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lunedì 10 agosto 2020

L’Apocalisse adesso? - don Elia

In generationem et generationem
annuntiabo veritatem tuam in ore meo
(Sal 88, 2).
«Di generazione in generazione annuncerò la tua verità con la mia bocca». Le attestazioni dei Salmi si avverano pienamente soltanto sulle labbra del Figlio di Dio. Anche in questo caso, Egli solo può svolgere in perpetuo la funzione di assertore della verità, poiché vive in eterno alla destra del Padre. Sulla terra, dove dall’Ascensione non è più fisicamente presente, Gesù parla a tutte le generazioni nel Suo Corpo Mistico, in particolare per mezzo di coloro che, costituiti nel ministero gerarchico, rappresentano la Sua bocca: «Chi ascolta voi ascolta me» (Lc 10, 16). I fedeli hanno dunque tutto il diritto di udire da loro la voce del Maestro, piuttosto che le opinioni personali del tale o del talaltro. Quale severo esame attende, dopo la morte, i ministri della Parola! A tale pensiero non si può non trasalire, chiedendo al contempo la grazia di saper parlare secondo il pensiero di Colui che ha inviato, pensiero ben noto, del resto, grazie al Magistero perenne.

Visto il grado di confusione dottrinale raggiunto e la scarsa fedeltà al deposito di molti predicatori, è forte la tentazione di ricorrere a fonti alternative di istruzione. Ciò che è lecito, in questo campo, è scegliere chi ascoltare fra quanti detengono legittimamente l’ufficio di insegnare, ma non sempre lo esercitano come si deve; tale discernimento è un esercizio del sensus fidei, del quale è dotato ogni battezzato. Diverso è il caso di pretese rivelazioni private non riconosciute dalla competente autorità ecclesiastica, ma alle quali tanti attribuiscono un’origine soprannaturale in base al proprio giudizio soggettivo. Il fatto che molti vescovi, purtroppo, non facciano il loro dovere non è però un motivo sufficiente per sostituirsi a loro; il sensus fidei, in questo caso, non basta, ma è necessaria la grazia di stato. Alle carenze della gerarchia bisogna rispondere con ferventi preghiere e generosi atti di offerta per la conversione dei suoi membri e l’invio di buoni Pastori.

La frequenza con cui mi imbatto in persone cadute in una vera e propria dipendenza da falsi messaggi e dottrine obbliga la mia coscienza ad insistere ancora su questo punto. La ragione non è affatto un pregiudizio o un partito preso, ma la sollecitudine per il bene delle anime. Lo stesso ambiente cattolico tradizionale è spesso inficiato da quella mentalità mondana che spinge a interpretare le intenzioni altrui a partire dai propri difetti, come l’orgoglio e l’attaccamento alla propria opinione. Polemiche e discussioni senza fine testimoniano più che a sufficienza fino a che punto l’io di molti si ponga al di sopra della verità, anziché sottomettersi ad essa (chiamasi: superbia). Così accade che i difensori a oltranza di nuove “rivelazioni” finiscano con l’imprigionarsi in un’invincibile ostinazione che resiste a ogni tentativo di farli ragionare – indizio, questo, di influsso diabolico: chi acconsente alla menzogna si pone sotto il potere di chi ne è padre. È causa di profondo dolore vedersi costretti ad arrendersi di fronte a questo muro inespugnabile, abbandonando l’interlocutore alla sua presunzione.

Il più delle volte, tali messaggi e dottrine si tradiscono per un errore palese (che non è ammissibile in qualcosa che venga da Dio) o per una profezia non avveratasi (che non è sanabile con acrobazie intellettuali o strumentalizzazioni della Scrittura). Basta questo perché una persona che abbia l’uso di ragione e una retta coscienza ne accantoni la lettura, anche solo per prudenza. D’altronde nessuna rivelazione privata è indispensabile per la salvezza; la Chiesa possiede fin dall’inizio tutti i mezzi necessari e sufficienti per condurre le anime in Paradiso. Anche qui parte del mondo tradizionale tradisce una strana affinità con quello modernista: si percepisce in tanti un’impazienza, una fretta, una smania di entrare in una nuova era, quella del possesso pieno e definitivo del bene, nella quale ci si possa finalmente rilassare e astenere dalla lotta… Per gli uni, quest’epoca benedetta sarebbe iniziata nel 1962, benché la sua carica rinnovatrice non si sia ancora compiutamente espressa; per gli altri, invece, in base ai loro calcoli sarebbe imminente.

Il millenarismo – ahimè – rifà capolino ad ogni tornante della storia, pronto a dispensare a uomini di debole fede facili quanto illusorie certezze. Il Magistero, del resto, lo ha costantemente respinto in quanto non conforme al deposito. Non si può certo escludere che, prima del Giudizio universale, la Provvidenza conceda all’umanità un periodo di pace e giustizia, come quello – pare – profetizzato nell’annuncio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria; tuttavia la definitiva sconfitta del peccato richiede l’ingresso in un nuovo stato, non realizzabile nella condizione terrena. Fino alla Parusia, quindi, non ci si può aspettare alcun cambiamento radicale, in quanto ogni essere umano viene al mondo incline al male, segnato com’è dagli effetti del peccato originale; semmai si può e si deve sperare nell’abbattimento dell’attuale regime luciferiano, con l’instaurazione di un impero cristiano che ristabilisca, nella società e nello Stato, l’ordine voluto da Dio.

Riguardo ai tempi, il Signore ci ha espressamente vietato di indagarli (cf. At 1, 6-7). La Sua venuta gloriosa farà seguito alla peggiore prova mai subita dall’umanità (e, con ogni probabilità, successiva al supposto periodo di pace temporanea). È indubbio che oggi si assista ad uno scatenamento del male del tutto inedito per gravità e vastità, ma è solo un esperimento anticipatore che serve a vagliare gli uomini – e soprattutto i cristiani – in vista del provvisorio trionfo della Chiesa: la Sapienza divina vuol mostrare fin d’ora chi è degno di parteciparvi e prepararlo a ciò con la fedeltà e la resistenza. La speranza è che la Provvidenza invii, come altre volte avvenuto nel corso della storia, un grande monarca e un papa santo a rimettere le cose in ordine, ma non dobbiamo dimenticare che una grazia del genere va pure meritata. È anche per questo che le rivelazioni spurie rappresentano una grave tentazione, in quanto distolgono dalla preghiera, dall’esercizio della carità e dall’adempimento dei doveri di stato, senza di cui è impossibile cooperare al disegno divino.

Il Maestro ci ha ingiunto di rimanere vigilanti, così da saper riconoscere i segni premonitori ed esser pronti ad agire secondo il Suo volere in base allo svolgersi degli avvenimenti, non appesantiti in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita (Lc 21, 34), compresi quelli provocati dalle false profezie, ben riconoscibili per il fatto che alimentano l’angoscia anziché l’impegno e la speranza. Gli eventi del nostro tempo suggeriscono indubbiamente che siamo di fronte a una svolta epocale: anche i non credenti più sensibili se ne rendono conto; noi sappiamo però che il seguito è nelle mani di Dio. Piuttosto che lambiccarci in impossibili quanto vane previsioni, collaboriamo con la Provvidenza facendo quanto è in nostro potere perché sia una svolta positiva, meritandola con i nostri sacrifici e preparandola con saggezza. Dio ha già stabilito in anticipo quali beni concederci con il concorso delle nostre opere e preghiere, che la Sua prescienza conosce fin dall’eternità. Non abbiamo perciò alcun motivo di temere, se facciamo giorno per giorno la nostra parte e il nostro dovere, sostenuti dalla grazia e guidati dallo Spirito Santo.

Chi sta pensando a iscrivere i figli a scuole parentali o ad allestire rifugi in zone isolate sta operando con previdente prudenza, viste le minacce che incombono sui singoli e sulle famiglie. Bisognerà certamente rifiutare una vaccinazione che sarà inutile quanto allo scopo e dannosa quanto agli effetti. Occorrerà altresì sottrarre i bambini agli abusi mentali, psicologici e spesso anche fisici perpetrati dai funzionari del regime totalitario che ci opprime. Ci si dovrà difendere con ogni mezzo lecito da quest’inaudito pervertimento delle istituzioni civili e dal correlativo attacco senza precedenti alla vita e alla libertà delle persone. Tuttavia sarà la Provvidenza a svolgere il ruolo principale: perciò non permettiamo ai nostri progetti, per quanto legittimi e opportuni, di distoglierci dalla preghiera, che è l’arma più necessaria ed efficace.

8 commenti:

  1. Dio nessuno l’ ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1,18).
    Dal Deus absconditus al Deus revelatus: è il cristianesimo.
    L'uomo, la cui condizione attuale è di essere oggettivamente perduto, non si salva da solo.
    Dio, in Cristo, rivela la sua volontà di salvarci redimendoci, liberandoci dalla schiavitù.
    All'esperienza preparata nei secoli dell'incontro nella carne con Dio che si fa carne, fa seguito il tempo in cui resta con noi abitandoci con il Suo Santo Spirito, la terza persona della Ss.ma Trinità, misterioso approdo della rivelazione di Dio consegnataci dal Verbo.
    In questi vertici di un mistero che si protende sempre oltre ciò che riusciamo a conoscere, e che si fa conoscere perché lo possiamo amare e abbandonarci a lui con fiducia, possiamo aggirarci con sapienza soltanto grazie all'umiltà dei timorati di Dio.
    In quest'esperienza di Cielo, il Sommo Pontefice, tutta la gerarchia, i massimi teologi, i mistici, i catechisti e l'ultimo dei battezzati, più o meno appesantiti dai loro peccati, possono contemplare in Gesù il volto di Dio e, contemplandoLo, consolarLo della Croce.
    Il volto di Dio svelato nel bambino nella fredda mangiatoia di Betlemme e poi nell'insanguinata passione di Gerusalemme. Il volto e il cuore di Dio, sfidato da sacrilegi e indifferenza nei tabernacoli dove resta spesso abbandonato e privo di adorazione che non prevede di giungere ad inginocchiarsi davanti all'Ostia consacrata che solo gli occhi della fede riconoscono come Presenza Reale del Salvatore del mondo.
    A questo sapere umile e timorato di Dio, che medita ogni cosa nel cuore, magnificando nell'anima il Signore, si contrappone un ventaglio di opzioni che hanno sostituito alla sapienza delle celesti cose, una gnosi: una tecnica, una prassi, un fai da te con Dio.
    E purtroppo un fai "dio" come ti pare e piace.
    Il Deus revelatus diventa un "deus in progressione", costruito per tesi antitesi e sintesi.
    Un deus della psiche e non dello spirito. Un deus delle pretese gnostiche che accomuna sedicenti credenti, altrimenti credenti, laici indifferenti e atei convinti...
    Per tutta questa folla il problema non sono le rivelazioni private. E' la privatizzazione della rivelazione del Deus revelatus.

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  2. Scusate la mia ignoranza, ma chi è don Elia? Mi piacerebbe leggere qualcosa in più di suo. Grazie

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  3. @ Anonimo delle 12:56
    Don Elia gestisce il blog “La scure di Elia”, dove si possono trovare tutti gli articoli da lui scritti in questi anni

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  4. ..."Anche qui parte del mondo tradizionale tradisce una strana affinità con quello modernista: si percepisce in tanti un’impazienza, una fretta, una smania di entrare in una nuova era, quella del possesso pieno e definitivo del bene, nella quale ci si possa finalmente rilassare e astenere dalla lotta… "

    Non vedo proprio in quale parte del mondo modernista si manifesti oggi tutta questa smania per l'avvento di un'era in cui "ci si rilassi" e "ci si astenga dalla lotta"... A me sembra, invece, che i modernisti comincino a sentirsi a loro agio al seguito di questo clero, e che tutt'al più si lamentino per il fatto che il cambiamento non sia abbastanza veloce (vedi Chiesa tedesca). Altro che lotta, cominciano piuttosto a vivere nella bambagia ...

    Per me, un'altra affermazione insoddisfacente di don Elia, dopo quelle dei giorni scorsi ...
    Il volere a tutti i costi trovare affinità tra tradizionalisti e modernisti inquina ai miei occhi un commento, che per il resto è condivisibile. Ma che costituisce per don Elia un'altra occasione per dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

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  5. Credo che non sia propriamente un dare un colpo al cerchio e uno alla botte il raccomandare di mettersi esclusivamente alla sequela di Cristo, il Cristo crocifisso. A rischiare di non rimanere umilmente al "seguimi" prescritto, lo siamo un po' tutti, "cerchi" e "botti".
    Convengo sulla "bambagia" modernista, non perché incapace anche di slanci generosissimi in termini filantropici, ma in quanto restia a mettere a tema la lotta al peccato.
    Il lamento sulle lentezze ecclesiali nel prendere atto del nuovo ordine in effetti c'è.
    Il problema, per tutti, è che il nuovo ordine è sempre disordine rispetto all'ordine creato.
    Per tornare all'ordine creato c'è bisogno di salvezza, non di idee e nuove forme. La salvezza viene da Cristo, per grazia, a gloria di Dio: all'uomo è richiesto di farsi capace di Dio, cioè di ricevere ciò che non può prendere. Serve un contenitore della grazia, che è l'umiltà.

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  6. " Alle carenze della gerarchia bisogna rispondere con ferventi preghiere e GENEROSI ATTI DI OFFERTA per la conversione dei suoi membri e l’invio di buoni Pastori."
    Per quanto riguarda le ferventi preghiere mi dispiace ma, come dice Elia, non ho la grazia di stato; quanto ai generosi atti di offerta...suvvia, la Chiesa è così ricca che non sa neppure lei esattamente l'ammontare della sua ricchezza, inoltre non vorrei favorire l'immigrazione clandestina.
    PS come possa il denaro convertire i peccatori è un grande mistero.

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  7. GENEROSI ATTI DI OFFERTA

    Siamo diventati così materialisti da non prendere in considerazioni che si tratta di "offerte spirituali", strettamente correlate alla Croce di Cristo? E la generosità ( oltre che la grazia immensa) consiste proprio nell'essere in grado di "sacrificare" qualcosa di sé?

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