Intervista di Jean Marie Guénois, del quotidiano francese Le Figaro, al cardinal Robert Sarah, prefetto della Congregazione della divina liturgia e la disciplina dei sacramenti. L'intervista riguarda il libro che il cardinal Sarah ha scritto a quattro mani con il Papa emerito Benedetto XVI, in difesa del celibato dei sacerdoti.
Come si spiega il fatto che il Papa emerito Benedetto XVI abbia pubblicato assieme a lei un’opera in difesa del celibato sacerdotale, supplicando Papa Francesco di non modificare questa regola nella Chiesa?
Questo libro è un grido, un grido di amore per la Chiesa, il Papa, i preti e tutti i cristiani. Noi vogliamo che questo libro sia letto da più gente possibile. La crisi che attraversa la Chiesa è sorprendente.
Il Papa si era votato al silenzio, perché esce dal suo riserbo?
Con questo libro, il Papa emerito Benedetto XVI non rompe il silenzio. Ci offre il suo frutto. Quel che ha scritto in questo libro non è una teologia loquace, una teologia che vuole incantare i media, ma una lettura contemplativa delle Scritture. Non creda che agisca in polemica, né che questa sia una disputa accademica lontana dalla realtà. Credo che, nella preghiera, il suo cuore di padre abbia provato grande compassione per i sacerdoti di tutto il mondo che si sono sentiti disprezzati, sconvolti e abbandonati. Ha anche voluto rassicurare le decine di milioni di fedeli cristiani che si sentono disorientati e perduti.
Cosa denuncia di preciso, assieme a Papa Benedetto XVI, quando parla di «messe in scena teatrali», di «menzogne diaboliche», di «manipolazioni ideologiche»?
Noi abbiamo assistito in questi ultimi mesi ad una strumentalizzazione della situazione in Amazzonia. I media, i commentatori e le auto-proclamate autorità morali hanno voluto far pressione sui vescovi. Si è voluto far credere che il celibato ecclesiastico non sia altro che una disciplina recente. Si sono accumulate menzogne storiche, approssimazioni teologiche. Hanno voluto farci credere che l’ordinazione di uomini sposati o la creazione di ministri femminili fossero la soluzione di tutti i nostri mali. Con Benedetto XVI, non abbiamo voluto chiudere gli occhi. I problemi sono incommensurabili. Abbiamo una comune convinzione: la sola riforma possibile per la Chiesa è il ritorno alla radicalità del Vangelo.
Ci può spiegare in sintesi la natura di questa “crisi del sacerdozio”, che è il cuore del libro?
Al cuore della crisi del sacerdozio, c’è la dimenticanza di Dio. Quando la vita di un prete non è più ancorata alla fede e a Gesù Cristo, tutte le derive diventano possibili. Se si guarda ai preti come ad altro rispetto che a uomini interamente votati e consacrati a Dio, allora li si condanna ad essere nient’altro che degli assistenti sociali, dei piccoli fornitori di servizi. Il prete cattolico dona tutta la sua vita per essere strumento nelle mani di Dio. Non per svolgere la funzione di un animatore socio-spirituale nella società globale dei consumi. Essere prete non è un mestiere che lascia del tempo libero per una “vita privata” e per gli hobby. Essere prete vuol dire seguire Cristo sulla croce per amore, 24 ore su 24. E’ una condizione di vita. Il mondo, una piccola minoranza che agisce anche dentro la Chiesa, alcuni vescovi stessi, lo hanno dimenticato. Benedetto XVI ed io non abbiamo paura a denunciare questo problema e ad affrontarlo, guardandolo in faccia.
Che messaggio lanciate, principalmente, ai preti “disprezzati”?
Citerei le parole di Giovanni Paolo II: non abbiate paura! Siate fieri del vostro celibato! Voglio ribadire a loro che un prete fedele, povero e debole all’apparenza, fa tremare le potenze di questo mondo. Il celibato è uno scandalo per il mondo, perché è l’affermazione che Dio non sia un’idea, ma un Essere vivente al quale si può donare tutto il corpo, tutto il cuore, tutta la capacità di amare. La nostra vita sacerdotale non ha senso, se non si fonda su Dio. Rende Dio presente in questo mondo, che lo respinge e lo teme. Voglio dunque lanciare un appello ai preti, perché entrino in una vita in cui Dio sia il loro unico punto di appoggio. Non solo una vita di castità nel celibato, ma anche una vita di povertà, di spoliazione, di obbedienza, di fratellanza. La nostra vita sacerdotale è prima di tutto una vita di unione con Gesù, dunque una vita di preghiera.
Ma perché questa possibile riforma locale può rappresentare un pericolo per tutta la Chiesa?
Sappiamo bene e con certezza che l’ordinazione di uomini sposati o la creazione di ministri femminili non è una richiesta dei popoli dell’Amazzonia. E’ un fantasma dei teologi occidentali nel male della trasgressione. Sono scioccato dal fatto che la difficoltà dei poveri venga strumentalizzata fino a questo punto. D’altro canto, Papa Francesco, al Sinodo, ha ricordato che il vero problema dell’Amazzonia sia infine la nostra tiepidezza nell’annunciare la fede, l’unica salvezza in Gesù Cristo. In questo libro citiamo molti esempi. E ho personalmente voluto parlare della mia esperienza di prete africano, per mostrare come l’evangelizzazione debba basarsi sul celibato.
Papa Francesco aveva pertanto detto pubblicamente di non toccare il principio del celibato sacerdotale e che convenga risolvere localmente il problema della mancanza di preti in terra di missione. In che modo un’eccezione rischia di incrinare una regola pluri-secolare?
Sin dall’inizio della storia della Chiesa, Gesù dichiarò: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». (Mt 9, 37-38). La mancanza di sacerdoti non è un’eccezione. E’ la condizione normale di tutta la Chiesa nascente, come in Amazzonia, in Oriente, come in Occidente. Un’eccezione, per definizione, deve essere transitoria e trattata in modo da ritornare alla normalità delle cose. Un indebolimento del principio del celibato, anche se limitato ad una sola regione, non sarebbe un’eccezione, ma una breccia, una crepa nella coerenza interna del sacerdozio.
Non è allarmismo predire una «catastrofe pastorale»?
Abbiamo scritto questo libro non in una logica di comunicazione, ma seguendo l’esigenza della verità. Se la situazione è grave, lo si deve dire. Leggendo questo libro, non credo che diamo prova di esagerazione. Da un punto di vista umano, la situazione della Chiesa appare disperata. Ma ciò non diminuisce per nulla la nostra speranza, che è in Dio e non nell’approvazione del mondo.
Ci sono comunque delle eccezioni viventi di preti cattolici sposati nelle Chiese orientali, perché non adottare questo modello anche per la Chiesa latina?
Lei ignora che numerosi rappresentanti delle Chiese orientali ci dicono che il clero sposato è in crisi? Li sappiamo ascoltare? Credo soprattutto che il popolo cristiano si aspetti dai preti una consacrazione totale e non mezze misure.
Voi dimostrate, attraverso un’analisi storica e teologica, che il celibato sacerdotale sia una costante dalla fondazione del cristianesimo. Allora gli storici della Chiesa che assicurano che questa regola abbia impiegato secoli per imporsi…
Siamo spesso vittime di una profonda ignoranza della storia di questo soggetto. La Chiesa ha avuto dei preti sposati nei primi secoli. Ma, dal momento della loro ordinazione, erano tenuti all’astinenza totale dalle relazioni sessuali con le loro mogli. E’ un fatto certo e dimostrato dalle ricerche storiche più recenti. In questa esigenza non c’è alcun tabù, alcuna paura della sessualità. Si trattava di affermare che il prete è sposato esclusivamente, corpo e anima, con la Chiesa. E’ dedito interamente ad essa, come Cristo.
Come dimostra che il celibato sacerdotale sia sempre stato la norma nella Chiesa Cattolica?
Dal punto di vista storico, le cose sono molto chiare: nel 305, il Concilio di Elvira e, nel 390, il Concilio di Cartagine riprendono la legge “ricevuta dagli Apostoli” della continenza dei preti. Quando la Chiesa era appena uscita dall’era dei martiri, una delle prime cose su cui poneva l’attenzione era affermare che i vescovi, i preti e i diaconi dovessero astenersi dalle relazioni sessuali con le loro mogli. Se questa esigenza fosse stata un’innovazione, avrebbe certamente provocato una vasta protesta fra i sacerdoti che celebravano la Messa, dunque il rinnovo del sacrificio di Cristo per il mondo. Eppure è stata accolta serenamente. Già i cristiani avevano coscienza che un prete che celebra la Messa, dunque il rinnovo del sacrificio di Cristo per il mondo, deve egli stesso offrirsi completamente, corpo e anima. Non si appartiene più. E’ solo molto più tardi, a causa della corruzione dei testi, che l’Oriente evolverà nella sua disciplina, senza tuttavia mai recidere il legame fra il sacerdozio e l’astinenza.
Ma che fare in caso di penuria di sacerdoti?
Lei crede che l’ordinazione di uomini sposati risolva la crisi delle vocazioni? L’esperienza della mancanza di pastori nelle comunità protestanti, che consentono il matrimonio dei ministri del culto, prova esattamente il contrario. La crisi delle vocazioni è una crisi della fede! Laddove il Vangelo è annunciato e vissuto in tutta la sua esigenza, le vocazioni non mancano.
Molti, tuttavia, pensano che la “radicalità” dell’impegno che lei raccomanda non sia più sostenibile oggigiorno…
Molti? Non ne sarei così certo. Nei circoli mondani e superficiali, può essere. Con Papa Benedetto XVI, non abbiamo scritto questo libro per far piacere a quella piccola casta. Crediamo, al contrario, che siano la tiepidezza e la mediocrità a non essere più sostenibili. L’Occidente è sfiatato, è vecchio per tutte le sue rinunce e le sue dismissioni. Aspetta, probabilmente senza rendersene neppure conto, la gioventù, la freschezza e l’esigenza del Vangelo che è la santità. Aspetta dunque dei preti che siano radicalmente dei santi.
Cosa pensa della difficoltà di vivere il celibato?
Il celibato è una partecipazione alla croce di Cristo. Nessuno ha mai preteso che sia facile portarla. Ma è, prima di tutto, fonte di una gioia immensa. Chieda ai preti e ai seminaristi se sono tristi! No, sono felici di donarsi completamente!
Lei rifiuta lo spirito polemico. Cosa direbbe, allora, a quelli che vogliono interpretare la sua iniziativa come un’opposizione a Papa Francesco?
Noi abbiamo agito in uno spirito di amore per la Chiesa e per il Papa. L’ideologia divide, la verità unisce i cuori. Scrutare la dottrina della fede non può che unire la Chiesa attorno a Cristo e al Santo Padre.
*Le Figaro, Cardinal Robert Sarah: «Prêtres, soyez fiers de votre célibat!» 12-1-2020Jean-Marie Guénois* - Fonte
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RispondiElimina1. Non che sia decisivo sul piano del dibattito, ma un cattolico non può non credere che tutto sia sotto la sovranità di Dio. Pertanto, qualcosa vorrà pur dire che Benedetto XVI, dopo ben sei anni dalle dimissioni, alla veneranda età di 92 anni, continui a conservare un’invidiabile lucidità mentale tale da produrre e poter partecipare pienamente agli attuali dibattiti. Se è vero che la sua salute motoria è malferma, è pur vero che continua ad essere intellettualmente attivo.
2. Fermo restando che nessuno è autorizzato ad entrare -come si suol dire- in foro interno e giudicare le intenzioni (men che meno siamo autorizzati noi), resta il fatto che la rinuncia di Benedetto XVI non solo non ha risolto certe problematiche della Chiesa, ma le ha piuttosto acuite. Va infatti ricordato che eventuali problemi di carattere disciplinare (che forse Benedetto XVI pensava potessero risolversi con un papa più giovane ed energico) sono ontologicamente inferiori a quelli di carattere dottrinale, i quali, sotto il pontificato di Francesco, non solo non sono stati risolti, ma si sono certamente moltiplicati. Se gli alberi si devono riconoscere dai frutti…
3. Resta in piedi una questione che non è di poco conto, ovvero quella delle modalità della rinuncia. Dal 2013 abbiamo visto sorgere un titolo nuovo, “papa emerito”, che con grande difficoltà può trovare giustificazione canonica. Ricordiamo che mentre per i titoli legati ad uno status ontologico di potere di ordine non può esservi rinuncia (il sacerdote rimane tale in eterno e così anche il vescovo), per quanto riguarda il pontificato si tratta di potere di giurisdizione (il primato del papa non è sacramentale, ma giuridico) per cui non solo è possibile, ma in un certo qual modo doverosa una piena rinuncia, se non altro per non ingenerare equivoci o possibile accettazione di una diarchia nella Chiesa.
4. A proposito del promesso silenzio che Benedetto XVI disse di voler rispettare dopo la sua rinuncia, abbiamo visto che ciò non si è verificato. D’altronde ciò non solo era prevedibile, ma era anche giusto che fosse così; se è vero, come è vero, che un papa che rinunci continua comunque ad essere un vescovo cattolico, dunque legittimato ad intervenire nel dibattito teologico. Piuttosto questo silenzio interrotto diventa problematico proprio per la conservazione del titolo “papa emerito”. Ci permettiamo di dire che lo stesso commento del cardinale Sarah (rilasciato a Le Figaro) con cui il porporato fa riferimento allo scritto di Benedetto XVI: «Con questo libro, il papa emerito Benedetto XVI non ha rotto il silenzio. Ne offre il frutto» figura come una sorta di escamotage in stile sofistico che ci permettiamo di dire: lascia il tempo che trova.
5. E veniamo alla paradossalità della situazione attuale, che dovrebbe costituire un insegnamento non da poco e con il quale -forse- il Signore ci vuole parlare e ci vuole anche rimproverare. Al tempo delle dimissioni circolarono voci (ovviamente le voci sono voci) che Benedetto XVI, con l’avanzare dell’età, avvertisse il timore di poter essere etero-guidato e in tal modo di non riuscire a reggere adeguatamente il timone della Chiesa. Al di là del giudizio di merito rispetto a considerazioni di questo tipo, ciò che oggi si patisce è proprio ciò che a suo tempo Benedetto XVI paventava. Ci chiediamo fino a che punto egli è libero di esternare le sue convinzioni?
6. Un altro paradosso è (almeno da quanto trapela all’esterno) il timore di Benedetto XVI (peraltro giusto) che l’attuale situazione possa fomentare tentazioni scismatiche, se non de jure, almeno de facto. Ma ciò che sta avvenendo è proprio una situazione di questo tipo. Ormai mediaticamente (e non solo mediaticamente) si parla apertamente di “due papi”. E tutti si stanno ormai abituando ad una simile, anti-canonica, situazione.
Concludendo: la situazione è sempre più triste è complicata. Voglia il Signore, vero Capo della Chiesa, salvare la sua Chiesa dalla colpa degli uomini di Chiesa!
(Corrado Gnerre)
Le chiavi di Pietro ricevute da Gesu sono per eternita, e anche per eternita di gioia in Cielo. Cosi che un Papa, qualunque sia, deve custodire il deposito fidei
EliminaIl comportamento e le idee dell'alto clero tedesco con tutto il suo potere, fanno pensare che ad "etero-dirigere" il pontefice certi potentati non abbiano affatto rinunciato e che anzi il pontificato di Francesco sia persino obbligato da riconoscenza (infatti si parlava di mafia di San Gallo persino da parte di uno dei suoi membri).
RispondiEliminaSi nota che l'intervista del Card. Sarah, come tutta la sua attività, non spinge mai la polemica verso Francesco. Dice infatti che "Papa Francesco, al Sinodo, ha ricordato che il vero problema dell’Amazzonia sia infine la nostra tiepidezza nell’annunciare la fede, l’unica salvezza in Gesù Cristo". E dell'iniziativa in oggetto dice: "noi abbiamo agito in uno spirito di amore per la Chiesa e per il Papa".
Quindi, al di là della tematica dei due papi, c'è un problema di una casta che è in grado di condizionare e di dirigere i papi, quello di prima e quelli attuali, trattandosi di un pensiero "non cattolico" entrato nella cattolicità, fino ad impossessarsene venute meno le difese naturali e spirituali che hanno sempre fatto da scudo a questa infestazione.
Le caste mondane non vedono l'ora di distruggere il tesoro più prezioso dell'umanità che si sottrae, per scelta, felicemente, alle logiche di questo mondo. Anche Pietro può esserne soggetto e Nostro Signore non gli risparmiò un "vade retro satana" proprio per questo.
Benedetto XVI parla (al di là dell'ipocrisia di chi vorrebbe ritagliargli un confine del pensiero spandendo ogni giorno nauseabondi e menzogneri panegirici sulla libertà) o meglio, urla. Cerca di destare dal sonno le coscienze assopite, di far presente che l'ipnosi sta avendo la meglio. E soprattutto che tutto questo NON fa il bene della Chiesa e delle anime.
Un sacerdozio privato della sua specificità diventerebbe un lavoro, un contratto, generosamente interpretato quanto si vuole, ma senza l'esclusività di una vita donata, perché tutta unita a Cristo, rendendolo presente e gustandone 24/24 la Presenza Reale.
Il clero protestantizzato ha già abbandonato questa dimensione, ricavandone una crisi ancor peggiore di dove si vorrebbe derogare per far tornare i conti... E' sempre un problema di conti, per i manager della multinazionale che deve distribuire dividendi a fine anno.
Ma la Chiesa non ha questi orizzonti temporali e non dovrebbe usare meschinerie amazzoniche, come un qualsiasi ufficio marketing che vuole piazzare il prodotto.
Grazie al Cardinal Sarah per queste parole: "con Papa Benedetto XVI, non abbiamo scritto questo libro per far piacere a quella piccola casta. Crediamo, al contrario, che siano la tiepidezza e la mediocrità a non essere più sostenibili. L’Occidente è sfiatato, è vecchio per tutte le sue rinunce e le sue dismissioni. Aspetta, probabilmente senza rendersene neppure conto, la gioventù, la freschezza e l’esigenza del Vangelo che è la santità. Aspetta dunque dei preti che siano radicalmente dei santi".
Il diavolo è più astuto dell'uomo. Ma l'uomo di Dio è assistito dallo Spirito Santo.
Maria, la piena di grazia, schiaccerà il capo al serpente velenoso. Chi la grazia ormai la usa come un elefante in cristalleria vestirà solo di pitone ed anaconda e infatti dà l'idea di avere certi gusti anche quando deve scegliere con chi vivere la propria non castità.
Fra gli adoratori della Pachamama - cioè i vaticansecondisti "senza se e senza ma" - vige l'idea che il presbitero debba "stare in mezzo alla gente", cioè debba essere l'intrattenitore-clown, il facente funzioni di apparecchio televisivo. "Santa Messa" e quindi "Domenica in" (se vi capita di sentir dire che un prete non ha tempo per pregare, avete già capito cosa si intende).
RispondiEliminaCosì è andata a finire che quelli che un briciolo di vocazione ce l'avevano, si sono comporttati invece come se si stessero da tempo chiedendo: "mi sono donato a Dio, oppure al Dialogo?" Finendo piuttosto frequentemente fra le braccia di una donna - tipicamente racchia, divorziata e con figli, poiché il prete quando vede una bella stangona subito pensa: oh, è peccaminoso aver a che fare con lei. Poi magari dopo 3-4 anni di "vita di coppia" si accorge finalmente che non ce la fa più a stare senza dir Messa e gli viene il ripensamento - ma da qui a tornare effettivamente a dir Messa ne passa di acqua sotto i ponti. Tanto più che sa già che una volta tornato in tonaca (tonaca virtuale, s'intende) i suoi tentativi di celebrare verranno offuscati e inquinati dall'oppressiva e invadente presenza del bigottame postconciliare fatto di cartelloni, letture, preghiere "dei fedeli", ecologismi e pauperismi, riunioni, manomissioni, imposizioni, furtarelli, celebrazioni semi-abusive fuori orario su seggiole pieghevoli in qualche sgabuzzino...
Del novantanove per cento dei preti rimanenti, una buona parte è "omosessuale latente", cioè non praticante. Che è peggio di quella "praticante" perché fatta di ossessi dalla ricerca di sempre nuove valvole di compensazione, che si esplicano in bislacche paturnie e metodici calpestamenti del buonsenso. Alcuni di costoro sono particolarmente abili nel nascondere il loro continuo compensare, rendendosi quasi indistinguibili dalla figura quasi mitologica del prete "davvero molto amato dalla gente". A questa fascia di preti non interessa l'abolizione del celibato, al più la depenalizzazione del ricchionato.
C'è quindi la vasta percentuale di preti anziani, cioè di età sufficiente a capire che uxorarsi equivale a perdere la scarsa pace che erano faticosamente riusciti a ritagliarsi in decenni di barcamenante servizio pastorale. A costoro può al più interessare la carriera ecclesiastica o almeno un buon ritiro, altro che una moglie che per forza di cose sarà non solo non giovane, ma nemmeno vocata a far da badante. Se proprio chiedono l'abolizione del celibato, stanno chiedendo in realtà la libertà di poter peccare a pagamento coi soldi delle offerte (per di più preferendo peccare di lusso - macchina nuova - iputtosto che di lussuria).
C'è infine la minuscola percentuale di sacerdoti genuinamente fieri del celibato. Ai quali, per definizione, l'abolizione "a puntate" in stile gesuitico non solo non serve, ma si profila come uno sminuire il valore della loro libera scelta poiché tale abolizione è notoriamente a ridicolizzazione del celibato.
Il cardinal Sarah si aspetta che parole sagge e autorevoli (con addirittura «il contributo di Benedetto XVI», come hanno scritto inviperiti gli idolatri della Pachamama) sortiscano il magico effetto di fermare la processione sempre più rapida dei lemmings verso l'abisso. Non sia mai che qualcuno menzioni l'elefante nella stanza, cioè l'esecrabile Concilio Vaticano II e la svirilizzata liturgia Novus Ordo, ossia le risposte sbagliate giunte al momento sbagliato. Con decenza parlando, l'esortazione del cardinale avrà lo stesso effetto dirompente di una manifestazione di boy-scout contro i terremoti.
VANGELO
RispondiEliminaIn illo témpore: Núptiæ factæ sunt in Cana Galilǽæ: et erat Mater Iesu ibi. Vocátus est autem et Iesus, et discípuli eius ad núptias. Et deficiénte vino, dicit Mater Iesu ad eum: Vinum non habent. Et dicit ei Iesus: Quid mihi et tibi est, mulier? nondum venit hora mea. Dicit Mater eius minístris: Quodcúmque díxerit vobis, fácite. Erant autem ibi lapídeæ hýdriæ sex pósitæ secúndum purificatiónem Iudæórum, capiéntes síngulæ metrétas binas vel ternas. Dicit eis Iesus: Implete hýdrias aqua. Et implevérunt eas usque ad summum. Et dicit eis Iesus: Hauríte nunc, et ferte architriclíno. Et tulérunt. Ut autem gustávit architriclínus aquam vinum fáctam, et non sciébat unde esset, minístri autem sciébant, qui háuserant aquam: vocat sponsum architriclínus, et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et cum inebriáti fúerint, tunc id, quod detérius est. Tu autem servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc fecit inítium signórum Iesus in Cana Galilǽæ: et manifestávit glóriam suam, et credidérunt in eum discípuli eius.
(Vangelo secondo Giovanni 2, 1 - 11)
Traduzione:
In quel tempo: Vi furono delle nozze in Cana di Galilea, e li vi era la Madre di Gesù. E alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù disse a Lui: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ho a che fare con te, o donna? La mia ora non è ancora venuta. Disse sua Madre ai domestici: Fate tutto quello che vi dirà. Orbene, vi erano lì sei pile di pietra, preparate per la purificazione dei Giudei, ciascuna contenente due o tre metrete. Gesù disse loro: Empite d’acqua le pile. E le empirono fino all’orlo. Gesù disse: Adesso attingete e portate al maestro di tavola. E portarono. E il maestro di tavola, non appena ebbe assaggiato l’acqua mutata in vino, non sapeva donde l’avessero attinta, ma i domestici lo sapevano; chiamato lo sposo gli disse: Tutti servono da principio il vino migliore, e danno il meno buono quando sono brilli, ma tu hai conservato il vino migliore fino ad ora. Così Gesù, in Cana di Galilea dette inizio ai miracoli, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.
Pubblicato da Circolo liturgico Pio VII
Val la pena ribadire le scarne parole della Madre :
" Fate tutto quello che vi dirà. "
"Abbiamo una comune convinzione: la sola riforma possibile per la Chiesa è il ritorno alla radicalità del Vangelo." Qyuesta frase è, nella sua chiarezza, terribile. Tutti gli innovatori vogliono "tornare alla radicalità del Vangelo", dagli eretici del II secolo ad oggi. Salvo che ognuno del Vangelo, e della Sacra Bibbia intera, dà poi la sua interpretazione. Da Marcione ad oggi. La Chiesa Cattolica è stata costruita nei secoli attraverso l'opera dello Spirito Santo per mezzo dei Concili, di cui i primi 7 sono normativi per la riflessione dogmatica; in cui si è fatto discernimento della lettera e del senso complessivo delle Sacre Scritture; attraverso l'opera della fede, sia spirituale che intellettuale dei Padri Apologisti e dei Padri della Chiesa;attraverso il Magistero più ampio del vero successore di Pietro che, malgrado tutte le deviazioni che nei secoli si sono presentate, alla fine è sempre stato chiaro chi fosse. E' lo Spirito che ha guidato la Chiesa Cattolica attraverso tutti i tradimenti umani, tutti gli scismi,ed è lo Spirito Santo che ha vinto ed il demonio è già caduto e può solo mettere confusione.E la mette, il suo mestiere, lui lo sa fare. Tornare alla radicalità del Vangelo significa cassare, letteralmente quest'opera del Signore in trono alla destra del Padre, e che governa per mezzo dello Spirito, volendo mantenere intatto quel ponte che sarebbe il Concilio Vaticano II. Operazione disastrosa ed impossibile, poichè vorrebbe dire mantenere in piedi la forma lasciando perire la sostanza.
RispondiEliminaVeni Sancte Spiritus, et emitte caelitus, Lucis tuae radium,Veni pater pauperum, Veni, dator munerum, Veni, lumen cordium. Consolator optime, Dulcis Hospes animae, Dulce refrigerium. In labore requies, In aestu temperies, In fletu solatium, O lux beatissima, Reple cordis intima tuorum fidelium. Sine tuo numine, Nihil est in homine Nihil est innoxium. Lava quod est sordidum. Riga quod est aridum, Sana quod est saucium. Fiecte quod est rigidum. Fove quod est frigidum, Rege quod est devium. De tuis fidelibus, In te confidentibus, Sacrum septenarium. Da virtutis meritum,Da salutis exitum, Da perenne gaudium. Amen
Il cardinal Sarah si aspetta che parole sagge e autorevoli (con addirittura «il contributo di Benedetto XVI», come hanno scritto inviperiti gli idolatri della Pachamama) sortiscano il magico effetto di fermare la processione sempre più rapida dei lemmings verso l'abisso
RispondiEliminaNon so cosa si aspetti il cardinale, io mi aspetto che queste parole sagge e ragionevoli facciano correre i lemming più velocemente e che facciano sì che qualcuno non li segua.
La rinuncia, il papa emerito, il terzo segreto di Fatima.
RispondiEliminahttps://www.aldomariavalli.it/2020/01/19/chiose-e-postille-di-padre-giocondo-2/amp/
Il prete sposato ha due gruppi di problemi:quelli propri del prete; quelli propri del padre di famiglia.
RispondiEliminaQuesti due gruppi di problemi sono in contraddizione tra loro in quanto ognuno di loro richiede la totalità delle umane forze e oltre. L'oltre lo si implora da Dio, Uno e Trino, che dona a Suo insindacabile giudizio oppure lo si chiede al Nemico che sempre si piega ai desideri degli schiavi al fine di schiavizzarli ancor peggio.
In realtà con la dicitura 'prete sposato' si intende, ipocritamente parlando, libero uso della goduria.
Un padre di famiglia la goduria la vede con il laternino. E' bene che gli erotomani 'in pectore' si informino oggettivamente sui fatti della vita reale e rifiutino di informarsi mediaticamente sulla pornografia mostrata loro 'dagli amici del don'.
"Da un punto di vista umano, la situazione della Chiesa appare disperata."
RispondiEliminaOvviamente sì! Da questa crisi, che non riguarda solo il celibato sacerdotale ma tutto un insieme di realtà (sulle quali però il cardinale sembra tacere), realtà che hanno invaso la Chiesa dal Vaticano II in poi, non si esce se non con grande sacrificio.
E io penso che il sacrificio richiesto sia uno scisma ufficiale dove gli attuali dissidenti ed eretici si staccano o vengano cacciati per fondare una loro chiesa (già fondata, in verità, con il nome di "chiesa conciliare").
Prima arriva questo scisma meglio è, con buona pace delle anime belle e dei benpensanti!
I preti sposati nel mondo ortodosso non sono l'ideale da tanti punti di vista. Prima di tutto, oggi, è sempre più raro che la loro sposa si unisca alle fatiche del loro ministero dal momento che, come ogni altra donna, vuole avere l'uomo per sé, soprattutto la domenica giorno, guarda caso, "sacrificato" per la Liturgia.
RispondiEliminaUn tempo le donne avevano spirito di sacrificio e seguivano il loro uomo nella sua missione. Oggi queste donne sono sempre più introvabili, perfino nei paesi tradizionalmente ortodossi.
In più, il prete sposato deve osservare parecchi periodi di continenza: quaresima, vigilia di feste, tempi prefissati prima di alcune feste importanti... In un tempo come il nostro in cui matrimonio vuol spesso dire "copulare" senza alcuna remora, tutto ciò finisce per essere impraticabile e quindi il ministro cattolico sposato finirebbe per essere semplicemente un incontinente che, pur di non spiacere a se stesso e alla moglie, farebbe a brandelli la regola dell'astensione sessuale.
Inoltre, il prete sposato (penso alla Grecia) finisce per essere come un impiegato statale: completati gli impegni essenziali, si ritira a vita privata e non vuole essere scocciato.
Il fedele che, ad esempio, chiede di essere confessato, in Grecia si sente dire dal prete-impiegato di turno: "Torni fra una settimana, ora sono occupato!". Poi il suddetto prete va nel Kafenìo a passare allegramente il suo tempo (cosa vista con i miei occhi!). E' questo l' "esempio" che si vuol seguire?
Promemoria per chi vive a Roma : Lunedì 20 Gennaio 2020 memoria della conversione di A.Ratisbonne
RispondiEliminaTRIDUO ALLA MADONNA DEL MIRACOLO
III giorno
O Madre di amore e Regina amabilissima, fosti tu che ottenesti i raggi della grazia alla mente del Ratisbonne, ed accendesti nel suo cuore, infangato nel lezzo della colpa, la fiamma di quell’amore celeste, che tanto lo elevò e lo nobilitò: tu pure voglia purificare ed infiammare di amore celeste i nostri cuori. Sì, o Maria, l’amore tuo e del tuo Unigenito splenda sempre nei nostri costumi, suoni nelle nostre labbra, e ci renda degni del tuo sguardo e del tuo sorriso materno. Questo amore, o Benedetta, ci affratelli tutti in Gesù Cristo, unifichi le nostre menti e i nostri cuori, ci renda tutti fecondamente operosi per l’eterna salvezza: quest’amore c’introduca a godere con te nel paradiso di Dio. Amen.Tre Ave Maria.
https://www.facebook.com/madonnadelmiracolo/photos/a.600497963349525/2854523807946918/?type=3&theater
@E.P. 09:26
RispondiEliminaÈ un sollievo sentire un’analisi chiara tale da diradare le diverse fumisterie
@Valeria Fusetti 12:28
La sua osservazione è di un’importanza CAPITALE. È proprio quello il pretesto (dabolico) di quasi tutte le eresie e ribellioni.
Il serpente disse: torniamo ad un cristianesimo senza tutto il magistero, saremo uniti in un Cristianesimo più umano, anche con i fratelli maggiori, minori e con i seguaci di religioni antiche che rispettano la Terra. Non battezziamo, non serve, siamo tutti salvi. Non pensiamo più alle diversità, obliamole e lasciamoci condurre per mano verso un’era di pace (eterna e cimiteriale).
OS
RispondiEliminaLasciamoci condurre per mano, tutti assieme allegramente peccando fortiter, verso un'era di pace, eterna e...
"Voi stessi sapete benissimo che il giorno del Signore verrà come il ladro nella notte. Quando diranno: 'pace e sicurezza', allora improvvisa li sorprenderà la rovina, come le doglie della donna incinta, e non avranno scampo" (1 Tessalonicesi, 5, 2-3).
Circa gli scismi presunti incombenti: la tattica (neo)modernista non è quella di rompere formalmente con Pietro. E'da sempre quella di restare dentro la Chiesa per svuotarla dall'interno. E ci sono quasi riusciti, dal VAticano II in poi. La dottrina si distrugge con una prassi che la nega, mantenendo sempre ipocritamente il rispetto esteriore per la dottrina stessa, quella tradizionale.
Vedremo gli sviluppi, con la Conf. Episc. Tedesca. Allo stato, l'ipotesi più probabile è che tale Conferenza applichi in via di fatto i desiderata del Documento finale del sinodo sulla Amazzonia, ci sia o non ci sia l'attesa Esortazione papale. Poiché quest'ultima, come al solito, avrebbe fatto in modo da consentire certe ben note aperture, i vescovi tedeschi si sentiranno sicuramente autorizzati a procedere nel perverso cammino intrapreso, in ogni caso. Una rotturra ci potrebbe essere solo se il Papa li obbligasse formalmente a desistere, ma questo non sembra possibile con Bergoglio, che è dalla loro parte.
Riprendo alcuni spunti da E.P. riflettendo con chi legge.
RispondiElimina1) "Mi sono donato a Dio, oppure al Dialogo?"
Il sacerdote è Alter Christus, quindi è colui che si offre per portare in sé il Signore Gesù Cristo, ovvero una vera e piena umanità la cui volontà naturale si offre nella libertà per aderire alla volontà di Dio, chiamato con il nome di Abbà (padre come lo direbbero i bimbi). Il prete offre se stesso sull'altare: consacra l'offerta delle creature e delle cose create per transustanziarle in Cristo presente, sacrificio di redenzione.
Così permette alle anime, nella Chiesa, di essere in comunione con Dio, ricevendolo nel sacramento: per accedere, lavano il peccato con il sangue di Gesù amministrato dal sacerdote nel sacramento del perdono.
2) ... una volta tornato in tonaca (tonaca virtuale, s'intende) i suoi tentativi di celebrare verranno offuscati e inquinati dall'oppressiva e invadente presenza del bigottame postconciliare fatto di cartelloni, letture, preghiere "dei fedeli", ecologismi e pauperismi, riunioni, manomissioni, imposizioni, furtarelli, celebrazioni semi-abusive fuori orario su seggiole pieghevoli in qualche sgabuzzino...
Chiediamo innanzitutto perdono a Dio per tutte le volte che abbiamo costretto i nostri sacerdoti a impersonare questa descrizione, a motivo delle nostre "iniziative".
3) Il cardinal Sarah si aspetta che parole sagge e autorevoli (con addirittura «il contributo di Benedetto XVI» )sortiscano il magico effetto di fermare la processione sempre più rapida dei lemmings verso l'abisso... l'esortazione del cardinale avrà lo stesso effetto dirompente di una manifestazione di boy-scout contro i terremoti.
Il Cardinal Sarah sta cercando di risvegliare le coscienze alla fede. Perciò, come scrive Valeria lo fa con "lo Spirito che ha guidato la Chiesa Cattolica attraverso tutti i tradimenti umani, tutti gli scismi,ed è lo Spirito Santo che ha vinto ed il demonio è già caduto e può solo mettere confusione". La radicalità del vangelo è amore di Cristo e per il prete l'essere Alter Christus, nell'ipsissima verba di Gesù che chiama abbà Suo Padre: Dio. Solo per fede un uomo può tentare d'essere degno di una vocazione così! Non è il caso di equivocare sulla radicalità dei novatores e degli inventores di nulla più che di se stessi!
Il CVII si è indubbiamente mostrato deleterio per la superbia con la quale chi l'ha guidato è finito fuori strada scivolando sull'ambiguità della pastoralità e della sinodalità, mentre chi l'ha idolatrato l'ha posto a dogma indiscusso negante la dogmatica precedente, in una paradossale eterogenesi dei fini per cui i "dialoganti" sono impermeabili ad ogni critica e marcia indietro. Ma il CVII non è il male assoluto. Il problema è la poca fede, unita alla poca fiducia in Cristo Unico Salvatore. Perciò la Dominus Iesus mise il punto, mai perdonato da mafiosi che ora mandano messaggi sradicando (w l'ecologia!) la vigna!
https://www.youtube.com/watch?v=8PMawvGXSaM
RispondiEliminaPadre Serafino Tognetti La preghiera del cuore DVD Stanghella 4 Ottobre 2014
https://campariedemaistre.blogspot.com/2020/01/celibato-qualche-considerazione-e.html
RispondiEliminaConsacrati = Riservati = Esclusiva Proprieta' di Colui a Cui si sono donati
RispondiEliminaChi si e' voltato indietro = chi ha rinunciato = chi non ce l'ha fatta , dovrebbe ritirarsi in buon ordine nella nuova vocazione scelta , senza interferire , senza rivendicare alcunche' dalla Chiesa Cattolica . Libera scelta e' stata la prima , libera scelta e' stata la seconda . "E' dal cuore dell'uomo che esce ogni malvagita'" e chi meglio di loro dovrebbe sapere esaminarsi , chi meglio di loro dovrebbe sapere che bisogna cambiare il proprio cuore per avere conforto , gioia e salvezza !
La leggenda della carenza di preti è stata inventata da tanti anni, quando il diavolo ha programmato a tavolino di arrivare a questo punto pensava di avere ancora i tantissimi fedeli che aveva Cristo prima del Concilio, ma purtroppo le chiese ormai sono vuote di fedeli ed i preti che ci sono, supportati da volontari e laici sono troppi: sfatiamo dunque la leggenda ovunque, anche, oltre alle buone ragioni addotte dal cardinale. Sono 10 anni almeno che questa leggenda la sento dove con 5 preti si hanno 50 persone alla Messa quotidiana e 1000 alla festiva, massimo.
RispondiElimina...dire che si tratta di una minoranza….. è forse arrischiato, dato che hanno promosso solo certe mentalità deviate per cui il risultato è quello che è: chiese vuote di fedeli che ragionano, e quelli che ragionano con la testa del prete hanno sostituito Dio col prete...però sono anime deviate, buone anime ma senza cervello, saranno cattoliche o almeno protestanti?I preti ormai sono protestanti come mentalità e quindi….i fedeli idem. Il giudizio finale spetta a Dio ma tale situazione costringerà a prendere il toro per le corna e buttarlo a terra: opera da giganti...della fede.
RispondiEliminaUno dei problemi è che molti preti (da quello che si ascolta e che si capisce) sperano ardentemente e fanno voti perché l'obbligo del celibato venga cassato una volta per tutte.
RispondiEliminaE questo a mio avviso vale anche per molti preti omosessuali. Perché con la bufera arcobaleno che tira nella società civile, e con tutte le fregole di modernizzazione (ora l'eresia si chiama così) bergogliana, tutto li porta a sperare anche per loro...
Secundum Cor Mariae. Esercizi spirituali ai sacerdoti di Serafino Maria Lanzetta (Autore) Questo libro è il frutto di un corso di esercizi spirituali che l'autore ha predicato ai sacerdoti, presso la Casa di Esercizi dei PP. Passionisti, a Roma. Un itinerario spirituale alla riscoperta della grandezza del dono del sacerdozio e delle inestimabili ricchezze che esso riversa su chi compie la scelta di essere sacerdote, non solo in virtù del sacramento ricevuto, ma anche e soprattutto con tutta l'esistenza trasfigurata da questo mistero. In una parola: desiderare di avere il Cuore di Maria per accogliere il Cuore sacerdotale di Gesù, farlo proprio e così essere pienamente suoi. Desiderare di essere secundum Cor Mariae per essere pienamente secundum Cor Iesu. https://www.amazon.it/Secundum-cor-Mariae-S-Lanzetta/dp/8868797313/ref=pd_aw_sbs_14_2/258-3891511-5569331
RispondiEliminahttps://formiche.net/2020/01/celibato-castita-sacerdozio-libro-sarah/
RispondiEliminahttps://www.ilsussidiario.net/news/francesco-e-ratzinger-i-due-papi-e-la-crisi-dellautorita-nella-chiesa/1974741/
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