Antonio Socci, nell'articolo che segue, pubblicato su Libero, sottolinea le convergenze tra il nuovo libro di Ratzinger e le istanze che hanno determinato il risveglio rappresentato dalla destra nei confronti dell’attuale Europa la cui tecnocrazia cerca di imporre un pensiero unico positivista che però provoca il suicidio della civiltà che l'ha forgiata.
Si può dire che, insieme alla Costituzione e al Vangelo, alla prossima manifestazione Salvini può sventolare il nuovo libro di Benedetto XVI, una grande riflessione politica.
Un paio di anni fa Matteo Salvini – a Pontida – elogiò la maglietta dove stava scritto “Il mio papa è Benedetto XVI”. Lo fece in implicita polemica con il migrazionismo di Bergoglio.
Salvini ricordò l’insegnamento di papa Ratzinger e Giovanni Paolo II secondo cui prima del diritto di emigrare, va riaffermato il diritto di non emigrare. E va difesa l’identità dei popoli.
Ma molto più vasta di questo particolare tema è la sovrapposizione fra le battaglie politiche della sua Lega e l’insegnamento di Benedetto XVI (e di Giovanni Paolo II).
Lo mostra clamorosamente l’ultimo libro appena uscito del papa emerito, “Liberare la libertà. Fede e politica nel terzo millennio” (Cantagalli).Va premesso che è un libro ricchissimo di riflessioni e spunti che immediatamente ci ricorda il fascino e la vastità del pensiero di Ratzinger.
Un pensiero che giganteggia se confrontato con la miseria e la superficialità conformista dello zoppicante eloquio bergogliano, il quale non va oltre i banali slogan “politically correct” graditi dai padroni del vapore.
In questa sede perciò non proverò nemmeno a riassumere le tante e meravigliose pagine di Benedetto XVI che spaziano da Kant a Solzenicyn, dal primato della coscienza a Sacharov, da Popper a Sartre, dalla meditazione sulla musica di Bach per la Passione di Cristo in relazione al “Venerdì Santo del XX secolo” alla concezione dello Stato dei primi cristiani, dal crocifisso di Grünewald (il celebre Altare di Isenheim) a Marx e Lenin.
Ognuno potrà deliziarsi di queste pagine ratzingeriane che sono luminose e vaste come una bella vallata della campagna toscana.
Qui invece vorrei considerare questo libro come se fosse un vero e proprio intervento sull’attualità politica, anzitutto quella italiana ed enucleare i temi e i pensieri che – pur rappresentando un potente suggerimento per tutti – costituiscono per Matteo Salvini e la Lega un contributo autorevole a certe loro battaglie.
Anzitutto la questione islamica. In questo volume non viene riproposto il mitico discorso di Ratisbona (è stato pubblicato altrove), ma è comunque preziosa l’apologia che – in dialogo con Marcello Pera – Benedetto XVI fa dei diritti umani come “forza riconosciuta dalla ragione universale in tutto il mondo contro le dittature di ogni tipo”: se nel Novecento questa affermazione riguardava solo i sistemi totalitari atei oggi – dice il papa – riguarda soprattutto “gli Stati fondati sulla base di una giustificazione religiosa, così come li incontriamo soprattutto nel mondo islamico”.
Tutto questo libro di Benedetto XVI – in linea col discorso di Ratisbona – è un’apologia della ragione e della vera laicità che è stata partorita dal cristianesimo (in opposizione alla divinizzazione del potere imperiale dell’antichità).
Un altro tema che arricchisce la prospettiva politica del leader leghista è la polemica di Benedetto XVI con l’attuale Europa la cui tecnocrazia cerca di imporre un pensiero unico positivista che però rappresenta il suicidio dell’Europa.
Perché – come ricorda il papa – “il patrimonio culturale dell’Europa” è molto più vasto e, storicamente, proprio “sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire. Queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe un’amputazione della nostra cultura (…). La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma – dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa”.
Da cui viene la responsabilità di battersi “per la dignità inviolabile dell’uomo”. Questo triplica incontro “ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico”.
Ma oltre ad abbattere il mito ideologico dell’Europa relativista di Maastricht, Benedetto XVI demolisce l’altra divinità del momento: i mercati. Una divinità osannata e adorata a cui vengono sacrificati gli Stati e i popoli.
Contro la religione mercatista il libro ripropone il Messaggio del 1° gennaio 2013 dove, nell’imperversare della crisi economica, Benedetto XVI prospetta “un nuovo modello economico” in cui la “massimizzazione del profitto” ceda il passo al primato del bene comune.
Chiede dunque agli Stati di riprendere l’iniziativa in campo economico con “politiche di sviluppo industriale e agricolo” (quindi Keynes, che è reso impossibile dalla moneta unica in Europa) e poi chiede la “fondamentale e imprescindibile strutturazione etica dei mercati monetari, finanziari e commerciali in modo da non arrecare danno ai più poveri”.
Che significa rivendicare il primato degli Stati e dei popoli sui mercati. Oggi è un pensiero rivoluzionario.
Benedetto XVI è così anticonformista e indigesto per il potere globale che, nel recente libro intervista “Ultime conversazioni”, si è permesso una elegante stroncatura di Obama e un significativo apprezzamento per il leader russo:
“(Con Putin) abbiamo parlato in tedesco, lo conosce perfettamente. Non abbiamo fatto discorsi profondi, ma credo che egli – un uomo di potere – sia toccato dalla necessità della fede. E’ un realista. Vede che la Russia soffre per la distruzione della morale. Anche come patriota, come persona che vuole riportarla al ruolo di grande potenza, capisce che la distruzione del cristianesimo minaccia di distruggerla. Si rende conto che l’uomo ha bisogno di Dio e ne è di certo intimamente toccato. Anche adesso, quando ha consegnato a papa Francesco l’icona, ha fatto prima il segno della croce e l’ha baciata”.
Si può dire che, insieme alla Costituzione e al Vangelo, Salvini alla prossima manifestazione può sventolare il libro di Benedetto XVI, una grande riflessione politica..
Antonio SocciDa “Libero”, 12 maggio 2018
Intanto a Gaza il "glorioso esercito " della stella di David continua l'eccedio dei palestinesi nell'indifferenza degli occidentali. Ahimè anche di Putin,che comincia ad avere le mani legate per l'eccessiva sovraesposizione cui è stato costretto in Siria. Le forze anglo judaico massoniche vogliono la guerra contro l'Iran e faranno di tutto affinché lo stato sciita compia un attacco preventivo contro Israele che ha sete del sangue dei goym. Ma il Signore aveva altri progetti.
RispondiEliminaSocci: "Si può dire che, insieme alla Costituzione e al Vangelo, Salvini alla prossima manifestazione può sventolare il libro di Benedetto XVI, una grande riflessione politica".
RispondiEliminaE come no: 'Il Concilio infuria/ il dogma manca/ sul ponte sventola/ la faccia bianca' (di Benedetto XVI sulla maglietta leghista)...
Buttiamola sul ridere, ché è meglio.
Ancora una volta, aridatece San Pio X.
De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
RispondiEliminaDòmine, exàudi vocem meam.
Fiant àures tuae intendèntes
in vocem deprecatiònis meae.
Si iniquitàtes observàveris, Dòmine,
Dòmine, quis sustinèbit?
Quia apud te propitiàtio est
et propter legem tuam sustìnui te, Dòmine.
Sustìnuit ànima mea in verbo ejus,
speràvit ànima mea in Dòmino.
A custòdia matutìna usque ad noctem,
speret Ìsraël in Dòmino,
quia apud Dòminum misericòrdia,
et copiòsa apud eum redèmptio.
Et ipse rèdimet Ìsraël
ex òmnibus iniquitàtibus ejus.
Grazie Sacerdos quidam, a me probabilmente non sarebbe stato permesso un post così ironico e pungente.
RispondiEliminaDetto ciò è ben noto che Socci sia un conservatore, non certo un "tradizionalista".
Riguardo ai contenuti del libro di Ratzinger, non credo siano poi così nuovi.
È la solita idea ratzingeriana,condivisa da Socci, incentrata sulla libertà religiosa vaticansecondista, alla quale vuole dare il supporto(presunto) della Chiesa delle origini. I martiri sono morti
per difendere la fede nell' unico vero Dio, non certo le religioni false e idolatriche, con buona pace di Ratzinger-Socci. Aleggia sempre nell'aria il controsillabo.
Antonio
Due Papi. Benedetto XVI e Francesco insieme nello stesso libro. Dietro le belle parole -magnifica analisi del Papa Teologo- una situazione eclesiale di "scisma latens".
RispondiEliminaSi può discutere su Socci, che piaccia o meno, ma bisognerebbe perlomeno, per onestà intellettuale, leggere prima il libro, poi dare giudizi, ma non è questo il punto, mi capita poche volte di guardare la tv, qualsiasi canale, senza Sky, e vedo dappertutto una pletora di preti o sedicenti tali perché non hanno nessun segno di riconoscimento, partecipare ad ogni tipo di talkshow, anche i più cretini, a sparare banalità o scemenze vere e proprie, non parlo poi del blog dove scorazzano con tanto di foto e indirizzo parrocchiale, come cinghiali impazziti, insultando, dicendo anche eresie conclamate, tutti rigorosamente di sx o accecati da odii vari, scusatemi, ma la cosa mi deprime assai, ne ho letti alcuni delle mie parti e mi è venuto lo sconforto, ma stare chessò in chiesa a pregare, a fare catechismo senza demandare il compito a ignorantissimi ragazzotti che al di là di farli giocare non fanno, ma una cosa fanno tutti,indistintamente, lodare svisceratamente il vdr e fare comizi contro tutto ciò che non è PC, ultimissima l'uscita a Cannes del docufilm, sia pure griffato Wim Wenders, apologetico dell'attuale sedente ancora bene in vita, mi ha disturbato assai e per la vanitas vanitatum e per l'immenso spazio dedicatogli dalla Rai, veramente senza parole. Perdonate lo sfogo. Lupus et Agnus.
RispondiEliminaLupus et agnus, infatti non ho giudicato il libro, ma alcuni punti che Socci ha inserito nel suo articolo.
RispondiEliminaRibadisco che attribuire ai primi cristiani la lotta per la libertà religiosa intesa in senso liberale è assurdo.
Non credo di essere intellettualmente disonesto e lei,semmai, poteva rispondere nel merito,sarebbe stato più interessante.
Antonio
@ Antonio
RispondiEliminala osservazione non era rivolta a lei personalmente, sennò le avrei risposto, ma allo stesso Socci, che anche lui ha estrapolato, ma sono certo che non abbia letto tutto il libro, quindi.......tra l'altro sono stato bannato dal suo blog senza alcun motivo né una spiegazione, siccome vedo sempre gli stessi nomi, penso sia dovuto al caso che non compro i suoi libri, ergo non li leggo, ma non ho mai detto niente a riguardo, forse gli stavo sulle balle, però almeno poteva dirmelo.Non amo polemizzare, la mia spiegazione finisce qui, spero esser stato chiaro. Lupus et Agnus.
Sei stato chiro e ti ringrazio.
RispondiEliminaRiguardo a Socci non farci caso, è così.
Un paio di volte ha risposto alle mie mail in maniera telegrafica e secca,senza entrare nel merito.
Ma la cosa che più mi ha infastidito è quando ha "difeso" Guareschi dalle manipolazioni di Bergoglio, salvo fare,successivamente, la stessa cosa.
Per lui Guareschi era critico del postconcilio. Falso, era critico del concilio stesso.
Da quel momento ho cominciato a dubitare della sua buonafede.
Antonio
Cardinale Eijk toglie tavolo nella sua cappella
RispondiEliminahttps://gloria.tv/article/PJrejgVRLYf64kWT8EHzv8JHD
L'arcivescovo di Utrecht, il cardinale Willem Eijk, ha tolto il tavolo nella cappella del suo palazzo vescovile, riprendendo a celebrare la Santa Messa verso l'altare. La cappella fu costruita nel 1899.
Hendro Munsterman ha pubblicato su briefvanderomeinen.wordpress.com (16 maggio) due fotografie di prima e dopo la rimozione del tavolo.
Scrive anche che due vicini collaboratori di Eijk, Hans Zuijdwijk e Ronald Enthoven, sono impegnati nell'Associazione Olandese per la Vecchia Liturgia in latino.
Eijk ha scritto il 7 maggio che i vescovi e, soprattutto, Francesco non riescono a mantenere e a trasmettere fedelmente il deposito della Fede.
Il cardinale Eijk sa di cosa parla: dopo il Concilio Vaticano Secondo, la Chiesa olandese fu già esposta a esperimenti che hanno distrutto una Chiesa un tempo fiorente. La partecipazione alla vita della Chiesa in Olanda è ora sotto all'1%.