Uno dei primi sette diaconi eletti dai discepoli su direttiva degli Apostoli, si chiamava Stefano, “uomo pieno di fede e di Spirito Santo” (At 6, 5). Fu il primo ad essere ucciso per la vera fede. Stefano, “pieno di grazia e di fortezza, faceva prodigi e grandi miracoli in mezzo al popolo” (At 6, 8). Accusato falsamente da alcuni ebrei di aver bestemmiato contro Mosè e contro Dio, fu trascinato a furor di popolo davanti al Sinedrio, l’organo della massima autorità giudaica del tempo. E qui, precisa S. Luca, che è l’autore degli Atti degli Apostoli, “tutti quelli che se ne stavano assisi, avendo rivolto i loro sguardi fissi sopra di lui, videro la sua faccia come quella di un angelo” (At 6, 15).
Le false accuse erano simili a quelle precedentemente rivolte contro Gesù Cristo Nostro Signore. Il diacono Stefano sapeva certamente che stava rischiando la vita. E tuttavia parlava al Sinedrio con un volto che appariva agli astanti “come quello di un angelo”. Per opera dello Spirito Santo, il suo volto risplendeva come quello di un Angelo del Signore; era già circonfuso dello splendore della vita eterna che la testimonianza del sangue gli stava per ottenere, immediatamente. Sapeva, infatti, che lo avrebbero ucciso non appena, nel respingere in modo argomentato le false accuse contro di lui, avesse proclamato la verità: la natura divina del Giusto che il Sinedrio stesso aveva messo illegalmente a morte.
“Quali dei profeti non perseguitarono i vostri padri? Essi uccisero coloro che predicavano la venuta del Giusto, di cui voi, in questi giorni, siete stati i traditori e gli omicidi. Voi che avete ricevuto la Legge per ministero degli Angeli e non l’avete osservata” (At 7, 52-53). La conclusione ultima del ragionamento, mentre l’assemblea tutta già “digrignava i denti contro di lui” (ivi, 7, 54), ossia l’attestazione pubblica della natura divina del “Giusto” tradito ed ucciso, gli venne per speciale grazia mediante la famosa visione, dal santo proclamata “con lo sguardo fisso al cielo”, precisa ancora S. Luca. “Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, con lo sguardo fisso al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù in piedi alla destra del Padre. E disse: ‘Ecco, io vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio’”(ivi, 7, 55-56). Vide Nostro Signore e vide il Padre, nella sua Gloria!
Agli orecchi di sinedistri accecati dalla vanagloria e dalla superbia e già colpevoli della morte di Gesù Cristo Nostro Signore, quella professione era una bestemmia da punirsi con l’uccisione immediata del reo. Senza nemmeno pronunciare una formale sentenza, “mandando alte grida, si turarono le orecchie, e tutti insieme si precipitarono contro di lui, lo trascinarono fuori della città e lo lapidarono. E i testimoni deposero le loro vesti ai piedi di un giovanotto, chiamato Saulo. E lapidarono Stefano che pregava e diceva: ‘Signore Gesù, ricevi il mio spirito’. Poi, piegate le ginocchia, gridò, ad alta voce: ‘Signore, non imputar loro questo peccato’. E, ciò detto, spirò. E Saulo approvava la morte di Stefano” (Ivi, 7, 57-60). Si tolsero i mantelli per poter tirare le pietre liberamente, li custodiva il futuro S. Paolo, moralmente complice del misfatto. Misfatto, perché si condannava un innocente sulla base di false accuse. Esattamente come con Nostro Signore. Ma il motivo vero della condanna era la proclamazione della verità rivelata: la natura divina di Gesù Cristo, consustanziale al Padre, unica porta della salvezza.
Per fortificarlo nell’ora suprema, Dio onnipotente si degnò di mostrargli i cieli aperti e Nostro Signore “in piedi alla destra di Dio nella sua Gloria”. In piedi, come spiegò S. Gregorio Magno, per incitarlo a tener fermo nella battaglia contro il Nemico del genere umano che era entrato nell’animo dei sinedristi accecati, ma solo il corpo poteva fargli togliere: in piedi, come il condottiero di una schiera invincibile, che invitava a seguirlo, a combattere come Lui aveva combattuto, sino alla fine per render testimonianza alla Verità rivelata e fare in tutto la volontà del Padre, al fine di ottenere il premio incorruttibile della vita eterna.
Il volto del martire prossimo al supplizio, che già splende della luce degli Angeli, è riflesso esteriore della Gloria divina, concesso in premio dell’interiore splendore dell’anima di Stefano, che brilla anche per la sua pietà e misericordia, quando chiede il perdono per i suoi persecutori, ormai con il corpo fracassato dalle pietre omicide. La grandezza della Gloria di Dio, che si riflette nel volto angelico, è speculare alla grandezza della misericordia di Dio, che penetra anche tra i malvagi persecutori. Sull’esempio di santo Stefano dobbiamo dunque sempre pregare, oltre che per tutti i peccatori perché anche noi siamo peccatori, anche per i nostri persecutori, nella speranza che almeno una parte di loro si penta, si converta e si salvi nel Giorno del Giudizio.
“È certo che mentre Stefano veniva lapidato, Saulo stava a guardare i mantelli di coloro che l’uccidevano. Egli, dunque, uccideva il santo diacono con le mani di tutti, perché rendeva tutti più spediti nel dargli la morte. Tuttavia, con le sue fatiche apostoliche, Saulo ottenne nella Chiesa di Dio un posto di precedenza rispetto a colui che con le sue persecuzioni aveva reso martire. Ci sono due cose sulle quali dobbiamo seriamente meditare. Siccome è detto che molti sono chiamati e pochi gli eletti, il primo dovere è che nessuno presuma di se stesso, perché, quantunque uno sia chiamato, non può sapere se è degno di essere eletto. Il secondo dovere è che nessuno ardisca disperare del prossimo, anche se lo vede giacere nei vizi, perché non si può sapere quanto sono grandi i tesori della divina misericordia” (S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, intr., tr. it. e note di Ovidio Lari, Edizioni Paoline, 1975, p. 200).
Cosa chiedere umilmente a Gesù Cristo Nostro Signore oggi nel giorno anniversario della lapidazione di santo Stefano, protomartire?
Che la mia vita sia il più possibile come quella di santo Stefano, “piena di grazia e di fortezza” nell’esercizio delle virtù cristiane: che sia una vera vita cristiana, una vita santa in pensieri, parole, opere.
Che anch’io sia aiutato dallo Spirito Santo ad affrontare la persecuzione incombente, ed anzi già iniziata anche in Occidente, “con lo sguardo fisso al cielo”, a gloria dell’unico e vero Dio, Uno e Trino, e a confusione dei nemici della Santa Croce; pur perdonando in cuor mio ai persecutori e pregando per loro, anime perse che andranno tutte all’eterna dannazione, se non si pentiranno del male che avranno fatto e non si convertiranno.
Che mi stia sempre innanzi alla mente il volto del santo diacono protomartire, splendente come quello di un Angelo: vincendo ogni umana paura con l’aiuto dello Spirito Santo, egli affrontò impavido, da vero miles Christi, la battaglia finale della sua vita terrena, per la Gloria di Dio e la salvezza delle anime.
* * *
Lo splendore angelico del miles Christi si rifletteva certamente sul volto di san Giovanni da Capestrano, il francescano “santo soldato” quando nel 1546, all’assedio di Belgrado, incitava con ispirata ed infiammata parola l’esercito cristiano guidato da Giovanni Hunyadi alla lotta vittoriosa contro i fortissimi turchi mussulmani, nemici implacabili della fede e civiltà cristiana, e predicava nello stesso tempo la penitenza ai suoi soldati.
Lo splendore angelico del miles Christi si rifletteva certamente sul volto del beato frate cappuccino Marco d’Aviano, quando anch’egli incitava con ispirata ed infuocata parola alla lotta contro i medesimi turchi assedianti Vienna nel 1683 con un immenso esercito, dove furono disfatti nella sanguinosa battaglia di Kahlenberg da polacchi, lorenesi e austriaci collegati. Dopo questa vittoria, iniziò il riflusso turco dall’Europa orientale e meridionale, riflusso che si concluse con la dissoluzione finale dell’impero ottomano nel 1918.
San Giovanni da Capestrano, il beato Marco d’Aviano e prima di loro santa Giovanna d’Arco non combattevano direttamente ma si trovavano sempre in prima fila ad incitare i combattenti della giusta causa, che era quella della fede prima ancora che della patria in pericolo. E del resto la vera fede, come ha bisogno di una Chiesa visibile che la predichi e la mantenga così ha pur bisogno di individui e nazioni che visibilmente la pratichino e la difendano dai nemici, sempre numerosi. Questi santi, inoltre, non predicarono mai l’odio contro il nemico e si adoperarono intensamente per migliorare il livello morale degli eserciti cristiani, afflitti anch’essi in varia misura, com’era inevitabile, da certe piaghe della vita militare, soprattutto in tempo di guerra (prostituzione, vizio del gioco, ruberie, bestemmie).
* * *
Profanazioni di crocifissi, statue religiose, chiese sono in forte aumento in tutto l’Occidente e in particolare in Europa mentre imperversa una legislazione anticristiana che appoggia in vari modi le rivendicazioni perverse della Rivoluzione Sessuale, discriminando e punendo coloro che non vogliano ottemperarvi. Le prime vittime sono ovviamente i cattolici. Nei confronti del Cattolicesimo si sta creando in Occidente una situazione che malauguratamente ricorda sempre più quella della Spagna degli anni Trenta del secolo scorso, caratterizzata da quella feroce e sanguinaria persecuzione anticristiana da parte della Repubblica atea, socialista e massonica, che finì col provocare lo scoppio della guerra civile (1936-1939). Purtroppo, la presente, sinistra situazione è da imputarsi anche ad una Gerarchia cattolica che appare sempre più evanescente ed ìmpari al suo còmpito storico. E non solo ìmpari ma addirittura complice dell’Avversario in certe sue componenti, anche di vertice, come ben sappiamo. Ma non dobbiamo disperare. Come Santo Stefano Protomartire dobbiamo mantenerci incrollabili nella fede, con lo sguardo fiso in alto, a Nostro Signore che ci sostiene e ci incita nella lotta; pregare sempre anche per i nostri persecutori e richiedere ogni giorno l’aiuto dello Spirito Santo per continuare ad affrontare l’Avversario frontalmente, sino a scorgerne il bianco degli occhi.
Paolo PasqualucciMercoledì 26 dicembre 2018, S. Stefano Protomartire
Forte terremoto concomitante all'eruzione dell'Etna a Catania, cui si aggiunge quella dello Stromboli. E intanto
RispondiElimina"Etna, crolla la statua del santo protettore dai terremoti a Pennisi"
https://www.ilmessaggero.it/italia/etne_catania_terremoto_crolo_statua_sant_emidio_protettore_sisma_pennisi-4193311.html
Protomartyris
RispondiEliminaS. Stephanus primus fuit inter viros, "plenos Spiritu et sapientia", quos Apostoli constituerunt ad opus diaconiae. Testimonium Domino coram Iudaeos audaciter reddens, ab illis lapidatus est et ita primus Christi martyr occubuit.
"Testimone di Cristo,
confermò col suo sangue
l'annunzio della fede.
Amico del Signore,
egli giunse alla gloria
per la via della croce.
La luce del tuo martire
ci guidi nel cammino
verso la méta eterna."
Laudes matutinas.
Alla sua lapidazione era presente Saulo, in seguito convertito in San Paolo.
https://www.intelligonews.it/le-interviste-della-civetta/articoli/27-febbraio-2015/23048/fatima-padre-g-elia-esorcista-avanzano-tenebre-e-tribolazioni-ma-non-si-sente-il-grido-della-chiesa/
RispondiElimina...Teodorico di Verona,
RispondiEliminaDove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
A la casa che ci aspetta? —
— Mala bestia è questa mia,
Mal cavallo mi toccò:
Sol la Vergine Maria
Sa quand’io ritornerò. —
Altre cure su nel cielo
Ha la Vergine Maria:
Sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covria,
Ella i martiri accoglieva
De la patria e de la fe’;
E terribile scendeva
Dio su ’l capo al goto re.
Via e via su balzi e grotte
Va il cavallo al fren ribelle:
Ei s’immerge ne la notte,
Ei s’aderge in vèr’ le stelle.
Ecco, il dorso d’Apennino
Fra le tenebre scompar,
E nel pallido mattino
Mugghia a basso il tosco mar.
Ecco Lipari, la reggia
Di Vulcano ardua che fuma
E tra i bòmbiti lampeggia
De l’ardor che la consuma:
Quivi giunto il caval nero
Contro il ciel forte springò
Annitrendo; e il cavaliero
Nel cratere inabissò...
(G. Carducci,LA LEGGENDA DI TEODORICO)
Dio, nel Verbo incarnato e facendosi uomo, viene a condividere la miseria dovuta alle scelte umane e non alla Sua creazione, finita sotto la signoria del principe delle tenebre.
RispondiEliminaPrendendo carne umana, Lui, il Figlio coeterno e creatore, accetta di stare nel tempo e nello spazio, ma facendo la volontà del Padre. Tempo, spazio e volontà sono gli assi cartesiani che esprimono le coordinate dell'esistere umano nella corporeità e Gesù vive la Volontà tutta protesa al Padre, per salvare le volontà che altrimenti cadrebbero altrove.
Gesù è vero uomo, ma condividendo questa natura non è né colluso né complice del male.
Piuttosto, con immenso amore, questo male se lo carica addosso, per liberarcene.
Santo Stefano l'ha capito e il suo volto ha assunto le sembianze di un angelo.
Si è fatto messaggero di Dio, trovando sassate e non il sì di Maria o di San Giuseppe.
Il mondo oggi più che mai si mostra il lapidatore degli angeli, tanto è credibile la "ragione" che "illumina" gli occhi di chi si toglie il mantello per tirare più comodamente le pietre agli angeli. Mentre ingurgitiamo piatti ricercati discettando di diete e palestre, di calorie e di integratori che depurano l'organismo... mentre ci regaliamo pesi e bilancieri e il relax in una spa... mentre programmiamo qualche baldoria e forse pure una trasgressione (ulteriore, dato che ogni regola sembra già sorpassata e la nostra libertà è teoricamente sovrana, persino sui dogmi di quella fede residua che esibiamo mettendo palle colorate e babbi natale alle finestre), Santo Stefano e gli angeli emettono un coro che non tocca le nostre orecchie. Un coro muto, per chi vede e sente solo se stesso e crede che chi glielo amplifica isolandolo nelle proprie voglie sia il progresso del genere umano.
Ci sono terremoti, tsunami ed eruzioni che fanno meno notizia, ma non sono meno tragici:
https://www.aldomariavalli.it/2018/12/26/cera-una-volta-linghilterra-cristiana/
Abbiamo due alternative: dire Gesù, mostrando un volto angelico e ricevendo sassate finché i vari Saulo non si ravvederanno, oppure dedicarci al fitness, ingurgitando e sbevazzando, tutti presi dal nostro fare (e persino "fare festa") senza vedere la Luce vera o sentire i cori delle schiere celesti che riempiono la creazione della lode al Creatore.
Se faremo nel secondo modo, potremo anche ubriacarci di mondo, potremo riempirlo di affari e di eccessi, di buoni sentimenti e di novità, ma non arresteremo terremoti ed eruzioni. Anzi... Soprattutto la Chiesa ospedale da campo non farà che costruire tendopoli, preparare zuppe calde e promuovere raccolte fondi, con gli sms solidali. Tutto inutile e certamente senza il volto di Santo Stefano. Al più avrà il volto di un presentatore del Telethon.
Eminenza, si occupi della cura delle anime e non faccia politica.
RispondiEliminaSiamo stufi delle ingerenze della Chiesa nelle decisioni di uno Stato sovrano.
Nulla e nessuno vi dà il diritto di insistere ossessivamente, compulsivamente sull'argomento accoglienza.
Taccia, celebri messa e la smetta di attaccare il governo.
http://m.ilgiornale.it/news/2018/12/26/migranti-il-cardinale-attacca-salvini-alla-messa-di-natale-giuseppe-e-/1621307/
Non ci si può credere! E' veramente ossessionato! Anche nell'omelia di questo Natale il comiziante peronista obamiano invece di parlare di Gesù Cristo, parla dei migranti. Solo e sempre politica!
RispondiEliminaGli hanno ordinato di martellare su questo punto e lui da cinque anni bombarda quotidianamente,.
Oltretutto colpisce l'ignoranza. Qualcuno gli spieghi che Giuseppe stava portando la sua famiglia non in un paese straniero per motivi economici, ma nel suo stesso paese per il censimento, perché lui era originario di Betlemme. Quindi era a casa sua. E il versetto "non c'era posto per loro" si riferisce al fatto che nel caravanserraglio dove erano tutti non c'era un luogo appartato per partorire.
Come si può distruggere così l'annuncio del Natale con un banale comizietto populista?
"Quando tutte le istituzioni divengono equivoche o addirittura sospette, e persino nelle chiese si sente pregare ad alta voce non per i perseguitati bensì per i persecutori, la responsabilità morale passa nelle mani del singolo, o meglio del singolo che ancora non si è piegato." (Ernst Jünger)
RispondiEliminaSanto Stefano, primo martire, ci ricorda il coraggio nella testimonianza della fede. Le scarpe rosse che indossavano i papi non erano un lusso, ma un simbolo ben preciso del Pontefice. La disponibilità a seguire Cristo fino allo spargimento di sangue, cioè fino al martirio. I primi 25 papi furono tutti uccisi
RispondiEliminaS.O.S.
RispondiEliminahttps://www.aldomariavalli.it/2018/12/26/cera-una-volta-linghilterra-cristiana/
Domanda :
RispondiEliminaCome mai Santo Stefano fu giustiziato direttamente su ordine del sinedrio , senza subire l'iter di Gesu' della giustizia dei romani ?
Considerazione :
Che il nostro zelo non sia causa di peccato verso il nostro prossimo .
AUGURI di BUON ONOMASTICO
RispondiEliminaall' amabilissimo CO-FONDATORE dei FRANCESCANI DELL'IMMACOLATA
PADRE STEFANO MARIA MANELLI
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=550721868736285&set=gm.1758577030913281&type=3&theater&ifg=1
Parla Bergoglio: "Desidero ricordare i popoli che subiscono colonizzazioni ideologiche, culturali ed economiche vedendo lacerata la loro libertà e la loro identità"...forse il "Papa" si è finalmente ricordato del Popolo Italiano?
RispondiEliminaDall'ossessione filoislamica e filomigrazioni di Francesco, è evidente perché Benedetto XVI è stato costretto alle dimissioni nel 2011. Non volevano un Papa in Vaticano, volevano un (pessimo) politico.
RispondiElimina
RispondiEliminaCome mai Stefano fu giustiziato direttamente, su ordine del Sinedrio etc?
Fu un vero e proprio linciaggio, senza attendere ordini checchesia ("ma quelli mandando alte grida, si turarono le orecchie [per non sentire Stefano che testimoniava la visione, ai loro orecchi increduli bestemmia], e tutti insieme si precipitarono contro di lui, lo trascinarono fuori della città e lo lapidarono.. Atti, 7, 57-58).
Fu un'azione illegale, soprattutto dal punto di vista dell'occupante romano, che doveva autorizzare l'esecuzione delle condanne a morte. In teoria, si capisce. Il Sinedrio conservava poteri disciplinari nei confronti degli ebrei e poteva perseguire (perseguitare) coloro che considerava eretici, in teoria sempre nei limiti riconosciuti dalla Potenza occupante. E difatti la sentenza di morte contro Gesù fu pronunciata da Caifa, dal Sinedrio a maggioranza, non dai Romani, e poi "ratificata", per così dire, dalla folla esaltata radunatasi (forse manipolata dai nemici di Cristo, una folla che non può esser identificata con l'intero popolo ebraico). Pilato si limitò ad autorizzare l'esecuzione della sentenza di morte.
H.
Chissà se un giorno su questa terra i Governi delle Nazioni non saranno più in mano di chi ODIA nell'umanità ogni anelito di amore, di pace, di vera fraternità. L'obiettivo della Prima Guerra Mondiale fu distruggere 2 enormi imperi Cristiani, quello Asburgico e quello Zarista, e fu centrato in pieno. Come l'obiettivo vero della Seconda fu occupare l'Italia ( e tramite essa controllare il Vaticano) e creare l'Unione Europea e lo Stato di Israele. Tout se tient. Quella canzone del Natale 1914 rappresenta ciò che ODIA il Potere del principe di questo mondo e che i suoi servi combattono da 2000 anni, fomentando guerre, morte e odio.
RispondiEliminaBuon Santo Stefano, il primo martire, uno cioè che si è fatto ammazzate per non dialogare, per non dire che, ma certo, anche la tua religione ha un valore, anche il tuo comportamento ha un valore, chi sono io per giudicare, che bella la tolleranza di tutto e del contrario di tutto. Tutti i martiri sono andati al martirio per non tollerare: non hanno tollerato di convertirsi a una religione falsa. Hanno affermato che se Cristo è risorto, tutte le altre religioni sono false: questa affermazione è molto poco inclusiva e ha causato il martirio. Hanno negato qualsiasi dialogo: l’unico dialogo possibili è portare il Vangelo e portarlo come unica verità. Non ci sono consentiti altri dialoghi inter religiosi.
RispondiEliminaTanto per fare un po’ di ripasso:non c’è nessun invito alla tolleranza e al dialogo in tutto il Vangelo. In tutta laBibbia l’unica che dialoga è Eva e finisce malissimo.
(Silvana De Mari)
Lei confonde il dialogo e la tolleranza con il compromesso. I martiri non erano dei dispettosi o dei prepotenti. Santo Stefano poi, pieno di Spirito Santo, era dolcissimo e pieno di perdono.
EliminaLa tolleranza altro non è che una forma di pazienza e di fiducia in Dio "che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti".
Lo legga meglio il Vangelo prima di sentenziare, e preghi sinceramente lo Spirito Santo se vuole capirci qualcosa.
" Jesu mitis et humilis corde, fac cor meum secundum cor tuum!"
http://blog.messainlatino.it/2018/12/il-s-padre-sopprime-la-commissione.html
RispondiEliminaSi vuole sopprimere la Commissione Ecclesia Dei?
RispondiEliminaL'obiettivo della I gm fu quello di distruggere due imperi mondiali, quello asburgico e quello zarista
Si combatterono accanitamente tra di loro, quindi la tesi non regge. L'antagonismo tra Austria e Russia per le questioni balcaniche (per la divisione delle spoglie del fatiscente impero ottomano) durava da più di 50 anni, dalla guerra di Crimea. La tesi contiene la solita semplificazione: un potere occulto, (magari giudaico-massonico, però oggi non si può dire) una sorta di Spectre (Dalla Russia con Amore, film di James Bond), dirigeva dall'ombra le forze di questi imperi, per giungere al risultato voluto. Tesi risibile, bisogna dire, però sempre popolare tra certi "tradizionalisti".
Tesi ugualmente assurda quella, che la 2 gm sarebbe stata fatta soprattutto per controllare l'Italia e il Vaticano etc. La 2 gm scoppiò prima in Asia, con l'attacco giapponese alla Cina e poi in Europa, dopo il patto di non aggressione tra Hitler e Stalin. Tutte forze e personaggi eterodiretti?
H.
92 minuti di applausi per H, che ha smontato i deliri (per non dire altro) complottisti contenuti nelle poche righe di anonimo delle 15.54. 👏👏👏👏
EliminaUn applaudente
RispondiEliminaS. Stefano, giudice implacabile dei suoi persecutori, in nome della Verità rivelata
Però il discorso di S. Stefano ai suoi persecutori non sembra affatto "dolcissimo e pieno di perdono". Mette il giudaismo ufficiale implacabilmente di fronte alle sue colpe e lo conclude così, prima della grande visione:
"Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchie, voi sempre resistete allo Spirito Santo: come furono i vostri padri così siete voi. Quali dei profeti non perseguitarono i vostri padri? Essi uccisero coloro che predicavano la venuta del Giusto, di cui voi, in questi giorni, siete stati i traditori e gli omicidi. Voi che avete ricevuto la Legge per ministero degli Angeli e non l'avete osservata". All'udire queste parole si rodevano di rabbia in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, con lo sguardo fisso al cielo..."(At 7, 51-55).
La tolleranza va bene se non è intesa come un valore assoluto. Si deve esser tolleranti (con gli altri mai con noi stessi), ma solo fino ad un certo punto, altrimenti si finisce (come oggi) con l'esser tolleranti con il peccato (e in tante forme) e non semplicemente con il peccatore (che è in ognuno di noi) affinché si converta.
Tutto il grande discorso del Protomartire non è affatto sotto il segno della tolleranza bensì sotto quello della denuncia dell'errore e dell'ipocrisia, mali che affliggevano il giudaismo ufficiale del tempo, soffocato dal legalismo ossessivo dei Farisei. Oggi, ci vorrebbero dei chierici che parlassero al Papa regnante e alla Gerarchia tutta (impestati come sono di errori) con la schiettezza e la mancanza di tolleranza manifestata da s. Stefano, che accusò anche apertamente i presenti, ad personam: "voi sempre resistete allo Spirito Santo". Non possiamo infatti considerare "tollerante" chi ti getta in faccia la tua colpa, divinamente ispirato, quando è giunto il momento. Oltre un certo punto, perseverare nella "tolleranza" significa sprofondare senza volerlo nell'ipocrisia, nella doppia verità, nel nicodemismo.
L'interpretazione di De Mari non mi sembra errata.
PP
Stefano era stato arrestato e non era su un piano di parità per potere dialogare con gli accusatori. Si imponeva la chiarezza della testimonianza sulla divinità di Gesù.
RispondiEliminaMa la chiarezza e la fortezza di Stefano, come succede solo ai santi, non scade nel giudizio o nella condanna. Muore gridando: "Padre, non imputare loro questo peccato!" Come Gesù sulla croce "Non sanno quello che fanno" Ammaestrati dallo stesso Spirito.
Lei ci vede spiritualità nella De Mari? Ma chi si converte col disprezzo e col bastone? Per non dire che è Dio che opera nei cuori al momento opportuno, ed è inutile voler primeggiare sostituendosi a Lui.
RispondiElimina"Si imponeva la chiarezza della testimonianza sulla divinità di Gesù"
Ma questa chiara testimonianza non si impone forse sempre? La Chiesa non dovrebbe essere sempre "segno di contraddizione"? Non per partito preso ma perché l'insegnamento di Cristo è detestato dal mondo, lo ha detto il Signore stesso.
Non mi sembra che De Mari invochi il disprezzo e il bastone. Si concentra su un punto che pure è essenziale: quello della testimonianza cristiana senza compromesso alcuno, punto oggi del tutto trascurato proprio a causa dell'imperversare del c.d. "dialogo" con gli pseudo-valori del SEcolo, in tutte le loro forme. La Chiesa "dialogante" ha smesso di essere "docente", venendo meno alla sua divina missione.
S. Stefano perdona i suoi persecutori però dopo averli pubblicamente giudicati nelle frasi sopra riportate. La testimonianza della fede e della dottrina senza compromessi implica di per sé un giudizio di condanna del mondo, regno del principe di questo mondo, sia esso esplicito o implicito. Per questo il mondo reagisce con l'odio e la persecuzione.
PP
«Il giorno dopo il Natale, quando ancora siamo immersi e sommersi da un'atmosfera zuccherosa, la liturgia ci apre bruscamente gli occhi con la celebrazione di Santo Stefano.
RispondiEliminaPerché proprio oggi?
Non potevano rimandare il ricordo del martirio a dopo le feste? No.
Il Natale ci ricorda che a ogni uomo è data la possibilità di diventare figlio di Dio.
Santo Stefano ci ricorda quali sono le conseguenze!» (cit.)
https://www.facebook.com/699935056693799/photos/a.703269266360378/2192657087421581/?type=3&theater
Anonimo 15.54:
RispondiEliminanon c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, o peggior cieco di chi non vuol vedere. O peggior ignorante di chi non vuole informarsi, studiare, approfondire, ma soprattutto ragionare, dimenticando la celebre frase di Orwell: chi controlla il presente, decide del passato e determina il futuro (parafrasando).
I “ complottisti” si rendono conto, ogni giorno che passa, che oggi non staremmo come stiamo, se le cose non fossero andate proprio come loro sospettano.
È strano che ci ribelliamo alla propaganda attuale delle “powers that be”, ma continuiamo a sorbirci quella delle stesse sul passato recente, come se il lupo potesse cambiar non solo pelo, ma anche vizio.
RR