Pagine fisse in evidenza

mercoledì 31 luglio 2019

Escludere la Teologia morale dalla riflessione su matrimonio, famiglia e vita ha un costo da non sottovalutare

Ѐ di pochi giorni fa la notizia che riprendo da Il Foglio. Titolo: Epurazioni papali. Meno teologia e più sociologia. Il nuovo corso dell’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia è molto bergogliano.
"L’Istituto Giovanni Paolo II per studi sul matrimonio e la famiglia, quello fondato nel 1982 per volontà del Papa polacco, non esiste più. Lo si era capito già due anni fa, quando – due giorni dopo la morte del suo primo preside, il cardinale Carlo Caffarra – fu promulgato il motu proprio “Summa familiae cura” [vedi un mio articolo: "Summa familiae cura" è una risposta ai 'Dubia'?] con cui si chiudevano i battenti all’Istituto e se ne fondava uno nuovo, “per le scienze del matrimonio e della famiglia”. Pochi giorni fa, l’atto conclusivo: il Gran cancelliere, l’attivissimo mons. Vincenzo Paglia, ha spedito le lettere di licenziamento ad alcuni professori, non più in linea con il nuovo corso che fa dell’Istituto una sorta di dipartimento di sociologia che nulla ha a che vedere con l’idea originaria di Karol Wojtyla. Per rendere ancora più chiaro il messaggio, Paglia ha stabilito la soppressione della cattedra di Teologia morale fondamentale, quella che fu di Caffarra, al quale è stato almeno risparmiato in vita questo scempio". Di seguito l'interessante articolo di Giorgia Brambilla*.

Escludere la Teologia morale dalla riflessione su matrimonio, famiglia e vita ha un costo da non sottovalutare

Alla luce dello sconcertante licenziamento dei docenti dell’Istituto Giovanni Paolo II, oltre alla perdita del loro spessore intellettuale, riferimento indiscusso per chi si occupa di matrimonio, famiglia e vita, c’è da chiedersi su cosa si fonderà la riflessione su questi temi se si mette fuori gioco la Teologia morale.

Ci sono due ordini di problemi: il primo è di tipo concettuale, il secondo di tipo metodologico. Mentre, il primo vede la frammentazione tra morale, fede, ragione e verità – causa del riduzionismo relativista e del nichilismo di cui è permeato il razionalismo moderno; il secondo consiste nell’annullamento del senso principale di questo tipo di riflessione, cioè dire cosa è giusto e cosa non lo è, sradicando l’albero del bene e del male e gettando così nella confusione più totale le coscienze.

Vediamolo brevemente.

L’esclusione della Teologia dal dibattito pubblico, dalla formazione e dal fondamentale discorso sull’uomo – che va dal matrimonio alla Dottrina sociale passando per la Bioetica – comporta un notevole prezzo da pagare. Sono ancora attuali le parole della Dei Filius: «si è diffusa troppo ampiamente per il mondo quella dottrina del razionalismo o naturalismo che, combattendo con ogni mezzo la religione cristiana in quanto realtà soprannaturale, cerca con ogni sforzo di stabilire il regno di quella che chiamiamo ragione pura o natura (..) Rifiutata ed abbandonata la religione cristiana, negato il vero Dio e il suo Cristo, la mente di molti è precipitata nel baratro del panteismo, del materialismo e dell’ateismo di modo che negando la stessa natura razionale ed ogni norma del giusto e del retto, si sforzano di distruggere i fondamenti della società umana» (nn. 804-805).

Creare piattaforme esclusivamente razionali, basate su di una fiducia socratica secondo cui all’uomo sarebbe sufficiente l’evidenza del bene descritto dalla ragione perché egli vi aderisca direttamente e senza ostacoli e in cui il dato di fede è ritenuto un fattore da escludere per riuscire a raggiungere i “lontani” si rivela un vicolo cieco: oggi è ancora più lampante il fatto che un’etica costruita alla luce della sola ragione sarà in grado soltanto di stabilire dei limiti approssimativi all’oggettivazione dell’altro che però alla fine risulterà inevitabile. L’uomo, infatti, è sempre tentato da una forma di utilitarismo. Del resto, se egli da solo deve garantirsi la sua esistenza, il suo futuro non potrà mai essere completamente disinteressato: l’altro gli apparirà sempre in qualche modo come un mezzo per la sua felicità, un mezzo per sé, per garantirsi la sua esistenza. Arriverà il momento in cui la salita sarà troppo faticosa, il bene troppo arduo, i tempi troppo difficili, i valori troppo liquidi.

Non si può costruire la morale a partire dall’etica, cioè a partire dalla ricerca di soluzioni particolari, senza confrontarsi sulla scelta fondamentale che tutte le sostiene e le motiva. Il problema è che l’epoca moderna ha messo profondamente in dubbio l’idea che dalla fede possa scaturire una qualche conoscenza, contestando, di conseguenza, alla Teologia l’attributo di scienza. Questo pensiero racchiude tutto il riduttivismo moderno della ragione, in base al quale quello che noi conosciamo può essere tale se ha un’universalità, per cui se uno scienziato fa un esperimento e trova la legge del fenomeno fisico, quella legge è vera e ha valore conoscitivo perché chiunque la può riprodurre e può verificare se corrisponde alla realtà o meno. Questo particolare riduzionismo, che prende il nome di “scientismo”, «rifiuta di ammettere come valide forme di conoscenza diverse da quelle che sono proprie delle scienze positive, relegando nei confini della mera immaginazione sia la conoscenza religiosa e teologica, sia il sapere etico ed estetico» (Fides et Ratio n.88). Dunque, tutto ciò che riguarda la domanda di senso, ma anche qualunque riflessione sui valori o sull’essere appartiene all’irrazionale e, come tale, ha solo valore soggettivo e mai oggettivo e quindi conoscitivo. Questo pregiudizio, di ascendenza hedeiggeriana, secondo cui chi crede non pensa, ha compromesso lo stesso pensiero filosofico, ridotto a “metascienza”, incapace di offrire risposte definitive alle domande più radicali, perché privato della missione di ricercare la verità.

Se si vuole fare formazione e dare criteri di comprensione rigorosamente razionali, come nel caso ad esempio delle questioni che riguardano la Bioetica, dall’ambito della procreazione e della famiglia fino a quello del bene comune o del multiculturalismo, non si può chiudere la porta alla Teologia, e nella fattispecie quella morale, la quale intende argomentare razionalmente a partire dalla Rivelazione avanzando la pretesa irrinunciabile di dire la verità sull’uomo e una verità da proporre pubblicamente.

Com’è possibile questo? Per una generazione, ovattata dalla posizione illuminista, l’ottica secondo cui per esercitare validamente il suo compito in ambito morale la ragione deve lasciarsi illuminare dalla fede – che “conosce qualcosa in più” – è un dato evidentemente da riscoprire.

In ambito morale, la ragione ha un ruolo molteplice, in relazione ai molteplici campi di indagine e di giudizio che la riguardano. La fede con la sua offerta di senso intende interagire con la ragione in questo ambito e provocarla come domanda sul senso ultimo della vita umana e sul valore della sua esistenza: l’ulteriorità della fede non costituisce l’abiura della ragione quanto piuttosto il suo compimento. Quando l’occhio osserva gli oggetti attraverso il microscopio non perde la sua importanza né la sua funzione. In altre parole, è così che si dà alla ragione il suo sviluppo più pieno e la fede è un dono che perfecit non destruit naturam. La luce della fede ha, infatti, un duplice compito: in positivo di perficere e reddere ad maiora e, in negativo, di non extinguere et imminuescere il valore della ragione.

La morale – e tutte le riflessioni che nascono da essa – nasce dalla conoscenza del valore della persona, alla luce della visione che Dio ha dell’uomo. Da questo punto di vista, infatti, la morale cristiana è l’opposto del legalismo: per il legalismo le norme morali sono solo espressioni isolate della volontà di un legislatore che le ha promulgate; invece, per il cristiano si tratta di verità sul bene della persona, che hanno la loro radice nell’essere e il loro fondamento nella sapienza creatrice di Dio e nella sua grazia redentrice. Dunque, è solo su questa prospettiva che si può costruire validamente un’ottica personalista, non su di un umanesimo generico ed ateo. La morale scaturisce dalla conoscenza del valore della persona, quale si rivela dall’atteggiamento nei confronti dell’uomo, dalla sua donazione senza limiti in Gesù Cristo. E la vita di una persona ha questo valore inalienabile a partire da un’antropologia teologica cristocentrica, per cui il bene della vita umana può essere precisato nell’articolazione delle sue dimensioni fondamentali, evitando deprezzamenti materialistici o indebite sacralizzazioni. Le offese al matrimonio (divorzio, adulterio, unioni civili, ecc.) e la violazione della vita umana (aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, ecc.) derivano in ultima analisi nientemeno che da questo. Per questo abbiamo bisogno del “GPS” della Teologia morale, importante per chi quei fatti vuole capirli e indispensabile per chi su questi temi deve formarsi, per di più nell’ottica poi di aiutare altri a discernere e poi a scegliere. Penso ai vari educatori: sacerdoti, catechisti, operatori pastorali, ecc.

A livello metodologico – il secondo punto della nostra riflessione – la Teologia morale, occupandosi delle questioni riguardanti, tra tutte, la vita umana, la famiglia e il rispetto dovuto loro secondo la virtù della giustizia, riceve dalle varie discipline lo status quaestionis, cioè l’analisi del problema etico, insieme alle conclusioni della riflessione propria della filosofia morale, il che ordinariamente facilita un primo discernimento fra il lecito e l’illecito, il bene e il male. È la Teologia morale che ci spinge a resistere contro l’“ethically correct come pretesa moderna di creare un piano di morbida tolleranza che si mette a “dialogare” con il male morale, anziché denunciarlo, e spende sofisticamente tante parole quando ne basterebbero due, quelle indicate da Nostro Signore: “Sì” e “No”. Purtroppo, sotto l’egida del “pluralismo” si crede che la morale si dovrebbe accontentare di una “grammatica minima” e di un’antropologia debole atte a ricoprire un ruolo di tipo procedurale, poiché le tematiche in questione si svolgono nell’arena pubblica, in cui si incontrano culture e religioni differenti. In particolare, si ritiene che un concetto di persona elaborato teologicamente, con riferimento alle verità di fede, sarebbe offensivo nel dibattito e comprometterebbe la validità dell’argomentazione razionale. Rispondiamo facilmente, innanzitutto, che questo modo di procedere, concettualmente, non riesce a superare l’orizzonte della soggettività e della convenzione intersoggettiva. Inoltre, sappiamo bene che il paravento del pluralismo è in realtà uno strumento ideologico per escludere a priori la verità fino a considerare la verità stessa come dannosa, compromettendo la ragione fino all’implosione della morale. Proprio perché il presupposto della Teologia è un atto di fede nella Rivelazione, con ciò essa non rinuncia alla razionalità, nè si esclude dal dialogo. E questo senza necessità di attingere a modalità “globali”.

Il vero dato irragionevole è questo piuttosto: proporre questioni complicate e delicatissime, come tutte quelle che toccano la persona umana, svuotandole di quella verità sull’essere umano da cui dipendono e della disciplina – la Teologia morale – che più di tutte ha l’onorevole mandato di discernere cosa rispetta tale verità chiamando il bene e il male con il loro nome. Una strada senza partenza e senza arrivo, ma con un salato pedaggio da pagare.
Giorgia Brambilla
________________________
* Giorgia Brambilla, sposata con tre figli, è professore aggregato presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” e incaricato presso la Pontificia Università Lateranense. Ha conseguito il Dottorato in Bioetica (Roma), la Licenza in Teologia con specializzazione in Morale sessuale e famigliare (Roma), la Laurea in Scienze Religiose (Roma) e la Laurea in Ostetricia (Pavia). È membro della “John Paul II Academy for Human Life and the Family” [qui - qui]. Da anni insegna e tratta temi di Bioetica e di Morale, con una particolare attenzione alla formazione delle realtà pro life e degli educatori. Tra i suoi lavori di ricerca più importanti si menziona il testo Sessualità, gender ed educazione (Napoli 2015), tradotto in inglese e in coreano. Sta lavorando ad un manuale di formazione bioetica di base dal titolo Riscoprire la Bioetica: dai fatti ai fondamenti. Capire, formarsi, insegnare (Rubbettino).

10 commenti:

  1. E Weigel dà del vandalo a Paglia

    «I vandali saccheggiano Roma di nuovo». Un titolo inequivocabile che ben spiega la dura requisitoria di George Weigel, biografo di Giovanni Paolo II, nei confronti di coloro che stanno distruggendo l'eredità dell'Istituto Giovanni Paolo II su matrimonio e famiglia.

    http://lanuovabq.it/it/e-weigel-da-del-vandalo-a-paglia

    RispondiElimina
  2. Non conoscono la realtà della Chiesa se non attraverso la narrazione di stampo laicista e progressista. Fanno un'"analisi" totalmente campata in aria, un puzzle di fatti diversi (Dugin, i conservatori americani, la chiesa cattolica negli Usa, Rod Dreher) uniti ad arte per accreditare l'idea di un complotto contro Francesco che gli impedirebbe di portare a compimenti le riforme da lui avviate e causa dello stato miserando del cattolicesimo e della Chiesa in questi anni. La riduzione della Chiesa a un fatto politico. Mentre invece la crisi dissolutoria in atto è ben altra, dottrinale e morale, sapienziale e spirituale. da qui la gestione mediocre e fallimentare di qualsiasi atto del pontificato, gli scandali legati alla predazione omosessuali, la congerie di eretici ed apostati che siedono ai vertici della Chiesa ad iniziare da Santa Marta.
    La velleità di buona parte dei personaggi che sono stati innalzati recentemente in funzioni apicali è oramai manifesta. Anche la vicenda ridicola e gravissima allo stesso tempo dell'Istituto GPII lo conferma.

    RispondiElimina
  3. L'Osservatore Romano pubblica il saggio di certo Pagazzi che offre una perfetta sintesi del delirio gnostico e dissolutorio di ogni dottrina cristiana di questi novatori in cui si afferma, tra le altre amenità:

    “E ciò perché i legami con persone e cose, di cui la famiglia è risultato e origine, il loro spesso oscuro intreccio sensoriale e affettivo, non sono corollari dell’essere, ma sono l’essere; non sono aggiunte secondarie alla realtà, ma la realtà stessa, la sua forza e la sua forma, la sua energia e la sua possibile giustizia. I legami sono la carne del mondo e la famiglia è la carne dei legami”.

    Questa è la famiglia nuova dell'Istituto GPII, via la famiglia cristiana e Cristo stesso, bisogna essere inclusivi e andare verso l'energia vitale del mondo che nasconde un dio a misura dell'uomo nuovo e vitale che vogliono costruire, sostituendolo a quello redento da Cristo, inadatto oramai all'avvenire glorioso dell'umanità.

    RispondiElimina
  4. Paglia vandalo? Si. Ma c'è un altro più in alto, molto più in alto, di lui che è più vandalo di lui.
    Alessandro Mirabelli

    RispondiElimina
  5. «L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e così raggiungere la salvezza; le altre realtà di questo mondo sono create per l’uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato» Sant'Ignazio di Loyola (ricorrenza oggi)

    RispondiElimina
  6. Protestiamo contro la demolizione a condizione che il numero uno non sia indicato? Mah… nessuna contraddizione? Se la chiesa è un fatto politico sociale di una risposta dell'uomo all'uomo innatamente bisognoso, non si sa perchè, di religioso hanno ragione a demolire….demolite demolite, Cristo è risorto, ma chiamiamo pane il pane e pane marcio il marcio.

    RispondiElimina
  7. Tranne rare ed eccelse eccezioni, la teologia, dagli inizi del '900 agli inizi del 2000, sarà ricordata come: Lasega dei Cent'anni.

    RispondiElimina
  8. Non c’è una posizione maggioritaria a favore del suicidio assistito nel Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), come invece si sta cercando insistentemente di far passare sui media, in modo talmente scorretto che lo stesso Cnb ha dovuto precisare che non c’è prevalenza di un orientamento rispetto a un altro.

    Nel Cnb ci siamo divisi, in buona sostanza, a metà, fra posizioni a favore e contrarie al suicidio assistito. Ma la notizia è stata lanciata in modo distorto fin dall’inizio, quasi contestualmente alla pubblicazione del parere: il primo lancio è stato dal sito del Corriere della Sera, che ha addirittura titolato su una presunta posizione prevalente, riportando anche dichiarazioni del presidente Lorenzo D’Avack come se fossero quelle dell’intero Cnb. E la generale lettura distorta è proseguita. Ieri Marco Cappato ha continuato a esprimersi negli stessi termini, e oggi ad esempio il Messaggero ricalca la stessa linea del Corriere, con il titolo ancora più netto, come se niente fosse.
    ......
    https://www.tempi.it/non-e-vero-che-il-comitato-di-bioetica-e-a-favore-del-suicidio-assistito/

    RispondiElimina
  9. Siamo lontani dall’entusiasmo per il nuovo pontefice che caratterizzò il primo periodo del pontificato.
    L'”effetto Bergoglio” non c’è stato, anzi!!
    I dati parlano chiaro: continuano a calare i partecipanti alle udienze papali, i partecipanti alla messa, le offerte per l’obolo al papa, gli italiani che firmano per l’8 per 1000 alla Chiesa cattolica.
    Di più: moltissimi articoli di giornalisti cattolici, anche sacerdoti, compaiono ogni giorno sui giornali di tutto il mondo per contestare i discorsi, le parole, le nomine di Bergoglio.
    Mentre con Benedetto XVI era evidente una ripresa religiosa, anche culturale, e la critica alla Chiesa proveniva soprattutto dall’esterno, oggi è sovente lo stesso mondo cattolico a non riconoscere più il suo Pastore.
    Preti, vescovi e cardinali si recano spesso in udienza privata da Benedetto XVI per trovare una parola di conforto e di speranza.
    Quello che sconcerta molti cattolici è che Bergoglio non sembra minimamente interessato alla fede, a Cristo, alla preghiera, quanto alla sociologia, alla politica.
    Bergoglio ha alcune fisse, tra cui quella dei migranti e dell’ecumenismo, ma non sembra minimamente avere una lettura cristiana di questi avvenimenti.
    Per esempio la sua affermazione secondo cui i cristiani e gli islamici avrebbero “lo stesso Dio” ha fatto infuriare i cattolici del Medio Oriente che pagano spesso con il loro sangue la fede in Cristo, uccisi dagli islamici.
    Quanto alla morale, tanti non capiscono perché al di là di qualche dichiarazione estemporanea, non sia interessato a fare nulla per promuovere la vita e la famiglia e ad opporsi al gender, al matrimonio gay, all’eutanasia.
    Il dissenso, come si diceva, si esprime in molte forme.
    In questi giorni centinaia di alunni dell’istituto Pontificio Giovanni Paolo II sulla famiglia, lamentano che il papa abbia espulso improvvisamente dall’insegnamento professori come monsignor Livio MELINA e vari altri molto stimati dai due precedenti pontefici.
    Allarma soprattutto il fatto che pur parlando tanto di misericordia, Bergoglio emargina senza pietà teologi, ordini religiosi, vescovi più tradizionali, ed arriva invece a difendere e coprire vescovi e cardinali con problemi legati a peccati di corruzione o di omosessualità, come il vescovo argentino Zanchetta, perché suoi amici o perché politicamente schierati con la comunisteggiante teologia della liberazione.
    La discontinuità tra i pontificati precedenti e quello attuale, sta lacerando la Chiesa, forse mai così divisa, confusa, pubblicamente insignificante come oggi.
    I bene informati dicono che il prossimo sinodo sull’Amazzonia sarà per Bergoglio un banco di prova molto difficile: vari cardinali autorevoli come i tedeschi Brandmuller e Mueller, hanno già più volte dichiarato che nel documento preparatorio sono presenti varie eresie e che daranno battaglia.
    Staremo a vedere, certamente la primavera annunziata dai giornali, in particolare dai più avversi tradizionalmente alla Chiesa, come Repubblica, non è arrivata: la Chiesa vive oggi il suo inverno più freddo!!!! L.A.

    RispondiElimina
  10. anonimo 23,44. Io non accetto la discussione del suicidio assistito, non se ne deve parlare, neanche l'eutanasia accetto, odio l'aborto e non lo voglio, non voglio il divorzio,e i matrimoni civili perché sono contro natura, ne chiedo piuttosto l'abolizione. Chi vuole peccare lo faccia da solo. Inoltre con i miei soldi (TASSE) nessuno ha diritto di ammazzare e rendermi complice di assassini di stato. Non si deve perdere tempo a discutere, ci sono problemi seri, non chi uccidere a spese dei contribuenti. VERGOGNATEVI: e vergogniamoci di permetterlo.

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.