Nella nostra traduzione da LifeSiteNews, un'altra risposta, di non trascurabile autorevolezza, alle minacce di smantellamento della vera Chiesa. Mons. Georg Gänswein, nel corso di una ordinazione sacerdotale in Germania.
Il segretario di Papa Benedetto: “Chi cerca di inventare una nuova Chiesa abusa della sua autorità spirituale”
Lo scorso 27 aprile, l’Arcivescovo Georg Gänswein, segretario personale del Papa Emerito Benedetto XVI e Prefetto della Casa Pontificia, ha ordinato quattro nuovi sacerdoti del seminario del monastero di Heiligenkreuz in Austria. Nella sua omelia ha parlato del dovere dei sacerdoti di rimanere fedeli alla “verità dei Vangeli” e ha rimproverato quanti – all’interno della Chiesa stessa – vogliono “inventare una nuova Chiesa”.
All’inizio dell’omelia il prelato tedesco ha formulato la metafora del capitano di una nave da guerra che ordina a quella che crede essere un’altra nave – ma che in realtà è un “faro presidiato da un ufficiale di rango inferiore” – di cambiare rotta per evitare una collisione. Il guardiano del faro replica più volte con calma che è il capitano a dover cambiare rotta. Quest’ultimo, gonfio di orgoglio, si vanta quindi della potenza della sua nave e minaccia di prendere misure drastiche per salvaguardare la sicurezza della sua nave e del suo equipaggio. Ma il guardiano risponde di nuovo che gli è impossibile cambiare rotta.
L’Arcivescovo Gänswein ha detto ai quattro candidati al sacerdozio che anche loro dovranno agire come il guardiano del faro, “poiché anche i sacerdoti hanno a che fare col mantenimento e col cambio della rotta”. I sacerdoti, ha spiegato, “influiscono sulla rotta delle vite degli uomini, prendono il timone, operano cambiamenti”. “Sì”, ha aggiunto, “la vostra posizione è simile a quella dell’ufficiale di rango inferiore che funge da guardiano del faro”.
Contrariamente ad alcune delle potenti navi che solcano i mari, il faro in se stesso “non ha armi”, ha spiegato il prelato. Nella stessa situazione si trova il sacerdote, la cui “forza non proviene da strumenti di potere esterni”. Essi dirigono il popolo “proclamando semplicemente la Verità che si è incarnata in Gesù Cristo”, ha aggiunto.
Come ha affermato Gänswein, il sacerdote “non è armato solo delle proprie forze”, ma ha forza soltanto nella misura in cui “è testimone della Verità”. Quando entrano in contatto con “la verità dei Vangeli”, gli uomini devono cambiare le loro vite esattamente come una nave che deve cambiare rotta quando avvista un faro. Dato che Dio ha affidato questa verità alla Sua Chiesa, essa “non deve proclamare nient’altro che la verità, tanto se essa è conforme alla moda del momento come se non lo è”.
Se un sacerdote ode voci simili a quella del capitano della nave da guerra, che ordina al faro di cambiare rotta, ha aggiunto l’arcivescovo tedesco, deve dare una “risposta semplice”, quella della “bellezza e della verità della fede” per esortare gli uomini a intraprendere il retto cammino della “salvezza eterna”.
L’Arcivescovo Gänswein esorta i nuovi sacerdoti a non insegnare le “loro buone idee, bensì quello che Dio ci ha affidato”. Non si tratta di “affermare le nostre idee preferite, ma di essere responsabili della salvezza delle anime”, ha spiegato. E la “forza nasce dai sacramenti”. Perciò un sacerdote non ha bisogno di avere una “personalità carismatica” e di “apparire in prima pagina sui giornali”. Egli dev’essere come il guardiano del faro, che “apparirebbe in prima pagina solo se lasciasse il suo posto per fare qualche altra cosa”. “Solo quando i guardiani del faro lasciano il loro posto succede il disastro, e solo in quel caso se ne fanno titoloni”.
“E quando i sacerdoti e i vescovi non hanno più il coraggio”, ha continuato Gänswein, “di proclamare con forza e nella loro interezza i Vangeli, bensì presentano solo le loro parole di saggezza personale, succede il disastro e appaiono i titoli in prima pagina”.
“Ai nostri giorni non abbiamo più questo coraggio?”, ha chiesto Gänswein, riferendosi in tutta probabilità agli attuali scandali di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti che hanno scosso la Chiesa cattolica e forse alludendo anche alla lettera del papa emerito Benedetto XVI sulle radici morali e dottrinali dell’attuale crisi degli abusi.
Questo è il pensiero espresso dal sito dei vescovi austriaci Kathpress, che in un servizio del 28 aprile sulle parole di Gänswein ha specificato: “Il background di queste affermazioni potrebbe essere rappresentato benissimo dalle discussioni su un controverso [sic] testo di Benedetto XVI, al termine del quale il papa dimissionario ha presentato un resoconto e un’analisi personali degli scandali degli abusi e delle loro conseguenze per la Chiesa” [qui].
Kathpress afferma anche che il seminario sacerdotale di Heiligenkreuz ha attualmente 314 studenti ed “è uno dei più grandi centri di formazione sacerdotale d’Europa”.
Nella stessa omelia del 27 aprile l’Arcivescovo Gänswein ha fatto un’allusione a una recente discussione suscitata dal Vescovo Heiner Wilmer, il quale ha affermato che “l’abuso di potere è nel DNA della Chiesa”, rispondendogli indirettamente: “E chi vuole inventare una nuova Chiesa e trafficare col suo presunto DNA, si trova sulla strada sbagliata e abusa della sua autorità spirituale”.
Il “compito sacro” non è quello di “attirare l’attenzione su se stessi”, egli ha ulteriormente spiegato, “di inventare novità per salvare la Chiesa”, bensì di confidare su Gesù Cristo Stesso, cosa che “esige umiltà e soprattutto coraggio”.
I sacerdoti, ha detto Gänswein ai candidati all’ordinazione, dovrebbero essere coscienti del fatto di “essere inviati” e che in quanto inviati devono parlare “in modo molto più deciso di quando parlano a nome proprio”. “Non sono loro ad aver inventato i Vangeli”, ha aggiunto. Allo stesso tempo – pur rimanendo umili – i nuovi sacerdoti dovrebbero anche essere coscienti del fatto “di possedere una dignità che [li] distingue da tutti coloro che non sono sacerdoti. Ma non [hanno] acquisito tale dignità da sé”. Il prelato tedesco ha incoraggiato ulteriormente i nuovi sacerdoti affermando che “[si renderanno conto] che [stanno] facendo qualcosa di grande, qualcosa che non si estinguerà”.
Egli ha anche aggiunto che è importante avere coraggio ed umiltà e “dire e fare solo quel che dev’essere detto e fatto nel Nome di Gesù Cristo”. Questo coraggio e questa umiltà “nascono dalla fedeltà alla Parola che ci è stata data e dal credere nel fatto di aver qualcosa da dare”. E inoltre: “Ciò che va al di là di ogni elemento umano contiene il Divino”.
L’Arcivescovo Gänswein ha ricordato alla congregazione che un sacerdote non è il “detentore di un ufficio” che svolge determinate funzioni all’interno della società”, bensì il sacerdote “fa qualcosa che nessun uomo può fare con le sole proprie forze”.
Il sacerdote “dà l’assoluzione per i nostri peccati nel nome di Gesù Cristo e pronuncia sui doni del pane e del vino le formule della transustanziazione”, aprendo così i cuori dell’umanità alla Grazia di Dio.
“Il sacerdozio non è semplicemente un ufficio”, ha aggiunto il prelato, “ma un sacramento”. Nonostante le nostre debolezze umane, è importante ricordare la “grandezza del sacerdozio”.
In una conversazione tenutasi prima delle ordinazioni nel monastero di Heiligenkreuz, l’Arcivescovo Gänswein ha spiegato che “amministrare a dei giovani il sacramento dell’ordinazione sacerdotale è una delle esperienze più belle che si possano fare, è molto emozionante, molto teologico, molto personale e anche molto cattolico”.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Pare che abbia anche dichiarato: "Tardi ormai mi svegliai..." :(
RispondiEliminabellissima conferenza di Don Angelo Citati La necessità del rito Romano Antico
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=3Y7mANUzChk
Bergoglio è solo il capo politico della coalizione arcobaleno, multireligiosa e multiculturale, logora e bocciata dalla Storia, ispirata da pericolose idee immigrazioniste.
RispondiEliminaLascio le questioni dottrinali, morali e teologiche agli addetti ai lavori, molti dei quali si nascondono come conigli nelle loro tane calde.
I due mali di cui soffre la Chiesa cattolica sono l'indifferentismo (relativismo) massonico - e cioè l'"ecumenismo" e il "dialogo interreligioso" - e l'individualismo liberale. Non sono solo due errori teorici, sono anche due mali, due malattie spirituali. Dai quali discende tutto: persino l'immigrazionismo senza freni e l'omoeresia del clero vi trovano le proprie adici.
RispondiEliminaIl primo male deriva dalla dichiarazione "Nostra Aetate" del Concilio Vaticano II (poi aggravata da Assisi 1986 e da tutto l'ecumenismo folle) il secondo male dalla dichiarazione "Dignitatis Humanae" del medesimo Concilio. I due documenti (e forse anche un terzo, "Lumen Gentium") hanno di fatto capovolto l'insegnamento del pontefici precedenti, dando inizio allo spettacolare seppuku (harakiri) che il clero cattolico sta mettendo in atto. Se domani Bergoglio non ci fosse più, ma si continuasse a seguire i principi contenuti in questi due documenti conciliari, persistendo nel seguire l'esempio dei tre "santi" pontefici canonizzati dalllo stesso Bergoglio, la Chiesa cattolica andrebbe avanti nel sentiero della dissoluzione. Che succederà? Umanamente non credo vi siano eccessive speranze. Siamo davvero alla frutta. Ma in quanto credente so che Dio non potrà non intervenire, prima o poi, attraverso una condanna ufficiale dell'indifferentismo massonico (ecumenismo) e dell'individualismo liberale. Per salvare la sua Chiesa.
(Martino Mora)
DEO GRATIAS !!!
RispondiEliminaL'omelia è tutta una metafora neppure tanto nascosta, Gaenswein interverrà prossimamente per presentare un libro di BXVI, poi a settembre uscirà un altro libro di omelie incentrate sul sacerdozio inteso come modello di Vangelo e celibato come dono di sé a Dio e alla Sua Chiesa......messaggio inviato a tutti i naviganti, l'Amazzonia incombe e pure le porcate che si paventano saranno esposte, motus in fine velocior.
RispondiEliminaLA REALTA' CHE INCOMBE SULLA CHIESA E SUL MONDO IN POCHE RIGHE.
RispondiElimina«Le affermazioni del vescovo Franz Overbeck non devono sorprendere. Egli, nato nel 1964 da una famiglia di contadini, appartiene a quella generazione di sacerdoti che hanno messo il proprio ministero al servizio di una nuova religione civile che non si basa più, come in Rousseau, sulla separazione tra stato e Chiesa, tra politica e religione, ma mira piuttosto alla loro fusione e compenetrazione. Non è più la Chiesa a essere l’unico veicolo della salvezza, bensì lo è lo “stare insieme” di tutti nella società composta da individui e gruppi, indipendentemente da confessione e religione, ovvero il progetto postmoderno di una coesistenza pacifica, per la cui realizzazione (processo infinito!) si è costituita l’attuale alleanza di Trono (Merkel, Unione europea, organizzazioni non governative) e altare (la “chiesa sinodale delle Amazzoni” […], le conferenze episcopali). La prima preoccupazione, ormai non è più rivolta ai fedeli cattolici. Il loro numero si è tanto ridotto nel corso di una generazione da farne un gruppo marginale, e i vescovi si sono votati a un compito più grande: dare vita al “vero” universalismo, che si lascia alle spalle il “vecchio” universalismo della Chiesa cattolica e del diritto naturale. I presupposti di questa svolta, in Overbeck e nei suoi colleghi, sono evidenti: una fede del “come se” (als-ob) e una teologia che ha sostituito la metafisica con un’etica del discorso alla Habermas. Le loro prediche sono esercizi di paleomodernismo, i seguaci del quale per definizione – come direbbe Péguy – “non credono in ciò che credono”. Hanno rinunciato a giustificarsi di fronte al passato, al depositum fidei. Non fanno più riferimento ormai nemmeno al Concilio Vaticano II, perché questo concilio, con le sue plumbee montagne di documenti, nel frattempo è diventato “poco flessibile”, “restaurativo”, se non addirittura “reazionario”. Il loro feticcio è l’incommensurabile Domani. Solo quando la Chiesa cattolica si sarà liberata dalle pesanti catene del passato (la gerarchia, il sacerdozio, gli studi teologici, il celibato e così via), Satana sarà legato per mille anni e potrà avere inizio il regno della pace, della riconciliazione universale, della cosmopoli di Kant. Nella lotta verso questo fine non si risparmiano alcuna fatica».
(Wolfgang Spindler, teologo domenicano tedesco, in “La Chiesa sta per rompersi” di Matteo Matzuzzi su Il Foglio, 10 maggio 2019)
Gira una frase del genere: il Sinto Padre, vescovo di Rom. E chi replica: sinto subito!
RispondiEliminaE una vignetta di Krancic da applausi. Mic dovrebbe pubblicarla.
Bellissima omelia quella di Ganwein. In fondo, è solo un'omelia cattolica, ma di questi tempi sembra un miraggio sentire cose che, anni e secoli addietro, erano scontate.
RispondiEliminaDuole che lo stesso non abbia ribadito il contenuto di questa omelia nelle molteplici occasioni in cui i modernisti al potere, da Bergoglio in giù, hanno detto e fatto l'esatto contrario.
Duole che, forse, non ha avuto quel coraggio che insegna ai nuovi sacerdoti, anche se va dato atto che, per quanto arcivescovo, sta in un ruolo delicato e non può parlare come vuole.
Mi sembra infatti evidente che vi sia un accordo con BXVI, l'omelia fa da sponda al suo recente scritto.
Ma ben vengano questi spruzzi di cattolicesimo, me li bevo come un assetato.
Beati monoculi in terra caecorum.
Credo che, anche per la loro amicizia e quotidiana frequentazione, il pensiero di Mons. Gänswein rifletta di regola il pensiero di Benedetto XVI.
RispondiEliminaAdriano Ghiso
@ Anonimo 20:21 "Non è più la Chiesa a essere l’unico veicolo della salvezza, bensì lo è lo “stare insieme” : queste parole mi lasciano basito, ma non sorpreso. L'anno scorso, a fine estate, in chiesa c'erano i gruppi del Grest e il parroco elogiava l'iniziativa. Ad un certo punto se ne uscì con queste parole "è stata una bella esperienza, di arricchimento reciproco, non è importante sapere tante cose, importante è lo stare insieme". parole profetiche della nuova "chiesa" decattolicizzata, a quanto pare, trasformata in una melassa informe, tutto sentimento e niente intelletto, raziocinio, studio e riflessione. Nuovi preti per una nuova "chiesa", ma non chiamiamoli sacerdoti di Cristo, né la loro organizzazione chiamiamola più Chiesa Cattolica. Il tragico è che occupano abusivamente chiese, basiliche, santuari, costruite dalle generazioni precedenti con fede e sacrificio, e che loro adesso dissacrano, talvolta spudoratamente, trasformandole addirittura in pizzerie, sale da ballo per donne svestite e balletti osé, addirittura latrine, dormitori per immigrati clandestini, rom, che lavano i calzini nelle acquasantiere. Ce ne vuole di stomaco per continuare a dare fiducia a questa gente, dalla prima sede in giù ...
RispondiElimina@ Martino Mora : io a quei documenti citati, così sulfurei, aggiungerei anche Unitatis Reintegratio, che come d'incanto ha fatto scomparire eretici e scismatici, inglobandoli tutti nella Chiesa di Cristo, ormai non più rappresentata dalla sola Chiesa Cattolica, ma anche dalla miriade di sette protestanti e dalle chiese scismatiche ortodosse, e ciò in ossequio al principio espresso in Lumen Gentium 8/b con quel sibillino "subsistit in" ...
RispondiElimina@ Catholicus
RispondiEliminaSu questo argomento chi fosse interessato può ascoltare l'ottima conferenza del Prof. Matteo D'Amico Ecumenismo e Logica
https://www.youtube.com/watch?v=Gux_fPFoxuM
Grazie caro ICO, ascoltero' volentieri il professor D'Amivo.
EliminaChiesa allo sbando: l’arcivescovo di Firenze visita la moschea e celebra il Ramadan con la comunità islamica
RispondiEliminahttps://www.rassegneitalia.info/chiesa-allo-sbando-larcivescovo-di-firenze-visita-la-moschea-e-celebra-il-ramadan-con-la-comunita-islamica/
Non è la Chiesa che è lo sbando, ma certa gerarchia...
RispondiElimina@ Anonimo 9:21: bellissima conferenza, quella da Lui indicatami, la ringrazio. In proposito di rivoluzione orwelliana e di bipensioro, tema trattato anche da Gnocchi e Palmaro nelle loro opere (cfr "La bella addormentata"), mi perdonerà se, autocitandomi, le indico un mio recente articolo (certamente non all'altezza dell'opera del professor D'Amato, ma pur sempre animato da zelo per la causa di NSGC), di cui a breve uscirà anche la seconda ed ultima parte: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2955_Catholicus_Rivoluzione_in_talare_I.html
RispondiEliminaNon ci sono più ne frati me ordini in genere me papi di una volta. Il monsignore doveva svegliarsi moooolto prima
RispondiEliminahttp://m.ilgiornale.it/news/2019/05/11/ora-i-frati-minori-fanno-gli-auguri-agli-islamici-citando-papa-e-coran/1692905/
Già che c era doveva anche lui adeguarsi ai nuovi corsi augurando buon ramadan a tutti.
A proposito della dichiarazione di Abu Dhabi, della inequivocabile ewresia sottoscritta da Bergoglio in nome della Chiesa Cattolica (ma non a mio nome, beninteso…), Giovanni Servodio afferma che “Prima che eretici, quindi, Papa Francesco e i suoi sodali hanno il cervello ridotto in poltiglia, “
RispondiElimina(http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2965_Servodio_Che_fare_allora.html )
Precisazione: l'articolo sopra fa riferimento all'arcivescovo di Firenze, ma si tratta di Zuppi, a Bologna.
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/roma/roma-liceali-virgilio-visita-massoneria-scoppiano-polemiche-1693564.html
RispondiEliminaSiamo circondati e attaccati pesantemente su tutti i fronti...
RispondiEliminaIl signor Enzo Bianchi ha 3 incarichi nei Dicasteri vaticani.
RispondiEliminaQuali sono i suoi meriti, quelli di parlare come Vendola o Bonino?
https://www.maurizioblondet.it/nove-rabbini-tra-gli-antenati-di-benedetto-xvi/
RispondiEliminaNove rabbini tra gli antenati di Benedetto XVI ?
Maurizio Blondet 5 Maggio 2019
Padre Hernan Vergara è un prete diocesano di Marcomer, Messico.
Pubblichiamo questo suo articolo facendo presente alcuni fattori che possono aiutare i lettori a farsi un’idea sull’argomento esposto.
Di questa ascendenza ebraica di Joseph Ratzinger si è parlato a più riprese e in diverse occasioni.
I dati forniti da Padre Vergara sarebbero tratti da uno studio condotto da un cattolico di origine ebraica, Gilad ben Aaron, che ha pubblicato il suo lavoro sul suo sito – http://aronbengilad.blogspot.com/ -. Diciamo “sarebbero” perché il detto studio, che aveva per titolo Pope Benedict XVI’s Jewish Ancestry, non è più reperibile, verosimilmente perché è stato rimosso.Se si fa una ricerca su Internet si trovano diverse conferme di questa origine ebraica di Joseph Ratzinger, soprattutto in relazione alla madre di Joseph Ratzinger, Maria Peintner Rieger.
Il tutto non desta molte sorprese, la notizia è ben possibile; d’altronde non mancano le informazioni relative al fatto che i genitori di Giovanni Battista Montini, morto come Paolo VI, fossero anch’essi di origine ebraica: il padre Giorgio Montini, discenderebbe da un rabbino, e la madre Giudetta Alghisi, ebrea, si convertì al cattolicesimo per sposare Giorgo Montini....
@Anonimo delle 23:48
RispondiEliminaÈ un delirio. Neanche nuovo, oltretutto.
@anonimo 23:48
RispondiEliminaconcordando con fabrizio giudici sul delirio, noto che avere ascendenti ebrei non mi parrebbe, in ogni caso, certamente un problema per chi ha poi incontrato la Luce di Cristo. Anzi! Direi che è previsto dalla Parola di Dio, nonché auspicato ed impetrato da sempre, nella preghiera della Chiesa, il finale approdo degli ebrei alla Verità che è Cristo. Anche il rabbino capo di Roma Zolli aveva ascendenti ebrei..e si convertì miracolosamente al cattolicesimo...Alla fine dei salmi, anche il Signore Gesù, gli Apostoli, e parecchie migliaia di primi cristiani, avevano ascendenti ebrei, essendo ebrei osservanti!