Un argomento di stretta attualità su cui non abbassare la guardia in relazione agli incombenti venti di cambiamento purtroppo non orientati alla Dottrina sociale della Chiesa.
“Il pericolo dell’ecologismo e la corretta dottrina della creazione”: puntata odierna dell’Osservatorio Van Thuân a Radio Maria.
Con la presentazione del XII Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa e del recente volume “Da Dio al Bio”, si parlerà dell’importanza della comprensione del pericolo ecologista attraverso la luce della corretta dottrina della creazione.
La prossima puntata della trasmissione “La Dottrina sociale della Chiesa oggi”, curata dall’Osservatorio ogni terzo sabato del mese su Radio Maria, sarà dedicata al tema: “Il pericolo dell’ecologismo e la corretta dottrina della creazione”.
Questo sabato, dunque, 20 febbraio, dalle ore 21.00 alle 22.30, tratterranno dell’argomento Don Samuele Cecotti (Osservatorio Card. Van Thuan), che parlerà della necessità di una corretta teologia e di come intendere l’espressione “autonomia delle realtà temporali” e Guido Vignelli (Saggista, autore del recente volume: “Da Dio al Bio”), che presenterà il pericolo di una svolta ambientalista rivoluzionaria e della concezione ecologista dell’uomo.
L’intento è sempre quello di affrontare i temi cari al Magistero della Chiesa, approfondendo la riflessione sul concetto di Dio creatore e provvidente, sulla visione antropologica ecologista e quali scenari prospettati dalla cosiddetta “transizione ecologica”. Il conduttore Fabio Trevisan tratterà, con l’ausilio dei graditi ospiti, quanto l’ecologismo debba essere visto alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, anche attraverso interviste e domande.
C'è la possibilità da parte degli ascoltatori d’intervenire in diretta, a partire dalle ore 22, telefonando al numero della redazione di Radio Maria: 031/610.610.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/18/leuropeismo-fideistico-di-draghi-ci-portera-alla-rovina/6105679/
RispondiEliminaPaolo Maddalena
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale
L’europeismo fideistico di Draghi ci porterà alla rovina
Mario Draghi, nella replica di ieri, ha confermato che le sue idee non sono affatto coerenti con la realtà che viviamo.
Egli concepisce l’Europa come la panacea di tutti i mali e afferma con forza che l’Italia sarà europeista e atlantista. Sfugge, al nostro Capo del governo, che i mali italiani derivano soprattutto dalle diseguaglianze economiche fra i Paesi europei, tra cui primeggiano Francia e Germania, con i quali Draghi intende stringere più stretti rapporti, dimenticando che questi due Paesi si sono impossessati di gran parte delle fonti di produzione di ricchezza italiana.
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segue Paolo Maddalena
RispondiEliminaL’Europa così com’è non funziona e deve essere riformata. Occorre mettere su un piano di parità economica e sociale tutti gli Stati membri e realizzare un effettivo mercato interno dove non ci siano paradisi fiscali, come Olanda e Lussemburgo, e solo allora si potrà parlare di condizione di parità tra gli Stati membri, come prescrive l’articolo 11 Cost.
Questa fideistica affermazione di europeismo italiano non ha senso con gli attuali manovratori d’Europa, tra i quali, purtroppo, dobbiamo inserire il nostro Presidente del Consiglio dei ministri. In questo modo Draghi ci porta alla rovina e non alla salvezza dell’Italia.
Sono belle le sue parole sull’unità del Paese, sugli sforzi comuni dei partiti, sull’impegno dei cittadini, per ricostruire la nostra economia, ma sono parole vuote di significato, parole al vento, che sanno solo di retorica, perché non affrontano il problema centrale che affligge L’Italia. E il problema centrale è il sistema predatorio, patologico del neoliberismo di cui Mario Draghi è uno dei massimi esponenti...
segue Paolo Maddalena
RispondiEliminaUn sistema che distrugge i deboli e rafforza i forti. Lo dice espressamente, nel suo discorso, il nostro Presidente, quando afferma che le imprese decotte non devono essere aiutate.
Non si accorge, Mario Draghi, che in questo modo egli fa saltare la più grande fonte di ricchezza nazionale e cioè l’artigianato, che è un patrimonio di sapienza proprio del nostro Paese e che è saldamente tutelato dall’articolo 45 della Costituzione, secondo il quale: “La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”. Ma Draghi pensa soltanto ai soldi, segue l’ordoliberismo di Von Hayek e non tutela affatto i valori del lavoro artigianale che ha avuto origine e sviluppo, da secoli, inserendosi nelle tradizioni stesse del nostro Paese.
Ma c’è di più, Mario Draghi dimostra di non avere la minima concezione giuridica del concetto di sovranità arrivando ad affermare che l’euro è irreversibile.
Dobbiamo chiederci a quale soggetto è stata trasferita la nostra sovranità monetaria in base alla quale è possibile creare una moneta dal nulla conferendogli corso legale nell’ambito dell’intera Unione. Certamente la sovranità non può essere stata trasferita alle banche centrali dei vari Paesi, che sono private e indipendenti dai relativi Stati, e tantomeno nella Bce, che come le banche centrali, formate da banche private, è anche essa una banca privata. Insomma si tratta di singoli soggetti che non possono essere considerati titolari di sovranità.
Segue Paolo Maddalena
RispondiEliminaE allora a chi è stata trasferita la sovranità monetaria italiana che avremmo perduta? Forse alle potenze finanziarie straniere? No! Si tratta solo di limitazioni di sovranità e quest’ultima è rimasta negli Stati membri dell’Unione.
E si tenga presente che, ai sensi dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, ogni Stato può recedere dall’Unione e far venir meno, per quanto di competenza, quella parte di sovranità su cui poggia l’euro.
La verità è che così Mario Draghi punta il suo sguardo sul successo della finanza e dimentica che il lavoro degli italiani e degli europei può avere la sua tutela non dalla finanza, che non crea occupazione e ricchezza, ma solo la trasferisce dai lavoratori agli speculatori, gettando i primi sulla strada e arricchendo i secondi, ma dalla tutela delle fonti di produzione di ricchezza nazionale, attraverso il suo affidamento a Enti pubblici (art. 43 Cost.), e non alle S.p.A., le quali possono essere acquistate a prezzi stracciati da chicchessia.
Per governare l’Italia Draghi dovrebbe rinunciare al dogma nel quale crede: quello della privatizzazione della ricchezza nazionale, che fraudolentemente viene trasferita dal popolo a singoli speculatori, togliendo allo Stato i mezzi economici con i quali possa perseguire fini di interesse pubblico generale. Questo dogma di Draghi è contro l’esistenza stessa degli Stati nazionali e annienta il principio indiscusso dell’autodeterminazione dei popoli, solennemente affermata dalla Carta di Sant’Agata dei Goti, sottoscritta, a suo tempo da Raffaele Coppola e da Pierangelo Catalano e tutt’ora sostenuta dal Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il Professor Zamagni.
Ripudio pertanto in pieno il programma evanescente di Draghi, che indica i fini, ma non i mezzi per la ricostruzione dell’Italia e lo invito a uniformarsi alla nostra Costituzione, come gli impone l’articolo 54 Cost. quando afferma che tutti devono osservare la Costituzione e che “i cittadini cui sono affidate pubbliche funzioni hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
fine
O.T.
RispondiEliminaSi sono dimessi il Cardinale Sarah e il Cardinale Comastri, si sa qualcosa in più in merito?
Giusto in tema...
RispondiEliminaL'EGEMONISMO
RispondiElimina(CON PICCOLE, MODESTE NOTE DI TEOLOGIA DELLA STORIA)
Manca un po' dovunque l'abitudine e, prima ancora, la volontà di farsi delle domande. A partire dalla realtà e, ancora, dalla storia oltre che dalla Scrittura e, quindi, da quella Tradizione che la precede.
Vicende a cui partecipo in alcuni ambiti mi portano a domandarmi se davvero possiamo pensare al controllo ed al potere, come abbiamo sempre fatto fin'ora: vedendolo come il teatro di tentativi di prevalenza territoriale, culturale, politica, idelogica.
E se, invece, non sia opportuno non solo guardare in faccia al potere ed ai suoi modi di manifestarsi, di conservarsi ed espandersi, come si è sempre fatto, ma chiedersi come l'idea stessa dell'egemonia stia diventando non solo metodo ma il fine ultimo del potere.
E chiedersi come non esista più egemonia finalizzata al potere, ma il potere -OGNI POSSIBILE POTERE- si stia facendo servo dell'egemonia. Più precisamente della mentalità egemonica
E, visto che il termine 'egemonia' potrebbe richiamare contenuti culturali i più diversi, intendo subito sostituirlo con 'egemonismo', il mostro che inghiotte ogni ideologia, ogni religione, ogni dialogo o scontro fra le stesse, ogni cultura, ogni rivendicazione, diritto o obbligo, brandendoli in funzione di sè, del suo accrescersi inarrestabile.
Il mostro che mette al primo posto l'occupazione di spazi reali o virtuali, di ogni discorso pubblico e -ormai- privato, essendosi frantumati gli argini fra l'uno e l'altro.
Non è più questione di potere politico, temo. Nè di potere economico, mediatico, di prevalenza culturale o ideologica. Ormai ogni recinto è attraversato, superato e frantumato da venti egemonici. Egemonica, intimidente sembra essere anche l'aria che respiriamo e che espiriamo.
Risalendo, nella storia, nella nostra storia potremmo averlo già incontrato. E battuto.
La Chiesa è stata tentata e molte volte è caduta nella tentazione di esercitare l'egemonia, rimanendone vittima lei col messaggo evangelico.
Non è questione, sia chiaro, della complessità dell'et-et cattolico o del prevalere di una corrente più o meno ideologizzata, come ad esempio il Modernismo o la Teologia della Liberazione: è quel senso soffocante di occupazione di ogni spazio che travalichi la libertà.
E' il fermarsi ad assaporare quel 'dunque, tu sei Re', senza scuotersi per rispondere, senza indugio alcuno che, in realtà, il 'Regno' a cui alludiamo 'non è di questo mondo'.
E' il rimanere chiusi nella prospettiva dello spazio con la tettoia che, eliminata la Trascendenza e ogni metafisica, ci porta a vedere solo realtà che sguazza nel visibile, incluso quello che vediamo con microscopi o telescopi astronomici. Pensare che ogni salvezza venga o si compia nel creato o nel tempo, incluso -anzi sopratutto- il tempo che non c'è ancora, il futuro.
La Chiesa l'ha vinta questa tentazione.
Certo adesso essa è dominata, violentata, strattonata da correnti. E' spogliata dalla sua tunica e indossa abiti che all'esterno appaiono quelli del dileggio, mentre le spine ne feriscono il capo, obnubilandole la vista.
Alla mercè, anch'essa di chi la conduce a processo, 'dove non vuole'. In balia di ogni doxa, opinione; inclusa la nostra.
Ma non più 'mimetica', al contrario!
Pronta a farsi, essa stessa, volontà dell'Altro.
Sebastiano Mallia su Fb
L’evento ha ovviamente suscitato tristi reazioni e vive ansie nell’ambiente “conservatore” e “tradizionalista” per la perdita di un Cardinale “amico” in Curia Romana.
RispondiEliminaVa tuttavia rilevato – e Radio Spada l’ha sempre fatto – che al netto del fatto che il Prefetto emerito abbia varie volte pubblicate celebrato la messa tradizionale e abbia preso varie volte “posizione” (ci sia permesso questo eufemismo) su alcune difformità dell’attuale corso ecclesiale, la sua azione non ha per niente ostacolato la grande marcia del neomodernismo e del programma bergogliano. Anzi …
Ricordiamo infatti la sua firma all’abolizione fattuale del ricordo liturgico della miracolosa traslazione della Santa Casa da Nazareth a Loreto (vedi L’occultamento dei miracoli: dalla Madonna del Buon Consiglio a Loreto); e alla introduzione della becera invocazione Solacium migrantium alle Litanie della Madonna (vedi “Solacium migrantium”. L’immigrazionismo irrompe nelle Litanie Lauretane).
E come dimenticare la difesa (e relativo spettacolino) del celibato ecclesiastico mentre nei Giardini Vaticani si venerava Pachamama (vedi Libro Ratzinger-Sarah. Fraternità San Pio X: “Fallimentare difesa del celibato” – Salvate il soldato Sarah. Operazione-celibato finisce male. Gaenswein: «No a Ratzinger coautore e a firma conclusioni»)?
E chi si scorda gli sperticati elogi di Bergoglio (vedi Sarah manda in tilt i conservatori? «Francesco figlio fedele di S. Ignazio, sintonia Ratzinger – Bergoglio» / Implosioni conservatrici. Card. Sarah: “Non si può citare mia parola contro Papa. Ridicolo opporci”)?
Insomma tante medaglie al merito della instabilità e della pusillanimità!
Tanto fasto che ha trovato il giusto coronamento nella sublime nota della Congregazione del Culto Divino, da lui firmata, in merito al rito delle ceneri anti-covid con l’imposizione delle ceneri senza la formula prescritta. Come se il profferirla fosse veicolo di contagio …
Per tal gloriosa carriera non rimpiangiamo affatto Sarah, né indossiamo le gramaglie. Auguriamo a Sua Eminenza il meglio per il suo futuro: un “meglio” che sia la lotta aperta al modernismo.
https://www.radiospada.org/2021/02/il-card-sarah-si-e-dimesso-da-prefetto-del-culto-un-commento-senza-patemi/
RispondiEliminaBisogna precisare che il card. Sarah si è dimesso per raggiunti limiti d'età,
ossia i 75 anni previsti dal regolamento, istituito mi pare da Paolo VI.
Non per altri motivi. Il Papa ha accettato le dimissioni? Sembra di sì
ma non è del tutto chiaro dai resoconti giornalistici. IL Papa, se vuole,
può manenerlo ancora in carica. Il Papa è al di sopra della legge positiva
della Chiesa.
Dare la notizia senza precisare che si tratta di dimissioni d'ufficio, per
limiti d'età, significa fare della confusione mediatica.
In questi giorni sono avvenuti atti di sangue dove minori sono stati uccisi dagli stessi genitori poi suicidi, altre persone assassinate, violenze verbali inaudite, ognuno si guardi intorno. Pensiero personale, il Nemico è scatenato, furibondo, preghiamo più e meglio che possiamo, confessiamoci, andiamo a Messa, cerchiamo di arrivare alla preghiera continua. Signore pietà!
RispondiEliminaDerive comuniste con la scusa dell'ecologia.
RispondiEliminaSi sta cominciando a idolatrare il creato invece che il Creatore. Mala tempora currunt .. con i nuovi teologi green.
RispondiEliminaRenato Vico
Anonimo 20:51
RispondiEliminaUn esempio tra tanti.
Il cardinale Beniamino Stella prefetto della congregazione per il clero da quasi 5 anni ha superato il limite dei 75 anni, come i cardinali Sarah e Comastri.
Ma lui è ancora al suo posto a capo del suo dicastero. Chi vuol capire capisca A buon intenditor poche parole.