Non ho visto osservazioni sulla variazione della formula consacratoria, che anch'io ho visto solo in questi giorni (non ce n'era traccia nelle anticipazioni disponibili): «Consegnandosi volontariamente alla passione» invece di "Offrendosi liberamente alla Sua Passione". La consegna volontaria non può sostituire l'Offerta libera di Cristo (vittima offerta per espiare i nostri peccati). Travisa il motivo del Sacrificio di Cristo, non più vittima sacrificata per noi ma un eroe che dà la sua vita, e riduce la sua Azione teandrica a un bel gesto simbolico cui ispirarsi. Così si allontana ulteriormente dalla mente dei fedeli la realtà del Santo Sacrificio, presupposto dall' "offrendosi". La transustanziazione rischia di diventare transignificazione, alla maniera protestante. Siamo in pieno abominio della desolazione.
Bonus Dominus, et confortans in die tribulationis, et sciens sperantes in se (Na 1, 7).
«Il Signore è buono e conforta nel giorno della tribolazione e conosce coloro che sperano in lui». Il nostro amato Redentore ci parla sempre al momento giusto, rivolgendoci le parole di cui abbiamo bisogno. Le Sue consolazioni, secondo il duplice significato del verbo latino, rinvigoriscono il cuore stabilendolo nella pace. Sapendo di essergli ben noti, non possiamo lasciarci turbare da alcun fatto esterno né da chi trama nell’ombra: «Che cosa macchinate contro il Signore? Egli stesso realizzerà il compimento; non sorgerà una duplice tribolazione» (Na 1, 9). Il Dio geloso e vendicatore non lascerà impuniti gli avversari ma, scuotendo la terra, li consumerà come paglia secca (cf. Na 1, 2.5. 10). «Nel diluvio che passerà, porterà a perfezione il suo tempio e i suoi nemici saranno inseguiti dalle tenebre» (Na 1, 8): lo sconvolgimento in corso serve a completare la raffinazione di coloro che formano la Sua casa terrena, la santa Chiesa Cattolica.
Molti mi domandano se la Messa, con l’entrata in vigore della nuova edizione del Messale di Paolo VI, sarà ancora valida. Su questo non esiste il minimo dubbio: l’unica cosa che potrebbe invalidarla sarebbe una modifica sostanziale delle parole della consacrazione: «Questo è il mio corpo… Questo è il calice del mio sangue». Nemmeno l’epiclesi è essenziale ai fini della transustanziazione, benché abbia la sua importanza nell’esprimere l’intenzione del celebrante. Tuttavia il ritocco apportato al secondo canone (la menzione della rugiada) non è altro che una resa più fedele dell’originale latino; del resto si tratta di un’immagine biblica che di per sé non nega l’intervento dello Spirito Santo. Ben peggiore, a tale proposito, è la formulazione delle preghiere eucaristiche composte dalla Conferenza Episcopale Svizzera e prontamente adottate da quella italiana, fin dal 1983, nella seconda edizione del Messale: il Paraclito vi è invocato non perché trasformi il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, ma perché «egli sia presente in mezzo a noi con il suo Corpo e il suo Sangue».
Nella terza edizione tipica latina del 2002 – la cui versione italiana la C.E.I. ci ha fatto aspettare per ben diciotto anni, rifilandoci infine un’altra cosa – quell’inaccettabile manomissione linguistica e concettuale era stata doverosamente corretta con l’esplicita affermazione della verità dogmatica (ut Corpus et Sanguis fiant dilecti Filii tui, Iesu Christi, con l’eventuale aggiunta di nobis: cioè a nostro vantaggio o in virtù della nostra fede…?). Sarà interessante verificare se la nuova “traduzione” ha recepito o meno questa necessaria rettifica, anche se – ribadisco – neppure questo mette in pericolo la validità della Messa, pur incidendo negativamente, a lungo andare, sulla mens del celebrante. In realtà, al di là delle arbitrarie modifiche apportate a testi fondamentali come il Gloria e il Pater, le quali non faranno altro che indebolire ulteriormente il senso di continuità della preghiera pubblica della Chiesa, il danno più grave, a livello verbale, è già stato fatto fin dall’inizio e non vi si è ancora apposto rimedio: funzionari così solerti nell’emendare la versione in vernacolo non si scompongono affatto se ut intres sub tectum meum è reso con partecipare alla tua mensa…
Anche un bambino capisce perfettamente che altro è affermare che il Figlio di Dio sta per fare il Suo ingresso in casa nostra, cioè in noi, altro evocare un banchetto che abbia genericamente a che fare con Lui. Quella sarebbe una traduzione? o piuttosto una falsificazione del testo? Così, a forza di ripetere quell’insulsaggine per cinquant’anni, clero e fedeli han perso la fede nella Presenza reale, già sminuita e oscurata da tutto il resto del rito, confezionato a tavolino perché potessero usarlo anche i protestanti… Ci si può meravigliare ancora se tanti, incoraggiati da preti e vescovi, hanno deciso di fare a meno della Messa, o se Bergoglio telefona a Conte dichiarandosi pronto a chiuder di nuovo le chiese? Se pregare tra le mura domestiche è la stessa cosa, a che serve il Santo Sacrificio? Le modifiche più sostanziali della nuova edizione del Messale, d’altronde, non riguardano le parole, bensì alcune rubriche: proprio quelle – guarda caso – riguardanti la postura da tenere durante la consacrazione e la modalità di fare la comunione.
Siamo di fronte, dunque, all’ennesima operazione diversiva: i soliti manipolatori hanno attirato la crucciata attenzione di tanti sugli uomini amati dal Signore e sul non abbandonarci alla tentazione, così da distoglierla dalle loro vere intenzioni: ridurre ulteriormente i segni esterni di adorazione, già scarsissimi, nei confronti del mistero eucaristico. In tal modo si sancisce sul piano normativo una prassi sempre più diffusa e finanche imposta col pretesto dell’epidemia: quella di non inginocchiarsi quasi mai e di ricevere il Sacramento sulle mani. Quei cripto-luterani, piazzati a capo degli uffici nazionali della conferenza episcopale, vogliono sradicare persino gli ultimi residui di fede nel bene in assoluto più prezioso di cui la Chiesa disponga. Chi di voi, allora, non ha la possibilità di partecipare regolarmente alla Messa tradizionale, oltre a recitare le preghiere nella versione finora usata (magari a bassa voce per non creare ulteriore disordine), curi con particolare zelo l’onore e il rispetto cui ha diritto il Signore nell’Eucaristia.
Gli effetti della cosiddetta “riforma liturgica”, tuttavia, non si limitano a questo, per quanto grave. Essa ha ingenerato, infatti, tutta una mentalità per la quale la religione cattolica non è più un deposito consegnato una volta per sempre dagli Apostoli, da custodire gelosamente e trasmettere inalterato, bensì l’arena di libere interpretazioni, fantasiose sperimentazioni, impreviste evoluzioni… Il pontificato attuale non è altro che il punto culminante di una parabola iniziata sessant’anni fa; chi lo esercita è il perfetto campione di un clero rifatto come un prodotto di sintesi, risultato di un esperimento di laboratorio condotto globalmente in seminari, conventi e facoltà teologiche. Tale snaturamento del sacerdozio è stato innescato – per poi incentivarlo ulteriormente – da un processo di sistematica rilettura antropocentrica del cristianesimo, il quale altro non è che una sua deliberata falsificazione in senso immanentistico, celante in sé un consapevole rigetto della trascendenza.
La completa revisione del credo cattolico si fonda su questa scelta e la promuove, con il conseguente rifiuto di Gesù Cristo come Dio fatto uomo, della Scrittura come testo sacro avente lo Spirito Santo per autore principale, della Tradizione come canale della Rivelazione, del Magistero come norma prossima vincolante per la fede e la morale, della Chiesa come società perfetta santa per essenza, della liturgia come culto reso a Dio… in una parola, della dimensione soprannaturale. Conseguenza inevitabile è l’abbandono della vocazione alla santità e di ogni sforzo di santificazione, ridotti a chiacchiere vuote e inconcludenti con cui riempire di vanità cuori fatui, credenti nel nulla perché perfettamente materialisti. È da questo brodo di coltura che vengono selezionati i membri del clero, meglio se inclini alla sodomia: succubi, smidollati e… ricattabili. Il caso MacCarrick è emblematico di una casta malata e in parte putrefatta: vi stupite che sia stato trattato in modo inadeguato da quanti han tutto l’interesse a non far emergere la capillare corruzione in cui sono coinvolti di persona?
Il Signore, Dio geloso e vendicatore, li castigherà a dovere e, se non si convertono, li tratterà come erbaccia completamente rinsecchita di fronte al fuoco: oltre alle punizioni terrene, che includono la loro stessa degradazione morale, per chi resiste ad ogni richiamo c’è l’Inferno. Da parte vostra, non lasciatevi derubare da quella gentaglia dei beni inestimabili di cui godete e che nessuno potrà mai togliervi, se non li perdete per colpa vostra: la fede, la grazia, la compagnia del Cielo. La resistenza, al tempo d’oggi, richiede lo sviluppo di virtù eroiche: e di che vi lagnate, se la Provvidenza ha disposto che vi facciate santi così? Il Signore conosce coloro che sperano in Lui e non soltanto non li delude di certo, ma li colma di favori spirituali e materiali per aiutarli a raggiungere la mèta e ad occupare il posto loro assegnato in Paradiso, con il grado di gloria in vista del quale ognuno è stato creato. Forti di tali certezze e già inizialmente partecipi della condizione futura, qual danno sostanziale potrete patire dai malvagi? A meno che non abbiate già deciso, in cuor vostro, che le cose andranno nel peggiore dei modi… ma dov’è la fiducia in Dio?
Diligite Dominum, omnes sancti eius, quoniam veritatem requiret Dominus, et retribuet abundanter facientibus superbiam. Viriliter agite, et confortetur cor vestrum, omnes qui speratis in Domino (Amate il Signore, voi tutti suoi santi, poiché il Signore ricercherà la verità e retribuirà in abbondanza quanti operano con superbia. Agite virilmente e si rinvigorisca il vostro cuore, o voi tutti che sperate nel Signore; Sal 30, 24-25).
Per ogni "Pietro" Il Signore ha posto sin dall'inizio un "Paolo" che all'occorrenza correggeva Pietro che è il Vicario di Cristo e questo per il bene della Chiesa. Ogni Papa ha avuto sempre il suo Paolo (maschio o femmina non importa) che all'occorrenza lo guidava o semplicemente lo consigliava... nella storia della Chiesa.
RispondiEliminaIl problema è che da alcuni anni a questa parte Pietro non accetta più la correzione dei vari Paolo che il Signore elegge di volta in volta a seconda della bisogna.
Sicuramente sussiste un problema di eccessivo orgoglio anche nei consiglieri di Pietro, o addirittura in alcuni casi di superbia , nel non voler mai ascoltare la voce di chi dissente, e questo ha determinata errori su errori che è sempre più difficile correggere. .
Per esempio il Padre Nostro.... non bisognava cambiarlo!!! Il Signore questo non ce lo può perdonare e ne subiremo tutti noi italiani le conseguenze in quanto essendo il" popolo eletto a conservare la vera Fede " non abbiamo protestato con forza come si conviene in questi casi .
Ognuno può esprimere la sua opinione, in un momento di grave confusione come questo, visto che si oscurano tante certezze antiche.
RispondiEliminaVorrei osservare allora, circa il titolo che proclama in modo perentorio "impossibile" che la Messa diventi invalida, che esso può generare un'illusione: se noi fossimo certissimi che la Messa non diventasse MAI invalida, nè oggi nè mai, nonostante TUTTE le inaudite e aberranti alterazioni a cui assisteremo, allora dovremmo pensare che NON si avvereranno MAI le profezie delle Scritture: Dn 9,27, Ap. 12,13 e S.Paolo 2Ts, e inoltre quelle di tutte le apparizioni che le confermano, principalmente la predizione chiarissima su Roma pronunciata dalla Madre di Dio a La Salette, 1846. Noi sappiamo che le Scritture si avvereranno INFALLIBILMENTE e che il Santo Sacrificio cesserà, per un certo tempo, dopo cento metamorfosi, in vista della unica religione mondiale, come già si evince dai FATTI in corso.
Quindi credo che ci vorrebbe un chiarimento importante circa la presunta impossibilità qui dichiarata con inappellabile sicurezza.
L'autore per trovare il significato di 'ut nobis' potrebbe interrogare tutte intere le preghiere eucaristiche, invece di riflettere su un singolo elemento
RispondiEliminaLe preghiere eucaristiche postconciliari hanno due epiclesi pneumatologiche, una prima e una dopo il racconto dell'Istituzione, ed entrambe chiedono due cose: di convertire i doni nel Corpo e nel Sangue di Cristo e far si che partecipando ad essi siamo santificati e diventiamo un solo Corpo. La prima epiclesi però esprime però principalmente la prima richiesta, mentre quella successiva esprime la seconda. Da ciò si può esplicitare che il significato dell'ut nobis (presente tra l'altro nel Canone Romano) è riassumibile con un 'a nostro favore, per il nostro bene'
L'autore ha sostanzialmente ragione su molti punti, soprattutto riguardo i due pesi utilizzati nel ritradurre o no vari punti e la modifica delle rubriche (per esempio il colore nero è ancora sconsigliato)
RispondiEliminaAnche se la sua tesi che il fine dell'epiclesi sia esprimere l'intenzione del celebrante è discutibile, perché così non si spiegano le epiclesi delle anafore orientali che sino poste dopo la Consacrazione, quando esprimere l'intenzione non serve più
1. Ho inserito nell'incipit una riflessione sulla formula consacratoria (forse una delle 'variazioni' più gravi passata troppo inosservata. In ogni caso non l'avevo colta se non in questi giorni, mancando nelle anticipazioni a me note).
RispondiElimina2. Sulla "rugiada" può essere utile rivedere quanto ho già scritto (molti la ritengono la 'variazione' più innocua, ma non possiamo ignorare le assonanze nella Scrittura e quindi nella conseguente interiorizzazione dei fedeli) :
Nella seconda preghiera eucaristica, troviamo la sostituzione delle parole che precedono la Consacrazione, cioè quelle della cosiddetta Epiclesi(*); per cui, anziché dire: Scenda o Signore il Tuo Santo Spirito, su questi doni che ti offriamo, perché diventino il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo nostro Salvatore, si dirà : Scenda o Signore LA TUA “RUGIADA”.....
Anche se si tratta di una traduzione più letterale del discusso testo latino del 1969: «Hæc ergo dona, quǽsumus, Spíritus tui rore sanctífica / Ti preghiamo, santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito», le traduzioni precedenti avevano preferito il termine meno letterale “effusione”, ma di fatto il senso è esattamente lo stesso, già a suo tempo stigmatizzato dai cardinali Ottaviani e Bacci nel “Breve esame critico” del Novus Ordo Missae nei seguenti termini: «abbiamo sorvolato sui nuovi canoni, di cui il secondo ha immediatamente scandalizzato i fedeli per la sua brevità. Di esso si è potuto scrivere, tra molte altre cose, che può essere celebrato in piena tranquillità di coscienza da un prete che non creda più né alla transustanziazione né alla natura sacrificale della Messa, e che quindi si presterebbe benissimo anche alla celebrazione da parte di un ministro protestante».
Ora, nella Bibbia la rugiada è sempre stata usata, di volta in volta, come metafora dello Spirito, della misericordia divina o comunque di elemento fecondante dell'azione divina; ma perché usare la metafora quando è già in uso il riferimento specifico allo Spirito Santo? Inoltre la nuova espressione ricorda immediatamente il Sl 133 (il canto delle ascensioni: il pellegrinaggio a Gerusalemme) "Ecco quant'è buono e quant'è soave che i fratelli vivano insieme! ... è come la rugiada che scende dall'Ermon sui monti di Sion; là infatti il SIGNORE ha ordinato che sia la benedizione, la vita in eterno". Ed ecco che subdolamente, anche qui, sia pure non direttamente affermato, viene evocata la riunione fraterna (a scapito del sacrificio) e allontanata ancor più la Presenza Reale, sostituita dal Dove sono due o più nel mio nome, io sono in mezzo a loro, che è vero e significativo, ma non è la stessa cosa rispetto a quanto specificamente accade come Actio di Cristo Signore nella Santa Messa.
___________________
* Ancora a proposito dell'epiclesi (invocazione e conseguente azione dello Spirito Santo). Se l'Oriente cristiano pensa all'epiclesi, su cui pongono l'accento alcuni Padri greci dopo lo scisma, ritenendola necessaria perché avvenga la transustanziazione, è ben più convincente l'accentuazione di Sant'Ambrogio sulle "parole efficaci" (sermo operatorius) di Gesù della formula consacratoria: si tratta di parole che operano direttamente ciò che significano perché pronunciate da Lui, presente nella persona del Sacerdote. Lui, che è il Verbo, la Seconda Persona della Santissima Trinità, incarnatasi nell'uomo Gesù di Nazareth, nel quale è contemporaneamente presente il Padre il Figlio e lo Spirito Santo.
o piuttosto che il Salmo 133 è ispirata da quella che Pio XII aveva, non molti anni prima, identificato come forma dell'ordinazione episcopale
RispondiEliminain Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum, coelestis unguenti rore sanctifica
padre Cekada ha scritto tempo addietro un chiarissimo articolo in cui dimostra appunto che questa proposizione esprime, oltre all'ordine episcopale, l'invocazione dello Spirito Santo
inoltre tutta questa polemica sulla rugiada rischia di oscurare i veri problemi della PEII, tra i quali
- un prefazio ispirato al rendimento di grazie dell'anafora della Diataxeis, ma da cui sono stati rimossi sia termini arcaici (come il definire il Verbo come 'inseparabile' o 'angelum voluntatis tuae') o che potevano 'turbare i fedeli' (come 'vincula diaboli dirumpat', 'infernum calcet', 'iustos illuminet')
- un'anamnesi in cui i termini sacrificali sostanzialmente stati ridotti a un misero offerimus, che è poco rispetto non solo al Canone ma anche alle PE3 e 4
- delle intercessioni per la Chiesa incentrato solo sulla gerarchia e il clero. il tanto disprezzato Canone riesce a essere molto più inclusivo ed aperto pur mantenendo fermo il timone sul fatto che la Chiesa è gerarchica
- infine una brevità che la porta a essere scelte praticamente sempre nelle messe feriali e in gran parte di quelle festive, con conseguenza il favorire una mentalità del tipo 'più di 45 minuti la Messa non deve durare' che è insultante verso la dignità del Sacrificio
my2c
a prescindere dal fatto che l'epiclesi sia o no parte della forma del Sacrificio Eucaristico questo argomento non mi convince
RispondiEliminain primis Ambrogio non lo usa: lui usa cita le Parole come prova per giustificare davanti ai suoi catecumeni la Reale Presenza, perchè sicuramente le parole uscite dalla bocca di colui che è la Via, la Verità, la Vita sono vere e divine
e dopo comunque cita una grande sezione del Canone
"...la Chiesa come società perfetta santa per essenza"
RispondiElimina" Il caso MacCarrick è emblematico di una casta malata e in parte putrefatta: vi stupite che sia stato trattato in modo inadeguato da quanti han tutto l’interesse a non far emergere la capillare corruzione in cui sono coinvolti di persona? "
La Chiesa è santa anche quando pecca, diceva probabilmente McCarrick ai seminaristi per sormontare i loro scrupoli di coscienza.
... Ma tu, Signore, fino a quando ti dimenticherai di noi, fino a quando distoglierai da noi il tuo sguardo? Quando ci guarderai e ci esaudirai? Quando illuminerai i nostri occhi e ci mostrerai la tua faccia? Quando ti restituirai a noi?
RispondiEliminaGuarda, Signore, esaudiscici, illuminaci, mostrati a noi. Ridònati a noi, perché ne abbiamo bene: senza di te stiamo tanto male. Abbi pietà delle nostre fatiche, dei nostri sforzi verso di te: non valiamo nulla senza te.
Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti...
S. ANSELMO, Proslogion
S.Bambino Gesu' di Praga : " Piu' mi onorerete piu' vi esaudiro'"
RispondiEliminaIl tutto fa una somma.Una montagna con una sola pietra equivale ad una composta di tante pietre.Questo insistere senza dimostrare è poco veritiero.Anche una messa nera è valida.Scandalizza il tiepidume del clero.Il non abbandonare significa dire che questo clero,che conosciamo incline a pachamame con priapo, sia più perfetto di Ns Signore e degli Apostoli e XX secoli di Papi e Clero.
RispondiEliminaDanilo Quinto citando san Tommaso si pone per invalidità dopo ultima riforma.Pone l'accento sulla causa agente della rugiada che non è più lo Spirito Santo.E quindi non è lo Spirito ad agire sulla causa strumentale (formula consacratoria).Il ragionamento ci sta, se celebra un sacerdote che è apostata in comunione con un papa apostata quella rugiada del padre diviene rugiada dela padre di menzogna.L'intenzione del ministro validamente ordinato è vincolante sulla validità e non è dato conoscerla al fedele.
RispondiElimina