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sabato 26 giugno 2021

Ultimatum ai cattivi pastori - don Elia

I miei propositi durano poco. Mi ero ripromesso seriamente – anche dietro consiglio di amici che mi invitavano alla prudenza – di non occuparmi più dell’augusto Personaggio infelicemente regnante. L’attualità, tuttavia, continua a provocarmi in modo irresistibile. L’ultima occasione, sia pure un tantino decantata, mi è fornita da un’indiscrezione circa il suo intervento in apertura dell’assemblea generale dell’italica associazione patriottica. Nel pomeriggio di lunedì 24 maggio, rispondendo alle domande dei presuli a telecamere spente, il de quo si è lasciato andare ad anticipazioni sul futuro della Messa tradizionale. Sarebbe ormai pronto, dopo una laboriosa stesura, un provvedimento di riforma restrittiva del Summorum Pontificum, con il quale si dovrebbe ripristinare, almeno per i sacerdoti che vogliano imparare, la precedente disciplina dell’indulto, cioè di un permesso speciale concesso dai vescovi caso per caso [quiqui]. Mi è subito venuto da domandarmi se non si trattasse della solita miccia accesa a bella posta per mettere in subbuglio il mondo tradizionalista e spingere i più esasperati a passi di rottura, ma la mossa sembra davvero imminente.

Ciò che realmente preoccupa l’attuale gerarchia, formatasi in buona parte negli anni Settanta, è la crescente diffusione, attestata in modo inequivocabile dalle risposte al relativo questionario inviato alle diocesi [qui], del venerando Rito romano, ricevuto nella sostanza dagli Apostoli. Perciò la volontà della maggior parte dei vescovi è di frenarla il più possibile, come si è visto nell’ostruzionismo al motu proprio di Benedetto XVI [qui]. La concessione di nuovi permessi – si vocifera – sarà gestita, alla Congregazione per il Culto Divino, da un sottosegretario aggiunto di freschissima nomina, anche episcopale, docente nel pensatoio della cosiddetta riforma liturgica e aspramente avverso alla vera Messa [qui]. Tutto pare dunque predisposto perché i sacerdoti diocesani siano impossibilitati a celebrarla o, per lo meno, dissuasi dal cominciare. Se però certi prelati professassero sul serio la fede cattolica, si renderebbero agevolmente conto di non avere affatto l’autorità di proibire l’offerta del Santo Sacrificio nella forma stabilita dalla Tradizione; di conseguenza si guarderebbero bene dal reiterare l’inaudito abuso di potere perpetrato da Paolo VI.

Il capo del partito avrebbe poi confidato di non riuscire proprio a capire come mai siano sempre più numerosi i giovani sacerdoti che desiderano celebrare la Messa in latino, anziché mettersi a studiare la lingua dei migranti per accoglierli. Una prima risposta è così ovvia da apparire banale: ammesso che tocchi a noi imparare l’idioma di chi viene a vivere nel nostro Paese, piuttosto che il contrario, le lingue da apprendere sarebbero davvero tante: da quale cominciare? Una seconda risposta, invece, va più in fondo alla questione: molti giovani sacerdoti, evidentemente, hanno scoperto che è ben più benefico e sensato usare il rito che ci è stato trasmesso dall’Antichità cristiana, anziché uno creato a tavolino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. A trarne vantaggio non è soltanto – come vorrebbero i detrattori – il senso estetico (cosa, comunque, non certo di poco conto), ma anche la coscienza sacerdotale del ministro, l’esercizio della sua mediazione tra Dio e il popolo, la crescita nella fede e la partecipazione fruttuosa del popolo medesimo… e tantissimi altri aspetti.

Certo, tutto questo va in senso diametralmente opposto agli scopi perseguiti da quanti, ormai da sei decenni, lavorano alla protestantizzazione della Chiesa Cattolica, ma è intrinsecamente connaturale alla vera essenza della Chiesa stessa e all’intima identità del sacerdote. Possono pure tentare, da bravi marxisti, di violentare la realtà in base alla loro ideologia, ma la realtà, prima o poi, riprende inevitabilmente il sopravvento. Se questo è innegabile a livello umano, a maggior ragione vale per la Chiesa, che è un’istituzione divina; essa esiste da un po’ prima di loro e durerà altresì ancora un bel po’, tal quale l’ha voluta Gesù Cristo, non gli pseudoteologi cui si ispirano. Ogni struttura eretta artificialmente in funzione di un’ideologia è destinata all’implosione; ogni impianto rivoluzionario, essendo costitutivamente contro-natura, contiene in sé i germi della propria dissoluzione. Le oasi autentiche della Tradizione, invece, posseggono il segreto che le fa persistere in ogni tempesta, dato che sono fondate su quella Roccia che non sarà mai scossa.

Sappiamo bene che per i guardiani della rivoluzione i sacerdoti indipendenti che celebrano la Messa di sempre in virtù del motu proprio sono come sabbia tra i denti: quell’esecrabile rito che non sono riusciti a estirpare del tutto va assolutamente relegato nelle riserve indiane. Chiusi nelle gabbie dello zoo o nei recinti del circo, gli animali esotici non fanno paura a nessuno, rappresentano anzi una simpatica attrazione; sparsi ovunque e mescolati indistintamente, invece, diventano serio motivo di preoccupazione. Il “contagio” – questo sì – va accuratamente circoscritto e tenuto sotto controllo, specie se aumentano a dismisura i fedeli che, disgustati dagli oltraggi all’Eucaristia divenuti prassi obbligatoria, si riversano nelle chiese in cui si celebra la Messa tradizionale e, giunti là, scoprono un mondo nuovo – o, meglio, ritrovano l’eredità di cui erano stati arbitrariamente privati e tenuti all’oscuro. La serena gratitudine che il sacerdote legge nei loro sguardi è un’esperienza impagabile, per non parlare della gioia che prova egli stesso nel sentirsi realmente strumento del Redentore, cosa di cui prima doveva faticosamente convincersi a dispetto delle apparenze contrarie.

Tutto questo, il capo, non riesce proprio a comprenderlo, ma è semplicemente la realtà: l’evidente, solare, invincibile realtà. Per amor di Dio, qualcuno del suo entourage lo informi che noi, una volta riscoperto il tesoro che ci appartiene, non ce lo faremo togliere mai più; si metta l’anima in pace (ammesso che lo possa, con tutte le nefandezze che l’opprimono). Questo non significa però – come egli probabilmente spera – che ci porremo fuori della comunione ecclesiastica con un atto di aperta disobbedienza. No, non saremo così sciocchi da fargli un favore del genere. Agiremo di nascosto, clandestinamente, se necessario, ma non ci piegheremo per alcun motivo al mondo. Se ci toglierete le chiese, cari vescovi, celebreremo nelle case dei fedeli, come abbiamo già fatto l’anno scorso per tre mesi, quando le avete chiuse. Se ci sospenderete lo stipendio, saremo sostentati dal Popolo di Dio, come ai tempi degli Apostoli. Se ci denuncerete all’autorità civile, andremo gioiosamente al martirio, come in ogni epoca gloriosa della Chiesa… ma non potrete fermarci. Voi avete il denaro e il potere; noi abbiamo la fede e la grazia.

Più vi accanite contro di noi, più date segni di debolezza, confermando la percezione che la situazione vi sia sfuggita di mano. Dovete farvene una ragione: per i veri cattolici siete diventati ininfluenti. Essi scelgono ormai autonomamente le proprie guide là dove il loro sensus fidei fiuta che possono fidarsi. Sì, non c’è bisogno che me lo ricordiate: so bene che ciò non è conforme alla costituzione apostolica della Chiesa, ma la colpa è tutta di voi Pastori, che avete smesso di guidare e nutrire il gregge, anzi lo avete consegnato ai lupi. Non ignoro neppure che spesso incauti cercatori incappino in cattivi maestri che, accecati dall’orgoglio, fanno il gioco del nemico, spingendo i fedeli a privarsi dei Sacramenti per ragioni speciose; ma, anche in questo caso, la colpa è tutta vostra, che continuate a cianciare di ascolto e non date retta a nessuno. Vorrei rassicurare questi ultimi rammentando loro che non è nostro compito stabilire chi sia il papa e che, qualora sia eretico, solo Uno può giudicarlo. Partecipare alla Messa celebrata in comunione con un prelato materialmente eretico non è peccato, finché il delitto di eresia non sia stato dichiarato; in ogni caso, non si può essere in comunione con qualcuno che, di fatto, sia fuori del Corpo Mistico.

Il Personaggio si lamenta dei seminaristi che sembrano buoni, ma sono rigidi, qualcosa che nasconde grossi problemi. Che dire, allora, della vostra inflessibile rigidità mentale e comportamentale nei confronti di chi, non avendo ceduto all’indottrinamento, non si sottomette alla vostra dittatura? Essa non nasconde forse, molto spesso, grossi problemi di natura morale?… Circondarsi di pervertiti è dunque soltanto una strategia di potere che consente di tenere in pugno i propri collaboratori o è il conto da pagare alla cordata che ha deciso l’ascesa? Com’è possibile conoscere così a fondo certa gente senza essere del giro? Sete di potere e narcisismo patologico, d’altronde, sono perfettamente coerenti con quel tipo psicologico. Se poi giungono testimonianze in quel senso anche dalla diocesi di origine, il cerchio si chiude e tutto si chiarisce, compresa l’apertura ideologica alla peggiore delle perversioni e la scandalosa clemenza nei riguardi dei colpevoli di abusi su minori. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: se i tuoi amici son pederasti ed eretici…

Può tuttavia capitare che qualcuno esageri un po’ troppo e si sia costretti ad aprire un processo sulla vicenda del Preseminario, pur affidandolo a un magistrato italiano appartenente allo stesso circuito e appositamente cooptato. In tal modo si può circoscrivere l’inchiesta a qualche pesce piccolo su cui possa sfogarsi il pubblico sdegno, distogliendo l’attenzione dai pesci grossi della Curia, preservati anche nel caso MacCarrick. Qualora però un giornalista onesto decidesse di indagare fino in fondo, non mancherebbero persone bene informate. Due anni fa, prima che cadesse la mia ultima illusione sulla politica, avevo suggerito a un ministro un metodo semplicissimo per ottenere ascolto, riguardo all’immigrazione, dall’avversario d’Oltretevere. La sua risposta mi lasciò inizialmente spiazzato, ma capii ben presto che era perfettamente coerente con il gioco delle parti che pure quel governo aveva inscenato. Per il titolare degli Interni non sarebbe stato affatto difficile – come invece sostenuto dal collega – far pedinare certi personaggi nelle loro uscite notturne dalle mura leonine; il fatto è che, a quei livelli, vige la tacita quanto inviolabile regola che la lotta resti circoscritta alla ribalta del teatrino, senza scendere sul terreno dei vizi privati. Questi ultimi, prima o poi, finiranno comunque con l’essere svelati; allora chi salterà per primo?

Nella Chiesa terrena c’è chi serve Dio e chi serve il diavolo. Dio è infinitamente più potente del diavolo; perciò chi serve Dio non può non vincere e chi serve il diavolo non può non perdere: è una questione di semplice logica. Se cerchiamo sinceramente di servire Dio, abbiamo tutte le ragioni per attendere con fiducia la vittoria, cooperando attivamente con la Provvidenza. «Come abbiamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio: Dio l’ha fondata in eterno» (Sal 47, 9): questa è la nostra città, la nostra patria, la nostra casa e nessuno al mondo potrà mai espellercene, se non siamo noi ad escludercene da soli. Con immensa gratitudine verso Colui che ci ha ammessi al Regno dei Cieli, ci stiamo riappropriando delle ricchezze e della gioia legate alla nostra dignità di figli dell’Altissimo, concittadini della Gerusalemme di lassù. Abbiamo dalla nostra parte schiere di Angeli e di Santi che combattono con noi e per noi, mettendo in fuga le orde infernali. Arrendetevi, se non volete farvi trascinare laggiù. Convertitevi alla verità e tornate alla vera Chiesa, con la grazia del Signore Gesù Cristo, nostro Re.

Accipite iucunditatem gloriae vestrae, gratias agentes Deo, qui vos ad coelestia regna vocavit (Prendete in possesso la felicità della vostra gloria, rendendo grazie a Dio, che vi ha chiamato al regno celeste; dalla Liturgia).

18 commenti:

  1. "... la precedente disciplina dell’indulto, cioè di un permesso speciale concesso dai vescovi caso per caso [qui - qui]..."

    Non solo, capita spesso che l'omelia, all'interno della disciplina dell'indulto, volutamente resti modernista con velature propagandiste, il che costituisce il classico pugno nello stomaco. Così capita di uscire dalla Santa Messa VO raggirati ed inferociti!

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  2. MARTIROLOGIO ROMANO SECONDO IL CALENDARIO DEL VETUS ORDO

    CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: S. GIOVANNI E S. PAOLO, FRATELLI MARTIRI DI ROMA

    Oggi 26 giugno 2021 si festeggia a Roma, sul monte Celio, i santi Martiri Giovanni e Pàolo fratelli, dei quali il primo era maggiordomo, il secondo primicerio di Costanza Vergine, figlia dell'Imperatore Costantino: ambedue, decapitati sotto Giuliano l'Apòstata, ricevettero la palma del martirio.
    Giovanni e Paolo, fratelli di sangue e di fede cristiana, sono presentati in tre recensioni consecutive della ‘passio’, che risale al IV secolo, prima come maggiordomo e primicerio di Costantina, figlia di Costantino imperatore; poi come soldati del generale Gallicano, al quale suggerirono un voto, che ottenne la vittoria dell’esercito sugli Sciti infine sono citati come privati cittadini, nella loro casa al Celio, molto munifici di elemosine ed aiuti, con i beni ricevuti da Costantina.
    Quando nel 361 salì al trono imperiale Giuliano, detto poi l’Apostata (331-363), questi avendo deciso di ripristinare il culto pagano, dopo aver rinnegato il cristianesimo, cercò di convincerli alle sue idee restauratrici, invitandoli a tornare a corte, per collaborare al progetto.
    I due fratelli (che dovevano godere di molta considerazione a Roma) rifiutarono l’invito e Giuliano mandò loro il capo delle guardie Terenziano, con l’intimazione di adorare l’idolo di Giove; persistendo il loro rifiuto, essi vennero sequestrati in casa per una decina di giorni, affinché riflettessero sulle conseguenze del loro rifiuto.
    Continua la ‘passio’: il prete Crispo informato del fatto, si recò con due cristiani Crispiniano e Benedetta, a visitarli, portando loro la S. Comunione e il loro conforto. Trascorsi i dieci giorni, il comandante Terenziano, ritornò nella loro casa e dopo tre ore di inutili minacce e lusinghe, li fece decapitare e seppellire in una fossa scavata nella stessa casa, spargendo la voce che erano stati esiliati; era il 26 giugno 362.
    Il prete Crispo ed i suoi compagni Crispiniano e Benedetta, avvertiti da una visione si recarono sulla loro tomba a pregare, ma qui vennero sorpresi e uccisi anche loro. Dopo la loro morte il figlio di Terenziano, cadde in preda ad un’ossessione e urlava che Giovanni e Paolo lo tormentavano, il padre con grande preoccupazione, lo condusse sulla tomba dei due martiri, dove il ragazzo ottenne la guarigione.
    Il prodigio fece si che si convertissero entrambi e poi vennero anch’essi in seguito martirizzati. Il successore di Giuliano l’Apostata, l’imperatore Gioviano (363-364), abrogò la persecuzione contro i cristiani e diede incarico al senatore Bizante, di ricercare i corpi dei due fratelli e una volta trovati, fece erigere dallo stesso senatore e dal figlio Pannachio, una basilica sopra la loro casa.
    Fin qui il racconto della ‘passio’; sul sepolcro costituito da una tomba a “due piazze”, venne eretto il piccolo vano della ‘confessio’ che ancora conserva antichi affreschi narranti il martirio; il tutto conglobato in una basilica detta Celimontana, che si affaccia tra archi medioevali e contrafforti, sul famoso Clivio di Scauro. Essa fu più volte ristrutturata e modificata e dove le reliquie nel 1588, furono traslate dalla primitiva sepoltura; nel 1677 esse furono collocate sotto l’altare maggiore e infine nel 1725 il cardinale Paolucci le fece racchiudere in un’urna di porfido, ricavata da un’antica vasca termale, che ancora oggi forma la base dell’altare.
    Effettivamente sotto la chiesa si è scoperta nel 1887 una casa romana a due piani con affreschi e fregi; il loro culto antichissimo è testimoniato da innumerevoli citazioni in Canoni sia romani che ambrosiani; in vari ‘Martirologi’ e Sacramentari; orazioni e prefazi a loro dedicati; epigrafi marmoree; un monastero fondato da s. Gregorio I Magno (535-604) e intitolato ai due martiri; un’altra chiesa eretta sul Gianicolo era pure a loro dedicata; a Ravenna sono raffigurati nel mosaico di S. Apollinare Nuovo.

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  3. Don Elia ha scritto un altro affondo: "Le pecore riconoscono la voce del pastore".
    Prende spunto dalle recenti posizioni del Prof. De Mattei su Mons. Viganò.

    Don Elia sa del sottile diaframma che separa la necessità di prendere posizione nella virtù della prudenza, dal cadere nell'impudenza e nel peccato di orgoglio.
    E' un crinale esposto e pericoloso sul qual però bisogna saper procedere nel e per il bene.

    Ciò detto, bisogna pur guardare in faccia alla realtà. Poi posso rivolgermi chiamandolo "Amico" a quel Giuda che vende Gesù... Posso voler ancora bene a Pietro che rinnega, posso perdonare chi, pensando di fare il proprio dovere, flagella e inchioda... Ma resta il fatto che Gesù è stato venduto, rinnegato, flagellato, inchiodato... Sto e mi rendo conto.

    Peggio sarebbe stare, ma cambiando prospettiva, come se quelle azioni non fossero tali.
    Ad esempio come se usare le cellule di aborti appositamente provocati per produrre pseudo vaccini sperimentali di dubbia efficacia, spacciati per panacea e imposti manu militari sia lo stesso che curare una malattia in scienza e coscienza.

    Chiunque scrivendo, trae spunto dal pensiero di altri che l'hanno ispirato. Anche famose encicliche portano il nome di un Papa anche se dietro c'è un meno noto teologo. Chi firma comunque asserisce pieno assenso al contenuto di quelle affermazioni. Non è una questione di stile letterario...

    Allora guardiamo la realtà: l'attacco mosso contro Mons. Viganò è grave e viene da fuoco amico. Gli argomenti di Viganò sono seri e veri: alla parte avversa ormai non resta che ricorrere ad ogni mezzo. Non me la prendo tanto con il De Mattei di turno, arruolato sotto le insegne dei disturbati dal disturbatore. Prego invece perché il disturbatore porti al nocciolo le paure e l'iracondia dei disturbati e che arruolino chi vogliono: non potranno che essere in maggior numero a soccombere di fronte alla Regina delle Vittorie nel nome di Cristo.

    «Quando tutto è falso e nulla più è vero, giunge il tempo della Verità». E riguarda anche qualche nostro eroe, anche qualcuno dei dodici, ingloriosamente inadatti nel tempo della prova, anche se con diverse prospettive, dal suicidio all'essere incaricati di predicare il regno dei Cieli. Qui il giudizio deve farsi prudente, su cosa sarà di ognuno di noi, dopo aver mostrato più o meno i nostri limiti. Ma, questo sì, che almeno piangano amaramente se non si suicideranno.

    Il disturbatore Viganò sta pestando calli molto sensibili. E cotanto piede scatena nani e ballerine per scacciare questo peso sgradito. E' deludente che, tolta la maschera di qualche nano e di qualche ballerina, compaiano volti che avremmo pensato di vedere altrove, ma tant'è, la realtà è sempre un po' sorprendente, specialmente in un mondo di apparenza e finzione: Gesù l'ha pur detto che questo mondo è sotto il dominio del Falsario (e Omicida).

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  4. Si intitola "Benedetto XVI. La vita e le sfide" il libro scritto da Luca Caruso, responsabile della comunicazione istituzionale della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, la quale è anche editrice del volume che porta la prefazione dell’arcivescovo Georg Gänswein

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  5. Anche don Elia, con un post di oggi, interviene a proposito della polemica sollevata de Mattei verso gli ultimi interventi di monsignor Viganò.

    http://lascuredielia.blogspot.com/2021/06/le-pecore-riconoscono-la-voce-del.html?m=1

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  6. Giulio Meotti:
    La capitolazione del Vaticano sulla Cina. “Non farebbe differenza se parlassimo". Papa Wojtyla tiró giù l'Urss, che Benedetto XVI definì "la vergogna del nostro secolo". Se neanche la Chiesa critica la Cina, chi lo farà? Il grande storico Robert Tombs e l’ultimo governatore di Hong Kong: “L’egemonia occidentale post-1989 è finita”.

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  7. Milano, Domenica 27. Rosario pubblico in Riparazione alle Offese al Cuore di Gesù.
    http://www.oraetlaboraindifesadellavita.org/wp-content/uploads/2021/06/sussidio-riparazione-milano.pdf

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  8. "Papa Wojtyla tirò giù l'URss..".

    Non esageriamo.
    L' URss sarebbe venuta giù comunque, non poteva
    continuare in quel modo. Più che "venire giù" del
    tutto, si è trasformata in uno Federazione
    "nazional-bolscevica", attenta ai valori
    russi tradizionali, con esecutivo di tipo
    democratico-presidenziale, di tipo autoritario.

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  9. 26 giugno 2021 09:44

    Tra le autobiografie e le biografie scritte da altri fedelissimi non si può dire che è ed è stato dimentico di sé.

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  10. Francamente anche questa suggestiva esternazione non mi convince. Non saremo così sciocchi dal porci fuori dalla comunione ecclesiale con un atto di aperta disobbedienza... e la disobbedienza dissimulata invece fa rimanere nella comunione ecclesiale? Ma che idea abbiamo della Chiesa , dell'Autorità da Dio conferita ecc... anche nei più volonterosi il nefasto modernismo ha lasciato il segno

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  11. 27 Giugno 2021 Omelìa27 giugno, 2021 12:22

    https://fsspx.it/it/s-messa-diretta-della-fsspx
    Parole forti,di carita'.

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  12. L'obbedienza all'autorità conferita da Dio è subordinata alla verità trasmessa dalla Tradizione bimillenaria. Quando l'autorità se ne discosta, non si è tenuti all'assenso de fide.

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  13. «Bisogna esporre al popolo l’insegnamento e l’interpretazione della fede nel modo più irreprensibile e ricordare che chi scandalizza anche uno solo dei piccoli che credono in Cristo subirà un castigo intollerabile».
    (San Cirillo di Alessandria)

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  14. "Non sta a noi stabilire chi sia il papa, né giudicarlo qualora appaia eretico.."

    Lo può giudicare solamente Dio, ci ricorda don Elia. Giusto.
    Non ci arroghiamo il diritto di giudicare il papa.
    Ma quando manifestamente "in haereticam pravitatem subscribit", non abbiamo, come fedeli e milites Christi, il dovere morale di denunciare questa "pravitas", insomma di individuare e denunciare con lo scritto e la parola gli errori nella fede dei quali si sia reso colpevole?
    Sul punto gli interventi di don Elia non chiariscono a sufficienza.
    T.

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  15. "Non ci arroghiamo il diritto di giudicare il papa."

    Il y a longtemps que nous entendons cette chanson, dont l'air (l'aria) n'a, finalement, d'autre objet que de nous clouer le bec, comme a récemment tenté de le faire, ignominieusement, un certain professeur en relation à Mgr Viganò.

    Or tout chrétien digne de ce nom a non seulement le droit mais aussi le devoir, de par les exigences de son baptême, de juger le prélat prévaricateur et de condamner publiquement ses actes et ses propos malfaisants. Le bon sens l'exige tout comme la plus élémentaIre dignité.

    Toujours s'en remettre à Dieu est trop facile !

    Si la lâcheté et la servilité de ceux qui entourent Bergoglio ne permettent pas de le juger formellement et définitivement, il faut néanmoins savoir qu'il est déjà jugé et condamné par toutes les personnes de bien qui ont encore une conscience bien formée et ne veulent pas laisser piétiner dans la boue l'honneur du nom chrétien.

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  16. Per "diritto di giudicare il papa" si intendeva ovviamente il diritto in senso formale,
    proprio, che non spetta ai fedeli.

    Caso mai ad un Concilio o a un Concistoro di cardinali, ma l'individuazione di un organo
    capace di giudicare il papa in senso tecnico sembra impossibile nell'ordinamento della
    Chiesa. Almeno, questa appare essere attualmente l'opinione dominante.
    Ai fedeli il dovere di denunciare gli eventuali errori ed eresie professate dal clero, senza escludere il papa, se del caso. Dovere che si deve tradurre innanzitutto in una contestazione degli errori sul piano culturale, teologico = denuncia delle eresie in senso materiale, quando vi sono.
    Non basta condannare pubblicamente i mali comportamenti e gli errori professati, bisogna anche argomentare.

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  17. Personalmente ben presto l'ho giudicato e non l'ho più ascoltato,quello che so di lui lo so attraverso gli articoli ed i commenti. Quello che passa attraverso questi due filtri lo reggo, di più no. L'ho messo alla porta da tempo. Il problema l'ho risolto. Ognuno si regoli come vuole.

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  18. Concordo al 1000% : "messo alla porta da tempo". Oltre a ciò, San Paolo ci invita a dire Anatema! Vade retro! Al resto ci penserà la Divina Provvidenza, il Dio che vede e provvede...

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