Purtroppo già da qualche tempo in alcune parrocchie si sente risuonare la nuova versione del Pater. Per questo riprendiamo il discorso e continuiamo a parlarne. Precedente qui.
Nell’intervista al cardinal Giuseppe Betori – Avvenire 10/7/2017 – si ha conferma di una prossima correzione del testo evangelico, così come voluta dal Papa Francesco I, d’intesa con i più dotti biblisti in circolazione. “Un Lavoro di squadra”, osserva compiaciuto il presule fiorentino, che ha stabilito essere, il passo di Matteo 6, 13 “E non ci indurre in tentazione” del tutto inaccettabile poiché – ragionano Papa Francesco, il cardinal Betori e la squadra dei biblisti – Dio, che è somma bontà ed infinita misericordia, non può mai ‘indurre’ in tentazione. Pertanto, posta tale ‘verità’, il verbo incriminato va sostituito con altro più corrispondente alle predette divine bontà e misericordia.
Ed ecco, allora, uscire dal cilindro del vocabolario conciliare la magica soluzione sostitutiva: “Non ci abbandonare alla tentazione”, formula che, pur non essendo – al settembre 2018 – stata sancita in AAS, vien recitata qua e là. Una formula, come abbiam detto sopra, che determina una doppia nefasta deriva: teologica e semantica e di cui ci apprestiamo a rendere conto e ragione.
Il N. T., come si sa, è scritto in lingua greca che, pur diversa essendo dall’aramaico parlato da Gesù, è testo canonico su cui si fondano l’intera Rivelazione e il ‘Depositum fidei’. Ciò per dire che, greca o aramaica la versione, niente cambia ai fini della inerranza della Parola di Dio fattosi uomo.
Cosa dice, allora, Gesù (Mt. 6, 13)?. Dice testualmente “kài mè eisenègkes emàs èis peirasmòn, allà rysai emàs apò tù ponerù”, corrispondente al latino della Vulgata di San Girolamo“et ne nos inducas in tentationem sed libera nos a malo”, cioè, “E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”.
Papa, cardinal Betori e squadra di biblisti affermano che Dio non induce in tentazione. Bene, ci dicano allora, che cosa voglion significare le tante prove – vere e proprie induzioni in tentazione – a cui, come racconta il V. T., il Signore sottopone Israele, i profeti, Abramo, Giobbe, così come recita il salmo 138, 1 e come si legge nel N. T. – vangelo di Matteo 4, 1/11 – lo stesso Gesù essere indotto in tentazione, messo alla prova come espressamente recita il testo greco “Tóte o Iesùs anèchthe éis tèn érmon ypò tù Pnèumatos peirasthènai ypò tù diabólu” – Tunc Iesus ductus est in desertum a Spiritu, ut tentaretur a diabolo – Allora Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito (Santo) perché fosse tentato dal diavolo.
Non c’è ragione per dilungarci a dimostrare quanto presuntuosa ed offensiva sia la decisione di cancellare il verbo ‘indurre’ per ‘abbandonare’ in quanto è chiarissimo, anche ai ciechi, il potere e la volontà che Dio ha di imporre prove, cioè, ‘indurre in tentazione’, così come bene recita il salmista.
Gravissimo atto di protervia culturale e di ribellione, pertanto, si pone, sotto l’aspetto teologico, siffatto tentativo di correggere il Verbo di Dio ritenuto non al passo dei tempi. Eresìa, non v’è dubbio.
Ora, se con la sostituzione di ‘indurre’ con ‘abbandonare’ s’è compiuta, riferita al versante teologico, un’azione eretica e un’offesa a Colui che è Verità, sotto quello semantico s’è raggiunto il massimo del ridicolo. I soloni, che pretendono di rettificare Cristo, sono naufragati nel mare del tragicomico peggiorando ancor il criticato ‘indurre’. Noi, pertanto, con l’ausilio della sola analisi etimo/logico/semantica dei due verbi – indurre/abbandonare – dimostreremo come l’adozione del secondo realizzi una visione addirittura sacrilega. Vediamoli.
a – Indurre. Verbo che ricalca il latino ‘in-ducere’ – condurre verso – e che, nelle varie e molteplici circostanze in cui viene flesso, sta a significare un dinamismo con cui un soggetto spinge e/o viene spinto a comportamenti, gesti per lo più negativi come: indurre in errore, indurre a delinquere . . . Ora, considerando l’etimo e la semantica, si può notare come nel composto in-durre sia presente un iniziale moto a cui il soggetto collegato non viene necessariamente coartato a cedere tanto, che l’indurre in tentazione altro non è che un ‘tentativo’, operazione che sollecita un alcunché ma non a condurlo a termine. Abbiam detto sopra che Dio ‘mette alla prova’ sì come appare, fra i numerosi, dagli esempî di Giobbe e di Gesù, due che, in modo diverso, seppero respingere l’induzione dandoci il modello per come si possa superare un momento critico.
Fatto, pertanto, chiaro che lo ‘indurre’ del Padre Nostro esprime la volontà di Dio secondo la quale Egli mette alla prova, non è automatico che l’uomo debba cadere nel peccato in quanto il suo libero arbitrio, illuminato e ammaestrato dalla Legge divina, gli permette la conoscenza del Bene e del male e, quindi, la volontà di resistere e vincere.
Colui che pratica sport estremi, l’acrobata, il rocciatore, mette se stesso alla prova, si ‘induce’ nel rischio non perché debba sicuramente fallire ché non avrebbe senso alcuno sfidare il proprio limite se non venisse posta a priori la volontà di superare la linea che segna le due aree: la sconfitta e la vittoria.
b – Abbandonare. Verbo di etimologìa varia che gli specialisti riconducono a un antico francese “à ban donner” – dare in balìa di – o ad un “a bando dare” – proscrivere, lasciare definitivamente. Comunque lo si usi, mantiene un significato di larga univocità, e cioè: lasciare qualcuno/qualcosa senza aiuto, senza protezione, dimenticare volontariamente o non qualcuno/qualcosa. Insomma, il concetto che ne vien fuori dice come l’abbandonare valga azione che, riferita alla nuova formula del corretto Padre Nostro, farebbe di Dio un Essere perfido o scordarello che, caduto l’uomo in tentazione, ve lo lascia senza aiuto, senza possibilità di recupero, senza mezzi di riscatto, disinteressandosi di lui. Ora, sarebbe paradossale che nella preghiera, insegnataci da Cristo stesso, si chieda al Padre di non ‘abbandonarci’ alla tentazione, di non lasciarci soli e privi del suo aiuto. Una pezza, come ben si avverte, peggiore del buco che si vorrebbe rammendare, a gloria del Pontefice, del cardinal Betori e della squadra degli acculturati biblisti.
Noi ci sentiamo in dovere di consigliare costoro a non avventurarsi in conflitti con la Parola di Cristo ché la sconfitta, così come la figuraccia, è sicura, oltre che lo scotto da pagare.
Cosicché, appare chiaro come la sostituzione del dinamico indurre con lo statico abbandonare renda un pessimo servigio alla Verità e riveli la smania revisionistica della neoChiesa che, per modellare una pastorale a sola caratura umana, fa la pesa alla Parola di Dio. Ma la rivoluzione bergogliana, che gronda misericordia da ogni artiglio, va avanti inarrestabile fidando sulla parola (!) di p. Arturo Sosa, attuale ‘papa nero’, il gesuita che afferma come, per essere bravi cristiani di oggi, sia necessario contestualizzare storicamente, cioè secondo l’hegeliano ‘zeitgeist ‘ – lo spirito del tempo – la Parola di Cristo il quale, lo si dica chiaro e schietto e lo si sappia, non disponeva di registratori vocali, per cui – come si dice in tali casi – “Verba (Christi) volant” – le parole (di Cristo) volano.
Luciano Pranzetti [Fonte]
Guardando l'insieme di questi anni di anti-magistero, mi chiedo quali siano stati i pensieri che hanno formato queste teste, quali i sentimenti che hanno scaldato questi cuori, quali gli atti che hanno forgiato queste volontà? Quali sono stati? Quali? A mio parere qui c'è solo ed unicamente l'inveterato odio, di cui scrive Manzoni quando tratteggia la figura della monaca di Monza. Di inveterato odio si tratta. Lascio ad altri l'indagine di scavo sui perché e sui per come. Questo anti-magistero si fonda su un inverato odio verso Dio, Uno e Trino, verso la sua Creatura, l'essere umano, verso la Chiesa. Altro motivo sintetico di tutta questa rovina, prodotta con tale implacabile furore devastatore, non lo trovo.
RispondiEliminaNon riuscirò mai a capire perché se qualcuno dovesse scandalizzarsi che Dio possa portare qualcuno a misurarsi con una prova (la tentazione non è il peccato, ma solo l'anticamera della possibilità di commetterne uno), quello stesso qualcuno non dovrebbe scandalizzarsi al pensiero che Dio possa addirittura abbandonarlo in quel momento! E' davvero assurdo.
RispondiEliminaGesù ci insegna a pregare il Padre osando addirittura chiederGli di non essere messi alla prova, perché è da umili non presumersi troppo capaci di superarla. Ma Gesù sperimenta su di sé la tentazione iniziale (nel deserto) e quella suprema (il Getsemani) accettandole, disposto ad obbedire la Volontà del Padre che glielo chiede.
Siamo diventati incapaci di separare la tentazione dal peccato e la prova dal male. Per noi la semplice ipotesi di una prova è automaticamente e necessariamente un male. Invece il Padre Nostro passa dal fare la volontà del Padre, in terra come in Cielo, per essere liberati dal male (non dalla prova!).
Siamo così sicuri di aver interpretato Dio meglio di chiunque altro prima di noi, da arrivare a pensarlo capace di abbandonarci e lo preghiamo di non farlo! Diciamo al Padre che non ci abbandoni e ci sembra così di santificarne il nome! Invece se diciamo al Padre di non educarci con dei test troppo esigenti gli mancheremmo di rispetto... Mah.
Grazie irina e tralcio!
RispondiEliminaE vabbé, se l'inferno è vuoto o non esiste, come afferma Bergy, tutto fa brodo. Sembra comunque chiaro che un certo numero di individui abbiano scelto la professione di prete solo per adescare e omosessare....
RispondiEliminaSiamo così sicuri di aver interpretato Dio meglio di chiunque altro prima di noi, da arrivare a pensarlo capace di abbandonarci e lo preghiamo di non farlo!
RispondiEliminaConcordo, ma direi di più: come ci permettiamo di interpretare le parole chiarissime di Gesù? Le parole di Gesù non vanno interpretate, ma semplicemente accolte! Sempre che si vogliano accettare. Ma questa è un'altra cosa.
Dio ce ne guardi!
RispondiEliminaPenso ai poveri preti che nelle messe saranno costretti a subire anche questa ennesima imposizione e ai fedeli che ancora resistono e frequentano.
Ma se è chiaramente contro il vangelo potranno esimersi dal farlo? A quale prezzo? Ciascuno continuerà a recitare il Pater come ha sempre fatto? Cambieranno anche il testo latino?
Tre i punti nodali identificati dai vescovi: la misericordia come forma del Vangelo; il popolo di Dio quale soggetto dell'evangelizzazione, attuata nella relazione con la cultura e la pietà popolare; la sinodalità come metodo della riforma della Chiesa e modo della sua presenza nel mondo. Il confronto, si legge nel comunicato finale, «ha fatto emergere come la questione antropologica oggi richieda di procedere a partire - più che dalla dottrina - dalla vita e dall'esperienza». Su questo sfondo i vescovi «avvertono la sterilità di chi si limita a ripetere gesti e parole, nella convinzione di doversi invece impegnare per individuare una strada peculiare che coniughi l'identità della Chiesa italiana - oggi compromessa da processi di secolarizzazione - con la ricchezza del Pontificato». Un percorso che richiede una pastorale territoriale, un coinvolgimento convinto degli operatori, l'apporto delle facoltà teologiche, dell'Università Cattolica e degli stessi media della Cei.
RispondiEliminahttps://www.toscanaoggi.it/Vita-Chiesa/Cei-Assemblea-generale-straordinaria-di-novembre-per-approvazione-Messale-Romano
http://blog.messainlatino.it/2018/10/terza-edizione-del-messale-imminente-e.html
@ Viandante: guarda che il problema dell'andare contro le parole di Gesu per Bergoglio è un falso problema per via della mancanza di registratori..loro considerano il vangelo già una interpretazione creativa dell'esperienza di fede della prima comunità credente. In base a ciò si permettere cotanta corruzione dei testi. Massimo
RispondiElimina"L'identità della chiesa italiana con la ricchezza del pontificato......ma di cosa parla, quale pontificato? Altroché la supercazzola, e ci vuole pure un'assemblea riunita per arrivare a ciò.......poveri noi!
RispondiEliminaLa deriva cattolica è colpa di questi eretici senza Dio, spalleggiati dal loro capo seduto sul soglio di Pietro.... Deriva morale, etica, sociale, ideologica..
RispondiEliminaIndegnamente e illecitamente seduto...
EliminaOT.
RispondiEliminahttps://www.ilquotidianodellazio.it/m/articoli/31915/pompei-non-fu-distrutta-il-24-agosto-del-79-d-c?edizione=italia
La prova, a cui tutti sono stati sottoposti, prima gli angeli e poi gli uomini da Adamo ed Eva in poi, è la fonte del premio se superata, il merito si acquista con la prova. Senza prova nessun merito, quindi ben venga la prova ma chiedendo al Padre di aiutarci a stare in piedi. Ed anche il demerito viene dall'esito della prova. La prova è necessaria, la tentazione, senza acconsentimento della volontà, aumenta il merito, lo raffina.
RispondiElimina@Massimo
RispondiEliminaCapisco cosa intendi dire.
Comunque la parola di Gesù è stata accolta dagli apostoli, dai numerosi discepoli e dagli evangelisti e tutti concordemente (la Chiesa) hanno accettato come veritiere e degne di essere trasmesse ai posteri le sintesi della vita e degli insegnamenti di Gesù contenute nel Nuovo Testamento.
Noi crediamo ai Vangeli per la fiducia che riponiamo nella Chiesa (e a coloro che nella Chiesa ebbero l'ufficio di determinare quali fossero i libri che dovevano far parte del canone biblico).
Ora con che autorità, dopo 2000 anni, un pontefice e coloro che lo attorniano, si permettono di dire che Gesù aveva detto o voleva dire altro? Noi dovremmo credere a loro e avere maggior fiducia in loro che in chi li ha preceduti sin dall'inizio dell'era cristiana? Si ritengono più meritevoli di fiducia di quei papi e santi che relativamente presto misero per iscritto tutto quanto meritava di essere trasmesso? O loro hanno davvero trovato le registrazioni in questione?
Suvvia, questa fiducia si dissolve in nulla non appena ci mettiamo a sfogliare la cronaca degli ultimi anni!
Il rispetto può essere dovuto, la stima e la fiducia va conquistata.
Fuori tema :
RispondiEliminaTrovo bellissima questa maiolica , quanto costera' replicarla ?
Penso a un bel dono alla Parrocchia (magari insieme al libro del Prof. Don Romano Nicolini ), magari il Parroco storcera' la bocca e la mettera' in un cassetto ma intanto avro' fatto sorridere l'Autore della preghiera . Pensate che sarebbe un affronto ?
Eh sì perche' la mia idea, convengo cattivella , sarebbe di regalarla a quel Parroco che Domenica 14 u.s. ha declamato , col microfono a non so quanti decibel , il Padre nostro di nuovo conio . Padre nostro nuova versione 2018 gia' adottato con entusiasmo da qualche fedele .
RispondiEliminaPADRE NOSTRO Figliuolo di Dio e mio Signore, quanti beni ci date in questa prima
RispondiEliminaparola! Vi abbassate fino a unirvi con noi nelle nostre domande. Vostro Padre in tal modo ci
deve sopportare, malgrado i nostri gravi peccati; perdonare come al figliuol prodigo tutte le
volte che ritorniamo ai suoi piedi; e procurarci di che vivere, come si conviene a un buon
Padre; anzi, vincere in bontà tutti i padri del mondo, come Colui che è la perfezione di ogni
bene; e infine renderci partecipi ed eredi con Voi di ogni sua ricchezza.
CHE SEI NEI CIELI [Carissime sorelle,] credete che importi poco sapere che cosa sia il cielo
e dove si ha da cercare il vostro adorabilissimo Padre? Ricordate ciò che dice S. Agostino, il
quale dopo aver cercato Dio in molti luoghi, lo trovò finalmente in se stesso. Assai importante
dunque è comprendere che il Signore sta in noi, e che in noi dobbiamo tenergli compagnia.
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME, VENGA IL TUO REGNO Chi è colui che, malgrado ogni sua
leggerezza, avendo da domandare una grazia a una persona di riguardo non pensi prima come
domandargliela, per non essere villano e dispiacerle? Il buon Gesù, dunque, ci invita a dire le
parole seguenti, con le quali chiediamo che il regno di Dio venga in noi. Di tanto in tanto il
Signore, vedendoci spossate per la fatica del viaggio, ci inonda di tale serenità da farci capire
qualche cosa di ciò che godono coloro che Egli ha già introdotto nel suo regno. E questa è la
grazia di cui noi lo preghiamo.
SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ, COME IN CIELO COSÌ IN TERRA Quando la terra dell'anima
mia si sarà cambiata in cielo, sarà pure più facile che si compia in essa la volontà del Padre,
mentre senza questa trasformazione non vedo proprio come ciò possa farsi, non trattandosi
che di una terra sterile e vile. E queste due volontà andranno molto d'accordo; perché Dio,
vedendo che l'anima fa quello che Egli vuole, farà anch'Egli quello che ella vuole.
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO Il buon Gesù constatò le difficoltà che in
far questo avremmo dovuto superare, perché troppo deboli, troppo attaccati alla terra: Egli ci
avrebbe dovuto eccitare col metterci innanzi il suo amore per noi.
./.
./.
RispondiEliminaE RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI Sorelle,
considerate che non dice “Come perdoneremo”, ma “Come perdoniamo” facendoci
comprendere, con questo, che chi ha chiesto al Padre un dono così grande, come quello di cui
abbiamo parlato, e ha rimesso completamente la sua volontà in quella di Dio, deve aver già
tutto perdonato. Essere o non essere stimata importa poco a questa anima.
E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE, MA LIBERACI DAL MALE Il demonio ci fa credere di
avere una determinata virtù, supponiamo la pazienza. Ma io vi dirò che di simili virtù non
dobbiamo far conto, convincendoci di non conoscerle che di nome. Potremo credere che il
Signore ce n'abbia favorite soltanto allora che ci vedremo alla prova, perché può essere che
tutta la vostra pazienza se ne vada in fumo per una parola di offesa. Quando sarete molto
tribolate, lodate il Signore che comincia a insegnarvi cosa sia la pazienza.
Estratti dall’opera di S. Teresa di Gesù, composta nel 1566
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RispondiEliminaNuova traduzione del Padre Nostro: mons. Galantino (Cei), “verrà inserita nel nuovo Messale”
RispondiEliminahttps://www.agensir.it/quotidiano/2018/1/25/nuova-traduzione-del-padre-nostro-mons-galantino-ce9-verra-inserita-nel-nuovo-messale/
Cei, Assemblea generale straordinaria di novembre per approvazione Messale Romano
https://www.toscanaoggi.it/Vita-Chiesa/Cei-Assemblea-generale-straordinaria-di-novembre-per-approvazione-Messale-Romano
«l'opportunità per una formazione capillare, che riconsegni la ricchezza e l'irrevocabilità della riforma liturgica e i suoi punti essenziali: centralità della Parola di Dio, della Pasqua e della stessa assemblea. Ne consegue la necessità di rieducarsi a un'arte celebrativa, non soltanto evitando protagonismi o forme tradizionalistiche, ma promuovendo un'ampia ministerialità: sacerdote, lettore, animatore, cantore… si ritrovano unicamente nell'orizzonte del servizio». Qualificare in questa direzione la celebrazione, prosegue la nota, «significa aiutare il popolo a intuire la bellezza dell'opera di Dio e a vivere la liturgia come trasfigurazione della propria umanità». A partire da queste linee, il Consiglio permanente ha convenuto sull'importanza di un testo che accompagni la pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano.
RispondiEliminaTerribile e nefasta questa congerie di chiacchiere moderniste che aumentano la forbice tra i due Riti, ma soprattutto tra le generazioni e le diversità di fede che essi veicolano...
Preparerò un articolo.
Tremo , perche' prevedo che questa marcia forzata che ci vuole tutti protestanti togliera' di mezzo il Santo Sacrificio . A poco a poco , esattamente come la rana bollita , NSGC e' stato tolto dal centro , messo in un angolo della Sua casa , di lato , poi con le scuse piu' varie nella cappella laterale (così che a poco a poco la memoria dei fedeli si coprisse di polvere ),infine Lo metteranno nel retrobottega e di qui in cantina ? Suppongo che l'agenda che perseguono sia questa .
RispondiEliminaIl Santo Sacrificio , per riparare gli oltraggi , i sacrilegi, tutti i peccati del mondo . Senza il Santo Sacrificio la terra non stara' in piedi . Ecco , secondo me , questo sara' il colmo della sopportazione per la Madre e lascera' cadere il braccio di Suo Figlio .. .
Padre Pio : Alter Christus. Ipse Christus.
«La mia missione — confidò a Luigi Peroni, che fu direttore dei suoi gruppi di preghiera — finirà quando sulla terra non si celebrerà più la Messa» (cfr. p. 9 e p. 18). In altre occasioni aveva detto: «Il mondo potrebbe stare anche senza il sole, ma non senza la Santa Messa».
Che cosa aveva mostrato il Cielo a quel giovane frate nel giorno dell’Assunzione del 1905 e poi nelle tante visioni celesti che seguirono, se i messaggi che lui consegnava all’umana comprensione erano così inquietanti? […] Qualcuno che si adopera, dentro la Chiesa, per distruggere la S. Messa e impedire il sacrificio che regge il mondo? (cfr. pp. 8-10).
[…] Dom Prosper Guéranger aveva detto: «Se il Santo Sacrificio della Messa cessasse, non tarderemmo a ricadere nell’abisso della depravazione in cui si trovavano i pagani e questa sarà l’opera dell’Anticristo». […]
"Nuova traduzione del Padre Nostro: mons. Galantino (Cei), “verrà inserita nel nuovo Messale” ":
RispondiEliminabeh, basterà non usarlo... e passare al Rito antico. Anzi, potrebbe essere questa l'occasione buona.
@Sacerdos quidam
RispondiEliminaHo proprio l'impressione che coloro che ancora possono dirsi cattolici e che hanno la possibilità di informarsi in modo libero ed indipendente stanno lentamente traghettandosi verso la Messa di sempre. Con fatica, per mille motivi, ma specialmente perché si fa di tutto perché tale Messa non sia celebrata e non sia pubblicizzata.
La traduzione volutamente distorta delle parole di Cristo contenute nel Vangelo è un atto sacrilego e satanico: le cose vanno chiamate col loro nome. A Bergoglio sarebbe bastato — se fosse stato in buona fede, cosa che ormai non crede più nessuno, a maggior ragione in un caso del genere — dare un’occhiata ai lessici del greco veterotestamentario per capire che l’aoristo είσενέγκες del verbo εισφέρειν era stato correttamente tradotto da San Girolamo (guarda un po’…):
RispondiEliminahttps://bibliaparalela.com/greek/1533.htm
In pratica, per Dio si prefigura una fattispecie del reato di omissione di soccorso.
RispondiEliminaSperiamo che questa ennesima pagliacciata INDUCA tanti confratelli ad aprire gli occhi circa codesti isterici novatori!
Ossequi.
Non capisco il testo della Preghiera riportato nella foto iniziale:
RispondiEliminaIl "panem nostrum" e' supersunstantialem" o "cotidianum"?
Il Padre nostro
RispondiElimina....
Quando diciamo: «E non ci indurre in tentazione», siamo esortati a chiedere l'aiuto indispensabile per non cedere alle tentazioni e per non rimanere vinti dall'inganno o dal dolore.
Sant'Agostino