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lunedì 7 settembre 2020

Una chiara spiegazione per confutare la menzogna secondo cui la Chiesa avrebbe con ritardo riconosciuta l’esistenza dell’anima nella donna

Molti sono convinti che la Chiesa abbia atteso il VI secolo per stabilire con certezza che la donna abbia l’anima. In realtà questa leggenda nasce da un’interpretazione tendenziosa di un passo di san Gregorio di Tours.

Il sinodo di Mâcon
C’è chi dice che nel 585 fu convocato a Mâcon, in Borgogna, un concilio per discutere una questione spinosa: la donna ha un’anima? In realtà nel 585 a Mâcon non si svolse alcun concilio ecumenico, ma, per iniziativa del re dei Franchi san Gontrano e del vescovo Prisco di Lione, venne convocato soltanto un sinodo provinciale, dai cui atti (ripubblicati recentemente) risulta con chiarezza che in nessuna sessione si discusse del problema dell’anima della donna. Il sinodo si occupò di definire i rispettivi doveri dei fedeli e del clero. 
Qual è dunque l’origine di una leggenda così diffusa? Essa deriva da un semplice aneddoto riportato da Gregorio di Tours nella Historia Francorum, dove si racconta che durante il sinodo un vescovo pose la seguente questione: il termine latino homo può essere applicato sia alla donna che all’uomo? Si trattava quindi di una questione puramente linguistica, non teologica. Gli altri Padri sinodali, citando passi della traduzione latina delle Scritture che, conformemente al latino classico, utilizzava homo come termine riferibile all’essere umano di sesso sia maschile che femminile, conclusero che il termine designava la creatura umana, senza distinzione di sesso.
Il primo a deformare i dati storici relativi al Sinodo di Mâcon è stato il pastore protestante Johannes Leyser, che nel 1676 nella Polygamia triumphatrix (Poligamia trionfatrice) affermò che durante i lavori dell’assise sinodale si discusse scandalosamente del problema dell’anima delle donne. L’accusa fu ripresa dal ben più famoso filosofo francese Pierre Bayle nel Dizionario storico-critico (1697), opera che, per l’impronta fortemente razionalistica e antireligiosa, influenzerà notevolmente i ‘liberi pensatori’ del XVIII secolo. L’accusa alla Chiesa fu rilanciata in Francia durante la Rivoluzione Francese e poi nel 1848, allorché si discusse del diritto di voto alle donne. Così le poche righe di Gregorio di Tours, completamente deformate, erano entrate definitivamente nel patrimonio della credulità popolare e non solo (persino storici qualificati come J. Le Goff e P. Brezzi diedero credito a tale menzogna). 

La donna nel Medioevo
Sull’infondatezza di tale notizia, avrebbe dovuto far riflettere, come rileva la storica francese Régine Pernoud, il fatto che nei secoli delle persecuzioni anticristiane «i primi martiri che sono onorati come santi, siano delle donne e non degli uomini: sant’Agnese, santa Cecilia, sant’Agata e tante altre». Nel Medioevo in Francia le regine venivano incoronate con lo stesso rituale dei re, segno della stessa dignità regale (si pensi al prestigio di Bianca di Castiglia, madre di san Luigi IX). Quanto alle donne laiche non aristocratiche, esse sono state sia umili lavoratrici (spesso riunite in corporazioni femminili), sia protagoniste della vita civile e persino militare (si pensi alla straordinaria figura di santa Giovanna d’Arco, che nel XIV secolo condusse la Francia alla vittoria sugli Inglesi). L’elemento femminile era rappresentato anche nelle assemblee municipali e nei movimenti che diedero impulso all’istituzione delle “tregue di Dio” per limitare le guerre. In ambito monastico, è significativo che alcune badesse agissero come autentici signori feudali, indossassero la croce come i vescovi e spesso amministrassero vasti territori: basti pensare alle badesse di Las Huelgas in Spagna e di Fontevrault in Francia, che governavano le comunità miste (maschili e femminili) fondate da Roberto d’Arbrissel (m. 1117). In età carolingia il primo trattato sull’educazione fu scritto nel IX secolo da una madre di famiglia, Dhouoda. Una donna, Rosvita di Gandersheim (935-967), compose commedie ispirate al poeta latino Terenzio. La prima enciclopedia non fu compilata degli illuministi, ma nel XII secolo dalla badessa Herrada di Landsberg, (è una summa dei progressi tecnici del XII secolo, comprendente persino informazioni economiche). Diverse religiose frequentavano le università per conseguire il grado di teologhe, come ad esempio Gertrude di Helfta nel XIII secolo. 
Tutto questo rende comprensibile quanto scrisse san Bernardino da Siena (1380-1444): «È una grande grazia essere donna: le donne si salvano più degli uomini». 

Considerazioni filosofico-teologiche
Oltre alle suddette precisazioni storico-filologiche, è facile smontare l’accusa anche ricorrendo a considerazioni filosofico-teologiche. 
Dal punto di vista filosofico, porre una questione di questo tipo non avrebbe avuto alcun senso: infatti il termine latino anima indica semplicemente il principio primo (animatore, appunto) dell’attività di tutti gli esseri viventi, tant’è che anche gli animali (animalia in latino) posseggono un’anima, sebbene solo vegetativa e sensitiva. L’essere umano, rispetto agli altri animali, possiede anche l’anima razionale. Quindi, si sarebbe mai potuto mettere in dubbio ragionevolmente che la donna, la cui appartenenza alla specie umana risultava incontrovertibile, avesse un’anima? È vero che nel Medioevo la tesi di una qualche inferiorità di natura della donna rispetto all’uomo fu sostenuta da diversi teologi (condizionati dai filosofi antichi), ma nessuno avrebbe potuto negarle la natura di essere animato
Da un punto di vista teologico, risulta chiaro dal racconto della Genesi che l’uomo e la donna sono entrambi a immagine e somiglianza di Dio e quindi dotati della stessa dignità. Unica è anche la radice dei loro nomi (ish e isshah sono chiamati l’uomo e la donna in aramaico antico), e ciò sta ad indicare il possesso di un’unica natura. Eva, nonostante la caduta, diventa la progenitrice del popolo eletto e madre della stirpe da cui uscirà il Redentore. La storia della salvezza si compie attraverso una donna, Maria, Sposa dello Spirito Santo e Madre del Figlio di Dio, Regina del Cielo e della Terra, nonché Mediatrice di tutte le grazie. Le donne, inoltre, appaiono accanto a Cristo nella sua vita pubblica, partecipando alla sua missione, e sono le prime testimoni della Risurrezione. Anche san Paolo, polemizzando con la cultura pagana, che spesso considerava schiavi e donne esseri inferiori, ribadisce la pari dignità della donna rispetto all’uomo: «non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna» (Gal 3,28). 
Un manoscritto medievale anonimo della Cambridge University Library, che sembra quasi un manifesto femminista ante litteram, individua cinque motivi di superiorità della donna rispetto all’uomo nella Rivelazione: «La donna è stata preferita all’uomo, quanto al materiale: Adamo tratto dal fango, Eva dalla costola di Adamo; quanto al luogo: Adamo fuori dal paradiso ed Eva al suo interno; nella concezione: una donna e non un uomo ha concepito Dio; nell’apparizione: dopo la resurrezione Cristo è apparso a una donna, a Maria Maddalena; nell’esaltazione: Maria è stata esaltata sopra i cori degli angeli».
Per saperne di più: Régine Pernoud, Medioevo. Un secolare pregiudizio, Bompiani 1992
Marco Di Matteo selezionato da Il Timone (n.167 – novembre 2017) by I Tre Sentieri

8 commenti:

  1. O. T. Non vedo più al fianco di Bergoglio l'ottimo Capo cerimoniere Mons. Guido Marini... come mai?

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  2. La cerimonia è una manifestazione (anche non sacra) che avviene seguendo uno schema prestabilito (cerimoniale) in presenza di un gruppo di persone che vi partecipa.

    Spenti i ceri, assente il pubblico, saltati gli schemi, che cosa guiderebbe il buon Guido?

    Evidentemente siamo allo sbando...

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  3. L'articolo si concentra poi sul problema dell'uguaglianza tra uomo e donna nel cristianesimo, questione del tutto diversa.

    Eppure san Paolo non dice diverse volte che le donne devono essere umili e sottomesse, pur senza ovviamente stabilire una inferiorità ontologica tra l'uomo e la donna, che non ha ragione alcune di esserci? "Voi, donne, siate sottomesse ai vostri mariti, com'è conveniente, nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non le trattate con asprezza" (Col 3, 18-19). Ordina poi alle donne di avere sempre un atteggiamento pudico e modesto, di sposarsi e procreare, di non parlare nelle assemblee (perché la donna, l'autorità naturale per parlare in pubblico e dare ordini agli uomini, evidentemente non ce l'ha, secondo san Paolo) (I Tim 2, 11-15 : "non permetto alla donna di insegnare né di dettar legge all'uomo, ma se ne stia in pace" - proprio come oggi insomma, AD 2020). Ricorda però all'uomo che anche lui viene dalla donna e tutto viene da Dio che ha ordinato il tutto dei loro rapporti come si conviene, riconoscendo ad entrambi l'autorità dove è giusto, nel loro specifico ambito.

    Il passo della Lettera ai Galati, come si conclude? "non c'è dunque più nè giudeo nè greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, perché tutti siete uno solo in Cristo Gesù" (Gal 3, 28). È la fede in Cristo, che ci libera dalla Legge giudaica, a renderci tutti "un sol uomo in Cristo", ossia una sola creatura in Cristo, nonostante le differenze che fatalmente esistono in questo mondo: tra giudei e greci, schiavi e padroni, uomini e donne.
    Per la fede siamo tutti uguali, anche se in termini umani le differenze restano e non vanno sottovalutate. È implicito che, dal punto di vista dell'anima e dello spirito, non ci può essere differenza tra uomini e donne; caso mai nel carattere, nella psicologia, nel modo di ragionare, nel modo di peccare (pur commettendo gli stessi peccati) e anche nel modo di fare il bene, quando lo fanno.
    S. Giovanna d'Arco non vide la vittoria nella guerra dei Cento Anni, come fu poi chiamata. Ma rivitalizzò la monarchia e il patriottismo dei francesi, in grave crisi, anche per colpa della mediocrità del re, ponendo le premesse della vittoria. Non combatteva direttamente ma si portava in prima linea ad incitare i combattenti, galvanizzandoli. Riformò i costumi della vita militare, in quell'epoca di continue campagne e lotte civili. Sparirono certi vizi tipici degli acquartieramenti quasi stabili: gioco, prostituzione, bestemmie, immoralità diffusa. La sua straordinaria personalità e vita di vergine guerriera ma senza odio, assistita dallo Spirito Santo per la rinascita della patria, convertiva i soldati, spesso soldatacci, ad una vita virtuosa, altrimenti impensabile.
    S. Giovanna d'Arco è comunque l' eccezione che conferma la regola, non esser cioè la guerra adatta alle donne, salve appunto le eccezioni o certe situazioni particolari, come durante gli assedi di un tempo.

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  4. Gentile Mic, vorrei segnarLe che il Suo collega Tosatti lascia spazio in modo incomprensibile nel suo blog ai commenti di alcuni personaggi discutibili, in particolare modo un ateo abortista che si firma "Borghese pasciuto", che diffonde con le sue parole idee venefiche. Molti hanno chiesto perché accada questo, ma il pur bravo Tosatti risponde che non può censurare più di tanto. A me francamente sembra molto strano, anche perché sul blog i due dialogano e scherzano in modo talvolta amichevole ed amicale. Può fare pervenire a Tosatti il mio disagio come lettore, per restare in tema di correzione fraterna? Non capisco ormai cosa voglia propugnare.. per me (e non solo, leggendo i commenti) è penoso e imbarazzante. Grazie invece per lo scrupolo, la qualità ed il rispetto per la Dottrina del Suo blog. Che Dio la benedica. Un Suo affezionato lettore.

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  5. Mi scuso, il secondo post è quello corretto.

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  6. All'Anonimo del 7 settembre 2020 22:10

    E' vero quanto Lei afferma. Anche io provo imbarazzo e fastidio per taluni interventi che da qualche tempo infestano in modo sensibilmente invasivo il blog di Tosatti.

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  7. "Quando la disuguaglianza è prodotta dalla mancanza della giustizia non può essere accettata, ma quando la disuguaglianza è prodotta dalla natura non solo va accettata ma deve essere considerata anche un bene, mentre una completa uguaglianza sociale deve essere considerata un male. È un bene perché la società ha bisogno di vari servizi che solo uomini che vivono in diverse condizioni sociali possono dare, ed è un bene perché le disparità sociali sono la molla per l’impegno personale a migliorare".
    Stefano Fontana

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  8. LE DONNE NEL MEDIOEVO

    La ricerca storica, quella vera e fondata, ancora una volta smentisce i luoghi comuni creati dalla mentalità neo illuministica contemporanea, che ha come fine distruggere ogni residuo medievale.

    La donna nel Medioevo aveva un potere e un’influenza molto forte. Evitando il paragone con l’oggi che sarebbe insensato e anti storico, alla donna erano affidati in modo esclusivo la nascita e la morte.
    Nessun uomo poteva avere né un ruolo di presenza né di gestione dei corpi durante la nascita e la morte. I corpi erano di esclusivo “dominio” della donna e gli uomini erano totalmente esclusi. I due momenti clou della vita umana non appartenevano alle cure maschili.
    Se per la nascita era immaginabile, per la morte potrà apparire incomprensibile. Alla donna e solo a Lei era riconosciuto il potere di pulire, vestire il defunto, il suo assisterlo, il piangere, la preghiera. Nessun uomo poteva entrare dove era il defunto: doveva attendere fuori casa e poteva unicamente assistere al funerale.
    Dante quando saprà della morte di Beatrice non potrà entrare in casa. Riporta l’episodio nella sua narrazione.

    Perché?
    Nel Medioevo si riconosce alla donna il potere sulla vita e sulla morte per la sua vicinanza a Dio con la custodia dell’essere umano che gli è stato affidato.
    I due momenti cruciali della nascita e della morte sono sottratti alla potestà maschile. Ciò eleva la donna a soggetto indispensabile e irrinunciabile nella società medievale e, contrariamente alle molte narrazioni favolistiche, è perno centrale della famiglia ed è degna di ogni onore e riguardo nella società medievale.

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