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lunedì 24 dicembre 2018

Tempo di Natale e Sante Messe in Rito Antico a Pavia

Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso, e con ciò illustra senz’altro una realtà che vediamo quotidianamente. Ma esso ci dice anche che Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio, entrando magari per la stalla; esistono degli uomini che vedono la sua luce e la trasmettono” (Benedetto XVI).
Giunga a voi ed alle Vostre famiglie, con queste parole, l'augurio sincero per la prossima festa di Natale e per il nuovo anno che sta per iniziare: il Signore Gesù ci conceda ogni giorno la grazia di vedere la Sua luce, "la luce vera che illumina ogni uomo", di accoglierla e di annunciarla a tutti nella concretezza delle nostre vicende quotidiane, con coraggio e gioia. Ecco il programma delle celebrazioni, con alcune variazioni importanti:
  • Martedì 25 dicembre, Natale del Signore: Santa Messa nella basilica di San Michele Maggiore, ore 9,30.
  • Domenica 30 dicembre "fra l'Ottava di Natale": Santa Messa a San Luca, ore 9,30.
  • Martedì 1° gennaio 2019, Ottava di Natale, Santa Messa a San Luca, ore 10,30.
  • Domenica 6 gennaio 2019, Epifania del Signore, Santa Messa a San Luca, ore 9,30.
Cordiali saluti!
don Fabio Besostri

6 commenti:

  1. Le Antifone O

    O Sapientia
    O Adonai
    O Radix Iesse
    O Clavis David
    O Oriens
    O Rex gentium
    O Emmanuel

    Le iniziali, dopo la O, lette dall'ultima alla prima, formano l'acronimo: ERO CRAS
    Sarò qui, domani.

    E quell'O dice, insieme, l’invocazione e lo stupore.
    Domanda inesausta e lieta certezza.
    Franca Negri

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  2. " L' albergatore di Betlemme aveva trovato posto per tutti, tranne che per il suo Salvatore e Creatore..
    Non capiti anche a noi di fare altrettanto, di lasciare che la mente, il cuore, la coscienza, si ingombrino di mille pensieri senza sapienza, di mille desideri senza nobiltà e rettitudine, di mille preoccupazioni effimere e vane.
    C'è il rischio che Colui che viene e picchia alla nostra porta interiore, non trovi più spazio nella nostra intelligenza, nei nostri affetti, nella nostra vita. "
    CARD. G. BIFFI ( S. Natale 1999 )

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  3. . Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

    e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 volte)

    O Bambino mio divino,

    io ti vedo qui tremar;

    o Dio beato!

    Ahi quanto ti costò l'avermi amato! (2 volte)

    2. A te, che sei del mondo il Creatore,

    mancano panni e foco *, o mio Signore. (2 volte)

    Caro eletto pargoletto,

    quanto questa povertà

    più m'innamora,

    giacché ti fece amor povero ancora. (2 volte)

    3. Tu lasci il bel gioir del divin seno,

    per venire a penar su questo fieno. ** (2 volte)

    Dolce amore del mio core,

    dove amor ti trasportò?

    O Gesù mio,

    perché tanto patir? Per amor mio! (2 volte)

    4. Ma se fu tuo voler il tuo patire,

    perché vuoi pianger poi, perché vagire? (2 volte)

    Sposo mio, amato Dio,

    mio Gesù, t'intendo sì!

    Ah, mio Signore!

    Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 volte)

    5. Tu piangi per vederti da me ingrato

    dopo sì grande amor, sì poco amato!

    O diletto del mio petto,

    se già un tempo fu così,

    or te sol bramo

    Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo. (2 volte)

    6. Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core

    non dorme, no ma veglia a tutte l'ore

    Deh, mio bello e puro Agnello

    a che pensi? dimmi tu.

    O amore immenso,

    "un dì morir per te", rispondi, "io penso". (2 volte)

    7. Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio

    ed altro, fuor di te, amar poss'io? ***

    O Maria, speranza mia,

    s'io poc'amo il tuo Gesù,

    non ti sdegnare

    amalo tu per me, s'io nol so amare! (2 volte)

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  4. LA NOTTE SANTA

    di Guido Gozzano


    - Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
    Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
    Presso quell'osteria potremo riposare,
    ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

    Il campanile scocca
    lentamente le sei.

    - Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
    Un po' di posto per me e per Giuseppe?
    - Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
    son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

    Il campanile scocca
    lentamente le sette.

    - Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
    Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
    - Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
    Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

    Il campanile scocca
    lentamente le otto.

    - O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
    avete per dormire? Non ci mandate altrove!
    - S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
    d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

    Il campanile scocca
    lentamente le nove.

    - Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
    Pensate in quale stato e quanta strada feci!
    - Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
    Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...

    Il campanile scocca
    lentamente le dieci.

    - Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
    Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
    L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
    non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

    Il campanile scocca
    le undici lentamente.

    La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
    - Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
    Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
    Maria già trascolora, divinamente affranta...

    Il campanile scocca
    La Mezzanotte Santa.

    È nato!
    Alleluja! Alleluja!

    È nato il Sovrano Bambino.
    La notte, che già fu sì buia,
    risplende d'un astro divino.
    Orsù, cornamuse, più gaje
    suonate; squillate, campane!
    Venite, pastori e massaie,
    o genti vicine e lontane!

    Non sete, non molli tappeti,
    ma, come nei libri hanno detto
    da quattro mill'anni i Profeti,
    un poco di paglia ha per letto.
    Per quattro mill'anni s'attese
    quest'ora su tutte le ore.
    È nato! È nato il Signore!
    È nato nel nostro paese!
    Risplende d'un astro divino
    La notte che già fu sì buia.
    È nato il Sovrano Bambino.

    È nato!
    Alleluja! Alleluja!

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  5. Alessandro Manzoni IL NATALE

    Qual masso che dal vertice
    Di lunga erta montana,
    Abbandonato all’impeto
    Di rumorosa frana,
    Per lo scheggiato calle 5
    Precipitando a valle,
    Batte sul fondo e sta;

    Là dove cadde, immobile
    Giace in sua lenta mole;
    Nè, per mutar di secoli, 10
    Fia che riveda il sole
    Della sua cima antica,
    Se una virtude amica
    In alto nol trarrà:

    Tal si giaceva il misero 15
    Figliol del fallo primo,
    Dal dì che un’ineffabile
    Ira promessa all’imo
    D’ogni malor gravollo,
    Donde il superbo collo 20
    Più non potea levar.

    Qual mai tra i nati all’odio,
    Quale era mai persona,
    Che al Santo inaccessibile
    Potesse dir: perdona? 25
    Far novo patto eterno?
    Al vincitore inferno
    La preda sua strappar?

    Ecco ci è nato un Pargolo,
    Ci fu largito un Figlio: 30
    Le avverse forze tremano
    Al mover del suo ciglio:
    All’uom la mano Ei porge,
    Che si ravviva, e sorge
    Oltre l’antico onor. 35

    Dalle magioni eteree
    Sgorga una fonte, e scende,
    E nel borron de’ triboli
    Vivida si distende:
    Stillano mèle i tronchi 40
    Dove copriano i bronchi,
    Ivi germoglia il fior.

    O Figlio, o Tu cui genera
    L’Eterno, eterno seco;
    Qual ti può dir de’ secoli: 45
    Tu cominciasti meco?
    Tu sei: del vasto empireo
    Non ti comprende il giro:
    La tua parola il fe’.

    E Tu degnasti assumere 50
    Questa creata argilla?
    Qual merto suo, qual grazia
    A tanto onor sortilla?
    Se in suo consiglio ascoso
    Vince il perdon, pietoso 55
    Immensamente Egli è.

    Oggi Egli è nato: ad Efrata,
    Vaticinato ostello,
    Ascese un’alma Vergine,
    La gloria d’Israello, 60
    Grave di tal portato:
    Da cui promise è nato,
    Donde era atteso uscì.

    La mira Madre in poveri
    Panni il Figliol compose, 65
    E nell’umil presepio
    Soavemente il pose;
    E l’adorò: beata!
    Innanzi al Dio prostrata,
    Che il puro sen le aprì. 70

    L’Angel del cielo, agli uomini
    Nunzio di tanta sorte,
    Non de’ potenti volgesi
    Alle vegliate porte;
    Ma tra i pastor devoti, 75
    Al duro mondo ignoti,
    Subito in luce appar.

    E intorno a Lui, per l’ampia
    Notte calati a stuolo,
    Mille celesti strinsero 80
    Il fiammeggiante volo;
    E accesi in dolce zelo,
    Come si canta in cielo,
    A Dio gloria cantar.

    L’allegro inno seguirono, 85
    Tornando al firmamento:
    Tra le varcate nuvole
    Allontanossi, e lento
    Il suon sacrato ascese,
    Fin che più nulla intese 90
    La compagnia fedel.

    Senza indugiar, cercarono
    L’albergo poveretto
    Que’ fortunati, e videro,
    Siccome a lor fu detto, 95
    Videro in panni avvolto,
    In un presepe accolto,
    Vagire il Re del Ciel.

    Dormi, o Fanciul; non piangere;
    Dormi, o Fanciul celeste: 100
    Sovra il tuo capo stridere
    Non osin le tempeste,
    Use sull’empia terra,
    Come cavalli in guerra,
    Correr davanti a Te. 105

    Dormi, o Celeste: i popoli
    Chi nato sia non sanno;
    Ma il dì verrà che nobile
    Retaggio tuo saranno;
    Che in quell’umil riposo, 110
    Che nella polve ascoso,
    Conosceranno il Re.

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  6. Adeste fideles læti triumphantes,
    venite, venite in Bethlehem.
    Natum videte Regem angelorum.
    Venite adoremus, venite adoremus,
    venite adoremus Dominum.

    En, grege relicto, humiles ad cunas,
    vocati pastores adproperant.
    Et nos ovanti gradu festinemus.

    Æterni Parentis splendorem æternum,
    velatum sub carne videbimus,
    Deum infantem pannis involutum.

    Pro nobis egenum et fœno cubantem
    piis foveamus amplexibus;
    sic nos amantem quis non redamaret?

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