Nella nostra traduzione da The Wanderer, l'ultima parte di una recentissima intervista al Cardinal Burke, pubblicata con il titolo: “Lasciatevi trasformare e assumete la mente di Cristo”, di Don Fier. Una ulteriore autorevole analisi delle più scottanti questioni oggi sul tappeto.
(Nota dell'editore: Sua Eminenza il Cardinal Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, ha recentemente fatto visita al santuario di Nostra Signora di Guadalupe a La Crosse, in Wisconsin. Sua Eminenza ci ha generosamente offerto parte del suo tempo della – sottraendolo alla sua agenda molto nutrita – per concedere a The Wanderer un'intervista esaustiva e fornire molti insegnamenti illuminanti. Tra gli argomenti che ha affrontato vi sono la tribolata situazione in cui si trova la Chiesa e il modo migliore in cui i fedeli possono rispondere ad essa....)
Alcuni membri degli alti livelli della gerarchia cattolica, ivi compreso Papa Francesco, sembrano ritenere che la causa soggiacente alla crisi degli abusi sessuali commessi da sacerdoti sia il “clericalismo”. Eppure, sembra anche che i risultati della ricerca John Jay Study incaricata dal Dallas Charter – che hanno rivelato che più dell'80% degli abusi dei sacerdoti era vincolato all'omosessualità – dimostrino una realtà chiaramente diversa. [Nota: È stata recentemente riportata una dichiarazione nientedimenoché del Cardinal Gerhard Mueller, il quale ha ribadito la sua posizione secondo la quale “l'omosessualità e gli abusi sessuali commessi da sacerdoti sono chiaramente collegati” (qui)].
Ci può spiegare esattamente cosa significa il termine “clericalismo”? Pensa che sia corretto attribuire ad esso la radice soggiacente agli abusi sessuali dei sacerdoti e alla copertura dei problemi che piagano la Chiesa?
Il clericalismo è l'uso dell'ufficio sacerdotale per fini diversi da quello autentico, ossia, l'insegnamento della corretta dottrina e la guida della Chiesa verso la corretta disciplina. Il clericalismo suole sorgere quando un sacerdote usa la sua autorità per ottenere benefici personali o per esercitare un potere indebito su altre persone.
Non credo che sia corretto affermare che l'abuso sessuale di minori si debba al clericalismo. Ciò potrebbe dare l'impressione che esista qualcosa di inerente allo stato sacerdotale che induce all'abuso sessuale di minori. Il problema risiede nel fatto che più dell'80% di questi atti viene commesso con adolescenti maschi o con giovani adulti maschi, fatto che è emerso molto chiaramente nel John Jay Study.
La radice è il peccato, la lussuria, il desiderio sessuale disordinato a cui si indulge infliggendo gravi ferite a quanti patiscono questo tipo di abuso.
Non riesco proprio a vedere cosa abbia concretamente a che fare il clericalismo con tutto ciò. Certo, si potrebbe affermare che esiste un vincolo con l'abuso di potere, dato che un giovane può essere più prono a pensare che quel che il sacerdote stia facendo sia giustificabile, pur se non lo è assolutamente.
Ma non credo che il problema abbia nulla a che fare col clericalismo. In realtà, quanto più fermamente e solidamente un sacerdote si identifica col suo stato, tanto più forte è la sua percezione di appartenere a Cristo. In passato questo stato era simbolizzato dalla tonsura dei capelli del giovane – che rappresentava la sua totale appartenenza a Cristo – prima di ricevere il sacramento dell'Ordine.
Tutto ciò è diametralmente opposto a ogni tipo di abuso del prossimo.
So che Lei è fermamente convinto che la testimonianza del celibato sacerdotale è di incalcolabile importanza per i fedeli laici. La preghiamo di spiegarci perché ciò è vero tanto dal punto di vista teologico come da quello pratico.
Tutti siamo chiamati a condurre una vita casta. E tutti siamo vittime degli effetti del peccato originale. Così, l'umana creatura può essere tentata di peccare contro il proprio corpo, di commettere peccati contro la verità della sua sessualità umana. Il dono del celibato sacerdotale, di un uomo che vive una vita di perfetta continenza, è una grande fonte di forza per i giovani uomini e le giovani donne che si sforzano di mantenersi puri e casti.
Il celibato sacerdotale offre anche una grande testimonianza a quanti sono chiamati alla vita matrimoniale – è un esempio che li aiuta a rimanere sempre fedeli ai loro voti matrimoniali. È per questo che nella tradizione della Chiesa è sempre esistita l'abitudine, da parte delle coppie di fedeli cattolici, di avere buoni amici sacerdoti. Il sacerdote è per loro un segno della purezza della loro relazione di marito e moglie e del bene sommo della vita eterna.
Allo stesso modo, il sacerdote si sente rafforzato nel suo impegno al celibato sacerdotale vedendo che le coppie di persone sposate vivono vite caste. In altre parole, si sente rafforzato dalla testimonianza dell'amore fedele, che dura tutta la vita, che ognuno dei due offre all'altro e dal modo corretto – morale e conforme alla legge naturale – in cui esprimono tale amore.
A tal proposito, sembra che il numero di giovani donne che accettano la chiamata ad essere vergini consacrate stia aumentando. Per esempio, nel 2018 tre giovani donne dell'arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis hanno gioiosamente accettato questa vocazione. La preghiamo di dirci la Sua sul valore della testimonianza di queste anime generose per la vita della Chiesa.
Quando si conosce una vergine consacrata si riceve un altro segno del nostro destino finale, che è la vita eterna. Si tratta di una testimonianza che ci mostra come dovremmo vivere ogni giorno, preparandoci a incontrare il Signore, il che implica il condurre una vita casta appropriata alla vocazione a cui si è chiamati, sia essa il matrimonio, il celibato, la consacrazione religiosa o il sacerdozio.
È vero, sono sempre di più le persone che chiedono di ricevere la consacrazione della Chiesa come vergini che vivono nel mondo. Ma vi è anche un numero crescente di donne che vogliono entrare in comunità religiose, specialmente quelle contemplative.
Giusto nel mese di novembre ho celebrato una messa per un nuovo convento carmelitano a Fairfield, in Pennsylvania, che credo sia la quinta o la sesta comunità fondata a partire dal convento carmelitano di Valparaiso, in Nebraska. Vi è un gran numero di giovani donne che vi sta facendo ingresso. Si tratta di uno stile di vita molto difficile, in condizioni piuttosto difficili, eppure non ho mai visto prima un gruppo di donne così felice.
La gente suole pensare che le sorelle che vivono nei conventi siano isolate dal mondo, ma in realtà Madre Mary Francis, autrice di Poor Clare, afferma: “Le mura del convento circondano il mondo intero”. In altre parole, queste donne pregano e fanno sacrifici per tutti.
Il Vescovo Morlino e la liturgia
La diocesi di Madison, in Wisconsin, ha recentemente patito la perdita di un fedele e coraggioso prelato nella figura del Vescovo Robert Molino, ben noto per la sua eroica opposizione all'aborto e alle unioni tra persone dello stesso sesso come anche per la sua convinzione del fatto che la sottocultura omosessuale che esiste all'interno della Chiesa debba essere affrontata. Conosceva bene il Vescovo Morlino? Ci può dedicare alcune parole sul retaggio che ha lasciato?
Sì, conoscevo abbastanza bene il Vescovo Morlino. Ci lascia un potente retaggio, soprattutto come docente della fede. Insegnava in modo instancabile la legge morale naturale, che è il fondamento della retta ragione. Nel nostro cuore esiste un ordine che corrisponde a quello che Dio ha posto nell'intera creazione.
Il Vescovo Morlino ha insegnato in modo fedele in molte aree, come pastore di una diocesi che ha la sua sede in una città assai secolarizzata, quella di Madison, in Wisconsin. Non ha mai temuto di difendere gli insegnamenti della Chiesa, anche quando ha dovuto pagare caro per farlo – per colpa dei media e di persone dalle idee diverse dalle sue all'interno della diocesi. Ciò non lo ha mai scalfito. Mi dispiace che sia morto così giovane: stava facendo un ottimo lavoro.
Un altro elemento vincolato al suo solido insegnamento era la sua grande ammirazione per la bellezza della sacra liturgia. Ha incoraggiato a porre il santo tabernacolo al posto giusto, in stretta relazione con l'altare del sacrificio nel santuario della Chiesa. E si è sforzato di eliminare gli abusi liturgici, promuovendo anche – in modo molto appropriato – la Forma Straordinaria del Rito Romano.
Sembra che la terza lettera dell'Arcivescovo Viganò (qui) abbia scatenato come reazione ulteriori tentativi di screditare la sua persona invece di replicare alle sue accuse, che sembrano essere credibili. Ha un'idea di come andrà a finire questa vicenda?
È un caso di somma disonestà. Si pensi quel che si vuole sull'opportunità o sulla prudenza delle sue dichiarazioni, ma resta comunque chiaro che le ha rilasciate come atto di coscienza. Esse includono accuse a cui la Chiesa ha il dovere di rispondere. Se non si risponde a tali accuse, vuol dire che nella Chiesa c'è qualcosa che va decisamente male.
Per quanto mi riguarda, penso che la character assassination dell'Arcivescovo Viganò sia assolutamente sbagliata – la character assassination è sembre ingiusta. Inoltre, noto che si sta cercando di distogliere l'attenzione dalla gravità dei temi che egli affronta.
Eminenza, Lei è sempre stato della ferma opinione che lo scisma formale debba essere evitato a tutti i costi. La sua affermazione secondo cui “lo scisma non può mai essere giusto” è stata citata spesso. Tuttavia, alcuni suggeriscono – alla luce della preoccupazione suscitata dalla mancanza di risposte ai dubia (qui), dalla Santa Comunione concessa ai protestanti, nonché ai cattolici divorziati e “risposati”, etc. – che nel momento presente esista già uno scisma de facto.
I prelati e i sacerdoti hanno assunto posizioni complementari su questioni che possono avere solo una risposta vera che sia conforme all'autentico Deposito della Fede: il risultato è un laicato confuso. Secondo Lei, esiste davvero uno scisma de facto attualmente? Quanto potrà andare avanti la situazione attuale prima che avvenga uno scisma formale? I vescovi e i cardinali che rimangono in silenzio si rendono complici permettendo che questa controversia persista?
Ribadisco semplicemente la mia affermazione su quello che la Chiesa ha sempre compreso di se stessa, vale a dire che nessuna situazione giustifica l'introduzione di una divisione del Corpo di Cristo. Non definirei “scisma” ma “apostasia” la situazione presente, una situazione in cui prelati, sacerdoti e laici hanno effettivamente abbandonato la Fede Cattolica sposando insegnamenti e pratiche contrari al Deposito della Fede. L'abbandono della verità genera l'apostasia e una tremenda sofferenza nella Chiesa.
Ma è la nostra risposta a questa situazione, specialmente quella dei sacerdoti e dei vescovi, quel che è importante. Possiamo sentirci tentati di allontanarci dalla fede perché questa o quella persona dicono: “Non posso più essere cattolico per via di quello che questo o quel vescovo ha fatto”.
Ma quell'uomo, chiunque egli sia, non è la Chiesa. La Chiesa è Gesù Cristo, e noi non possiamo allontanarci da Lui, nemmeno se siamo noi le persone a cui vengono inflitte sofferenze dall'interno della Chiesa, nemmeno se si cerca di farci credere che siamo noi che stiamo causando divisione e conflitto.
Dobbiamo rimanere fedeli a Cristo e insegnare quanto Egli ha sempre insegnato.
Per cui, credo che ciò che alcuni definiscono uno scisma de facto sia in realtà un'apostasia pratica dalla Fede. È per questo che è più cruciale che mai che quanti si preservano fedeli e si sforzano di seguire gli insegnamenti della Chiesa nella loro integrità rimangano solidamente all'interno del Corpo di Cristo.
Si ricordi Sant'Atanasio, che fu mandato in esilio, perseguitato e spesso trattato con indifferenza. Come lui, dobbiamo perseverare dando la nostra testimonianza.
Per quanto riguarda il silenzio di così tanti cardinali e vescovi, si tratta di una questione molto seria. Un vescovo viene ordinato alla pienezza dell'ufficio sacerdotale, e un cardinale viene incorporato nel Collegio dei Cardinali per difendere la Fede. E lo devono fare verbalmente. Rimanere in silenzio nel mezzo di questa tremenda confusione non può essere considerato un atteggiamento giusto – non potrà mai essere giusto.
Recentemente ho persino sentito dire che un direttore spirituale avrebbe detto a un vescovo: “Questo è il tempo di rimanere in silenzio”. Come può essere vera, nel caso di un vescovo, quest'affermazione, specialmente se nella Chiesa crescono la confusione e la divisione? Un vescovo deve insegnare al suo popolo cos'è che porta unità, ossia la fedeltà a Cristo, ai Suoi insegnamenti e alla Sua disciplina.
Cos'è la riforma?
Parecchi anni fa ricordo di aver letto una statistica secondo la quale se una siffatta categoria esistesse davvero, la seconda confessione cristiana più grande degli Stati Uniti consisterebbe di cattolici che hanno abbandonato la Chiesa. Più recentemente, ho trovato un articolo che affermava che questa categoria è oggi la più grande. Cosa deve succedere affinché questa tendenza venga ribaltata, affinché la Chiesa sperimenti un rinnovamento?
Sì, una riforma è necessaria. Cos'è la riforma? È il tornare a insegnare di nuovo la Fede nella sua integrità. Il Credo dev'essere enunciato in pubblico, nei sermoni domenicali e in altre forme di catechesi per gli adulti. Dev'essere insegnato ai bambini e ai giovani.
La presente situazione deplorevole è il frutto di decenni di catechesi povera. Intere generazioni di cattolici affermano apertamente di non conoscere nemmeno loro la Fede Cattolica, e di essere quindi incapaci di difendere la Fede di fronte agli altri. Penso che la soluzione fondamentale sia quella di tornare a un solido insegnamento della Fede e di purificare la Chiesa da tutti questi scandali, che sono prove durissime per la fede della gente.
Ma soprattutto, la Chiesa Cattolica dipende da una classe sacerdotale degna. Nei nostri seminari si devono preparare i giovani ad essere i migliori sacerdoti possibili, ed essi, in cambio, devono condurre vite personali che siano il riflesso dei cambiamenti ontologici che si verificano quando vengono ordinati sacerdoti, quando vengono configurati alla Persona di Cristo, Capo e Pastore del gregge in ogni tempo e in ogni luogo.
Padre Hardon, la causa per la cui beatificazione e canonizzazione Lei ha iniziato nel 2005 (e i cui molti apostolati Lei oggi guida e supervisiona), era un infaticabile catechista. Credeva fermamente che per arginare la marea fosse necessaria l'autentica catechesi della verità incontaminata – e lottò coraggiosamente fino al suo ultimo respiro per raggiungere quest'obiettivo. Se fosse ancora vivo, sarebbe sorpreso dalla situazione che la Chiesa affronta attualmente? Secondo Lei, quale sarebbe il consiglio di questo Servo di Dio?
Non credo che Padre Hardon si sorprenderebbe. Se si leggono i suoi scritti, risulta chiaro che aveva compreso profondamente il monito che Nostra Signora ci ha dato a Fátima, in Portogallo. Aveva già previsto il precipitare degli eventi e non ne sarebbe stato sorpreso. Ma allo stesso tempo, si sentirebbe profondamente rattristato e turbato osservando la situazione in cui si trova la Chiesa.
Ci darebbe lo stesso consiglio che ha dato sempre fino alla morte. Ho lavorato con lui gli ultimi tre anni della sua vita: egli esortava costantemente alla “catechesi, catechesi, catechesi” – a insegnare e a vivere senza stancarsi mai le verità della Fede e della legge morale.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Ringrazio il lettore che mi ha segnalato il testo, velocemente tradotto.
RispondiEliminahttp://www.marcotosatti.com/2019/02/14/kevin-farrell-nominato-camerlengo-i-protetti-di-mccarrick-fanno-carriera/
RispondiEliminaIl cardinale Farrell già Legionario di Cristo, ha vissuto nello stesso appartamento con l’ex cardinale McCarrick per diversi anni, e afferma di non essersi mai accorto di nulla, e di non essere stato a conoscenza di lamentele relative all’arcivescovo di Washington. Diventato poi nel 2016 cardinale prefetto del nuovo dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita, ha firmato la prefazione di uno dei libri più discussi di questi anni “Building a bridge” del gesuita James Martin, attivista per il mondo LGBT nella Chiesa. Farrell per il ruolo che ricopre, è stato il regista dell’incontro mondiale delle famiglie a Dublino, a fine agosto scorso, dove James Martin è stato uno dei relatori.
La sua nomina, visti i legami con McCarrick potrebbe sorprendere solo chi non avesse chiara l’attenzione del Pontefice per una certa corrente di prelati americani legati all’ex cardinale. Non a caso nella commissione preparatoria del summit sugli abusi in Vaticano è stato scelto dal Pontefice il cardinale di Chicago Blase Cupich, invece di quella che sembrava essere la candidatua “naturale” del cardinale di Boston O’Malley, presidente della commissione anti-abusi del Vaticano. Quasi “decapitato” McCarrick i suoi protetti fanno carriera.
Leggo che "nessuna situazione giustifica una divisione nel Corpo di Cristo". Ora il Corpo di Cristo è indivisibile per cui MAI potrà subire scismi. MA gli scismi ci sono stati pe "situazioni " che invece hanno giustificato la divisione a meno di condannare i papi che hanno dichiarato scismatici gli altri, ma è lo stesso san Paolo a parlare di scomunica e Gesù stesso "sia per voi come un pubblicano e pagano".
RispondiElimina
RispondiEliminaOT Un libro esplosivo per il Sinodo sugli Abusi del 21 febbraio.
Sul CdS si dà oggi grande rilievo al libro di un intellettuale omosessuale francese che sta per uscire in varie lingue, proprio per il giorno dell'apertura del famoso Sinodo vaticano. In questo libro, di 500 pagine, frutto di centinaia di interviste con sacerdoti, vescovi etc., l'autore sostiene che addirittura l'80% dei preti è omosessuale. Che il sistema vive sull'ipocrisia reciproca di tutti e che, ovviamente (è la tesi delle lobbies) la Chiesa deve cambiare, cancellando il peccato di omosessualità, aprendo ai costumi del secolo, etc., in modo da uscire dall'ipocrisia. In un'intervista a un benedettino o certosino, costui avrebbe detto che per gli omosessuali la Chiesa è un "sistema" sicuro, protetto, dove possono rifugiarsi e praticare tranquillamente il loro tipo di vita. Però il sistema è stato messo in subbuglio dalle iniziative improvvide di Papa Francesco.
Considerazioni del semplice fedele. 1. l'80 % mi sembra troppo. Però il numero degli omo, da quanto si è visto, deve essere abbastanza alto. Il saggista gay ha interesse a sostenere che tutti i preti sono di quella tendenza. 2. In ogni caso, dalle dichiarazioni del benedettino o certosino che fosse, si viene confermati in un'impressione sempre più diffusa: tutti questi preti gay (e anche suore lesbiche) perché sono entrati nella Chiesa? La vocazione vera non l'avevano di certo. Ci sono entrati per distruggerla dall'interno: questa è la verità che sta venendo fuori. Bisogna quindi fare pulizia. 3. Non è che le iniziative "sbagliate" ("chi sono io per giudicare", etc) di Papa Francesco abbiano messo in crisi quel "sistema" all'interno della Chiesa. Si sono moltiplicati gli episodi di cronaca, gli scandali a sfondo omosessuale, coinvogenti interi episcopati, sono venute fuori cose turpi, gridate "dati tetti", la Chiesa si trova sempre più immersa nel fango. Il "sistema " ha cominciato a suppurare per conto suo.
O.
Anonimo h. 19.47, in quelle situazioni a cui si riferisce lei, i papi difendevano la fede e gli scismatici seguivano le eresie.
RispondiEliminaNella situazione attuale, invece, unica nella storia, il papa e il gruppo di cardinali e veacovi che lo sostengono, seguono l'eresia modernista e sono apostati, ma guidando la Chiesa visibile passerebbero per i difensori della vera fede senza esserlo, mentre coloro che difendono la fede vera e bimillenaria, passerebbero per scismatici che si allontanano dalla Chiesa.
Una situazione molto più difficile.
(segue) A meno che i cardinali difensori della fede vera non abbiano il coraggio e la forza di dichiarare che il papa e' caduto in eresia manifesta, affrontando la tempesta perfetta che ne conseguirebbe.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaAloisius infatti lo dice anche lei: si tratta di coraggio da trovare. La tempesta non potrà essere peggio dell'apostasia e del farsi complici dell'apostasia , rischiando l'inferno.
RispondiElimina
RispondiEliminaTerminologia confusa
"Papato ebreo" non si dice; caso mai "papato ebraico". Il concetto di "papato" non si
può comunque applicare agli ebrei, per ovvi motivi.
Quando il Tempio fu distrutto, nel 70 d.C., Caifa era già morto, non era lui il sommo sacerdote, assassinato dagli Zeloti.
L'uso dell'aggettivo "ebreo", quando andrebbe "ebraico", denota ignoranza o disprezzo, da condannare entrambi; in ogni caso l'intero commento appare confuso.
T.