Omelia del Cardinale Raymond Leo Burke nel Santuario di Nostra Signora di Guadalupe a La Crosse, Wisconsin, 11 dicembre
Lc 1, 26-38
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.Il mio cuore è colmo di profonda gratitudine a Dio Onnipotente che, dal 10 agosto, mi ha permesso, dopo aver attraversato grandi sofferenze che sembravano destinate a finire con la morte, di celebrare oggi la Santa Messa Pontificale di Santa Maria in Sabato d’Avvento, secondo la pratica più antica del nostro amato Rito Romano.
Nel ringraziare Dio per avermi tenuto in vita, ringrazio anche Nostra Signora di Guadalupe, la Vergine Madre di Dio, e San Giuseppe, suo Vero e Castissimo Sposo, nonché la moltitudine di santi che hanno interceduto così potentemente per me durante il mio calvario.
Quando ho ripreso conoscenza dopo aver trascorso nove giorni critici in rianimazione, sono stato sopraffatto dalla certezza che Nostra Signora di Guadalupe mi avesse costantemente tenuto tra le sue braccia, tenendomi unito, nel Suo Cuore, al glorioso Cuore trafitto del suo Divin Figlio, il Sacro Cuore di Gesù.
Mi sono subito accorto anche dei numerosi fedeli che hanno pregato e offerto sofferenze a Nostro Signore, durante il periodo della mia malattia e della mia convalescenza, chiedendogli di guarirmi e di darmi forza.
Anche se è vero che ho avuto la grazia di un’eccellente assistenza medica, che non dimenticherò mai nelle mie riconoscenti preghiere, è Dio che ha risposto a queste tante preghiere e ha accettato queste tante sofferenze, tenendomi in vita e aiutandomi a ritrovare le forze.
Nel ringraziare Dio oggi, offro preghiere riconoscenti per tutti coloro che hanno implorato Nostro Signore per me, invocando l’intercessione della Madonna, di San Giuseppe e di tutti i santi.
Mentre celebro questa santa Messa nella Chiesa del Santuario, mi affretto ad esprimere la mia profonda gratitudine a Padre Paul Check, suo direttore generale, e al personale del Santuario per tutto l’incoraggiamento e il sostegno che mi sono stati profusi, e la mia famiglia durante i giorni più critici della mia malattia e della mia convalescenza.
Esprimo la mia gratitudine anche all’Oratorio di Santa Maria di Wausau e, in particolare, al Canonico Aaron Huberfeld, Rettore dell’Oratorio, al Canonico Heitor Mateus, suo Vicario, nonché al personale dell’Oratorio per avermi accolto durante il periodo di quasi tre mesi interi della mia convalescenza.
Sono lieto in particolare che il Coro dell’Oratorio di Santa Maria provveda la musica sacra per l’odierna Messa Pontificale, e che siano presenti tanti fedeli dell’Oratorio.
Sono profondamente grato all’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote di cui sono membri i Canonici Huberfeld e Matheus, e di cui è membro anche il mio segretario personale, il Canonico Stephen Michael Sharpe, per l’aiuto molto fedele e generoso che mi è stato dato e offerto in tanti modi.
Monsignor Gilles Wach, Priore Generale dell’Istituto, e Monsignor Michael Schmitz, suo Vicario Generale, non hanno risparmiato nulla per fornirmi l’assistenza da parte dell’Istituto.
Ringrazio anche Madre Maria Regina, mia ex segretaria, ora Superiora delle Figlie dell’Opera di Maria, per tutto ciò che lei e le sue sorelle hanno fatto con tanta generosità e competenza per assistermi. Possa Dio ricompensare abbondantemente tutti coloro che mi hanno aiutato e continuano ad aiutarmi, in modo che io possa tornare pienamente al servizio attivo di Nostro Signore e del suo Corpo Mistico, la Chiesa.
È chiaro che se Nostro Signore mi ha tenuto in vita, vuole che io sia sempre più fedele, generoso e puro lavorando con Lui per la salvezza delle anime.
In modo particolare, oltre alle mie responsabilità di Vescovo e di Membro del Sacro Collegio Cardinalizio, voglio concentrare qui nel Santuario il servizio che devo rendere a Nostro Signore e al suo Corpo Mistico, la Chiesa, aiutando il Santuario: essere un faro della verità e dell’amore di Dio in un mondo assediato da tante bugie e tante azioni odiose.
Con l’assistenza di Nostra Signora di Guadalupe e del suo santo messaggero, San Juan Diego, voglio aiutare i pellegrini del Santuario a vivere lì l’incontro più pieno possibile con Nostro Signore, un incontro che li sosterrà quando torneranno a casa. , loro lavoro e altre attività.
In modo particolare, mi dedicherò alla realizzazione della casa di riposo che sorgerà accanto alla chiesa, affinché i pellegrini vi possano regolarmente trascorrere più giorni con Nostro Signore, soprattutto nei momenti più importanti o critici della loro vita.
Al termine della Messa pontificale, sarò presente nella cripta della Chiesa del Santuario per salutarvi. Sarà un piacere per me salutare e ringraziare personalmente quanti più di voi possibile. A tutti coloro che partecipano a questa santa messa o che si sono uniti a noi attraverso i media, sappiate che rimarrete sempre nelle mie preghiere grate. Per favore, continua a pregare per me.
Il tempo di Avvento e, in modo speciale, la Messa votiva della Madonna il Sabato di Avvento, ci orientano verso il nostro bisogno fondamentale di una relazione profonda e duratura con Dio.
Senza Dio, siamo davvero come una terra arida, infruttuosa e senza vita.
Allo stesso tempo, l’Avvento e l’odierna Messa votiva testimoniano la presenza di Dio con noi nella Chiesa, frutto incomparabile e sempre presente dell’Incarnazione redentrice di Dio Figlio per la nostra salvezza.
Nell’introito della santa messa odierna abbiamo pregato: «Cieli, versate dall’alto la vostra rugiada, e piovano le nubi il Giusto; si apra la terra e germini il Salvatore. Hai benedetto, Signore, la tua terra, hai liberato Giacobbe dalla cattività»[1].
Dom Prosper Guéranger, nel suo commento al tempo di Avvento, prega:
“O Salvatore! vieni presto e donaci quest’Acqua di cui il tuo Cuore è la sorgente… Quest’Acqua è la tua Grazia; possa irrorare la nostra aridità, e anche noi fioriremo; possa dissetarci, e percorreremo il sentiero dei tuoi precetti e dei tuoi esempi… No, le nostre braccia non sono più abbattute; le nostre ginocchia non tremano più; sappiamo che l’amore è dove vieni. Solo una cosa ci rattrista: è vedere che la nostra preparazione non è perfetta. Abbiamo ancora dei legami da rompere; aiutaci, o Salvatore degli uomini!”[2]
Ci esorta: «Chiediamo, con la santa Chiesa, la rugiada che rinfrescherà il nostro cuore, la pioggia che lo renderà fecondo»[3].
Quante volte sperimentiamo una mancanza di significato e di senso nella nostra vita? Quante volte la nostra vita assomiglia a quelle terre aride e disseccate che non hanno ricevuto né rugiada né pioggia? È allora che dobbiamo alzare gli occhi per guardare con noi Nostro Signore nella Chiesa, specialmente nella Santa Eucaristia, e contemplare il modo in cui ci ha salvati mediante la sua Incarnazione redentrice e da cui cui continua a riversarsi nei nostri cuori, del suo Cuore glorioso trafitto, grazia che rende feconda la nostra vita, rendendoci una benedizione per il prossimo.
È la Madre di Dio che ci aiuta a vedere e a cercare dal suo Divin Figlio la grazia che trasforma una vita che è diventata come un deserto, in una vita che dà vita e che promuove la vita degli altri. Quando il re Acaz si rifiutò di rivolgersi a Nostro Signore in un momento in cui la morte e la distruzione portate da potenze straniere erano imminenti, Nostro Signore, tramite il profeta Isaia, promise: “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio, e lei lo chiamerà Emanuele”[4].
La promessa di Nostro Signore si realizzò definitivamente, quando l’Arcangelo Gabriele annunciò alla Vergine Maria:
“Ecco, concepirai nel tuo grembo e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”[5].
La nostra Beata Madre, vaso eletto in cui Dio Figlio ha preso la nostra natura umana, unendola alla sua natura divina, per salvarci dal peccato e darci accesso alla vita eterna, non cessa mai, nel suo amore materno per noi, di sollevare i nostri occhi e vedere la salvezza che Nostro Signore opera in mezzo a noi.
Oggi sono tanti quelli che cedono allo scoraggiamento, addirittura abbandonano Nostro Signore nella Chiesa, per cercarlo altrove. La tentazione di scoraggiarsi o addirittura di abbandonare Nostro Signore è comprensibile da un punto di vista puramente umano. Se tutto ciò che siamo e abbiamo appartiene solo a questa terra, allora non abbiamo motivo di sperare. Ma la nostra Beata Madre attira il nostro sguardo verso l’alto, per timore di vedere solo il mondo terrestre e transitorio intorno a noi, e di non vedere il nostro destino eterno. Con il suo aiuto, non solo accettiamo, ma abbracciamo con gioia la sofferenza del tempo presente, perché ci permette di condividere le sofferenze di Cristo per la nostra salvezza e la salvezza del mondo.
Con san Paolo ci rallegriamo di portare a compimento nel nostro corpo le sofferenze di Cristo in vista della vita eterna, in vista del “mistero che è Cristo in [noi], speranza della gloria”[6].
La nostra unica preoccupazione deve essere quella di dare più completamente il nostro cuore al Sacro Cuore di Gesù, per vivere in Cristo, individualmente e nelle nostre case. Ricordiamo ogni giorno le parole di san Paolo che ci scrive come ai suoi “figli piccoli”, sperimentando per noi “i dolori del parto, finché Cristo non sia formato in [noi]”[7].
“Assaporate le cose di lassù, non le cose della terra. Perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, vostra vita, apparirà, allora anche voi apparirete con lui nella gloria”[8].
Possa l’osservanza del santo tempo di Avvento e della Messa votiva della Madonna dell’Avvento in questo giorno portarci la grazia di sapere sempre chi siamo in Cristo e di vivere in Cristo con lo sguardo fisso sulla meta del nostro pellegrinaggio: la vita eterna con Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo -, in compagnia degli angeli, nella comunione dei santi.
La bellezza dell’odierna santa liturgia è un anticipo della bellezza eterna di “nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiterà la giustizia”[9], che Nostro Signore stabilirà definitivamente nel suo ultimo avvento e che è la meta del nostro pellegrinaggio. La Madonna, esortandoci ad entrare con tutto il cuore nella santa liturgia, ci insegna a considerare tutta la vita sub specie aeternitatis, a considerare tutto ciò che accade su questa terra nel contesto del Mistero della Fede, al quale partecipiamo nel modo più perfetto attraverso la Santa Messa, in attesa di partecipare per sempre alla “festa delle nozze dell’Agnello”[10].
Unendo i nostri cuori al Cuore Immacolato di Maria, innalziamoli al Cuore glorioso trafitto di Gesù. È sempre pronto ad accogliere i nostri cuori, a guarirli nella sua incommensurabile e incessante misericordia e ad infiammarli con il suo amore puro e disinteressato. Possa Cristo, per intercessione della sua Vergine Madre, versare sui nostri cuori la rugiada e la pioggia della sua grazia, che li rinnovi e li renda fecondi per il prossimo e per il nostro mondo.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Raymond Leo Cardinal Burke
- Fonte _____________________________
[1] «Rorate, caeli, desuper, et nubes pluant iustum : aperiatur terra, et germinet Salvatorem.» Ps. 84,2 «Benedixisti, Domine, terram tuam: avertisti captivitatem Iacob.» Missale Romanum, Missa de Sancta Maria in Sabbato, I, Tempore Adventus, Antiphona ad Introitum.
[2] Dom Prosper Guéranger, L’Année liturgique, L’Avent, 21ème éd. (Tours, Maison Alfred Mame et Fils, 1926), p. 250
[3] Dom Prosper Guéranger, p. 251
[4] Is 7,14.
[5] Lc 1, 31-33.
[6] Col 1, 27.
[7] Gal 4, 19.
[8] Col 3, 2-4.
[9] 2 Pt 3,13 ; cf. Ap 21, 1-8.
[10] Ap 19,9.
Oggi ricordiamo San Giovanni della Croce
RispondiEliminaIL SILENZIO
San Giovanni della Croce
Il silenzio è mitezza:
Quando non rispondi alle offese
Quando non reclami i tuoi diritti
Quando lasci a Dio la difesa del tuo onore
Il silenzio è misericordia:
Quando non riveli le colpe dei fratelli
Quando perdoni senza indagare nel passato
Quando non condanni ma intercedi nell'intimo
Il silenzio è pazienza:
Quando soffri senza lamentarti
Quando non cerchi consolazione dagli uomini,
ma attendi che il seme germogli lentamente
Il silenzio è umiltà:
Quando taci per lasciare emergere i fratelli
Quando celi nel riserbo i doni di Dio
Quando lasci che il tuo agire sia interpretato male
Quando lasci ad altri la gloria dell'impresa
Il silenzio è fede:
Quando taci perché è Lui che agisce
Quando rinunci alle voce del mondo per stare alla Sua presenza
Quando non cerchi comprensione perché ti basta essere conosciuto da Lui.
Il silenzio è saggezza:
Quando ricorderai che dovremo rendere conto di ogni parola inutile,
Quando ricorderai che il diavolo è sempre in attesa di una tua parola imprudente per nuocerti e uccidere.
Infine, il silenzio è adorazione:
Quando abbracci la Croce, senza chiedere il perché, nell’intima certezza che questa è l’unica via giusta.
(S. Giovanni della Croce)
DON FLORIANO, Domenica prossima 19 Dicembre ci sarà un atto solenne di consacrazione di Italia, Russia, Stati Uniti d’America e Israele al Cuore Immacolato di Maria
RispondiEliminahttp://donfloriano.altervista.org/don-floriano-domenica-prossima-ci-sara-un-atto-solenne-di-consacrazione-di-italia-russia-stati-uniti-damerica-e-israele-al-cuore-immacolato-di-maria/?doing_wp_cron=1639464620.3047389984130859375000
Iniziativa Italia prega
RispondiEliminahttps://www.maurizioblondet.it/iniziativa-italia-prega/
Rosario pubblico in tutta Italia ogni mercoledì sera
RispondiElimina"Secondo alla pratica più antica del nostro amato Rito Romano..."
Ha detto il cardinale Burke. Nel testo c'è un refuso, si voleva dire: "secondo la pratica più antica del nostro amato Rito Romano".
Sarebbe il rito indicato spesso come "antiquior", in latino.
A mio avviso, questa dizione non è corretta.
Essa fa capire che ci sono due riti romani ugualmente validi o meglio due forme valide del Rito Romano, quella più antica (Ordo Vetus) e quella moderna, creata dalla riforma liturgica montiniana del 1969. Il
Rito Romano sarebbe uno solo ma in due forme entrambe legittime: quella più antica e quella moderna. È la ben nota tesi di Ratzinger. Il Rito Romano è certamente uno solo: ma è il solo Rito Antico (Ordo Vetus). La forma moderna in vernacolo di questo rito non può esser considerata autentico "rito romano", per gli stravolgimenti e mutamenti apportati al rito stesso, proprio in questi giorni richiamati con la consueta competenza da Mic.
La forma moderna è una contraffazione dell'autentico rito antico, tant'è vero che è riuscita a mutare il significato della Messa presso i più, spostandolo dalla Croce alla Resurrezione, celebrata in un rito nel quale il soggetto celebrante sembra essere l'assemblea dei fedeli (sinassi eucaristica) sotto la semplice presidenza del sacerdote.
Sono dati di fatto ripetuti tante volte, sempre inutilmente, si capisce: voces clamantium in eremo.
Si suol dire che il diavolo si nasconde anche nei particolari. Nella forma dell'errore di legittimare lo pseudo-rito montiniano come cattolico, possiamo dire che il Maligno si nasconda ad insaputa dei colpevoli in questo apparentemente innocuo e apparentemente corretto uso del "più antico". Al quale bisognerebbe, a mio modesto avviso, opporsi.
C'è un solo "rito romano antico", ed è il solo veramente cattolico.
Dispiace dover criticare su questo punto il cardinale Burke o il cardinale Sarah, cardinali veramente degni del nome di principi della Chiesa. Ma su questo punto, sia consentito di dire che essi sbagliano: non sembrano aver compreso i meccanismi profondi della crisi liturgica tuttora imperversante.
PP
C'è qualcosa di fresco e forte nelle parole del cardinale!
RispondiEliminaHo letto che il card. Muller e il card. Burke si siano entrambi pronunciati duramente ct il complotto mondiale di reset. Si aggiungono a mons. Viganó.
RispondiEliminaHo programmato l'articolo per domattina
RispondiEliminaArcivescovo di Parigi: Francesco "ha stravolto la storia"
RispondiEliminahttps://gloria.tv/post/vUim4gQcCmfC1nTLXcTPWDt4A
Perdonatemi questa nota da novella2000 perche' una domanda mi sorge spontanea:"Un prete, medico o non medico che sia,non puo' fare una carezza? Deve amputarsi le mani?". Al tempo che fu, quando andavo a scuola dalle suore mi fu insegnato che quando si salutava un prete si doveva accennare un leggero inchino e baciargli il dorso della mano; al giorno d'oggi ho provato a farlo ed ho visto che si irrigidiscono e ritraggono la mano quasi inorriditi,quasi uno volesse violentarli. Boh!