Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
È stato appena proclamato uno dei testi più belli e profondi del Vangelo di Giovanni, quello che racconta l’incontro, presso un pozzo, tra Gesù e la Samaritana (cf. Gv 4,5-42), entrambi accomunati dalla sete. La sete di Gesù in primo luogo, che rivolge alla samaritana la richiesta Dammi da bere (cf. Gv 4,5-7), domanda insolita perché tra ebrei e samaritani non correva buon sangue. Di fatto, con questa richiesta Gesù porta la sua interlocutrice a iniziare un cammino interiore per far emergere in lei il desiderio di qualcosa di più profondo e di più grande. Sant’Agostino scrisse: Colui che domandava da bere, aveva sete della fede di quella donna (In Io ev. Tract. XV,11: PL 35,1514). Poi la sete della samaritana – donna irrequieta nella sua inconcludente libertà affettiva e relazionale e dolorosamente infelice – che chiede dell’acqua a Gesù (cf. Gv 4,15), manifestando un irresistibile bisogno di Dio, di liberazione e di salvezza che solo Lui può colmare. Una sete d’infinito che viene finalmente saziata dall’acqua viva che Gesù offre, dall’acqua viva che è Gesù stesso. Un’acqua viva che purifica e cambia la sua vita personale e la porta ad adorare l’unico vero Dio in spirito e verità; un’acqua viva capace di diventare in lei sorgente che zampilla per la vita eterna; un’acqua viva che la vivifica a tal punto da indurla a lasciare la brocca lì accanto al pozzo per correre nel suo villaggio ad annunciare che aveva incontrato il Salvatore.
Carissimi fratelli e sorelle, in questi giorni, vissuti tristemente nella paura e nello smarrimento a causa dell’epidemia da coronavirus, la quotidianità di tutti risulta riprogrammata da una serie di comportamenti che mai e poi mai avremmo pensato di dover far nostri: niente strette di mano o un abbraccio, timorosi che l’altro – anche il conoscente, anche il familiare – sia un potenziale nemico da cui difenderci perché ci potrebbe infettare; niente messe, niente comunioni, niente confessioni, un niente che ha scombinato i ritmi normali della nostra vita cristiana, mortificando il quotidiano e familiare rapporto con Dio; perfino niente funerali, a testimonianza che non solo il vivere, ma anche il morire – ormai senza lacrime e spesso in un abbandono pieno di desolazione umana e spirituale – ne risulta radicalmente e drammaticamente segnato. Il coronavirus sta mettendo tutto in discussione: le relazioni con il prossimo, le relazioni con Dio, la relazione con il senso personale del vivere e del morire, ma anche il nostro convenire nazionale e internazionale sul piano culturale, socioeconomico e politico.
Quando sarà passato niente sarà come prima, tante e tali saranno le sfide che ci toccherà affrontare sul piano personale e comunitario. Penso sia bene incominciare a prendere confidenza con l’idea di dover ricominciare da capo. Da dove e come? Domanda difficile e forse un poco presuntuosa. Ma è bene iniziare a prefigurare qualche salutare risposta. Una su tutte. Decidere di fare come la samaritana: buttar via l’acqua vecchia, cercando un’acqua nuova, cioè l’acqua viva del Vangelo, quella dell’incontro con Gesù. Senza di Lui ritorneremo ad essere come prima, un albero senza radici, e alla prossima botta ci ritroveremo più sperduti di adesso come un treno costretto ad andare avanti senza sapere dove sta andando. Decidere oggi di ripartire da Lui, di ripartire con Lui, di ripartire in Lui, pronti a vivificare le nostre persone con la sua acqua viva per poter ricostruire l’umano con nuove relazioni di fraternità, di amore e di pace. Con l’aiuto materno della Madonna della Salute ce la faremo.
+ Giampaolo CrepaldiÈ stato appena proclamato uno dei testi più belli e profondi del Vangelo di Giovanni, quello che racconta l’incontro, presso un pozzo, tra Gesù e la Samaritana (cf. Gv 4,5-42), entrambi accomunati dalla sete. La sete di Gesù in primo luogo, che rivolge alla samaritana la richiesta Dammi da bere (cf. Gv 4,5-7), domanda insolita perché tra ebrei e samaritani non correva buon sangue. Di fatto, con questa richiesta Gesù porta la sua interlocutrice a iniziare un cammino interiore per far emergere in lei il desiderio di qualcosa di più profondo e di più grande. Sant’Agostino scrisse: Colui che domandava da bere, aveva sete della fede di quella donna (In Io ev. Tract. XV,11: PL 35,1514). Poi la sete della samaritana – donna irrequieta nella sua inconcludente libertà affettiva e relazionale e dolorosamente infelice – che chiede dell’acqua a Gesù (cf. Gv 4,15), manifestando un irresistibile bisogno di Dio, di liberazione e di salvezza che solo Lui può colmare. Una sete d’infinito che viene finalmente saziata dall’acqua viva che Gesù offre, dall’acqua viva che è Gesù stesso. Un’acqua viva che purifica e cambia la sua vita personale e la porta ad adorare l’unico vero Dio in spirito e verità; un’acqua viva capace di diventare in lei sorgente che zampilla per la vita eterna; un’acqua viva che la vivifica a tal punto da indurla a lasciare la brocca lì accanto al pozzo per correre nel suo villaggio ad annunciare che aveva incontrato il Salvatore.
Carissimi fratelli e sorelle, in questi giorni, vissuti tristemente nella paura e nello smarrimento a causa dell’epidemia da coronavirus, la quotidianità di tutti risulta riprogrammata da una serie di comportamenti che mai e poi mai avremmo pensato di dover far nostri: niente strette di mano o un abbraccio, timorosi che l’altro – anche il conoscente, anche il familiare – sia un potenziale nemico da cui difenderci perché ci potrebbe infettare; niente messe, niente comunioni, niente confessioni, un niente che ha scombinato i ritmi normali della nostra vita cristiana, mortificando il quotidiano e familiare rapporto con Dio; perfino niente funerali, a testimonianza che non solo il vivere, ma anche il morire – ormai senza lacrime e spesso in un abbandono pieno di desolazione umana e spirituale – ne risulta radicalmente e drammaticamente segnato. Il coronavirus sta mettendo tutto in discussione: le relazioni con il prossimo, le relazioni con Dio, la relazione con il senso personale del vivere e del morire, ma anche il nostro convenire nazionale e internazionale sul piano culturale, socioeconomico e politico.
Quando sarà passato niente sarà come prima, tante e tali saranno le sfide che ci toccherà affrontare sul piano personale e comunitario. Penso sia bene incominciare a prendere confidenza con l’idea di dover ricominciare da capo. Da dove e come? Domanda difficile e forse un poco presuntuosa. Ma è bene iniziare a prefigurare qualche salutare risposta. Una su tutte. Decidere di fare come la samaritana: buttar via l’acqua vecchia, cercando un’acqua nuova, cioè l’acqua viva del Vangelo, quella dell’incontro con Gesù. Senza di Lui ritorneremo ad essere come prima, un albero senza radici, e alla prossima botta ci ritroveremo più sperduti di adesso come un treno costretto ad andare avanti senza sapere dove sta andando. Decidere oggi di ripartire da Lui, di ripartire con Lui, di ripartire in Lui, pronti a vivificare le nostre persone con la sua acqua viva per poter ricostruire l’umano con nuove relazioni di fraternità, di amore e di pace. Con l’aiuto materno della Madonna della Salute ce la faremo.
Cattedrale di San Giusto, 15 marzo 2020
"...Quando sarà passato niente sarà come prima..."
RispondiEliminaPersonalmente non credo a questa frase che si ripete davanti ad ogni disgrazia colossale, passata la quale tutto ritorna come prima. Così è stato nel passato, così è nel presente e così purtroppo sarà domani.
"...Senza di Lui ritorneremo ad essere come prima..."
e peggio di prima, su questo accordo totale, incondizionato. Qualcuno forse si convertirà ma, dubito fortemente che si assisterà a conversioni di massa. Le dure cervici si stanno indurendo e stanno lavorando alacremente sulla loro ipocrisia per nascondere i vermi e le serpi che li occupano. Non so. Non so. Preghiamo.
Non riesco a capire perché continuano a fare atti di 'affidamento' e mai di 'consacrazione'...
RispondiEliminaConsacrare: Votare solennemente, da parte dell'autorità religiosa, offrire con dedizione assoluta al Signore o alla Vergine Santa, la persona o le persone. Rendere sacro significa collocare nel Regno del Soprannaturale creando uno stretto legame, in questo caso, con la Vergine, che poi conduce al Figlio e presso Lui intercede. Nella consapevolezza che ciò che il pontefice il vescovo o il sacerdote compie unisce al Soprannaturale e dispiega i suoi effetti proprio perché agisce in questo senso. Per chi ci crede, naturalmente. La metafisica non è una favola.
La "consacrazione" quindi non è una banale devozione, e neppure una manifestazione di venerazione, è un atto fondamentale che ha i suoi effetti sul piano ontologico.
Affidare: Dare in custodia. Non che sia cosa da nulla; ma è un atto più blando, non rappresenta quell'appartenenza stretta e solennemente sancita sopra specificata. Certo la Consacrazione presuppone l'affidamento. Ma è qualcosa di più.
Troppo semplice andare a pregare la Madonna dopo avere portato in processione idoli pagani di provenienza sudamericana e di avere permesso atti di culto a tali idoli nello stesso Vaticano e a Roma, capitale del nostro Paese, atto ancora più grave in quanto alcuni cortigiani si erano perfino affrettati a chiamare quell'idolo "Nostra Signora dell'Amazzonia", una bestemmia che a dir poco fa venire il vomito.
RispondiEliminaE mi domando: c'è una correlazione tra questa desolazione avvenuta in Vaticano e a Roma con la nostra sofferenza presente? E' un caso che l'epidemia colpisce duramente la Diocesi di Bergamo, il cui vescovo è a capo di un ufficio della CEI che ha perfino pubblicato una "preghiera" a quest'idolo spedita a tutte le diocesi italiane e "recitata" nelle nostre chiese?
A un atto sacrilego di tale portata, a questo gravissimo e pubblico scandalo deve seguire anche una seria riparazione pubblica, che non c'è stata, se eccettuiamo la preghiera di qualche volonteroso qui e là. Al contrario, I più hanno approvato o hanno taciuto vigliaccamente.
Non ci sarà salvezza per noi finché la Chiesa italiana non deciderà di avviare una forte preghiera riparatrice degli obbrobri avvenuti alcuni mesi fa, e finché la persona che ha approvato e difeso tali obbrobri non avrà fatto un pubblico atto di pentimento.
Solo questo ridurrà considerevolmente il tempo della sofferenza.
Dario Maria Minotta du Fb
Dio del mio cuore. Evidentemente la carne è mondata per mezzo del cuore.
RispondiElimina- Sant’Agostino, De civitate Dei, X, 25
Ottimo Camillo Langone. Da leggere
RispondiEliminaGià la sospensione delle messe sembra l’anticipazione della fine del cattolicesimo in Italia. Non so come a emergenza finita tutto possa tornare come prima: come si farà a tornare a credere nell’acqua santa o nella presenza reale di Cristo nell’eucaristia, se queste cose sono state fatte scomparire in gran fretta, considerandole non salvifiche ma addirittura pericolose.
http://www.iltimone.org/news-timone/santi-dovuto-vivere-senza-leucaristia/
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