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giovedì 19 settembre 2019

Appuntamento con “Il beato Pio IX – Storia dell’ultimo Papa RE”

L’associazione culturale onlus Das Andere (51°incontro), insieme all’associazione “Rinnovamento nella Tradizione – Delegazione Pio IX” vi invitano a partecipare all’evento “storia del beato Pio IX, l’ultimo Papa Re” dello Stato Pontificio.
L’evento avrà luogo sabato 21 settembre presso la Libreria Rinascita, in piazza Roma n.7, dalle ore 18:00 alle 20:00.

Saranno piacevoli ospiti dell’evento lo studioso don Curzio Nitoglia e il presidente dell’Istituto degli studi storici beato Pio IX prof.Crociani-Baglioni con introduzione affidata a Francesca Angelini e moderazione affidata al presidente Giuseppe Baiocchi.

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7 commenti:


  1. Romano Amerio su Pio IX e Paolo VI - un parallelo [I]

    Iota Unum par. 66. "Un parallelo storico. Paolo VI come Pio IX"

    "La disgiunzione che abbiamo rilevato in Paolo VI tra il supremo officio pastorale e l'esercizio dell'autorità ha un antecedente nel pontificato di Pio IX, non perché questo Papa scorciasse la funzione spirituale escludendo il metodo della condanna, ma perché scorciava il proprio principato civile riluttando all'esercizio di certi atti che gli sono invece inerenti. E il rimprovero che Antonio Rosmini muoveva a Pio IX nella sfera politica in una lettera al card. Castracane del maggio 1848, è applicabile nella sfera religiosa alla politica di Paolo VI. "Un principe che non impedisce l'anarchia e neppure fa alcuno sforzo per impedirla, che lascia fare tutto ciò che dichiara di non volere e che indirettamente asseconda ciò che si fa contro le sue espresse dichiarazioni, non sembra che soddisfaccia ai doveri annessi al principato [temporale]". Il Rosmini aveva in contemplazione la politica estera di Pio IX che, per alto riguardo al suo proprio officio di universale pastore, rifuggiva da quelle alleanze di guerra che il suo dovere di principe, e di principe italiano, gli prescriveva [contro l'occupante straniero]. Ma la situazione psicologica e morale dei due Pontefici è analoga.
    L'una mostra la contraddizione che l'unione del primato spirituale con il principato civile [con il potere temporale] ingerisce nella sfera propria del principato civile. L'altra palesa la contraddizione tra il reggimento spirituale del Papa e il desistere dall'autorità inerente a quel reggimento. E poiché il sacerdozio cattolico sembrava impedire nel Papa la perfezione del principato civile, così non restava altra elezione che o dimettere il principato o esercitarlo pienamento. Similmente, poiché l'esercizio dell'autorità sembrava a Paolo VI non ben compatire col pastorale ministero, non gli restava altra elezione che o dimettere il supremo reggimento (e vi ebbero segni di una tale possibilità) o ripristinare l'intero esercizio dell'autorità." [segue]
    (a cura di PP)

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  2. Romano Amerio su Pio IX e Paolo VI [2]

    Continua e finisce il par. 66 di Iota Unum intitolato: "Un parallelo storico. Paolo VI come Pio IX".

    "La differenza tra i due casi giace nel fatto che per Pio IX la parte rinunziata era un'estrinseca soma, in passati tempi proficua allo spirituale, ma che potevasi deporre senza intrinseco danno allo spirituale, laddove per Paolo VI la parte rinunziata è intrinseca al reggimento spirituale e rinunziandovi si dissesta l'intimo organismo della Chiesa, fondata sul principio di dipendenza e non su quella di libertà. Pio IX, mancando nel temporale, pericolava di abusare dello spirituale nelle cose politiche: infatti non guerreggiava, ma scomunicava i guerreggianti. Paolo VI al contrario, spogliato o quasi di potere temporale, si rimetteva giustamente tutto allo spirituale, ma questo dimidiava per tema di usarlo in maniera non spirituale; di fronte all'errore il comando e la pena sarebbero quasi un abuso, ripugnerebbero intimamente alla natura della Chiesa, terrebbero più del temporale che dello spirituale [così pensava Paolo VI]".

    (In nota Amerio continua: "La flessione dell'autorità che diviene funzione meramente didattica ha esempi piccanti. Quando il teologo di Tubinga Erberto Haag negò la dottrina cattolica del diavolo nel libro 'Abschied vom Teufel'[Addio al diavolo] fu iniziato a Roma un procedimento contro di lui, ma il procedimento fu tosto abbandonato e la sola risposta data alla negazione fu un documento della Congregazione per la dottrina della fede che riaffermava la dottrina tradizionale. Lo Haag continuò a dogmatizzare contro i principii cattolici [...] Sembra che l'autorità episcopale creda potersi comprimere l'errore senza inibire l'errante che lo va spargendo". [ FINE ]
    (a cura di PP).

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  3. Nota tecnica.

    Cosa è successo alla prima parte di questo commento?
    Forse è finita nello SPAM o si è persa per strada?
    Se è andata perduta, la rimando.
    Grazie dell'attenzione,
    PP

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  4. Grazie per il ripescaggio.

    Ho voluto pubblicare questo insolito parallelo di Amerio tra i due Papi
    per introdurre, a chi interessi, una visuale meno agiografica, come credo sia,
    in base ad esperienze precedenti, quella su "Pio IX ultimo Papa Re".

    Stiamo ancora a piangere sull'ultimo Papa Re: immobilismo mentale assoluto,
    che fa il paio con l'atteggiamento di chi ci invita a non far assolutamente
    nulla, anche nel nostro piccolo, per contrastare la crisi della Chiesa,
    sempre più tremenda ed insolita, per la quale non bastano le
    tradizionali categorie mentali, lasciando
    fare al Signore, che non per nulla ha detto: "Non praevalebunt".
    PP

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  5. El Beato Pio IX al defender la soberanía temporal de los Estados Pontificios no hacía mas que cumplir con su deber. Su comportamiento fué heroico. Tenía que luchar entre dos lealtades. San Juan Bosco no dudó de ello a la muerte del gran Pontífice: "Sarà certamente sugli altari".
    Lo que se ha cumplido al beatificarle en el Año Santo 200O, el domingo 3 de septiembre, con alegría de todos los buenos católicos, en particular de sus paisanos de La Marca de Ancona.

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  6. Anonimo ispanico

    Il suo giudizio riguarda la personalità in generale del Papa, non il punto specificio. Pio IX, riconosce anche lei, "doveva lottare contro due lealtà",come sottolinea appunto Amerio.
    Ma la critica di Rosmini e di Amerio è proprio questa: restar fedele alle due lealtà comportava una contraddizione che il Papa non ha saputo risolvere, sul piano politico. Stiamo parlando della politica temporale di quel Papa. Come Papa, non avrebbe dovuto entrare in guerra contro uno Stato cattolico come l'Austria (non erano più i tempi del Medio Evo). Eppure proprio questo gli chiedevano i neoguelfi, di fare come ai tempi delle lotte contro il Barbarossa, quando appoggiò la Lega Lombarda contro l'imperatore. I maligni dicono anche che si sia impaurito di fronte alle minacce di scisma dell'Austria. DAlla lotta contro l'Austriaco il Papa si tirò fuori subito e così fece anche il Borbone, che al tempo aveva un buon esercito da impegnare nella battaglia. Lasciarono al Nord poche truppe su base volontaria, che si batterono bene, tra l'altro.
    Come Papa non avrebbe dovuto entrare in guerra contro Stati cattolici, come principe temporale italiano invece sì, se si voleva liberare l'Italia dall'occupazione straniera plurisecolare, per mettere in piedi una federazione o confederazione di Stati italiani liberi sotto l'alta autorità del Papa (questo era lo scopo della prima fase del Risorgimento). Ma Pio IX non se la sentì. E lo si capisce. Fece prevalere lo spirituale sul temporale. Ma in questo modo nel temporale entrò in contraddizione con il moto risorgimentale, che entrò senza di lui e anzi contro di lui (in quanto principe temporale), nella seconda fase, quella dell'azione unitaria conquistatrice della monarchia piemontese, che inserì la sua espansione italiana nel gran gioco della politica europea, assecondando le ambizioni di Napoleone III, che voleva riportare gli Stati italiani (riconfigurati) sotto tutela francese. Fase, inevitabile, a mio avviso, per come si erano messe le cose.
    Il potere temporale, in quella forma, il Papa non riusciva più a mantenerlo.
    Le guarnigioni straniere nei suoi Stati erano diventate quasi permanenti.
    PP

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