L’assunzione, cioè l’elezione di una persona alla dignità divina, è uno degli aspetti della più generale risurrezione dai morti. Per singolare privilegio del Cielo, la Beata Vergine Maria non conobbe la corruzione della carne, ma è opinione comune della tradizione cattolica che Ella si addormentò nel Signore, conoscendo in tal modo la morte. Tuttavia, l’aspetto essenziale è che la Madonna è la prima tra i risorti – assieme a Gesù Cristo – ed è viva di vita immortale in anima e corpo, rigenerata completamente nella carne e assunta alla dignità di Regina del Cielo. Si è realizzato per Lei, prima della fine dei tempi e del giorno del giudizio, quanto dice san Paolo nella prima lettera ai Corinzi: «Quando poi questo corpo corruttibile avrà rivestito l’incorruttibilità e questo corpo mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: “La morte è stata ingoiata nella vittoria”» (15, 54).
Dice inoltre l’Apostolo, nella stessa lettera, che «carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio» e nemmeno «ciò che è corruttibile può ereditare l’incorruttibilità». Questa verità consegue il giudizio di Dio su tutte le realtà materiali, a seguito del peccato originale (e mortale) dei Progenitori. Non l’uomo è stato maledetto, ma la materia del suo corpo: «maledicta humus propter te» – «sia maledetta la terra a causa tua» (Gen 3, 17). La Provvidenza, per questi motivi, ha salvato la persona umana dalla dannazione eterna, se si converte e si pente, ma ha disposto che gli uomini «muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio» (Eb 9, 27), nel «giorno» stesso della risurrezione della carne.
Primigenia bellezza dei risorti
Nella settima parte, al capitolo cinque, del suo Breviloquium, san Bonaventura da Bagnoregio espone la teologia della sapienza arcana e provvidente, che sta a fondamento dei divini misteri circa la morte e la risurrezione della carne. I morti – scrive – risorgeranno tutti nel medesimo tempo (il giorno del Giudizio), ma non tutti nella medesima dignità. Difatti, «i cattivi risorgeranno con le loro deformità e con le pene, le miserie e di difetti, che ebbero in vita, mentre nei buoni sarà conservata la natura, seppure i vizi saranno eliminati». Il santo Dottore, quanto alla salvezza, allude alla risurrezione gloriosa dei giusti, i quali «risorgeranno con il corpo integro e nella pienezza dell’età e con la dovuta misura delle membra», cosicché «tutti i santi pervengano all’uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo».
I redenti, dunque, non conosceranno più nessuna imperfezione, né debolezza, né pianto, né rimpianto, né malattia, né vecchiaia, né mortificazione, né fatica. A tutti, però, dannati o redenti, sarà restituita la medesima carne trasformata, che si corruppe e andò dissolta: «in qualunque aura o seno della natura la polvere del corpo umano sia caduta», essa «ritornerà a quell’anima, che prima» animò la carne, «affinché vivesse e crescesse». Tutti risorgeranno nei «medesimi corpi», «nello stesso numero», «quali erano prima» e «costituiti dalle medesime parti». L’eccezione dei santi è che il volto, in particolare, giovane e perfetto, sarà rivestito della gloria divinizzante di Dio, che si esprime nella bellezza e nella proporzione somma, sul modello del Cristo risuscitato e glorioso: sarà allora del tutto evidente, in loro, l’immagine e la somiglianza primigenia con Dio, quanto alla forma, quanto alla sapienza e quanto alla volontà di ciascuno. Quali sono le ragioni profonde di tutto questo?
La risurrezione come opera della grazia e della giustizia
Essendo il primo principio – spiega Bonaventura – «potentissimo», «clementissimo» e «giustissimo», è necessario che l’«opera della retribuzione» – alla risurrezione – «avvenga secondo ciò che esige la rettitudine della giustizia, la riforma della grazia e il compimento della natura». In Dio, cioè, giustizia e misericordia «in nessun modo possono separarsi l’una dall’altra». Quanto alla giustizia, è necessario che l’uomo, meritando o demeritando, sia con l’anima che col corpo, «sia punito o premiato in entrambi». Quanto alla grazia, il corpo non può che essere «assimilato a Cristo capo»: l’uomo risorge per grazia, poiché Cristo è risorto e vuole che l’uomo viva per sempre. Quanto infine alla natura, la persona umana non può esistere che nell’unione di anima e corpo, secondo il volere sapiente di Dio. La persona, quindi, risorge per grazia, è premiata o punita per via della giustizia ed è l’unione di anima e corpo affinché la natura umana sia per sempre completa.
È da osservare che la natura, da sola, non può portarsi a compimento, ma è richiesta l’azione della «somma potenza, clemenza e giustizia», l’azione di Dio. Né la natura può rinnovare ciò che è stato rovinato dal tempo, dalle malattie e dai vizi. Soltanto la grazia può sovvenire al danno della morte: essa ci «rende conformi a Cristo, nostro capo, nel quale – continua il Dottore – non vi fu alcun difetto nelle membra, bensì perfetta età e debita statura e formosa figura». Così pure i santi gli somiglieranno nelle divine proporzioni e persino l’età apparente del volto (poiché nell’eternità non c’è più il tempo) sarà ricalibrata «al numero di anni che aveva Cristo quando risorse».
Non è un caso, in questo senso, che a Lourdes o a Fatima la Madonna sia sempre stata descritta dai veggenti come una giovane e bella signora. Anche diversi altri santi si sono manifestati nella storia con le loro fattezze giovanili, come a indicare l’inefficacia distruttiva del tempo rispetto alla potenza risanatrice di Dio.
Le “quattro doti del corpo glorioso”
Una grande speranza, contro l’angoscia provocata dalla morte, giunge dallo stesso san Paolo, che prova a confortare Corinzi e Tessalonicesi svelando un «mistero». Ai Tessalonicesi dice: «Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore» (1Tes 4, 16-17). E ai Corinzi: «Non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba» (1Cor 15, 51-52).
San Tommaso d’Aquino, nel suo Commento alla prima lettera ai Corinzi, interpreta l’espressione «in un batter d’occhio» come esclusione dell’«errore di coloro» che negano la risurrezione contemporanea dei morti. Lattanzio, ad esempio, credeva che i martiri risorgessero mille anni prima degli altri. Secondo un altro errore, anche il giudizio universale si protrarrà per mille anni: la simbologia del battito dell’occhio, al contrario, esclude che nell’eternità vi sia un tempo percettibile. Tommaso ritiene poi che l’«ultima tromba», richiamata da san Paolo, non sia null’altro che la «voce di Cristo», ossia la «stessa presenza di Cristo resa manifesta al mondo», come del resto sosteneva anche san Gregorio Magno. In ogni caso, san Tommaso riprende la dottrina paolina delle «quattro doti del corpo glorioso», che sono «impassibilità, chiarezza, agilità, sottigliezza». Il corpo risorto nella gloria sarà dunque impassibile, poiché impossibilitato alla sofferenza e alla morte. Sarà chiaro, nel senso che sarà privo di ogni bruttura o vizio. Sarà agile, poiché obbedirà prontamente all’anima, senza la soma e l’inerzia che lo caratterizzava nel tempo. E infine sarà sottile, assomigliando alla realtà spirituale dell’anima.
Risurrezione della carne
Anche sant’Agostino d’Ippona, nel Discorso n. 362, propone la sua esegesi dei passi di san Paolo, specialmente a proposito dell’espressione «tutti saremo trasformati». È la carne – spiega Agostino – ad essere trasformata, non il corpo. La carne e il sangue, infatti, così come sono nel secolo, «non possono ereditare il regno di Dio», come dice l’Apostolo ai Corinzi. E quindi «carne e sangue non potranno ereditare il regno di Dio, perché la carne risorgendo sarà trasformata in quel corpo libero dalla corruzione mortale, che non potrà più essere detto carne e sangue». Sarà invece detto «corpo celeste», a differenza del «corpo terrestre», che invecchia e muore.
Agostino sostiene anche l’importanza di una precedente «risurrezione dello spirito», privilegio di coloro che rinascono dallo Spirito, che appartiene all’ambito della fede e senza la quale non vi può essere risurrezione beata. In assenza di una rinascita nello Spirito, a seguito della conversione e della penitenza, il corpo risorgerà per condividere la pena dei dannati. Sono allora due – dice Agostino – le risurrezioni: è in errore però colui che nega la risurrezione della carne, per il fatto che si è già verificata quella dello spirito.
La Beata Vergine Maria, senza ombra di peccato e già risorta nello Spirito, fu risuscitata e assunta al Cielo nella pace. La morte di Maria – scrive sant’Alfonso Maria de’ Liguori – «fu tutta pace e consolazione, perché la vita sua fu tutta santa». La nostra morte, invece, «non sarà così e i peccati ben verranno a spaventarci in quel punto». «Ma sentite», ci conforta il santo: «Per chi lascia la mala vita e si mette a servire Maria, sarà pensiero di questa buona Madre aiutarlo in quel punto, e farlo morire consolato».
Silvio Brachetta
Don Pierpaolo Maria Petrucci è il nuovo Rettore della Chiesa di Saint Nicolas du Chardonnet a Parigi. Al già Priore di Rimini e poi Superiore del Distretto Italiano, le nostre congratulazioni e l'augurio di buon ministero.
RispondiEliminaChe bello! Auguri!
EliminaUn degno figlio di Monsignore e italiano alla guida della "cattedrale della Fraternità".
Ottimo inizio del governo Pagliarani!
Mi spiace ma nella Costituzione dogmatica Muneficentissimus Deus pio XII, come noto, esclude volutamente il termine "morta". Dice infatti "...al termine della sua esistenza terrena" lasciando aperta la discussione sulla morte o non morte della Madonna. Sostenere la non morte significa sostenere la posizione degli orientali che parlano di "dormitio Virginis". La Madonna non è morta perché: la morte è la più tremenda delle conseguenze del peccato originale, ora dalle conseguenze del peccato originale fu preservata immune la Santissima Vergine Maria (dogma dell'Immacolata Concezione). Ne deriva che se si dichiara che la Madonna è morta, si cade in aperta contraddizione fra i due dogmi. Or questo è impossibile. Maria è già stata redenta nel suo concepimento immacolato e per conseguenza è la prima dei redenti in virtù della morte redentrice del Cristo, Corredentrice Ella stessa. Che poi si adduca come motivazione della morte della Madonna il fatto che sia morto Gesù dunque doveva necessariamente morire anche Maria, non regge perché la morte di Gesù era necessaria per la redenzione del genere umano, quella di Maria no. Casi di non morte nella Scrittura Sacra ve ne sono altri, cito come esempio quello di Elia rapito su un carro di fuoco. Dunque ne consegue che nella gloriosa Assunzione vi è un attimo di assopimento dagli affanni della vita terrena e trionfalmente prelevata dagli Angeli, Dormiente, oltrepassa il confine terrestre per quello celeste. In Sardegna vi è l'usamza del simulacro dormiente della Vergine, si può osservare in alcuni paesi l'uso di tenere sollevate verso il cielo le braccia, uso che viene appunto interpretato come atto legato alla vita e non alla morte. La Sardegna tramanda dal tempo della dominazione bizantina anche le flessioni dottrinali teologiche legate all'oriente.
RispondiEliminaLa nostra fede consente che facciamo uso della ragione. E mi permetto una considerazione piuttosto semplice. La Vergine Santa è stata preservata dal peccato originale ma ciò non toglie che, per retaggio familiare, la sua natura umana sia priva dei doni preternaturali propri della creazione originaria, tra cui l'immortalità (insieme a integrità impassibità e scienza infusa). Per cui il fatto che anche lei abbia attraversato la morte di certo non scandalizza anche se appare del tutto comprensibile la Sua Assunnzione al cielo.
RispondiEliminaAncorché il dogma (anomalo) di Pio XII non lo specifichi, è generalmente inteso che la Beata Vergine si addormentò senza andare incontro alla morte corporale, fu sepolta nel Getsemani e il terzo giorno (analogia con la Risurrezione) fu assunta al cielo in anima e corpo. Questa non è solo la tradizione bizantina, ma di tutta la Chiesa: l'Iconografia occidentale rappresentò abitualmente la dormitio Virginis fino al Cinquecento (la prima Assunzione modernamente intesa è quella del Tiziano, probabilmente). Poi se vogliamo chiamare morte questa dormizione, dobbiamo però tenere per fede che non si ebbe corruzione del corpo. Con queste parole ne parla San Germano:
RispondiElimina"Come avresti potuto essere concepita e poi svanire in polvere, esclama san Germano, Tu che, per la carne che desti al Figlio di Dio liberasti il genere umano dalla corruzione della morte? Era mai possibile che il vaso del tuo Corpo, che fu pieno di Dio, se ne andasse in polvere, come qualsiasi carne? Colui, che si è annientato in te, è Dio fin dal principio e perciò vita, che precedette i secoli, ed era necessario che la Madre della Vita abitasse insieme con la Vita e cioè che si addormentasse per un istante nella morte, per assomigliare a Lui e che poi il passaggio di questa Madre della Vita fosse come un risveglio".
Anche l'antica colletta che accompagnava la processione papale a Santa Maria Maggiore parla di morte ma ben si guarda dal considerarla corporale. Il testo della stessa è peraltro analogo a un passo delle tre omelie per la festa di S.Andrea di Creta:
Veneranda nobis, Domine, hujus diei festivitas, in qua Sancta Dei Genetrix mortem subiit temporalem. Nec tamen mortis nexibus deprimi potuit, quae Filium tuum Dominum nostrum de se genuit incarnatum.
A parte S. Epifanio, tutti i Padri della Chiesa, oltre all'Aquinate, intendono la Dormizione come una vera morte, seguita nondimeno dalla risurrezione prima della corruzione della carne, e dalla Assunzione della Vergine. In altre parole, la Madonna ha sperimentato in anticipo il destino dei beati nel Giudizio universale.
RispondiEliminaSecondo alcuni, ad esempio S. Francesco di Sales, anche San Giuseppe sarebbe stato assunto in cielo - non abbiamo reliquie del suo corpo - ma la Chiesa non si è mai espressa in merito.
Enoch ed Elia, insieme ai giusti resuscitati il Venerdì Santo e apparsi a Gerusalemme, torneranno invece nei tempi ultimi per predicare il Vangelo e subire il martirio.
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RispondiEliminaAndrea del Castagno, L'Assunta fra S. Giuliano e San Miniato - Berlino, Staatliche Museen - Commissionata per la chiesa fiorentina di S. Miniato fra le Torri, era terminata il 20 aprile 1450.
RispondiEliminaAndrea del Castagno (Castagno, Firenze,1421 ca - Firenze 1457)
Questa non la ricordavo (pur conoscendola). Comunque ne esistono altre del Quattrocento, ma di solito si accompagnano alla raffigurazione della Dormizione, come quella del Ghirlandaio. In generale però è un soggetto che non compare nella produzione altomedievale.
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RispondiEliminaAffermare che il dogma mariano proclamato da Pio XII è "anomalo",
oltre ad essere offensivo per il Papa, non è da veri cattolici.
Z.
È anomalo quanto a metodo, perchè non v'era necessità (ovvero un'eresia che minasse questa verità di fede). Non vedo per quale motivo dovrebbe essere offensivo riconoscere un'anomalia nella proclamazione dogmatica, senza peraltro parlare del contenuto de fide del dogma.
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RispondiEliminaOffensivo per Pio XII perché ne mette in dubbio la capacità di giudizio,
come se avesse sbagliato a giudicare necessaria la proclamazione di un
dogma del quale non ci sarebbe stato bisogno, secondo "Unam Sanctam",
visto che non era minacciato
da eresie. Nel proclamare questo dogma, non dobbiamo ritenere che il Papa
fosse ispirato dallo Spirito Santo?
Insinuare l'anomalia "nel metodo" aiuta inoltre a respingere il dogma, come
fanno i c.d. Ortodossi o grecoscismatici, se non erro, cadendo apertamente
nell'eresia.
Z.
La fisica quantistica ha dimostrato che se prendi 2 elettroni o particelle e poi li separi, a prescindere dalla loro distanza, essi rimarranno in comunicazione, ciò che accade a uno, avviene istantaneamente all'altro, questo è l'Entanglemant: Intreccio
RispondiEliminaFonti scientifiche affermano che si è arrivati a un punto in cui per spiegare certi fenomeni e le leggi che li governano è necessario ricorrere a elementi metafisici.
Cioè, la metafisica scacciata dalla porta rientra dalla finestra...
Sull'"anomalia"... Quanto segue è un misto di letture di tesi di terzi e mia rielaborazione, di cui vi chiedo un'opinione.
RispondiEliminaPremessa: i Dogmi Mariani sono a protezione di quelli a proposito di Cristo: la loro esistenza è una specie di linea di difesa esterna che gli eretici devono affrontare prima di mirare al loro vero obiettivo. Prova del nove è la nulla considerazione che hanno i Protestanti per la BVM, in modo da poter sostituire il vero Cristo con una loro idea.
Dato di fatto: i Dogmi Mariani sono quattro e risalgono agli anni: 431, 553, 1854, 1950. Ovvero sono capitati a coppie, distanziati di circa un secolo, separati da quasi un millennio e mezzo.
Considerazione: mi dico che lo Spirito Santo li ha ispirati nei momenti di maggiore crisi. Nel IV secolo ci fu la crisi Ariana, che poi lasciò vari strascichi che durarono a lungo: se non erro l'arianesimo sopravvisse per qualche secolo alla sua sconfitta ufficiale. Così, dunque, si spiegano i due dogmi recenti, guarda caso proprio nel periodo in cui la Chiesa inizia a subire prima i pesanti attacchi liberal-massonici, poi modernisti e neo-modernisti, molto gravi perché riescono a penetrare al suo interno.
Nelle mariofanie di Amsterdam, d'altronde, la Madonna ha chiesto un Quinto Dogma, quello che dovrebbe attribuirle il titolo di Corredentrice, associandolo alla fine della crisi attuale.
Dunque, a parte la considerazione che un Papa come Pio XII certamente è stato ispirato dallo Spirito Santo, mi pare di poter dire che si vede uno schema. Inoltre Pio XII - detto sbrigativemente - appare direttamente coinvolto nel filone delle mariofanie per mezzo di Cornacchiola.
Dunque, se "anomalia" c'è stata, non è nella proclamazione del dogma, quanto nella situazione anomala in cui si trova la Chiesa, sottoposta al più grande attacco della sua storia, di cui il dogma è parte della reazione difensiva suscitata dallo Spirito Santo.
La festa della Dormizione della Madre di Dio nella tradizione bizantina.
RispondiEliminaCelebriamo colei che è trono del Re
Tutte le liturgie delle Chiese cristiane hanno un senso catechetico e mistagogico molto chiaro. E questo lo vediamo sottolineato chiaramente nelle liturgie dell'Oriente cristiano: la liturgia è un maestro nella fede dei fedeli, essa è impregnata di elementi che gli istruiscono nelle verità della fede. In modo particolare questa mistagogia, questa catechesi attraverso la liturgia, la troviamo nelle celebrazioni della Madre di Dio, di Colei che accolse nel suo grembo il Verbo eterno di Dio. La presenza della Madre di Dio scandisce i diversi momenti dell’anno liturgico delle Chiese di tradizione bizantina: la prima grande festa nel ciclo liturgico è quella dell’8 settembre cioè la Nascita della Madre di Dio, e si chiude con la festa del 15 agosto, la Dormizione della Madre di Dio.
Tutto il mistero di Cristo che si celebra lungo l’anno liturgico ha inizio con la nascita di Maria, e si conclude con il suo transito e la sua piena glorificazione. L’Oriente cristiano, fin dall’inizio, ha contemplato Maria sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato. Le Chiese di Oriente, rivolgendosi alla Madre di Dio, sanno di rivolgersi a colei che intercede presso il suo Figlio. La festa del 15 agosto, che nei libri liturgici bizantini porta il titolo di “Dormizione” della Madre di Dio, ne celebra il transito e la piena glorificazione inquadrandoli nel mistero pasquale di Cristo stesso; essa è una delle feste anche più popolari tra i fedeli. Infatti, è preceduta dalla cosiddetta “piccola Quaresima della Madre di Dio”, un periodo di preghiera e di digiuno che inizia il primo agosto; in queste due settimane di sera si celebra l’ufficiatura della Paraclisis (parola greca che significa “supplica”, “invocazione”, “consolazione”), ed è un’ufficiatura molto popolare ed amata dai fedeli.
La versione più arcaica della Paraclisis rissale al IX secolo, ed ha una struttura simile a quella del mattutino: la benedizione e le preghiere iniziali, la recita di due salmi: il 142 ed il 50, ed il canto delle nove odi della Paraclisis. Ognuno dei tropari delle odi inizia con l’invocazione: “Santissima Madre di Dio, salvaci”; cioè Maria, generando il Verbo di Dio incarnato, da lui ci porta la salvezza. Dopo l’ode sesta c’è la proclamazione del Vangelo nella pericope della visitazione di Maria a Elisabetta. Dopo la terza e la sesta ode e alla fine della celebrazione, il sacerdote canta diverse litanie in cui fa memoria di tutta la Chiesa e specialmente di coloro per cui si prega in modo speciale.
Il testo delle odi è un’intrecciatura di invocazioni alla Madre di Dio e a Colui che lei ha generato, Cristo. Tutto il testo è percorso dalle affermazioni della incarnazione del Verbo, della divina maternità di Maria e quindi della sua potente intercessione: “Ti prego, o Vergine, dissipa il turbamento della mia anima… tu infatti, o sposa di Dio, hai generato il Cristo, l’autore della se¬rena quiete, o sola tutta immacolata”. I titoli con cui Maria viene invocata sono legati sempre alla sua divina maternità: “Madre di Dio”, “Vergine”, “Madre del Verbo incarnato”, “Madre divina”; oppure altri titoli legati alla sua funzione, al suo posto, nel mistero della redenzione: “Potente interceditrice, baluardo inespugnabile, fervida avvocata, fonte di misericordia, causa di letizia, fonte di incorruttibilità, “torre di sicurezza”.
RispondiEliminaIl rapporto stretto tra Cristo e Maria viene sottolineato in diverse delle strofe con il legame tra il dono, la grazia fatta da Maria e la fonte da cui il dono scaturisce, cioè Cristo stesso: “…metti la pace nella mia anima, o Vergine, con la pace serena del tuo Figlio e Dio… guariscimi, o Madre di Dio, tu che sei buona ed hai partorito il Buono”. E in una delle strofe della terza ode troviamo tutto un gioco con i termini: benefattore, bene, beneficio; Maria generando il Benefattore, ne assicura i benefici per tutti coloro che a lei si affidano: “Tu che hai partorito il benefattore, la causa di tutti i beni, fa’ scaturire per tutti la ricchezza dei suoi benefici… perché hai generato il Cristo, che è potente nella sua forza…”. Ben diverse volte nel testo Maria è invocata col titolo di “sposa di Dio”, collegato sempre a Colui che lei come sposa e madre genera, il Verbo incarnato. Lei salva dalle onde delle passioni perché partorisce il “nocchiero” della nave della Chiesa stessa; lei è fonte di compassione perché genera Colui che è compassionevole: “Tu che hai partorito il nocchiero, il Signore, placa il tumulto delle mie passioni e le violente ondate delle mie cadute, o sposa di Dio… Concedi, a me che ti invoco, l’abisso della tua amorosa compassione, tu che hai partorito il compassionevole…”. La verginità di Maria è cantata quasi come fertile dei doni per coloro che la invocano: “Non trascurare, o Vergine, quanti chiedono il tuo aiuto… o Vergine, tu riversi l’abbondanza delle guarigioni su quanti con fede ti celebrano, o Vergine… Tu guarisci le infermità della mia anima o Vergine…, tu allontani gli assalti delle tentazioni, o Vergine…”.
A conclusione della celebrazione, troviamo un ultimo tropario che collega il canto della Paraclisis alla festa della Dormizione il giorno 15 agosto: “Apostoli, qui radunàti dai confini della terra, nel podere del Getsemani seppellite il mio corpo. E tu, mio Figlio e Dio, accogli il mio spirito. Dolcezza degli angeli, gioia dei tribolati, protezione dei cristiani, o Vergine, Madre del Signore, vieni in mio soccorso e dai tormenti eterni scampami. Ho te quale mediatrice presso il Dio amico degli uomini: che egli non mi accusi per le mie azioni davanti agli angeli; ti supplico, o Vergine, vieni presto in mio aiuto. Torre tutta intrecciata d’oro e città dalle dodici mura, trono che stilli sole, seggio del Re, incomprensibile prodigio! Come puoi allattare il Sovrano?”
+ Manuel Nin O.S.B.