Seconda parte - La vera risposta all'apostasia
Terza parte - Nel cuore della Chiesa, mia madre, sarò l'amore
- Quinta parte - Come trovare Cristo sempre e ovunque
Petite, et dabitur vobis; quaerite, et invenietis; pulsate, et aperietur vobis (Mt 7, 7).
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto». È la parola stessa di Gesù che fissa le tappe del nostro itinerario. Nella preparazione immediata alla meditazione, una volta rientrato in te stesso per metterti alla presenza di Dio, hai chiesto la grazia necessaria e ricevuto la luce dello Spirito Santo. Ora, nella seconda fase (il corpo della meditazione stessa), hai il compito di effettuare una ricerca per trovare ciò che il Signore vuol comunicarti personalmente. Nell’ultima, la conclusione, busserai al cuore di Dio in attesa che ti sia dischiusa la porta della contemplazione. È ancora Gesù a incoraggiarti con una promessa: «Chiunque chiede riceve, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto» (Mt 7, 8). La fede, essendo fondata sulla conoscenza di Lui, ti consente di attendere con fiducia le Sue risposte, in quanto ti rende sicuro del Suo amore per te e ti spinge a ricambiarlo; la meditazione è dunque un esercizio delle virtù teologali e a sua volta le accresce.
L’oggetto su cui riflettere devi averlo scelto in anticipo, cioè nella preparazione prossima, che puoi effettuare anche la sera precedente. Sant’Ignazio ti raccomanda di addormentarti pensando al punto che mediterai l’indomani e di richiamarlo subito alla memoria al momento del risveglio, così da pensarci mentre ti prepari. C’è chi è meglio disposto al mattino presto e, se necessario, anticipa la levata per potersi dedicare con maggior agio a questo esercizio spirituale così fecondo per tutto il resto della giornata; è l’abitudine più raccomandata dai maestri, ma se, per motivi di metabolismo o di organizzazione del tempo, non ci riesci, puoi pure individuare più tardi il momento favorevole, purché sia, per quanto possibile, fisso. Il soggetto della meditazione, come abbiamo visto, può esser colto dalla Bibbia, dalla Liturgia (Messa e Ufficio Divino), da un libro di spiritualità o dagli scritti di un Santo, oppure può consistere in un mistero della fede o in una virtù particolare; l’importante è che sia chiaro e ben circoscritto, non troppo vasto né troppo generico.
La fonte di predilezione – soprattutto per i principianti, ma anche per i più progrediti – rimangono i quattro Vangeli canonici, che ci fan conoscere il Signore in modo certo, così che possiamo amarlo in modo retto. Le rivelazioni private sulla vita di Gesù possono essere utilizzate come aiuto, purché siano state approvate dalla competente autorità ecclesiastica al termine di una rigorosa indagine. Ricorda che non è sufficiente che un testo sia esente da errori dottrinali perché se ne possa asserire l’origine soprannaturale e che, in ogni caso, non spetta a te emettere sentenze in proposito: la Chiesa di Cristo è fondata sul ministero degli Apostoli, perpetuato dai loro successori; la priorità accordata al giudizio privato è un atteggiamento tipicamente protestante, che dissolve l’unità ecclesiale. Le false rivelazioni si tradiscono per la prolissità e la sovrabbondanza di dettagli superflui che distolgono l’attenzione dal vero insegnamento del Vangelo. Un altro ausilio sono i commenti affidabili, che non devono però sostituire la tua riflessione personale, bensì orientarla in modo corretto. Ovviamente il tuo compito non è quello di interpretare la Sacra Scrittura (che è riservato alla Chiesa docente), ma quello di lasciarti istruire da essa nella fede e nella morale; in ciò che non ti è chiaro devi consultare il Magistero perenne o la dottrina dei Padri e dei teologi approvati.
Nella vita spirituale ci sono fasi diverse, in ognuna delle quali è più opportuno un cibo piuttosto che un altro; ogni fedele, inoltre, la vive in una maniera conforme al suo temperamento. La scelta della fonte da cui trarre lo spunto per la meditazione va quindi fatta in modo oculato, chiedendo consiglio al padre spirituale oppure seguendo quell’istinto interiore che è espressione della grazia battesimale ed è ben desto in chi prega regolarmente. In ogni caso – che si tratti di un testo, di una virtù o di un dogma – devi applicare a te stesso ciò che mediti, non limitarti a considerazioni astratte o generali. Certo, c’è chi è più incline all’analisi intellettuale e rivolge l’attenzione ai termini ricorrenti, allo sviluppo del pensiero, alla concatenazione dei fatti; chi invece è più facile a usare l’immaginazione si rappresenterà le vicende in modo vivido e avvincente; chi è sensibile all’affettività penetrerà con perspicacia nei sentimenti e nelle aspirazioni di colui che parla o del quale è scritto… Puoi e devi utilizzare tutte le risorse interiori mobilitando ogni tua facoltà, ma senza lasciarti assorbire da una sola dimensione di ciò che consideri, bensì facendo convergere prospettive diverse.
Ora, per ragioni di metodo, ci concentriamo su un tipo di meditazione, quella su episodi biblici, di preferenza evangelici. Dopo aver letto e riletto il testo con attenzione vigile e amorosa, scrutandone ogni parola per coglierne i più piccoli dettagli (che sono tanto più significativi quanto più appaiono incoerenti o fuori posto), rappresentati con la fantasia la scena nella sua essenzialità: osserva nella mente il luogo, la situazione, i personaggi, gli oggetti, le azioni; ascolta ciò che dicono e ciò che non dicono (se rimangono in silenzio e si esprimono in altri modi), sviluppa i dialoghi (se sono riportati in forma sintetica o indiretta), immagina come una risposta piuttosto che un’altra avrebbe potuto modificare la vicenda… Infine coinvolgiti nel fatto inserendoti nella scena: puoi identificarti con questo o quel personaggio, oppure intervenire come uno che si sarebbe potuto trovare sul posto. Tieni presente che le azioni storiche del Signore, avendo per soggetto una Persona divina, hanno un’efficacia eterna e possono quindi interagire con il tuo presente; i Suoi insegnamenti sono sempre validi, in ogni epoca, perché non passeranno mai.
Lo scopo di questo procedimento, che ti porta a vedere, ascoltare e partecipare a ciò che mediti, è di aiutarti a contemplare Gesù per assimilarti gradualmente a Lui. Tu sei spontaneamente attratto dalla verità, dalla bontà e dalla bellezza, quei trascendentali dell’Essere che vedi incarnati e personificati nel Figlio di Dio fatto uomo. È inevitabile, allora, che la considerazione abituale di ciò che ha detto e fatto – o di qualunque cosa che abbia attinenza con Lui – ti trasformi a poco a poco nell’intimo con il fascino che esercita sulla tua anima, se sei disposto a seguirlo senza condizioni. A questo punto senti un bisogno naturale di applicare a te stesso quanto stai considerando, perché vuoi essere partecipe del vero, del buono e del bello che vi hai scoperto; è il desiderio di possedere Dio, che è insito nella natura umana ed è perfezionato dalla condizione di figlio Suo. Impiega l’intelletto per appurare cosa deve cambiare nei tuoi atteggiamenti o nella tua vita concreta; eccita l’affetto verso il bene che intendi ricevere o realizzare; muovi la volontà verso gli atti, interiori o esteriori, necessari per raggiungere l’obiettivo.
Questo ulteriore passaggio ha per scopo di infiammare il tuo cuore di desiderio della virtù, la cui pratica assidua è via verso la santità, la quale è a sua volta anticipo della beatitudine celeste. Sono queste le realtà meravigliose proposte al battezzato nell’adempimento della sua vocazione. Occorre che tu ne sia non solo convinto, ma conquistato, prima ancora di prendere qualsiasi decisione per progredire su questa strada; altrimenti rischi di cadere nella trappola dell’intellettualismo o in quella del volontarismo, due deviazioni che spesso si appaiano, basandosi entrambe sull’oblio del primato della grazia (che in questi casi rimane soltanto una vuota parola) e conducendo ad esiti analoghi (un naturalismo di fatto camuffato da concetti cattolici meramente nominali). La conoscenza di Dio deve alimentare in te l’amore per Lui e per il prossimo, amato per amore Suo; lo sforzo di volontà è una risposta alla grazia, che sempre lo precede, e una cooperazione con essa, che acquisisce gradualmente una preponderanza sempre maggiore. L’amore, crescendo, alleggerisce la fatica e la rende amabile; senza di esso, invece, l’impegno del cristiano diventa insopportabile.
Non è indispensabile esaurire in un colpo solo tutti gli aspetti di un soggetto (che può esser ripreso ancora), né sviluppare ogni volta tutti i punti del metodo (che è una guida orientativa, non un letto di Procuste). Se credi davvero che lo Spirito Santo è il vero animatore della tua meditazione, devi abbandonarti alla Sua azione discreta e soave, pur esercitando le tue facoltà in modo ordinato. Se ricevi una luce o una mozione interiore, se avverti il sorgere di un affetto o cominci a gustare un sentimento spirituale, fermati lì, senza passare oltre in fretta, e cerca di trarne tutto il frutto di cui sei capace, pur sapendo che il più rimarrà inesplorato, disponibile per altre ricognizioni. Chi si disseta a una sorgente non si affligge perché non può inaridirla (cosa che sarebbe la sua peggiore disgrazia), ma si rallegra di potervi tornare in ogni momento. Sei forse in grado, del resto, di attingere a fondo un Bene infinito? La preghiera, con le sue ardue esigenze, è una terapia di disintossicazione dal materialismo consumistico che respiriamo ogni giorno e un’efficacissima scuola di gratuità, la quale è segreto di libertà e di gioia, nonché caparra di eterna esultanza.
Mi hai fatto conoscere le vie della vita. Mi colmerai di gioia con il tuo volto: delizie senza fine alla tua destra (Sal 15, 11).
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Commenti ai Vangeli:________________________
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"... Infine coinvolgiti nel fatto inserendoti nella scena: puoi identificarti con questo o quel personaggio, oppure intervenire come uno che si sarebbe potuto trovare sul posto..."
RispondiEliminaQuesta parte, che più o meno viene inserita da molti forse da tutti, non l'ho mai praticata, sembrandomi più una contaminazione che un approfondimento. Ciò non ha tolto nulla ai risultati che sempre per Grazia si sono presentati a suo tempo e luogo.
Anno 1797.
RispondiEliminaI giacobini francesi hanno invaso il Nord Italia e quelli nostrani sono i loro zerbini.
Allora come ora.
Nel Bolognese viene imposta la chiusura di tutte le chiese e l'interruzione delle funzioni religiose.
Alcuni parroci accettano passivamente; altri protestano; altri, insorgono in armi e si mettono alla guida degli insorgenti controrivoluzionari.
Poi c'è un altro parroco, si chiama Don Zanarini, parroco di Santa Maria di Varignana.
Egli tiene aperta la chiesa, senza rispetto e timore alcuno dei giacobini.
Arrivano questi e gli chiudono le porte della chiesa, piantandogli, inoltre, come sfregio, l'albero della libertà sul sagrato della chiesa.
Don Zanarini non perde tempo: prende un'ascia e abbatte l'albero.
I giacobini non perdono tempo: prendono don Zanarini e lo portano alla fucilazione immediata.
Mentre andava, l'eroico parroco intonava il "Dies Irae", seguito dalla popolazione.
Don Zanarini, prega per noi.
E per il clero di oggi.
Fonte: M. Viglione, Rivolte dimenticate, III ed., Roma, Città Nuova, 2009, pp. 178-9.
sembrandomi più una contaminazione che un approfondimento.
RispondiEliminaanch'io non l'ho mai praticata. Mi ha fatto e fa pensare agli esercizi di "immaginazione attiva", introdotta da Joung e sviluppata da Assagioli.
Ma non so se ce ne sono esempi da parte di qualche Padre della Chiesa.
Richiama un po' il metodo dei "due stendardi" di Sant'Ignazio...
Niente a che vedere con la psicanalisi: è un'estensione del metodo di Sant'Ignazio.
RispondiEliminaIo sono incapace di immaginare, vedere, se non viene da solo e raramente, tanto meno di interloquire come presente, le luci arrivano piuttosto nell'intelletto come la comprensione dell'Eucaristia solo ultimamente: la separazione del Sangue dal Corpo nello svenamento della Croce che si ripete nella Messa alla consacrazione del Sangue diviene ultimato, morte incruenta, non l'avevo finora compresa. Gesù che agisce in Nome proprio: IO ti assolvo, il Sacerdote che assolve in Nome della Trinità, per delega: io ti assolvo nel Nome del… Dio che agisce in Nome proprio e con persona intermedia .
RispondiEliminaPensavo anche che Maria e Giuseppe non chiesero il parere di sacerdoti, teologi,pontefici, guide spirituali...erano in linea diretta come la prima coppia. Il peccato originale ha offuscato le nostre menti che erano fatte per l'estasi quotidiana, quell'incontro del giardino terrestre con cui Dio viveva con l'uomo.
Ho indicato un ventaglio di modalità possibili fra cui scegliere, avvertendo prima che ognuno, in base al suo temperamento, tende naturalmente a privilegiare o l'attività dell'intelletto o gli affetti o la volontà. L'ideale è cercare di coinvolgere tutte le facoltà dell'anima, per quanto possibile, ma questo si realizza con accentuazioni diverse da persona a persona.
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