicoda.
Da questo articolo dedicò che anche Weinandy ritiene Bergoglio un marziano piombato all'improvviso sul pianeta Chiesa.
RispondiEliminaDifatti dimentica di dire che la difesa della retta dottrina da parte de GPII e Benedetto XVI riguarda, purtroppo, solo alcuni aspetti di essa. Dunque a Weinandy stanno benissimo i nuovi insegnamenti del CVII in materia di libertà religiosa, ecumenismo, rapporto con le altre religioni, ecclesiologia e liturgia.
È evidente che anche a chi sta a cuore la sorte della Chiesa non è ben chiaro ciò che ha prodotto questa situazione.
Basterebbe, allora, un nuovo papa, magari un tantino meno rivoluzionario, per sanare la situazione.
A volte ho la sensazione che,non Bergoglio, ma questi che lo accusano,siano venuti da un altro pianeta.
Ma davvero, per loro, sino al marzo 2013 andava tutto bene?
Come direbbe S.Paolo questo è un "mistero" grande!
Antonio
In tutto questo, il silenzio dei Cardinali è assordante...
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RispondiEliminaJ'applaudis des deux mains le commentaire supra de 8:51 / 8:52.
@ Anonimo 12:19 - Merci beaucoup, mon cher ami, merci de tout mon coeur
RispondiEliminaMa come si fa a dirgli che;
RispondiElimina"C'è caos nella Chiesa, e lei ne è una causa" e, nel contempo, continuare a chiamarlo "Papa"?!
Confermo Lister, come forse sai gia', sul punto il prof. Francesco Lamendola, sopra citato e di cui sono un grande ammiratore, ha calcato la mano, ormai lo chiama sempre - e giustamente - il "falso papa" perché sta osando predicare, in modo subdolo, un Vangelo diverso, e dunque, "sia anatema"
RispondiEliminaC'è un bellissimo articolo - sono uno meglio dell'altro - in cui commenta e riporta il pensiero di Leone XIII sul modernismo, di attualità sorprendente:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/teologia-per-un-nuovo-umanesimo/5371-1899-le-ultime-novita
Da leggere.
La chiesa ceca ha riconosciuto Bergoglio eretico insieme al patriarcato di costantinopoli
RispondiEliminahttps://gloria.tv/article/b9zq1DLHPYYM1tNEHhXoP2pjD
Sarà vera o una bufala?
Ma come si fa a dirgli che;
RispondiElimina"C'è caos nella Chiesa, e lei ne è una causa" e, nel contempo, continuare a chiamarlo "Papa"?!
Lister, questa è certamente una cosa difficilissima da accettare, tuttavia non possiamo far altro che concludere che si tratta di un pessimo papa. Infatti il ritenerlo decaduto dal suo ufficio non compete di certo a noi.
@marius
RispondiEliminaLa notizia è del 26 febbraio e se fosse vera sarebbe già andata su tutti i giornali. In realtà, il punto è: cos'è 'sto Patriarcato Cattolico Bizantino? Non è la Chiesa Cattolica ceca, senza dubbio. È gente che ogni tanto le spara grosse, direi, ma già da qualche anno, l'articolo che riporto è del 2013:
https://www.magdicristianoallam.it/video/il-patriarca-del-patriarcato-cattolico-bizantino-condanna-di-apostasia-papa-bergoglio-perche--promuove-l-omosessualita.html
@ Aloisius: Caro amico, vedo che lei, come me, è "un grande ammiratore" del professor Lamendola. Ebbene, essendo in pensione, ed avendo tempo libero da utilizzare, ho pensato di fare una antologia degli articoli di Lamendola a carattere strettamente antimodernista. Ddata la sua produzione incessante e sovrabbondante, ho fatto un'attenta ed accurata selezione, scegliendo quelli più pregnanti ed istruttivi. Oltre a ciò, li ho predisposti per una lettura veloce e comprensibile, di modo che anche un lettore frettoloso e superficiale possa coglierne il messaggio centrale anche da una semplice scorsa (è sufficiente leggere le parti evidenziate in neretto, che formano frasi di senso compiuto).
RispondiEliminaFinora ho realizzato 15 fascicoli (che ho stampato e rilegato "a spirale" per migliore consultazione), di circa 100 pagine ciascuno, con 15/16 articoli ognuno (max 5 pagg), ognuno con il suo indice. Sarei molto felice di poterli "passare" a chi me li richiedesse, poiché li ritengo un valifdo aiuto in questi tempi bui che stiamo vivendo.
Se lei lo desidera, o hiunque altro che mi legge, mi scriva al mio indirizzo fideliseternis@virgilio.it e sarà mia premura inviarli subito (ovviamente "zippati", ma basta avere sul PC unzip.exe e si può aprire l'allegato e scaricare le cartelle. Grzie perl'ospitalità, cara Mic.
Grazie per il link, Aloisius.
RispondiEliminaCerto è che Lamendola, da laico, ha l'onestà di affermarlo: perché un prete no?
"Un papa che affermasse formalmente un'eresia decadrebbe dal suo ufficio, per via della cosa stessa". L'ha detto Burke, ma non si è azzardato a dirgli: "Bergoglio, sei un eretico".
Preti, appunto.
@ marius
Non sarò certo io a dirlo "decaduto dal suo ufficio".
Proprio perché non l'ha mai acquisito quell'ufficio. :D
@ Aloisius ed amici del blog: rettifico quanto detto sopra a proposito dell'invio degli articoli di Lamendola: poiché si tratta di file word (o Pdf, a richiesta) senza immagini, di scarso "peso" informatico, posso inviarli anche non zippati, quindi facilmente scaricabili e gestibili. un grazie in anticipo a chi vorrà usufruirne. L.J.C.
RispondiElimina(fideliseternis@virgilio.it)
"La chiesa ceca ha riconosciuto Bergoglio eretico insieme al patriarcato di costantinopoli
RispondiEliminahttps://gloria.tv/article/b9zq1DLHPYYM1tNEHhXoP2pjD
Sarà vera o una bufala?"
Non mi è facile verificare l'attendibilità di questa notizia. A me pare più verosimile che la lettera sia stata redatta da un chierico del "patriarcato cattolico-bizantino" per invitare i vescovi cechi ad avere la loro posizione. Attendo smentite o conferme in merito.
L’articolo del P. Thomas G. Weinandy ha dei punti condivisibile (nella critica a Papa Francesco) ma il suo punto di partenza non possiamo condividere.
RispondiEliminaIl problema dell’interpretazione del Concilio Vaticano II comincia con il proprio Concilio e continua fino ad oggi e non è nemmeno nominato nell’articolo. Quindi, me sembra un tanto quanto fuori della realtà dire “durante i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, non vi è mai stato alcun dubbio su ciò che la Chiesa insegna riguardo alla sua dottrina, alla sua morale e alla pratica liturgica”. La realtà è tutt’altra: durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI vi sono stati tantissimi dubbi sul’insegnamento dottrinale, morale e liturgici dei due predecessori di Papa Francesco. Il punto di partenza del P. Weinandy é che tutto il problema comincia con il pontificato di Francesco. In quanto sappiamo che il Concilio Vaticano II ha voluto applicare la misericordia all’errore. Ovviamente al se concedere la misericordia all'errore automaticamente se la concede all'errante. In questo senso non se può dire che la misericordia di Francesco è sostanzialmente diversa dalla misericordia del Concilio. Inoltre a questo me sembra che una Chiesa dove non ci sono dei dubbi dottrinali, morali e liturgici non può formare un laico, padre, vescovo, cardinale e Papa come Bergoglio (e come Bergoglio ci sono tantissime altri all’interno della Chiesa). Bergoglio è stato formato nella scuola del Concilio Vaticano II. La fede doveva essere un criterio per fare il padre, il vescovo, il cardinale e il Papa ma purtroppo non lo è più...