Il comunicato odierno (V settimana di contestazioni) dei gilet gialli: "noi non dimentichiamo il trattato di Lisbona adottato dopo che è stato bocciato nel 2005, noi non dimentichiamo i 13 anni senza referendum." Il popolo francese non tollera più la dittatura tecnocratica UE.
La retromarcia della République en Marche di Emmanuel Macron davanti all’avanzata dei “gilets jaunes” fa comprendere la rilevanza della protesta esplosa in Francia nelle ultime settimane.
Il primo bersaglio della protesta è stato l’arrogante presidente francese che nel suo discorso alla nazione del 10 dicembre ha dovuto ammettere il fallimento della sua politica. Ma Macron è la personificazione del potere tecnocratico europeo e il suo fallimento è anche quello della gabbia economica e sociale imposta alla Francia dagli eurocrati. I vincitori politici del braccio di ferro sono per ora i partiti politici sconfitti alle elezioni presidenziali del 2016.
Il Rassemblement National di Marine Le Pen e La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che avevano ottenuto al primo turno il 47 % dei voti contro il 24 di Macron, ed erano stati sconfitti al secondo turno, prendono ora la loro rivincita. La parola d’ordine di questi partiti, come ha ricordato Eric Zemmour era “sovranità”: «Souveraineté de la nation et souveraineté du peuple. Souveraineté de la nation contre l’oligarchie européenne. Souveraineté du peuple contre les élites françaises qui l’ont bradée» (Le souverainisme à deux visages, in Le Figaro, 6 maggio 2016).
Oggi, secondo i sondaggi, il richiamo alla sovranità è condiviso da oltre il 60 per cento dei francesi, come accade in Italia, dove una percentuale di elettori altrettanto forte sostiene il governo del premier Giuseppe Conte. Molti osservatori hanno sottolineato le analogie tra le rivendicazioni dei gilets jaunes e l’accordo di governo Lega-Cinque Stelle. I primi sono all’opposizione e i secondi al governo, ma le elezioni europee sono alle porte e potrebbero modificare l’orizzonte politico, proprio a cominciare dalla Francia.
Un’altra parola risuona accanto a quella di sovranità: “populismo”. Alla tradizionale bipolarità destra sinistra sembra sostituirsi la dicotomia popolo-élites. La nuova contrapposizione dialettica è teorizzata sia dall’ex consigliere di Trump, Steve Bannon, che dal politologo caro a Putin Aleksandr Dugin, che ha proclamato: «Oggi non c’è più destra e sinistra: solo persone contro l’élite. I “gilets gialli” stanno creando una nuova storia politica, una nuova ideologia». Ma è veramente tramontata la dicotomia destra e sinistra? E la nuova dialettica popolo-élites costituisce una autentica alternativa alla precedente?
Dal punto di vista storico-politico entrambi i concetti nascono con la Rivoluzione francese che segna la fine della Civiltà cristiana, e il sorgere di uno spazio politico “profano”. Quando nel 1789 si riuniscono a Versailles gli Stati Generali, lo Stato monarchico francese è caratterizzato da una tripartizione sociale. Al vertice si trovano il clero e la nobiltà, alla base il Terzo Stato.
Dopo la dissoluzione degli Stati generali, all’interno dell’Assemblea Nazionale si collocano a destra i difensori del Trono e dell’Altare e a sinistra i liberali e i repubblicani. I primi difendono i ceti alti, i secondi il popolo, che è “in basso”. Le due metafore, quella verticale e quella orizzontale, si intrecciano. Nel corso della sua storia fu sempre la sinistra a fare del popolo il soggetto esclusivo della vita politica della nazione, proponendo una concezione della sovranità opposta a quella tradizionale. Per Rousseau e per l’abbé Sieyés, padri intellettuali della Rivoluzione francese, la sovranità risiede infallibilmente nel popolo che non può in alcun modo alienare il suo potere, delegarlo, dividerlo.
Un noto storico come George Mosse (1918-1999) ha sottolineato come gli aberranti “culti” della Rivoluzione francese non furono altro che la prova generale dell’adorazione della “volontà generale” da parte dei totalitarismi moderni. La storia però non è mai stata fatta dal popolo, ma sempre da minoranze. Minoranze hanno fatto la Rivoluzione francese e il Risorgimento italiano: una minoranza ha fatto la Rivoluzione bolscevica, una minoranza ha fatto il Sessantotto e una minoranza guida il movimento apparentemente acefalo dei gilets jaunes.
Il ruolo delle minoranze nel governo della società è stato sottolineato da tutti i grandi maestri del pensiero politico, da Platone ad Aristotele fino alla moderna scuola di scienza politica, nata in Italia nel primo Novecento con Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Michels. Studiando la politica come una “scienza”, questo filone di pensiero ha documentato come in tutte le società umane la direzione politica della società è sempre affermata da una minoranza organizzata, che essi definiscono élite.
La parola “élite”è la trascrizione moderna di “aristocrazia” che significa, etimologicamente, governo dei migliori. Quando una classe dirigente si corrompe, da élite si trasforma in oligarchia, finanziaria, partitocratica, o di altro genere, ma sempre caratterizzata dal fatto di perseguire egoisticamente gli interessi personali o di un gruppo.
L’élite è al contrario una classe dirigente che subordina i propri interessi a quelli del bene comune della Nazione. Ciò che caratterizza una élite, come sottolinea Plinio Corrêa de Oliveira, è la disposizione a sacrificare i propri interessi per servire il bene comune che è l’interesse più alto della società (Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà, Marzorati, Milano 1993). Pio XII la chiama ad essere «una élite non solo del sangue e della stirpe, ma anche più delle opere e dei sacrifici, delle attuazioni creatrici nel servizio di tutte le comunanze sociali» (Discorso al Patriziato e alla Nobiltà Romana dell’11 gennaio 1951).
Dopo la caduta dei totalitarismi, comunista e nazista, la democrazia rappresentativa, apparentemente vincitrice, va verso il suo definitivo tracollo. Ciò che è avvenuto infatti negli ultimi due secoli, e si è accentuato negli ultimi venti anni, è un processo di “piramidizzazione” della società che ha visto sostituirsi nuove oligarchie alle élites tradizionali.
Nel 1995 apparve un saggio postumo di Christopher Lasch dedicato a The Revolt of the Elites and the Betrayal of Democracy (tr. it. Feltrinelli, Milano 1995), in cui lo storico americano accusa la nuova élite di aver tradito i valori dell’Occidente, rinchiudendosi in un ambiente artificiale e globalizzato, lontano dai problemi reali della società.
L’antielitarismo che caratterizza anche il pensiero di Noam Chomsky, è però un cavallo di battaglia della sinistra. Yves Mamou, su Le Figaro del 4 dicembre, afferma che i gilets jaunes non sono una Rivoluzione, ma un movimento di “Restaurazione nazionale” contro la Rivoluzione imposta negli ultimi 30 anni dalle élites politiche, economiche, amministrative. L’analisi è giusta se riferita ad un’anima della protesta, che però di anime né ha almeno due: una destra e una sinistra. La prima incarna la Francia reale, la Francia dei contadini, degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti, dei militari; la Francia della ricchezza reale, che è innanzitutto una ricchezza morale, perché fondata sul sacrificio e su un patrimonio di valori comuni.
La seconda è la Francia dell’odio sociale, che discende direttamente dalla Rivoluzione Francese. Il sogno è quello della democrazia diretta dei giacobini, degli anarchici e dei trotzkisti che cerca la sua rivincita, dopo il fallimento dello Stato burocratico marx-leninista. Due anime che confluiscono in una piazza “sovranista” e “populista”, di fronte a cui però un’altra piazza affila le sue armi nell’ombra.
Gli immigrati di prima, seconda e terza generazione sono rimasti assenti da una rivolta che ha tra i suoi obiettivi anche il rifiuto dell’immigrazione, ma non rimarranno a lungo silenziosi. In futuro lo scenario che vede protagonisti i gilets jaunes sembra destinato a sovrapporsi a quello evocato da Laurent Obertone nel suo romanzo visionario Guerilla: Le jour où tout s’embrasa (tr. it. Signs Publishing 2017).
Mentre la Quinta Repubblica mostra la sua vulnerabilità, le piazze pronte ad esplodere in Francia sono ormai due: quella multiculturale e quella sovrano-populista. E se esplode la Francia esplode l’Europa. (Roberto de Mattei)
I gilet gialli bloccano il ponte di Westminster a Londra. C'è in corso una rivoluzione contro l'Unione europea che si sta espandendo in tutta Europa. I media italiani ed europei stanno nascondendo la rivolta dei popoli europei contro il regime di Bruxelles.
RispondiEliminaOgnuno di noi o rinasce dall'alto (Gv 1,3-21) è perduto.
RispondiEliminaGesù, disceso dal cielo, non fa che rimandare ad un Oltre, alla Luce e alla Verità.
Vuole sollevarci dalle angosce terrene sotto un principato tenebroso assassino e menzognero.
Quindi non è "dal basso" che viene la salvezza, ma nella terra si agitano i contrasti.
Le elites che si sono ritagliate il potere rivendicando diritti per tutti e la sovranità diffusa, ora disprezzano la sovranità e il populismo.
Gli elitari detestano in realtà chiunque impedisca loro di spadroneggiare, sia esso un dogma, un confine e persino una costituzione, per cui li modificano o li cancellano secondo i propri interessi utilizzando il propellente del quale si sono assicurati il possesso: il denaro.
Il denaro ha cessato di essere semplicemente il risultato utile di un lavoro, di un commercio o di un risparmio, ma si è fatto lo strumento per imporre (con la corruzione, con il debito o con il ricatto) una volontà di sopruso.
ore 10.00 -Il Papa riceve il premier Giuseppe Conte – Questa mattina Papa Francesco riceve il premier italiano Giuseppe Conte. L’incontro è fissato per le ore 10. Ne ha dato notizia la Sala Stampa della Santa Sede.
RispondiEliminahttps://scenarieconomici.it/ecco-la-vera-natura-dellue-un-sistema-neo-feudale-di-giuseppe-palma/
RispondiEliminaL'analisi di de Mattei sui "gilet gialli" è largamente condivisibile. E' certamente vero che questo fenomeno sembra dare ragione a quei pensatori (ad esempio de Benoist in Francia, Tarchi in Italia) che contestano la validità della dicotomia politologica posta sull'asse destra/sinistra, sostituendola con quella verticale popolo/élites. In parte la crisi della differenziazione destra/sinistra è vera, ma in parte mantiene la sua validità, anche se è una differenziazione interna al sistema di pensiero nato dalla sciagurata Rivoluzione Francese.
RispondiEliminaRiguardo al movimento dei "gilet gialli", articolato e composito, siamo in una fase che, forse, potrebbe essere di "stato nascente" per cui tale movimento non può e non vuole posizionarsi sull'asse destra/sinistra. Solo la sua evoluzione potrà definirne con maggiore chiarezza i contorni. L'infiltrazione dei casseurs (secondo alcuni provocatori dei servizi segreti che hanno lo scopo di screditare i "gilet gialli" agli occhi, ad oggi simpatizzanti, dell'opinione pubblica), poi, complica la situazione. Non va poi dimenticato che la Francia è il paese della rabbia contadina e delle jacqueries. Ma una cosa è certa: se la collocabilità politica ed elettorale dei manifestanti sull'asse destra/sinistra (ammesso che questa sia significativa in generale e nel caso di specie) è incerta, lo è molto meno su un piano sociologico e ideologico (facendo la tara di una certa rozzezza inevitabile nei movimenti "allo stato nascente"): i manifestanti sono sociologicamente di destra: antitasse, appartenenti alla Francia profonda, rurale e provinciale, antistatalista, piccolo-borghese, anticentralista, antimondialista, anti-UE, piccoli imprenditori, artigiani, bottegai, impiegati e operai che "pendolano" per andare al lavoro. E' la Francia che si riconobbe in Pierre Poujade negli anni '50 e '60 (e nel cui movimento iniziò la sua carriera politica Jean-Marie Le Pen). Protestano contro una carbon-tax imposta dalle élites mondialiste ecologiste che invece piace ai bobo (bourgeois-bohème), radical chic delle città che hanno votato Macron, che viaggiano in Tesla, non con la Renault di venti anni fa. Questa è anche una protesta anti-ecologista contro la bufala del riscaldamento globale e, soprattutto, della sua causa antropica.
Certo è prematuro dire che i "gilet gialli" siano i nuovi vandeani, anzi, il paragone è poco proponibile (ma non completamente escludibile). Ma il fenomeno è interessante e merita di essere seguito. Mi auguro che Marine Le Pen sappia avvicinarvisi con rispetto e intelligenza: c'è un "comune sentire" che non può essere ignorato.
Silente
Non ci sono limiti al masochismo se non è vergognosa improntitudine...
RispondiEliminahttp://resistancerepublicaine.eu/2017/10/16/strasbourg-subvention-d15-million-deuros-pour-la-mosquee-turque-et-ses-minarets-de-36-metres/
So che può sembrare una cosa marginale, ma sono in contatto con un francese che vive nella Francia agreste o agricola, faceva il controllore del latte vaccino che, secondo norme UE, deve essere controllato ogni 2 settimane per rilevare tracce di escherichia coli, non so se è scritto bene, comunque devono per forza essere fatti, dunque il signore in questione è in pensione da anni, e il suo posto dovrebbe essere preso da uno giovane assunto al posto suo,ebbene, poiché mancano i fondi per farlo, lui va con la sua auto a fare i controlli e gli rimborsano il carburante, per modo di dire, 30 cent. al km, così il controllo costa niente o quasi allo stato, e i parametri UE sono a posto, tralascio i suoi commenti, ma questa è la vera situazione in Francia, quella più profonda, dove il malessere è grande forse anche al di là dei gilets jaunes e si sta allargando a macchia d'olio.......non che nel nostro paradiso ER vada meglio, ma qui si tace, salario da fame, ma il lavoro viene svolto da 2 addetti, vuoi mettere, 2 occupati x 2 giorni a settimana ciascuno, a 900 euro lordi........vive la France e speriamo sia la volta buona, lascerei perdere i Vandeani, quelli erano cattolici DOC. Lupus et Agnus.
RispondiEliminaPur di portare avanti il loro progetto di N.O.M. passerebbero con il rullo compressore sopra la propria madre .
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RispondiEliminaSe ho capito bene, quindi, "l'elite" ha una valenza positiva perché presuppone che chi ne fa parte subordina gli interessi privati e di classe a quello della nazione che è chiamato a guidare, mentre "oligarchia" indica il contrario, in sostanza un'elite corrotta in quanto propensa solo a conservare e custodire il proprio potere.
RispondiEliminaSecondo questa distinzione, come può definirsi l'attuale potere finanziario globalizzato?
A me sembra che sia una cosa nuova, una potere che si aggrega sempre più e che sta attuando la sua fase finale molto ambiziosa.
Una nuova oligarchia, secondo quella distinzione, puramente finanziaria, basata su una nuova e sofisticata usura legalizzata e internazionalizzata che aspira ad avere un unico collo intorno al quale stringere un unico cappio.
L'elite aristocratica capace, che subordina il suo interesse a quello della nazione, ammesso che sia mai esistita, sarebbe comunque superata da questo nuovo potere, ancora senza volto ma che ha più teste, pronte a mostrare la loro faccia feroce.
Stanno preparando le contro mosse per le prossime europee perche' il vento sta soffiando verso la destra sovranista in modo forte e vigoroso e faranno di tutto per ostacolarla, con le buone o con le cattive.
Intanto sorbiamoci il dott. Sutherland, nominato da Beegoglio come presidente della Commissione della Chiesa cattolica per l'immigrazione, ex direttore esecutivo della Goldman Sacs, il quale nel 2012, secondo quanto riporta Il Giornale, disse
"...l’Europa "dovrebbe fare del suo meglio per indebolire (to undermine) la "omogeneità" nazionale dei suoi paesi membri."
Una testolina del potere finanziario globale nella neo-Chiesa "di Francesco".
E sorbiamoci la vergogna nazionale della tv, soprattutto Rai 3, che oltre a non nominare più la matrice islamica dell'attentato di Strasburgo, sta celebrando quel giornalista italiano come "vittima di un attentato e divenuto simbolo dell'unione europea e dell'integrazione per molti giovani"
Non dicono, pero', che l'ideologia globalista di quel giovane - che auspicava la distruzione dei confini per i diritti dei migranti, contro tutti i Salvini del mondo ecc. - è tragicamente smentita proprio dal suo omicidio da parte di un islamico che non ha nessuna voglia di integrarsi nell'Europa globalizzata e combatte per la supremazia dell'islam.
Buona parte dei popoli europei, ancora sani di mente, a quanto pare non si bevono più queste sinistre menzogne, ma cosa succederebbe se la c.d. "destra sovranista" si affermasse compatta a livello politico?
Secondo me faranno semplicemente scoppiare la terza guerra mondiale.
Visitai Parigi durante le vacanze di Pasqua 2015, prima degli attentati.
RispondiEliminaLa domenica di Pasqua, al pomeriggio,andammo a piedi fino a Montmertres, al Sacre- Coeur. La ‘, oltre a fedeli e turisti stranieri, vi erano giovani famiglie francesi, parigine, delle quali mi colpi’ l’evidente stato di povertà. I loro abiti, quelli dei bambini, le merendine, i giocattoli,tutto trasudava povertà, dignitosa, ma reale. E si capiva che appartenevano agli strati più bassi della “working class”.
Nel bar dove ci fermammo, dopo la vista in basilica, notai anche che il proprietario era magrebino, ma i camerieri tutti francesi di razza (“ de souche”, ma se uso il termine, poi Silente mi critica).
La vista delle famigliole mi colpi molto, perché a Milano persone così, in zona centro o comunque turistica, non ne vedevo dagli anni ‘70, ed ancora di più, perché la Francia è sempre stata più ricca dell’Italia e, si diceva, con un miglior welfare, almeno per le famiglie numerose.
I “gilets jaunes”, quindi, a me non stupiscono affatto, semmai mi stupisce che siano apparsi ora, e non due- tre anni fa. Evidentemente il popolo francese ha resistito un po’ meglio di noi (e della Grecia) alla crisi, ma alla fine ha ceduto anche lui.
Non so come finirà, preghiamo il Signore che finisca bene, anche se la Francia ha rinnegato il suo battesimo, per parafrasare GPII.
Che sarà stato anche lui un modernista, ma che almeno tuonava, quando c’era da tuonare in pubblico di fronte a certi fatti.
Come per es. la Costituzione europea, di cui si parla nell’articolo.
Cara Rosa/RR
RispondiEliminanon vedo perché dovrei criticarti per l'uso del termine de souche, cioè di razza, di origine. I francesi de souche sono i francesi veri, bianchi e indoeuropei, gallo-franchi o comunque di origine europea. Non i "francesi" divenuti tali per un sciagurato ius soli, per cui anche l'islamico nordafricano che ha massacrato quattro persone in nome di Allah era di nazionalità francese. Ma non era francese.
Purtroppo in italiano non abbiamo una definizione analoga. Potremmo dire "italiani di razza", ma ci sarebbe il rischio che qualche zelante giudice ci condanni sulla base della miserabile e liberticida legge Mancino. Nel nostro paese c'è la legge più ampia per la concessione della cittadinanza e i risultati, purtroppo, si vedranno fra qualche anno. Il problema è che non si può più dire, pena la sanzione sociale e anche penale, che la cittadinanza deve essere, salvo casi particolarissimi, collegata all'etnia o per essere più espliciti, alla razza. In altri termini: gli italiani (i francesi, i tedeschi, etc.) dovrebbero essere tali per etnia e quindi per nascita, non per decisione amministrativa.
Quindi, cara Rosa, i cui interventi sempre apprezzo, perché dovrei criticarti per l'uso dell'espressione de souche?
Silente
Si mette male per il governo, se non ci mette le mani il Signore!
RispondiElimina"Ci siamo confrontati sui temi delle diseguaglianze sociali, delle migrazioni, dell'ambiente, della pace. È stato un incontro molto toccante, che mi rinnova nell'impegno politico, etico, sociale a operare con grande determinazione per migliorare la nostra società e per rendere tutti i cittadini pienamente partecipi del nostro progetto di benessere sociale ed economico". Lo scrive il premier Giuseppe Conte su Facebook dopo il suo incontro con Papa Francesco.
(In udienza, da solo, stamattina alle 10...)
http://blog.ilgiornale.it/pasini/2017/07/26/se-non-difendiamo-i-nostri-confini-limmigrazione-distruggera-il-popolo-italiano/
RispondiEliminaE intanto L'Europa non accetta la proposta del governo e prolunga l'operazione Sophia. Quindi l'italia continua a essere il "porto sicuro" per i soccorsi... se cade questo governo non avremo più speranze!
RispondiEliminaI Gilet sono meno di moda, pare
[Ma il citato Sutherland, non è deceduto l'altr'anno?
La frase che ha detto comunque resta, emblematica.]
La manifestazione dei Gilet gialli in Francia oggi ha radunato solo
66.000 persone in tutta la Francia, dicono le fonti ufficiali,
un terzo rispetto al recente passato.
Il fenomeno sta cominciando a sgonfiarsi?
Forse ha influito il recente episodio terroristico.
Molti devono essersi accontentati delle concessioni promesse
da Macron. La Rivoluzione è bella se dura poco.
Le Figaro riporta che oggi c'erano anche cinque donne vestite
da Marianne, in cappa rossa, a fronteggiare la poizia a seno
nudo; ci mancava, no? Che poi, a giudicare dalla foto, non è che
le caratteristiche anatomiche delle suddette meritassero tanto
onore...L'estetica ha pure i suoi diritti. O no?
Insomma, sta cominciando la pochade, il vaudeville...
La Rivoluzione finisce in farsa femminista...
La Jacquerie deborda in pornografia, voilà tout.
C'est emmerdant! (per restare in tema).
O.
RispondiEliminaSe riusciamo a condurre in porto il negoziato sulla Manovra e non ci sono procedure di infranzione contro di noi con conseguente crisi sui mercati, possiamo per un momento respirare e poco dopo tirarci fuori unilaterlamente dall'operazione Sophia, dichiarandola finita e pregando gli altri Paesi "alleati" di andarsene dai nostri porti. Una mossa audace, forse troppo per una governo di coalizione come questo, che va studiata bene.
Ma intanto dobbiamo chiudere sul fronte di questa sciagurata manovra, nel condurre la quale il governo ha finora fatto tutti gli errori possibili ed immaginabili, anche d'immagine (i proclami smargiassi, le polemiche a base di insulti con i sopracciò europei etc.).
Z.
La gendarmeria continua a sparare proiettili di gomma ad altezza d'uomo, mettendo a rischio la vita dei gilet gialli. La brutale repressione di Macron continua. Non una parola di indignazione di Saviano e delle magliette rosse contro lo Stato di polizia di Emmanuel Macron.
RispondiElimina"Non voglio che il mio nome venga associato a una procedura d'infrazione contro l'Italia". Queste parole di Giuseppe Conte risuonano come campanelli d'allarme nella Lega. Le "virate" del premier su manovra e trattativa con l'Europa fanno paura a Matteo Salvini che sente aria di ammutinamento: "Ormai Conte gioca una partita tutta sua. È in cuffia con il Quirinale, come Ambra con Boncompagni".
RispondiEliminaSvela il Corriere della Sera in un retroscena che in questo senso vanno anche interpretate quelle parole - "darsi una regolata" - e la dichiarazione di Giancarlo Giorgetti sempre più perplesso sul reddito di cittadinanza, "che rischia di incentivare il lavoro nero": "Se questo governo dovesse cadere, spero che in quel momento la parola torni agli italiani".
E non a caso ha usato la parola "spero": lo ha fatto per rispetto verso il presidente Sergio Mattarella e per nascondere i timori di Salvini, secondo il quale "Mattarella non farebbe votare con una Lega al 30 per cento". Ergo, per il leader della Lega è meglio far sopravvivere il governo.
https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13410987/giuseppe-conte-retroscena-matteo-salvini-paura-corsa-solitaria-piano-segreto-premier.html
Una udienza in Vaticano su cui fino a sabato mattina Giuseppe Conte ha tenuto il massimo riservo, sebbene fosse stata "fissata da tempo". Il premier ha fatto di persona gli auguri di Natale a Papa Francesco. Il Pontefice, subito dopo il capo del governo italiano, incontrerà due cardinali e un ambasciatore in visita di congedo.
RispondiEliminaNella mezz'ora di faccia a faccia ufficiale, tengono banco la politica internazionale e quella interna, ma virata essenzialmente sulla questione immigrazione, migranti, accoglienza e integrazione. Il tema è ancora caldissimo, visto che negli ultimi giorni sono partiti nuovi attacchi da Famiglia cristiana e Avvenire, voci istituzionali del mondo cattolico, contro il ministro degli Interni Matteo Salvini, sorta di azionista di maggioranza, sondaggi alla mano, dell'esecutivo.
Una società a due compartimenti stagni sta per nascere, sotto i nostri occhi, [...]. La società senza classi di cui sognava la democrazia e quella logica vivente della democrazia che è il comunismo, è la cortina fumogena per mascherare l'ascesa della casta più dispotica che la storia abbia mai conosciuta, casta senza cuore, senza anima, senza vita spirituale, composta di individui dall'intelligenza limitata con la sola dimensione tecnica, schiava di una volontà di potenza smisurata.
RispondiEliminaMarcel De Corte, L'intelligenza in pericolo di morte.
RispondiEliminaLe ricostruzioni dei "retroscena" fatte dai quotidiani vanno prese con molta
cautela. Poco tempo fa, il CdS pubblicava "retroscena" nei quali si davano
per sicure imminenti dimissioni del prof. Savona dalla compagine di governo,
ad un certo momento puntualmente e pubblicamente smentite dall'interessato.
Peter Dennis Sutherland (Dublino, 25 aprile 1946 – Dublino, 7 gennaio 2018)
RispondiEliminaDal 2015 è stato presidente della Commissione cattolica internazionale per le migrazioni (ICMC).
Era membro della massoneria.
"Il fenomeno sta cominciando a sgonfiarsi? "
RispondiEliminaHo letto da fonti francesi che la gendarmeria ha bloccato treni, pullman, ecc....
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/il-conte-zio/
RispondiEliminaSilente,
RispondiEliminaperché una volta usai il termine francese, e tu dicesti che avrei dovuto usare quello italiano, appunto “d’origine, di razza”.
Non volevo essere polemica, ero ironica, ma avrei dovuto apporre un emoji, una faccina sorridente, ma poi, nel rileggere, mi son dimenticata.
E a proposito: se uno segue le tappe del Tour de France, un avvenimento tra i più francesi che ci sia, e al quale si può assistere, lungo le strade, gratis, nota solo ed esclusivamente Francesi “ di ceppo”, “ de souce” appunto. La psuedointegrazione del calcio e di altr sport non si estende al pubblico degli appassionati del “velo”, a quanto pare (non che sugli spalti degli stadi francesi si vedano molti neri o medio-orientali, eh...).
Se in Francia, forse, si sgonfia, cresce altrove.
RispondiEliminahttp://www.occhidellaguerra.it/la-chiesa-francese-scarica-macron-si-schiera-al-fianco-dei-gilet-gialli/
RispondiEliminaLa Conferenza episcopale italiana sta ragionando su un progetto partitico tramite cui fare opposizione a Matteo Salvini. Nel Belpaese non ci sono i gilet gialli. Il governo attualmente in carica, specie dal lato della Lega, ha incanalato le battaglie promosse dalle proteste francesi all’interno di un percorso istituzionale. Ma le alte sfere vaticane prediligono modalità differenti e ricette più aperturiste per affrontare i dossier economico – sociali.
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/mondo/bruxelles-corteo-contro-global-compact-scontri-polizia-e-1617288.html
RispondiEliminaBombe in chiesa durante il Natale. È quello che voleva fare un terrorista somalo arrestato a Bari dopo che un fratello aveva appena ucciso 5 persone al mercatino di Natale di Strasburgo. “Mettiamo bombe a tutte le chiese d’Italia”, diceva il somalo Mohsin Omar, affiliato all’Isis. Qualche anno fa, il medievista francese Remi Brague mi disse: “Le forze che vogliono cacciare i cristiani dalle loro terre ancestrali si chiederanno perché non continuare in occidente il lavoro così ben iniziato a oriente... Gli islamisti, arrivati in Italia, distruggerebbero San Pietro”. Questo somalo ha detto nelle intercettazioni: “La chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?”. Ok. Il culo e le nostre forze dell’ordine continuano ad assisterci. Ma a forza di sfidare la sorte e far entrare tutte queste belle “risorse”, quanto staremo a risvegliarci così, come in un video di propaganda dell’Isis?
RispondiEliminaGiulio Meotti