Nessuna città vince o vincerà il destino di Roma. Gerusalemme e il suo popolo non sono più la città e il popolo di Dio: Roma è la nuova Sion, e romano è ogni popolo che vive di fede romana. Città più popolose e ampie ha il mondo e ne vanno superbe le genti; città sapienti ebbe la storia delle Nazioni; ma città di Dio, città della Sapienza incarnata, città di un magistero di verità e di santità, che tanto sublima l’uomo da elevarlo sull’ara fino al cielo, non è che Roma, eletta da Cristo «per lo loco santo, u’ siede il successor del maggior Piero» (Inf., II, 23-24).
Cardinale Eugenio Pacelli, Il sacro destino di Roma - Discorsi e Panegirici (1931-1938), XXXV, pp. 509-514)
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Che n'è della romanitas?
Oggi, 21 Aprile, ricorre il Natale di Roma, fondata da Romolo, secondo la tradizione, nell'anno 753 a.C. Gli inglesi festeggiano il compleanno della regina Elisabetta II.
Quando nacque c'era ancora l'impero britannico, occupante un quinto del globo terracqueo.
Noi festeggiamo qualcosa di più importante, trattandosi della Città Eterna, come viene ancora chiamata. Esiste da 28 secoli circa.
Ma cosa è rimasto della "romanità" oggi? Niente, apparentemente. Né della Roma pagana né di quella cristiana. Abolendo il latino come lingua liturgica la Gerarchia cattolica attuale ha inflitto un vulnus micidiale agli studi classici, interrompendo in pratica il nesso tra pensiero classico e cristianesimo. Il cattolicesimo è diventato un coacervo di riti e chiese nazionali, in innumerevoli lingue e dialetti; un coacervo di "conferenze episcopali nazionali", caricature del parlamentarismo che ben conosciamo, con tutti i suoi difetti.
La "romanità" significava unità di comando e disciplina, senso del diritto e della "res publica", nell'unità del dogma (per la Chiesa) ma nel giusto rispetto delle autonomie locali. Unità in funzione di un'idea universale, prima di potenza terrena, aggressiva ma anche civilizzatrice, poi di potenza spirituale, di conversione delle anime a Cristo, per il Regno dei Cieli.
Oggi siamo invece all'anarchia, come negli Stati, del resto, dove predominano le spinte centrifughe mentre la crisi del principio di autorità appare totale. Il femminismo, la ginecocrazia dominante odia la romanità, è ovvio. L'odia proprio nei suoi aspetti positivi.
La romanità della decadenza non è in realtà più tale. Di una poetessa dell'età di Augusto ci è rimasto un unico frammento: "peccare iuvat", "peccare fa bene", "è bello". Il femminismo vive all'insegna di questo motto: peccare, trasgredire, dissolvere, in nome di quella falsa libertà degli istinti che accomuna l'uomo alla bestia, ed anzi lo rende persino peggiore.
La fasulla Unione Europea, in quanto anticristiana è anche antiromana. In quanto dissolvitrice di ogni forma statale e nazionale è contro ogni forma dello spirito europeo del passato, sia romana che germanica o ispanica o greca o russa... All'interno c'è da noi la polemica ormai stantìa contro "Roma" in quanto capitale d'Italia. Indirettamente mette in questione la romanità, anche se in modo rozzo, come nel caso del "celtismo" dei leghisti (i farseschi riti del Dio Po di Bossi, le fiere celtiche, l'invenzione della Padania etc), una creazione artificiale, simbolicamente rappresentata dal sole celtico stilizzato che ancora si vede nella bandiera rigorosamente verde della Regione Lombardia (un simbolo pagano che ha portato sfortuna, a quanto pare).
Una riflessione pubblica sul ripudio dell'eredità dell'autentica romanità (non di quella delle illusioni imperiali nelle quali è ad un certo punto caduto il fascismo) in quanto con-causa della presente crisi spirituale?
Historicus
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RispondiEliminahttps://www.lanuovabq.it/it/la-fondazione-di-roma-citta-del-destino
RispondiEliminaLa fondazione di Roma, città del destino
CULTURA21-04-2020 Aurelio Porfiri
Il 21 aprile si festeggia il natale di Roma, la data in cui, secondo tradizione, Romolo avrebbe tracciato il solco e fondato la città. Roma non è una città come le altre. Come Gerusalemme è una città del destino. "Roma immortale di Martiri e di Santi, Roma immortale accogli i nostri canti: Gloria nei cieli a Dio nostro Signore, Pace ai Fedeli, di Cristo nell'amore" recita l'inno pontificio.
Come tutti sappiamo, il 21 aprile di ogni anno si festeggia il natale di Roma, la data in cui, secondo la tradizione, Romolo avrebbe tracciato il solco e fondato la città. Non perché sono romano, ma parlare di Roma non è come parlare di ogni altra città, in quanto a Roma appartiene un destino speciale, un poco come a Gerusalemme. Sono città del destino, città a cui è stato riservato un fato del tutto singolare. Sarà per questo che grandi imperi, non ultimo quello presente americano, hanno continuato ad ispirarsi alla grandezza di Roma per proiettare il proprio destino imperiale sulla scena mondiale. E non sarà neanche un caso che per delinearne la grandezza, la città di Costantinopoli veniva definita seconda Roma, Mosca come cuore pulsante della Chiesa ortodossa veniva definita terza Roma, mentre Washington, capitale dell’impero americano, è la quarta Roma. Insomma Roma, nata con un atto sacro, il che non va mai dimenticato, è stato sempre il paradigma con cui i grandi imperi si sono giudicati.
E non dimentichiamo che Roma, come detto città sacrale, non ha cessato il suo alto destino con la caduta dell’impero romano, ma esso si è elevato su un piano più alto con il subentrare del Papato e della relgione cattolica che noi appunto definiamo come “apostolica e romana”. Quindi, non ci fu semplicemente sostituzione fra due poteri, ma un superamento su un piano più alto che armonizzava alcuni aspetti (architettonici, culturali, liturgici, etc.) nella nuova condizione.
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RispondiEliminaC’è un interessante testo del Cardinale Alfredo Ottaviani (Luce di Roma cristiana nel diritto. Tipografia Poliglotta Vaticana 1943) che da conto di questa continuità, di come un destino quasi accomunasse la Roma pagana e la Roma cristiana, ovviamente su un piano molto più alto e sublime. Pio XII, in un radiomessaggio del 1941 bene ci descrive questo destino di Roma: “O Roma cristiana, quel sangue è la tua vita: per quel sangue tu sei grande e illumini della tua grandezza anche i ruderi e le rovine della tua grandezza pagana, e purifichi e consacri i codici della sapienza giuridica dei pretori e dei Cesari. Tu sei madre di una giustizia più alta e più umana, che onora te, il tuo seggio e chi ti ascolta. Tu sei faro di civiltà, e la civile Europa e il mondo ti devono quanto di più sacro e di più santo, quanto di più saggio e di più onesto esalta i popoli e fa bella la loro storia. Tu sei madre di carità: i tuoi fasti, i tuoi monumenti, i tuoi ospizi, i tuoi monasteri e i tuoi conventi, i tuoi eroi e le tue eroine, i tuoi araldi e i tuoi missionari, le tue età e i tuoi secoli con le loro scuole e le loro università testimoniano i trionfi della tua carità, che tutto abbraccia, tutto soffre, tutto spera, tutto opera per farsi tutto a tutti, tutti confortare e sollevare, tutti sanare e chiamare alla libertà donata all'uomo da Cristo, e tranquillare tutti in quella pace, che affratella i popoli, e di tutti gli uomini, sotto qualunque cielo, qualunque lingua o costume li distingua, fa una sola famiglia, e del mondo una patria comune”. In un discorso ai fedeli di Roma lo stesso Papa diceva: “L'Urbe, su cui ogni età ha impresso l'orma di gloriose attuazioni, divenute poi eredità delle genti, riceva da questo secolo, dagli uomini che oggi la popolano, l'aureola di promotrice della salvezza comune in un tempo in cui contrastanti forze si contendono il mondo. Tanto sperano da lei i popoli cristiani, e soprattutto aspettano azione!”.
Nel testo dell’inno pontificio preparato da Monsignor Antonio Allegra veniva cantato: “Roma immortale di Martiri e di Santi, Roma immortale accogli i nostri canti: Gloria nei cieli a Dio nostro Signore, Pace ai Fedeli, di Cristo nell'amore”. Nella nuova versione preparata dal genovese Mons. Raffaello Lavagna, che ho avuto il piacere di conoscere e con cui ho avuto molte piacevoli chiacchierate, viene invece detto nello splendore della lingua latina: “O felix Roma – o Roma nobilis: Sedes es Petri, qui Romae effudit sanguinem, Petri cui claves datae sunt regni caelorum”. Insomma, dovremmo veramente riflettere sul destino eterno della città di Roma, per cui tutti i cattolici possono definirsi a ragione come “Romani”. La mancata consapevolezza in molti di questa continuità e di questo destino è alla base di molta della
Alla vostra cortese attenzione,
RispondiEliminaMaledetto l'uomo che confida nell'uomo invece che in Jeove' dice la Bibbia e in questo senso il falso dogma dell'infallibilita' del Papa in qualsiasi modo parli, e' solo un grande atto di superbia
Distinti Saluti,
Fabio Riparbelli.
Quello lombardo lo chiamano "sole delle Alpi" ma in realtà è un antico simbolo per indicare la rosa. Lo usarono per esempio le autorità italiane a Rodi, definita l'isola delle rose. Non c'entra dunque niente con la Lombardia, la Padania, le regioni autonome e tutto l'armamentario. Dobbiamo il travisamento a un tale Gilberto Oneto, leghista e sboccato, non credente ma invitato a parlare a Radio Maria dall'ineffabile Marco Invernizzi pliniano pseudotradizionalista sedicente storico.
RispondiEliminahttps://youtu.be/jVxFmPoKIgE
RispondiEliminaAndrea Bocelli - Inno a Roma
Anonimo delle 20:01, conoscevo Gilberto Oneto molto bene. Militammo assieme nella Destra milanese negli anni '70 e diventammo amici. Tra l'altro disegnava dei fumetti di satira politica "di destra" che fecero la storia e vennero pubblicati anche in Francia. Poi lui fece scelte politiche diverse (con la Lega) ma la nostra amicizia continuò. Gilberto Oneto è stato uno dei primi e migliori architetti paesaggisti italiani: laurea al Politecnico, master a Salisburgo, dottorato e insegnamento nell'Oregon. Fondatore e presidente dell'Associazione italiana degli Architetti del Paesaggio. Docente all'università di Genova e altrove. Competentissimo di storia, autore curioso, gradevolissimo e fecondo, con una capacità di ricerca e di documentazione rigorosissima. Si cerchi l'elenco delle sue opere su internet, oppure si legga di AA.VV. Gilberto Oneto edito dal Cerchio, a cui ho contribuito anch'io. Gilberto era di una onestà intellettuale cristallina: non brigò mai per posti di nomina politica, nonostante la sua ottima conoscenza di Bossi prima e di Salvini poi. Brillante conversatore, ironico, polemista insuperabile. Non era cattolico? Ma lei che ne sa? Come fa ad affermarlo? Sempre negli anni '70, frequentammo assieme anche gruppi di studio di Alleanza Cattolica, prima che questa abbandonasse il campo della Tradizione e si schierasse con il modernismo. Assieme ad altri (tra cui anche Fabio de Fina, l'editore di Effedieffe) andavamo negli anni '70 all'ultima messa in latino che resisteva a Milano: quella di don Villa a Santa Maria Segreta (l'indulto arrivò molto dopo). Ci siamo frequentati per anni, fino alla sua morte, anche perché eravamo vicini di casa sul lago Maggiore, dove lui si era trasferito stabilmente. Quando ci si vedeva, discutevamo spesso perché avevamo, su alcuni temi, idee diverse. Ma la mia profonda stima e il mio grande affetto per lui erano fuori discussione. Nel settembre del 2015, già indebolito dalla malattia, mi chiese di venire con me alla S. Messa in latino ad Arona, dove andavo quando ero sul lago. Durante la sua lunga malattia venne spiritualmente seguito da un sacerdote tradizionalista della val d'Ossola. Morì nel novembre del 2015 e morì in grazia di Dio. Posso permettermi di scriverlo perché lo dichiarò pubblicamente questo sacerdote nell'omelia della messa funebre.
RispondiEliminaMarco Invernizzi non c'entra proprio nulla: Gilberto non parlava da Radio Maria, ma da Radio Padania dove aveva una rubrica seguitissima. Le registrazioni dei suoi interventi sono ancora reperibili sul sito dell'Associazione Gilberto Oneto.
Perché prima di calunniare le persone, soprattutto se non ci sono più, non ci si informa meglio?
Silente
P.S. Il Sole delle Alpi non rappresenta una rosa (o quanto meno non principalmente, pur considerando la polisemicità dei simboli), ma è un'evoluzione della ruota solare. Lo dimostrò molto bene Gilberto, in uno dei suoi numerosi testi di iconografia tradizionale locale, di cui era uno dei migliori esperti in Italia.
RispondiEliminaRomanità e italianità
La "romanità" ha il suo luogo d'origine e il suo simbolo nella città di Roma, ovviamente. Ma l'esser "romano" era in realtà un nome che raccoglieva ed indirizzava le energie dei popoli italici secondo certi valori, in parte comuni ad essi (latini e romani compresi), in parte ai soli romani, almeno inizialmente. RAzze contadine, con forte senso della famiglia, della tradizione, della religione, tenaci, combattenti, grandi soldati (la parola virtus in origine indicava il valore militare). Un innato senso del diritto e della cosa pubblica, che temperava le tendenze negative dovute alla faziosità politica, al clientelismo, alla passione per il Circo e gli spettacoli cruenti.
Roma unificò l'Italia con l'uso della forza ma anche con una accorta politica di alleanze, che concedeva vantaggi ai sottoposti. L'Italia pre-romana era un porto di mare dove tutti si combattevano e le potenze straniere (barbari, cartaginesi, Stati greci) tentavano di insediarsi. Roma riuscì dove erano falliti gli Etruschi, i Sanniti, i Greci del Meridione aiutati da Pirro. Riuscì anche a sottomettere i Celti della pianura padana, invasori che erano i nemici di tutti gli altri popoli dell'Italia, dai Veneti (sempre alleati dei Romani), agli Etruschi, ai Liguri...Le guerre con i feroci Celti, cacciatori di teste, furono crudeli però poi i Celti si integrarono perfettamente nella superiore civiltà latina, sviluppandovi tutte le loro belle qualità.
Annibale portò un attacco micidiale all'Italia. Mirava a dissolvere la federazione creata dai Romani con le vittorie militari e voleva che i Macedoni ripetessero l'attacco di Pirro: un attacco concentrico contro di noi. I Galli della pianura padana, da poco conquistati, si allearono con lui. Se avesse vinto Annibale, l'Italia sarebbe diventata una colonia africana, almeno l'Italia peninsulare. Invece l'Africa del Nord e la Spagna diventarono colonie romane e poi provincie dell'impero. Durante la guerra annibalica, dopo Canne, i popoli dell'Italia centrale alleati dei Romani fornirono numerosi volontari per le legioni, sentendo la guerra ormai come una guerra nazionale, per la sopravvivenza della res publica italica comune.
Annibale si presentava come il liberatore dell'Italia dalla "tirannia" dei Romani. Certe zone del Sud non si sono mai riprese, pare, dalle devastazioni inflitte dal punico.
Il giorno della battaglia di Zama (22 ottobre) quando Scipione Africano annientò finalmente l'esercito di Annibale, eliminando per tanti secoli la minaccia che veniva dall'Africa, dovrebbe essere festa nazionale, da noi.
Della Roma antica si tende a ricordare soprattutto il periodo imperiale perché fu allora che apparve il Cristianesimo e l'impero, inzialmente ostile, divenne cristiano. Ma i valori fondamentali della romanità civile si affermarono prima, durante il periodo detto "repubblicano". Questa romanità era italianità, se cosL posso dire, capace tuttavia di assimilare gli altri popoli, compresi i Celti, inizialmente tanto temuti.
La conquista romana fu un bene per l'Italia, i cui popoli furono plasmati ad unità in tante imprese comuni, civili e militari. L'alternativa era la barbarie dal Nord, l'occupazione africana dal Sud e nelle isole, in parallelo con le occupazioni greche da Occidente. Tutte calamità che riapparvero puntualmente dopo la caduta dell'impero in Occidente, nel V secolo.
Se l' Italia non ritrova l'unità, soprattutto morale, spirituale, politica, è finita; verrà ancora una volta smembrata tra le potenze, con la Cina all'avanguardia, a quanto si è capito. Purtroppo un grave ostacolo è rappresentato dalla politica dissennata dell'attuale Gerarchia cattolica, mai come oggi favorevole ai nemici della nazione, in tutti i sensi.
Historicus
2773 anni
RispondiEliminaPer non dimenticare mai da chi discendiamo e cosa abbiamo dato al mondo intero. Tutti.
E' esistita questa società, per secoli e secoli, e, negli ultimi 150 anni, era pure diventata cristiana.
Come noi, nessuno. E per sempre sarà così.
Prima e dopo il 476 d.C.
Per non dimenticare. Mai.
E oggi meno che mai.
Roma non è una città, e tanto meno la ridicola capitale del patetico Stato Italiano (oggi ormai vergognosa colonia).
Roma è una categoria dello spirito universale,
"onde Cristo è romano".
Alla Roma signora del mondo, all'Urbe maestra del Diritto umano, alla Roma Sede di Pietro e cuore della Cristianità tutta, alla Roma dei cesari e dei martiri, degli imperatori e dei geni,
noi apparterremo sempre.
E' difficilissimo capirlo, lo so, bisogna essere anime, come dire, "particolari", avere, come dire, una visione universale nella mente e nel cuore; ma mai come oggi abbiamo bisogno
di ricordare chi siamo e da cosa veniamo.
Mai come in questo momento.
Finché esiste un cuore che mantiene tutto questo in sé,
quella Roma è viva.
E io... "Civis Romanus sum". Non per nascita, ma per rinascita. (MV)
Inno a Roma (Giacomo Puccini) è l’inno alla romanità, a tutto ciò che Roma ha rappresentato e rappresenta. La datazione è intorno agli anni 20 e racchiude i semi dello stato organico che verranno compiutamente affermati durante il congresso di Verona 15 anni dopo.
RispondiEliminaRoma divina, a te sul Campidoglio,
dove eterno verdeggia il sacro alloro,
a te, nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro.
Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte
il Sol che nasce sulla nuova storia;
fulgida in arme, all’ultimo orizzonte
sta la Vittoria.
Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.
Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la face del mondo oggi è latina:
il tricolore canta sul cantiere,
su l’officina.
Madre che doni ai popoli la legge
eterna e pura come il sol che nasce,
benedici l’aratro antico e il gregge
folto che pasce!
Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.
L'Inno a Roma!
EliminaLa mia adorata mamma lo conosceva a memoria e ogni tanto me lo cantava, e lo cantava bene bene, nonostante non sia di facile esecuzione.
Lo aveva imparato in un tempo ormai lontano, in cui non ci si vergognava delle proprie illustri origini e di essere cattolici.
Altri tempi, altri valori, sostituiti dal trinomio soldi, salute e cattiveria... però mi sembra che al momento sia rimasta solo la cattiveria... sognando la spiaggetta...
RispondiEliminaSe rappresenta, il simbolo, la ruota solare allora non è un simbolo pagano? e celtico?
Non esprime il culto del sole? il "Deus sol invictus"?
Questo simbolo Salvini non lo usa come simbolo nazionale, rappresentato dal
guerriero del monumento alla battaglia di Legnano. O lo usa anche lui?
Anonimo ha detto...
RispondiEliminaSe rappresenta, il simbolo, la ruota solare allora non è un simbolo pagano? e celtico?
Non esprime il culto del sole? il "Deus sol invictus"?
Questo simbolo Salvini non lo usa come simbolo nazionale, rappresentato dal
guerriero del monumento alla battaglia di Legnano. O lo usa anche lui?
Caro Anonimo dell 00.22.,
sta scoprendo l'acqua del PO? Non lo sa che lega ha sempre avuto al suo interno delle ali dichiaratamente pagane? Ma anche ali Cattoliche (ed altre ecologiste). E che lo stesso Salvini è stato il leader dei "COMUNISTI PADANI"?
Se lo guarda bene, poi, il sole delle Alpi è proprio una versione stilizzata diversamente della Croce Celtica (o Croce Cerchiata/ Aureolata). Simbolo (la Croce Cerchiata) che sta al NORD Europa ed in particolare all'Irlanda, come La stella di Davide sta a Israele. E che, probabilmente, è proprio il simbolo visto nel sogno da Costantino. Il famoso "IN HOC SIGNO VINCES".
Anonimo 20.01:
RispondiEliminaSe si riferisce al simbolo della Regione Lombardia, si sbaglia. È noto che è la “rosa camuna”, raffigurata in decine di sculture e iscrizioni sulle rocce della Val Camuna, appunto, o Val Camonica che dir si voglia.
La precisazione di RR è esattissima. Non confondiamo il Sole delle Alpi con la Rosa Camuna, anche se probabilmente hanno la medesima, ancestrale origine solare.
RispondiEliminaSilente
Silente,
RispondiEliminala confusione tra la Rosa camuna e simboli solari antichissimi la fanno in tanti, ma suppongo sia stato un “meme” lanciato dagli “usual suspects”. Ricordo una discussione con mio fratello anni fa- ebbene sì, ho una pecora “Bianca” in famiglia, che mi credette solo quando gli feci vedere foto delle incisioni rupestri e le dichiarazioni ufficiali della Regione. Tra l’altro, ai tempi, neanche guidata dal CDx, ma qui potrei sbagliarmi.
RispondiEliminaAnche la c.d. "Rosa camuna" resta un simbolo pagano. Sembra riannodarsi ad un culto solare, visto che è un disco.
Secondo voi è più facile essere contagiati in una cella dove stanno 4 detenuti o al 41 bis dove il detenuto è in isolamento da sempre? Secondo il governo pentapidiota pare che sia il detenuto in isolamento quello che può essere contagiato e non quelli che convivono in cella, che possono, quindi, restare tranquillamente in galera! Per la verità i detenuti comuni che avevano da scontare una pena residua entro i 18 mesi già sono stati scarcerati pure loro, ma non divaghiamo; dicevamo del 41 bis, i peggiori criminali vengono scarcerati perché a rischio contagio da isolati! È un classico esempio di quello che io ho sempre definito "Il mondo alla rovescia dei comunisti "! Mondo alla rovescia perché nessuno viene collocato al proprio posto nella società, e, limitatamente al mondo della giustizia, infatti, è sotto gli occhi di tutti il trattamento riservato alle vittime di rapine che si difendono, trattati come criminali, mentre il rapinatore ha il diritto di chiedere il risarcimento del danno subito da chi si è difeso! Vi pare normale? Il mondo alla rovescia dei comunisti! E meno male che la Lega è riuscita a modificare la legge sulla legittima difesa, ma fosse stato per i compagni ci sarebbe ancora la vecchia legge! Il punto dove voglio arrivare è questo: nessuno si illuda sul supposto cambiamento di coloro che appena una ventina d'anni fa si chiamavano orgogliosamente COMUNISTI, con la falce e martello nel simbolo! Negli ultimi 25anni hanno cambiato diverse volte nome e simbolo, ma sono sempre quelli, sono sempre trinariciuti a 18 carati, e lo dimostrano con i fatti! Il delinquente, per il trinariciuto, è un poveraccio che è stato costretto a delinquere perché la "criminale società capitalistica " ve lo ha costretto! Ergo bisogna trattarlo con i guanti! Il "borghese " al contrario, cioè l'imprenditore, il professionista, l'operaio, che lavorano, guadagnano e risparmiano quindi "POSSIEDONO " sono i rappresentanti della suddetta società capitalistica e criminale, quindi devono essere puniti! Ecco perché bisogna trattare come criminali la vittima di una rapina, processarlo per anni e possibilmente condannarlo, perché ha osato difendere "la ROBA " dall'esproprio proletario del rapinatore che reclamava il proprio diritto a riprendere, con la rapina, ciò che la società capitalistica gli ha negato! Questo è tutto, la pensavano così con la falce e martello, la pensano così con la parola "democratico "nel nome del partito! Sono sempre loro, sempre gli stessi, non cambiano, non possono cambiare perché, come il peggiore VIRUS a dna, sono geneticamente stabili e continueranno ad uccidere intere società fino a quando non ci vaccineremo tutti! Il vaccino esiste da sempre, è la destra, esatto contrario del mondo alla rovescia dei comunisti! Tutto il mondo, anche quello ex comunista, si è vaccinato, che stiamo aspettando? Sperando che non sia già troppo tardi, perché mi sa che il tempo è scaduto! E questo è! Ad maiora!
RispondiEliminaDomenico Napolitano
https://www.change.org/p/al-governo-piano-di-salvezza-nazionale
RispondiEliminaPiano di Salvezza Nazionale - Nuovi Paradigmi
Il COMITATO PROMOTORE DEL PIANO DI SALVEZZA NAZIONALE
composto dai nominativi inseriti qui: PROMOTORI
CHIEDE AGLI ITALIANI
lo sforzo di comprendere la dimensione storica delle scelte di questi giorni.
Sia chiara a tutti, la scelta alternativa :
- ricorrere a un odioso prestito internazionale che, in qualsiasi fantasiosa forma ci venga proposto, sarebbe in grado di pregiudicare la vita nostra, e quella dei nostri figli per i decenni a venire;
- oppure, adottare soluzioni semplici e trasparenti, che facciano leva sulle nostre risorse, umane e materiali.
CHIEDIAMO AL GOVERNO E AL PARLAMENTO:
1) Titoli di stato di solidarietà e protezione;
2) l’emissione straordinaria di Biglietti di Stato (detti anche statonote) in forma metallica, cartacea ed elettronica;
3) la libera trasferibilità dei crediti fiscali e di ogni altra agevolazione fiscale;
4) il rafforzamento delle banche pubbliche;
5) l’apertura ad ogni residente di un Conto di Risparmio presso il MEF con somme trasferibili.
Chiediamo che le risorse rese disponibili siano utilizzate per finanziare:
- l’emergenza, per almeno 100 miliardi, oggi necessari a adeguare le strutture sanitarie, a erogare un reddito di solidarietà alle famiglie e a sostenere le imprese in difficoltà;
- un piano strategico di investimenti strutturali, per almeno 250 miliardi, per trasformare il reddito di solidarietà in un buon lavoro per chiunque ne abbia bisogno; per acquisire al bene comune le aziende strategiche di erogazione dei servizi; per sostenere la rete produttiva delle piccole imprese; per riorientare la produzione verso il mercato interno e il benessere di tutta la popolazione.
CHIEDIAMO AL SERVIZIO DI INFORMAZIONE PUBBLICO:
di aprire un ampio dibattito pubblico su questi temi, perché di tutti è la responsabilità di condividere la scelta.
L’Italia non ha bisogno di prestiti esteri!
Il Paese siede su una montagna di risparmio nazionale superiore a 4.000 miliardi di euro (dati Banca d’Italia) che molti Paesi ci invidiano! Oltre 1.500 sono in forma di depositi liquidi. Oggi, sono sfruttati da un sistema finanziario privato, internazionale, cinico. E' interessato a fare soldi con i soldi nel mondo della speculazione. E' sordo al bisogno impellente di liquidità delle famiglie, delle imprese, degli enti pubblici che erogano servizi.
Quella ricchezza è di tutti, e oggi più che mai è esposta a un oggettivo rischio di requisizione, a causa della improvvida legge sul bail in.
Il risparmio dei cittadini va invece protetto e garantito dallo Stato, come richiede la Costituzione all'articolo 47.
Tutto questo si può fare incentivando il suo spostamento verso appositi titoli di Stato ed altre specifiche forme di raccolta, tutte adeguatamente garantite, nonché verso banche pubbliche che per l’occorrenza siano state ristrutturate. Solo così, mentre viene protetto, torna finalmente al servizio dei bisogni della comunità.
Nostra è la scelta. Se evolvere verso il buon senso, ma anche verso la solidarietà, la collaborazione, l’amore per una comunità di cui tutti ci dobbiamo prendere cura.
Oppure, se rimanere in balia dei soliti sacerdoti della speculazione mondiale che, al di là delle forme e dei tecnicismi sempre nuovi, continuano a proporre, in uno stato di emergenza perenne, sempre e solo l’unico odioso strumento che conoscono: debito, altro debito, sul quale rischiamo di sacrificare ogni residua energia e libertà nostra e dei nostri figli.
Riprendiamoci la responsabilità di gestire il tempio della Politica, lasciato per troppo tempo nelle mani dei mercanti di denari.
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RispondiEliminaIl documento PIANO DI SALVEZZA NAZIONALE, elaborato e sottoscritto da economisti e intellettuali di ogni settore, corredato dei suoi allegati tecnici, è consultabile su questo sito : PIANO DI SALVEZZA NAZIONALE
La direzione verso la quale sapremo indirizzare il nostro comune destino, si decide in questi giorni. Condividiamo con consapevolezza, con questa firma, la responsabilità che hanno Governo e Parlamento nel prendere la direzione giusta, in grado di portarci finalmente fuori dalle secche di una emergenza che dura, in realtà, da troppi decenni.
"...Secondo voi è più facile essere contagiati in una cella dove stanno 4 detenuti o al 41 bis dove il detenuto è in isolamento da sempre?...
RispondiEliminaIpotesi: costoro vengono scarcerati perché possono radunare con uno schioccar di dita uomini armati. Che possono fare con uomini armati? Alzar qualche polverone, innestare qualche altra 'emergenza' a sconto pena loro e a debito nostro senza perché. Domenica si radunano i'partigiani'; sono nel gioco anche loro? Non si sa. Certamente in casa di qualche nonno partigiano qualche arma sarà rimasta dimenticata nel fondo di qualche cassetto. Ora personalmente chiedo, se così fosse, a tutti gli uomini di onore di non farsi trascinare in alcun polverone che possa nuocere ad altri Italiani, non sono gli Italiani il nemico. Traditori italiani esistono. Loro, dopo giusto processo, devono andare in galera.
Mi auguro e spero che questa mia stramba ipotesi sia solo frutto di cattiva digestione.
A tutti i naviganti
RispondiEliminaAttenzione a non raccogliere nessuna provocazione, di nessun tipo, in questi giorni. Non vorrei che questi non aspettassero altro che il 'pretesto' per far intervenire quella polizia europea frontex. E' vero che che nasce come guardia di frontiera e costiera ma, oltre ad essere stata ridisegnata, non si sa mai cosa dice la notarella a pie' di pagina. Il dubbio mi è venuto vedendo certi comportamenti da parte delle forze dell'ordine nostrane che solitamente non si comportano in maniera scorretta. Così ho pensato che forse questi reparti speciali frontex stiano iniziando a fare il praticantato con le nostre divise classiche di carabinieri, polizia, guardia di finanza, vai a vedere! Mi raccomando in questi giorni, calma massima, educati, irreprensibili.
RispondiElimina"Roma non è una città e tanto meno la patetica capitale del ridicolo Stato italiano"
[Ho postato una replica a questa affermazione ma non è stata accettata, vediamo se passa ora in forma ridotta]
Roma è certamente un'idea ma nemmeno può esser ridotta ad una pura astrazione. Come idea rappresenta un carattere, una visione del mondo, quella cattolica, in quanto sede del Vicario di Cristo, nella quale si sono conservati certi elementi positivi della romanità pagana.
Ora, il paragone tra Roma caput mundi religioso e Roma capitale del piccolo Stato italiano è a mio modesto avviso mal posto. Quale città o anche Stato potrebbe paragonarsi ad un luogo, la Roma pontificia, sede del Vicario di Cristo in terra, capo spirituale di tanti milioni di fedeli, sparsi in tutto il mondo? Nessuno, sembra evidente. La Roma caput mundi religioso non ha termini di paragone.
Diverso il caso della Roma capitale del potere temporale di un tempo: un corpo piccolo e quasi sempre gracile per la testa immensa, incoronata di Sovrannaturale, della Roma pontificia. È con questa Roma temporale e politica che il paragone va fatto, per mantenere il senso delle proporzioni.
HIstoricus
Riflettendo sulla menzogna; quando mi son state dette menzogne, a parte i sentimenti a menzogna chiaramente scoperta, prima si attraversano una serie di stati d'animo contrapposti, l'accettazione acritica di ciò che ti viene detto, il sospetto che nasce comunque nell'intimo che ciò non sia vero, lo sforzo mnemonico per capire le ragioni a favore del vero e quelle che confermano il falso, le prove esterne che si cercano attraverso lo sguardo e l'udito, la menzogna che si ripete nelle parole e nelle azioni di chi in qualche modo tiene bordone a chi ha mentito... tutto questo intrecciarsi di detto e non detto, di vero e falso crea una cappa intorno che sembra immobilizzare chi è oggetto delle menzogne altrui. Uscire da questa gabbia reale ma, invisibile, non è facile, richiede coraggio, richiede la ferma volontà di strapparsi i veli delle illusioni che avvolgono i sensi, la mente, il cuore e il quieto vivere apparente.
RispondiEliminaQuesta mattina un sms di un'amica ricordava il suo 24 aprile 1945 di quattordicenne in strada con i genitori e tutto il quartiere a festeggiare, la fine della guerra, la fine del coprifuoco, dei morti ammazzati. Senza gli americani cosa avrebbero fatto i partigiani da soli? Adesso è diventata la festa dei comunisti...
E' così che ho ripensato alla menzogna, ai suoi effetti collaterali su chi la subisce, a come la menzogna reiterata rafforzi gli effetti negativi di confusione, di smarrimento, di infiacchimento su chi la subisce. E quando la menzogna diventa sistema di governo un popolo intero si ritrova infiacchito, confuso, smarrito senza accorgersene, senza neanche sospettare che chi gli sta mentendo è lo stesso il cui unico compito è di ben governarlo.
Quante volte in questo periodo si punta il dito contro il popolo che non reagisce? Tenendo conto di tutto quello che già sappiamo sul popolo nutrito di subcultura, corrotto sistematicamente con droga ed ignoranza, deresponsabilizzato da ogni suo atto, ora vi invito a riflettere sulla menzogna come metodo costante di governo, sull'incertezza, la confusione, lo smarrimento, l'infiacchimento che la menzogna crea in chi la riceve in modo continuativo.
Senza dimenticare la chiesa che avrebbe dovuto essere diga contro la corruzione, l'infiacchimento, la decadenza scientemente perseguiti per dominare interi popoli.
Nella certezza che questi peccati devono essere disvelati in tutta la loro gravità, ora bisogna aver chiaro che occorreranno anni ed anni per risanare questo e molti altri popoli con l'aiuto della Vergine Maria, del Signore nostro Gesù Cristo, dei nostri Angeli Custodi e dei nostri cari defunti in particolare quelli morti senza neanche una benedizione.