Un esempio dei λόγοι σπερματικοί/Semina Verbi – riconosciuti dai Padri alla filosofia greca (e non alle altre religioni). La questione attiene specificamente al nuovo concetto di 'Libertà religiosa' introdotto dal Concilio... [vedi]
Il «conosci te stesso» è la traduzione di ΓΝΩΘΙ ΣΑΥΤΟΝ – gnòthi sautòn – iscritta sul Tempio di Apollo a Delfi.
Per quanto ne so, il testo realizzato è, però, ΓΝΩΘΙ Σ(Ε)ΑΥΤΟΝ, ovvero con la E aggiunta e ingrandita. Perché?
Perché quella epsilon è la «E di Delfi» che, secondo Plutarco, significa «Tu sei». Ma Tu chi? Tu Dio. Questo per dire che il «conosci te stesso», non è fine a se stesso, ma dev’essere seguito da: «e conoscerai l’universo e gli Dei», secondo l’insegnamento di Socrate.
(Silvio Bachetta)
«La natura specifica del disordine spirituale di cui parliamo troverà migliore espressione nel monito ellenico, gnothi seauton. Il comandamento del dio delfico che ingiunge all'uomo di conoscere se stesso prima di conoscere il dio equivale al comandamento di Yahvè, "non avrai altri dèi al mio cospetto". Se il comandamento divino, il "conosci te stesso" (pronome riflessivo), preambolo del raggiungimento dell'illuminazione filosofica della tensione esistenziale, viene pervertito dal comandamento umano, dal sapore psicologista, "conosci il tuo Io" (oggetto), il risultato è lo stesso che nel caso della disobbedienza alla legge di Yahvè: l'esistenza, nell'autentica verità del comandamento, è ora frantumata. La verità dell'esistenza può essere distrutta da false immagini che assumono le sembianze di Dio ma anche da false immagini che assumono le sembianze dell'uomo. La morte di Dio e quella dell'uomo sono fenomeni correlati tra loro: costruire nuovi dèi e costruire nuovi io significa la perdita dell'identità da parte dell'uomo». (Eric Voegelin)
Leggo che il sigma lunato C può essere usato nel mezzo o in fine di parola.
RispondiEliminaQuindi imperativo e complemento oggetto sono scritti di seguito
Dalla foto del motto tra imperativo e complemento oggetto si vede (Wikipedia) una virgolina che potrebbe essere vuoi uno spirito dolce, vuoi una crasi.
Lo spirito sta sulla vocale iniziale, quindi questo non è il caso.
*Può essere una crasi sull'alfa spostata in avanti appena possibile, cioè prima del sigma lunato, con la funzione di indicare lo stacco tra il verbo ed il complemento oggetto e di segnalare che quell'alfa è la risultante di una crasi.(*Questa è una mia ipotesi e per andare avanti ho bisogno che qualcuno ne confermi la correttezza)
Pregasi di correggere l'accentazione dei termini greci: λόγοι σπερματικοί.
RispondiEliminaGrazie. Mi era sfuggito!
RispondiEliminahttp://www.marcelloveneziani.com/articoli/come-siamo-arrivati-a-questo-punto/
RispondiElimina@ irina
RispondiEliminaIl sigma lunato può usarsi anche a inizio parola/frase. L'epigrafia ne è piena di esempj, dacché era molto più semplice da realizzare del sigma Σ. Ovviamente poi la frase era scritta tutta di seguito, come sempre in epigrafia; la spaziatura tra le parole, come tutti i segni diacritici, risalgono alle trascrizioni dei filologi alessandrini in età tardoellenistica. L'epigrafe sul tempio non aveva certamente la coronide (segno simile allo spirito che indica la presenza di un'avvenuta crasi), che come segno diacritico fu introdotta appunto dai filologi successivi. La coronide indica la crasi tra la E del pronome personale ΣΕ e la A del pronome determinativo ΑΥΤΟΝ, che producono dunque SAYTON.
Grazie, Unam Sanctam.
RispondiEliminaEro incerta sulla contrazione, nella crasi, tra la E e la A che potesse dare una A lunga.
Quindi SAYTON = SEAYTON
Plutarco dice che la E ha doppia valenza sia di vocale finale accusativo del pronome tu, sia contrazione della seconda persona, presente indicativo del verbo essere.
Questo al fine di leggere l'interconnessione tra il tu e Dio.
Ipotesi:
Intuitivamente prima e adagio adagio cercando di spiegarlo poi, si arriva allo stesso risultato lasciando le cose come stanno:
SE-AYTON
In forza del fatto che AYTOS da solo corrisponde a IPSE= Egli stesso.
Quindi la conoscenza 'sana' di sè è interconnessa con la conoscenza di Dio.
Conosci proprio te, conosci proprio Lui.
Conosci te stesso, dove 'stesso' è l'intreccio tra il divino e l'umano. Tra Dio e l'uomo.
RispondiEliminaNessuno riesce a conoscere veramente se stesso, mai.
Eraclito ha detto :
"I confini dell'anima (psyche) vai e non li trovi, anche a percorrere tutte le strade:
così profondo è il suo logos" (tr. di C. Diano, modificata)
Per questo temiamo tanto il giudizio divino, appena morti.
"Gli uomini attende dopo la morte quello che non si aspettano né immaginano"
(sempre Eraclito - tr. Diano)
Gli uomini devono pagare il prezzo di ciò cui aspirano seguendo le loro passioni,
l'animo (thumos):
"E'difficile combattere contro il proprio animo: quello che vuole lo compra a prezzo della vita" (ancora Eraclito - Diano).
Prezzo di sangue, per gli uomini ma anche per i popoli.
Dobbiamo essere infelici, poiché la felicità sazia gli animali ma non l'uomo: lo scopo
della vita non può essere la felicità ma la verità di ciò che effettivamente siamo e dobbiamo essere, secondo la volontà di Colui che ci ha creato.
G.
RispondiEliminaI periodi di felicità sono nella storia pagine bianche
[Hegel]