Pagine fisse in evidenza

venerdì 5 novembre 2021

“La città fondata in Dio” di Silvio Brachetta. Intervista all’Autore. Di Stefano Fontana

È appena uscito il libro di Silvio Brachetta “La Città fondata in Dio. Alle origini della Dottrina sociale della Chiesa”, nella Collana dell’Osservatorio presso le Edizioni Cantagalli, pp. 196, euro 15,00. In calce di questa intervista con l’Autore le modalità di acquisto. Silvio Brachetta, triestino, è teologo, diplomato in Scienze religiose, saggista e pubblicista, e fa parte della Redazione dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân.

“La città fondata in Dio” di Silvio Brachetta.

Intervista all’Autore. Di Stefano Fontana

Normalmente si pensa che la Dottrina sociale della Chiesa si “origini” dalla Rerum novarum di Leone XIII. Nel suo libro invece lei va molto più indietro. Come mai?

Perché la verità è ab aeterno, dall’eternità, come il Verbo. La Dottrina sociale della Chiesa esprime la verità rivelata sull’uomo, in quanto collegio di tre o più persone e, indirettamente, la verità su Dio. Collegio, perché le persone si raccolgono insieme – dal latino cum legere. Tre, perché il minimo di un collegio è di tre persone, sia in riferimento alla Ss. Trinità, sia alla famiglia. Il collegio, la società, può essere anche di due persone, nel caso della famiglia sterile, ma è sempre da considerare la presenza dello Spirito Santo, che è l’amore tra gli sposi, ovvero di una terza divina Persona.

È però importante anche la nascita della Dottrina sociale come disciplina teologica e magisteriale, avvenuta nel XIX secolo, per merito di Leone XIII. La verità della Rivelazione, di solito, per contrastare l’errore o l’equivoco, necessita di essere definita – de fide definita, appunto – tramite i pronunciamenti dei concili o dei papi.

Lei è uno studioso di Patristica e di Monachesimo. Quale importanza hanno avuto questi due macro-fenomeni religiosi per la Dottrina sociale della Chiesa?
La teologia e il magistero dei santi Padri della Chiesa pre-medievali è fondata sul Dio personale, che si rivela Uno e Trino. In quanto Dio Uno e Unico, il Creatore plasma dalla terra singole persone, individui, che verranno giudicati singolarmente. Così il Messia è uno solo – il Cristo – seppure mai separato dalle altre due Persone. In questo senso la storia della salvezza è tutta al singolare. E, tuttavia, il Creatore è Trino e plasma l’uomo maschio e femmina, ovvero plasma la famiglia, che è la prima e fondamentale società. La Dottrina sociale, dunque, prima ancora di esprimersi nella creatura, è da sempre nel seno del Dio tri-personale. È più esatto dire, allora, che la storia della salvezza è a favore del singolo, il quale però si salva con l’aiuto necessario del prossimo. Nei Padri la tensione universale-particolare, moltitudine-individuo è una costante, proprio a motivo della realtà di Dio e delle cose.

Il Monachesimo medievale – quello benedettino in particolare – è forse l’espressione storica più riuscita di una Dottrina sociale applicata al vivere quotidiano. Guardando al fenomeno benedettino è molto facile farsi un’idea veritiera di cosa sia la Dottrina sociale. San Benedetto è riuscito nella sintesi tra universale e individuato: qua è il segreto del suo successo; ovvero ha compreso e trasmesso la verità circa Dio e la creazione. Il santo di Norcia non aveva nessun problema a fuggire dal mondo e dagli uomini, continuando a vivere assieme agli uomini e ai frutti della creazione. Egli sapeva che l’aspetto sociale e cenobitico non era una frattura rispetto all’aspetto individuale eremitico, né si è mai scandalizzato dell’unione tra insegnamento sociale e individuale. In lui convivevano eremo e cenobio, perché Dio è eremo e cenobio.

Nel libro viene dedicato un spazio rilevante a Giuseppe Toniolo. Questo autore oggi o è dimenticato oppure viene trasformato in un progressista, mentre era fautore di un intervento nella società secondo lo spirito di Leone XIII e di Pio X. Cosa può dirci in proposito?
Ho apprezzato, in modo particolare, il Toniolo scrittore, per il suo stile chiaro e sistematico. Toniolo scrive in modo comprensibile di argomenti sui quali è sempre originale. La sua breve storia delle dottrine socialistiche, che ho abbozzato nel mio libro, è più simile a una storia del mondo, tanto le tematiche sono universali. Toniolo mi è sembrato una miniera inesplorata di tesori. Lavoro, economia, politica: sono questi i temi principali del suo studio. Di lavoro, economia e politica se ne parla spesso, ma delle intuizioni geniali di Toniolo, nel merito, molto meno. La sua più che sociologia è scienza sociale. Non va dimenticato che Toniolo è beato. La sua figura di santo sociale è importante in quanto laico e padre di famiglia.

Il titolo di un capitolo del suo libro risulta inusitato: “La morte e la Dottrina sociale della Chiesa”. È un argomento che non viene mai trattato. Qual è la sua importanza?
Non va mai dimenticato che la dottrina o l’insegnamento sociale è inclusa nell’intero insegnamento di Gesù Cristo, che spazia dalla vita alla morte e che non ha parti, ma solo aspetti. La verità, immobile in se stessa, è però orientata nel seno della Ss. Trinità. C’è un exitus, che dal Padre va allo Spirito Santo e un reditus, per il ritorno. Quasi un respiro divino. Exitus e reditus passano per il medium – il Figlio – di modo che la verità ha una sorgente, un pronunciamento e un compimento. Così anche la Dottrina sociale procede dalla verità eterna, pronunciata da Colui che si rivela come Alfa e Omega. Più che la morte, la Dottrina sociale ha in sé non solo la fonte e il logos, ma pure il compimento, la consumazione, la fine. Le società – fossero le famiglie, i corpi sociali, le nazioni o gli stati – hanno una causa efficiente, ma anche una causa finale, che è quella di andare a perfezione, ossia rendere la gloria a Dio e raggiungere la beatitudine nei singoli.

La morte è importante non solo come categoria morale e sociale (“non uccidere”), ma come realtà escatologica, come ritorno all’origine, come abbandono della città terrena e come ingresso nella città di Dio. La morte può essere semplicemente e carnalmente thanatos, oppure farsi carico di un pathos ultraterreno che, pur tremendo, pur terribile, accende la vita e la speranza nella Gerusalemme celeste.

Lei dedica attenzione anche a Maritain. Il personalismo cristiano ha aiutato la Dottrina sociale della Chiesa o l’ha messa in difficoltà?
Le mie considerazioni su Maritain e sul personalismo vanno lette dentro una serie di lavori prodotti dall’Osservatorio Van Thuân, di cui faccio parte. La questione, a nostro modo di vedere, è molto semplice. L’antropologia, la scienza dell’uomo, lo studio della persona, sono discipline meravigliose – se osservate però dal punto di vista di Dio, con Dio al centro. L’antropologia e il personalismo del XX secolo sono spurie, a seguito della “svolta antropologica”, che ha messo l’uomo al centro e Dio, se non in periferia, in un luogo non chiaramente specificato. Il problema è tutto qui: un’antropologia o un personalismo estranei alla metafisica e alla filosofia cristiana conducono all’ambiguità o ad un concetto erroneo dell’uomo e della persona. Erroneo rispetto al magistero.

La mia critica, in particolare, è nei confronti del primo Maritain, autore di Umanesimo integrale. Nell’opera, Maritain scrive con l’intenzione di rifarsi alla dottrina di san Tommaso d’Aquino, ma nei fatti ne disconosce l’antropologia e la scienza sociale, dando inizio al noto fenomeno della frattura tra ambito sacro e profano del cattolico in politica. In Umanesimo integrale c’è anche una critica al Medioevo cristiano, ritenuto ingenuo da Maritain e troppo teocentrico, troppo sacrale. Sulle basi di questo tipo di teologia antropocentrica, che Maritain condivide con altri autori novecenteschi, si è consolidato un concetto di persona debole, divisa e in disaccordo con se medesima, sdoppiata quanto all’azione e incerta nel pensiero.

Come valuta l’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa nella Chiesa di oggi?
La Dottrina sociale odierna, per un gran numero di motivi, ha finito per assumere le suggestioni della svolta antropologica e del personalismo in senso debole. Giovanni Paolo II, con il suo personalismo ontologico, ha cercato d’invertire la tendenza, riaffermando l’uomo della Genesi, ad immagine e somiglianza di Dio. Il personalismo di papa Wojtyła, pur influenzato dai pensatori francesi e tedeschi del Novecento, ha comunque una propria originale teoria dell’atto umano, che rivela la persona. L’importanza essenziale dell’atto, tra l’altro, emerge chiaramente nella sua enciclica Veritatis splendor. La persona compie l’atto con il corpo: per mezzo di questa teologia del corpo, Wojtyła sottomette la creatura al Creatore del corpo, dunque a Dio.

Questo ritorno a Dio di Giovanni Paolo II (sostenuto poi da Benedetto XVI) o, perlomeno, questo tentativo di ritorno al teocentrismo, non ha avuto molto successo nel confronto con il personalismo spurio, mai tramontato. La Dottrina sociale contemporanea è mortificata, poiché è tornata antropocentrica, per cui gli atti e i pensieri dell’uomo si relativizzano alla storia, piuttosto che assolutizzarsi in Dio. Ma in questo modo si esce dalla Dottrina sociale, più che mortificarla.
___________________________
Puoi acquistare il libro qui
Puoi pagare con pay-pal, con carta di credito su pay pal, con bonifico bancario
(spedizione in Italia gratuita)
Invia qui il tuo indirizzo per la spedizione:
abbonamenti_acquisti@vanthuanobservatory.org

10 commenti:

  1. https://www.churchmilitant.com/news/article/a-scheme-to-destroy-the-church

    RispondiElimina
  2. Proprio ora su RaiNews24 Emanuele Fiano e Michele Brambilla spiegavano che i non vaccinati sono esseri irrazionali (“anche quando molto colti”… vedi Cacciari) che vanno ricondotti alla ragione a opera degli esseri razionali vaccinati. La metafora sacramentale si fa sempre più strada in un mondo scristianizzato.
    Ricondotti alla ragione o, piuttosto, ricondotti a quello che lor signori pretenderebbero di poter far passare per ragione?

    RispondiElimina
  3. Se pensate non vi sia un mutamento antropologico già in atto, che coinvolge il funzionamento della mente umana, da schiacciarsi sempre più sui binari dell'intelligenza artificiale, guardate tutti gli esempi fatti girare per deridere una certa parte di popolazione, dalla patente di guida, alla sostituzione dei pneumatici, al cambio dell'ora legale, all'uso delle cinture di sicurezza, e noterete come il corpo - oggetto al pari degli altri - sia già entrato nel pensiero umano come qualcosa che appartiene alla collettività, di cui qualcun altro - il detentore delle regole collettive, chi l'amministra -, può disporre al tuo posto.
    Provate a pensare se, solo due anni fa, ci avessero detto questo pensiero, così com'è. Negando ogni possibile idea personale su cosa fare del proprio corpo, in termini di salute e benessere. Avremmo risposto: 'sì, ok, mi fido di tutti, però alla fine, devo sempre dirlo io, la salute è mia'. Che oggi la mente abbia cambiato 'idea', che l'iniettarsi sostanze in corpo, sotto costrizione, sia equiparato al cambio delle lancette, è la progressiva estinzione del pensiero umano, in nome di un'intelligenza artificiale che non sa cogliere 'differenze', che tutto determina come deve essere, per tutti.

    RispondiElimina
  4. Una Chiesa che si sente a disagio a parlare di vita eterna è schiacciata sul mondo. Ha messo così tanto l’uomo al centro, è tale il suo culto per l’uomo di carne, da non concepirsi “utile” se non in funzione del vivere o esistere dell’uomo nel mondo. Come se il Verbo Divino incarnandosi non fosse venuto soprattutto a parlare di un altro Regno, il Suo, pur non disdegnando di dare molto più senso (umano) a questo, nel Suo nome.

    La buona notizia del vangelo non riguarda questa vita. A Santa Bernadette la Vergine non disse che l’avrebbe fatta felice in questa vita. Eppure Gesù dice “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. A questo mira il comandamento dell’amore, la Carità stessa di Dio, delle cui fiamme ardono gli angeli in cielo. Dischiudere la porta stretta verso il cielo è il senso della croce, il segno del cristiano.

    L'uomo teme la morte proprio perché è molto più di un animale. L'uomo tematizza la propria morte, la soffre in chi vede soffrire prima di morire. Non è solo istinto di sopravvivenza, ma bisogno di senso, rifiuto dell'assurdità eppure scontro durissimo con il proprio venir meno che appare, senza una luce interiore, privo di senso e al massimo solo una liberazione dalla sofferenza, precipitando in un nulla che prevede solo pianto e ricordi per chi resta.

    L'uomo teme la morte in sé, perché ha del tutto perso l'idea di un giudizio finale e di un passaggio ad un oltre che sarà condizionato a questo giudizio. Nemmeno un giudizio duro, inflessibile, spietato. No: il giudizio che daremo e diremo noi stessi della nostra vita, da esseri umani e non solo da animali più pensanti degli altri, nella verità della luce divina e delle conseguenze di un rifiuto perpetrato.

    Il terrore dell'uomo per la morte e la folle fiducia in mercanti di morte spacciati per salvatori mentre ci veterinarizzano e ci spingono a considerarci falsamente sani perché non starnutiamo o tossiamo, mentre siamo malati di paura. Paura di morire e basta.
    Senza un perché alla croce, senza un perché alla morte. Però l'animale -il vero animale- ha meno paura. Aver paura è ancora un appiglio di umanità, per sapersi esseri umani.

    RispondiElimina
  5. Non ho mai visto tanta servitù come in questi tempi; eppure sembrava essere usciti dalle epoche dello schiavismo. Trasmissioni televisive, private e pubbliche (fatta qualche eccezione), quotidiani... tutti con una sola voce, quella del padrone, ossequienti perché pagati profumatamente a propagandare le narrazioni del governo. Siamo messi male, molto male. Un governo compatto che rema contro la popolazione opprimendola con dispositivi da tortura obbligata a trangugiare un siero i cui effetti collaterali sono sconosciuti pena non muoversi da casa, pena non lavorare, non viaggiare, liberi solo di morire di fame. Se non riusciamo a cogliere la drammaticità della situazione e sentire l'esigenza di reagire tutti insieme, o siamo in male fede o siamo fori di testa.
    Castellaz Giovanni

    RispondiElimina
  6. "...che i non vaccinati sono esseri irrazionali..."

    Non mi stupisce affatto questa illazione, quello che mi stupisce ogni giorno di più è l'ammontare di denaro necessario per corrompere mezzo mondo. Non vengano mai più a parlare dello spread e di altre baggianate, di spese e contro spese, di borse e sborsi... bisognerà rispondere loro con sonore pernacchie con gesto, vietato il tentativo di qualsivoglia argomentazione razionale.

    RispondiElimina
  7. Per il premio nobel Vargas Llosa, intervenuto a Taormina, alcuni governi hanno approfittato della pandemia per derive autoritarie.

    A quanto pare, non siamo i soli ad aver notato che l'emergenza epidemica è stata anche utilizzata come via verso l'autoritarismo e la riorganizzazione verticistica del modo di governare le cose e le persone.
    Il problema è che anche lui diventerà immediatamente uno a cui ha dato di volta il cervello. Stile Luc Montagnier. Dalle stelle alle stalle in un nanosecondo.
    E per la massa non hanno importanza neanche le parole di un premio Nobel, se vanno contro la narrazione ufficiale; conta solo quello che dice la tv, anche se esce dalla bocca di una soubrette.

    RispondiElimina

  8. Nella Repubblica d'Irlanda più del 90% della popolazione (5 milioni) si è vaccinato almeno una volta.
    L'accesso a pub e locali notturni (disco) è stato da poco notevolmente liberalizzato, sul presupposto che vengano rispettate certe misure (mascherine, distanze, numero dei clienti, controlli del green pass).
    I "casi" però, da quando hanno riaperto questi locali, stanno
    aumentando ogni giorno. Oggi più di tremila. Si è scoperto che
    pub e locali notturni di controlli ne fanno pochi, la gente si
    ammucchia dentro come ai bei tempi.
    Se è vero che la gran parte è vaccinata, perché i casi aumentano?
    Ed è credibile che a provocare i "casi" siano i pochi non vaccinati?
    Se in un locale ci troviamo in una decina di anziani che ha fatto il vaccino antiinfluenzale tradizionale, con una persona che non l'ha fatto e poi alcuni di noi, nonostante il vaccino, si prendono lo stesso l'influenza, dovremmo concludere che questa persona ci ha trasmesso senza volere l'influenza come portatore sano inconsapevole?
    Non so se si possa sostenere una tesi del genere. IN ogni caso, non se ne ricaverebbe che il vaccino è inefficace, in tutto o in parte?
    All'atto pratico: sembra che il morbo colpisca al chiuso, in locali affollati, anche quelli che si sono vaccinati.
    L'altro ieri i ricoverati per covid negli ospedali irlandesi erano circa quattrocento, dei quali settanta in terapia intensiva. La metà dei pazienti era stata vaccinata.
    La situazione resta confusa. A parte ogni altra considerazione, anche di carattere morale, questi vaccini sembrano poco efficaci. Siamo già ai piani per una terza dose. In meno di un anno? La chiamano "booster", come se fosse solo un "richiamo" o completamento. Ma la cosa convince poco.

    RispondiElimina
  9. Sintesi personale.

    Il coronavirus è il virus dell'influenza che muta di anno in anno, per questo il vaccino antinfluenzale viene iniettato a chi vuole, di anno in anno, perché il vaccino, di anno in anno, viene aggiornato.

    Con il coronavirus 19, che presumibilmente è stato contaminato con diavolerie varie, le varianti,normali nei coronavirus, sono già in atto da tempo. Il numero 19 si riferisce al 2019, anno in cui questo coronavirus, messo a punto da lorsignori, è stato rilasciato.

    Ora, in teoria, ci troviamo davanti al coronavirus 19, in pratica, ci troviamo davanti al coronavirus 21, sua variante, con un vaccino aggiornato al 2019. Cioè acqua fresca? Se fosse solo il vecchio vaccino antinfluenzale, forse sì. Ma quello non era un semplice vaccino anticoronavirus 19 era un vaccino pasticciato, per altri motivi diversi dall'influenza coronavirus.

    Gli altri motivi, quelli veri, erano e sono quelli legati al così detto lasciapassare verde, sorta di centralina, che avrà ed ha lo scopo di captare ed inviare da e ad ognuno di noi, antenne riceventi e trasmittenti diventati tali attraverso i contenuti misteriosi del vaccino presenti nei corpi dei vaccinati, segnali di lode o punizione inviati dal grande fratello Cervellone.

    A quella bellissima ragazza ligure che è morta dopo il vaccino, i genitori della quale hanno preteso l'autopsia e hanno resi pubblici i risultati dell'autopsia, risultava un cervello spappolato rarissimo da vedere in tali condizioni estreme.

    Ora è sufficientemente chiaro che noi vaccinati siamo parte di un esperimento globale, mai visto prima, che ha due finalità insieme, uno sfoltimento della popolazione mondiale e la creazione, per chi sopravvive al vaccino e alle sue dosi in crescita, di una foresta di antenne semoventi, noi, di cui il rimboschimento, perorato dalla così detta emergenza ecologica, è insieme simbolo del nostro diventare alberi tecnologici che camminano ed è pretesa soluzione dell'emergenza ecologica stessa.

    Tuttavia credo che le grandi contraddizioni contenute in questi piani titanici ne determineranno a breve il rovinoso crollo. Importante continuare la battaglia uniti, purificando di giorno in giorno le nostre intenzioni, i nostri pensieri, le nostre parole ed opere offrendo al Signore, Gesù Cristo, il nostro impegno per estendere e rinsaldare il Suo Regno.

    Ricordo che la Fede in Gesù Cristo, SINCERA e COERENTE è antidoto certo alla presente pazzia.

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.