In riferimento a : Il Card.Walter Brandmüller e le difficoltà interpretative del Concilio. Ci riporta indietro... non possumus! [qui], E.M. Radaelli condensa in un rapido excursus il succo dei suoi numerosi lavori ai quali questo blog ha già dedicato spazio e interesse e con i quali egli ci ha accompagnati attraverso le acque sicure del mare tomista per spiegarci che la Forma è il linguaggio della Sostanza. Sul complesso dibattito potete trovare qui l'indice degli articoli più recenti, con l'autorevole contributo di mons. Viganò e con l'importante dibattito che finalmente va espandendosi e approfondendosi.
E. Maria Radaelli. L'arcivescovo C.M. Viganò entra in guerra col Vaticano II
Ho letto su Chiesa e post concilio l'articolo: Il Card.Walter Brandmüller e le difficoltà interpretative del Concilio. Ci riporta indietro... non possumus! [qui].
È evidente che sono migliaia, anche ai livelli più alti, i Pastori e Presuli che non hanno preso coscienza delle temerità del funestissimo Concilio Vaticano II, nemmeno dopo libri come Iota unum di Amerio, che pure raggiunse settemila copie solo nelle tre prime edizioni, e ora con quella con la mia Postfazione nei tipi Lindau ha mietuto altre duemila copie [qui].
Mi auguro che i Presuli si impegnino un po’ più vivacemente a raccogliere le denunce pur fortissime di Monsignor Livi, che col suo L’eresia al potere, pubblicato da Sandro Magister il 2 gennaio 2020, prendeva netta posizione sulla catastrofe conciliare proprio a partire dal linguaggio.
E non è forse di primo piano la denuncia che compie il sottoscritto dal 2015, v. La Chiesa ribaltata [qui], che la Chiesa e noi tutti ci troviamo nel pieno di quella che ho chiamato “Guerra delle Forme”, o “Guerra delle due Forme”, intendendo la Forma Pastorale contro la Forma Dogmatica, con morti e feriti, vincitori e vinti, eserciti tracotanti che scorrono per i Paesi annientando la fede di popoli e nazioni, come è sotto gli occhi di tutti, tranne che di essi, ciechi proprio senza occhi?
Ancora nel 2013 scrivevo su Il Domani - terribile o radioso? - Del Dogma [qui - qui] il paragrafo 25, consacrando la Forma dogmatica come unica via dell’amore, si veda il titolo: Il linguaggio dogmatico è la via aurea dell’amore: tanto dogma, tanto amore; niente dogma, niente amore. C’è forse qualcuno che ne ha mai parlato, che ha da lì innescato un sano dibattito sulle malefatte dei falsi innamorati dell’amore, da Papa Roncalli a p. Turoldo, dal Cardinal Martini a Paolo VI, da Papa Wojtyla a Benedetto XVI, per non parlare dell’antipapa oggi disgraziatamente regnante, Mons. Jorge Mario Cardinale Bergoglio?
Siamo in piena “Guerra delle Forme”, ma nessuno la chiama ancora neanche “guerra”, ma chi non capisce e non riconosce la realtà in cui si trova, ha già perso, e non dico che è caduto nella trappola della falsa bonomia, perché in realtà ci sta da sempre, in quella fossa, e ama anche starci, per non esporsi, per non dire ai popoli e alle nazioni che stanno sbagliando tutto, loro e i loro falsi diritti di farsi uomi e donne a proprio piacimento, e tutte le altre malefatte così, senza neanche accorgersi che la melma in cui quel falso e placido Pastore si trova gli si chiuderà sopra la testa senza che lui lanci neanche il più flebile dei sospiri, perché è già cadavere da tempo.
Il Logos non si appoggia su questi miserabili, su questi Cardinalotti che hanno perso da tempo l’orientamento e non sanno leggere neanche il Codex Iuris Canonici, come si è visto da sette anni.
Nel mio All’attacco! Cristo vince [qui], illustro pazientemente ancora una volta, dopo averlo fatto da cinque anni, prima in La Chiesa ribaltata, poi in Che cosa può cambiare e che cosa non può cambiare nella dottrina della Chiesa, pubblicato, da Livi con convinzione nella sua Casa editrice, poi in Street Theology [qui], illustro, dicevo, fin nei minimi particolari il diabolico marchingegno formale e linguistico con cui i Neoterici da cinquant’anni hanno imbavagliato la Chiesa facendo credere a tutti di non aver mai fatto garrire tanto in alto e con tanto splendore i suoi stendardi amorosi. Falsi e bugiardi.
Non mi risulta che mai qualcuno abbia fatto la stessa opera di impietosa dimostrazione della realtà della Chiesa, denudando, con l’illustrazione della “Guerra delle Forme”, i falsi testimoni alla Roncalli e alla Ratzinger delle loro vesti melliflue di finti placidi, di finti pacieri, ma intorno a queste denunce sanguinanti non si è alzato un grido, neanche un fiato. Ma non è col silenzio che si vince la guerra. Siamo ancora ad Amerio? Dall’84 ne sono passati di anni! Se ne è scritti di libri! E di articoli! E di Atti di conferenze!
E il Logos di certo si è riservato i Suoi Pastori invitti che sorgeranno inaspettati dove meno ce se li aspetta, v. p. es. Mons. Livi, che sul letto di morte mi grida: « Enrico Maria, dogma, dogma, dogma. Vaticano I sì. Vaticano II no. ... Scrivilo a tutti, scrivi bene. Questa è la Chiesa. Questa. Solo questa », ora l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, che alza forte, decisa, serena e ferma la sua voce, il suo giudizio, la sua fede, unico nel suo totale, ragionato, rigorosissimo rigetto del Concilio Vaticano II, già raccogliendo intorno a sé schiere vive di ardenti fedeli, non arretrando di fronte a quella che di certo si prospetta, e non esagero, come la più grande battaglia dottrinale e spirituale di tutti i tempi, anzi buttandosi proprio al centro della mischia, perché ha dietro di sé, immenso, splendente, il Cavaliere seduto sul cavallo bianco, ritto tra i mirti, il cui nome è Fedele e Verace, i cui occhi sono come fiamma di fuoco, e i cui eserciti immensi sono nel cielo per scardinare tutta la terra.
La sorpresa è il Suo mestiere, è la Sua arma vincente da sempre, come si è visto con tutti i Suoi miracoli: vino nelle anfore a fine pasto, tempesta sull’acqua e Lui dormiva, lingua al muto dalla nascita, resurrezione, e che resurrezione: gloriosa!, dopo morte lenta e atroce…
Xto vince! E vincerà presto. E vincerà tutto. E questo mi basta.
Prof. Enrico Maria RadaelliXto vince! E vincerà presto. E vincerà tutto. E questo mi basta.
International Science and Commonsense Association (ISCA)
Department of Metaphysics of Beauty and Philosophy of Arts,
Research Director
Stimo molto Radaelli e ho letto molti dei suoi libri.
RispondiEliminaMi ha lasciato perplesso solo la sua definizione di Bergoglio come antipapa perché, essendo un accusa molto grave, andrebbe ben spiegata e motivata,anche perché ricordo bene il suo articolo critico rivolto ad un libro di Socci: "Non è Francesco".
Vorrei avere la possibilità di chiedergli cos'è cambiato da allora.
Il fatto di essere diventato "quasi eretico"?
Di per sé non mi sembra una motivazione sufficiente.
Per il resto condivido tutto, soprattutto il falso amore dei papi conciliari e postconciliari, a partire da quello che definisco il papa buonista, Giovanni XXIII.
Antonio
Radaelli nei giorni dell'abdicazione di Benedetto:
RispondiElimina« le dimissioni di un papa, anche se permesse legalmente, non sono permesse metafisicamente e misticamente, perché nella metafisica sono legate al nodo dell’essere, che non permette che una cosa contemporaneamente sia e non sia, e nella mistica sono legate al nodo del Corpo mistico che è la Chiesa, per il quale la vicarietà assunta [dal successore di Pietro] con il giuramento dell’elezione pone l’essere dell’eletto su un piano ontologico sostanzialmente diverso da quello lasciato: sul piano più metafisicamente e spiritualmente più alto di vicario di Cristo ».
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/02/rinuncia-impossibile-filosoficamente-e.html
qui il testo integrale di Radaelli:
http://www.internetica.it/dimissioni-BenedettoXVI.pdf
Queste le mie considerazioni al momento:
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/03/una-chiesa-con-due-papi-una-ipotesi.html
Purtroppo è una questione spinosa che abbiamo in parte dibattuto in diverse occasioni, ma che richiederebbe autorevoli approfondimenti teologici e canonistici
Vedi il nutrito indice di articoli vari:
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/01/indice-degli-articoli-riguardanti-i-due.html
RispondiEliminaQuest'idea della "battaglia delle forme" non andrebbe spiegata meglio? come il concetto di
forma qui usato.
R. cita soprattutto se stesso, sembra che dopo Amerio ci sia stato solo lui a difendere la retta dottrina, con l' eccezione di Livi morente.
L'istituzione accademica tutta riportata in inglese alla fine dell'articolo, dove sarebbe, a quale università o istituto si collega?
Onestamente se uno guarda con attenzione la vita che abbiamo sotto gli occhi capisce che le dimissioni sono come tutte le lacerazioni che abbiamo sotto gli occhi quando si rompe un patto, un'amicizia, un matrimonio, quando si viene meno alla parola data, tutte queste lacerazioni, in modo particolare per chi professa la vita spirituale, non riguardano solo chi è personalmente coinvolto ma, anche coloro che sono legati ai contraenti ed in senso lato a tutta la società, ad un popolo intero, a tutto il mondo. Così le dimissioni di BXVI sono state una lacerazione gravissima, non solo per i cattolici, ma per il mondo. In queste persone che direttamente o indirettamente hanno partecipato a questa azione è chiaro che questa azione per loro era più importante di tutto lo smarrimento procurato ai cattolici, all'intero mondo. Forse tutti loro volevano proprio lo smarrimento di centinaia e centinaia di milioni di persone. Può darsi che sia andata così, oggi conosciamo le astuzie perverse della shock economy e forse quella fu nelle intenzioni uno shock religioso procurato, per introdurre un'altra politica statale simil/religiosa. Di ingravescente non era presente alcun sintomo neanche quello del bipensiero, che si trovava al massimo delle sue prestazioni.
RispondiEliminaSe non si è in comunione con Pietro non si va da nessuna parte..Mons Viganò non ceda a quella tentazione interiore che La spinge a rompere con Pietro la supplico!
RispondiEliminahttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/
@Anonimo 09:31
RispondiEliminaNel 2016 il Cardinale Raymond Leo Burke, all’epoca ancora Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, interpellato da me proprio per rappresentare, con tale carica, l’autorità più competente in materia, mi diede la seguente risposta:
« La rinuncia di Benedetto XVI è stata espressa dal Santo Padre in modo inequivocabile, con la piena sottomissione al Successore di Pietro validamente eletto, già prima che tale elezione avvenisse, confermandola ulteriormente ad elezione avvenuta ».
Con tale risposta, l’eminentissima Porpora si faceva portavoce in maniera sintetica e inequivocabile dell’opinione e del sentimento generale dell’intero Collegio Cardinalizio e della più larga e direi persino unanime maggioranza della Chiesa.
Da qui la mia posizione, con la quale mi era parso doveroso abbandonare la primitiva opinione che avevo assunto a ridosso della Rinuncia, tutta contraria alla cosa, come ovvio.
Lo stesso Cardinale, nel novembre 2019, rilasciò un’intervista al New York Times in cui ritirava tali certezze, ritenendo utile invece manifestare le perplessità che gli erano nate ed esprimere la preoccupazione, lui, già Prefetto del dicastero della Chiesa più profondamente compenetrato alle sue leggi, che tali leggi a suo parere non offrivano elementi certi per risolvere univocamente e con certezza assoluta i quesiti sollevati dalla stessa Declaratio.
Non è così: il Codex Iuris Canonici del 1983 sulla questione della Rinuncia è chiaro e netto: non si può negarlo. Alcuni suoi articoli sono gravemente e potentemente offesi dalla Rinuncia, ed è inaccettabile che schiere compatte di Cardinali e Vescovi siano talmente accecati dal principio del cosiddetto supplet Ecclesia da non voler riconoscere tali patenti realtà giuscanonistiche, che sono le più decisive per la vita della Chiesa, alcune delle quali stabilite da leggi di diritto divino, e, guarda caso, questo è la circostanza di uno dei due Canoni detti, e che sono realtà cui non c’è supplet Ecclesia che tenga, perché se con tale buon principio si squarcia una legge divina esso non è più un buon principio, ma cattivo, anzi pessimo, anzi infernale.
Molti buoni e seri Prelati si sono appellati a questo principio, che in pratica conferma lo status quo, così permettendo di lasciar degenerare la situazione nella pozza maleodorante in cui si trova ora la Chiesa, una Sposa di Cristo la cui veste mai è stata così impresentabile, e non dico altro.
Fra un mese mi riservo di esporre senza falsi pudori tutte le argomentazioni di ordine logico, semantico, ideologico e giuscanonistico utili a sovvertire l’inusitato arbitrio con cui i più alti Pastori della Chiesa hanno condotto la Barca di Pietro a sfasciarsi quasi contro le roccie moderniste. Tempo un mese, e il Katéchon tornerà a sbarrare la strada all’Anticristo come deve.
A un mese esatto dal 29 giugno?
RispondiElimina
RispondiEliminaA un mese esatto dal 29 giugno, Festa di S. Pietro e S. Paolo, il katechon tornerà a sbarrare la via all'Anticristo con l'autoannunciato scritto del prof. Radaelli, che taglierebbe la testa al toro in tutte le questioni che ci affliggono? Abbiamo capito bene?
Forse un pizzico di modestia, virtù tipicamente cristiana, non guasterebbe.
"Fra un mese mi riservo di esporre senza falsi pudori tutte le argomentazioni di ordine logico, semantico, ideologico e giuscanonistico utili a sovvertire l’inusitato arbitrio con cui i più alti Pastori della Chiesa hanno condotto la Barca di Pietro a sfasciarsi quasi contro le roccie moderniste. Tempo un mese, e il Katéchon tornerà a sbarrare la strada all’Anticristo come deve." (Prof. Radaelli, 29 giugno 2020)
EliminaOra siamo al 2 agosto e nulla è stato pubblicato al riguardo
La festa di oggi, dei santi Pietro e Paolo, ci ricorda i due grandi polmoni della nostra Chiesa Cattolica, la sua Romanità, quindi la sua forza locale e particolare, e la sua universalità, il suo essere rivolta a tutti, in ogni luogo, in ogni tempo e per tutte le culture umane.
RispondiEliminaLa Chiesa cattolica è di Cristo, e ne siamo tutti servitori, santi e peccatori, dal Romano Pontefice all'ultimo battezzato di periferia.
"Domine, quo vadis?"
RispondiElimina"Eo Romam iterum crucifigi"
Prof.Radaelli, grazie, lei solleva il mio cuore e rafforza la mia speranza mentre la fede è certa della vittoria. Mons.Viganò, lei, don Barthe, il vostro parlare è apostolico e nel mio nulla mi aggiungo al seguito nella vostra schiera . Ricordo un brano biblico sul settimo e decimo mese, mi sa che luglio sarà biblico. Il CJC del 1983 quindi giudica le dimissioni di BXVI. Al commentatore che non capisce la battaglia delle forme:la forma pastorale NON contraddice MAI il dogma, è molto semplice da capire. La scusa che il concilio è pastorale è semplicemente un inganno, una menzogna. Come le dimissioni da Papa sono un divorzio. Grazie a mic per riportare la frase che non conoscevo del prof.Radaelli sul congiungimento mistico di un Vicario di Cristo che mette in luce la natura Divina di tale vincolo. Grazie ancora di chiamare apertamente col nome che gli compete l'antipapa attuale, sig.Bergoglio, e pure i suoi predecessori da giudicare da Roncalli in poi, perchè il nodo è stato riconosciuto, il CVII è stato possibile solo perchè c'è stato un Angelo Roncalli, scomunicato di fatto per adesione alla massoneria, filocomunista (accordo di Metz) e quindi pure scomunicato per questo.Quindi fu inevitabilmente un non Papa, un antipapa. Il CVII decade quindi a conciliabolo a meno che qualcun altro , che fosse Papa, lo avesse sostenuto...ma non credo verrà riconosciuto Concilio. La Chiesa è Divina, non è umana.
RispondiEliminaMons Viganò non ceda a quella tentazione interiore che La spinge a rompere con Pietro la supplico!
RispondiEliminaNon mi pare che mons. Viganò abbia mai parlato di scisma. Vedo che vi allude il titolo dell'articolo di Magister che è redatto sulla scia della continuità storicista di Ratzinger... mentre noi sono anni che ne mostriamo le pecche.
"Forse un pizzico di modestia, virtù tipicamente cristiana, non guasterebbe"
RispondiEliminaSì,è vero. Ho nominato diversamente questa lacuna. Anche in riferimento ad altre sue piccole e/o grandi cantonate ho usato la parola 'impeto' per designarne l'insieme.
Impeto è parola di gioventù, che c’azzecca?? A mio parere è pertinente per chi ha studiato, combattendo corpo a corpo contro l'errore, per l'intera sua vita. Radaelli scende in campo in parata, mostrando insegne ed trofei, nei mentre scruta ogni angolo, ogni volto, ogni costume per smascherare e dar battaglia all'errore riconosciuto.
Sono Antonio, professore. Ho firmato il post. Aspetterò con impazienza le sue motivazioni, sia perché come le ho detto, la stimo molto, sinceramente, sia perché credo che sia una questione di capitale importanza per la vita della Chiesa.
RispondiEliminaA presto, allora.
Antonio
Definire alcuni uomini "falsi innamorati dell'amore", è un grave giudizio sulla persona che spetta solo a Cristo.
RispondiEliminaCerchiamo di non trasformare la buona e doverosa battaglia sui contenuti, in condanne verso la coscienza del prossimo.
Era certamente meglio scrivere "innamorati di un falso amore" che rientra a pieno titolo nel campo dell'umano errore e non della malafede.
anonimo 13,09 quali sarebbero i 2 grandi polmoni della Chiesa CATTOLICA? la chiesa ortodossa scismatica e la chiesa modernista? Io ripetevo pedestramente di questi 2 polmoni avendolo sentito dal clero sulla scia del cvII, conciliabolo. Ma nè uno nè l'altro sono Chiesa Cattolica. Quale tentazione interiore a rompere con Pietro..? qualcuno riesce a vedere un Pietro? Un eretico che non fa parte della Chiesa, lo afferma e giudica il Magistero di venti secoli, non è certamente ed indiscutibilmente Pietro. LA CHIESA MAI è SCISMATICA, PERCHè è UNA ed inconsutile. Lo affermiamo nel credo. Di scismatico ci sono soltanto coloro che da lei si separano, come avvenuto con Cerulario, con Lutero, con gli anglicani, con Bergoglio ed il clero modernista (hanno abbandonato il Vangelo, e la condanna parte da san Paolo con san Giovanni), con Ratzinger, con il cvII, con GXXIII e PVI che hanno abbandonato la retta via. Chi vorrà tornare nella vera via sarà libero di farlo , uscendo dallo scisma di fatto. Dio non è un giochetto umano diplomatico. Non si gioca col Vangelo. Attendiamo con ansia il 29 luglio.
RispondiEliminaEcco riassunta la "continuità" di Ratzinger, di Magister e di chi la pensa come loro: "LA CHIESA SI ERA SBAGLIATA RIGUARDO ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA MA IL CVII HA FINALMENTE RIMESSO LE COSE A POSTO CORREGGENDO GLI ERRORI DEI PAPI PRECEDENTI".
RispondiEliminaSe non è eresia questa allora l'eresia non esiste!
Siamo in pieno modernismo, in piena "evoluzione del dogma".
Fra l'altro la libertà religiosa era già stata CONDANNATA INFALLIBILMENTE (con l'anatema a confermarlo) da Pio IX nel Sillabo.
Come possono pretendere di VINCOLARE qualcuno ad una cosa talmente falsa da essere stata condannata sotto pena di anatema?
Ma Ratzinger si rende conto di quanti danni ha arrecato e continua ad arrecare alla Chiesa con i suoi sofismi?
D'altra parte come potrebbe avere rispetto per le dottrine INFALLIBILI e VINCOLANTI uno che sostiene L'ERESIA che gli ebrei non sono vincolati ad aderire alla Fede Cattolica per salvarsi?
Prof. Radaelli luglio 2019
RispondiElimina"Ai Pastori della Chiesa non si porrà mai il problema – viceversa molto sentito nella Lettera – di cosa fare davanti a un Papa eretico, neanche come ipotesi di scuola, perché il dogma dell’infallibilità papale esclude in senso assoluto che un Papa possa cadere in un’eresia formale (ciò potrebbe avvenire se il Papa non fosse vero Papa, almeno formalmente, ma ciò è impossibile, perché si dovrebbero dimostrare invalidità e illegittimità di elezione, il che, se essa non è stata impugnata all’indomani del conclave responsabile, è improponibile), e la quarta condizione d’infallibilità si pone a strategica barriera di garanzia della cosa sia sul terreno teoretico che sul piano storico-pratico."
Prof. Radaelli 29 giugno 2020
"...da Papa Roncalli a p. Turoldo, dal Cardinal Martini a Paolo VI, da Papa Wojtyla a Benedetto XVI, per non parlare dell’antipapa oggi disgraziatamente regnante, Mons. José Mario Cardinale Bergoglio?"
Mi sono perso qualcosa in questi ultimi 12 mesi?
Sarebbe assurdo e surreale che una mente della levatura del Prof. Radaelli, ispirata da una logica stringente, incorresse in una contraddizione lampante nel tornare sull'arena di un dibattito così spinoso e vitale. A una lettura più attenta, mi sembra chiaro che l'ipotesi da lui ventilata nel luglio 2019 si riferisca a una situazione astratta (peraltro descrivendo semmai l'atteggiamento pavido — supposto eppure reale — della maggioranza dei pastori della Chiesa), mentre le sue parole attuali si riferiscono alla presente situazione concreta e all'apoditticità di un Munus bicefalo di cui senz'altro, ne sono sicuro, sentiremo parlare tra non molto in modo dettagliato e con nuovi risvolti.
RispondiEliminaQualora la frase tra parentesi sia riferita al professore resta il fatto che chiunque può errare e qui abbiamo errato tutti, mi pare che il cammino verso la verità, in assenza di Autorità come da decenni sia arduo e faticoso per chiunque dovendo bypassare il problema dell'obbedienza all'Autorità che va riconosciuta per non tale onde procedere alla sua critica
RispondiEliminae riduzione a falsa autorità.
@ Antonio
RispondiEliminaper capire Radaelli ci vuole dunque un'ermeneutica?
È chiaro che tra le due affermazioni c'è un abisso!
I casi sono due:
o in questi 12 mesi c'è stata un'evoluzione di cui ho perso traccia,
o il professore è effettivamente volato da una postazione all'altra.
Visto che lui stesso interviene (vedi sopra) forse potrebbe anche lui stesso brevemente spiegare...
Qui una risposta alle istanze quasi segrete del prof. Radaelli...
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/07/le-incognite-della-fine-di-un.html?m=1