In un'intervista a LifeSiteNews pubblicata il 14 ottobre, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, nel rispondere alle domande postegli da John-Henry Westen, si è espresso nuovamente sulla Fratelli tutti [precedenti qui] nonché sugli attacchi rivolti al giudice Amy Coney Barrett a causa della sua fede. Riprendo l'introduzione e, a seguire, il testo italiano delle sue esaurienti risposte fattomi cortesemente pervenire da mons. Viganò.
In un messaggio al giudice Barrett e a tutti i veri cattolici che occupino una carica pubblica, L'Arcivescovo ha consigliato di "testimoniare Colui che ha versato il suo sangue per loro", perché con questo, ha detto, arriveranno "le grazie necessarie per svolgere i propri compiti nella cosa pubblica, e potranno essere un esempio per i loro fratelli meritando il premio eterno, l'unica cosa che conta davvero”. Parlando degli attacchi alla fede di Barrett, l'ex rappresentante vaticano negli Stati Uniti non è rimasto sorpreso dall' "odio del mondo, di cui Satana è il principe (Gv 12,31)" spiegando: “Coloro che predicano l’uguaglianza e la parità dei diritti finché si tratta di dare cittadinanza all’errore e al vizio, diventano intolleranti non appena vedono messo a rischio il potere usurpato; non appena un politico Cattolico, in nome di quella parità di diritti, vuole testimoniare la propria Fede nel legiferare e nel governare."
Qual è la Sua opinione su Fratelli tutti, in particolare riguardo al silenzio sull’aborto, soprattutto in considerazione di quelle che l’Enciclica definisce «maggiori preoccupazioni» per i politici?
Fratelli tutti, parlando delle sollecitudini che dovrebbero muovere l’azione di un politico, menziona il «fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato»1 . Sono tutte piaghe da denunciare, ma che penso siano riconosciute come tali da chiunque. Il punto focale, e molto più importante sotto il profilo morale, del quale l’Enciclica non parla, è l’aborto, oggi tragicamente rivendicato come un diritto.2
Questo fragoroso silenzio sul crimine più odioso agli occhi di Dio – poiché è compiuto su una creatura innocente e indifesa privandola della vita – tradisce lo strabismo di questo manifesto ideologico al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Uno strabismo che guarda alle istanze del pensiero unico con prona sudditanza psicologica e all’insegnamento del Vangelo con lo sguardo miope e imbarazzato di chi lo considera improponibile e inattuale.
La dimensione spirituale e trascendente è completamente ignorata, così come la Morale naturale e cattolica. Ma quale fratellanza potrà esservi tra gli uomini, se l’uccidere un innocente non è considerato rilevante? Come si può condannare l’esclusione sociale, tacendo la più criminale esclusione sociale che è quella di un figlio che ha diritto di vivere, di crescere, di essere amato e di amare, di adorare e servire Dio, e avere la vita eterna? A che vale occuparsi del traffico di armi, se ci si può dichiarare “fratelli” di chi smembra un bambino nel ventre materno, di chi gli risucchia il cervello un istante prima del parto? Come si può mettere la fratellanza davanti all’orrore di chi avvelena il malato o l’anziano, privandolo della possibilità di unirsi alla Passione del Signore nella sofferenza? Che rispetto della natura si può invocare, quando si accetta che si possa modificare il sesso delle persone inscritto nei nostri cromosomi, o che si possa considerare famiglia la sterile unione di due uomini o due donne? La furia distruttrice della “madre terra” non vale per quanti, manomettendo la mirabile opera del Creatore, si arrogano il diritto di modificare il DNA di piante, animali ed esseri umani?
Fratelli tutti è un’enciclica che non manca solo di Fede: manca di Speranza e di Carità. Nelle sue parole non si sente l’eco della voce del divino Pastore e del Medico delle anime, ma il ringhiare del lupo rapace o il silenzio sordo del mercenario (Gv 10, 10). Non c’è alcun afflato di amore né per Dio né per l’uomo, perché per volere davvero il bene dell’uomo moderno, occorre scuoterlo dall’ipnosi buonista, ecologista, pacifista, ecumenista, globalista. Per voler bene all’uomo peccatore e ribelle, occorre fargli capire che lontano dal suo Creatore e Signore egli finirà per essere schiavo di Satana e di se stesso, e che la sua fratellanza con altri dannati non rimedierà all’inevitabile inimicizia con Dio; che non sarà il mondo, non saranno i filantropi a giudicarlo, ma Nostro Signore, morto sulla Croce anche per lui.
Credo che questa tristissima Fratelli tutti rappresenti, in un certo modo, il vuoto di un cuore avvizzito, di un cieco privo della vista soprannaturale che crede a tentoni di poter dare una risposta che, egli per primo, ignora. So bene che è un’affermazione triste e grave, ma penso che più che interrogarci sull’ortodossia di questo documento, dovremmo chiederci quale sia lo stato di un’anima incapace di provare uno slancio di Carità, di lasciarsi scaldare da un raggio divino in quel tetro grigiore rappresentato dal suo sogno utopico, caduco, chiuso alla Grazia di Dio.
L’introito della Messa di questa domenica suona per noi di monito:
Salus populi ego sum, dicit Dominus: de quacumque tribulatione clamaverint ad me, exaudiam eos: et ero illorum Dominus in perpetuum. Attendite, popule meus, legem meam: inclinate aurem vestram in verba oris mei.3
È il Signore la salvezza del suo popolo, che sarà esaudito nella tribolazione a patto che ascolti la Sua legge. Nostro Signore ce lo dice senza mezzi termini: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15, 8). L’utopia della Torre di Babele, per quanto possa aggiornarsi e mostrarsi sotto le nuove apparenze delle Nazioni Unite o del Nuovo Ordine Mondiale, è destinata a crollare pietra su pietra, perché non è fondata sulla testata d’angolo che è Cristo.
« Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro » (Gn 11, 6-7).
Il pacifismo mondialista ed ecumenico di Fratelli tutti prospetta un paradiso in terra che si fonda sul non voler riconoscere la Regalità di Cristo sulle società e sul mondo intero; sul tacere lo scandalo della Croce, considerata elemento “divisivo” anziché unica speranza di salvezza dell’umanità; sul non ricordare che le ingiustizie sociali e il male che sono nel mondo sono effetto del peccato, e che solo conformandosi alla volontà di Dio possiamo sperare nella pace e nella concordia tra gli uomini. Uomini che possono essere fratelli solo in Cristo, riconoscendo la paternità di Dio.
L’Enciclica manca di Speranza, intesa come virtù teologale infusa da Dio nell’anima per la quale desideriamo il Regno dei Cieli e la vita eterna, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della Grazia dello Spirito Santo.4 Sperare che una fraternità orizzontale possa garantire la pace e la giustizia non ha nulla di soprannaturale, perché non guarda al Regno dei Cieli, non si basa sulle promesse di Cristo e non considera la Grazia divina necessaria, confidando nell’uomo corrotto dal peccato originale e perciò incline al male. Chi alimenta queste false speranze – ad esempio affermando che «non c’è bisogno di credere in Dio per andare in paradiso»5 – non compie un atto di Carità, al contrario: incoraggia gli empi sulla via del peccato e della perdizione, rendendosi complice della loro dannazione e della loro disperazione. E contraddice le stesse parole del Salvatore: «Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati» (Gv 8, 24).
Aggiungo, con grande dolore, che ultimamente la risposta della Chiesa dinanzi al male, alla morte, alle malattie, alla sofferenza e alle ingiustizie del mondo pare carente, anzi totalmente assente. Come se il Vangelo non avesse nulla da dire all’uomo moderno, o se quello che ha da dire fosse sorpassato e inattuale: «Non voglio vendere ricette che non servono, questa è la realtà».6 Si gela il sangue nelle vene a leggere queste parole: «Dio è ingiusto? Sì, è stato ingiusto con suo Figlio, l’ha mandato in croce».7 Non occorre confutare questa affermazione; basta osservare che se si nega che il peccato sia la causa del dolore e della morte che affliggono l’umanità, si finisce inevitabilmente per addossarne la responsabilità a Dio, accusandoLo di essere «ingiusto» e quindi escludendoLo dal proprio orizzonte. Da qui si comprende come il perseguimento della fratellanza umana si trovi compendiato nelle parole del Salmista: «Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Messia» (Sal 2, 2).
Così la Chiesa – o meglio: la sua contraffazione che la eclissa quasi completamente – non offre più alcuna risposta cattolica all’uomo disperato e assetato di Verità, ma anzi alimenta lo scandalo del dolore e della sofferenza di cui il peccato è causa, addossandone la responsabilità a Dio e bestemmiandoLo come «ingiusto».
Eccellenza, immagino abbia visto i leader pro-vita negli Stati Uniti implorare i Vescovi di dichiarare apertamente che l’aborto è la questione preminente in queste elezioni presidenziali. Ci sono stati diversi Vescovi che hanno detto esattamente il contrario e ora utilizzano i punti di discussione dell’enciclica di Papa Francesco a sostegno delle loro idee. Cosa suggerisce ai Suoi confratelli Vescovi e ai fedeli?
Il silenzio sull’aborto è un segnale terribile del traviamento spirituale e morale di quella parte della Gerarchia che rinnega la propria missione perché ha rinnegato Cristo. E come nell’aborto la madre uccide il figlio che dovrebbe amare, proteggere e generare alla vita terrena, così nella frode presente, la Chiesa, voluta da Dio per generare alla vita eterna le anime, si trova ad ucciderle spiritualmente nel proprio stesso grembo, a causa del tradimento dei propri Ministri. L’inimicizia dei nemici di Cristo non risparmia la Sua Santissima Madre, la cui divina Maternità è in odio a Satana, perché tramite Lei la Seconda Persona della Santissima Trinità si è fatta uomo per redimerci. Se siamo amici della Beatissima Vergine, i Suoi nemici sono i nostri nemici, secondo quanto ha stabilito il Signore nel Protovangelo: «Io porrò inimicizia fra te e la Donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei» (Gen 3, 15).
Ai miei Confratelli ricordo che sono stati unti con il Sacro Crisma come atleti della Fede, non come spettatori neutrali della lotta tra Dio e l’avversario. Ai pochi, coraggiosi Pastori che levano la voce per difendere i principi inviolabili e non negoziabili che il Signore ha sancito nella Legge naturale prego si aggiungano quanti oggi esitano per timore, per pavidità o per un falso concetto di prudenza. Avete la “grazia di stato” per esser ascoltati dal vostro gregge, che riconosce in voi la voce del divino Pastore (Gv 10, 2-3). Non abbiate paura di proclamare il Vangelo di Cristo, come non ebbero paura di affrontare il martirio gli Apostoli e le schiere di Vescovi loro successori.
Ai fedeli, disorientati dal silenzio di tanti pusillanimi, chiedo di elevare la loro preghiera al Cielo, invocando dal Paraclito quelle grazie che solo lo Spirito Santo può infondere nei cuori induriti e ribelli: Lava quod est sordidum, riga quod est aridum, sana quod est saucium. Flecte quod est rigidum, fove quod est frigidum, rege quod est devium. Offrite i vostri sacrifici, le vostre penitenze, i dolori della malattia per la Chiesa e per i vostri Pastori.
L’odio del mondo, di cui Satana è il principe (Gv 12, 31), è la più evidente sconfessione del sogno utopico di Fratelli Tutti. Non vi può essere fratellanza tra gli uomini, se essa prescinde dalla comune paternità dell’unico vero Dio, Uno e Trino. Coloro che predicano l’uguaglianza e la parità dei diritti finché si tratta di dare cittadinanza all’errore e al vizio, diventano intolleranti non appena vedono messo a rischio il potere usurpato; non appena un politico Cattolico, in nome di quella parità di diritti, vuole testimoniare la propria Fede nel legiferare e nel governare. Così la tanto auspicata fratellanza si realizza solo tra i figli delle tenebre, escludendo necessariamente i figli della luce, o costringendoli a rinnegare la propria identità. Ed è significativo che l’unica declinazione di questa fratellanza sembri essere fondata nel rifiuto di Cristo, mentre è considerata impossibile una vera e santa fraternità nel vincolo della Carità, «nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità» (Ef 4, 24).
Con l’unzione della Confermazione il Cattolico diventa soldato di Cristo: un soldato che non combatte per il suo Re e pensa di allearsi al nemico è un traditore, un rinnegato, un disertore. Siano dunque i politici cattolici e quanti ricoprono incarichi istituzionali, testimoni di Colui che per loro ha versato il proprio Sangue: essi riceveranno non solo le grazie necessarie a svolgere il loro compito nella cosa pubblica, ma saranno di esempio ai loro fratelli e meriteranno il premio eterno, che è l’unica cosa davvero importante. «Te nationum praesides honore tollant publico; colant magistri, judices, leges et artes exprimant»8.
11 Ottobre 2020
Divina Maternità di Maria Ss.ma, Domenica XIX dopo Pentecoste
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1. Discorso all’Organizzazione delle Nazioni Unite, New York, 25 Settembre 2015, AAS 107 (2015), 1039. Citato nell’Enciclica Fratelli tutti, 188.
2. L’unica menzione indiretta all’aborto è al n. 24 dell’Enciclica, in cui si denunciano le violenze sulle donne, «poi forzate ad abortire», ma senza che l’infanticidio sia condannato in sé.
Il riferimento al nascituro in Fratelli Tutti n. 18 è molto debole e non menziona esplicitamente il termine «aborto». Spendere solo tre parole sul crimine più abominevole che coinvolge milioni di morti ogni anno nel mondo, non cambia l’evidenza che l’enciclica è letteralmente ossessionata dalla solidarietà umana a sostegno dell’agenda globalista. Inoltre, nel contesto della campagna elettorale statunitense (concomitante con la pubblicazione del documento papale), un’esplicita condanna dell’aborto contraddirebbe apertamente il candidato democratico, fortemente favorevole ad esso.
Aggiungo che i riferimenti ai bambini sembrano più rivolti alle famiglie islamiche, in particolare a quelle degli immigrati, che, secondo Bergoglio, rappresentano il futuro demografico dell’Europa.
3. «Io sono la salvezza del popolo, dice il Signore: in qualunque calamità mi invocheranno, io li esaudirò, e sarò il loro Signore in perpetuo. Ascolta, o popolo mio, la mia legge: porgi orecchio alle parole della mia bocca». Ps. 77, 1, Dominica XIX post Pentecosten, Introitus.
4. CCC, 1817.
5. https://www.independent.co.uk/news/world/europe/pope-francis-assures-atheists-you-don-t-have-believe-god-go-heaven-8810062.html
6. Il Papa: non c’è una risposta alla morte dei bambini, in: Avvenire, 15 Dicembre 2016 - https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-udienza-al-bambino-gesu
7. Ibid.
8. «I capi delle nazioni ti rendano pubblico onore; ti onorino i maestri e i magistrati, le leggi e le arti si facciano tue interpreti», dall’inno Te saeculorum Principem [vedi] per la festa di Cristo Re. [La strofa dell'Inno citata dall'Arcivescovo è tra quelle inopinatamente soppresse dai nuovi messali. Dal link si trova il testo integro - ndr]
OT
RispondiEliminaa cui dar rilievo
https://www.lanuovabq.it/it/covid-il-fatalismo-e-la-replica-degli-errori
UN FILM GIÀ VISTO
Covid, il fatalismo e la replica degli errori
EDITORIALI16-10-2020 Paolo Gulisano
Il numero dei morti che viene comunicato è in linea con quello di molte patologie polmonari di cui non si parla più, ma i messaggi catastrofisti sono la nota dominante. Come a marzo-aprile, le terapie intensive rappresentano un elemento chiave di questa strategia comunicativa, con la prospettiva di una nuova “selezione” dei casi, nonostante per ora ci siano reparti anche vuoti e le cure esistano...
N,B, (Wikipedia): Paolo Gulisano, Nato a Milano nel 1959, a nove anni si trasferisce a Lecco dove vive tuttora. Dopo aver frequentato il liceo Classico A. Manzoni, si laurea in Medicina e Chirurgia, specializzandosi in Igiene e Medicina Preventiva. Cultore e docente di Storia della Medicina, all'attività di medico affianca da anni un impegno culturale di saggista e scrittore...
OT
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EDITORIALI16-10-2020 Paolo Gulisano
Il numero dei morti che viene comunicato è in linea con quello di molte patologie polmonari di cui non si parla più, ma i messaggi catastrofisti sono la nota dominante. Come a marzo-aprile, le terapie intensive rappresentano un elemento chiave di questa strategia comunicativa, con la prospettiva di una nuova “selezione” dei casi, nonostante per ora ci siano reparti anche vuoti e le cure esistano...
N,B, (Wikipedia): Paolo Gulisano, Nato a Milano nel 1959, a nove anni si trasferisce a Lecco dove vive tuttora. Dopo aver frequentato il liceo Classico A. Manzoni, si laurea in Medicina e Chirurgia, specializzandosi in Igiene e Medicina Preventiva. Cultore e docente di Storia della Medicina, all'attività di medico affianca da anni un impegno culturale di saggista e scrittore...
RispondiEliminaQu'attendre d'autre, en effet, de la part d'un homme qui a officiellement renoncé au beau titre de "Vicaire du Christ" ?
Voir la dernière édition de l'Annuaire Pontifical…
L’intolleranza dei cosiddetti “tolleranti”, ai quali appartiene Bergoglio con la sua massonica, anticristiana, sciagurata pseudo-pastorale...
RispondiElimina"Un uomo, da solo, non è capace di trasformarne tanti –/ Può innestare. Può gettare il seme / – ma crescerà il seme per volere dell'uomo? / Questo è ormai di Dio. Il raccolto è di Dio."
RispondiEliminaKarol Wojtyła, 1940
Ma perchè continuiamo a far propaganda alla loggia mondialista massonica che oggi ha in mano la Chiesa, presa con un colpo di mano da un blocco di pagani fin dal 1962... quelle tre pseudo encicliche sono programmi politici di un blocco di sudamericani come i loro regimi komunisti... non chiamatele encicliche... sono programmi mondialisti/komunisti e liberisti che solo i regimi komunisti sudamericani emettono.. e loro ne sono parte attiva.. tutto l'attuale gruppo dentro le mura... --- le encicliche sono leggi della Chiesa Cattolica... ma non sono solo queste e molte altre di altri Papi se Papi si possono chiamare... quelli sono programmi per i pagani come loro.... intanto si stanno scannando come belve....
RispondiEliminaquelle tre pseudo encicliche sono programmi politici di un blocco di sudamericani come i loro regimi komunisti.
RispondiEliminaIl problema è che per la vulgata sono encicliche e sono in troppi a prenderle come tali. Dunque continuare a parlarne non è propaganda, ma denuncia, oltre che riaffermazione della verità. Soprattutto quando lo si fa commentando e motivandone le ragioni.
"... Non vi può essere fratellanza tra gli uomini, se essa prescinde dalla comune paternità dell’unico vero Dio, Uno e Trino..."
RispondiEliminaInfatti quando si prescinde 'dalla comune paternità dell’unico vero Dio, Uno e Trino' la parole corrispondente, calzante, è complicità e non più fratellanza.
Complicità è usata non solo quando si delinque insieme, ma anche tra chi fornica insieme a qualcuno/a ed è vero, nei fatti, sono complici e non amanti e lo sanno.
L'ebbrezza della complicità poggia sulle tacitate conoscenza e coscienza che si sta andando oltre il limite, oltre quello che è lecito, giusto, vero, buono.
La complicità poggia sull'ebbrezza, sulla vertigine del limite infranto, per infrangere il limite si ha bisogno di un complice, compagno/a, e di una vittima o di una vittima complice o di un complice vittima.
Ma complici sono anche coloro che nel pensier si fingono di poter organizzare la convivenza umana, culturale, economica, politica, internazionale, globale in cui gli esseri umani vengono trattati come materiale grezzo da modellare e rimodellare sempre a nuovo e a piacimento delle loro 'pensate'.
Anche i partecipanti a questi gruppi di modellatori del genere umano sono complici in quanto il loro modellar e rimodellare mai contento li porta a considerare la terra il gioco con cui trastullarsi, poco importa se agli altri uomini impongono il loro odioso giogo.
Forse è proprio la sofferenza degli altri uomini che aumenta la loro ebbrezza, la loro vertigine nel pensier fingendosi Dei.
Dove non è fratellanza, fondata sulla "comune paternità dell’unico vero Dio, Uno e Trino" , mi par conseguente concludere, è complicità. Abuso con qualcuno ai danni di un altro o di molti altri. Il Primo che sempre si tradisce è Dio, Uno e Trino, e la Sua Legge, a scendere gli uomini in veste di chi si fa traditore,di chi si fa complice e di coloro che diventano le loro vittime.
In Mons. Viganò io riconosco la voce del Buon Pastore.
RispondiEliminaDeo gratias!
16 ottobre 1793 - 16 ottobre 2020
Martirio di Sua Maestà la Regina Marie - Antoinette
Che l'estrema dignità della Regina nel suo calvario ci sia d'esempio nella grave situazione in cui versiamo!
Bishop Schneider: ‘Today the Church of Rome finds herself in…spiritual collapse’
RispondiEliminaHis Excellency shared his thoughts about Fratelli Tutti with The Remnant Newspaper.
https://www.lifesitenews.com/blogs/bishop-schneider-today-the-church-of-rome-finds-herself-inspiritual-collapse
Oggi è uscita un'altra perla di Mons. Viganò.
RispondiEliminahttps://www.marcotosatti.com/2020/10/16/mons-vigano-risponde-alla-lettera-di-vicente-montesinos/
Grazie anche per questa limpida catechesi!
Viganò è ambrosiano e il vangelo odierno nel rito ambrosiano (Lc 22,31-33) parla proprio di Gesù con Pietro.
Interessante: Gesù sa bene (e lo ricorda a Pietro, imprudentemente baldanzoso nei suoi trasporti d'impeto) che Satana cerca i discepoli per vagliarli come il grano, per separare la pula dal chicco che darà farina e pane. Detto altrimenti: essere messi alla prova fa parte "del pacchetto" ed è permesso da Dio. Gesù stesso ha dovuto fronteggiare la tentazione. Che cosa fa allora Gesù per Pietro? Questo: "io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno". Non prega perché Pietro sia infallibile o integerrimo, ben conoscendo i limiti di una natura umana corrotta dal peccato originale. Gesù sa già che Pietro lo rinnegherà. Ma Gesù è già oltre: il passaggio fondamentale è che Pietro si converta (e lo farà, piangendo amaramente... e lo rifarà anni dopo, accettando il parere di Paolo dopo Antiochia, incassando docilmente l'umiliazione). solo una volta convertito Pietro può esercitare il compito di confermare i fratelli!
Ecco, mons. Viganò ci mostra come oggi il problema non consista nell'imperfezione di Pietro, ma nella assenza di docilità alla conversione.
Dice Mons. Viganò: ... ma se la Provvidenza ci ha voluto oggi mettere alla prova – punire per decenni di traviamenti dottrinali e morali – dandoci come padre un Noè ebbro (Gn 9, 20-27), è purtuttavia nostro dovere coprire le sue nudità con pietà filiale, senza però negare l’ebbrezza del vegliardo discinto".
Dobbiamo innanzitutto guardarci dall'orgoglio, che è l'appiglio principale di Satana su di noi.
"Chi ha la grazia di non essere traviato nella Fede o nella Morale non deve inorgoglirsi per un presunto stato di purezza, ma rendersi conto della grandissima responsabilità che egli ha dinanzi a Dio, alla Chiesa e ai fratelli". "Il timor di Dio ci faccia comprendere quanto sia importante che quello che noi crediamo e professiamo con la bocca, sia creduto dal cuore, e quel che crediamo con il cuore sia compreso dall’intelletto".
Per inciso, il timor di Dio è il richiamo costante del vangelo odierno in rito romano.
Ancora Viganò: "...la nostra umiltà risiede nell’accettare di indossare la veste preziosa della Grazia, che cancella le nostre miserie e ci rende degni di sedere alla tavola del Re. Pretendere di partecipare al banchetto con i nostri stracci non sarebbe umiltà, ma presunzione; credere che quella veste ci sia dovuta, ci renderebbe degni delle tenebre esteriori"...
..."Questo dev’essere il nostro atteggiamento dinanzi alla crisi: rimanere dove dobbiamo essere, come quel sacerdote rivestito dei paramenti sacri. Non dobbiamo scendere quei gradini così come Cristo non è sceso dalla Croce, né cercare altrove quella salvezza che ci viene solo dall’altare, dalla Vittima immacolata, dalla Croce di Cristo. Dobbiamo fare quello che «semper, ubique, et ab omnibus» è stato fatto per duemila anni: immolarci con Fede e Carità, con umiltà e costanza, con timor di Dio e zelo per le anime. Passeranno i Papi e i Principi della Chiesa, passeranno i potenti della terra e la scena di questo mondo: ma la Messa e il Sacerdozio rimarranno fino al giorno del Giudizio".
Amen.
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RispondiEliminaTralcio, grazie. L'ho già programmato per domattina e non pubblicato subito per non oltrepassare troppo velocemente testi ancora raggiungibili da altri lettori e comunque da soppesare.
RispondiEliminaFate un lavoro veramente meritorio e da voi c'è sempre tanto da imparare.Il cielo e la terra passeranno ma la parola del Signore non passerà.Grazie ed avanti.
RispondiElimina