«Tutto il giorno, sulla croce, ho steso le mani verso un popolo che non mi crede, ma mi contraddice, che cammina su vie non buone, ma dietro ai suoi peccati». Il rimprovero rivolto ad Israele è ripreso dalla liturgia nella festa di sant’Andrea, nel cui martirio la Croce del Maestro si riproduce e porta a maturazione il proprio frutto: O bona crux… per te me recipiat, qui per te me redemit (O buona croce… per mezzo di te mi riceva Colui che per mezzo di te mi ha redento). Anche i cristiani sono esposti al pericolo di cadere in una colpa analoga a quella delle autorità ebraiche che hanno respinto il Messia e di quelle romane che, condannando il Suo messaggero, ne hanno oppugnato la verità salvifica. Rifiutare il Cristo è una scelta ancora possibile, o in forma esplicita (con il rinnegamento della fede nella Sua autorità divina) o anche solo sul piano pratico (mediante la disobbedienza alla Sua parola). Oggi, però, siamo giunti ad un’espressa contraddizione del Suo insegnamento, addirittura da parte della Chiesa docente.
Cives autem eius oderant illum et miserunt legationem post illum dicentes: Nolumus hunc regnare super nos (Lc 19, 14). C’è una parte del clero che fa sua quest’empia asserzione solo implicitamente, con un’adesione di facciata e un’attività da commedianti che vengono impietosamente smascherate da una condotta insulsa, frivola, molle, superficiale e decadente che nulla mostra di autenticamente sacerdotale; ma ce n’è anche una parte che la fa propria con una dichiarata contestazione della legge morale in ambiti di indiscussa gravità, come quelli della sessualità, della famiglia e della vita umana. Per troppi decenni si è lasciato che idee eterodosse continuassero ad essere difese dalla sedicente stampa cattolica e nelle università pontificie, come se fosse sufficiente pubblicare testi magisteriali di rettifica senza mai sanzionare i responsabili, se non in casi eccezionali, con un’inerte fiducia in un improbabile ravvedimento. Ora l’erba cattiva, dopo aver abbondantemente infestato il campo, è talmente cresciuta da raggiungere i vertici.
«Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui un’ambasceria per dire: “Non vogliamo che costui regni su di noi”»: questa tragica scelta costò al popolo ebraico la catastrofe del 70 con la conseguente dispersione; alla società romana, malgrado la tardiva liberalizzazione del cristianesimo, il crollo dell’impero sotto la pressione dei popoli germanici, in quanto già rosa dall’interno da una profonda crisi morale che l’aveva resa incapace di reagire efficacemente… cosa mai deve toccare a noi, due millenni dopo la Redenzione, con tutti i frutti che ha portato nel frattempo? Preferisco non attardarmi su profezie, autentiche o presunte, di cataclismi planetari o guerre devastanti; piuttosto che stimolare la previdenza, esse possono indurre depressione e scoraggiamento. In realtà un tremendo castigo si è già abbattuto sul popolo ribelle: Constitue super eum peccatorem; et diabolus stet a dextris eius (Costituisci sopra di esso un peccatore e alla sua destra stia il diavolo; Sal 108, 6). La peggiore sciagura, per la Chiesa terrena, è avere un cattivo capo visibile; ma, se la maggioranza dei suoi membri recalcitra contro i comandi del Signore, è giusto e inevitabile che, a lungo andare, si ritrovi con alla propria testa una guida disobbediente a Dio.
È vero che il sacro testo prospetta parimenti la condanna di quel cattivo capo: Cum iudicatur, exeat condemnatus; et oratio eius fiat in peccatum (Quando è giudicato, ne esca condannato, e la sua preghiera si risolva in peccato; Sal 108, 7). Esso ci suggerisce perfino le parole per richiederne la rimozione: Fiant dies eius pauci, et episcopatum eius accipiat alter (Siano pochi i suoi giorni, e il suo incarico lo riceva un altro; Sal 108, 8). Se tuttavia l’Onnipotente ha permesso che occupasse quel posto, è sicuramente per un disegno provvidenziale: fra l’altro, per far venire a galla tutto il marciume, morale e dottrinale, che prima si dissimulava. Ciò trascina alla rovina gli increduli e gli immorali, che, sentendosi ufficialmente confermati, si abbandonano alle loro tendenze; al tempo stesso, raffina e tempra i credenti sinceri nel crogiuolo della prova. Questa serena consapevolezza ci libera dall’impazienza e dalla rabbia, mentre la nostra preghiera acquista una nota di sapienza: è del tutto legittimo auspicare che sia allontanato l’usurpatore, ma senza dimenticare che, dopo di lui, potrebbe arrivarne uno peggiore, visto che, con il numero di cardinali da lui creati, ha già blindato il prossimo conclave. Pensate se diventasse papa il prelato invitato quest’anno al Bilderberg, oppure il sincretista inflitto alla diocesi felsinea…
Come un popolo ha i governanti che si merita, così la comunità ecclesiale riceve guide conformi al suo reale stato. Nel primo caso gli uomini sono più responsabili e hanno meno diritto di lamentarsi, visto che i capi sono stati da loro eletti (a parte il caso dell’Italia); nel secondo (dato che la Chiesa non è un regime democratico) l’imputabilità è più indiretta, ma è innegabile che i Pastori provengano dal ceto dei fedeli e che quindi, pur acquisendo il potere di dirigerlo, ne rispecchino le qualità. È pur vero che la degenerazione è cominciata dall’alto, con una serie di decisioni prese sulla testa della gente, ma ciò non toglie che il processo da esse innescato sia stato accolto e assecondato con un vasto consenso, senza il quale non saremmo arrivati all’attuale stato di grave decadenza. Le derive dottrinali, liturgiche e morali degli ultimi cinquant’anni, compresa l’impennata di questo nostro tempo, hanno coinvolto molteplici attori a tutti i livelli.
Molti chierici giustificano la svolta ripetendo con tono saccente un mantra del tutto privo di senso: «C’è stato un concilio…», come se prima di quello non ce ne fossero stati altri venti che son tuttora valevoli e che non possono essere ignorati, quasi che un papa o un concilio avessero facoltà di stravolgere la dottrina e la vita cristiane abolendo tutto il passato con un tratto di penna… Quando dovranno render conto della propria vita al sommo Giudice, potranno forse sfuggire alla Sua giusta condanna con quella miserabile scusa? «Ti sei pervertito di persona, con la parola e l’esempio hai indotto i fedeli a peccare gravemente, hai spinto innumerevoli anime sulla via della dannazione eterna, hai disonorato e fatto bestemmiare il mio santo Nome… – Signore, c’è stato un concilio…». Si può certamente obiettare che i testi del Vaticano II, interpretati alla luce della Tradizione, non giustificano il rinnegamento della fede che si è verificato, ma resta il fatto che i germi patogeni ivi disseminati hanno dato il primo impulso al processo dissolutivo di cui si approssima il culmine.
Hanno costruito tutto un apparato intellettuale che autorizza a contraddire o relativizzare la verità conosciuta, esenta dall’osservanza di ogni norma e annulla qualsiasi obbligo morale. Esso, col tempo, ha strutturato la forma mentis del clero fino ad appiattirne la coscienza e ad indurirne il cuore, con effetti gravemente diseducativi sui fedeli. Grazie a Dio, ci sono felici eccezioni, dato che la teologia moderna ha un effetto più contenuto su chi è preservato da una fede sincera e coltiva un’ordinata vita di preghiera; la maggioranza si è però ritrovata a tradire il Signore senza neanche rendersene conto, poiché in seminario, generalmente parlando, non ha ricevuto alcuna seria formazione, né umana, né spirituale, né culturale, nonostante l’immediata accessibilità delle fonti. «Ma non tutti obbediscono al Vangelo. […] Forse non hanno udito? Eppure in tutta la terra è arrivata la loro voce e sino ai confini del mondo le loro parole» (Rm 10, 16.18; cf. Sal 18, 5)… Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire perché si rifiuta di ascoltare.
Di fronte alle estreme manifestazioni di empietà favorite dall’odierno pontificato, tuttavia, più d’un sacerdote ha cominciato ad aprire gli occhi sulla deriva che va avanti da decenni e a riappropriarsi del tesoro che gli è stato sottratto: Tu es qui restitues haereditatem meam mihi (Sal 15, 5). Una volta scopertolo sepolto nel campo, vale davvero la pena vendere tutto (cioè esporsi alla perdita di ogni beneficio materiale) per dissotterrarlo ed entrarne in possesso (cf. Mt 13, 44). Anche questo è uno dei risvolti provvidenziali del castigo inflitto al popolo infedele. La fede e il culto che ci sono stati trasmessi, se li accogliamo per quello che sono e non per quel che, in base ai gusti del momento, vorremmo che fossero, sono davvero la parte migliore che non ci sarà mai tolta (cf. Lc 10, 42), a meno che non l’abbandoniamo spontaneamente. Custodirla a beneficio nostro e di coloro a cui la consegneremo a nostra volta è la grande missione che la Provvidenza ci ha assegnato in questo periodo storico. Un’immensa gratitudine e un’invincibile fiducia devono pervaderci l’animo e darci la forza di perseverare, nonostante e contro tutto.
Bux: “I cristiani non bruciarono incenso all’imperatore che si riteneva ‘figlio di Dio’, ma riconoscevano come unico Signore Gesù Cristo”
RispondiEliminaSiamo seminatori, che non devono preoccuparsi di quali parti della terra accetteranno il seme, ma di tenere viva la speranza che un giorno raccoglieremo.
https://www.sabinopaciolla.com/bux-i-cristiani-non-bruciarono-incenso-allimperatore-che-si-riteneva-figlio-di-dio-ma-riconoscevano-come-unico-signore-gesu-cristo/
Perche' la terra accolga il seme occorre renderla rorida irrorandola con la preghiera fervente alla Madre di Dio .
Dio sia Benedetto !
Io chiederei un elenco di quei Sacerdoti che hanno aperto gli occhi, diocesi per diocesi, perché io non li vedo. Adesso in loco siamo nella settimana del cambiamento, la candela blu di avvento. Cambiamento che non si sa cosa indichi, dato che il primo cambiamento lo fece Adamo col peccato originale, ma è tutto un ricamo su questa parola per dire nulla di fatto (e quando si dice nulla è già meno peggio). Agnello di Dio che togli i peccati del mondo è divenuto che toglie il peccato del mondo, ormai quindi siamo santi, facciamo pure tutti i peccati che vogliamo, tanto l'unico peccato contro lo Spirito è non accettare i cambiamenti. Però è errato perché il peccato verrà sconfitto definitivamente solo alla fine, ora si deve dire plurale, che poi pare che dal greco sarebbe "che porta i peccati…" e non toglie… anche se li toglie anche ai pentiti confessati.
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RispondiEliminaUn accostamento storico dubbioso
Gli ebrei, come popolo, il Messia l'hann rifiutato in maniera decisa ed inequivocabile, anche se una piccola minoranza di loro ha creduto, allora e nei secoli successivi. E dopo duemila anni gli ebrei, come popolo, Cristo continuano a rifiutarlo.
Il mondo romano, che era pagano, prima ha perseguitato una religione che non capiva ma poi l'ha accettata completamente. Ci ha messo circa tre secoli ad arrivare all'editto di Tessalonica. Quanto avrebbe dovuto metterci? Parlare di conversione "tardiva" è antistorico.
Non metterei sullo stesso piano il rifiuto di Cristo degli ebrei con quello (solo iniziale) dei romani.
L'impero romano era diventato troppo vasto, come tutti gli imperi. Sarebbe caduto ugualmente, anche senza il cristianesimo. Cadde, comunque, in Occidente, non in Oriente, dove si mantenne ancora per parecchi secoli, come impero cristiano (greco-bizantino).
Fu spopolato l'impero anche dalle epidemie, non solo dalla crisi morale (che gli storici pagani attribuivano anche al cristianesimo, ostile ai valori tradizionali romani). Si sostiene che una epidemia di influenza, importata dai legionari dopo una campagna contro la Persia, abbia infierito ad intervalli, dai tempi di Marco Aurelio, addirittura per alcuni secoli.
H.
...."contraddizione del Suo insegnamento, addirittura da parte della Chiesa docente...",
RispondiEliminache invece dovrebbe custodire il retto insegnamento "trasmettendo ciò che ha ricevuto" da Cristo in origine ! si può continuare a convivere e pregare con questa gente che si oppone ogni giorno a Cristo e con sempre maggiore protervia ?
questo sacerdote, che parla nel video (link sotto), odiato e vituperato dalla chiesa contro-docente, sta iniziando una serie di catechesi per spiegare la non ammissibilità della nefasta sostituzione della "rugiada" allo Spirito Santo, per spiegare quanto sia pericolosa e confuta in modo diretto don Morselli che invece dichiara INNOCUO tale cambiamento, volendo così tranquillizzare (o ri-addormentare) l'intero popolo delle parrocchie, così angosciato e incerto sul dilemma "di chi potersi fidare, e dove andare".....
(e fa le sue catechesi sulla base essenziale di San Tommaso D'Aquino)
https://www.youtube.com/watch?v=cgt7AeLj8mE
Il "sacerdote odiato e vituperato" è don Minutella, che dice tante cose giuste ma anche tante svianti e dunque non possiamo prenderlo né come esempio né come guida.
RispondiEliminaDa noi peraltro non è né odiato né vituperato, ma piuttosto ignorato, amche per eludere le sterili diatribe frutto del fanatismo che suscita... il che è purtroppo frutto della grande confusione che impera.
Gentile dottoressa, lei scrive di ignorare il sacerdote don Minutella ma il link nel commento delle ore 10:43 rimanda ad una "catechesi" del sunnominato sacerdote. Per completezza d'informazione e a che le anime non cadano nell'errore, mi permetta, se crede, di segnalare altra catechesi di don Minutella nella quale dal minuto 7 egli inizia a dire che "la Messa una cum Francisco è invalida" e che non scende più Nostro Signore Gesù Cristo. Dal minuto 9 viene affermato che nelle Messe una cum Francisco si assume il corpo di satana, affermazione mai smentita e riprodotta ad oggi anche da tutti coloro che seguono gli insegnamenti di don Minutella e che perseverano in indebite pressioni su coloro che vanno a Messa e che hanno la sorte di incappare nelle loro "sante ire". Grazie dell'attenzione e della possibilità di chiarimenti https://www.youtube.com/watch?v=SMe6g-3sd5w&feature=share&fbclid=IwAR31eqIfqkbZfBM5pKlqpjmTav-LQY7zcruOiRgjZW8roAS_to8n9lObjPQ
RispondiEliminaBene: prendiamo atto che il sacerdote don Minutella pronuncia varie affermazioni inaccettabili (come quella del "corpo di satana") dunque rifiutiamo le sue pressioni palesemente intimidatorie (sia nel senso psicologico che spirituale) e non diamogli troppa audience, se i suoi discorsi prendono sempre quella piega, che non rispetta evidentemente la dura condizione interiore di tanti fedeli, quantomeno variegata e spesso non di chiusura faziosa o imbelle, ma di ponderata attesa degli eventi, finchè la confusione indotta dall'alto non accenna a dissiparsi.
RispondiEliminaSarebbe però un desiderio legittimo dei comuni fedeli quello di leggere pareri autorevoli di sacerdoti e teologi (come ad es. mons. Livi) che aiutino il povero Gregge ad orientarsi nello smog, senza essere depistato dalle chimere d'ogni sorta e a trovare un po' di luce e sollievo nelle decisioni quotidiane.....e domenicali.
dunque rifiutiamo le sue pressioni palesemente intimidatorie (sia nel senso psicologico che spirituale) e non diamogli troppa audience
RispondiEliminaE quando mai gli è stata data audience... In replica al commento di un lettore non ho fatto altro che ribadire, sopra, la mostra posizione di sempre.
Va benissimo così, cara Mic, non era per lei la mia precisazione: io intendevo replicare a quel lettore astioso delle 12.12, che citava le esternazioni adirate e imprudenti del sacerdote in questione. Qui nessuno vuole fare applausi fuori luogo nè tifoserie per un partito.......ma ciò che ci sta a cuore è il poter stabilire, con l'aiuto di validi sacerdoti fedeli alla Tradizione, se e quando noi fedeli dobbiamo stare all'erta, riguardo ai temuti cambiamenti che sicuramente ci saranno; quale peso dovremo dare, nel giro di poche settimane, a quelle modifiche annunciate pubblicamente e già programmate. A me come a tanti altri non interessa aggregarmi al don M., però è urgente che si facciano sentire delle voci autorevoli per darci quella luce di cui abbiamo urgente bisogno: che mettano il problema sul tavolo, ne parlino, come quello succitato, che non vuol essere "cane muto", almeno fa assiduamente (con tutti i suoi eccessi retorici e difetti di prospettiva) e facciano come Dio vuole un benedetto discernimento, con chiara e coraggiosa coscienza cattolica, a vantaggio delle nostre anime e anche delle loro, penso. E' ciò che lei nel post sulla riforma chiedeva dicendo: "sacerdoti, se ci siete, battete un colpo!"
RispondiEliminaNon possono continuare a tacere tutti sine fine, (e qui ha ragione il don M., quando tuona contro il silenzio-assenso, che è grave OMISSIONE) o parlare per scarni accenni e sussurri....di fronte allo sfacelo che dilaga e ci mette tutti a rischio di apostasia, o di sottometterci al regime, così, solo per quieto vivere, mentre i Sacramenti vengono rapidamente alterati, a partire dal Santo Sacrificio, nella narcosi imposta e subìta (per irenismo e obbedienza attendista...)
Tutto si tace o sottace....o si rinvia, per "non disturbare il manovratore" ?
Per quanto riguarda le modifiche contenute nella terza edizione del nuovo Messale, non sono tali da rendere invalida la Messa; l'essenziale è che il sacerdote pronunci le parole consacratorie sul pane e sul vino. Indubbiamente queste continue modifiche alla liturgia non fanno altro che provocare disorientamento e indebolire la fede, ma la Messa sarà ancora valida.
RispondiEliminaLa strategia dei novatori, per non scatenare forti reazioni di opposizione (come quelle seguite alla riforma liturgica), evita gli strappi troppo bruschi e procede con graduali ritocchi che a lungo andare finiscano di dissolvere, nella comune coscienza cattolica, le nozioni di sacrificio, transustanziazione e presenza reale; ma essa non tiene conto del fatto che ci sarà sempre una parte della Chiesa (clero e fedeli) che manterrà viva la fede e continuerà ad avvalersi delle possibilità esistenti di celebrare un culto valido e degno.
Non crediamo abbastanza nella nostra forza e in quella delle nostre preghiere. Se poi ci lanciano strali da una parte e dall'altra, basta evitare di farsene raggiungere ignorando completamente sia l'una che l'altra.
Dunque la Chiesa deve diventare universale [Frings]. Voi direte che "universale" è la traduzione del termine "cattolica" ("cattolica" è la parola greca, "universale" la corrispondente traduzione latina). Ma la Tradizione ha dato ormai al termine "cattolica" un senso ben preciso per significare che la Chiesa deve "coadunare", riunire, portare all'unità. "Adunare, coadunare" sono termini liturgici che si trovano nella nostra Messa di San Pio V - ricondurre all'unità le persone che non sono in unità. Ecco che cosa è la Chiesa cattolica: la Chiesa è cattolica perché riconduce tutti all'unità, all'unità della verità, e all'unità della fede. Ma il termine di "Chiesa universale" è inteso, ormai, come definizione di una Chiesa aperta.
RispondiElimina- Mons. Marcel Lefebvre, Il colpo maestro di Satana, il Falco, 1977, pp. 11-12
Cari sacerdoti non ancora geneticamente mutati dal bergoglismo - e che per questo siete in una palude psicologica e spirituale indescrivibile a chi non c'è dentro - ve ne prego: non limitatevi più ai pissi-pissi fra confratelli rimasti sani (e ormai carbonari?) ma fate almeno un PASSO AVANTI, quello che la vostra condizione vi consente...
RispondiEliminaPoteva mai andare diversamente?
RispondiEliminahttps://www.arcsanmichele.com/index.php/vita-della-chiesa/129-vaticano/12668-tagle-potere-e-fiducia-chi-e-il-nuovo-uomo-forte-vaticano