Maria Corredentrice? L’invito ad applaudirla si trova nella terza strofa dello splendido inno O gloriosa Domina, che apre le Lodi mattutine nelle feste mariane (Comune della Beata Vergine Maria), a testimonianza di quanto nel sensus fidei del popolo di Dio - quella sorta di istinto soprannaturale che guida i cristiani - la verità della Corredenzione sia radicata nei secoli.
Il testo è attribuito a san Venanzio Fortunato (530-607), vescovo trevigiano di Poitiers, in Francia; il quale è autore pure di eleganti inni alla Santa Croce, come Pange lingua gloriosi proelium certaminis (quello del Venerdì Santo) e Vexilla regis prodeunt.
1. O gloriosa Domina / excelsa super sidera, / qui te creavit provide, / lactas sacrato ubere. 2. Quod Eva tristis abstulit, / tu reddis almo germine; / intrent ut astra flebiles, / sternis benigna semitam. / 3. Tu regis alti ianua / et porta lucis fulgida; / vitam datam per Virginem, / gentes redemptæ, plaudite. / 4. Patri sit Paraclito / tuoque Nato gloria, / qui veste te mirabili / circumdederunt gratiæ. Amen.«1. O gloriosa Signora, / che t’innalzi sopra le stelle, / tu nutri col tuo seno / Chi nella provvidenza ti creò. / 2. Ciò che Eva purtroppo ci tolse / tu ridoni per mezzo del Figlio tuo; / come pallide stelle si avanzino i poveri; / si è aperta una finestra nel cielo. / 3. Tu sei la porta del Re del cielo, / la porta di una fulgida luce; / o genti redente, applaudite / alla vita data dalla Vergine. / 4. Sia gloria al Padre, al Paraclito, / e al Figlio tuo, / i quali ti rivestirono / di un abito meraviglioso di grazia. Amen».
Questo inno, quasi un piccolo trattato di mariologia, è caro al cuore di tanti santi e fedeli. Era il preferito da sant’Antonio di Padova, che lo cantò con voce flebile poco prima di spirare nel convento dell’Arcella, alla periferia di Padova, il 13 giugno 1231. Così ne scrive il gesuita portoghese Emmanuele de Azevedo nel suo capolavoro di agiografia: «Egli dopo un breve raccoglimento far volle la sagramental confessione; indi quasi cigno presso la morte, si mise a cantare, come riferiscono alcuni, l’inno O gloriosa Domina, che era solito recitare spesso contro i demonii e nelle tribolazioni» (Vita di Sant'Antonio di Padova taumaturgo portoghese, Venezia 1788, p. 143). Ancora oggi quest’inno si esegue presso la tomba del santo ogni venerdì.
Lontani da Lutero, che in un sermone del 1525 sollecitava l’eliminazione di festività e celebrazioni mariane, poiché non citate nelle Scritture e oscuranti il primato di Cristo (cfr. Contra Festum Nativitatis Mariæ in J. Conchlæus, Duo sermones de beata Virgine Maria, Basilea 1548), grandi compositori come Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), Orlando di Lasso (1530 o 1532-1594) e William Byrd (1543-1623) furono più prossimi alla fede vera e quindi alle speciali prerogative di Maria: l'immacolata concezione, la perpetua verginità, il ruolo di corredentrice della Vergine. E misero in musica l’inno O gloriosa Domina.
Nel 1589 il Musicæ princeps - il «principe della musica», secondo la dicitura che la bara di Palestrina reca nella Basilica Vaticana (cfr. F. M. Torrigio, Le sacre grotte vaticane, Roma 1635, p. 166) - ne fece per la Venerabile Cappella Giulia, la cappella musicale della basilica di San Pietro, un mottetto a dodici voci in tre cori (in L. Bianchi, Le composizioni latine a 12 voci, vol. 32, Istituto Italiano per la Storia della Musica, Roma 1972, pp. 44-55). Un mottetto che, insieme al Salve Regina a 12 voci, è probabilmente tra le prime opere del compositore a più cori.
Ognuno dei tre cori canta da solo una strofa del componimento poetico prima di combinarsi nella dossologia finale. «La prima strofe - scrive Giuseppe Baini, il biografo ottocentesco di Palestrina - si canta a 4 voci dal primo coro con melodie ed armonie di un gusto così fino e di una nettezza di idee siffatta, che il solo verso Qui te creavit provide è sufficientissimo a far decidere che il solo principe della musica poté coniarlo. Il secondo coro canta a 4 voci la seconda strofe: Quod Eva tristis abstulit con frasi del tutto nuove e con ricercatissime modulazioni, facili però, e naturali, senza fatica, e senza sforzo. La terza strofe: Tu Regis alti ianua si canta dal terzo coro, cui però manca il contralto, con brio di concetti nobilmente lieti, da invitare chicchessia a far plauso alla corredentrice dell’uman genere. Si uniscono i tre cori nell’ultima strofe Gloria tibi, Domine, qui natus es de Virgine: e qui spiccano le idee grandiosissime e facili, onde si produce un sorprendente mirabilissimo effetto proporzionato alla sublimità impareggiabile di essa composizione» (Memorie storico-critiche della vita e delle opere di G. Pierluigi da Palestrina, vol. 2, Roma 1828, p. 336).
Se ci rattrista chi non considera Maria come Corredentrice, ci consola l’inno O gloriosa Domina che già riconosce quel privilegio. (Massimo Scalpin - Magister musicae)
https://www.youtube.com/watch?v=YbEtt-ufH6k
RispondiEliminaAngelus di oggi:
RispondiElimina"La festa del protomartire Stefano ci chiama a ricordare tutti i martiri di ieri e di oggi - oggi ne sono tanti! -, a sentirci in comunione con loro, e a chiedere a loro la grazia di vivere e morire con il nome di Gesù nel cuore e sulle labbra". Lo ha detto papa Francesco all'Angelus nella festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa...."
Avvenire lo enfatizza nei confronti di chi dice che non ne parla mai.
Appare molto timido (solo un fuggevole inciso) l'accenno ai martiri. Peraltro direi dovuto, data la ricorrenza di Stefano protomartire.
Nei confronti dei cristiani sono in atto drammatiche persecuzioni soprattutto nei paesi islamici.
Ma, mentre sui migranti dice proclama e scrive panegirici enfatizzando cause persino artefatte e strumentali, sui cristiani si guarda bene dal nominare perseguitati e persecutori...
Il giorno di Santo Stefano
RispondiEliminaÈ una festività cristiana celebrata il 26 dicembre dalla Chiesa cattolica e da alcune Chiese protestanti, mentre la Chiesa ortodossa lo celebra il 27 dicembre.
In questo giorno si ricorda Stefano protomartire, ovvero il primo martire del cristianesimo secondo il Nuovo Testamento. Intorno all'anno 36 d.C. fu accusato di blasfemia dal sinedrio e condannato alla lapidazione. Uno dei suoi principali inquisitori fu Saulo di Tarso, che poi diventerà San Paolo.
Ancora una volta a Natale parla di migranti (oltretutto senza capire nulla delle migrazioni, senza ascoltare i vescovi africani e il card. Sarah) [e facendo di Gesù un migrante il che è un falso storico]. Ogni giorno dell'anno parla di migranti. E pure a Natale e a Pasqua. E' un'ossessione. Ma quest'uomo sta bene? Qualcuno può aiutarlo?
RispondiElimina(Antonio Socci)
Per la festa della Immacolata Concezione ho acquistato delle rose bianche e delle rose rosse da offrire ad una statuina proveniente da Fatima e raffigurante la Madonna di Fatima che mi e' stata regalata da una cognata (35 cm + la nuvoletta e un piccolo basamento per un totale di 45 cm circa) ; ebbene, dall'8 Dicembre ad oggi tutte le rose rosse sono appassite , invece le rose bianche sono ancora belle vivide e addirittura un gambetto ha emesso nuove foglioline lo leggo come un segno : fede fede fede nell'Immacolata . Amen
RispondiEliminaOrmai l'Antichiesa infiltrata nella Chiesa Cattolica non si nasconde più
RispondiEliminaLa Chiesa dell uomo della natura che sostituisce e si ribella a Dio sta arrivando al suo culmine coll indifferenza della maggioranza dell umanità.
Un piccolo resto però (da discernere perché ce ne sono molti falsi) si contrappone guidato dal Cuore Immacolato di Maria
Forza fratelli e sorelle
Niente è più bello che lottare
per la Verità
per la giustizia
e per la sola gloria di Dio
Il Cuore Immacolato di Maria trionferà
Perché hai voluto introdurti e trascinare il mondo a forza in questa grotta, violando questo giardino che solo apparteneva alla Sacra Famiglia e agli angeli? Se vuoi bene alla Madonna, se credi in Gesù come ci è stato insegnato dalle generazioni prima di noi, dovresti sapere qualche cosa su questo parto, così come è stato tramandato. La Madonna partorì misteriosamente senza dolori. Questo dice la tradizione. E si lega alla certezza della sua verginità prima e dopo il parto, che nessuno dei padri della Chiesa ha mai posto in forse, da Agostino ad Ambrogio e neppure Girolamo, che pure era il più crudo e duro nel linguaggio. Né Calvino, né Lutero la misero in questione. Come neppure la concezione di Gesù ad opera dello Spirito Santo. «La Vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiamerà Emanuele». Lo aveva annunciato Isaia (7,14). L' incendio a Parigi della cattedrale di Notre Dame, che si traduce Madonna, aveva bruciato le pietre. Qualcuno ora le brucia e solleva le vesti. Spostati Saviano, deve schiacciare, dice l' Apocalisse, la testa del serpente.
RispondiEliminaNon l'ho ripreso né pubblicato, sia perché è un'immagine blasfema e rpugnante che non merita alcuna visibilità così come non la merita il pover'uomo che c'è dietro l'arrogante presunzione di Saviano...
RispondiEliminaNotevole che lo contestino i laici (es. Farina su Libero) nel solito sconcertante silenzio di sacerdoti e vescovi.
Grazie per non aver pubblicato l'immagine che si intuiva dallo scritto , purtroppo vi sono incappata per caso in un altro sito cattolico e per poco non svengo nonostante mi sia affrettata ad uscirne .Bisogna stare attentissimi anche ai commenti perche' in un altro sito cattolico tra i commenti sono incappata in una bestemmia
RispondiEliminaDi questa storia di Saviano non so nulla ma, qualcosa ho capito. Il signor Saviano non occorre ascoltarlo, basta aver guardato, una o due volte, una sua foto per avervi individuato le tracce della superbia incarnata. Il resto vien da sè, le maldicenze sulla Santa Vergine Madre sono vecchie come il Cristianesimo; dall'alto della sua superbia l'uomodio tutto giudica ma, sempre e solo con il suo metro: carnale e corto. Quindi l'uomodio, non avendo altro metro e non essendo quindi in grado di liberarsi da solo della sua superbia, non può che ripetere le solite solfe, unica possibilità di presunto effetto mediatico che resta a coloro di dura cervice, per i quali è impossibile di aprirsi ai Cieli, causa appunto la cervice spessa e granitica, se non per un intervento personale di nostro Signore Gesù Cristo.
RispondiEliminaIn realtà, senza voler opinare sul teologumeno in sé, il sensus obvius della terza strofa non suggerisce in alcun modo la Corredenzione.
RispondiEliminaTraduzione parafrasata secondo il sensus obvius:
O genti redente (da Cristo), plaudete alla vita (Cristo incarnato) data dalla Vergine
Io la vedevo piuttosto qui:
RispondiEliminaQuod Eva tristis abstulit, / tu reddis almo germine;
Ciò che Eva purtroppo ci tolse / tu ridoni per mezzo del Figlio tuo;