Si sta registrando, in quest’ultimo scorcio di tempo, una presa di coscienza sempre più ampia della problematicità del pensiero di Karl Rahner per la comprensione della fede. Sprazzi di luce fanno sperare che ci si ponga finalmente ed ufficialmente in modo critico, ma pur sempre nella carità, davanti al pensiero onnicomprensivo ed ecclesiasticamente persuasivo del gesuita Rahner. Voci diverse si alzano ed invocano l’opportunità di condurre fino in fondo la critica. Al contempo, come è naturale, voci che, invece, ne sottolineano l’inopportunità, la superficialità, la scorrettezza, ma che a nostro parere, sembrano eco di quel “teologicamente corretto”, che ora dalla politica è stato trasferito anche alla teologia.
Ricostruiamo brevemente gli ultimi interventi, dopo che il nostro Istituto Teologico “Immacolata Mediatrice”, organizzò un convegno di studi dal taglio critico su Karl Rahner a Firenze, nel 2007, i cui atti sono apparsi nel 2009 per le edizioni Cantagalli (S. M. Lanzetta, a cura di, Karl Rahner un’analisi critica. La figura, l’opera e la recezione teologica di Karl Rahner [1904-1984]).
Si segnalò dapprima il giornale di Giuliano Ferrara (lui “ateo devoto” che si interessa dei problemi interni alla Chiesa, del magistero del Pontefice e degli smarrimenti dottrinali, sic!), Il Foglio, che pubblicò una recensione al nostro libro del Prof. Roberto De Mattei. Questi sottolineava la necessità di condurre fino in fondo la critica a Rahner. Il titolo scelto dal giornale per la recensione recitava: Karl Rahner, maestro del Concilio, di Martini e della coscienza relativa (sabato, 30 maggio 2009, p. 2).
Non contento di ciò, Ferrara volle sentire il parere anche di due studiosi di Rahner, Mons. Lorizio dell’Università Lateranense e la Prof. Salatiello, dell’Università Gregoriana. Mentre il Prof. Lorizio si dichiarava alquanto favorevole ad una critica a Rahner, ma misurata, equilibrata, dunque da non condurre fino in fondo, la Prof. Salatiello, invece, non riusciva a capire i motivi di tanto arroccamento e di tanta prevenzione nei confronti di Rahner. Questo lo diceva in considerazione di uno dei testi fondamentali di Rahner, da lei prediletto, Uditori della Parola, che da solo basterebbe a smentire la “ricostruzione” di De Mattei, ovvero quella critica a Rahner che lo accusa di esistenzialismo trascendentale e di collocare Dio come interpellante nella natura dell’uomo in quanto uomo, in uno stadio pre-religioso. Rahner a differenza dell’heideggerismo-hegelismo rimproveratogli dai suoi critici, sarebbe, per la Salatiello, in perfetta linea col tomismo di Tommaso d’Aquino.
Il Foglio (del 17 giugno 2009, p. 3) pubblicava un’ampia pagina su Rahner, aperta dall’intrepido Ferrara, che non la pensa come i suoi intervistati, le due interviste di cui dicevamo e alla fine un altro pezzo di De Mattei, che chiudeva la discussione, rispondendo ai difensori di Rahner.
Ancora, ed ora con più sorpresa, su Avvenire (del 5 novembre 2009, p. 32), A. Galli recensiva il recente lavoro di critica a Rahner, mostrandosi, tra le righe, piuttosto d’accordo – e per un giornale dei Vescovi Italiani questo non è poco – al modo di procedere dei «fiumi carsici che scorrono a lungo prima di trovare un pertugio e salire in superficie». Era favorevole cioè a quelle voci “fuori dal coro” che hanno segnalato sempre l’insinuosità e la problematicità della svolta rahneriana, tramite obbligatorio per collegare il pre- al post-concilio.
Nel frattempo, è venuta alla luce un’opera esimia del padre domenicano Giovanni Cavalcoli, Karl Rahner. Il Concilio tradito (Fede e Cultura 2009). P. Cavalcoli, studioso del pensiero rahneriano, appura che in Rahner emerge una volontà manipolatoria che si serve del Concilio, dei suo testi, letti ambiguamente, per affermare verità nuove, sconosciute alla Tradizione della Chiesa ma non alla modernità immanentista. Le svolte rahneriane, infatti, hanno avuto le loro più fedeli sistematizzazioni nel campo morale: un vero far west soggettivista della libertà come compimento di sé oltre la norma.
In queste note, raccogliendo gli stimoli provenienti dagli echi suscitati dalla critica a Rahner, vorremo fondamentalmente rispondere a due domande, che a nostro giudizio sono, in un certo modo, la sintesi delle tesi dei difensori di Rahner:
è ancora valida, oggi, una critica teologica che si mostri intransigente, denunciando gli errori teologici, dopo averne appurato la loro cogenza?
Bisogna valutare un Rahner filosofo prescindendo dal Rahner teologo o, invero, non c’è la filosofia di Rahner senza la teologia e viceversa, e questo sin dai suoi albori filosofici?
Occore precisare subito che, la critica a Karl Rahner non è mossa da semplice antipatia culturale, da una prevenzione contro la modernità, o da un esasperato tradizionalismo. Neppure si vorrebbe far passare Rahner come il “capro espiatorio” di un sacrificio esigito da una cultura che necessariamente scarica le sue colpe su qualcuno e così si autoassolve. Essa, invece, è fondata sui dati di un percorso intellettuale che non ha lasciato affatto indifferente l’architettura della fede: ha segnato numerose svolte, troppe a dire il vero, da alimentare numerosi sospetti.
Per il fatto che ogni teologia è utile quanto al suo essere uno sforzo umano da inquadrarsi nel progresso del sapere e una spinta ad ulteriori conquiste o approfondimenti, non ne consegue però una sempre dovuta e supina accoglienza, precludendo ogni intervento forte di segno contrario. È, per così dire, la “falsificabilità” anche del metodo teologico che muove a prendere le dovute cautele da un pensiero, come quello rahneriano, che manifesta non pochi punti deboli e del resto perniciosi.
Il fatto di esser grati ad una malattia per il progresso in ambito medico-scientifico da essa sollecitato, non preclude però il dovere della Sanità di denunciarne gli effetti nocivi. In ambito dottrinale questo compito dovrebbe essere proprio dei Pastori della Chiesa, che però sembrano d’altro avviso quanto agli errori che circolano. Non li si ode quasi mai in questo campo. Li si vede preoccupati più che altro delle questioni etiche. Forse il vero problema è questo: è ancora rilevante l’errore? Si può ancora parlare di un errore che non sia un bene ma un male? Rahner direbbe di no, in ragione dell’idealismo precipuamente hegeliano. Oggi tanti nella Chiesa direbbero con Rahner di no. Eppure le conseguenze di questo “no” sono sotto i nostri occhi: il mondo è entrato nella Chiesa ma la Chiesa fa ancora fatica ad entrare nel mondo.
Oggi più che mai si evidenzia il fatto, da molti attribuito al nuovo “spirito conciliare”, di dover sempre plaudire ad ogni novità in quanto nuova e poi magari limitarsi, nelle sedi dovute, ad una critica, scevra di echi altisonanti, di sterili arroccamenti.
Una critica lasciata comunque “in sordina”, magari per gli addetti ai lavori, perché in fondo non si deve più condannare nessuno, ma solo essere misericordiosi. Questo ha provocato un’ingenua e troppo benevola ricezione della modernità, trasformatasi presto in modernismo. Si può essere però misericordiosi con l’errore? No, ma solo con le persone.
Il problema che oggi siamo chiamati ad affrontare è la nuova e caratteristica rilevanza dell’errore, da denunciare e sradicare per amore della verità. Non si è tradizionalisti o addirittura lefebvriani perché si denuncia un errore. Bollare qualcuno d’asmatico tradizionalismo o di gretto conservatorismo, è oggi la via più facile per farla finita con la fatica della verità, che non è semplicemente, al dire di Rahner, la fatica di un concetto, ma è la fatica della realtà.
La realtà non è un concetto. Gli idealismi si rivelano profondamente vulnerabili nella loro pretesa di ridurre la realtà ad un concetto, la fede ad un concetto. La realtà, invece, precede il concetto e la fede precede la realtà: viene dall’alto. Non c’è un Kern dal quale dipende ogni soluzione, ogni risposta. Questa è la malattia dell’idealismo.
Questo ottimismo nei confronti di tutte le “nuove” proposte si riveste, spesso, di una giustificazione filosofica e talvolta anche teologica negli apologeti intrepidi dell’opera di Rahner. Entriamo nel merito della questione che si profila.
Partiamo anzitutto dal fatto che non è possibile capire Rahner cominciando da Uditori della Parola. Bisogna premettere la sua opera filosofica iniziale Spirito nel mondo, la cui tesi fondamentale è l’unità tra sensibilità ed intelletto: il senso che prima sembrava passivo rispetto al mondo e dipendente dall’esperienza, in realtà si rivela interno all’intelletto, ora divenuto principio produttivo dell’esperienza, e poi tener presente lo sviluppo teologico del suo pensiero, arrivando fino al Corso fondamentale sulla fede, sintesi del pensiero rahneriano e nuova architettura teologica come vantava J. B. Metz.
Il pensiero di Rahner è una parabola molto coerente: gli inizi si vedono nella fine, ma allo stesso tempo, vengono verificati e modificati durante il processo, com’è naturale, del resto, in una maturazione del pensiero. Questo ad esempio si vede nel concetto che all’inizio Rahner ha di Dio – il problema di Dio è il cuore di tutto l’impegno di Rahner, e per questo è sicuramente invidiabile –, il quale, più avanti, viene trasformato decisamente, ma in linea con tutto il substrato filosofico-teologico.
In Uditori della Parola dice Rahner che «Dio non è un fatto che potrebbe essere afferrato dall’uomo e dalla sua esperienza, immediatamente nel suo proprio Sé». In una conferenza sull’esperienza di Dio (Gottes Erfahrung heute) – a cui Rahner teneva molto –, aggiornandola di volta in volta, invece dice: «…questa esperienza di Dio è inevitabile. È indipendente dal fatto che si chiami Dio o no, se in un’asserzione teoretica di Dio viene all’interno tematizzata concettualmente o meno, se l’uomo liberamente vi s’identifica o vi si oppone, si allontana, vi si lascia fondare…Questa esperienza di Dio non è il privilegio di un qualche “mistico”, piuttosto è data in ogni uomo, anche se la forza e la chiarezza della riflessione sono molto differenti da essa» .
Questa esperienza di Dio, questa sua conoscenza, che si divide tra un ciò che è già dato nell’uomo e un Dio che comunque non è il semplice dato della natura, viene saldata con la creazione più importante di Rahner, l’“esistenziale soprannaturale”: quella saldatura originaria di natura e grazia, cooriginaria all’uomo, tale quale l’esperienza suddetta.
Dice Rahner: «…questa esperienza (di Dio) nella concreta situazione della nostra esistenza, si deve chiamare al contempo naturale e formata dalla grazia (gnadenhaft), dove però questo appoggio della grazia (Gnadenhaftigkeit) non significa alcun privilegio singolare e al contrario la domanda dell’accettazione esistenziale di questa esperienza rimane aperta attraverso la libertà». Qui, a nostro giudizio, abbiamo il vero volto di Rahner, quel suo sforzo encomiabile ma fallimentare, di dare Dio già a tutti, pur subordinandolo alla libertà, perché l’uomo è essenzialmente libertà.
Questo nella nostra pastorale è stato tradotto sovente così: Dio è sempre a disposizione dell’uomo, in ogni momento, purché l’uomo sia libero, anche di peccare, nel qual caso Dio è sempre nell’uomo – con l’uomo – e non può non perdonarlo. Non è qui in qualche modo la radice della secolarizzazione?
Si tratta, in fondo, di un’esperienza pre-religiosa dell’uomo in quanto tale, e come tale, fondamento di ogni esperienza spirituale dell’uomo. È l’apertura esistenziale del proprio Dasein che si solleva verso questo mistero inafferrabile . Così, «il Cristianesimo non è qualcosa di parziale, piuttosto nel suo nucleo (Kern) ha da dire qualcosa a tutti gli uomini».
L’“esistenziale soprannaturale” è la via per il riconoscimento dei cristiani anonimi, cioè del fatto che tutti sono già cristiani anche se non lo sanno, ponendo così davanti alla pretesa esclusiva del cristianesimo, la domanda di salvezza per i non-cristiani.
Rahner ha fatto in modo molto veloce: ha pensato di salvarli donando la salvezza alla natura in quanto tale, almeno come domanda esistenziale.
La grazia, in verità, non è la natura e la domanda di salvezza non è esistenziale, è di tipo religioso (specifica l’essere uomo in quanto tale nel suo essere creatura spirituale, dando così compimento a questa dimensione spirituale-naturale) e finalmente si può compiere nella capacità che la natura ha della grazia, e ciò in virtù della grazia e non della natura: la natura è capace della grazia e la grazia donata perfeziona la natura.
Come vedremo in Uditori della Parola, Rahner non riuscirà – sin dal principio più filosofico della sua analisi – a liberarsi dalla commistione/confusione di natura e grazia, di filosofia e teologia, dell’essere uomini e dell’essere al contempo in ascolto della Rivelazione.
* * *
L’opera di Rahner è un tutto teologico – lo si vede molto bene anche in Uditori della Parola – con delle indispensabili premesse filosofico-esistenzialiste. Dunque, bisogna tener conto di tutto il suo pensiero. È metodologicamente scorretto prendere solo il suo pensiero filosofico senza quello teologico, come quello teologico senza quello filosofico.
È vero, Rahner fa principiare la conoscenza dell’uomo dai sensi come vuole la scuola aristotelico-tomista, ma a differenza di s. Tommaso, la sua conversio ad phantasmata diventa l’atto di coscienza fondamentale che ha ragione di cominciamento propriamente parlando. I sensi vengono ad essere inclusi nell’intelletto. E di questo diamo ora ragione.
In Uditori della Parola, Rahner dipende più che da S. Tommaso che da Sein und Zeit di Heidegger. Vuole appurare se e in che senso l’uomo come “udito” (Gehör), in ragione del darsi della Rivelazione, potrebbe scoprirla in sé, prima che di fatto ha ascoltato qualcosa, attraverso cui sa che può ascoltare, e come deve essere interpretata nel suo costitutivo questo capacità di ascolto (Hörenkönnen).
Per s. Tommaso l’essere non è posto dall’esistenza, è invece Heidegger che postula l’esistenza come riconoscimento dell’essere e l’uomo come suo “pastore”, termine del suo svelamento. Per Heidegger l’essere è dell’essente e Rahner in Uditori della Parola si mette alla ricerca – poiché non lo si sa! –, di cosa sia l’essere dell’essente. Si domanda: «Cos’è l’essere dell’essente come tale e in generale?».
In verità, in qualche pagina precedente, aveva già tentato una risposta quando dice: «L’essenza dell’essere dell’essente è il riconoscimento e la riconoscibilità in una unità originaria, che abbiamo chiamato essere-presso di sé, trasparenza (Gelichtetheit) dell’essere per se stesso, in quanto soggettività» .
Per s. Tommaso, invece, l’essere è sempre inteso come ente in quanto ente, l’essere non si esaurisce nell’oggettività e questa non si fonda a partire dalla soggettività (dall’esistente). In una visione esistenzialista, dal momento che l’esistenza si realizza nell’uomo, l’uomo diventa la misura dell’essere, la metafisica la scienza dell’essere e dell’esistente insieme (come vuole Hegel che legge, in modo propedeutico per Heidegger, l’essere in senso assoluto). Per s. Tommaso, l’essere (o l’Essere) precede ontologicamente l’esistenza e l’uomo: l’essere fonda l’esistenza e mai il contrario.
Secondo s. Tommaso non bisogna ricercare – come invece si arrovella Rahner in Uditori della Parola –, il senso dell’essere, per il semplice fatto che mai l’Aquinate intende la reditio subiecti in seipsum come un ritorno del soggetto in sé, prodotto dagli oggetti conosciuti. Non sono gli atti che svelano all’anima la sua capacità intellettuale ma piuttosto è l’anima presente a se stessa che conosce i suoi atti, e pertanto, in una conoscenza attuale (altra da quella abituale), il soggetto è pienamente in sé in quanto è passato dalla potenza all’atto del conoscere.
L’anima è sempre presente a se stessa abitualmente. Procede dai suoi atti nei quali percepisce se stessa attualmente: questo è il modo corretto di leggere tomisticamente la reditio subiecti e non come fanno i difensori di Rahner.
Per s. Tommaso l’essere, dunque, precede la conoscenza. Invece, in una svolta trascendentale della gnoseologia, che Rahner compie leggendo s. Tommaso con Kant (attraverso Maréchal), la conoscenza, ovvero quell’a priori conoscitivo che il soggetto apporta e con il quale determina gli oggetti (le 12 categorie kantiane) pone l’oggetto, lo plasma e perciò il soggetto ritorna in sé, si costituisce, in quanto modificato dall’oggetto posto/conosciuto.
Per Rahner «conoscere è l’essere-con-sé dell’essere e questo essere con sé è l’essere dell’essente»: questo sarebbe la reditio super seipsum ed indicherebbe, la priorità dello spirito rispetto a tutto ciò che nell’uomo è inferiore ad esso. In questo senso l’uomo propriamente è spirito (Der Mensch als Geist): soggettività, coscienza. Infatti, l’essere per Rahner è conoscibilità ed essere-presso-di-sé, tesi fondamentale di Spirito nel mondo.
Così Rahner, finalmente, ha capito cosa sia l’essere dell’essente: la conoscenza che fonda il soggetto, il quale unisce in sé l’essere e l’essente, la soggettività e la realtà, l’essere e la conoscenza. Questo binomio sarà fondamentale per capire il pensiero teologico di Rahner.
Questa è la vera antropologia trascendentale, estranea però alla tradizione scolastica e principiante piuttosto dalla svolta cartesiana della modernità.
I difensori di Rahner rivendicano qui la necessità di dialogare con la modernità: non ci si può sottrarre da questo compito.
Certo, però a questi facciamo notare che altro è dialogare altro è accogliere remissivamente un pensiero che con Kant si prospetta definitivamente immanentizzato e che Rahner ha tentato invano di battezzare.
L’a priori conoscitivo di natura kantiana che certo si serve dei dati della sensibilità, ma senza il quale l’uomo non coglierebbe l’essere nella sua totalità – l’uomo in quanto spirito si pone incessantemente la domanda sull’essere nella sua totalità (sull’essere che è l’esistenza) – deve essere letto unitamente al Vorgriff, un a priori dato all’umana natura che rende capace la dinamica autocoscienza dello spirito, sull’assoluta ampiezza di tutti i possibili oggetti.
È una “conoscenza anticipata” dell’essere nella sua totalità che diventa la vera regola della conversio ad phantasmata e stabilisce fontalmente la possibilità di conoscere qualcosa e non il nulla. Siccome l’uomo afferra previamente l’essere nella sua interezza (qui siamo vicino all’ontologismo più che al realismo tomista), può conoscere l’essere, qualche cosa e non il nulla. Ora, perché il soggetto può protendersi verso l’infinità dell’essere? O, chi è il fondamento (mentale) dell’infinità dell’essere verso cui si protende l’intelligenza in modo previo ad ogni conoscenza? Dio.
L’uomo coglie previamente Dio che è «l’orizzonte della trascendenza» e attraverso di Lui coglie il finito.
Ma poiché Dio è l’a priori della conoscenza, l’uomo è piuttosto “colto” (da Dio) nel suo porsi conoscitivo: c’è unità tra essere e conoscenza, tra soggetto conoscente e cosa conosciuta. Rahner identifica l’infinità dell’essere/orizzonte della trascendenza con la nozione teologica di Dio. E sarà catastrofico per la teologia, i cui riflessi si sintetizzano in qualche modo nel cristianesimo anonimo. Questi non si capisce senza l’“esistenziale soprannaturale”.
L’infinità dell’essere mentale sarebbe Dio e Dio sarebbe nell’uomo in quanto modificante il soggetto conoscente, non nel senso però che l’uomo “afferri” Dio, bensì nel senso di un «lasciarsi afferrare da un mistero presente e sempre sottraentesi».
Nella teologia di Rahner questo essere presente della percezione esistenziale dell’infinità dell’essere si chiama “esistenziale soprannaturale”, e salda la natura con la grazia, la conoscenza con Dio, sebbene principalmente in modo atematico.
Dio è già presente nell’uomo “atematicamente”, in quanto conosciuto nella percezione infinita dell’essere che è esistenza. Dio diventa l’esistente presente nell’uomo che si scopre storicamente e solo in quanto essere storico può udire la Parola (certo “ode” la Parola, ma come la ode!). In virtù di questo nesso tra conoscente e conosciuto (teologico), nell’uomo già opera Dio. Si tratta, pertanto, di passare ad una conoscenza categoriale di Dio in virtù di una Rivelazione, ma atematicamente Dio è già nell’uomo, in ogni uomo: tutti sono cristiani anonimi.
Qui Rahner giustifica la sua tesi con il Vaticano II, ma confonde la conoscenza implicita di Dio di Lumen gentium 16 con il fatto che tutti sono già cristiani anche se non lo sanno.
Chi conosce implicitamente Dio non significa che per questo è già cristiano. C’è una conoscenza naturale di Dio, esplicita o implicita, che precede l’essere nuovo del cristiano datogli non dalla conoscenza ma dal Battesimo.
Certo questa conoscenza naturale può diventare occasione per il Battesimo, ma non è già operazione degli effetti battesimali. Può essere Battesimo di desiderio o desiderio del Battesimo, ma ancora una volta non è già operazione della grazia del sacramento del Battesimo, ma solo di una mozione transeunte, di una grazia attuale, che dispone al Battesimo. In coloro che non riescono a riceverlo, ma hanno vissuto rettamente, è lecito supporre che avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, avendone previamente conosciuto la necessità (cf. CCC 1260).
In tal caso il Battesimo di desiderio provoca i medesimi effetti del sacramento, la salvezza eterna, senza imprimere però il carattere. Invece, per Rahner tutti sono in grazia (abitualmente / gnoseologicamente anche se solo anonimamente / atematicamente), che lo sappiano o meno.
Questo però non risulta da nessun catechismo, ed apre ad una salvezza “fai da te”, proprio come avviene oggi.
Ciò che è veramente fondante è la percezione dell’essere, la conoscenza.
Sembra che sia veramente lontana questa posizione dalla Redemptoris missio di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla nell’enciclica missionaria invitava ad evangelizzare i popoli e non a rassicurare gli atei occidentali della loro buona fede, come fa Rahner a cui propriamente si rivolge con la sua novella dottrina dell’anonimato.
Se si approfondisce un po’ di più il pensiero teologico di Rahner ci si accorge che il valore morale delle singole azioni perde la sua rilevanza quanto al bene o al male.
Rahner trascina in sede morale la sua distinzione tra categoriale e trascendentale. Un’azione morale interessa non tanto il criterio oggettivo della sua bontà o della sua malizia, piuttosto bisogna giudicare il valore morale delle azioni dell’uomo in ragione della libertà del soggetto, se e fino a che punto è rafforzata la libertà dell’uomo nelle sue scelte.
Un’azione che appare tematicamente sbagliata, rimarrebbe sempre atematicamente buona, purché rappresenti lo sforzo di rafforzare la propria libertà.
Di qui consegue che solo una scelta tematica contro Dio risulterebbe un vero peccato.
Il vero peccato sarebbe l’opzione fondamentale di segno negativo. Ad essa competerebbe propriamente il bene e il male. Alle azioni singole invece solo ciò che è “giusto” e ciò che è “sbagliato”. Ci si dimentica delle circonlocuzioni di Rahner a proposito della Humane vitae? L’enciclica Veritatis splendor (nn. 65-67), in verità, elimina questa distinzione surrettizia in ambito morale tra scelta categoriale e trascendentale, giudicandola dannosa per l’intera vita etico-morale.
Il pensiero di Rahner si manifesta un tutto organico che conosce una parabola evolutiva non indifferente. Dalle opere filosofiche passa poi a quelle teologiche in un crescendo di riflessioni che porta il nostro gesuita ad integrare la sua filosofia nella teologia. Rahner è propriamente un teologo e va analizzato come teologo. È parziale attestarsi alle opere filosofiche o ad una di esse.
È vero che per uscire da Rahner bisogna prima entrarvi, ma è anche vero che bisogna entrarvi interamente ed integralmente. Con le due domande formulate precedentemente, possiamo ora concludere con una terza: il pensiero rahneriano, come tutti i grandi sistemi idealistici, non presenta anch’esso questo vulnus: è così perfetto idealmente che sembra manchi qualcosa della nostra umanità? - [Corsia dei servi by Fonte]
OT ma riguarda anche noi
RispondiEliminaDi per sé, a norma di Statuto il Direttore della Sala Stampa è indipendente dal Direttore editoriale, è un pari grado. Ma alla luce di quanto visto in questi anni, sotto la guida di Tornielli la direzione editoriale tenderà naturalmente ad estendersi anche verso la Sala Stampa, una concentrazione di potere senza precedenti. Essendosi Tornielli distinto in questi anni nel dividere la Chiesa tra buoni e cattivi, nell’individuare e mettere nel mirino i presunti “nemici” del Papa (basta porre una domanda di chiarimento per entrare di diritto in questo club), possiamo facilmente intuire che il nuovo assetto nella comunicazione vaticana significherà tra l’altro lotta senza quartiere a quanti non si adeguano alla “nuova Chiesa”.
2 gennaio, san Gregorio nazianzeno (fu maestro di san Girolamo)
RispondiEliminaUNA SOLA ANIMA IN DUE CORPI
(Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo) Parla di san Giovanni Crisostomo ricordato per la divina liturgia
Eravamo ad Atene, partiti dalla stessa patria, divisi, come il corso di un fiume, in diverse regioni per brama d’imparare, e di nuovo insieme, come per un accordo, ma in realtà per disposizione divina.
Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi, ma inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano. Molti però già lo stimavano grandemente, avendolo ben conosciuto e ascoltato in precedenza.
Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell’ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. Questo l’inizio della nostra amicizia; di qui l’incentivo al nostro stretto rapporto; così ci sentimmo presi da mutuo affetto.
Quando, con il passare del tempo, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora diventammo tutti e due l’uno per l’altro: compagni, commensali, fratelli. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale.
Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d’invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo.
Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi. Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l’uno era nell’altro e con l’altro.
L’occupazione e la brama unica per ambedue era la virtù, e vivere tesi alle future speranze e comportarci come se fossimo esuli da questo mondo, prima ancora d’essere usciti dalla presente vita. Tale era il nostro sogno. Ecco perché indirizzavamo la nostra vita e la nostra condotta sulla via dei comandamenti divini e ci animavamo a vicenda all’amore della virtù. E non ci si addebiti a presunzione se dico che eravamo l’uno all’altro norma e regola per distinguere il bene dal male.
E mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per noi invece era grande realtà e grande onore essere e chiamarci cristiani.
http://www.lanuovabq.it/it/vaticano-comunicazione-a-suon-di-ceffoni
RispondiEliminaRIFORMA E RIFORMATI
Vaticano, comunicazione a suon di ceffoni
EDITORIALI Riccardo Cascioli 02-01-2019
Pur visti con prospettive diverse, i commenti dei vaticanisti più attenti sono concordi: le dimissioni a sorpresa del portavoce della Sala Stampa vaticana, Greg Burke, e della sua vice, Paloma Garcia Ovejero, sono l’esito di una guerra intestina all’interno del sistema della comunicazione vaticana. Da cui sta emergendo un vincitore assoluto...
Recentemente ho avuto la sfortuna di udire un'omelia in cui si accennava apprezzandola alla dottrina dei cristiani anonimi. Il sacerdote ovviamente era abbastanza anziano.
RispondiEliminaSono i doni del Concilio, che fanno scappare le persone dalla Chiesa. Ormai però dopo 5 anni di catastrofe, cosa ci resta da fare? Questo è il papa che il clero aspettava da decenni. Rahner la sua opera di distruzione l'ha compiuta, adesso però siamo molto oltre. Mi chiedo come mai i Russi hanno ritrovato intatta la loro fede dopo 70 anni di spietata dittatura comunista e propaganda atea e noi in Italia ci ritroviamo con preti e vescovi simili? Cosa dobbiamo fare diventare ortodossi? Confesso che sarebbe divertente vedere la Chiesa Ortodossa Russa che soppianta i vescovi modernisti proprio in Italia. Ma il Cattolicesimo è la Verità e gli ortodossi sono scismatici. Cosa facciamo? Il clero se ne frega di noi, ci disprezza, l'unica cosa che interessa questi individui è accogliere migranti, la nuova divinità idolatrica che ha sostituito il proletariato. Come facciamo a combattere tutto ciò?
@Anonimo 08:26. Temo che la lettura da lei postata "Una sola anima in due corpi" non riguardi San Giovanni Crisostomo, ma San Basilio, oggi festeggiato.
RispondiElimina“ll campo dei santi" di Jean Raspail è un romanzo eccezionale, e pur scritto nel 1973, sembra che ripercorra esattamente le tensioni migratorie di questi anni. In esso il Papa che – guarda caso nel libro – si chiama Benedetto XVI, ma che rassomiglia fin nelle virgole a Bergoglio, è latino-americano (brasiliano, anche se non proprio argentino), non vive nelle stanze del Vaticano ma si atteggia a “poverello d’Assisi”. Nel libro dorme infatti su un duro pagliericcio di ferro, redarguisce i frati benedettini dell’Abbazia di Fontgembar etichettati come “integralisti” che vedevano in lui un “antiPapa” e confisca loro i fondi dell’Abbazia, frutto di donazioni di mecenati. “Perché sperperare somme così ingenti quando altre voci gridano da mesi, la miseria che affligge la terra del Gange, del Brasile, del Terzo Mondo? Alla fine adorerà e farà adorare ai nuovi accoliti un Cristo con le sembianze di Che Guevara...". Il titolo del romanzo deriva da un versetto dell’Apocalisse “Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio il Campo dei Santi e la città diletta”, Apocalisse, 20,9.
RispondiEliminahttps://www.ibs.it/campo-dei-santi-libro-jean-raspail/e/9788898672585
" Non si è tradizionalisti o addirittura lefebvriani se si denuncia un errore..." Purtroppo non posso dire direttamente a padre Lanzetta quello che penso di questa sua in/ credibile affermazione, che però essendo uguale ad altre di padre Cavalcoli e di altri, non mi stupisce più di tanto. Ma mi permetto in questo spazio una piccola " esternazione":NON ci sono tradizionalisti e non tradizionalisti, e lefebvriani e non lefebvriani. Ci sono cattolici che si riconoscono in una Chiesa che è stata fondata da Gesù Cristo, e che ha attraversato i flutti della storia per 2000 è più anni, a volte con dei Rhaner e C.dentro, a volte felicemente senza, ma sempre con lo Spirito di Cristo alla guida. Poi ci sono Cattolici, poiché battezzati, che hanno deciso che quella Chiesa lì non gli andava bene,poiché in fondo non gli va bene Gesù Cristo. Infatti dono del tipo del vescovo della mia diocesi " con Francesco verrà realizzata la Chiesa che ho sempre desiderato". Per cui questa neochiesa rahneriana sarebbe la realizzazione del SUO sogno che diventa progetto. Ovviamente Gesù Cristo in tutto questo "sogno/progetto" non c'entra, ed è per questo che le volte che ho avuto la sfortuna di ascoltarlo, o di leggerlo, non mi è mai accaduto di sentirglielo nominare. NON sono in comunione con lui. Lo affermo con grande serenità. Anche se con sommo dolore, poiché temo che se non si converte in fretta potrà portarsi all' Inferno molte anime. Per cui spero, anche se indegnamente, di essere in comunione con i tradizionalisti, tra cui ci sono sicuramente anche i lefebvriani, figli spirituali di un uomo di grande fede ed integrità che un giorno, mi creda, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, riconoscerà tra i suoi santi.
RispondiEliminaPovero Lanzetta, povero Cavalcoli, chi gli ha messo in testa che lefebvriani e tradizionalisti sarebbero una sottospecie spuria dei cattolici bergogliani? Ma come ragionano? Restano a metà del guado, come don Minutella, quindi non sono da seguire, né da ascoltare, purtroppo. Altra stoffa quella di mons. Lefebvre.
EliminaCombattiamo tutto ciò sapendo che noi non siamo in grado di vincere, neanche per sogno, ma Dio vincerà per noi. Noi quindi continuiamo a testimoniare la Verità come abbiamo sempre fatto - perché fa tutto Dio, ma chiede la nostra collaborazione - non preoccupandoci se sembra una causa perduta. Maria Santissima ci ha detto che quando tutto sembrerà perduto, allora vedremo il Trionfo del suo Cuore Immacolato. E questo ci deve bastare.
RispondiEliminaDopo una rapida scorsa e non avendo mai letto Rahner e non avendo intenzione di leggerlo mai, mi sento di dire che siamo entro la bolla del sentire, che è una caratteristica del modernismo. Qualcuno ha detto che la filosofia occidentale è una glossa a Platone. Bene. Siamo pure di manica larga, nei seminari si studino BENE Platone ed Aristotele. Quelli che vogliono diventare teologi di professione studino la Bibbia,i Padri, i Dogmi, le Vite e le Opere dei Santi. La lettura delle opere filosofiche, contemporanee o non, sia lasciata al tempo libero. Infine mi chiedo che cosa non funzioni nell'educazione dei seminaristi che diventano 'gregari' di professione. Libertà di pensiero la intendono solo verso il Magistero, verso le filosofie mondane si fanno da soli schiavi incatenati.
RispondiEliminaPapa Francesco: "Eʼ uno scandalo andare in chiesa ma odiare gli altri"
RispondiEliminaE' uno scandalo non rispondere ai "dubia" dei cardinali su Amoris Laetitia.... E' uno scandalo perseguitare mons.Viganò e proteggere invece il pedofilo americano McCarrick.... E' uno scandalo non permettere a chi vuole la messa secondo Tradizione di celebrarla come e quando vuole, dando loro chiese secondo richiesta piuttosto che adibirle ad altre funzioni, visto che il popolo del "Summorum pontificum" lo chiede senza null'altro pretendere che celebrare la messa con il decoro di sempre anziché con bonghi e chitarre e bandiere arcobaleno e omelie politiche.... E ci sarebbe una lunga lista di cose scandalose di cui tralascio l'elenco per rispetto alla funzione papale....
"E' uno scandalo quello di persone che vanno in chiesa, che stanno lì tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri e parlando male della gente: meglio vivere come ateo anziché dare una contro-testimonianza dell'essere cristiani". E' quanto afferma Papa Francesco, nell'udienza generale nell'Aula Paolo VI in Vaticano.
RispondiEliminaE dove sarebbero mai "i cristiani che odiano"?
Chi odia non può dirsi cristiano..... a meno di non confondere con l'odio e con la maldicenza le critiche motivate, ad esempio....
Qui l'unico che odia è lui, che ci offende un giorno sì e l'altro pure. Con le sue offese astiose hanno riempito un libro; l'ultima è quella di "cani selvaggi", e poi noi saremmo quelli che odiano...ma lasciamolo perdere, se la vedrà con Cristo Giudice, e allora la sua falsa misericordia non gli servirà a niente. L J C !
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RispondiEliminaLe bufale esistenzialiste di Rahner
Il concetto di "esistenziale soprannaturale" è una contraddizione in termini. L'esistenziale è un concetto elaborato da Heidegger. Egli si proponeva di costruire una nuova tavola delle categorie (spazio, tempo, luogo, causalità, quantità, qualità etc) chiamando ognuna di esse "esistenziale" perché, da quello che si poteva capire, nessuna indipendente dal dato della nostra esistenza onde non potrebbero esistere come concetti puri. Per Heidegger, l'essenza dell'uomo è nella sua esistenza (Dasein). Allora, p.e., anche la determinazione dello spazio (che cos'è le spazio?) dipenderà dallo esserci (DA-sein) del soggetto che si pone la domanda sullo spazio, dalla sua precomprensione (legata sempre alla sua esistenza) dell'oggetto che vuole definire speculativamente.
Insomma, lo "esistenziale" è nozione che vuole rinchiudere l'uomo nell'immanenza più radicale. In questa visione, non c'è posto per Dio, dal momento che non c'è posto per la trascendenza, sostituita, in Heidegger, da fumosi discorsi sull'Essere e sul suo "svelarsi" nello "esistenziale", uno "svelarsi" che però non si attua mai compiutamente onde l'Essere resterebbe sempre nascosto (pseudomisticismo speculativo di Heidegger, il quale credeva di poter dimostrare filosoficamente che "il Nulla è qui").
Ora, come poteva simile concetto rivelare il "sovrannaturale"? Nemmeno entrarvi in rapporto, poteva. E difatti, ló "esistenziale sovrannaturale" altro non è che il sovrannaturale inglobato nella natura, in quanto tale, come se natura e sovrannaturale si implicassero a vicenda (rimettendo in onore la filosofia dell'ateo Spinoza). Qui compare anche il filone che fa capo a Blondel, agente in modo simile a Rahner, sulla teologia anguillesca di de Lubac, che cercò appunto, come Rahner, di rendere il sovrannaturale immanente alla natura. una quadratura del cerchio.
Il punto d'arrivo, lo vediamo, è la "salvezza garantita a tutti" predicata oggi, con ovvia cancellazione del passaggio del Giudizio dell'anima da parte di N Signore (appena uno è morto, si dice oggi che "è andato nella Casa del Padre", come se fosse già in Paradiso).
Questo errore lo si può trovare nell'insegnamento di tutti i Papi conciliari e postconciliari, hanno tutti intorbidato (per non dire distrutto) la dottrina dei Novissimi, come i loro maestri de Lubac e Rahner.
Forse l'ordine dei Gesuiti andrebbe di nuovo sciolto, per motivi opposti a quelli per i quali fu ingiustamente sciolto circa 3 secoli fa.
Pietro è il custode, deve conservare e tramandare. Bergoglio vuole disfare e "innovare" e non vuole stare ad ascoltare nessun Paolo.
RispondiEliminaSiano lodati Gesù e Maria! I cattolici sanno che essere battezzati ci rende ontologicamente, realmente figli di Dio (si legga Gv 1;12); non per generazione umana, ma per generazione Divina (Gv 1;13).
RispondiEliminaOra, chiunque dica il contrario attacca il Sacramento del Battesimo che ci innesta nella Chiesa Cattolica, rendendoci parte del Corpo Mistico di Cristo, davvero figli di Dio. "E lo siamo realmente!" come disse S. Paolo.
Se bisogna attendere di essere santi prima di diventare cristiani...allora solo la Madonna può definirsi cristiana. Invece, é vero che sia molto meglio essere cristiani che essere atei. E, ancora, é molto meglio essere cristiani e parlare male degli altri che essere atei. Non perché parlare male sia giusto o giustificabile, ma perché la misericordia di Dio - la misericordia VERA - implica il sapere e comprendere che siamo peccatori. Per questo nostro Signore ha creato la S. Confessione: non come una autorizzazione a peccare, ma come un salvagente che - qualora si cada nel peccato e ci si renda conto del male commesso con il proposito serio di non volerlo più commettere - possa tirare fuori ciascuno di noi dall'inferno cui sarebbe destinato se non arrivasse nostro Signore Gesù Cristo con la Sua Grazia (che passa dai Sacramenti e dalla preghiera) a tirarci in salvo.
Non é bello scandalizzare il prossimo, assolutamente non é una valida testimonianza cristiana; bisogna cercare di vivere da cristiani coerenti con quello che si professa. Ma qua si mescolano le carte mettendo assieme due elementi, per voler fare confusione: a) l'essere battezzati oppure no e b) il generare scandalo.
Riassunto:
A) é meglio essere battezzati che non esserlo, perché chi é battezzato diventa figlio di Dio e può accedere alla Grazia, che viene da Dio, solo da Lui.
B) come cristiani, é meglio non scandalizzare che dare scandalo.
Ma le due cose non sono da mettere assieme fra loro. È come mettere insieme pomodori con cacciaviti. Non c'entrano niente. Questa é un'altra abile frase demoniaca, confusionaria.
Stiamo con il Signore, proteggiamoci con la devozione alla Beata SempreVergine Maria, nostra mamma celeste!
Ave Maria
E di quelli che vanno in moschea e predicano la guerra santa?
RispondiEliminadi quelli che dice? visto che i cristiani (e non solo) che sono vittime di questo odio sono praticamente QUOTIDIANE?
ci sono chiese dove di predica odio? non mi risulta.
Mi risultano invece predicatori di guerra santa dentro e fuori le moschee... Basta vedere la "pulizia religiosa" in medioriente, dove il cristianesimo praticamente volge all'estinzione..
Oggi è il Ss Nome di Gesù
RispondiElimina2 gennaio, Santissimo Nome di Gesù
LITANIÆ SANCTISSIMI NOMINIS IESU
Kyrie, eleison
R. Christe, eleison.
Kyrie, eleison.
Iesu, audi nos
R. Iesu, exaudi nos.
Pater de caelis, Deus,
R. miserere nobis.
Fili, Redemptor mundi, Deus,
R. miserere nobis.
Spiritus Sancte, Deus,
R. miserere nobis.
Sancta Trinitas, unus Deus,
R. miserere nobis.
Iesu, Fili Dei vivi,
R. miserere nobis.
Iesu, splendor Patris,
R. miserere nobis.
Iesu, candor lucis aeternae,
R. miserere nobis.
Iesu, rex gloriae,
R. miserere nobis.
Iesu, sol iustitiae,
R. miserere nobis.
Iesu, Fili Mariae Virginis,
R. miserere nobis.
Iesu, amabilis,
R. miserere nobis.
Iesu, admirabilis,
R. miserere nobis.
Iesu, Deus fortis,
R. miserere nobis.
Iesu, pater futuri saeculi,
R. miserere nobis.
Iesu, magni consilii angele,
R. miserere nobis.
Iesu potentissime,
R. miserere nobis.
Iesu patientissime,
R. miserere nobis.
Iesu oboedientissime,
R. miserere nobis.
Iesu, mitis et humilis corde,
R. miserere nobis.
Iesu, amator castitatis,
R. miserere nobis.
Iesu, amator noster,
R. miserere nobis.
Iesu, Deus pacis,
R. miserere nobis.
Iesu, auctor vitae,
R. miserere nobis.
Iesu, exemplar virtutum,
R. miserere nobis.
Iesu, zelator animarum,
R. miserere nobis.
Iesu, Deus noster,
R. miserere nobis.
Iesu, refugium nostrum,
R. miserere nobis.
Iesu, pater pauperum,
R. miserere nobis.
Iesu, thesaure fidelium,
R. miserere nobis.
Iesu, bone pastor,
R. miserere nobis.
Iesu, lux vera,
R. miserere nobis.
Iesu, sapientia aeterna,
R. miserere nobis.
Iesu, bonitas infinita,
R. miserere nobis.
Iesu, via et vita nostra,
R. miserere nobis.
Iesu, gaudium Angelorum,
R. miserere nobis.
Iesu, rex Patriarcharum,
R. miserere nobis.
Iesu, magister Apostolorum,
R. miserere nobis.
Iesu, doctor Evangelistarum,
R. miserere nobis.
Iesu, fortitudo Martyrum,
R. miserere nobis.
Iesu, lumen Confessorum,
R. miserere nobis.
Iesu, puritas Virginum,
R. miserere nobis.
Iesu, corona Sanctorum omnium,
R. miserere nobis.
Propitius esto,
R. parce nobis, Iesu.
Propitius esto,
R. exaudi nos, Iesu.
Ab omni malo,
R. libera nos, Iesu.
Ab omni peccato,
R. libera nos, Iesu.
Ab ira tua,
R. libera nos, Iesu.
Ab insidiis diaboli,
R. libera nos, Iesu.
A spiritu fornicationis,
R. libera nos, Iesu.
A morte perpetua,
R. libera nos, Iesu.
A neglectu inspirationum tuarum,
R. libera nos, Iesu.
Per mysterium sanctae Incarnationis tuae,
R. libera nos, Iesu.
Per nativitatem tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per infantiam tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per divinissimam vitam tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per labores tuos,
R. libera nos, Iesu.
Per agoniam et passionem tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per crucem et derelictionem tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per languores tuos,
R. libera nos, Iesu.
Per mortem et sepulturam tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per resurrectionem tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per ascensionem tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per sanctissimae Eucharistiae institutionem tuam,
R. libera nos, Iesu.
Per gaudia tua,
R. libera nos, Iesu.
Per gloriam tuam,
R. libera nos, Iesu.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
R. parce nobis, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
R. exaudi nos, Iesu.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
R. miserere nobis, Iesu.
Iesu, audi nos.
R. Iesu, exaudi nos.
Oremus:
Domine Iesu Christe, qui dixisti: Petite et accipietis; quaerite et invenietis; pulsate et aperietur vobis; quaesumus, da nobis petentibus divinissimi tui amoris affectum, ut te toto corde, ore et opere diligamus et a tua numquam laude cessemus.
Sancti Nominis tui, Domine, timorem pariter et amorem fac nos habere perpetuum, quia numquam tua gubernatione destituis, quos in soliditate, tuae dilectionis instituis. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.
LITANIE DEL SANTISSIMO NOME DI GESÙ
RispondiEliminaGesù, Figlio del Dio vivo,
abbi pietà di noi
Gesù, Splendore del Padre,
abbi pietà di noi
Gesù, Vera luce eterna,
abbi pietà di noi
Gesù, Re di gloria,
abbi pietà di noi
Gesù, Sole di giustizia,
abbi pietà di noi
Gesù, figlio della Vergine Maria,
abbi pietà di noi
Gesù, amabile,
abbi pietà di noi
Gesù, ammirabile,
abbi pietà di noi
Gesù, Dio forte,
abbi pietà di noi
Gesù, Padre del secolo futuro,
abbi pietà di noi
Gesù, Angelo del Gran Consiglio,
abbi pietà di noi
Gesù, potentissimo,
abbi pietà di noi
Gesù, pazientissimo,
abbi pietà di noi
Gesù, obbedientissimo,
abbi pietà di noi
Gesù, mite ed umile di cuore,
abbi pietà di noi
Gesù, amante della castità,
abbi pietà di noi
Gesù, che tanto ci ami,
abbi pietà di noi
Gesù, Dio della pace,
abbi pietà di noi
Gesù, Autore della vita,
abbi pietà di noi
Gesù, Esempio di ogni virtù,
abbi pietà di noi
Gesù, che vuoi la nostra salvezza,
abbi pietà di noi
Gesù, nostro Dio,
abbi pietà di noi
Gesù, nostro Rifugio,
abbi pietà di noi
Gesù, Padre di ogni povero,
abbi pietà di noi
Gesù, Tesoro di ogni credente,
abbi pietà di noi
Gesù, Buon Pastore,
abbi pietà di noi
Gesù, Vera luce,
abbi pietà di noi
Gesù, Eterna Sapienza,
abbi pietà di noi
Gesù, Infinita Bontà,
abbi pietà di noi
Gesù, nostra Via e nostra Vita,
abbi pietà di noi
Gesù, Gioia degli Angeli,
abbi pietà di noi
Gesù, Re dei Patriarchi,
abbi pietà di noi
Gesù, Maestro degli Apostoli,
abbi pietà di noi
Gesù, Luce degli Evangelisti.
abbi pietà di noi
Gesù, Fortezza dei Martiri,
abbi pietà di noi
Gesù, Sostegno dei Confessori,
abbi pietà di noi
Gesù, Purezza delle Vergini,
abbi pietà di noi
Gesù, Corona di tutti i Santi,
abbi pietà di noi
Sii a noi propizio,
perdonaci, Gesù
Sii a noi propizio,
ascoltaci, Gesù
Da ogni peccato,
liberaci, Gesù
Dalla tua giustizia,
liberaci, Gesù
Dalle insidie dei maligno,
liberaci, Gesù
Dallo spirito impuro,
liberaci, Gesù
Dalla morte eterna,
liberaci, Gesù
Dalla resistenza alle Tue ispirazioni,
liberaci, Gesù
Per il mistero della Tua santa Incarnazione,
liberaci, Gesù
Per la Tua nascita,
liberaci, Gesù
Per la Tua infanzia,
liberaci, Gesù
Per la Tua vita divina,
liberaci, Gesù
Per il Tuo lavoro,
liberaci, Gesù
Per la Tua Agonia e per la Tua Passione,
liberaci, Gesù
Per la Tua Croce e il Tuo abbandono,
liberaci, Gesù
Per le Tue sofferenze,
liberaci, Gesù
Per la Tua Morte e sepoltura,
liberaci, Gesù
Per la Tua Resurrezione,
liberaci, Gesù
Per la Tua Ascensione,
liberaci, Gesù
Per averci dato la SS. Eucaristia,
liberaci, Gesù
Per le Tue gioie,
liberaci, Gesù
Per la Tua gloria,
liberaci, Gesù
Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati dei mondo, perdonaci o signore
Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati dei mondo, esaudiscici o signore
Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati dei mondo, abbi pietà di noi
Preghiamo:
Signor mio Gesù Cristo, che dicesti: domandate e riceverete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto; concedici, te ne preghiamo, il tuo divinissimo amore, onde, con tutto il cuore, con la lingua e con le opere ti amiamo, né giammai cessiamo di renderti lode e gloria.
Signore, ispiraci timore ed amore perpetuo del Tuo Santo Nome, poiché non privi mai della tua assistenza quelli che confermi nel tuo vero amore. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen
Misericordia e salvezza per tutti...tranne per quei cattivoni che vanno in Chiesa a pregare come pappagalli e insistono a definirsi cristiani.
RispondiEliminaIl papa di chi? Chi conferma nella fede costui?
@Catholicus
RispondiEliminaCarissimo, nell'augurarti buon anno, ti chiedo fraternamente di chiarirmi cosa intendi quando affermi che don Minutella è fermo a metà del guado. Sai, non vorrei che una onda di piena, travolgendo lui, che è il mio pastore, travolgesse anche me. Se hai una corda da lanciarci che ci possa servire per raggiungere la sponda della salvezza, lancia che sono pronto ad afferrarla. Ti stimo e ti voglio bene. In cordibus Jesu et Mariae.
Il Cardinale Giuseppe Siri, ottimo teologo, nel suo pregevole libro "Getsemani" riporta, ovviamente criticandole, alcune 'perle' di Karl Rahner.
RispondiEliminaCome ad esempio la seguente:
«La natura effettiva non è mai una 'pura natura', bensì una natura nell'ordine soprannaturale, dal quale l'uomo (anche come incredulo e peccatore) non può uscire».
Con la conseguenza che non c'è mai stato alcun peccato originale e che ogni uomo è, per il fatto stesso di essere uomo, già cristiano (tesi dei 'cristiani anonimi'). (Getsemani, p.42).
Oppure quest'altra:
"Il dogma [dell'Immacolata Concezione] non significa in nessun modo che la nascita di un essere umano sia accompagnata da qualche cosa di contaminante, da una macchia, e che per evitarla, [Maria SS.ma] abbia perciò dovuto avere un privilegio". (Getsemani, p. 83).
Dove Rahner nega apertamente sia il dogma del peccato originale che quello dell'Immacolata Concezione.
Insomma Karl Rahner è da gettare direttamente nella discarica, senza pensarci su due volte.
@ Alfonso Alberti : carissimo Alfonso, ricambio i sensi di stima ed affetto, cui aggiungo i miei più sinceri e fervidi Auguri di un sereno e santo Anno 2019. Quanto all'espressione "a metà del guado", chiarisco che mi riferivo al fatto che il bravo don Minutella (che ha entusiasmato anche me, all'inizio) si dimostra un conciliarista convinto e determinato (come Antonio Socci, del resto) e, quindi, pur combattendo un'eroica battaglia antimodernista contro Bergoglio e la sua coorte di apostati, non va alla radice del problema, dell'attuale grave crisi dela Chiesa, radice che a mio modestissimo parere risiede nel CV II e nei papi che lo promossero e gestirono, inserendovi i teologi della cd "nouvelle théologie", già puniti dai pappi preconcilairi per le loro idee eretiche. Un gruppo d'assalto di guastatori si impadronì del CV II, rigettando gli schemi preparatori predisposti dal card. Ottaviani, in stile tradizionale, e sostituendoli con quanto da loro preparato a tavolino, segretamente,m in stile carbonaro, massonico. La riforma liturgica di Montini-Bugnini, poi, con i consulenti protestanti nominati da Paolo VI, e l'abbandono del latino, completò l'avvio dell'opera d demolizione del Cattolicesimo. Per queste ed altre ragioni (che non posso qui accennare) ritengo che la sede sia vacante dal 1958, il CV II sia da rigettare, come pure gran parte del cd postconcilio (comunione sulla mano, Assisi 1 e 2, pro multis, homini bonae voluntatis, , non ci abbandonare alla tentazione, ecc.). Pace e bene - LJC
RispondiEliminaIo francamente ho apprezzato l'intervista di Don Minutella. Chiaro, ci sono i punti critici che qui sono già stati discussi ad abuntantiam e non è il caso di tirarli fuori, ma molte altre cose sono un'analisi lucida di cinquant'anni di crisi che prima non mi pare fossero presenti nei comunicati del don. Quindi, sarà in mezzo al guado (a metà, più indietro o più avanti non so), ma fermo non direi proprio. E mi pare che in molti non stiano affatto fermi, ma si muovano, chi più velocemente, chi più lentamente.
RispondiEliminaConcordo con Fabrizio: il guado non è qualcosa di statico, immobile, ma è qualcosa di dinamico che dopo i rischi che lo contraddistinguono ci dovrebbe portare verso migliori lidi.
RispondiEliminaNon è quindi nè corretto, nè caritatevole criticare chi si trova in quella difficile situazione. È però doverso aiutare chi è nel guado a passare velocemente all'altra sponda perché la corrente è sempre qualcosa di insidioso.
Ma cosa è particolarmente insidioso? Ad esempio il continuo porre l'attenzione su quel che si sta lasciando, alla situazione e alle persone a cui si è deciso di voltare le spalle. Lasciamo stare, almeno temporaneamente, le figure di papi o pseudotali, di cardinali e vescovi corrotti, concentriamoci su cose concretamente più impellenti. Durante il guado è importante affrontare la situazione presente tenendo ben fisso lo sguatrdo sulla meta da raggiungere. Fuori dalla metafora: se siamo cresciuti con una dottrina modernista e/o protestantizzante è utile studiare la vera dottrina cattolica, la Messa di sempre deve essere "imparata" almeno all'inizio, i suoi significati reconditi riscoperti, ed in particolare va attentamente studiata anche l'ecclesiologia. Capire che non si attraversa il fiume per fondare un'altra Chiesa, ma che ci si dirige verso un luogo, spesso anche fisico, in cui vivere concretamente la Tradizione e la fede, al riparo dagli usurpatori della vera Chiesa.
Durante il guado, siamo spesso un po' isolati o in piccoli gruppi. Sull'altra sponda potremo con serenità ritrovarci con molte care persone, ognuna con i suoi carismi, ma tutte felici di contribuire a far rinascere la fede cattolica e ad aiutare altri nel guado. Tendere la mano a chi sta ancora combattendo contro i flutti del fiume, spiegando loro la vera dottina, indicando loro come trovare la forza necessaria nei sacramenti degnamente e correttamente celebrati, invitandoli a rasserenarsi, tanto il passo più difficile (il decidersi a cambiare lido) è ormai cosa fatta.
Ma purtroppo, ahimè, non tutti coloro che stanno attraversando il fiume accettano la mano tesa...
Ricordo le discussioni con un giovane cui cercavo di spiegare la differenza tra validità e liceità della celebrazione: quanto tempo perso con lui che nemmeno voleva ascoltare sapendo già tutto...
Così anche lui ha potuto insegnare a me la pazienza ricordandomi implicitamente che la vera conversione viene solo da Dio e non da noi poveri umani! Anche se possiamo in suo nome metterci a disposizione.
Avete ragione anche voi, Viandante e Fabrizio, specialmente quando Viandante afferma "non tutti coloro che stanno attraversando il fiume accettano la mano tesa"; anch'io ne ho fatto esperienza, purtroppo: ad un sacerdote ultraottantenne, carissimo amico, ex insegnate, ho voluto domandare cosa ne pensasse dell'errata traduzione del "pro multis" in "per tutti"; apriti cielo! mi ha fatto una tirata sessantottina senza fine, concludendo con un bel "per fortuna che abbiamo avuto la grazia di papa Francesco!"; e sì che anche lui, come me e più di me, sarà stato catechizzato col Catechismo di San Pio X, cresimato e comunicato sotto papa Pacelli, come avrà fatto a diventare così ostinatamente fissato sul modernismo?, inamovibile, tant'è che adesso devo limitarmi a parlare con lui solo di tempo e di traffico. Per questo dicevo che è rischioso entrare in argomento con Socci, don Minutella ed altri convinti vaticansecondisti come loro, si rischia di perdere la calma, molto tempo e, forse, di finire per passare dalla loro parte, per rispetto umano.
RispondiEliminaQuanto a don Minutella, oltre alla "metà del guado", ci sono anche le locuzioni interiori che suscitano non poche perplessità. Non basta che dica tante cose giuste sulla situazione attuale.... io non riuscirei a seguirlo ciecamente!
RispondiEliminaLe locuzioni interiori fanno parte di quelle cose che abbiamo già discusso ad abunDantiam, e non essendo cambiato niente non credo ci sia ora niente da aggiungere né da parte nostra né da parte di chi sostiene il don.
RispondiEliminaMa niente sta necessariamente fermo, quando si parla di comportamenti e attitudini umane. Pian piano, se c'è il sincero desiderio di seguire Cristo, l'attrazione verso di Lui ci smuove tutti. E arriveremo a convergere, magari anche attraverso passaggi difficili. Cosa che i modernisti temono grandemente.
Penso che ciecamente non si debba seguire nessun umano. Stimare ed onorare, ma sempre con occhio vigile.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le locuzioni, ne avremmo tutti se solo fossimo in grado di riconoscerle.
Ci sono sentieri diversi che possono convergere ma anche scarpate che conducono al precipizio. E il discorso delle locuzioni può essere indicativo dello spirito da cui un Minutella puo essere guidato. Ora,come per i modernisti, il fatto che egli presenti proposizioni corrette insieme ad altre erronee lo rende egualmente un pericolo per la salute spirituale di molti fedeli. Riporto a proposito un brevissimo passaggio dell'intervista rilasciata a Valli: " La messa UNA CUM Bergoglio è invalida per il semplice fatto che egli non è il principio visibile, al di là del fatto che sia eretico. Cioè se fosse stato papa, anche se eretico, l’UNA CUM avrebbe avuto ancora un senso. Invece non è il papa; dunque ogni azione liturgica in unione con lui è espressione di quella che monsignor Fulton Sheen chiamava il “corpo mistico dell’anticristo”. Massimo
RispondiEliminaCosì, se senza di Lui non possiamo fare niente, non potremo neppure disfare niente.
RispondiElimina(Se non la verità di noi stessi).
Continuiamo ad attribuirci, noi poveri uomini, troppe responsabilità.
O ad attribuirle ad altri.
Continuiamo ad occupare tutta la scena.
Nel bene e nel male.
Come se tutto dipendesse, in ultimo, solo da noi.
“Voi, che siete cattivi...“
Cioè prigionieri di un brutto sogno di onnipotenza, mascherata di zelo.
Al limitare di un tempo “ nuovo”, farsi un poco da parte, e lasciar spazio.
Al “Mistero buono che fa tutte le cose”.
Il resto, sovrabbondanza o privazione, è ciò che basta per non smettere di camminare.
Un passo dopo l’altro.
Verso casa.
Franca Negri
Caro Fabrizio Giudici sono d'accordo con te. In ogni caso l'autenticità di un cammino si verifica anche con la capacità di ascolto degli altri...
RispondiEliminaOttimo articolo, da sottoporre ad antonio Socci ed a tutti coloro che affermano (falsamente) che il marcio è iniziato solo con Bergoglio, quel 13 marzo 2013, volendo ignorare che la protestantizzazione luterana inizi con Nostra Aetate, con il NOM di Montini Bugnini, con Assisi 1e 2, con le visite ai tempi luterani di GP II e B XVI, e ciò per salvare la loro fede vaticansecondista :
RispondiEliminahttps://gloria.tv/article/xgUNWU4svaHV4sx3dgT62z9Bf