Innanzitutto su quali basi dovremmo essere tutti Fratelli se non c’è un Padre comune? Tranne nel cristianesimo, nessuna religione crede in un creatore padre, ed è ovvio che mettendo Gesù Cristo sullo stesso piano dei fondatori delle altre religioni e, addirittura, a Pachamama, si rinuncia al Padre. L’enciclica, come vedremo, dovremmo leggerla come una summa di impronta massonica.
8. Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!
Dunque, non figli di Dio ma figli della stessa terra. Già basterebbe questo per lasciar perdere l’enciclica e andare a farsi una bella passeggiata. Ma andiamo avanti.
I massoni tra loro si definiscono fratelli. Il cardinale Ravasi nell’invito al dialogo lanciato il 14 febbraio 2016 sul quotidiano Il Sole 24Ore, intitola l’articolo “Cari fratelli massoni”. Abbiamo anche i Fratelli musulmani, quelli che mettendo in atto il Corano hanno massacrato e massacrano migliaia di cristiani. Ma anche i massoni non scherzano. Alla faccia della fratellanza e della libertà dalla Rivoluzione francese ad oggi, passando dalle due dittature del ‘900 figlie dei rivoluzionari, hanno fatto più morti ammazzati degli ultimi duemila anni.
Tutti dovrebbero sapere che nell’islam lo schiavismo fa parte della dottrina coranica e la donna non ha i diritti riservati all’uomo. Nell’induismo abbiamo le caste, dai bramini ai dalit. Quest’ultimi fanno talmente ribrezzo che li definiscono intoccabili. Nel buddismo, come nell’induismo, si crede al ciclo delle reincarnazioni, dove i poveri, i dementi e gli sciancati sono tali perché nella vita precedente si sono comportati male. E dato che con la loro disgrazia stanno ripagando gli errori della vita precedente, è vivamente sconsigliato prendersi cura di loro. Gli induisti radicali periodicamente massacrano indù convertiti al cristianesimo, perché ogni dalit convertito a Cristo significa uno schiavo in meno. Ecco perché la frase di Bergoglio ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli! è un paradosso.
La colonna portante dell’enciclica bergogliana la troviamo nelle “Costituzioni di Anderson” del 1723, redatte da James Anderson, ministro di culto della chiesa presbiteriana scozzese, considerato il padre della massoneria moderna. Nel paragrafo Concernente Dio e la religione, leggiamo:
«Un Massone è tenuto, per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se egli intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese a essere della religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi si reputa più conveniente obbligarli (obbligarli!) soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando a essi le loro particolari opinioni; ossia, essere uomini buoni e leali e uomini di onore e di onestà, quali che siano le denominazioni o confessioni che servono a distinguerli; per cui la Massoneria diviene il Centro di Unione e il mezzo per annodare una sincera amicizia tra persone che sarebbero rimaste in perpetuo estranee.»
Bergoglio, dunque, non ha inventato nulla. Si, certo, Anderson afferma che per obbedire alla legge morale non si può essere ateo stupido. Ma dal settecento ad oggi la legge morale massonica si è persa per strada. Sono convinto che se i massoni del ‘700 vedessero cosa stanno facendo i loro nipotini del XX e XXI secolo, resterebbero come minimo basiti.
Non entriamo nel concetto di morale sennò facciamo notte, ma sintetizzando possiamo dire che è un complesso dei principi, dei precetti che regolano il comportamento personale e collettivo, in rapporto a un determinato pensiero religioso, filosofico, culturale, politico.
La storia insegna che la morale cristiana ha portato sviluppo in tutti i campi, mentre la morale codificata dall’uomo ha sempre portato sciagure. Basti ricordare le filosofie anticristiane e le maggiori religioni.
Cosa sono il bene e il male, che i massoni considerano concetti assoluti? Perdonate una battutaccia. Per le pie musulmane è bene coprirsi dalla testa ai piedi, per le giovani occidentali è normale andare in giro con minigonne che fanno intravedere le natiche. Appartengono a due culture, la prima dettata da Allah, la seconda dalla stilista Mary Quant.
Dopo aver convinto milioni di donne occidentali a fare sesso a volontà e, nel caso capitasse un incidente di percorso, a uccidere i propri figli, i maestri di morale hanno deciso di legalizzare l’eutanasia, gli uteri in affitto e i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Cose impensabili in tutte le culture di sempre fino a pochi anni fa. Questa non è morale, si chiama corruzione delle coscienze.
Di questo passo, quando un certo numero di giudici pedofili raggiungeranno gli alti scranni della giustizia e della politica, la pedofilia sarà legalizzata. Qualcuno penserà che stia esagerando. Ma sappiamo tutti che da decine di anni alcune creme di bellezza e vaccini vengono prodotti con feti umani abortiti. Cosa considerata moralmente lecita, tanto che non vediamo in giro lobbies, politici, religiosi o semplici cittadini che si oppongono a tale mostruosità.
Domani potranno legalizzare il cannibalismo, non per propiziarsi gli dei come facevano i fratelli Aztechi e sottoculture simili, ma perché il sangue umano, specialmente dei bambini, rigenera le cellule degli umani. E dato che l’aborto è pubblicizzato e sovvenzionato dai fondi statali (ovvero i nostri soldi) pubblicizzeranno anche il sangue umano in tv. Grottesco? Anche una madre che uccide la creatura che porta in grembo è grottesco. Ma gran parte delle persone per bene lo considerano cosa normale.
La morale, dunque, gira come girano le lobbies interessate, e chi ne paga le conseguenze, spesso atroci, sono sempre i deboli.
Leggiamo altri passi dell’enciclica.
12. “Aprirsi al mondo” è un’espressione che oggi è stata fatta propria dall’economia e dalla finanza. Si riferisce esclusivamente all’apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli né complicazioni in tutti i Paesi. (…) Tale cultura unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni, perché «la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli.
In realtà il Vaticano intrattiene rapporti privilegiati con i grandi nomi della finanza internazionale quali George Soros e figure di primo piano della JP Morgan e Goldman Sachs. Non solo per motivi economici, ma soprattutto per affinità liberal-massoniche.
86. A volte mi rattrista il fatto che, pur dotata di tali motivazioni, la Chiesa ha avuto bisogno di tanto tempo per condannare con forza la schiavitù e diverse forme di violenza.
Se non è in malafede, Bergoglio dimostra per l’ennesima volta la sua crassa ignoranza e l’odio ormai connaturato che nutre per la Chiesa. In realtà nell’Europa cristiana i peggiori schiavisti erano massoni, mentre la Chiesa ha combattuto contro ogni forma di schiavismo. Ma poi. Perché, invece di puntare il dito contro la Chiesa, non dice chiaro e tondo che i musulmani, seguendo alla lettera il Corano, per quattordici secoli hanno fatto dello schiavismo la colonna portante della loro economia? Oltre cento milioni tra deportati e massacrati, africani, europei e asiatici. Invitiamo Bergoglio e accoliti a farsi un viaggetto sulle coste del sud Italia, dove troverà monumenti che ricordano le carneficine operate dai musulmani che nei secoli hanno schiavizzato e stuprato donne uomini e bambini. Gli assicuriamo altresì che non troverà nessun monumento analogo in terra musulmana che ricordi le violenze e lo schiavismo operato dai cristiani. Semplicemente perché i cristiani sono andati solo in Terra santa, per liberarla. Come ha cercato di liberarla quel san Francesco che, attraverso bufale colossali, Bergoglio rappresenta campione della fratellanza tra le religioni. Aggiungiamo che lo schiavismo non è stato abolito dai musulmani, dai cinesi o da altre culture, ma dai cristiani. Senza il Vangelo oggi avremmo ancora lo schiavismo legalizzato in tutto il mondo. E questo dovrebbe far capire che senza Gesù Cristo l’umanità intera perde il loro migliore alleato.
82. Il problema è che, espressamente, Gesù mette in risalto che l’uomo ferito era un giudeo – abitante della Giudea – mentre colui che si fermò e lo aiutò era un samaritano – abitante della Samaria –. Questo particolare ha una grandissima importanza per riflettere su un amore che si apre a tutti. I samaritani abitavano una regione che era stata contaminata da riti pagani, e per i giudei ciò li rendeva impuri, detestabili, pericolosi. Difatti, un antico testo ebraico che menziona nazioni degne di disprezzo si riferisce a Samaria affermando per di più che «non è neppure un popolo» (Sir 50,25), e aggiunge che è «il popolo stolto che abita a Sichem.»
Con la parabola del buon samaritano si cerca di dimostrare che non importa essere cristiani o ebrei per essere degni di Dio. Basta, come dice Anderson nella sua costituzione massonica, essere buoni.
Anche qui, dato che stiamo parlando di morale, la confusione impera. Cosa significa essere buoni?
Chiunque abbia vissuto nelle culture non cristiane e non occidentalizzate, può rendersi conto come il concetto del bene e del male, del bello e del brutto, sono codificati dalla religione o dalla credenza della comunità. Il missionario padre Clemente Vismara racconta che, all’inizio del secolo scorso, arrivando in un villaggio della Birmania constatò che i mariti mangiavano da soli, mentre le mogli e i figli per nutrirsi dovevano sperare che l’uomo lasciasse qualche resto. Quando padre Vismara fece notare a una donna l’ingiustizia, lei ne fu sorpresa. Questo comportamento in tutto il villaggio era ritenuto naturale.
Tornando alla parabola del buon samaritano, non trovo niente che possa far pensare i pagani come un popolo di buoni e gli ebrei tutti cattivi. Questo lo può pensare solo una persona incapace di leggere nell’animo umano. I buoni e i cattivi (secondo i nostri canoni) li troviamo in tutte le culture, società e famiglie. Anche tra i boia c’è quello che si preoccupa di far soffrire il meno possibile e quello che se ne frega se la lama della scure taglia in malo modo il collo del condannato. Dunque, pensare che tutti i credenti sono buoni e gli atei tutti cattivi, e viceversa, è pura idiozia. I buoni e i cattivi non hanno patria, colore di pelle, sesso e religione.
Per la società e per l’individuo la religione rappresenta il binario della vita, non le tendenze caratteriali dei singoli. Dato che le mele marce si trovano in ogni angolo della terra, attraverso la dottrina cristiana si indica la strada migliore per non deragliare.
Per il vero cristiano una società che non rispetta i deboli non è degna di essere definita civile. Checché ne dicano i neo-comunisti e masso-laicisti bergogliani, con dati storici alla mano possiamo affermare che in duemila anni il cattolicesimo, a differenza delle altre dottrine e delle ideologie, ha prodotto molte più luci che ombre. I diritti umani emanati nel 1948 non esisterebbero senza la dottrina cristiana.
Bergoglio non parla di ateismo, ma mettere Gesù Cristo allo stesso livello di Pachamama e di altre religioni significa azzerare, oltre al messaggio più a misura d’uomo, l’aspetto salvifico del Figlio di Dio. Quindi, escludendo le poche verità, le mezze verità, le menzogne, le inconsistenze e tutti i girigogoli che escono dalla penna e dalla bocca del vescovo di Roma, dobbiamo dedurre che in Vaticano comanda un ateo. Se così non fosse, chiediamo venia. Ma umilmente da Bergoglio vorremmo che commentasse urbi et orbi almeno i seguenti passi evangelici: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” – “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.”
11. Ma la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali.
Gli italiani e gli europei sono esasperati non perché nazionalisti e razzisti, ma perché sono sempre più poveri e i propri governi privilegiano gli immigrati irregolari, sostenendoli economicamente con i soldi dei cittadini autoctoni. Chiediamo a Bergoglio coerenza: butti giù le Mura leonine e accolga in Vaticano tanti immigrati irregolari da gettare nella disperazione i religiosi e i laici che vi lavorano.
In questo periodo storico di immensi sconvolgimenti sociali, morali e economici abbiamo bisogno di una papa illuminato da Dio. Bergoglio non parla mai di salvezza dell’anima, e non ha mai (per quanto mi risulta) ricordato la prima lettera ai Corinzi: “Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede”. Negare la divinità di Cristo non tradisce solo i cristiani, ma tutti i popoli del mondo. Senza il messaggio evangelico miliardi di persone di tutte le culture e classi sociali sono condannati alla barbarie.
I non cristiani non conoscono il vero messaggio di Cristo, perché vengono ingannati dai propri religiosi e governi. Chiunque lo abbia conosciuto e meditato si è convertito a Cristo, musulmani, indù, confuciani, ecc. Il mondo ha fame di Vangelo, e se Bergoglio rifiuta di annunciarlo significa che lo considera dannoso. Una bestemmia imperdonabile che dovrebbe spingere alla ribellione i fedeli cristiani di tutte le chiese.
Agostino Nobile
Autore di: “Quello che i cattolici devono sapere – Almeno per evitare una fine ridicola” [qui] e “Anticristo Superstar”
"... Senza il messaggio evangelico miliardi di persone di tutte le culture e classi sociali sono condannati alla barbarie..."
RispondiEliminaNoi compresi, com'è facile osservare.
Per cortesia deponi alla plebe reverente e ognorante la quintessenza del concetto di barbarie...(di solito si chiama suprematismo ideologico)
RispondiEliminaSANTO DEL GIORNO: CRISTO RE DELL'UNIVERSO
RispondiEliminaMARTIROLOGIO ROMANO SECONDO IL CALENDARIO DEL VETUS ORDO
Oggi Domenica 25 ottobre 2020 si festeggia la solennità di Gesù Cristo re dell'universo.
Il Papa Pio XI, istituendo nell'anno Giubilare 1925 la nuova solennità di Cristo Re, pubblicava la sapientissima enciclica « Quas primas ». Ne riportiamo i punti principali.
« Avendo concorso quest'Anno Santo non in uno ma in più modi, ad illustrare il regno di Cristo, ci sembra che faremo cosa quanto mai consentanea al Nostro apostolico ufficio, se, assecondando le preghiere di moltissimi Cardinali, Vescovi e fedeli fatte a Noi, sia da soli, sia collettivamente, chiuderemo questo stesso Anno coll'introdurre nella sacra Liturgia una festa speciale di Gesù Cristo Re. Da gran tempo si è usato comunemente di chiamare Cristo con l'appellativo di Re, per il sommo grado di eccellenza che ha in modo sovraeminenie fra tutte le cose create. In tal modo infatti, si dice che Egli regna nelle menti degli uomini, non solo per l'altezza del suo pensiero e per la vastità della sua scienza, ma anche perché Egli è la Verità, ed è necessario che gli uomini attingano e ricevano con obbedienza da lui la verità. Similmente Egli regna nelle volontà degli uomini sia perché in Lui alla santità della volontà divina risponde la perfetta integrità e sottomissione della volontà umana, sia perchè con le sue ispirazioni influisce sulla libera volontà nostra, in modo da infiammarci verso le più nobili cose. Infine Cristo è riconosciuto Re dei cuori, per quella sua carità che sorpassa ogni comprensione umana e per le attrattive della sua mansuetudine e benignità ».
La regalità di Gesù Cristo « consta di una triplice potestà: la prima è la potestà legislativa. È dogma di fede che Gesù Cristo è stato dato agli uomini quale Redentore in cui essi debbono riporre la loro fiducia e nel tempo stesso come Legislatore, a cui debbono ubbidire. In secondo luogo egli ebbe dal padre la potestà di giudicare il cielo e la terra, non solo come Dio, ma ancora come uomo. Infine diciamo che Gesù Cristo ha pure il diritto di premiare o punire gli uomini anche durante la loro vita ».
Dove si trova il regno di N. S. Gesù Cristo? Di quali caratteri particolari è dotato? Come si acquista? Il regno di N. S. Gesù Cristo « ha principalmente carattere soprannaturale e attinente alle cose spirituali. Infatti quando i Giudei e gli stessi Apostoli credevano per errore che il Messia avrebbe reso la libertà al popolo ed avrebbe ripristinato il regno di Israele, Egli cercò di togliere loro dal capo queste vane attese, e questa speranza ». Così pure quando la folla, presa da ammirazione per gli strepitosi prodigi da lui operati, voleva acclamarlo re, egli miracolosamente si sottrasse ai loro sguardi e si nascose: ed a Pilato che l'aveva interrogato sul suo regno rispose: « Il mio regno non è di questo mondo ». L'ingresso in questo regno soprannaturale, si attua mediante la penitenza e la fede, e richiede nei sudditi il distacco dalle ricchezze e dalle cose terrene, la mitezza dei costumi, la fame e la sete di giustizia ed inoltre il rinnegamento di se stessi per portare la croce dietro al Signore. Ecco il programma di ogni cristiano che vuole essere vero suddito di Gesù Cristo Re!
Cristo Re
RispondiEliminaIn effetti la principale conseguenza del Regno di Cristo Re è precisamente quella di escludere ogni pretesa di potere assoluto, sia autocratico sia democratico, dal momento che sotto questo aspetto non interessa la forma di concretizzazione della volontà, e ciò significa l’esclusione di ogni ‘altra’ sovranità. Da ciò, secondo la mia opinione, deriva il fatto che la negazione della struttura statale, com’essa è intesa a partire da Bodin, deve essere considerata esigenza propria di una corretta teologia politica cristiana. La prima teologia politica medioevale si era espressa in questi termini prima che la la secolarizzazione giuridica facilitasse, spersonalizzando il potere sovrano di Cristo, l’erezione di una sovranità statale favorita dalla crisi dell’impero.
- Álvaro d'Ors, Teología política. Una revisión del problema, cit., 76, nella festa di Cristo
Parolin e Bilderberg
RispondiEliminaPaglia e Pannella
Ravasi e il Met Gala
Schönborn e "believe together"
Coccopalmerio e i festini
Becciu e i movimenti bancari
Mc Carrick e altri movimenti
Kasper e la teologia in ginocchio
Marx e altre velleità di rifondare
Maradiaga e le sue fondazioni
...
e ci stupiamo ancora di "fratelli tutti" e di "chi sono io per"?
Sunday 25th October 2020: Feast of Christ the King
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=qPnPiTSYHHU
Per i fedeli che sono impossibilitati a spostarsi per raggiungere la chiesa per la S. Messa :
Diretta S. Messa Cristo Re in rito tradizionale - Vocogno 25 Ottobre 2020
https://www.youtube.com/watch?v=DeKU1hopng8&feature=youtu.be
TI ADORO.
Ti adoro, mio Dio, e Ti amo con tutto il cuore..
Una delle principali opere del filosofo danese Søren Kierkegaard e' Timore e Tremore euro 8,55.
Al di là della vicenda dell’«apertura» di Papa Francesco alle unioni civili – per quanto non tale comunque non smentita dopo il terremoto mediatico, ed è la cosa più dolorosa -, vorrei richiamare brevemente l’attenzione su un grande equivoco contemporaneo, e cioè quello per cui l’«apertura» a nuovi tipi di famiglie, intesa come riconoscimento giuridico e culturale di nuclei non tradizionali per così dire, costituirebbe un passo in avanti. Ebbene, sfortunatamente è vero il contrario: l’unica vera «apertura» consiste nel preservare, senza tentennamenti, il primato della famiglia fondata sul matrimonio. Per tanti motivi.
RispondiEliminaTanto per cominciare perché è quella spregiativamente bollata come famiglia tradizionale (quasi ne fosse, tra tante, la variante vintage ed ingrigita) l’unione più aperta alla vita. Ancora oggi, i figli nascono molto di più in coppie sposate e religiose, rispetto che nelle coppie di fatto, incluse quelle etero. In secondo luogo, ciascuno ha almeno biologicamente un padre ed una madre. Quindi la famiglia naturale – inclusa quella che adotta – è quella più aperta e prossima alla verità di ciascuno di noi, quella che meglio e più la rispecchia. Non va poi dimenticato, come terzo aspetto, che, più stabile e più prolifica, la famiglia fondata sul matrimonio è quella che più apre una società al futuro.
Non c’è insomma nessun bisogno di essere cattolici né credenti per capire che valorizzare la famiglia naturale – riconoscendola incomparabilmente superiore ad ogni altra unione – significa aprirsi a fecondità, verità e futuro. Paradossalmente, è quindi proprio sottolineando che esistono anche altre unioni, altre sensibilità, altri equilibri che come società ci chiudiamo alla realtà di un primato attestato da riscontri storici e antropologici, con tutte le conseguenze del caso. Perché ciò che non si è ancora capito è che possiamo pure non occuparci della famiglia, dando priorità a presunte «aperture»; ma questo, come mostrano gli agghiaccianti numeri della denatalità, non è un problema della famiglia. É un problema nostro.
Giuliano Guzzo
Non è progressismo il matrimonio civile gay o etero ma ritorno all'arcaismo.... pagano.
RispondiElimina...il loro progressismo è semplice vecchio paganesimo. Nel Vangelo è scritto che non c'è nulla da fare con chi torna ad esso come cani al vomito.
RispondiEliminaA completare visti i nomi dei 13 nuovi cardinali, pare che la con-fraternita/à si sia allargata, fidelismos e anti trumpiani doc, caspita, quello che non va giù neanche con massicce dosi di Maalox è Cantalamessa, sia pure senza diritto di voto in conclave, ma lui cardinale........tiremm'innanz.
RispondiEliminaMi scrive un amico sacerdote
RispondiEliminaStamattina i protestanti che hanno il loro luogo di culto accanto alla mia capella, mi hanno chiesto delucidazioni ... Sono scioccati dalle parole del Papa ...
I miei parrocchiani cattolici ... Nessuna domanda al riguardo. Mi sa che oramai mi sono abituate alle sparate papali ... Non sono nemmeno più scioccati.
Da sacerdote cattolico, oltre la ennesima sparata papale, sono preoccupato di vedere i protestanti più preoccupati dei cattolici mentre i miei parrocchiani mi sembrano del tutto rassegnati.
RispondiEliminaOccorre la negazione di ogni struttura politica statale com'è intesa a partire da Bodin...
Cioè fondata sul concetto della sovranità come potere assoluto, indivisibile.
Per sostituirla con che cosa? Con una concezione teologica dello Stato? Certo, Cristo NS non regna direttamente.
La sovranità in senso già moderno, fondata sulla natura stessa del potere dello Stato, che non he ha un altro al di sopra, in termini umani, non deriva solo dalla "crisi dell'impero".
L'impero, in Occidente, è entrato in crisi perché (sempre) contestato dalle autonomie locali (i comuni e poi gli Stati nazionali) e dal papato. Il papato dovette subire a lungo la nomina dei vescovi e la distribuzione dei benefici ecclesiastici da parte di re e imperatori, che lo proteggevano ma ne soffocavano la libertà d'azione e facevano entrare nel clero persone spesso non all'altezza, purché fossero loro fedeli. Da qui la lotta per le investiture (dei vescovi), la supremazia temporanea del papato che debordò verso la teocrazia, per andare a sbattere alla fine contro l'emergente monarchia nazionale francese (Filippo il Bello).
La crisi provocata dalla lotta tra papato e impero fece nascere le teorie politiche di ghibellini come Marsilio da Padova.
Ma il colpo decisivo alla concezione cristiana dello Stato, in quanto Stato cristiano, difensore della religione e consacrato o comunque rinconosciuto dal Sommo Pontefice, venne con lo scisma protestante e le guerre di religione, che finirono in uno stallo, lasciando il campo a due cristianità diverse e nemiche. Qual era lo Stato "cristiano"? E come si risolveva la questione del potere statale, pur necessario, se non districando lo Stato dalle insolubili lotte religiose? Così nacque il partito dei Politiques, in Francia. Venne l'ora dei realisti, di Machiavelli, come teorico della politica basata quasi esclusivamente sulla conoscenza dei rapporti di forza, prodotti dagli interessi e dalle passioni, e dell'arte di destreggiarsi tra di essi.
Per avere un quadro più chiaro, storicamente, bisogna considerare anche questi aspetti.