Non è affatto esagerato affermare che, senza una grazia del tutto speciale, noi oggi non avremmo la fede. Non parlo solo del fatto che la maggioranza della popolazione italiana, un tempo praticante, professi ormai una forma di ateismo teorico o pratico, ma anche del fatto che molti, pur convinti di essere cattolici, vivono di fatto senza Dio. Magari frequentano regolarmente una parrocchia e vi svolgono pure dei compiti, ma né il loro impegno né, in generale, la loro vita morale poggia più su un fondamento oggettivo: la conoscenza della verità rivelata e l’osservanza della legge divina, rese possibili dal concorso di natura e grazia. Una stupefacente ignoranza del catechismo, unita ad una malcelata insofferenza verso qualsiasi principio regolatore della condotta, fa sì che la vita cristiana sia concepita come un percorso soggettivo abbandonato all’arbitrio individuale, dove della divinità non rimane altro che una vaga idea sentimentale che non ha più alcun ruolo effettivo, se non quello di confermare un io immaturo, insicuro e capriccioso. In molti casi non si sa più chi è Dio né che cosa significhi credere in Lui, con tutto quel che ciò comporta.
Si tratta, evidentemente, di una situazione parziale e contingente, che nulla può, di conseguenza, sull’essenza della Chiesa, la quale rimane immutabilmente santa e perfetta nonostante i difetti dei suoi membri. Chi non riconosce questo tradisce un modo di vedere puramente umano e rischia anch’egli di perdere la fede proprio pretendendo di difenderla. Chi invece è familiare ai segni della presenza e dell’azione di Dio, pur soffrendo profondamente di dover costatare numerose distorsioni, gioisce nel cogliere le manifestazioni – nient’affatto rare – di una fede semplice e genuina ancora ben diffusa. La Chiesa è più grande delle nostre idee e molto più ampia del nostro sguardo; non potrebbe del resto essere diversamente, visto che è opera di un Uomo-Dio. Chi si arroga il diritto di circoscriverla alla propria congrega di “eletti” tende implicitamente a sostituirsi a Gesù Cristo, oltre che a porsi fuori della comunione ecclesiale. Non ci vuole un dottorato in teologia per sentire la terribile puzza di zolfo che emana da tale negazione pratica della fede.
Non si può certo trascurare il fatto che l’ateismo pratico attualmente imperante – in una forma o nell’altra – sia risultato di decenni di mancata formazione dottrinale e morale, oltre che di latitanza della gerarchia. L’omissione di atti dovuti, in materia grave, è peccato mortale: per esempio, astenersi dal valutare presunti fenomeni mistici al fine di prendere una posizione al riguardo, proibendo le attività per lo meno sospette e sanzionando l’inosservanza dei decreti. L’autorità ecclesiastica, forte di un’esperienza secolare, ha sempre preventivamente ostacolato e redarguito pretesi veggenti o stimmatizzati, dato che, nella maggior parte dei casi, si tratta di inganno umano o perfino diabolico. In tal modo l’eventuale riconoscimento successivo, coronamento di una rigorosa inchiesta canonica affidata ad una commissione di esperti, non poteva esser tacciato di credulità o di faciloneria. Oggi questa serietà è diventata merce rara, non solo nella prassi, ma pure nell’approccio teologico. Quasi mai i vescovi si pronunciano autorevolmente sulla natura di un fenomeno, ma si limitano di solito (cosa che non costituisce affatto una prova della sua origine soprannaturale) ad autorizzare un culto già sviluppatosi senza alcuna legittimità (cosa che non depone affatto a suo favore).
Tale modo di procedere, in ultima analisi, risponde a un principio di stampo tipicamente marxista: la prassi prevale sulla teoria. Ora, se per teoria si intende una visione filosofica che rivendichi il primato sulla realtà, è ovvio che vada confutata e respinta; se invece la “teoria” è la verità rivelata, è naturale che sia la vita a doversi conformare ad essa, non certo il contrario. All’opposto, la dinamica rivoluzionaria consiste appunto nel mettere in moto dei processi che, modificando la prassi in modo illegittimo, spingano inesorabilmente ad una revisione della dottrina. La “realtà” cui bisogna allora adattare quest’ultima non è quello che Dio ha voluto che fosse, bensì il risultato di un’operazione ideologica che ne ha profondamente alterato le strutture interne (pensiero, valori, principi e norme). Ciò è stato sistematicamente e metodicamente realizzato, negli ultimi decenni, sia nella società che nella Chiesa, con effetti di una gravità inimmaginabile sia per gli individui che per le collettività: squilibrio e anarchia dilagano ad ogni livello, con il consistente contributo di pretese rivelazioni e apparizioni che sovvertono l’ordine gerarchico.
Mentre l’autorità civile viene esercitata per lo più in modo vessatorio (anziché secondo la sua ragion d’essere, cioè a beneficio dei cittadini), quella ecclesiastica ha sostanzialmente abdicato alle sue vere funzioni, rinunciando a governare e limitandosi ad accompagnare. Questo vuoto istituzionale, nella Chiesa, risponde evidentemente a una volontà non dichiarata: esso consente infatti di operare surrettiziamente, dietro un’apparenza più “democratica”, in modo da alterare principi e strutture col pretesto di venire incontro a quelle mutate condizioni socio-culturali che in realtà – come abbiamo visto – sono state prodotte dai medesimi agenti. Un effetto collaterale di questa strategia è il fatto che molti fedeli, non sapendo più a che cosa aggrapparsi, si rifugiano nei fenomeni pseudomistici o in gruppi tendenzialmente settari, gli uni e gli altri scelti e “canonizzati” in base al giudizio privato di ognuno (che, non coincidendo con quello degli altri, è inevitabilmente causa di divisioni senza fine). Pur con l’attenuante della situazione abnorme in cui viviamo, questo è comunque un inconfondibile sintomo di modernismo – anche per un tradizionalista…
Dobbiamo ammettere che la comune malattia ci ha contagiati molto più profondamente di quanto non pensiamo, a prescindere dal “colore” dello schieramento in cui militiamo. Chi milita solo per il Signore, invece, ricercando l’unione con Lui in una vita di intensa preghiera e di carità effettiva, è preservato non solo dal pericolo di imprigionarsi in false rivelazioni o in formazioni scismatiche, ma anche dal rischio di costruirsi una religione tutta sua che, riducendo Dio a puro nome, conduca inesorabilmente ad un ateismo egolatrico. Qui ogni cosa è trattata in funzione di un io ipertrofico che pretende di avere il controllo su tutto, ma finisce col crearsi un mondo immaginario che possa illusoriamente dominare. Molto spesso l’ansia, la depressione e l’angoscia nascono da tale pretesa irragionevole di controllare gli altri, la realtà, il futuro, nella costante paura di non riuscirci. Le sedicenti “profezie” sono una risposta solo apparentemente valida a questo bisogno così diffuso in un ambiente (sociale o ecclesiale) in cui sembra non esserci più nulla di stabile e sicuro, visto che persino gli elementi e i principi più basilari vengono costantemente rimessi in discussione.
Il ricorso a quella soluzione fittizia, però, è una trappola che non solo toglie tempo alla preghiera e ai doveri di stato, ma – cosa molto più grave – può pure esporre a infestazioni maligne e inquinare la fede, fino a snaturarla in un surrogato che al posto di Dio pone l’uomo (il veggente o l’io personale). Chi fa a meno della gerarchia a motivo delle sue inadempienze o espressioni eterodosse, prima o poi si ritrova a fare a meno di Dio stesso, relegato nella sfera delle parole funzionali a una certa tesi. La via d’uscita dalla manipolazione globale perpetrata dal mondo moderno non è il sottoporsi a una manipolazione particolare, ma un radicamento sempre più saldo e vissuto nella verità che conosciamo grazie alla fede. La soluzione all’isolamento che sperimentiamo nella società e nella Chiesa non è la reclusione in un ghetto esclusivo, ma lo sviluppo di una comunione spirituale fondata sulla preghiera e sullo studio di testi sicuri in piccoli gruppi. La liberazione dalla schiavitù mentale e operativa cui il sistema ha sottomesso la gente non consiste nello scegliersi il tipo di assoggettamento, ma nel porre costantemente scelte libere, per quanto costose.
Prendete in mano il Vangelo e meditatelo ogni giorno, non per trarne ognuno le sue conclusioni teologiche o le sue norme morali, ma per familiarizzarvi in modo sempre più intimo con quel Dio vivente che là udiamo parlare e vediamo agire nell’umanità assunta. Sostate davanti al tabernacolo ogni volta che potete, così da lasciarvi irradiare dalla grazia di Colui che vi abita, spesso negletto e non onorato come sarebbe giusto. Amatelo in ogni più piccolo gesto buono o almeno lecito; riparate con le vostre penitenze e mortificazioni agli oltraggi che riceve quotidianamente dai suoi stessi ministri; fatelo amare con la vostra condotta improntata a umiltà, bontà e dolcezza. Siate felici di essere Suoi e contagiate il prossimo con questa gioia mite e serena, possibile anche in mezzo alle peggiori prove e amarezze. Crediamo o no alle Beatitudini? Dobbiamo conoscerle a memoria e ruminarle spesso, specie nei momenti più difficili. Quelle parole contengono tutta la potenza del Verbo divino fatto carne: non è forse un privilegio straordinario potersene appropriare?
Dalla bacheca di Caterina Giojelli
RispondiEliminaOggi sul Foglio una monumentale intervista di Matzuzzi al cardinale Robert Sarah. Non riassumetela, leggetela, conservatela, diffondetela, è bellissima
(soprattutto qui, cari ultras dei sacerdoti sposati: "Il celibato dei sacerdoti non è una semplice disciplina canonica. Se si indebolisce la legge del celibato, anche per una singola regione, si apre una breccia, una ferita nel mistero della Chiesa. Esiste un legame ontologico-sacramentale tra il sacerdozio e il celibato. Questo legame ci ricorda che la Chiesa è un mistero, un dono di Dio che non ci appartiene. Non possiamo creare un sacerdozio per uomini sposati senza danneggiare il sacerdozio di Gesù Cristo e della sua sposa, la Chiesa”.
Ma perché non si possono ordinare sacerdoti uomini sposati? Quale sarebbe l’ostacolo?
“Il sacerdote è incaricato di perpetrare sacramentalmente la presenza di Cristo. Non è solamente ‘Alter Christus’, un altro Cristo, ma è davvero ‘Ipse Christus’, Cristo stesso. I sacerdoti sono davvero un’estensione di Gesù Cristo. ‘Il sacramento dell’Ordine li configura a Cristo Sacerdote per consentire loro di agire in nome di Cristo, Capo della Chiesa’ (Presbyterorum Ordinis, n. 2). Questa è un’ottima lezione dal Vaticano II. Il sacerdote è quindi lo sposo esclusivo della Chiesa. Non può essere un uomo condiviso. Quando torna a casa, non è in vacanza. Rimane una persona consacrata. Tutta la sua vita appartiene alla Chiesa perché tutto il suo essere è dedicato a Cristo. Credo che i fedeli lo sappiano per intuito. Andrebbero a confessarsi da un prete sposato? Se un sacerdote si dà interamente alla Chiesa, che posto rimarrà per moglie e figli? Cosa faremo quando dovremo affrontare il divorzio di un prete? Perché dovremmo attenderci casi del genere?"
Uno dei grandi punti di discussione riguarda il fatto che questa disciplina ecclesiastica in realtà non è antica, ma recente. Non è vero, quindi?
“Per niente!”, dice Sarah. “Da un punto di vista storico, le cose sono molto chiare: dall’anno 305, il Concilio d’Elvira ricorda la legge, ‘ricevuta dagli apostoli’ sulla continenza dei sacerdoti")
Si vota, i 191 della Ocean Viking stanno in mare, e sono giorni.
RispondiEliminaLe ONG e i dem ("siamo umani") tacciono, niente "sequestri", tutti tranquilli. In attesa di avere via libera da domani, ad urne chiuse, come accadde per le elezioni in Umbria.
Calabria ed Emilia Romagna, oggi fate la differenza e la storia.
Abbiate coraggio.
A proposito dell'intervento di Bassetti: "Chi è contro il papa se ne vada".
RispondiEliminaUn articolo sgangherato per uno “sfogo” sgangherato. Un esempio? La giornalista scrive: “ Gli indios portano in Vaticano una statuetta amazzonica della Pachamama e un ipercattolico austriaco la ruba e la la butta nelle acque del Tevere”. Messa così sembrerebbe che gli indios abbiano portato un cadeau, uno delle migliaia che il papa riceve, messo in un magazzino e inventariato. Ma la statuetta della Pachamama è stata oggetto di culto sciamanico nei giardini vaticani, è stata portata in processione in San Pietro, è stata esposta nella chiesa di S. Maria in transpontina come oggetto di venerazione. Anche i romani dicevano ai cristiani “Che sarà mai bruciare un grano d’incenso alla statua dell’imperatore?”. Delle due l’una, o questa giornalista è ignara delle più elementari nozioni in materia di fede e di storia della Chiesa, o è in totale malafede. Ma veniamo allo sfogo. Ma la Chiesa è fondata sul Cristo, cioè sulla Verità, o è fondata sulle idee del capo? Le metto in fila così come mi vengono: riabilitazione di Lutero, Comunione agli adulteri impenitenti (con discernimento, però), interviste a Scalfari edite a libro dalla LEV, adesione all’ecologismo maltusiano della Pontificia Accademia delle Scienze (Chi ha messo lì Sorondo?), nomina di membri della Pontificia Accademia per la Vita che hanno fatto sperimentazione con cellule embrionali ottenute da aborti volontari, di membri che ammettono l’eutanasia e di altri che ammettono la contraccezione. Distruzione del Giovanni Paolo II e sua trasformazione caricaturale. Il capo dei Gesuiti Abascal libero di dire demenzialità come quella che la dottrina sul matrimonio non è con certezza fondata sul Vangelo perché al tempo non c’erano i registratori (dunque siccome i registratori non c’erano non solo quando Gesù parlò del matrimonio, ma non esistevano proprio, nessuna dottrina è certamente fondata sul Vangelo, per costui), o vere e proprie eresie, come quella che Satana non è un essere personale, ma un simbolo, mentre ordini sono commissariati per la colpa di vivere e sposare integralmente la dottrina di Cristo. Mano libera al gesuita Martin e alla sua predicazione eretica. Della Pachamama abbiamo già detto. Mi fermo qui per non tediare. Ecco, se dunque non stiamo con tutto questo, saremmo fuori dalla Chiesa? Chi difende la Santità della Comunione, chi difende la presenza reale in Essa di Cristo, è invitato ad andare dagli evangelici, dove l’Eucaristia non esiste? Ve lo immaginate Filippo che durante il Concilio di Gerusalemme va da Paolo che resiste a muso duro a Pietro e gli dice: “O con Pietro, o vattene via?”. Accogliere, ascoltare, discernere, integrare. Che ipocrisia.
Renzo Puccetti
Link all'articolo
RispondiEliminahttps://www.huffingtonpost.it/entry/con-francesco-o-fuori-dalla-chiesa-il-duro-sfogo-del-presidente-della-cei_it_5e2c82f7c5b6d6767fd4f74f
Bel dilemma:chi è dentro e chi è fuori dalla Chiesa cattolica.Ci sarebbe da perdere il sonno a studiare le varie combinazioni e fare un elenco dei buoni ed uno dei cattivi. Una volta si diceva che il tempo ,essendo galantuomo,avrebbe risposto a tanti interrogativi che al momento non avevano una risposta univoca.Aspettiamo quindi prima di decidere, perché gli epuratori potrebbero finire epurati come succede in tutte le dittature.
RispondiEliminaA quanto scritto da Renzo Pucetti si potrebbero aggiungere il documento di Abu Dhabi e lo sciagurato accordo con la Cina. Bassetti semplicemente invita i Cattolici ad andarsene. Quindi dialogo con tutti tranne con che con il gregge di cui in teoria Bassetti dovrebbe essere pastore. Bergoglio ha sempre ragione: se non sei d’accordo diventa evangelico. Quindi i Cattolici italiani devono dare l’otto per mille, sostenere economicamente il clero uxorato e stare zitti. La funzione del cosiddetto Popolo di Dio in ultima analisi è quella di pagare, di dare sempre ragione al dittatore argentino, di votare a sinistra e naturalmente di aiutare la Cei a islamizzare l’Italia. Si può dire di tutto di Bassetti ma non che questa volta non sia stato chiaro.
RispondiEliminaCristina Siccardi:
RispondiEliminaChi è cattolico sceglie la strada della Chiesa di sempre, fondata da Cristo con la fedeltà degli Apostoli, dei Padri della Chiesa, dei Santi e di tutti coloro che sono nella Tradizione bimillenaria. Convertirsi significa aderire alla Fede e non alla teologia delle liberazione, al pauperismo, al modernismo, al relativismo, al globalismo, all'ecologismo... come Papa Francesco (San Francesco seguiva ben altre linee di fedeltà a Cristo) sta facendo. La Chiesa deve ricapitolare tutto in Cristo per tornare a dare Gloria solo a Dio (e non all'uomo) e per la salvezza eterna delle anime.
Cristo, Seconda Persona della Santissima Trinità, è immutabile: Stabilità Assoluta, Infinita e Mirabile di Amore misericordioso e di autentica Giustizia per noi uomini, sempre affannati, confusi, instabili, sempre pronti alla rivolta e alla ribellione alle meravigliose leggi di Dio, che sono al servizio, insieme alle virtù, della nostra salvezza eterna.
Le buffonate proseguono:
RispondiEliminahttps://www.primocanale.it/video/svolta-di-papa-francesco-il-successore-di-bagnasco-lo-sceglieranno-i-preti-genovesi-114990.html
Che dire, caro Bassetti, a fronte di tutto ciò??? DALLA BARCA CI SCENDA LEI….salga lei su di una scialuppa e prenda il suo largo!!! Noi non scenderemo, ma neppure taceremo! Diceva il grande Leopardi che: “Diventiamo ridicoli solo quando vogliamo apparire ciò che non siamo.” … o se preferiamo dirla con il grande giudice Falcone: “Se poni una questione di sostanza, senza dare troppa importanza alla forma, ti fottono nella sostanza e nella forma.”
RispondiEliminaDorotea Lacellotti
Repubblica e Striscia la Notizia all'attacco di Don Armando Bosani, parroco di Vanzaghello, per la pubblicazione sul bollettino di articoli controcorrente. Ma i parrocchiani sono con lui e alla Nuova BQ spiega: «Un tranello ordito dal Pd, ma almeno è servito a mostrare l'intolleranza dei tolleranti che ci vogliono inculcare un'egemonia culturale anticristiana e antiumana».
RispondiEliminaPurtroppo stiamo vivendo l'ennesimo tradimento di giuda a Cristo tramite un blocco molto grosso di falsi vescovi e apostati che odiano Cristo e la Sua vera Chiesa, e lo dicono apertamente minacciando i veri Cattolici """ o con noi a distruggere la Chiesa di Cristo o contro di noi.... chi è contro Bergoglio per tutto quello che ha fatto in accordo con tutti i vescovi apostati conciliari (e questo è stato il grande regalo che il concilio ci ha lasciato ed a cui ci ha portato) può (anzi meglio se va via) andarsene... come se la Chiesa Cattolica fosse sua di Bassetti e compagni di quasi tutto il mondo e di Bergoglio.....questo si chiama scisma... quasi tutta la gerarchia post/conciliare di tutto il mondo è modernista ed apostata ed in questo sono in piena sintonia con Renzo Puccetti e anonimo delle 9,24.... ieri quando ho sentito Bassetti alla televisione mi si è voltato lo stomaco a pensare chi ci ha rubato con l'inganno le chiese millenarie.... questi sono un blocco di pagani, apostati e distruttori di centinaia di milioni di anime e vanno condannati e allontanati senza se e senza ma...piu la gente sarà lontana da tutta questa marmaglia e piu gente si salva l'anima.... chi vuole salvarsi sa a quali sacerdoti rivolgersi..... ma tenete lontani tutti i modernisti e progressisti conciliari.... il tutto si è capito molto tardivamente il danno arrecato da una falsa chiesa post/conciliare che ha distrutto il tutto giorno dopo giorno nel giro di 60 anni.... SIIIII HA DISTRUTTO TUTTO... ora faranno i conti con Dio... ma tanto loro non ci credono....
RispondiEliminaMa come possiamo non paragonare questa falsa gerarchia degli ultimi 60 anni apostata, eretica, pagana, alla gerarchia dei PIO X, PIO XI E PIO XII, dei Papi della prima metà del secolo scorso? questa attuale non è una chiesa, è un blocco pagano massonico distruttore di tutto, dagli edifici come mura della Chiesa, già dalle distruzioni dei presbiteri delle antiche chiese dovevamo prevedere chi era questa gente che poi si sparsa in tutto il mondo, ha dilagato nel paganesimo e sta portando il mondo al disastro ed alle rovine a distruggere intere generazioni nella morale, nello spirito ed in tutta la vita... poi dovremmo seguire Bergoglio e tutti i suoi seguaci per dannarci l'anima nella quale noi crediamo.... loro pagani e atei...
RispondiEliminaNon si potrà più fare una critica a chi comanda?
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=ctbJ95rFSKE&feature=share
"La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta".
RispondiEliminaPrezioso e profondo il pensiero di Don Elia.
RispondiEliminaNe riprendo un passaggio, in un'epoca in cui non pochi di noi sono tentati di sentirsi nella Chiesa di questo o di quello (vedi seconda lettura odierna, tratta da 1 Cor).
Dobbiamo ammettere che la comune malattia ci ha contagiati molto più profondamente di quanto non pensiamo, a prescindere dal “colore” dello schieramento in cui militiamo.
Chi milita solo per il Signore, invece, ricercando l’unione con Lui in una vita di intensa preghiera e di carità effettiva, è preservato non solo dal pericolo di imprigionarsi in false rivelazioni o in formazioni scismatiche, ma anche dal rischio di costruirsi una religione tutta sua che, riducendo Dio a puro nome, conduca inesorabilmente ad un ateismo egolatrico. Qui ogni cosa è trattata in funzione di un io ipertrofico che pretende di avere il controllo su tutto, ma finisce col crearsi un mondo immaginario che possa illusoriamente dominare.
E ancora:
Chi fa a meno della gerarchia a motivo delle sue inadempienze o espressioni eterodosse, prima o poi si ritrova a fare a meno di Dio stesso, relegato nella sfera delle parole funzionali a una certa tesi. La via d’uscita dalla manipolazione globale perpetrata dal mondo moderno non è il sottoporsi a una manipolazione particolare, ma un radicamento sempre più saldo e vissuto nella verità che conosciamo grazie alla fede.
Per cui cerchiamo di mettere in pratica ognuno dei suggerimenti, alla portata di chiunque li voglia prendere in considerazione e, se li sta vivendo già, con ancora maggior zelo.
La soluzione all’isolamento che sperimentiamo nella società e nella Chiesa non è la reclusione in un ghetto esclusivo, ma lo sviluppo di una comunione spirituale fondata sulla preghiera e sullo studio di testi sicuri in piccoli gruppi.
La liberazione dalla schiavitù mentale e operativa cui il sistema ha sottomesso la gente non consiste nello scegliersi il tipo di assoggettamento, ma nel porre costantemente scelte libere, per quanto costose.
Prendete in mano il Vangelo e meditatelo ogni giorno, non per trarne ognuno le sue conclusioni teologiche o le sue norme morali, ma per familiarizzarvi in modo sempre più intimo con quel Dio vivente che là udiamo parlare e vediamo agire nell’umanità assunta.
Sostate davanti al tabernacolo ogni volta che potete, così da lasciarvi irradiare dalla grazia di Colui che vi abita, spesso negletto e non onorato come sarebbe giusto.
Amatelo in ogni più piccolo gesto buono o almeno lecito; riparate con le vostre penitenze e mortificazioni agli oltraggi che riceve quotidianamente dai suoi stessi ministri; fatelo amare con la vostra condotta improntata a umiltà, bontà e dolcezza.
Siate felici di essere Suoi e contagiate il prossimo con questa gioia mite e serena, possibile anche in mezzo alle peggiori prove e amarezze.
Crediamo o no alle Beatitudini? Dobbiamo conoscerle a memoria e ruminarle spesso, specie nei momenti più difficili. Quelle parole contengono tutta la potenza del Verbo divino fatto carne: non è forse un privilegio straordinario potersene appropriare?
Grazie!!
B"dilemma:chi è dentro e chi è fuori dalla Chiesa cattolica".
RispondiEliminaCaro anonimo, era una grande difficoltà sapere chi è dentro e chi è fuori di una Chiesa che se presenta senza muri. Allora sembra che il cardinale Basseti a risolto il problema: lui a posto il muro del piacere verso il Papa per definire chi è dentro e chi è fuori...
«Se pensate che i vostri sacerdoti e vescovi non siano santi, allora siate santi per loro! Pregate, fate penitenza, digiunate per i loro difetti e la loro codardia» . Cardinale Robert Sarah
RispondiElimina"«Se pensate che i vostri sacerdoti e vescovi non siano santi, allora siate santi per loro! Pregate, fate penitenza, digiunate per i loro difetti e la loro codardia» . Cardinale Robert Sarah
RispondiEliminaGentile Cardinale Robert Sarah,
non pensiamo vediamo, ascoltiamo che sacerdoti e vescovi non sono santi, evidentemente sbagliando, credevamo che loro pregassero, facessero penitenza, digiunassero per i nostri difetti e la nostra codardia. Stando così le cose sia certo che faremo quello che il nostro stato e le nostre forze di laici, impegnati nel cercare di essere cristiani nel mondo, consentono.
Lo diceva già il mio parroco ( ei fu): se i parroci non sono santi è perché non si prega per loro, giusto, ma anche han dimenticato l'altro detto: i preti sian santi, se santi sono i fedeli saranno buoni e giusti, se lor son buoni e giusti i fedeli saran accettabili, se lor son accettabili, allora i fedeli saran scadenti...e come fan gli scadenti a pregare per loro? Quando poi son anche apostati allora…...non vanno più in Chiesa…. infatti si vede...
RispondiEliminaDalla bocca dei lattanti...
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